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boato della fucina del Mongibello ci riconducono d’improvviso al più crepuscolare “borbottare” di una caffettiera e viceversa.

A fronte dell’attuale esaltazione del progresso tecnologico, a tratti vanagloriosamente autoreferenziale (si legga quando Tognacci dà voce al Cellulare), l’autrice punta alla riscoperta della tensione all’allegoria che ha alimentato tanta della nostra letteratura medievale, specialmente quando entità astratte personificate interagiscono con il Poeta (tra loro, per esempio, la Ragione).

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Accanto a Psiche, nell’iter tracciato da Tognacci affiorano altre donne del mito. Campeggia la figura di Proserpina, creatura – in seguito al patto tra Cerere e Plutone – al limitare tra il regno dei morti di cui è regina e il mondo dei vivi (“ritorni al germogliar delle gemme”). La dea è identificata dalla poetessa, in un movimento non estraneo alla tradizione antica, in un’“immemore luna”; a tal proposito, non si dimentichi che Eliot scriveva che “The moon has lost her memory”. La sua presenza nel Capitolo quinto sembra quasi anticipare la catabasi finale, rappresentata nel poema con l’evocazione di Caronte, anticipata da quella delle mitiche filatrici, le Parche.

Analogamente, nel Capitolo quarto, emerge nella sua valenza archetipica Eva: “È lei, Eva, / che, dal buio dei tempi, è in te”. Anche quest’immagine è destinata a riaffiorare nella conclusione, in cui Eva (come Proserpina/Persefone, commossa dal canto di Orfeo) sarà chiamata nuovamente in causa. Nel finale, infatti, il Poeta sembra ricongiungersi alla mitica progenitrice della Genesi: “Abbandonata la zavorra / adombrante gli esiliati giorni, / vi prenderete per mano, / come una volta”. Ci sembra non irrilevante ricordare che Pascoli nel Fanciullino presentava il poeta come la creatura più vicina a quel Puer definibile quale “l’Adamo che mette il nome a tutto ciò che vede e sente”. È dunque quello della Tognacci l’auspicio di una nuova umanità. Il rivivere dell’innocenza primigenia, il ricondursi del genere umano a ciò che di archetipico vibra in esso, ipostatizzato nei progenitori, protagonisti della prima caduta. Il ritorno a una sorta di Eden perduto dello spirito è, non a caso, Leitmotiv dell’intero poema. Opera che conosce – a nostro avviso – una delle sue più intense declinazioni del Male proprio nello sguardo che, nel Capitolo sesto, segue il Serpente primigenio strisciare e, attorcendosi, attorcere nelle proprie spire ciò che incontra: “Ti attorcigli, serpente, / ai rami delle tenebre, / strisci lungo le ombre dei giorni, / covi l’insidia, forzi / gli umani confini, acquattandoti / nelle nostre debolezze”. Eppure, se a volte, l’anima del poeta si avverte sepolta nelle paludi della vanità, per cui Tognacci – rivolgendosi al suo interlocutore e protagonista e a sé stessa Poeta – gli comunica che “Psiche non segue il tuo passo”, è anche vero che la genuina e confidente offerta di versi, offerta di sé sulla soglia dell’abisso, resta nell’uomo quanto di più sacro. Così, quando Calliope “porge le poesie / all’infuriato traghettatore”, il bilioso Caronte cui stant lumina flamma sembra rischiararsi in viso, “Come il cielo dopo il fortunale”.

Gianni Antonio Palumbo

D. Defelice: Il microfono (1960)

NOTIZIE

MORTO BRANDISIO ANDOLFI – Il 22 settembre 2022, a Caserta, all’età di 91 anni, è morto Brandisio Andolfi, poeta, scrittore, critico. Era nato a Casale di Cerinola nel 1931. Ecco come lo ricorda l’amico Antonio Crecchia: Brandisio Andolfi nasce a Casale di Carinola nel 1931; fin da bambino vive a Sessa Aurunca, dove studia al rinomato Liceo-Ginnasio “Agostino Nifo”. Si laurea in Lettere Moderne presso l'Università “Federico II” e insegna nelle Scuole Secondarie di Stato. Si trasferisce a Caserta e qui continua la sua attività di docente, poeta, scrittore e saggista. Ha pubblicato venti libri di poesie: Riflusso, 1985; Nel mio tempo, 1986; Oltre la vita, 1988; Ai limiti del silenzio, 1990; Sulla fuga

del tempo, 1991; La voce dei giorni, 1992; Aprire la finestra, 1993 Come zampilla l'acqua, 1995 Il diario della sera, 1996; Alberi curvi d'acqua, 1997; Il mondo è la parola, 1999; Dentro la tua presenza, 1999; Dettati dell'anima (poesie 2000-2004), 2005; Ricordi e Riflessioni, 2007; Alla donna, 2008; La voce dei giorni, 2012; Nel tempo del giorno e della notte, 2013; Poesie per caso, 2013; I ntime Annotazioni n. 1, 2015; Annotazioni liriche 2017. Dopo tale data ha dato spazio alla sua vena narrativa/riflessiva, con la pubblicazione di: “Piccolo Zibaldone del vecchio” e “Così la penso” (Parte prima, Genesi Editrice, S.A.S., Torino, ottobre 2019) con prefazioni di A. Crecchia, cui si aggiunge questa “Seconda parte”, a cura di A. Crecchia. Saggi critici: Un opuscolo critico-analitico su Vincenzo Rossi, 1998; Un altro su Gaetano Andrisani Poeta, 2000; Su Rudy De Cadaval, 2005; Una vita storicizzata su Muzio Attendolo Sforza - Un condottiero alla corte Giovanna II di Napoli, 2001, Bastogi Foggia; e “Tre umanisti campani: Giannantonio Campano, Elisio Calenzio, Luigi Tansillo”, Bastogi Libri Roma, 2015. Ha pubblicato un libro di memorie personali e storiche dal titolo I luoghi della memoria Usi, costumi, tradizioni e ricordi di guerra o Sesso Aurunca 1930-1970, 2005 - Corrado Zano, Sessa Aurunca. Ha pubblicato centinaia di recensioni e analisi critiche scritte su poeti e scrittori contemporanei, raccolte in Letture critiche, Volume 1, Bastogi Foggia 2010. Hanno parlato di lui e della sua attività letteraria molti critici: Vincenzo Rossi, Orazio Tanelli, Giorgio Bàrberi Squarotti, Silvano Demarchi, Giuseppe Giacalone, Paolo Valesio, Ferdinando Alfonsi, Rudy De Cadaval, Veniero Scarselli, Nicola Napoletano, Giuseppe Napoletano, Francesco De Napoli, Dante Cerilli e tanti altri ancora.

Antonio Crecchia ha scritto un'ampia interessante monografia critico-biobibliografica sulla sua produzione letteraria e la poetica dal titolo La dimensione estetica di Brandisio Andolfi, Termoli 1994; Leonardo Selvaggi, Una voce poetica dei nostri giorni, Termoli 1999; e Brandisio Andolfi cantore dei nostri tempi, Salerno Edizioni Cronache Italiane 2003.

Uno scritto Analisi critico-stilistico-formale di alcune poesie scelte elaborato dagli alunni del Liceo Scientifico Statale “Aeclanum” e Liceo Classico annesso: curatrice e coordinatrice Professoressa Luisa Martiniello, Mirabella Eclano (AV), 17 maggio 2007; Gabriella Frenna, L'anima lirica e storica di Brandisio Andolfi, Palermo 2007, AA.VV. Brandisio Andolfi. nel giudizio della critica, a cura di Antonio Crecchia, Bastogi Libri Roma 2014.

Ha collaborato a riviste nazionali e internazionali quali: La nuova tribuna letteraria, Punto di Vista, Paideia, Il Ponte Italo-Americano, Latmag, La Gazzetta di Bolzano, Sentieri Molisani, La Fonte di Caserta, Sì1arus, Le Muse-Pignataro Maggiore di Caserta, Vernice di Torino ed altre.

È inserito in molte Antologie e studi critico-letterari; tra le altre nella collana Letture Critiche di Vincenzo Rossi e in quella de L'altro Novecento di Vittoriano Esposito, Bastogi Foggia.

È presente nella pubblicazione Internatio-

nal Who's who in Poetry and Poets' Enciclopedia a cura di International Biographical Center di Cambridge (Regno Unito); riviste e vari periodici di Cultura Letteraria. Ha avuto diversi riconoscimenti culturali e più di un centinaio di Premi Letterari.

Benemerito della Cultura: Libero de Libero, Arpino (Fr); Gran Premio HistoniumCittà di Vasto (CH); Progetto Athanor, L'Aquila-Roma, Premio Giosuè Carducci-Arte e Cultura-Roma; Premio Aeclanum 2007 e Mirabella Eclano 2012; Vininversi-Castelvenere, Benevento, 2012, Primo Premio Millesimo (SV) 2014.

Si è compiaciuto della sua poesia religiosa sua Santità Giovanni Paolo II. Ha avuto rapporti epistolari e letterari con poeti francesi, spagnoli, portoghesi, brasiliani e, in particolare, col poeta inglese Peter Russell, del quale ha relazionato molte opere con scritti critici.

Antonio Crecchia

A Brandisio Andolfi (Nel giorno delle esequie)

Amico Grande, e grande Amico, per te detto questa elegia che ricordi per sempre il legame fraterno che ci univa nel comune sentiero della vita.

Nell’anima ti fiorivano versi che a getti rapidi e ininterrotti felice riversavi sulla carta, e poi inviavi a me, da te stimato “il De Sanctis del Molise”, per quel modesto costume di esaminare le opere altrui e trarne insegnamenti e lumi.

Infaticabile artiere nel modellare componimenti in versi e in prosa, desti alle patrie lettere il meglio di te stesso, l’affabile dono della tua intelligenza viva, attiva, sempre in accordo con gli ideali da te professati e i sentimenti a cui davi fiato, da saggio antico e ben educato nella polifonica palestra delle Muse.

Nella lunga curva del tempo hai lasciato segni indelebili, sparso affetti, esaltato storie e umori schietti della tua terra natia, hai camminato sicuro sulla retta via della ragione, e con animo religioso hai contemplato quanto di bello, meraviglioso e armonioso prende luce dal sole, segno perpetuo della divina creazione, stella che sorride agli amanti della vita. Cadesti nel sonno perpetuo al primo vento d’autunno, e lesto e lieto l’anima affidasti all’eterno Spiro, che sempre onorasti da figlio credente nel Crocifisso. Ora, nella quieta dimora della pace, ti si svela il Volto di Cristo, e, per suo amore, cantare ancora, da poeta, la gloria della Risurrezione.

Antonio Crecchia

Termoli, 22 settembre 2022. ***

PREMIO NOBEL 2022 PER LA LETTE-

RATURA A ANNIE ERNAUX – L’Accademia di Svezia ha assegnato il Premio Nobel per la Letteratura di quest’anno alla scrittrice francese Annie Duchesne ERNAUX, nata a Lillebonne il primo settembre 1940; Ernaux è il cognome del marito, Philippe Ernaux, sposato nel 1964 e dal quale ha avuto due figli. Secondo la motivazione, in Premio le è stato assegnato “per il coraggio e l’acutezza

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