POMEZIA-NOTIZIE
Aprile 2022
reagire che con un altro dolore. Comunque, l’importante è che ci lascino vivere la nostra vita, per ricorrere ad aggettivi già usati, a volte ardua e faticosa, e ci lascino davvero in una Pace, che abbiamo conquistato al grido e al silenzio di troppi morti ed eroi. Francesco D’Episcopo
L’ODORE VICINO DELLA GUERRA di Claudia Trimarchi Frascati, Roma, lunedì 7 marzo 2022 Carissimo Domenico, ricambio il tuo abbraccio con affetto grande e immutato nel tempo. Rivolgo a te e a Clelia un pensiero quasi ogni giorno; vi raggiungo con la mente molto più spesso di quanto farei se le mie dita battessero più spesso su questa tastiera. Chissà perché oggi le parole scorrono a fiotti e finalmente ti raggiungono. Servono le parole. Se vuote a nulla possono ma se cariche di sentimento allora si fanno tramite e dono. Direi che le parole, per chi come noi ama la poesia, stanno al sentimento come la presentazione di un piatto sta al sapore del cibo per uno chef. Chissà perché adesso... sono così felice di poterti fare questo piccolo dono, dopo tanto tempo. Servono le parole, scaldano il cuore, specialmente in un momento così buio e incerto. La sensazione di caducità forse. Lo spavento. Oggi, ancor più di sempre, mi sembra di affogare in questo tempo che corre e scorre così veloce da non dar modo agli occhi di guardare. Eppure in questi giorni tristi e folli poche immagini, viste di sfuggita, non mi si levano dalla testa. E mi viene da piangere, e ho pianto. L'avevo letta sui libri di storia, la guerra, nelle parole dei poeti, nel pensiero radicale di Gino Strada, nei video di Emergency. Ma non ne avevo mai sentito l'odore così da vicino. Questa guerra mi sembra più vicina di quanto non lo sia stata la guerra in Siria ad esempio, che dura ormai da quasi undici anni e non è stata certo meno crudele.
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Che poi, quale guerra non lo è. Forse è una questione culturale: il popolo ucraino è più "occidentale" di quanto non lo sia il popolo siriano. Guarda: nelle mie stesse parole quanta spontanea iniquità. "Tutti gli uomini sono uguali"..."abbattiamo le frontiere"... e invece ci portiamo dentro, pressoché tutti, un sentimento atavico di disuguaglianza. E non è forse questo il germe della guerra? Che creatura contraddittoria l'uomo, capace delle più belle e strabilianti arti, capace di toccare le vette più alte del pensiero umano e capace di fare la guerra. Ti abbraccio amico caro, oggi con più forza di sempre. Claudia Questa assurda e crudelissima guerra in Ucraina, Claudia Carissima, mi riporta agli strazi e agli incubi – mai del tutto assorbiti – di quando bambino, nelle vaste campagne boschive di aranci e di ulivi di Baldes, venivo trascinato dai genitori in cerca di un ambiente che ci riparasse dalle bombe. Ho sempre, indelebile, il fotogramma mentale di una notte in cui, abbandonata la colonica, insicura, sulla collina, ci siamo precipitati giù per la scarpata verso un pagliaio nel folto degli aranci, ove abbiamo trascorso ore e ore in mezzo al fieno, abbracciati per farci calore e coraggio, fino allo spuntare del sole. Ho ancora negli orecchi gli stridi delle civette; lo squittio di topi e ghiri; il tonfo sordo, di qualche frutto, ampliato al parossismo del buio illune. Pochi giorni dopo, le bombe praticamente ci sotterravano, anche se, per un vero miracolo, ne siamo usciti tutti con solo qualche graffio, procurato dai rami delle piante sfracellate, non già dalle schegge. L’odore della guerra, Carissima, io l’ho sentito reale, le narici intasate dalla polvere che si alzava allo scoppio delle bombe, da oscurare letteralmente il sole, da dover camminare a tentoni. Quell’odore è ancora in tutto me stesso presente, incancellabile. E, poi, la guerra fredda; il minacciarsi continuo tra USA e URSS; il pensare che, da un momento all’altro, potesse rovesciarsi addosso a noi l’apocalisse (la poesia, che qui di seguito