Natale 2013

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DEVOZIONI

Il Santo Rosario

Devoti a chi?

“È un uomo molto devoto”, si dice di qualcuno. Sicuramente si possono verificare le pratiche devozionali, ma l’autentica devozione che volto ha?

E’

un uomo molto devoto” si dice di qualcunoIn base a quali criteri? La risposta: frequenta assiduamente un santuario, porta lo scapolare, recita regolarmente il Rosario, ripete le litanie dei santi, accende lumini in chiesa, sull’auto colloca delle immagini sacre… Qual è il terminale di tutto questo? Innumerevoli le risposte: il Sacro Cuore, la beata Vergine Maria, padre Pio, il fondatore del suo movimento… Con facilità possiamo certificare le pratiche devozionali. Sono magari numerose, costanti, impegnative. Ma c’è la devozione? La risposta è assai complessa. Passa attraverso la messa in atto di criteri precisi e oggettivi. Un termine, due volti Proviamo a metterci nei panni dell’uomo. Il termine devozione può connotare due aspetti, talora separati, talora congiunti: A) Un contegno religioso con forte impronta individualistica, dove il sentimento ha la prevalenza. Restano aperti questi interrogativi: il soggetto, in realtà, esce da se stesso? È dedito a Dio o cerca di appropriarsi di una potenza superiore? Pensieri, decisioni e opere in che direzione vanno? B) Il condurre spiritualmente, nella fede, nella speranza e nell’amore, l’esistenza umana e cristiana. C’è inoltre, una forte connessione con la spiritualità. L’ideale è la sintesi tra i due aspetti: un atteggiamento organico, continuativo, di dedizione a Dio (e agli uomini da lui amati) che si esprima poi nelle pratiche concrete esteriori. Cuore, mente, piedi, mani, allora, vanno nella stessa direzione. Modello di devozione sono le donne di cui parla il Vangelo. Di esse si dice anzitutto che seguono Cristo dalla Galilea sino alla croce (Matteo 27,58) e che poi, da risorto, si avvicinano, gli abbracciano i piedi e lo adorano (Matteo 28,9). Devoti di Dio, ma quale? Mettiamoci ora nell’orizzonte teologico. Le devozioni si possono inserire in due opposti orizzonti: A) La divinità è anonima, neutrale, assente. È tutta preoccupata di difendere i suoi privilegi ed esigere prestazioni cultuali. L’uomo si presenta con il suo armamentario di riti e osservanze. Tenta di scuoterla dal suo torpore (1Re 18,27), riesce ad ottenere udienza, attenzione, pro-

tezione. Poi la divinità interviene, risolve. B) Dio è alleato. È tutto dedito all’umanità. È il Dio per noi; è Dio con noi. La massima espressione della sua incondizionata dedizione è la croce di Cristo (1 Giovanni 4,8-9). In lui, Dio s’inginocchia di fronte all’uomo (Giovanni 13). Dio ha sempre gli occhi aperti sul mondo, ma non sostituisce mai l’uomo. Lo chiama, anzi, (si vede nei racconti di vocazione e nelle sue epifanie) a un protagonismo. La devozione è la risposta (sempre parziale, sempre interessata) dell’uomo. Devozione e carità Le forme religiose sono autentiche quando trovano una corrispondenza nella devozione “profana”. “Se qualcuno pensa di essere religioso, ma non frena la lingua, la sua religione è vana” (Gc 1,26-27). Ogni sguardo rivolto a Dio sa di vera pietà quando poi si sposta in continuità sull’uomo. Colui che si rifugia nel santuario e chiede protezione perché si sente debole, deve poi offrirsi, paradossalmente, come punto di forza per gli infermi. Sempre al centro sta Dio: sempre al centro sta l’uomo oggetto dell’amore del Padre. Non c’è la possibilità di ricongiungersi con l’Altissimo se non passando attraverso colui che è prossimo, vicino, visibile. Non esiste la possibilità di catturare Dio. Egli è il Padre nostro. Vero, unico privilegio è poter anche noi, a nostra volta, esprimere parte della sua paternità e maternità. C’è il suo volere. L’esaudimento è poter fare la sua volontà. C’è indissolubile unità tra amore di Dio e amore degli uomini. Vuoi verificare se il tuo pellegrinaggio è stato fruttuoso? Vedi se, tornando a casa, i tuoi piedi si muovono più speditamente verso il malato, l’anziano, il forestiero. Vuoi vedere se i baci che profondi sulle immagini sacre sono autentici? Vedi se usi uguale tenerezza verso i tuoi cari. Mostri riverenza verso le icone, le reliquie, i santini? Ci sono accanto a te tante immagini viventi di Dio (Genesi 1,26). Gli esercizi di devozione sono delle robuste sollecitazioni a una seria professionalità. Con le tue mani Dio guarisce, con la tua intelligenza Dio istruisce, con la tua onesta ricerca Dio illumina.

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Il Rosario ha una gloriosa storia. Nasce e si sviluppa in maniera parallela agli ordini religiosi e alla devozione a Maria. Sappiamo che, fin dal secolo X, ai religiosi non chierici Che senso ha “illetterati” si faceva obbligo di recitare più per la vita cristiana? volte il Padre nostro. Quello era il loro “salte- È una preghiera semplice, rio”, il loro “breviario” in corrispondenza alla con una storia gloriosa. Liturgia delle Ore. Dal secolo XII si diffonde l’Ave Maria nella I fatti forma attuale e nasce lentamente il “salterio quotidiani della beata Vergine”. Esso consiste nella recita di centocinquanta Ave Maria. Nel 1400 un monaco certosino (ti nasce Enrico Egler di Colonia stabilisce la divisione in deci- un bamne. Un altro suo confratello, Domenico di Prussia, in- bino, vai troduce l’uso di coniugare la recita delle decine con la a visitare contemplazione dei misteri del Cristo. Un frate dome- una tua nicano Alano de la Roche (+ 1475) dà ampia diffusione p a r e n t e , a questo esercizio di pietà. Egli diffonde la leggenda ti muore che il Rosario sia stato istituito da s. Domenico (1170– una per1221). Propone inoltre una meditazione tripartita dei sona cara) misteri del Signore: incarnazione, passione - morte e r i v e l a n o glorificazione di Cristo e di Maria. Il popolo arriva a una proenumerare, con enorme varietà tra zona e zona, fino a fondità inaudita: la storia di salvezza sta proseguendo 300 misteri di Gesù. Nel 1521 il domenicano Alberto in noi con le stesse identiche caratteristiche. da Castello riduce la meditazione a quindici misteri. Pio Sentiamo di «non capirli» (Lc 2,50), ci fidiamo del V nel 1569, con il documento Consueverunt Romani Padre che ci conduce, nel tempo e nello spazio, verso Pontifices, consacra definitivamente questo esercizio di l’adempimento, verso la glorificazione simile a quella pietà. Gregorio XIII nel 1573 istituisce la festa solenne del Figlio suo Gesù. del Rosario. Sotto Leone XIII nasce il “mese del Rosa- Sentiamo che lo Spirito abita in noi come nella Vergine. rio”; Giovanni Paolo II aggiunge i “Misteri della luce”. Rende possibile l’impossibile: accettare una malattia, vedere Dio nella sconfitta, credere nella resurrezione... (cf Lc 1,37). Viaggio dentro le meraviglie di Dio Il “salterio di Maria” è un viaggio ciclico all’interno Pregare con un metodo della storia di salvezza. Si parte dai primi bagliori di Il Rosario si compone di vari elementi. In apertura c’è il questa “epoca nuova”, l’annunciazione dell’angelo a segno della croce. In quel gesto c’è per noi tutta la vita, Maria, la visita a santa Elisabetta. Si arriva agli splen- tutta la storia: universo e uomini sono nati dal Padre; dori della piena trasfigurazione di Cristo, di Maria, dei per mezzo del Cristo e in forza dello Spirito ritornano a lui e si realizzano. Al centro sta la croce: in quel fatto santi in cielo. In questa contemplazione ciclica in primo piano sta il Dio si è rivelato e si è donato a noi, ha superato le meCristo, rivelazione piena del progetto e del volto del raviglie compiute nella creazione e nell’AT; ha anticiPadre. Intimamente e indissolubilmente legata a lui sta pato, nella resurrezione del Cristo, il nostro destino di trasfigurazione. Maria. La Vergine, in questo viaggio, ci guida anzitutto con C’è poi l’espressione Nel primo mistero si contempla... il suo spiccato senso della meraviglia. Dio sta dietro a A quel punto rileggiamo la relativa pagina del Vangelo. ogni angolo della storia per stupirci. Nessuno si poteva Mettiamoci davanti a un’immagine che ci aiuti a riviaspettare che il Dio di Abramo, Isacco e Giacobbe ci vere il mistero (l’annunciazione, la nascita, la crocefisvisitasse nel Figlio suo. Nessuno poteva chiedere a Dio sione...). Mentre ripetiamo le Ave Maria per dieci volte, mettiaPadre di amarci fino al dono di se stesso nel Cristo. La meraviglia sta anche nel fatto che Dio compie in moci mentalmente nei panni dei personaggi del Vangenoi i suoi capolavori. Chiede il nostro assenso, ci vuole lo (Elisabetta, Giuseppe, i pastori...). Il Gloria e il Padre nostro siano soprattutto la nostra come corresponsabili. Tutto dipende da lui, ma tutto “prende corpo” in noi. esplosione di lode. Ci sentiamo figli, gratuitamente Dio conduce ogni essere umano, attraverso i misteri amati, sollevati ad altezze vertiginose dal progetto di Dio, Padre di Gesù. gaudiosi e dolorosi, alla sua casa di gioia. 51


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