interview DutyGorn Aprl - May 09

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street art di Chiar a Fe r r ar a, p h o t o : A n g elo F errillo

NU-POP Di lui mi avevano detto qualche cosa, non sapevo esattamente cosa aspettarmi, ma entrando nel loculo-casa-studio, in cui ci ha accolti per l’intervista, ho capito che è esattamente come dovrebbe essere un artista… o forse tutto l’opposto. Sono arrivata preparatissima: 28 anni, quadri che strizzano un occhio alla Pop Art e battono il cinque alla street art, questo grazie anche al suo passato da writer e al suo presente da grafico pubblicitario, numerosi premi vinti, esposizioni in mezza Europa è, a detta di molti, uno degli artisti più promettenti che possiamo vantare.

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Mi aspettavo una persona sicura di sé, delle proprie capacità, magari anche un po’ strafottente e superiore perché, diciamolo, se alla sua età lavorassimo nel duro mondo della pubblicità con successo, esponessimo permanentemente allo Spazio Pontaccio in Brera, se avessimo avuto i suoi riconoscimenti e preparato un ritratto per l’intervista di “Vogue Uomo” a Michael Stipe (leader dei R.E.M) anche noi ce la tireremmo… e ne avremmo anche le ragioni.

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invece Duty Gorn, al secolo Guido M.B., è la persona più timida e disarmante che abbia conosciuto nella fredda e sborona Milano. Quando arriviamo si scusa per il disordine, il freddo, la musica, il poco spazio. È nervoso, prova a prodursi in qualche sorriso ma con scarsi risultati, si preoccupa continuamente di ciò che ci serve per lavorare, le luci troppo basse, la musica troppo alta, il frigo troppo vuoto… tutte cose a cui noi non avevamo nemmeno pensato. Ci facciamo strada nella giungla di colori, pennelli e tele ordinatamente sparsi sul pavimento e ci sediamo alla sua scrivania per l’intervista mente Angel, da bravo segugio, scruta ogni angolo della casa con il suo obbiettivo. Dire che Guido sia una persona di poche parole sarebbe usare un eufemismo; da come mi guarda e dalle poche frasi sconnesse che dice capisco che questo ragazzo vive in un mondo tutto suo, un mondo a tinte forti e dall’animo delicato, come le sue opere, e capisco che, se spero di cavare un ragnetto dal muro, devo ritagliarmi uno spazio in questa sua realtà parallela. Forse ci riesco e ciò che ne viene fuori è l’immagine di un ragazzo normalissimo: timido, sensibile, con tutte le insicurezze che accompagnano la sua giovane età, un vulcano di creatività nel lavoro e un ragazzo come tanti altri nella vita, che ha sempre avuto una sola certezza: la passione per l’arte. Oltre all’evidente ispirazione Pop nelle tue opere si colgono anche tracce di futurismo, dadaismo e altre contaminazioni artistiche. In che misura gli esponenti di queste correnti ti ispirano? Sono ispirato da tutto ciò che è arte, prendo quello che mi piace, mi dà emozione, e che mi sembra in qualche modo in sospeso. Lo faccio mio, lo assimilo, lo rielaboro e ci aggiungo il mio tocco per creare qualcosa di nuovo, un’evoluzione dello stile. Per quanto riguarda la presenza del lettering in alcuni quadri, posso dire che la maggiore ispirazione mi deriva da Robert Indiana e la presenza di “scritte” sul dipinto mi aiuta a conciliare le mie due grandi passioni, grafica e arte. Il lettering all’interno dell’opera mi affascina e mi dà un senso di pienezza, completezza. Vedo che ogni superficie della casa è ricoperta da tele e strumenti di “lavoro”, dipingi spesso? Ho i miei alti e bassi, in linea di massima

cerco di essere il più costante possibile ma, come a tutti, mi capita di avere momenti di crisi un cui non prendo in mano il pennello per mesi, poi succede sempre qualcosa che mi fa tornare l’ispirazione e la voglia. Ti è capitato di dipingere perché “devi”? È capitato che abbia rinunciato ad alcuni lavori perché non avevo la spinta necessaria per terminarli entro la data prestabilita ma in generale cerco di rispettare gli impegni dipingendo anche perché “devo”. Cosa ti succede quando non dipingi? Cos’è che ti fa perdere l’ispirazione? Ci sono momenti nella vita in cui hai bisogno di trovare risposte. Quindi non credi che un artista riesca a dare il meglio di sé e a produrre le sue opere migliori nei momenti di maggior tormento e smarrimento? Per quanto mi riguarda non è assolutamente così; quando dipingo ho bisogno di calma interiore ed esteriore. Devo sentirmi sereno ed equilibrato, l’ambiente circostante deve essere neutro. Mentre dipingo non ascolto musica, non bevo. Se provo a dipingere quando sono incazzato, depresso o sballato mi capita di aggredire la tela, distruggerla, il tratto è troppo pesante e forte, l’insieme troppo disarmonico. Mi mostra alcune tele “incazzate” e dice… Si vede no che non ero tranquillo? …è troppo… non va bene… Sei altamente consapevole di ciò che puoi e devi dare alla tua arte. Hai sempre creduto di fare l’artista? Non ti sei mai fatto un “Piano B”? Beh… ho fatto un corso di massaggi [ride]. No, ho sempre voluto fare questo senza lasciarmi altre possibilità. Ispirazione, fiducia e sostegno non mi sono mai mancati, quindi l’ho sempre vista come una cosa raggiungibile, almeno in questo non ho mai avuto dubbi. Hai dichiarato spesso che il sostegno di genitori, voci autorevoli e appassionate, non ti sia mai mancato. C’è mai stato qualcuno che non abbia creduto in te? Ovviamente sì, soprattutto quando dal writing sono passato alla Pop Art; mi dicevano che non sarei mai arrivato da nessuna parte, che ero ridicolo. Poi ho avuto anche battibecchi con pseudo showgirl che senza avere la minima cognizione dell’argomento si pronunciavano in critiche inconcrete e super ficiali sul mio lavoro. Cosa vorresti dire oggi a queste persone? Non ho bisogno di dire niente, le prime col tempo che passava e gli scarsi risultati

ottenuti hanno smesso di dipingere, mentre io sono qui a parlare con te, le seconde è facile che compaiano alle mie esposizioni e agli eventi a cui partecipo quindi… Sei arrivato a essere conosciuto un po’ in tutto il mondo e a esporre in mezza Europa, anche grazie al web. Cosa pensi di questo mezzo? Bisogna saperlo usare, ma sicuramente è un buon mezzo per creare contatti e un ottimo trampolino di lancio se si offre qualità. Attraverso i social networks, per esempio, ho ottenuto diverse opportunità lavorative. Ho iniziato prendendo i nomi delle persone che lavoravano nelle redazioni giornalistiche che mi interessavano e che potevano essere interessate a me, le ho cercate e ho mandato loro richiesta di amicizia. Da lì sono nate un sacco di opportunità quali collaborazioni, interviste ed esposizioni, ma non solo: tramite il web ho venduto opere anche oltreoceano. Quindi ogni mezzo può essere un buon mezzo, l’importante è essere creativo anche nel modo di proporsi… Esatto, io non mi limito a dipingere, di notte esco e faccio guerrilla marketing, stikering, tappezzo la città con il mio nome, mi metto in evidenza in modi non convenzionali. Adesso per esempio sono in trattative per esporre i quadri durante un salone nautico, con le opere in mostra direttamente negli yacht. Questa sarà sicuramente una location nuova per una mostra che, probabilmente, farà parlare di sé. Penso che ogni tanto si debba uscire dai soliti schemi e, perché no, trovare almeno qualcosa per il futuro. Viste tutte queste esperienze estere dimmi, c’è qualcosa di diverso nell’approccio con l’arte fuori da Milano e più in generale dall’Italia? Diciamo che all’estero è tutto più semplice e diretto. Se ti apprezzano, lo fanno più per quello che fai che non per le persone che conosci, come invece succede spesso in Italia. All’estero emerge di più la qualità. Il mio sogno più grande infatti sarebbe quello di trasferirmi a New York. Passiamo alla parte più commerciale. Chi non potesse permettersi un tuo quadro come può almeno aggiudicarsi le tue magliette? Contattandomi direttamente per mail, non sono distribuite in store per il momento. Domanda di routine: progetti futuri? Oltre al progetto delle navi di cui ti ho accennato prima, sto organizzando, per il periodo giugno-luglio, una personale presso la Galleria Fellini di Shanghai.

Contatti: www.dutygorn.com/art.html Sales manager - Michele Bisceglia: +39.338.58.58.486 sales@dutygorn.com

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