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Ricordo di Brandisio Andolfi, di Salvatore D’Ambrosio, pag

Ricordo di un poeta/uomo mite BRANDISIO ANDOLFI

di Salvatore D’Ambrosio

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POCO dopo l’alba di una mattina di settembre ultimo scorso, in silenzio lontano dai clamori, come gli era più piaciuto vivere, lo scrittore e poeta ultranovantenne Brandisio Andolfi, ha lasciato il suo percorso terreno.

Mio grande amico, collega, compagno di scrittura poetica è stato fino in fondo il custode della memoria e soprattutto del sentimento della memoria, come scrissi nella presentazione di un suo libro nel 2015. “C’è una sinapsi tra memoria e cuore che rende l’Andolfi ubiquo: egli è nella città dove ha creato la sua famiglia, ma è anche in quella sua Sessa Aurunca dove la famiglia lo crebbe, lo educò, gli diede quel grande patrimonio di vissuto che è rinchiuso in quella botte di ferro che è la memoria e Questo sentimento è ciò che dà l’essenza a tutta la poetica del caro Brandisio.

Contro la memoria siamo soli, senza scudi di difesa. E il poeta Andolfi questo ha cercato di farci capire attraverso i suoi scritti. Ha cantato mirabilmente e con dolcezza la delicatezza di un fiore, del canto di un passero o dello splendore magico della Luna.

Le sue intimità non le ha trattenute per sé; le meraviglie che ostinatamente la memoria non cancella ha voluto rivelarle a tutti quelli che si sono disposti ad ascoltarlo.

Per questo nella sua lunga vita ha pubblicato oltre venti libri di poesia. Inoltre, saggi su Vincenzo Rossi, Gaetano Andrisani, Rudy de Cavadal. Tanto per citarne alcuni.

Scrisse: La vita storicizzata di Muzio Attendolo Sforza, di cui orgogliosamente mi faceva partecipe di essere diventata oggetto di una tesa di laurea.

Produsse molti saggi e recensioni critiche di poeti e scrittori contemporanei.

Apprezzarono la sua attività letteraria e ne parlarono: Vincenzo Rossi, Orazio Tanelli, Giorgio Barberi Squarotti, Silvano Demarchi, Venerio Scarselli, Rudy De Cavadal, Giuseppe Giacalone, Antonio Crecchia, che gli fu anche grande amico e che gli dedicò un’ampia monografia.

Grande attenzione anche da parte di: Leonardo Selvaggi, Gabriella Frenna, Luisa Martiniello.

Premi e riconoscimenti raccolse negli anni in tutta Italia. Benemerito della cultura: Libero de Libero Arpino(Fr); Gran Premio Histonium- Città di Vasto(Ch); Progetto Athanor.

Per non parlare della presenza della sua firma su prestigiose riviste: Paiadeia, Silarus, Vernice, Latmag, Pomezia-Notizie.

Questo e molto altro è stato Brandisio Andolfi. Narratore, poeta, cantore in modo semplice di un mondo che lo forgiò, lo plasmò e benevolmente lo plagiò; e di cui si compiaceva intimamente di essersi fatto corrompere.

L’amore e l’appartenenza alla sua TerraCasa e quindi alla natura, come la concepiva e la sentiva lui, gli bruciava dentro di un fuoco sacro e inviolabile.

La prima giovinezza gli rimarrà dentro come un’età felice e spensierata, e come

scafa di una formazione culturale e umana che lo porterà nel corso della sua lunga vita a un impegno morale di difesa e di esaltazione dei valori della natura di cui l’uomo, benché ne sia cosmologicamente parte infinitesima, ne è senza dubbio il maggiore destinatario.

E aggiungeva chesi doveva ringraziare Colui che aveva fatto tutte le cose per l’umano godimento. Su questo punto sapeva anche essere molto duro verso la stoltezza umana che non riusciva a comprendere il grande dono ricevuto; per questo depauperando ogni cosa senza ritegno.

Questo “Grande Minore”, come egli stesso amava definire tutti quei poeti che non hanno echi di stampa e posti in prima fila, ha modulato pensieri e concetti che proprio per la loro natura riflessiva esprimevano e esprimono concetti di natura filosofica.

“Seduto sulla pietra levigata del tempo sta il vecchio piegato sotto gli anni che più non ricorda dove e come li ha trascorsi durante la sua vita. E quando poggia la mano ruvida e secca sotto il mento tremante, sta reggendo i ricordi più belli della sua lunga esistenza”.

Da una delle sue ultime pubblicazioni: “Così la penso- florilegio d’argomenti esistenziali con riflessioni”, mi piace estrapolare queste poche righe che sono la sintesi di quel sentimento della memoria che lo ha ispirato per tutta la sua poetica.

Ciao amico e poeta Brandisio.

Salvatore D’Ambrosio

CORRADO

I

Corrado ha fatto il marinaio come tanti di gente contadina. In sogno, sulle petroliere, per trent’anni ha innestato susini ha potato ha raccolto fioroni. Ora mi aiuta in giardino e mentre travasiamo begonie mi parla di donne orientali di mine vaganti sull’acqua di risse fra marinai di bonacce perlacee infinite. Forse vuole incantarmi intreccia invenzioni. Ma la voce gli si accende, negli occhi ha lontane dimensioni.

II

Corrado, custode e signore del nostro giardino, mi porta i primi fichi come un rito: “È annata buona” e nasconde un sorriso alla mia festa agli occhi che mi brillano sulla delizia mielata. I fichi lussureggiano su foglie odorose, verdi mani in offerta mani lunghe scabrose. “Si colgono al fresco, all’alba o quando cala il sole”. E mi lascia alla mia infanzia, ai nonni contadini: estati turgide albe e tramonti azzurrini, sfarzosi pensieri roridi di campagna.

Ada De Judicibus Lisena

Da: Omaggio a Molfetta, Edizioni La Nuova Mezzina, 2017

Domenico Defelice:

Angolo di giardino →

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