50ISSN 2611-0954
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Anno 27 (Nuova Serie) – n. 11
€ 5,00
- Novembre 2019 -
CRITICA “EPISTOLARE” di Emerico Giachery
O
RMAI non si scrivono quasi più lettere, avendo a disposizione la possibilità di inviare messaggi on line che giungono in tempo reale, senza doversi affidare ai recapiti lenti e dubbi delle Poste odierne. In anni giovani, e anche meno giovani, ho scritto centinaia di lettere. Scrivevo quasi dovunque: nei caffè, sui treni, nelle stazioni, nelle biblioteche. Tutti messaggi affidati al vento della vita, dispersi, scomparsi. C’è però un’eccezione: le lettere scritte ad Albino Pierro, col quale intrattenni un’amicizia durata un quarto di secolo. Per festeggiare i suoi settantacinque anni, Pierro volle che raccogliessi le molte mie lettere a lui, quasi sempre concernenti giudizi su sue opere, in un volume pubblicato dalle edizioni Osanna di Venosa e intitolato L’ interprete al poeta, che ebbe una diffusione superiore al previsto. Il mio dovere di critico e interprete “ufficiale” l’ho nel 2003, pubblicando per le edizioni Genesi dell’ amico Gros Pietro il volume Albino Pierro grande lirico. Ma resto affezionato a quella “critica epistolare” così connessa alla vita vissuta, così poco accademica. Vorrei proporne qualche pagina ai cari lettori di “Pomezia-Notizie”. Scelgo stavolta, ritenendo che potrebbe essere pubblicata nel mese dedicato al ricordo degli scomparsi, alcune parti di una lettera scritta a Pierro, che mi aveva inviato il suo libro Sti mascre, il 2 novembre del 1982, dalla mia casa vuota per la recente scomparsa di entrambi i miei genitori, a poche settimane di distanza l’uno dall’altra. Se i lettori vorranno, un’altra