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ISSN 2611-0954

mensile (fondato nel 1973) Direzione e amministrazione: Via Fratelli Bandiera, 6 - Tel. 06/91.12.113 - 00071 POMEZIA (Roma) – Fondatore, Proprietario e Direttore editoriale: DOMENICO DEFELICE – e-Mail: defelice.d@tiscali.it – Attività editoriale non commerciale (art. 4, D.P.R. 26.10.1972 n. 633 e successive modifiche) - Autorizzazione del Tribunale di Roma n. 213/93 del 23/5/1993 - La collaborazione, sempre gratuita, in parte è libera, in parte è per invito. Ogni autore si assume la responsabilità dei propri scritti - Manoscritti, fotografie e altro materiale, anche se non pubblicati, non vengono restituiti - É ammessa la riproduzione, purché se ne indichi la fonte. Per ogni controversia, foro competente è quello di Roma. - Il mensile è disponibile su: http://issuu.com/domenicoww/docs/

Anno 30 (Nuova Serie) – n. 7

- Luglio 2022 -

N° 19 della Serie online

Mostra d’arte presso la Galleria Mattia De Luca di Roma, dal 2 maggio al 7 luglio 2022

GIORGIO MORANDI IL TEMPO SOSPESO di Isabella Michela Affinito OTREMMO dire che il pittore incisore professore all’Accademia di Belle Arti di Bologna, Giorgio Morandi (1890-1964), sia stato l’artista della cosiddetta ‘porta accanto’ per esporre i tratti fondamentali del suo carattere che sono stati quelli di una persona tranquilla e riservata, anche dopo aver raggiunto la notorietà (non mise mai piede a Parigi poiché non amò molto viaggiare). Se Giacomo Leopardi fosse stato un artista sarebbe stato come Giorgio Morandi e probabilmente viceversa – al di là della struttura fisica di ciascuno – nel senso che ebbero una movimentata vita interiore sotto una parvenza compassata, ambedue non si sposarono mai e nac-

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All’interno: Basilicata narrazioni di paesaggi, di Carmine Chiodo, pag. 6 Un capolavoro di Roberto Ferruzzi, di Marina Caracciolo, pag. 8 Isabella Michela Affinito, una romantica donna moderna, di Salvatore D’Ambrosio, pag. 9 Cao Tian, pag. 11 Poesia in cinque momenti e due congedi, di Marina Caracciolo, pag. 14 Notizie, pag. 21 Libri ricevuti, pag. 24 Tra le riviste, pag. 25

RECENSIONI di/per: Isabella Michela Affinito (Quando il tempo verrà fragile come la luna, di Giannicola Ceccarossi, pag. 15); Anna Aita (Foschie, di Antonio Crecchia, pag. 16); Marina Caracciolo (Il tempo è solo una parola, di Giannicola Ceccarossi, pag. 17); Domenico Defelice (Rudy De Cadaval Autore Antipoeta, di Tito Cauchi, pag. 18); Manuela Mazzola (I canti di una rondine, di Marcia Jelga Valer, pag. 19).

Inoltre, poesie di: Isabella Michela Affinito, Mariagina Bonciani, Rocco Cambareri, Domenico Defelice, Salvatore D’Ambrosio, Graziano Giudetti, Giovanna Li Volti Guzzardi

quero sotto il Segno zodiacale d’Acqua del Cancro, dalla cognita corazza dietro la quale cercare rifugio, dalla fruttifera immaginazione, profonda sensibilità e dal robusto senso della famiglia. Accostare il fattore tempo alla figura di Giorgio Morandi equivale ad annullare i secondi e, quindi, i minuti e le ore, il procedere dei giorni che deteriora le cose, perché l’artista bolognese voleva evitare la consunzione degli oggetti a lui più cari associati ai suoi rapporti familiari, all’ambiente domestico umile e decoroso al contempo, privato troppo presto della figura paterna, Andrea Morandi, dedito al commercio e morto nel 1909 quando l’artista aveva diciannove anni e fu investito della carica di capofamiglia quale primogenito, avendo già perso il fratello minore Giuseppe ch’era ragazzino. Nella sua memoria cancerina rimasero impressi i momenti felici della sua numerosa famiglia d’origine – gli rimasero accanto le tre sorelle, Anna Dina e Maria Teresa, che badarono a lui durante gli anni successivi – e se più tardi sulle sue tele sono susseguiti soggetti d’uso comune tratti dalla tavola quotidiana,

caraffe bottiglie bicchieri e quant’altro, è perché egli si sentì di protrarre all’infinito quei chiassosi momenti conviviali che avevano riempito di piacevoli sensazioni il suo animo incline alla malinconia, alla reminiscenza, alla metabolizzazione lenta degli accadimenti intorno, al rimuginare il passato mai per lui veramente passato. Nell’aspetto Giorgio Morandi non sembrava un artista, di solito eccentrico e fuori dagli schemi, bensì un impiegato modello dalle poche pretese: gli occhiali tondi, la giacca abbondante di taglia e la cravatta stretta, l’espressione pensosa del viso, s’era appassionato fin da subito a Giotto, Piero della Francesca, Masaccio, Paolo Uccello, a quell’Umanesimo primordiale italiano in cui s’intravedeva l’alba dell’Uomo finalmente con la luce visibile in fondo al tunnel medioevale. Quella spontanea semplicità Quattrocentesca gli catturò lo spirito fino a riprodurla in qualche modo nelle sue numerose nature morte e lo stesso fu attratto dallo stile di Paul Cézanne, il deduttore dell’ambiente naturale in forme geometriche solide come il cilindro, la sfera e il cono, e dallo stile del pittore degli


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ambienti domestici olandesi del ‘600, Jan Vermeer. In tutta la sua vita l’artista bolognese dipinse nella sua stanza, solo dopo nella sua casa estiva a Grizzana (nel 1985 è stato aggiunto il cognome Morandi al nome del Comune in provincia di Bologna), sull’Appennino emiliano, ebbe uno studio-atelier ma si trattò dei suoi ultimi anni d’esistenza; un modo personale di non voler disturbare con la sua attività artistica l’andamento delle abitudini degli altri componenti di famiglia, tutte donne tra le sorelle e la madre che certamente non avrebbero tollerato di vedere in giro pennelli e cavalletto sporchi di schizzi di colori ad olio, tubetti di colori sparsi, straccio altrettanto macchiato di materia cromatica e quant’altro possa fare un artista immerso nel suo libero lavoro di pittura. Si legge dalle opere su tela del maestro bolognese un ordine statico immerso in un silenzio atavico dove non avvengono mutamenti, sobbalzi d’ogni genere, cambi di rotta del destino, un po’ come è stata la vita stessa dell’artista flemmatico e outsider, non fece parte d’alcun movimento anche se è stato amico dei futuristi esponendo all’inizio insieme a loro. Poi, si è avvicinato alla metafisica di De Chirico e Carlo Carrà, ovvero ha prestato la sua collaborazione alla rivista “Valori Plastici” nel 1918, trovando il giusto terreno in quella che era diventata la dimensione assoluta e misteriosa dell’Essere metafisico, sconfinato in scenografie fatte di ombre e d’oracoli, di piazze e di solitudine, di

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orologi e torri estrapolati dal loro contesto urbano alfine di metafore di qualcos’altro. È stato chiaro che le stesse anonime bottiglie, brocche, ciotole, etc, che Morandi aveva sempre sotto gli occhi nel quotidiano, sulle sue tele sono state elevate a veri e propri personaggi nell’ambito di una scena svuotata dell’umano, quindi, del dolore, della fatalità, per recitare il ruolo sublimato monacale proteso all’eternità. Come Claude Monet, prima di lui, ritrasse innumerevoli volte e sempre diverse le sue magnifiche ninfee alla maniera impressionista o le Cattedrali, così Morandi le sue tavole imbandite d’oggetti impersonanti l’uomo sempre più solo e problematico entrato nel secolo Novecento, della modernità inaugurata con la Prima guerra mondiale e delle scoperte scientifiche determinanti. «[…] La pittura di Morandi è la storia di una continua permutazione del valore ma nel senso di una costante crescita qualitativa: anche perciò la sua tematica è costante, gli oggetti entro cui avvengono le mutazioni dei valori sono sempre gli stessi. L’operazione di Morandi, nei confronti dei valori tradizionali o storici della pittura, potrebbe chiamarsi, con un termine del fenomenologismo, una “sospensione del giudizio”, una epochè. Morandi ricusa di utilizzare per l’esperienza conoscitiva che affronta ciò che è già dato per conosciuto: se, per tutta la vita, ha dipinto sempre le stesse bottiglie, gli stessi barattoli, lo stesso angolo di paese non è certamente perché amasse quegli oggetti, ma perché aveva bisogno che l’oggetto, arcinoto, non facesse problema e non richiamasse o localizzasse sul proprio essere l’interesse conoscitivo che mirava invece al suo essere-nellospazio. Perciò se uno (e certamente il maggiore) dei suoi maestri ideali è Cézanne, l’altro è il Doganiere Rousseau: di cui non imita la poetica “ingenua”, che non lo interessa, ma in cui riconosce l’artista che, accantonando o ignorando tutti i valori codificati dell’arte, è ripartito da zero alla ricerca del valore.» (Dal libro L’Arte Moderna – Dall’Illuminismo ai movimenti contemporanei di


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Giulio Carlo Argan, RCS Sansoni Editore S.p.A. di Firenze, Anno 1988, pagg. 464466). Non è difficile decodificare quelle sagome d’oggetti ‘banali’ in messaggi provenienti dalla sua indole cancerina che ‘chiedeva’, ‘esigeva’ protezione a causa della connaturata vulnerabilità, pur essendo egli l’uomo di casa amò circondarsi delle numi tutelari femminili delle sorelle e della madre creando un circolo di dipendenza ad oltranza, poiché il passato (per il Segno del Cancro) è molto più rassicurante del futuro e il presente, invece, un tempo in cui difendersi e setacciare le emozioni per immagazzinare solo quelle utili a qualcosa, nel caso di Morandi valide per trasmetterle in pittura. Quelle bottiglie alquanto semplificate insieme ora al vasellame, ora alla frutta, ora alla zuccheriera, ora alla caffettiera, per lui è stato come riaggregare ogni volta il nucleo suo familiare di quando era composto da sei persone, i genitori e quattro figli, nelle gradazioni delle terre verso il rosa o il grigio, o verso il biancore di un’ipotetica nuova alba familiare lontana dai dispiaceri che la vita, purtroppo, ha in serbo. Nella cinematografia italiana del secolo scorso ci sono state sequenze in cui sono apparse opere artistiche di Giorgio Morandi, come nella celebre pellicola di Federico Fellini La dolce vita del 1960, in cui l’intellettuale Steiner e il personaggio interpretato da Marcello Mastroianni s’intrattengono davanti a una natura morta di Morandi, commentandola. Mentre il regista ferrarese Michelangelo Antonioni ha inserito un’altra opera del maestro bolognese nel suo film La notte, sempre del 1960, quale ribattuta allo straniamento e solitudine dell’uomo contemporaneo. Isabella Michela Affinito "Opere semplici" Omaggio a Giorgio Morandi, (1890-1964). Personaggio dal carattere introverso, ha dipinto per tutta la vita oggetti di uso quotidiano che nel loro silenzio hanno pur svolto

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colloqui straordinari. Non rispondono le bottiglie di Giorgio Morandi: sono vuote dell'essere, sono sole, sono perse, sono perfettamente visibili nel loro profilo che sale e poi scende sul manico di una brocca che vive della sua quiete. Non sono oggetti freddi che aspettano la vita: cromie calde di luci radenti li elevano dalla realtà inferiore, per portare le brocche, le tazze, le bottiglie e i barattoli in forma di poesia. Oggetti poveri che quasi piangono, presi a caso senza un particolare che li accomuna, sfusi nel loro territorio da mercato, ma protagonisti d’un realismo lontano dal provinciale e saliti


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sul podio d’una tavola grigia che raccoglie indecisa le ombre di questi oggetti incantati! Isabella Michela Affinito N.B.: La poesia fa parte del 2° volume di “Una Raccolta di Stili” di Isabella Michela Affinito, A.L.I. Penna d’Autore di Torino, Anno 2000, Edizione fuori commercio, pagg. 34.

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per rivivere i nostri giorni della terra rinati ormai nei giovanili corpi dalle consunte spoglie. Allora tu sarai per me ancora Il Tony dei miei sogni nei ricordi, anch’io avrò lasciato su questa terra la mia tarda età e ritornata come tu mi ricordi anch’io sarò per te quella di allora. Avremo sconfitto il tempo. Mariagina Bonciani Milano

DOLCE LA SILENZIOSA GEOMETRIA Dolce, dolcissima quiete dormirò avvolto di lusinghe. Racchiudo le stelle in alvei di fiumi. Alle tre di notte, ingrandite, saranno dominio dei sogni. Spengo la luce, le nubi tronano già, figure difformi. Graziano Giudetti Da: Profondo Jonio, ed. Il Croco/PomeziaNotizie, 1996

Giungo da donna e dal suo sogno, ma parte insieme sottilissimo lavoro di Aracne silenziosa. Stringe senza sofferenza la forma che lei vuole. La programmata geometria lascia spazi ampi regalando illusioni di poterci uscire. Stringe il tempo invece sempre di più la maglia, fino a rendere incapace l’occhio a guardare il confine, la speranza. Si serra di più, sempre di più la rete silenziosa, dona ironia, curiosità, disperazione. O forse l’acquietarsi, indifferente. Salvatore D’Ambrosio Caserta

LA NUOVA LONDRA In questa nuova Londra del duemila che entrambi non abbiamo conosciuto mi piace passeggiare in virtuale e ritrovare i luoghi cari e sempre belli in questo mondo nuovo che ti è ignoto. Ma forse tu ne scopri i nuovi aspetti da quella tua novella posizione dove spero di poterti ritrovare

Il “potere (…) editoriale” è un “monopolizzatore della carta stampata, dove una celebrità si fabbrica con gli stessi criteri aziendali con cui si lancia e si reclamizza un nuovo dentifricio, un nuovo aperitivo” Nino Ferraù E sentirsi così… (1990)


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Aspetti ed elementi

BASILICATA NARRAZIONI DI PAESAGGI di Carmine Chiodo

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UESTA bella e utile opera è stata <<promossa dall’Agenzia di Promozione Territoriale Basilicata, ideata e realizzata dalla Direzione Editoriale di Touring Editore e dalla Società Geografica Italiana>>. Gli scritti contenuti nel volume mettono in evidenza i vari aspetti ed elementi della regione, scritti dovuti a valenti e preparati studiosi, tra i quali mi limito a ricordarne solo alcuni: Simone Bozzato (professore associato di Geografia nella Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Tor Vergata, nonché coordinatore della Macroarea di Lettere e filosofia della stessa università), Maria Luisa Ronconi (<<Una regione, molte regioni>>), Adriano Bon (<<La Basilicata nelle guide Touring>>), Florina Nardi (Professoressa associata di letteratura Italiana nell’Università di Roma Tor Vergata, Facoltà di Lettere e Filosofia).

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Orbene, il già nominato Simone Bozzato sottolinea come è articolata l’opera e con quale intento essa è stata realizzata: <<[…] scorrendo l’articolazione dei capitoli si comprende la necessità della scelta di individuare nel viaggio e nel paesaggio le giuste forme interpretative partendo dalle diversità presenti>>, proseguendo con il fermo proposito di dare forma <<Rappresentazioni segni e forme>>, e ancora <<nella dimensione sensoriale di ‘Emozioni e paesaggi‘, o nella connotazione letteraria di ‘Paesaggi di parole, per poi analizzare‘ La Basilicata nelle guide Touring ‘e finire nella ricerca degli Itinerari per un turismo lento’>> (sempre Bozzato, <<Una regione, tanti significati>>, p.). Lo studioso nominato prima e Marco Maggioli sono gli autori delle pagine attinenti al capitolo <<Emozioni e paesaggi>>; mentre a Maria Luisa Santosiero si devono le pagine e le riflessioni che riguardano <<Rappresentazioni, segni e forme>> e qui ci è dato leggere notizie e considerazioni sulla Basilicata nella cartografia e negli atlanti, sul paesaggio di interesse turistico: le architetture, su Maratea, sul Vùlture: <<‘il sacro patrimonio delle grotte‘>>, per esempio. Ecco poi, a seguire, le attente, chiare, puntuali pagine della Nardi che ci consegna un esaustivo quadro letterario relato all’ambiente e al paesaggio della regione. La Nardi analizza molto bene il fatto di come la configurazione del territorio della regione <<ha plasmato e le anime e la letteratura lucana>>, ed il discorso si apre con il poeta di Venosa, Orazio, le cui odi sono state tradotte in dialetto di Rotondella da un valente poeta dialettale lucano, Antonio Valicenti. A tal riguardo si rinvia il lettore all’opera e precisamente alle pagine della studiosa che si intitolano <<A bbilizze r’a cambàgne>>, per poi proseguire con <<La lingua e la cultura dei territori lucani da Orazio a Nigro>>. In fin dei conti, troviamo un preciso quadro letterario-geografico, se cosi posso dire, e in questo quadro rientrano i vari rappresentanti più o meno noti della cultura e della letteratura della regione. Tra questi autori mi limito


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a ricordarne alcuni, tra i moltissimi richiamati e analizzati compiutamente dalla studiosa: la poetessa cinquecentesca Isabella di Morra, che <<ancora è […] parla al lettore contemporaneo, materializzando la polifonia del suo io nelle molteplici manifestazioni della natura capace di creare un ‘unicum’ in un ambiente, e ancora la sua voce si incarna in ogni grotta, in ogni anfratto, selva o fiume che sia, sasso e tutti devono far eco per cantare il suo dolore. <<’Ecco chun’ abbia volta, o valle inferna,/o fiume alpestre, o ruinati sassi,/o spirti ignudi di virtute e cassi,/ udrete il piano e la mia doglia eterna’>> (p. 75). Ecco, poi, per esempio, Domenico Giura, sacerdote, patriota, poeta, liberale in esilio; le poetesse femminili impregnate di spiriti romantici come Laura Beatrice Oliva, M. Laura Battista: anch’esse non <<meno sensibili allo spirito patriottico del tempo>> (p. 80). Giustamente viene ricordato un altro patriota e scrittore, riscoperto e valorizzato dalla critica più recente; si allude a Ferdinando Petruccelli della Gattina, di Moliterno, rappresentante del romanzo storico lucano, e per giungere a una epoca più vicina alla nostra, ecco altri autori: Alianello, Nigro, Scotellaro, Sinisgalli e il grande poeta dialettale di Tursi: Albino Pierro, e di quest’ultimo la studiosa scrive che a lui <<si deve […] l’entrata della poesia dialettale nell’empireo di una produzione letteraria di alto respiro>> (p. 87). Comunque, la ampia produzione lirica di Pierro <<contiene […] un omaggio implicito alla sua terra e alle sue origini che si esprimono attraverso la stessa materia di cui è fatta la sua lingua, ma che molto spesso si fa anche esplicito in liriche come ’A Ravatèna’ (rione di Tursi), ’A Ferrandina’, più in generale in raccolte che ne portano i segni già nei titoli quali, per prima, ‘A terra d’u ricorde’ (<<La terra del ricordo>>, 1960), Metaponto (1963), ’Nd’u piccicarello di Tursi’ (<<Nel precipizio di Tursi>>, 1967). Sempre alla Nardi si devono le precise pagine attinenti al bel capitolo <<La Basilicata dei non lucani. Dal Grand Tour alla cultura arberesche, e ai <<Parchi

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letterari e la rappresentazione della letteratura lucana oggi>>. Pure qui la studiosa con chiarezza e abbondanza di dati e notizie ci presenta i parchi letterari come quelli dedicati alla Morra e al non lucano Carlo Levi. La Lucania è pure visitata e lodata, e hanno scritto pure sul suo paesaggio e aspetti geografi gli autori, viaggiatori, artisti, studiosi, antropologi non lucani e qui la Nardi ci fornisce un elenco completo di essi, e ne segnalo alcuni: F. Lenormant, G, Gissing, T. Mommsen, E. De Martino, e ancora il già citato Carlo Levi che è proprio lui, di certo <<[…] a essere il ’forestiero’, grazie al quale i lucani si riconoscono in una definita identità, si sentono ben descritti e al tempo stesso intesi>> (p. 95). Il bel volume, che presenta pure una abbondante bibliografia e sitografia, racconta in modo minuzioso la Basilicata nella sua <<complessità definendone l’immagine per moltiplicazione di punti di vista e di sguardi. Descrizioni, approfondimenti analitici, suggestioni vi si accumulano dando corso a una ‘narrazione’ dei paesaggi lucani che si sviluppa in una dialettica continua tra natura e cultura, dati materiali e vissuti umani, memoria e contemporaneità>> (Franco Iseppi Presidente Touring Club italiano>> (p. 2). Carmine Chiodo AA.VV. Basilicata, Narrazioni di paesaggi, Società Geografica Italiana, 2014, pagg. 160, € 29.

LEI Un breve sfiorare di rossetto e un profumo di rosa come velo sul viso. Moine di donna a incantare occhi di nettare, alla penombra d’insegne stanche e sonnecchianti. Graziano Giudetti Da: Profondo Jonio, ed. Il Croco/PomeziaNotizie, 1996


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125 anni fa, veniva dipinta una delle Madonne più celebri di tutta la storia dell’arte

UN CAPOLAVORO DI ROBERTO FERRUZZI di Marina Caracciolo

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IPINTO nel 1897 da Roberto Ferruzzi (nativo di Sebenico, in Dalmazia, ma di origine veneziana) con il titolo originale di Maternità, il quadro non ebbe inizialmente un buon successo di critica: a dispetto della brillante affermazione alla Biennale di Venezia, i recensori gli diedero scarsa importanza e Ugo Ojetti, tra gli altri, la definì una Madonna “leziosa e freddolosa”. Ma fu il pubblico entusiasta a decretarne la fama. Intesa in seguito come un soggetto religioso e ribattezzata con vari titoli (Madonna delle strade, Madonna del riposo ecc.), la tela acquisì ben presto una celebrità mondiale, tanto da essere riprodotta persino sui francobolli di vari Paesi. Alinari la acquistò dall’autore per la favolosa cifra di 30.000 lire (somma che allora poteva corrispondere al costo di un appartamento) riservandosene i diritti di riproduzione. Il quadro passò poi in diverse mani, finché venne comprato da un diplomatico americano che lo spedì negli Stati Uniti. Da quel momento se ne persero per sempre le tracce. Pare che la nave venisse affondata con tutto il suo carico, ma c’è chi sostiene ancor oggi che il dipinto si trovi in

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Pennsylvania, forse in una collezione privata, ma la sua ubicazione resta a tutt’oggi sconosciuta. L’incantevole viso e la dolcezza degli occhi della fanciulla non hanno molti rivali fra le numerosissime raffigurazioni di Madonne col Bambino nella storia dell’arte. Si potrebbe dire che nemmeno in Raffaello o in Leonardo si riscontra sempre una simile tenerezza di lineamenti. Delizioso anche il volto del bimbo placidamente abbandonato al sonno. Da notare pure il bellissimo impianto geometrico in cui le due figure sono inscritte: un triangolo il cui vertice è poco sopra la mano destra della Madonna nascosta sotto il vestito del Bambino. Tre sono anche i fiabeschi colori fondamentali: azzurro, bianco e oro. Marina Caracciolo


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ISABELLA MICHELA AFFINITO UNA ROMANTICA DONNA MODERNA di Salvator D’Ambrosio

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RRIVA ad arricchire la mia biblioteca, e degli altri suoi tanti amici, il recentissimo volume di poesia e prosa dal quasi commovente titolo “Amici di ieri, amici di oggi”. Anche questa volta la prolifica Isabella Affinito, non si è dimenticata degli amici facendomi subito omaggio del suo lavoro editoriale. Lavoro composto da due parti. Una prettamente poetica, e l’altra di prosa. Spazia, come è ormai nel suo stile, nelle epoche e nella storia. Isabella è una donna romantica, per cui s’innamora alla lettera dei personaggi a cui dedica poi tutto quello che il cuore le suggerisce.

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Innamorarsi, e quindi amare, non sono parole che si devono usare con superficialità. Amare è sentimento che coinvolge non solo come si crede erroneamente solo il cuore, ritenuto fino dai tempi più antichi lo scrigno dove crescono e si allevano i sentimenti più alti e profondi. Ma anche emozioni, palpitazioni, gioie che possono dare l’abbraccio con l’amico ruvido con le/mani verdi variabili. E ditemi se non è romantico sublime, la sequenza dei versi dedicati alla Luna. … E ci saranno ricordi/ricoperti d’argento/come icone orientali/sull’altare della coscienza,/saremo apparenze,/saremo leggiadre in/calzamaglia chiara sulle/ note di Cajkovskij ci/trasformeremo in cigni/cosmici … Isabella ci mette il “cuore”, dunque. Lei scrive certe cose perché le ama realmente e con tutta se stessa. Ella è intrisa d’amore. Soprattutto di amore amicale che le fa scrivere: … la nostra /amicizia è una tempera/ che non si scioglierà/più nell’acqua. Che vuole significare che per lei quando avviene qualcosa non è passeggera, ma che dura per sempre. E anche se il tempo, come spesso accade, allontana o non fa più ritrovare, per lei tutto rimane serrato tra le robuste sbarre del cuore. E andrà sempre ad attingere a quei ricordi, perché sono la sua linfa, il suo domani, la ragione di questo umano passaggio sulla terra. Come tutti i romantici è tremendamente seria, e se ne ritrova riscontro nella poesia “Alla ricerca di noi” (pag. 88), a cui rimando tutti per una lettura attenta e meditata. Citerò qui solo questi versi: Abbiamo attraversato/labirinti interiori/senza riuscire/a trovare un traguardo/e abbiamo alzato gli occhi/ ed il cielo non c’era … Rimane altresì, come d’abitudine si dice per le donne, forte e romanticissimo il rapporto con la figura paterna. Si dice che il primo uomo di cui si innamora una ragazza, o fa raffronto nella ricerca di un amore per la vita, sia il padre. Tu resti il mio luogo/ ancorato ad un affetto/che mi faceva da scudo:/ tu


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resti il mio scoglio/ dove giorno dopo giorno/rimiro la mia vita futura … Romanticamente lo desidera un marito vicino, ma quanto più possibile simile alla figura paterna. Questa eventualità le darebbe sicurezza, calore, un certo senso di continuità, di certezza di essere realmente amata. Questo desiderio, questo suo aspetto romantico, lo esprime chiaramente nella lirica L’amicizia che vorrei. In questi versi c’è racchiuso il suo mondo maschile, che solo una donna positiva, seria, romantica, anche se moderna e al passo con le realtà in cui vive può volere. A lei serve un compagno che dialoghi, che non sia un abbellimento di serate passate sul divano. Uno che progetti con lei il futuro. Non “un futuro”, che potrebbe essere pieno di parole ma vuoto come bicchiere/… con la tavola imbandita. Una donna romantica non cerca dolciumi per sopperire /l’affetto che non c’è e/si sparecchia senza aver/ consumato nulla. In questi ultimi versi c’è anche la dichiarazione dell’ardore che non è ancora spento, ma che è disposta a donare solo a un lui che se ne renda veramente degno. La seconda parte è una raccolta di suoi articoli apparsi su alcune riviste a cui collabora. Non l’avrei messa questa seconda parte. Anche perché riporta cose già da lei scritte, che gli interessati possono andare a ricercare tra le pagine delle riviste tra cui quelle di Pomezia- Notizie. Inoltre sa di citazionismo: come per dire guardate che ho scritto anche questo o quest’altro. Sebbene, in fondo, non è cosa cattiva raccogliere in volume i propri scritti, a mio parere questa parte ha tolto un poco di smalto alla prima che è veramente molto bella e interessante. E non me ne voglia la cortese Isabella. Salvatore D’Ambrosio ISABELLA MICHELA AFFINITO,

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“Amici di ieri, amici di oggi …”, (Tra poesia e prosa), Prefazione di Marina Caracciolo, BASTOGILibri-marzo 2022 €14,00

…Defelice è un poeta concreto e non astratto. Inutile dire che nella sua poesia, e non solo in questa, si riflette ampiamente la sua vita, le sue idee, le sue polemiche e, talvolta, il suo sarcasmo e ironia (…). Ciò che mi ha sempre colpito della poesia di Defelice è il garbo, la perizia, la chiarezza espressiva con cui ci vengono presentati situazioni e momenti esteriori e interiori. Una poesia lontana da sperimentalismi inutili (…). Carmine Chiodo Da: Letteratura & Società, quadrimestrale diretto da Tommaso Scappaticci, Anno XXIV, n. 1, gennaio-aprile 2022.


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CAO TIAN

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AO Tian, famoso poeta e scrittore della Cina contemporanea, è nato nel 1968 nella contea di Lankao, nella provincia di Henan. Ha conseguito un dottorato in giurisprudenza ed è autore di sette libri come Heroes Under Heaven, Symphony Between Heaven and Earth, Taken to the Heather ecc., e alcune delle sue poesie e prose sono state incluse in libri di testo per la scuola media e studenti universitari. Gli è stata assegnata la medaglia d'oro annuale dal People's Literature and Competition of Chinese Poetry Composition. Nel 2012 è stato incluso in Cambridge Who's Who Across the World. Ecco tre sue poesie nella traduzione in inglese di Zhang Zhizhong e nella libera versione, dall’inglese, di Domenico Defelice.

There Is a Tiger in the South Mountain There is a tiger in the south mountain Both the wind from the Jingyang Ridge and the paths in secluded woods know Recently the wind is high The traps disguised with withered grass are everywhere I am destined to be bound within your south mountain

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I know it well therefore I Only let creek water and the bright moon illumine my true face Limitless hunger how I want to eat birds and animals uncooked And the meat hanging on the trees by the roadside Must be poisonous How should you mortify the tiger with the skills to capture rats The cudgel swishing with wind The hermit who quaffs three bowls of wine Please strike my head with your iron fist and my face with rock To press me flat aground To plant a sword into my heart For my dark red blood to sink down into the earth until my death Instead of being bound with ropes To punish me under the accusation of jailbreak To again imprison me into a cage cast with iron

Living on in Degradation Living in the world for so many springs and autumns Still I lack the courage utter the word “love” In the sea of people I am cautiously nudging and dodging A walking skeleton who achieves nothing yet ridden with wounds Deep into the night I am often lost in speculation I am sorry to my earth and the sun which shines on me As well as the food, cloth and hedge wine Without knowledge when childhood hearty laughter is lost The blame can only be shifted on the much muddy road


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Along which sprinkled are her soft nothings and the tender moonlight From far away there is a voice calling my pet name Listen carefully and it is my native kitchen smoke beckoning to me The green wheat in my private plot is beckoning to me The wild grass on the old wall is beckoning to me My father in the tomb is beckoning to me But … how to go home I have got my homework notebook marked with failure lost in the wind I must return by the gathering gloaming Like a stray dog on a snowy winter day who tucks its tail between its legs

Mr. Johnson Wears a Pair of Latticed Underpants At any rate as the prime minister of the British Empire Crowned with masses of yellowish hair Day to day Boris Johnson does his running in his latticed underpants Even without a single bodyguard He rides an old bike to and back from his office And he buys snack food from roadside pitches So careless of him in eating and drinking When talking to common people he poses easily, laughing and joking I simply cannot bear the sight of this guy But when I saw him yesterday Walking leisurely with a Relaxed face as usual with Ukraine President Zelensky in similar casual wear Along the street of Kiev which is exposed to The danger of a battle scene at any time I feel my eyes are streaming with tears As brothers they tell the world with confidence What is the definition of nobility and of

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something low When the seas are in turmoil Heroes are on their mettle (Translated by Zhang Zhizhong)

Cao Tian, a famous poet and writer in contemporary China, was born in 1968 in Lankao County, Henan Province. He holds PhD degree in law, and is the author of seven books such as Heroes Under Heaven, Symphony Between Heaven and Earth, Taken to the Heather, etc., and some of his poems and prose have been included into textbooks for middle school and university students. He is the recipient of the annual golden medal prize by People’s Literature and Competition of Chinese Poetry Composition. In 2012 he is included into Cambridge Who’s Who Across the World. C’È UNA TIGRE NELLA MONTAGNA DEL SUD C'è una tigre sulla montagna del sud Lo sanno il vento della cresta Jingyang e i sentieri nei boschi appartati Ora il vento è alto Le trappole mascherate con erba secca sono ovunque Sono destinato ad essere legato sulla tua montagna meridionale Lo so bene quindi io Lascia che l'acqua del torrente e la vivida luna illuminino il mio vero volto Fame illimitata ho voglia di mangiare uccelli e animali crudi E la carne appesa agli alberi sul ciglio della strada Deve essere velenoso Come se mortificassi la tigre con le abilità di catturare i topi Il randello sferzato dal vento L'eremita che beve tre coppe di vino Per favore, colpiscimi la testa col tuo pugno


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di ferro e la mia faccia con un sasso Per atterrarmi Per piantare una spada nel mio cuore Affinché il mio sangue rosso scuro sprofondi nella terra fino alla mia morte Invece di venire legato con corde E punirmi con l'accusa di evasione E imprigionarmi ancora in una gabbia di ghisa

VIVERE NEL DEGRADO Vivere nel mondo per tante primavere e autunni Mi manca ancora il coraggio di pronunciare la parola "amore" Nel mare della folla sto spingendo e schivando con cautela Uno scheletro ambulante che non ottiene nulla ancora caricato di ferite Nel profondo della notte mi perdo spesso in speculazioni Mi dispiace per la mia terra e per il sole che splende su di me Co il cibo, i vestiti e al vino di more Senza conoscenza quando si perde la risata cordiale dell'infanzia La colpa può essere spostata solo sulla strada molto fangosa Lungo la quale sono spruzzate le sue morbide cose e il tenero chiaro di luna Da lontano una voce mi chiama col nomignolo Ascolto attentamente ed è il fumo della mia cucina nativa a farmi cenno Il grano verde nel mio appezzamento privato m’invita L'erba selvatica sul vecchio muro mi chiama Mi chiama mio padre dalla tomba Ma... come tornare a casa Ho il quaderno dei compiti segnato con un fallimento perso nel vento Devo tornare dal raduno al crepuscolo

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Come cane randagio in una nevosa giornata invernale con la coda tra le gambe

IL SIGNOR JOHNSON INDOSSA UN PAIO DI MUTANDE A RETE In ogni occasione quale primo ministro dell'Impero britannico Coronato da una massa di capelli giallastri Giorno per giorno Boris Johnson corre con le sue mutande a grata Anche senza una sola guardia del corpo Va e torna dal suo ufficio con una vecchia bicicletta E compra spuntini dalle bancherelle lungo la strada Così incurante di sé nel mangiare e nel bere Facilmente sosta a parlare con la gente comune, ridendo e scherzando Semplicemente non riesco a sopportare la vista di questo ragazzo Ma quando l'ho visto ieri Camminare tranquillamente con Viso rilassato come al solito con l'ucraino Presidente Zelensky in simile abbigliamento casual Lungo la strada di Kiev esposti Al pericolo di una scena di battaglia in qualsiasi momento Ho sentito i miei occhi riempirsi di lacrime Come fratelli parlano al mondo con fiducia Qual è la definizione di nobiltà e di umiltà Quando i mari sono in subbuglio Gli eroi dimostrano loro coraggio (Libera versione dall’inglese di Domenico Defelice)

ALBERI RADI E GAZZE FREQUENTE Mano nella mano entrambi allucinati. Eravamo in un sogno inconcludente. Alberi radi e gazze assai frequente. Domenico Defelice


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POESIA IN CINQUE MOVIMENTI E DUE CONGEDI di Marina Caracciolo

U

NA poesia semplice, colloquiale e affabilmente comunicativa quella che si coglie in questa bella plaquette di Gianni Antonio Palumbo. Una semplicità e una chiarezza nutrite di profonda umanità, che nulla quindi hanno a che vedere con l’ovvio e tanto meno il banale. L’inventiva si dispiega in equilibrio fra registri differenti ma armonizzati con vellutata disinvoltura; articolandosi, il pensiero poetico, fra l’accorata preghiera, il lirico e immaginoso soliloquio, e l’interrogazione drammatica: quest’ultima quasi teatrale, sì, ma mai retorica. Preludio, movimenti, congedi: definizioni che rimandano, in titolo e sottotitoli, tanto alla poesia come alla musica (il preludio di un’opera, il congedo di una canzone, i movimenti di un concerto, di una sinfonia). E in questo musicale periodare, spesso denso di

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un grave pensiero, si incontrano qua è là dei balzi, leggeri e improvvisi, di una fantasia delicata e deliziosa, persino fiabesca, come: Con un retino improvvisato / Luce acciuffa / le mie tristi falene / e le coltiva come gigli; oppure: ogni tua bizza / è un frullio di gabbiano / sulle nocche di un re; e ancora: aquiloni di cromie in danza / tra lucciole di lampadario / e scialli di madri azzurre / alla sera della festa. Fra molte piccole ma preziose perle, giganteggia il Preludio (un poemetto intitolato Cantico del controsamaritano) che non si vorrebbe tanto leggere, quanto piuttosto veder rappresentato in un teatro: la scena deserta, un solo attore che si rivolge appassionatamente al pubblico, e sullo sfondo, in sovraimpressione, filmati della terribile vita nei Lager, dietro un tetro cancello di ferro, rimasto nella memoria di tutti, con quella scritta agghiacciante: die Arbeit macht frei. Una sorta di bouquet, questo breve fascio di liriche (molte già pubblicate su riviste), dove fiori di natura e origine e colori diversi hanno cercato casa insieme, trovandocisi benissimo. Marina Caracciolo GIANNI ANTONIO PALUMBO: Poesia in cinque movimenti e due congedi, Vitale Edizioni, Sanremo, 2022; pp. 32, s.i.p.

“La poesia (…) si è perduta nel vaniloquio a nome dell’ermetismo; (…) La musica ha dichiarato guerra all’armonia e alla melodia; la pittura alla proporzione e alla prospettiva; la scultura al fascino del naturale e alla maestà del simbolo; mentre l’architettura (…) ha sacrificato ogni estetica al funzionale” Nino Ferraù Un uomo del mio tempo (1957)


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12,00, pagg. 52.

Recensioni GIANNICOLA CECCAROSSI QUANDO IL TEMPO VERRÀ FRAGILE COME LA LUNA Ibiskos-Ulivieri di Empoli (FI), Anno 2019, Euro

Dal titolo di questa ‘patinata’ silloge del poeta, nato a Torino e residente a Roma, Giannicola Ceccarossi, sembra sia rimasta in sospeso nell’aere l’attesa di una fatua fase fragile come la luna. Niente è stato facile per Chagall – di cui la riproduzione d’una sua opera artistica The Concert (1957) fa da immagine a colori di copertina della crestomazia in questione di Ceccarossi – durante tutta la sua più che longeva vita, a cominciare dal fatto che non sarebbe dovuto diventare artista perché nato in una famiglia di credo ebraico, la cui comunità del villaggio di Vitebsk era contraria soprattutto all’effigiato dei corpi umani. Il pittore bielorusso Marc Chagall sulla scia della corrente surrealista, anche se egli non volle mai aderire alle regole del movimento artistico il cui primo manifesto fu siglato dal poeta teorico André Breton che più volte lo invitò a farne parte, inserì spesso l’elemento lunare specchiante i suoi tumultuosi moti interiori e i suoi sogni più irrazionali. Se il risaltante plenilunio della medesima immagine di copertina risponde all’illuminazione di un ‘faro’ a guida della piccola imbarcazione coi due innamorati diretti verso la sovrastante dimensione allietata da musicanti, ebbene, nel caso della crestomazia poetica di Ceccarossi risponde una luna carica dei suoi tanti turbamenti, piuttosto transitoria nel cielo notturno così da attraversare le riflessioni personali dell’autore. «Quando il tempo verrà/ fragile come la luna/ non ci sarà fortunale/ né gocce di grandine/ Di colpo germineranno pampini/ presenze si apriranno alle stelle/ e refoli sfioreranno i canneti/ Forse una musica incanterà/ i nostri occhi/ e le parole/ finalmente/ saranno solo d’amore/ Ma io non potrò rammentarle/ Poi/ un brivido o un sussurro/ mi porterà via». (Pag. 21). Si rintraccia in parallelo molto surrealismo nelle liriche della presente raccolta dove è stato deciso di omettere i titoli d’ogni poesia così da procedere una dopo l’altra, concatenate, come un lungo versificato monologo del poeta Ceccarossi navigante nel mare blu scuro senza vederne la profondità, i confini, le onde… Ci sono molte domande che Egli s’è posto proprio perché ha ‘navigato’ quasi nemmeno a vista senza avere la certezza d’una rotta, senza cognizioni sull’indomani, ad esempio, circa i fenomeni legati alle stagioni, «[…] Dove sono i suoi colori?/ Riappariranno/ quando in primavera/ volano indisturbate le pernici/ e l’aria ha profumi di fucsia?/ E dopo?/ Li vedrò ancora quei colori?/ Nelle mie mani/ ora c’è un disegno che non comprendo/ Le


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onde ingarbugliano i miei pensieri/ e io cerco la luce/ La luce dell’alba/ Ma è così arida la mia solitudine!» (Pag. 15). L’atmosfera titubante in virtù della luna fragile, così considerata dall’autore, è senz’altro composta di particelle derivanti dalla dimensione onirica, dall’incertezza esistenziale col suo mistero protratto fino alla fine della vita umana, dai quotidiani processi silenziosi che si svolgono nel recesso dell’anima d’ognuno di noi e qui è bene riportare un brano d’attinenza della prefazione di Emerico Giachery alla presente raccolta. «[…] Ai lettori di quell’avvincente umanista del secondo Novecento che è stato James Hillman verrà in mente, a proposito di questi intensi momenti della poesia di Ceccarossi, una singolare espressione tratta da Keats: “fare anima” (make a soul). “Fare anima” è prendere la realtà pezzo per pezzo e ricondurla all’anima: un’ “ecologia dell’anima”, direi. E mi sembra che la poesia di questo libro sia esperita, in diversi suoi momenti, proprio come una sorta di “ecologia dell’anima”. Questo, forse, il suo dono più squisito.» (Pagg. 56). Una volta è stato il poeta siciliano, premio Nobel nel 1959, Salvatore Quasimodo (1901-1968), a pronunciare la sostanziale frase “rifare l’uomo” a proposito del fatto che la Poesia, una volta usciti dal Secondo devastante conflitto mondiale, doveva essere utile non per la mera consolazione ma per rimaneggiare in bene le coscienze umane, ad agire con essa nell’ambito interno dell’uomo per ‘riedificarlo’. La parola poetica adoperata quale arma per modificare gli intenti egoistici e non solo insiti nella natura umana. “Fare anima” e “Rifare l’uomo” sembrano possedere lo stesso intendimento, il medesimo scopo salvifico a livello umanistico senza il bisogno quasi d’appellarsi all’ausilio spirituale, perché va bene anche così. Oltre alla tanta fauna e flora serpeggianti nei versi di Ceccarossi, alla musica in ricordo della figura paterna dell’autore, Domenico Ceccarossi che fu un importante musicista solista, fa capolino anche l’arte pittorica quando, senza mai nominare il nome dello sfortunato pittore olandese Vincent Van Gogh, compare immaginariamente la distesa di quei meravigliosi fiori gialli immortalati su più tele dal famoso artista che in vita non riuscì a vendere nemmeno un suo quadro, mentre, dopo la sua morte il loro valore è stato ed è inestimabile. «È un calvario!/ Un campo di girasoli/ e corvi famelici/ E questo mio sentire/ intenso/ Però si susseguono/ le emozioni/ I fiori da odorare/ e il cielo/

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Più tardi in un lembo di tenebra/ il cuore/ ricomincia a palpitare/ E mentre mi attardo/ ad ascoltare l’euforia della brughiera/ leggero/ si alza un volo di colombi». (Pag. 43). La luna, quantunque la craterica sua consistenza bianca, in questo caso è stata più che uno specchio spandente i fotogrammi dell’esistenza ‘ideale’ trasformati in versi da Ceccarossi: scatto dopo scatto insieme ai sorrisi, alla malinconia, alla natura rispettosa dei ritmi dettati dalle stagioni, ai sogni suoi favorevoli, al futuro immaginato pieno di sole e di calore – tanto desiderato da Van Gogh – in contrapposizione all’originaria freddezza lunare, poiché la luna passivamente riceve la luce, è vero, ma resta comunque la musa per eccellenza della notte quale immensa fantasmagorica ‘stanza’ ricolma di batticuori e di dubbi! Isabella Michela Affinito

ANTONIO CRECCHIA FOSCHIE Ed. ac 2017 In un tempo così oscuro, dominato dalla incertezza, dalla perdita dei valori, dall'isolamento, e da tante altre negatività che affliggono le nostre coscienze lasciando germinare in noi profonda angoscia, quanto ne risentirà un poeta? Tanto, naturalmente. Nemmeno Antonio Crecchia è riuscito a superare la sofferenza, che si è impadronita del genere umano. Ritroviamo, infatti, le conseguenze di tale disagio fin dalla copertina della sua recente raccolta poetica: un cielo grigio, malinconico, ingombro di nuvoloni, che fa da sfondo ad un selciato, sconnesso come il recinto di protezione. Gli stessi versi, pur ispirati dai noti sentimenti puri del nostro Autore, ci lasciano dentro un senso di malinconia poiché fatti ed eventi, raccontati nelle pagine, racchiudono in sé tanta afflizione. Una raccolta che contrasta un po', con la voce solida e ridente dell'amico poeta Antonio. Basti la citazione di una sola poesia per comprendere quanto vengo a dire: De brevitate vitae Il giorno è breve. Gli anni candele che si spengono come fuochi fatui sull'altare della vita. Domani cercherò d'immaginare il buco nero dell'eternità.


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Questa, la profonda malinconia che attanaglia l'anima del nostro Autore. Poesia vera, sentita, che va a scoprire gli angoli più bui della vita, come verificheremo leggendo gli atri versi della raccolta. Vi troveremo il giovane drogato che vive per morire nella più profonda incoscienza; lo schiavo dell'alcool che distrugge se stesso e vorrebbe redimersi accendendo, troppo tardi, candele votive; corvi e sanguisughe; una folla di inetti e parassiti. E non resta che trattenere qualche lacrimuccia leggendo l'ammaliante, toccante poesia "L'arroganza luciferina", laddove si può leggere; "...La luce del mio spirito ha un balzo/ di gioia, di vivace sorpreso/ nell'udire ancora la voce del silenzio, / che ferma e incanta il turbinio del vento." E più avanti: "Morirò, giù presso alla sponda/ di un baratro che si apre oscuro, / muto e senza fondo al limite estremo/ di giorni infecondi alla deriva del tempo..." Quanta poesia! Quanto turbamento dell'anima, inteso ad esprimere il preciso sconforto che avvince ciascuno di noi. Ed ecco che Antonio mette in versi un grido di rondine, un cielo ferito, il duro ghigno dei monti. È così che uomini, e natura tutta, partecipano e danno ragione ad un'anima in sofferenza. Complimentandoci sempre per la bellezza e la suggestione dei suoi versi, attendiamo un rinnovamento della vita: l'esaurirsi, finalmente, degli attuali momenti difficili, il risveglio dell'Amore che ci affratelli, nel senso vero della parola e una nuova raccolta poetica del nostro grande Amico che dia ragione alla vita, che ci offra un grappolo di margheritine appena nate, il canto gioioso degli uccelli e il sorriso di un bimbo che rischiari l'inizio del nuovo giorno, nella meravigliosa modalità poetica in cui soltanto lui sa esprimersi. Anna Aita

GIANNICOLA CECCAROSSI IL TEMPO È SOLO UNA PAROLA Ibiskos Ulivieri, Empoli, 2022; pp. 50, euro 12,00. Il tempo è solo una parola: il verso enneasillabo che fa da titolo al nuovo libro di liriche di Giannicola Ceccarossi nega paradossalmente l’esistenza del tempo nel momento stesso in cui ne afferma, nominandolo, la realtà. La dimensione temporale è vista come un istante puntuale e puro, senza alcuna

Emma Mazzuca, Un sogno (in: “Il flusso del tempo”. Prefazione di Nazario Pardini e postfazione di Marina Caracciolo. BastogiLibri, Roma, 2022; p. 23). 1

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concreta estensione. Un illusorio miraggio forse? Un’entità che non occupa spazio, che ci affanniamo a calcolare, a suddividere, mentre esso ci sfugge e si sottrae ad ogni nostra misurazione. Qualcosa – come ha scritto una poetessa contemporanea – che né il vento strappa / né la pioggia scioglie né il sole appassisce / né la notte spegne.1 Il tempo appartiene all’eterno, non ha né inizio né fine, indelebile e immobile pur nel suo costante trascorrere. E tuttavia esiste la fine del nostro tempo. Da sempre, allora, l’Uomo si chiede: che cosa ci aspetta dietro quella porta? Una vita nuova, diversa e senza fine? O il nulla, un buio senza memorie né desideri né rimpianti?... Su questo tema la poesia si fa più che mai irta di punti interrogativi, di dubbi, di incertezze. Anche di speranze, però. Il poeta vorrebbe che là, oltre quel traguardo, si aprisse un sipario di luce ... Da inondarmi / Comete blu e nivee / Fiammeggianti / E tutto si disvela / In un candido etere / Non chiederò altro / Solamente


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un coro / Di fanciulli. Ecco rappresentato, in pochi versi, semplici e disadorni, il desiderato paradiso. Tutto è lineare e sobrio in queste liriche: invano si cercherebbero le ardite metafore, le complesse sinestesie, i colti rimandi e i preziosismi lessicali di altre raccolte poetiche del Nostro. I brani sono tutti molto brevi, i versi ridotti a pochissime parole, talora una soltanto. È come se si preferisse lasciar parlare il silenzio oppure una musica sommessa, un’armonia che sussurra nell’ombra e non può tradursi in concetti perché supera ogni espressione verbale. Ma il discorso poetico non è minimamente impoverito da questo stile reticente, minimale, ritmato da innumerevoli pause, perché esso si estende in una profondità segreta e pensosa, fitta di invenzioni e sensazioni. I paesaggi immaginari – dipinti con poche, impressionistiche pennellate – ricordano talvolta certi quadri di William Turner: Betulle bianche / Argentee / Da nuvole avvolte / al cielo / E suoni suoni / mentre il mare / - assolato / ingarbuglia il tempo / Non un rumore / Non uno strido / Questo è l’oltre? Ma al di là della soglia dell’ignoto si vorrebbe portare con sé tutto ciò che ci è stato caro e si è impresso giorno dopo giorno nei nostri occhi. Sopra tutto le bellezze della Natura. Saranno ancora presenti e visibili? si chiede il poeta. Come un’affettuosa carezza, il suo sguardo si volge nostalgico ad alberi, foglie, sentieri di bosco, aromi di lavanda e di rose, canti di uccelli. «Nel sopramondo metatemporale che si apre alla contemplazione – scrive nella postfazione Noemi Paolini Giachery – ritroviamo sempre i simboli, vivi e fragranti, della amata Natura». L’Oltre immaginato si popola allora di affetti e di immagini che sono ancora di questa vita, in una meravigliosa continuità che non conosce fratture né barriere: Sappiate / che anche qui / sorge l’alba / con larici e narcisi / a profumare l’empireo... Bellissimo questo reame spirituale che in più punti si tinge di colori ed echi danteschi, ad esempio quando il poeta dice: Al di là / di quella benefica nebbia / vengo accolto / da anime azzurre / che intonano / il mio nome / e mi accompagnano / cantando... Anche un altro passo, dal sapore quasi mistico, in cui si vedono giardini / giardini / Con fiori vermigli / E ombre / che danzano / Ritmicamente... ci rammenta il Canto XXX del Paradiso, quando a Dante appaiono gli angeli a i beati in forma di faville di luce che danzano tra i fiori. E come nell’empireo dantesco la dolcezza e la benevolenza che sorreggono e consolano sono declinate prevalentemente al femminile (Beatrice, Matelda, Lucia, la Vergine), così il nostro poeta

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tende le mani colme di fiducia e di speranza proprio alle due donne fondamentali della sua vita, qui sempre presenti, anche se e quando non espressamente nominate: la madre, della quale egli spera di ritrovare l’abbraccio e il sorriso, e l’amata compagna di vita, che non abbandonerà mai, nemmeno nell’altra dimensione: Ti aspetterò / vicino alla fontana / con fiori di gardenia / Ti chiamerò / da nembi sconfinati / e i minuti / saranno sogni / Mano nella mano / prenderemo / la via dei girasoli / e lo spirito / un’impronta d’amore. Marina Caracciolo

TITO CAUCHI RUDY DE CADAVAL Autore Antipoeta (1° gennaio 1933 – 13 agosto 2021) Introduzione di Isabella Michela Affinito; in copertina, a colore, immagine del poeta, Editrice Totem, 2022, pagg. 244, € 25,00

Il 13 agosto 2021, in una struttura di Arcinazzo Romano, moriva il poeta e scrittore veronese Rudy De Cadaval e Pomezia-Notizie l’ha ricordato come poteva, dedicandogli molte pagine, corredate di immagini, nel numero di settembre dello stesso anno. A lui ci ha legato una più che fraterna amicizia. Ci siamo incontrati in tornei letterari; siamo stati a


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Verona insieme ad altri per onorarlo nella presentazione di un libro; a Roma, all’Antenna Letteraria di Corso Italia, gli abbiamo presentato criticamente l’opera teatrale I condannati (notizie su quasi tutti i quotidiani: Il Popolo e Il Messaggero del 30 marzo 1973; Il Tempo, L’Unità del 31 marzo 1973, per esempio), mentre fuori, nella vicina piazza Fiume, infuriava la protesta a tal punto ch’è dovuta intervenire la polizia; quando è andato a Fiumicino, per l’acquisto dello Yacht, ha insistito che lo accompagnassimo; abbiamo trascorso pomeriggi e serate alla Libreria Remo Croce di Roma, tra numerosi amici e la sua prima moglie Grazia; è stato ospite a casa nostra a Pomezia; ci telefonavamo spesso… La sua scomparsa è normale, quindi, che abbia lasciato in noi un vuoto incolmabile. Ora, questo corposo volume dell’amico Tito Cauchi dà una veritiera anche se succinta panoramica della sua lunga e complessa attività, non solo di poeta e di scrittore, ma anche di attore, di sceneggiatore di film, di critico tra i più geniali, per il taglio, oltre che per il contenuto, perché sapeva affrontare, e presentarci in pagine succose, personaggi complessi come Omàr Khayyàm, Vicente Aleixandre, Salvatore Quasimodo, Oscar Wilde, Emilio Salgari. Cauchi lumeggia quasi tutte le opere dell’artista veronese, che conosceva di persona, che ha avuto ospite a casa sua, riportando anche l’epistolario tra di loro intercorso e corredando il testo di numerose foto in bianco e nero, nelle quali De Cadaval appare con artisti e scrittori di indiscussa fama, sia italiani che stranieri, come Gina Lollobrigida, Massimo Grillandi, Ugo Ronfani, Marcello Vannucci, Frank Williams, Ernest Hemingway, Giuseppe Ungaretti, Natalino Sapegno, André Maurois, Giuseppe Saragat, Salvatore Quasimodo, Ira Funsterberg, Alfonso Gatto, Luciano Pavarotti eccetera. Un libro, insomma, non solo da leggere e conservare, ma da sfogliare speso e con attenzione, perché riassume gran parte del mondo frenetico, inquieto e pure affascinante della seconda metà del Novecento. Tito Cauchi ci ha quasi abituato, ormai, a questo tipo di approccio, avendo pubblicato, in precedenza e con la stessa Editrice, lavori riguardanti personaggi noti e meno noti, come Salvatore Porcu, Carmine Manzi, Leonardo Selvaggi, Alfio Arcifa, Giovanna Maria Muzzu, Graziano Giudetti, Silvano Demarchi, Carmelo Rosario Viola, nonché centinaia e centinaia di profili minori, molti dei quali apparsi sulle pagine di Pomezia-Notizie, come lui stesso gentilmente e onestamente ogni volta documenta. Domenico Defelice

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MARCIA JELGA VALER I CANTI DI UNA RONDINE Albatros, 2020, Pagg 72, € 9,90 La silloge, I canti di una rondine di Marcia Jelga Valer, è composta da trentadue liriche dal verso sciolto, pervase dal delicato sentimento dell'amore e ricche di immagini che evocano luoghi lontani, ma vivi nella memoria dell'autrice. “Pur non madrelingua italiana, - scrive Pamela Michelis nella prefazione - l'autrice è bravissima nell'utilizzo di questa lingua d'adozione che non si limita a sentire sua, ma che vive con passionalità, come probabilmente ha vissuto tutta la sua vita”. “Era dolcissima la rugiada che ancora addormentata,/fra i petali accovacciata trovai,/ quando essa nella morbidezza riparo cercò”. Grido d'amore, dedicata al marito scomparso, è una lirica suggestiva e racchiude il senso di tutta la silloge, ossia semplicemente il sentimento d'amore, puro e sincero verso il compagno, il quale morendo ha lasciato un grande vuoto che nulla riesce a colmare: “Era la luna piena la sera di quel giorno,/ massiccio di stelle il firmamento,/ appoggiata nella ringhiera dei ricordi,/ con un pezzo di cuore rimasto nella mia fortezza,/


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assediata dal buio e della solitudine/ gridai ancora... e ancora: Non lasciarmi vita mia!” La raccolta si sviluppa anche tra i ricordi della terra natia: “Una gocciolina, piccola perla gelata,/ scende i pendii del Nevado Mismi,/ quale ruscelletto cristallino e tocca il lembo/ della Cordigliera delle Ande peruviane,/ dove il triste lamento di una quena rompe il silenzio,/ dove sulle vallate riecheggia il ruggito del puma,/ dove la tiepidezza dell'aria è una carezza”. La rondine con il suo canto loda e ringrazia Dio e quando costruisce il nido vicino a una casa, è segno di fortuna e prosperità. Dunque, le poesie di Marcia, paragonate al canto di questo uccello, non sono altro che lodi al Signore e un ringraziamento per tutto ciò che ha vissuto. Infatti, la poetessa afferma che il tempo non potrà tornare indietro, ma nemmeno cancellare i bellissimi istanti inchiostrati nel suo cuore. Vivere la vita, non è mai inutile e niente, per lei, è come l'amore. Marcia Jelga Valer è nata in Perù, ha studiato presso il Collegio Nazionale “Santa Rosa”; si è diplomata presso l'Associazione Cristiana dei Giovani YMCA a Lima. Ha lavorato presso il Ministerio de Energia y Minas. Ora vive a Collestrada nella provincia di Perugia. Manuela Mazzola

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sono solo una terribile nullità! 1 – 5 – 2022 Cav. Giovanna Li Volti Guzzardi Accademia Letteraria Italo-Australiana Scrittori (A.L.I.A.S.)

FERMO IMMAGINE Porta ancora il vetro del tuo profumo, il solo che amavi alla violetta, la mensola nel bagno sotto lo specchio. Sul cassettone dell’ingresso ripiegata la finta seta del foulard. Appena visibili sotto il letto le calde pantofole di panno. Vive in cucina il tramestio con dentro il tinnare dell’acciaio sulla tazzina. Pronto è il caffè da portargli a letto. Salvatore D’Ambrosio Caserta

MICHELE, AMORE MIO! PENSIERI DEL SABATO Era estate, ora è autunno, ma per me è sempre inverno! Non cambia niente, per me è tutto indifferente, ogni stagione, ogni giorno, ogni tempo è sempre uguale, mi fa male il cuore, perché mi manca il mio amore! Quel suo dolce sorriso, la sua allegria, il suo correre felice con tutti i nostri cari amici, intorno a noi c’era sempre gioia in bella compagnia, ora c’è solo tristezza e infinita malinconia! Non ne posso più, sto male, mi manca il suo amore! Non ho più tranquillità

Felicità ti dissolvi; mi appari e declini, mi esilio e lampeggi, come sole rotolando t’inabissi: cara chimera che cresci sterile sotto cielo che incombe sempre uguale: felicità, ultimo fiato celeste. Rocco Cambareri Da: Versi scelti, Guido Miano Editore, 1983

AFORISMA Molti lavori manuali vengono eseguiti con gli occhi prima che con le mani. Domenico Defelice


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D. Defelice: Il microfono (1960)

NOTIZIE DIPLOMA DI MERITO A MARIAGINA BONCIANI – Apprendiamo che alla XV Edizione di Alberoandronico – Premio nazionale di poesia, narrativa, fotografia, cortometraggi e pittura -, cerimonia a Roma, in Campidoglio, Sala della Protomoteca, il 6 maggio 2022, la nostra collaboratrice Mariagina Bonciani ha ottenuto il Diploma di Merito per l’opera “Alla ricerca del tempo perduto”. Alla XIV edizione dello stesso concorso, il 9 luglio 2021, la poetessa milanese aveva ottenuto un altro Diploma di Merito con “Il nostro amore”. Complimenti vivissimi. *** DIO È BELLO DA MORIRE - Sabato 11 giugno alle ore 17.30 al Circolo Fanin di Figline Valdarno – via M. Graziani 3 -, Carla Battistini e Marcello Falletti di Villafalletto hanno presentato il nuovo libro di fra Roberto Fusco 'Dio è bello da morire', Edizioni San Paolo, Cinisello Balsamo, Milano. Roberto Fusco è docente di Teologia Spirituale, membro della Fraternità Francescana di Betania ed è presente al santuario delle Vertighe di Monte San Savino dal 2007.

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*** PREMIO FRANZ KAFKA - Questo bando è divulgato da CONCORSI NO STOP tramite questa newsletter su richiesta dell'Associazione emittente. Per qualsiasi informazione o comunicazione relativa al regolamento del concorso è necessario rivolgersi all'indirizzo mail o ai contatti telefonici che trovate sul bando indicati sul sito dell'Associazione. I migliori Concorsi Letterari su www.concorsinostop.it ‘PREMIO FRANZ KAFKA ITALIA ®’ alla CULTURA alla CARRIERA alla IMMAGINAZIONE XIII edizione Scadenza 15 Agosto 2022 REGOLAMENTO: Il COMITATO DEL ‘SECONDO UMANESIMO ITALIANO ®’ (UDINE) indice la XIII Edizione 2022 del ‘PREMIO FRANZ KAFKA ITALIA ®’ alla CULTURA alla CARRIERA alla IMMAGINAZIONE Scadenza 15 (quindici) agosto 2022. Senza Quota di Iscrizione. il ‘Premio Franz Kafka Italia ®’ non si è mai avvalso, né si avvale di nessuna sovvenzione, né pubblica, né privata. La Celebrazione della XIII Edizione 2022 del Premio, se non vi saranno restrizioni e obbligo di mascherine e distanze al chiuso, nonché incertezze dovute alla pandemia* in corso, avrà luogo a UDINE, PALAZZO KECHLER, ‘Sala degli Specchi’, Piazza XX Settembre 14, sabato Primo Ottobre 2022 h 15:00. *In caso di restrizioni e obbligo di mascherine e distanze al chiuso, nonché incertezze nelle misure prese per la pandemia, il Premio verrà celebrato esclusivamente online nella forma data per l’XI Edizione 2021, vedi sito e link: youtube.com/watch?v=2kXC3iVfPI4 come


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pure la Documentazione cartacea comprensiva della Stampa Artistica verrà inviata per corriere Mail Boxes Etc. agli indirizzi comunicati. Il ‘Premio Franz Kafka Italia ®’ nella versione alla Cultura alla Carriera alla Immaginazione valuta principalmente i curricula per l’assegnazione della Qualificazione. Il Comitato e il Premio non rispondono di dichiarazioni eventualmente non veritiere rese dai Partecipanti. Possono partecipare Scrittori, Poeti, Artisti di Arti Visive maggiorenni di qualsiasi nazionalità, purché il curriculum sia redatto in lingua italiana. Le Qualificazioni riguardano Primi Premi per le varie tecniche e Premi Speciali. _____________________ 2022 BANDO/MODULO Io sottoscritt ________ nat___a____________ (provincia)_________il__________ residente a CAP________ (provincia)_________ Via_____________ Telefoni e indirizzi email_______________ CODICE FISCALE___ Possibili cambiamenti in itinere vengono comunicati sul sito www.franzkafkaitalia.it alla Voce 'Comunicazioni del Premio'. N.B. È RICHIESTO a ciascun Partecipante l’invio via email della seguente Documentazione: - 1. Modulo di Iscrizione integrale compilato in tutte le sue parti e debitamente firmato da inviarsi per posta cartacea. -2. Curriculum dettagliatissimo, cortesemente comprensivo in primo luogo di: Titoli scolastici e accademici, Master accademici, Specializzazioni, Corsi di aggiornamento; Professione/i, Docenze in Istituti pubblici e privati, Attività Scientifiche, Attività Culturali; Partecipazioni a Congressi nazionali e internazionali; Pubblicazioni di libri, Pubblicazioni di articoli su Quotidiani e Riviste regionali e nazionali; Realizzazione di Documentari Culturali e Scientifici; Fondazioni di Associazioni Culturali, Partecipazioni ad Associazioni Culturali e di Volontariato; Esposizioni d’Arte Nazionali e Internazionali Personali e Collet-

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tive; Organizzazione di Eventi Culturali, Regie di Pezzi Teatrali e di Film; Riconoscimenti ottenuti in Italia e all’Estero, Onorificenze; altro, da inviarsi per posta cartacea. 3. Una fotografia del Partecipante formato JPG in alta e bassa risoluzione da inviarsi via mail. - 4. Per gli Scrittori: una copia di una loro pubblicazione da inviarsi via posta cartacea e una fotografia in formato JPG in alta e bassa risoluzione della prima di copertina della pubblicazione stessa da inviarsi via mail; - 5. Per gli Artisti di Arti Visive: due fotografie con titolo formato JPG in alta e bassa risoluzione di due opere dell’Artista a sua scelta da inviarsi via mail. Verrà data conferma via mail del ricevimento della documentazione inviata per l’Iscrizione. _______ Indirizzo di Posta Elettronica cui inviare le fotografie e il Modulo firmato: rita.mascialino@gmail.com NOTA BENE: Per invii di libri o di documenti di un certo volume, gentilmente utilizzare l'invio elettronico per we transfer, non l'indirizzo di Casella Postale non più valido in seguito alle misure anti Covid in continuo cambiamento in vigore dal I febbraio 2022 anche per l'accesso agli Uffici Pubblici, compresi quelli postali. In caso di richiesta di informazione e chiarimenti: rita.mascialino@gmail.com numero telefonico della Presidente 0432 54 70 66 - orario libero Grazie!______ I Vincitori verranno informati del conseguimento del Premio dalla Presidente via telefono e via email. Il Giudizio della Giuria è insindacabile e inappellabile. Sono vietati per ovvi motivi contatti tra la Giuria e i Partecipanti, compresi Vincitori e non Vincitori. Ai Vincitori spettano: 1. Certificazione cartacea (1A4) consistente in due documenti relativi rispettivamente al Diploma di assegnazione del Premio e alla Motivazione dell’assegnazione. 2. Stampa Artistica numerata per il ‘Premio Franz Kafka Italia ®’ riferita ad un’immagine di Franz Kafka. 3. Tre Pieghevoli cartacei (15 x 21) contenenti i nominativi degli Autori premiati e il Premio conseguito, l’immagine della gitale. 4. Locandina cartacea del


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Premio (1A4). 5. Rassegna Fotografica pubblicata sul sito www.franzkafkaitalia.it entro i termStampa assegnata, altro, anche in formato diini che verranno comunicati sul sito www.franzkafkaitalia.it, Voce 'Comunicazioni del Premio'. 6. Video della Rassegna Fotografica pubblicato su YouTube entro i termini che verranno comunicati attraverso pubblicazione sul sito www.franzkafkaitalia.it, Voce 'Comunicazioni del Premio'. _____ Servizio fotografico in presenza: Studio Valentina Venier Photographer, Via Grazzano 38, Udine. DICHIARAZIONI DA FIRMARE: 1. “Accetto tutte le regole a monte del ‘Premio Franz Kafka Italia ®’ alla Cultura alla Carriera alla Immaginazione XIII Edizione 2022 indetta dal Comitato del ‘Secondo Umanesimo Italiano ®’, come stanno esplicitate in questo Bando/Modulo di Iscrizione.” Firma_______ 2. “Do il mio consenso al Comitato del ‘Secondo Umanesimo Italiano ®’ per il trattamento dei dati relativamente al ‘Premio Franz Kafka Italia ®’ alla Cultura alla Carriera alla Immaginazione XIII Edizione 2022, come in questo Bando/Modulo di Iscrizione secondo quanto prevede il GDPR EU sulla Privacy”. Firma_______ Vedere il bando completo.

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Secondo, ora, è in una comunità di Albano per raggiunti limiti di età. Conosciamo don Giuseppe da moltissimi anni, da quanto insegnavamo Legislazione sociale e diritto del lavoro nel Centro di Formazione Professionale di Aprilia, dove egli prestava servizio nella Segreteria. A nome della cittadinanza tutta, ringraziamo don Giuseppe per l’opera prestata in questa nostra Parrocchia, una delle più importanti della città, che conta, ormai, circa settanta-

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DON GIUSEPPE BILLI LASCIA POMEZIA – Giovedì 23 giugno 2022, il vescovo di Albano Laziale ha annunciato che il parroco della Parrocchia di San Benedetto Abate di Pomezia lascia l’incarico per altra destinazione nella vicina città di Aprilia (Latina). Si tratta di normale avvicendamento, che doveva avvenire anni fa, giacché per le attuali normative, un parroco non può rimanere in servizio in una parrocchia per più di nove/dieci anni e don Giuseppe Billi, a Pomezia, ne ha trascorsi di più, essendo in carica dall’ottobre 2008, quando è giunto con il suo collaboratore don Secondo Orazi, inviati dall’allora Vescovo diocesano di Albano Mons. Marcello Semeraro. Don

mila abitanti; parrocchia particolare, perché centrale, se non per numero di fedeli, e perché coordinatrice delle altre (San Bonifacio, San Michele, Sant’Isidoro eccetera). Aprilia, dove don Giuseppe ritornerà, è a pochi chilometri da Pomezia ed egli promette che i contatti con la parrocchia di San Benedetto Abate saranno mantenuti e non mancherà, quando ci saranno le occasioni, di venirci a trovare. D. Defelice


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LIBRI RICEVUTI ISABELLA MICHELA AFFINITO – “Amici di ieri, amici di oggi…” (Tra poesia e prosa) – Prefazione di Marina Caracciolo; in copertina, a colori, lavoro grafico dell’Autrice. BastogiLibri, 2022, pag. 160, € 14,00. Isabella Michela AFFINITO è nata in Ciociaria nel 1967 e si sente donna del Sud. Ha frequentato e completato scuole artistiche anche a livello universitario, quale l’Accademia di Costume e di Moda a Roma negli anni 1987 - 1991, al termine della quale si è specializzata in Graphic Designer. Ha proseguito, poi, per suo conto, approfondendo la storia e la critica d’arte, letteraria e cinematografica, l’antiquariato, l’astrologia, la storia del teatro, la filosofia, l’egittologia, la storia in generale, la poesia e la saggistica. Nel 1997 ha iniziato a prendere parte ai concorsi artistico-letterari delle varie regioni italiane e in seguito ha partecipato anche a quelli fuori dei confini d’Italia, tra cui il Premio A.L.I.A.S. dell’Accademia Letteraria Italo-Australiana Scrittori di Melbourne. Ha reso edite quasi 60 raccolte di poesie e volumi di critiche letterarie, dove ha preso in esame opere di autori del nostro panorama contemporaneo culturale e sovente si è soffermata sul tema della donna, del suo ruolo nella società odierna e del passato, delle problematiche legate alla sua travagliata emancipazione. Con “Da Cassandra a Dora Maar” (2006) ripropone le infinite donne da lei ritratte nei versi per continuare un omaggio ad esse e a lei stessa. Inserita in moltissime antologie, tra cui l’ “Enciclopedia degli Autori Italiani” (2003), “Cristàlia” (2003), “8 Marzo” (2004), “Felicità di parole...” (2004), “Cluvium” (2004), “Il suono del silenzio” (2005), Vittorio Martin: Storia di un pittore del nostro tempo (2005) eccetera. Sempre sul tema della donna ha scritto un saggio sulla poetessa Emily Dickinson. Pluriaccademica, Senatrice dell’Accademia Internazionale dei Micenei di Reggio Calabria, collaboratrice di molte riviste, è presente in Internet con sue

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vetrine poetiche. Tra le sue recenti opere: “Insolite composizioni” - vol. VIII (2015), “Viaggio interiore” (2015), “Dalle radici alle foglie alla poesia” (2015), Una raccolta di stili (15° volume, 2015), “Percorsi di critica moderna - Autori contemporanei” (2016), Mi interrogarono le muse… (2018), “Luoghi Personali e Impersonali” (2018), “Autori contemporanei nella critica (Percorsi di critica moderna)” (2019), “Una raccolta di stili” (17° volume, 2019), “Una raccolta di stili (18° volume, 2020), “Lettera a…” (2020), Autori contemporanei nella critica di Isabella Michela Affinito (Percorsi di critica moderna, IV volume) 2020), Venezia è un vestito di sale (2020), Dalla Sicilia alla Francia nell’Ars poetica di Pietro Nigro (2021). ** TITO CAUCHI – Imperia Tognacci Memoria e Mito - Introduzione di Isabella Michela Affinito; in copertina, a colori, immagine della poetessa – Editrice Totem, 2022, pagg. 122, € 15,00. Tito CAUCHI, nato l’11 agosto 1944 a Gela, vive a Lavinio, frazione del Comune di Anzio (Roma). Ha svolto varie attività professionali ed è stato docente presso l’ITIS di Nettuno. Tante le sue pubblicazioni. Poesia: “Prime emozioni (1993), “Conchiglia di mare” (2001), “Amante di sabbia” (2003), “Isola di cielo” (2005), “Il Calendario del poeta” (2005), “Francesco mio figlio” (2008), “Arcobaleno” (2009), “Crepuscolo” (2011), “Veranima” (2012), Palcoscenico” (2015). Saggi critici: “Giudizi critici su Antonio Angelone” (2010), “Mario Landolfi saggio su Antonio Angelone” (2010), “Michele Frenna nella Sicilianità dei mosaici” (monografia a cura di Gabriella Frenna, 2014), “Profili critici” (2015), “Salvatore Porcu Vita, Opere, Polemiche” (2015), “Ettore Molosso tra sogno e realtà. Analisi e commento delle opere pubblicate” (2016), “Carmine Manzi Una vita per la cultura” (2016), “Leonardo Selvaggi, Panoramica sulle opere” (2016), “Alfio Arcifa Con Poeti del Tizzone” (2018), “Giovanna Maria Muzzu La violetta diventata colomba” (2018), “Domenico Defelice Operatore culturale mite e feroce” (2018), Graziano Giudetti, Il senso


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della poesia (2019), Profili Critici 2012. Premio Nazionale Poesia Edita Leandro Polverini, Anzio. 163 Recensioni (2020), Pasquale Montalto. Sogni e ideali di vita nella sua poesia (2020), Angelo Manitta e Il Convivio (2020), Lucia Tumino una vita riscattata (2020), Silvano Demarchi Fine letterato e poeta (2020), Carmelo Rosario Viola. Vita, Politica, Sociologia (1928 – 2012) (2021), PIAF. Pagine Intime Ansia Femminile (2021), Clio. Conversazioni Letterarie Italia Oggi (2021), Edio Felice Schiavoce/Lucia Schiavone. Il Poeta Pediatra (1927 – 2016) La Restauratrice Scultrice (2021), Dike Diritti Incerti Karma Esausto (2021), NIKE Nuovi Idiomi Koinè Estrosa (2021), SPES Scambi Poetici Eco Straniera (2022), Rudy De Cadaval Autore Antipoeta (1° gennaio 1933 – 13 agosto 2021) (2022). Ha inoltre curato la pubblicazione di alcune opere di altri autori; ha partecipato a presentazioni di libri e a letture di poesie, al chiuso e all’aperto. È incluso in alcune antologie poetiche, in antologie critiche, in volumi di “Storia della letteratura” (2008, 2009, 2010, 2012), nel “Dizionario biobibliografico degli autori siciliani” (2010 e 2013), in “World Poetry Yearbook 2014” (di Zhang Zhi & Lai Tingjie) ed in altri ancora; collabora con molte riviste e ha all’attivo alcune centinaia di recensioni. Ha ottenuto svariati giudizi positivi, in Italia e all’estero ed è stato insignito del titolo IWA (International Writers and Artists Association) nel 2010 e nel 2013. È presidente del Premio Nazionale di Poesia Edita Leandro Polverini. Ha avuto diverse traduzioni all’estero.

TRA LE RIVISTE NUOVA ANTOLOGIA – rivista di lettere, scienze ed arti, serie trimestrale fondata da Giovanni Spadolini – direttore responsabile Cosimo Ceccuti – Fondazione Spadolini Nuova Antologia, via Pian de’ Giullari 139 – 50125 Firenze, e-mail: fondazione@nuovaantologia.it – Fascicolo 2301, gennaio-

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marzo 2022. Ecco il SOMMARIO: Ai Lettori, pag. 5; Giovanni Spadolini, La comunicazione negli anni Duemila, a cura di Gabriele Paolini, pag. 7; L’Italia di Draghi e i nuovi scenari internazionali, pag. 14; Michele Bagella, Il rebus dell’inflazione e il puzzle della transizione tecnologica, pag. 15; Cosimo Risi, Il rilancio di un’unione della difesa, pag. 20; Giancarlo Tartaglia, Democrazie liberali e regimi autoritari, l’esempio della libertà di stampa, pag. 24; Mario Draghi, Mediterraneo frontiera di pace, pag. 29: Intervento del presidente Draghi alla Conferenza della CEI “Mediterraneo frontiera di pace”, p. 29; Intervento del presidente Draghi al Teatro del Maggio Musicale Fiorentino, p. 33. Giorgio Giovannetti, Addio a Sergio Lepri, pag. 38; Edgar Morin: la cultura e il destino comune, a cura di Maurizio Molinari, pag. 42; Antonio Piana, Invito al Colle, pag. 50: Le consultazioni, p. 52; Gli invitati, p. 53; I gruppi parlamentari, i partiti e l’appartenenza al Parlamento, p. 55; Il gruppo misto, p. 58; Le coalizioni, p. 58; Le consultazioni “parallele”, p. 60; I più consultati, p. 61; Le consultate, p. 62; Conclusioni, p. 63. Andrea Manzella, La “zona di comando”, pag. 65; Luca Bellardini, Il ≪divorzio≫ fra Banca d’Italia e Tesoro, quarant’anni dopo, pag. 71; Valdo Spini, Il 17 febbraio 1848 primo atto di libertà religiosa in Italia, pag. 79; Daniela Tonolini, Claudio Magris: ≪Avrei preferito tramachi≫, pag. 87; Ermanno Paccagnini, Interrogarsi, rivisitando la storia, pag. 98; Massimo Longo Adorno, Il carteggio di Georg L. Mosse e Edgardo Sogno con Renzo De Felice, pag. 114: Lettere di Georg L. Mosse a Renzo De Felice, p. 118; Corrispondenza di Edgardo Sogno con Renzo De Felice, p. 124. Stefano Folli, Diario politico, pag. 130; Emma Razzetti, “Futura”, a cura di Caterina Ceccuti, pag. 144; Paolo Bagnoli, Il ritorno di Gaetano Mosca, pag. 149; Guido Pescosolido, L’Italia e le grandi potenze nel secondo dopoguerra, pag. 153; Sandro Rogari, Firenze, una capitale effimera?, pag. 162; Giuseppe Pennisi, Vincenzo Bellini, il belcanto e il tricolore, pag. 172:1. Premessa,


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p. 172; 2. Il belcanto, p. 173; 3. Le prime tre opere e l’«incompiuta», p. 175; 4. Le opere della transizione, p. 179; 5. Le opere della maturità, p. 182; 6. Nel salone della principessa Belgioioso – I puritani, p. 186. Giuseppe Butta, Luigi Sturzo e la ‘quadratura (riuscita) del cerchio’, pag. 190: 1. Sociologia e storicismo, p. 190; 2. Etica e libertà, p. 195; 3. Stato e Chiesa, p. 200. Elio Providenti, Luigi Pirandello e Manfredi Porena colleghi e amici al Magistero, pag. 215: Lettere a Manfredi Porena, p. 227. Maestro, eroe e testimone”: il Mazzini di Riccardo Bacchelli, a cura di Gabriele Paolini, pag. 234; Maurizio Naldini, Mercati (di uomini, di cose, di animali), pag. 247; Tito Lucrezio Rizzo, La funzione dei cappellani militari nella I guerra mondiale, pag. 256; Silvia Alessandri, Internati militari italiani: una testimonianza, pag. 272: Nota introduttiva di Zeffiro Ciuffoletti, p. 272. Michel Ostenc, Ideologia, mito e storia nella storiografia della Rivoluzione francese, pag. 287; Domenico DEFELICE, Emerico Giachery viandante di cammini terrestri e della parola, pag. 292; Giorgio Cigliana, Il mio Crediop, pag. 297: I provvedimenti organizzativi, la trasparenza della gestione e la motivazione del personale, p. 299; I provvedimenti sulle obbligazioni e la semplificazione delle procedure per la loro gestione, p. 300; Il potenziamento del servizio affari finanziari e la costituzione del mercato secondario delle nostre obbligazioni, p. 301; La organizzazione e la gestione delle risorse umane, p. 301; La creazione di riserve liquide, p. 302; L’incremento delle attività di finanziamento e l’inizio dell’attività di merchant bank, p. 303. Adriano Bassi, Origine ed evoluzione del cafe-chantant, pag. 305; Jan Władysław Woś, Rav Samuel Hirsch Margulies nel centenario della morte, pag. 310; Filippo Grazzini, Blasucci, maestro di ascolto e di critica stilistica, pag. 316; Francesco Leoncini, Vaclav Havel (1936-2011), pag. 320; Carlo Di Lieto, Pirandello e la musica: una passione familiare, pag. 324; Claudio Giulio Anta, Il pacifismo di Bertrand Russell durante la Grande Guerra, pag. 331: 1. Il primo conflitto mondiale quale spartiacque del suo

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impegno pacifista, p. 331; 2. Politica del disarmo, principio di non-resistenza e impulsi umani, p. 337; 3. Il dibattito sulla rivoluzione russa al di la della Manica, p. 345. RASSEGNE, pag. 351: Gennaro Cesaro, Giovanni Pascoli e gli amici di Barga, p. 351; M. Donata Spadolini, EttoreBernabei, il primato della politica, p. 352. RECENSIONI, pag. 363: Guido Pescosolido, Rosario Romeo. Uno storico liberaldemocratico nell’Italia repubblicana, di Luigi Compagna, p. 363; Italico Santoro, Ricordi dal secolo breve. Memorie di un’altra Italia, di Giancarlo Tartaglia, p. 365; Martino Cafiero, Volere, potere. Contro Eleonora Duse, di Maurizio Naldini, p. 368; Fulvio Coltorti, Le grandi imprese nello sviluppo industriale italiano, di Gianpiero Fumi, p. 370; Guido Melis e Francesca Russo (a cura di), Nilde Iotti e la ≪nuova≫ Biblioteca della Camera dei deputati, di Valerio Di Porto, p. 373; Lorenzo Mucci, Neanche pazienza, di Caterina Ceccuti, p. 376; Vieri Lascialfari (a cura di), Una vita di fedeltà alla luce del Vangelo, di Andrea Mucci, p. 377; W. Somerset Maugham, Taccuino di uno scrittore, di Angelo Costa, p. 379; Albert Camus-Maria Casares, Saremo leggeri. Corrispondenza 1944-1959, di Alessandro Ricchi, p. 380; Giuseppe Marchetti Tricamo, Sciabica. Storia siciliana di vizi, virtu, trappole, passioni e disincanti, di Melo Freni, p. 381; Domenico DEFELICE, Non circola l’aria, di Manuela Mazzola, p. 384; Massimiliano Boni, Il figlio del rabbino. Lodovico Mortara, storia di un ebreo ai vertici del Regno d’Italia, di Valerio Di Porto, p. 386; Aristide Bresciani, Spinello di Luca detto Aretino, di Daniela Parenti, p. 389; Giovanni Spadolini e l’eredità di Vieusseux, a cura di Cosimo Ceccuti e Gloria Manghetti, di C. C., p. 390; Simone Marchesi e Roberto Abbiati, A proposito di Dante, di Erika Bresci, p. 392. L’avvisatore librario, di Aglaia Paoletti Langé, pag. 395. * L’ERACLIANO – mensile dell’Accademia Collegio de’ Nobili – fondata nel 1623 -, diretto da Marcello Falletti di Villafalletto –


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Casella Postale 39 , 50018 Scandicci (Firenze) – e-mail: accademia_de_nobili@libero.it – Riceviamo il numero 291/293, aprile-giugno 2022, dal quale segnaliamo il saggio d’apertura: “Il tema dell’Annunciazione nella Divina Commedia e le opere pittoriche dedicate all’Annunciazione (e altre raffigurazioni pittoriche) ab Incanatione Dei”, di Marcello Falletti di Villafalletto; “La rocca di Solferino”, di Alberto Vesentini; “Apophoreta”, rubrica recensiva a cura di Marcello Falletti di Villafalletto, nella quale troviamo pure la firma della nostra vicedirettrice Manuela Mazzola. * MAIL ART SERVICE – Bollettino dell’Archivio “L. Pirandello” di Sacile, diretto da Andrea Bonanno – via Friuli 10 – 33077 Sacile (PN), e-mail: postmaster@andreabonanno.it – Riceviamo il n. 118, giugno 2022 dal quale segnaliamo <<Le scialbe teutologiche commisurazioni a senso unico della 59 a edizione della Biennale di Venezia del 2022, presentata da Cecilia Alemani con il titolo “Il latte dei sogni”>> e “Nel fumo dei camini”, poesia di Vincenzo Gasparro.

Da DODICI MESI CON LA RAGAZZA di Domenico DEFELICE Traduzione in inglese di Aida Pedrina

AMO LA LUNA Amo la luna che inargenta e indora i tuoi fini capelli; amo il sole che ti bacia al mattin tra rose e fiori; amo il mare di cui tu porti l’immensità negli occhi e lo splendore nelle pie pupille. Amo questo mio sogno

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ch’ad ogni istante a consolar la mia tristezza ti porta sopra il verso gentile.

I LOVE THE MOON I love the moon that gilds with silver and gold your lovely hair; I love the sun that kisses you in the morning among roses and flowers; I love the sea of which you carry the immensity and the splendor in your eyes. I love this dream of mine which at every instant brings you on the gentle verse to ease my sadness.

AI COLLABORATORI Inviare i testi (prodotti con i più comuni programmi di scrittura e NON sottoposti ad impaginazione o altro) preferibilmente attraverso E-Mail: defelice.d@tiscali.it. Mantenersi, al massimo, entro le tre cartelle (per cartella si intende un foglio battuto a macchina da 30 righe per 60 battute per riga, per un totale di 1.800 battute); per quelli più lunghi, prendere accordi con la direzione. Si ricorda che Pomezia-Notizie si mantiene solo attraverso i contributi dei lettori. Per ogni ed eventuale versamento, assolutamente volontario: Domenico Defelice - via Fratelli Bandiera 6 - 00071 Pomezia (RM). Codice IBAN: IT37 N076 0103 2000 0004 3585 009 - Il mensile è disponibile gratuitamente sul sito www.issuu.com al link: http://issuu.com/domenicoww/docs/ - Per chi vuole ricevere on line la versione pdf, versamento annuale di € 30. Pubblicazione privata Vicedirettrice: Manuela Mazzola


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Domenico Defelice: Composizione floreale,

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ovale, olio su faisite, 1974, proprietà dentista Dott. Cittadini, Roma ↓


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