Do Hit numero 7

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Prezzo di copertina: â‚Ź2.00 - DO HIT - anno 2 n.7 - Periodico Bimestrale - Giugno-Luglio 2013

Rivista ufficiale della Federazione Italiana Hit Ball



Editoriale Giugno - Luglio 2013 Anno 02 Numero 7 Giugno - Luglio 2013 Direttore Responsabile Patrizia Cascino pat.hitball@gmail.com Reg. Tribunale di Torino n° 72 del 02/12/2011 ROC - registro opeatori della comunicazione : 22055 Periodicità Bimestrale Editor Monica Arianna Zanetti Grafica e Impaginazione Serena Romio nena.hitball@gmail.com Hanno collaborato a questo numero: Paola Sacchettino, Gianluca Zanetti, Daniele Pennavaria, Monica Arianna Zanetti Contributo fotografico Dario Dusio, Enrico Rolando,

Stampa Byblos s.r.l. Copyright ©, tutti i diritti riservati. E’ vietata la riproduzione totale o parziale di testi, foto, disegni pubblicati su Do Hit, con qualsiasi mezzo, salvo espressa autorizzazione dell’ Editore. L’editore non risponde dell’opinione espressa dagli autori.

Nello scorso numero sono state pubblicate delle imprecisioni, per le quali mi scuso e che ho il dovere di correggere. Nell’intervista a Marco Fontana si diceva che prima della fondazione dell’Associazione Arbitri, i direttori di gara non percepissero compenso. Mi è stato fatto notare che questa affermazione non è vera: semplicemente, da quattro anni a questa parte, la calendarizzazione dei compensi è stata regolata con l’istituzione di due rate annuali. Seconda precisazione: nell’articolo sull’hit ball al femminile si citava l’esempio del doppio misto nel tennis, affermando che al servizio maschile non risponde mai la donna. Questa informazione è errata, poiché i turni di battuta seguono l’iter imposto dalle regole del gioco e prescindono dal sesso dell’avversario: di conseguenza le donne possono rispondere a un servizio maschile. Tornando a noi e alle novità che più ci stanno a cuore, un’importante apertura, anche se sempre verbale, da parte delle istituzioni, ha rincuorato il nostro movimento sulla questione Palahit. L’articolo apparso su La Stampa del 15 maggio u.s., a firma Alberto Dolfin, che ringraziamo anche da queste pagine per aver accettato l’incarico di addetto stampa della FIHB, riportava una notizia molto importante per la salvezza della nostra “casa”. Sembra

Patrizia Cascino

Per collaborare con noi scrivi a: redazione.dohit@gmail.com

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Lettera del Presidente L’intervista: Daniel Guzzafame di Patrizia Cascino

Finale Scudetto Mens sana in corpore sano

a cura della dottoressa Paola Sacchettino

Come eravamo: storia dell’hit ball

di Luigi Gigante

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Australia di Patrizia Cascino Sport in piazza

che Comune e Circoscrizione abbiano deciso di rivedere il famoso piano regolatore per preservare il Palahit e con lui l’hit ball. Pare che abbiano persino rilanciato, definendoci un fiore all’occhiello per la nostra città, anche in vista di Torino 2015, e abbiano recepito l’eccellenza torinese insita nel nostro movimento. Non ci resta che continuare a sperare confidando in questi nuovi risvolti e aspettando con ansia un documento scritto che attesti la rinnovata fiducia accordata all’hit ball da parte delle istituzioni cittadine.

7a puntata

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Torneo interregionale Tornei giovanili Coppa Hitalia

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Sperimentazione Coppa

Torneo Femminile pag. 28 pag. 29 Play out promozione: chi sale e chi scende0 pag. 30 Tutte le Associazioni affiliate FIHB pag. 31 Organigramma

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’invenzione di uno sport mi conoscendo il potere del numero dei sembra indiscutibilmente contatti mediatici. una buona notizia. Se poi Diritti acquisiti sempiterni e una casta, l’invenzione è anche made in Italy … anche nel mondo dello sport, che decide Che ci sia bisogno di buone notizie e comanda. Poteri forti incontrastati e è una cosa che tutti affermano quarto potere assoggettato a questi. e condividono (anche gli addetti In seguito alle mie rimostranze mi al settore). Nel nostro Paese e di sono sentito spesso rispondere da chi questi tempi poi … di dovere “Si sa come funzionano le Il valore aggiunto delle origini cose …”. scolastiche (scuola pubblica e non Leggendo la sesta puntata de lla storia privata e quindi non sul modello del dell’hit ball (dedicata ai mass media) ci tipico college americano) mi sembra si rende conto di quanto ci sia da fare anche obiettivamente degno di per cambiare lo status quo. nota. Basta con le sole brutte notizie e basta Aggiungiamo infine un aspetto non con le solite cose! Fiumi di inchiostro trascurabile: questa notizia e questo sprecati per parlare di polemiche sterili e sport possono varcare i confini controproducenti, di scandali propinati nazionali percorrendo la strada per mesi e mesi e di gossip invece di inversa rispetto agli altri sport a informazione. squadre provenienti dal mondo Uno sport che monopolizza l’attenzione anglosassone, quindi importati e agli altri solo piccoli spazi quando ne nel nostro Paese, e il gioco è fatto! restano e se ne restano. Basta sostenere la sua crescita con Poche righe e trafiletti per i nostri una buona dose di spirito di servizio. campionati dal 1992 a oggi per la nostra Uno scatto di patriottismo ed è storia e il nostro percorso, come per fatta! Essendo per natura ottimista, altri movimenti sportivi che sarebbero ho immaginato per anni fiumi di in grado di incidere nella nostra società inchiostro e migliaia di ore di riprese e nella cultura sportiva del nostro Tv delle nostre partite e interviste ai Paese, se solo si dessero loro lo spazio nostri giocatori. mediatico e televisivo che meritano. Con queste convinzioni mi sono La domanda che mi pongo è: sempre rivolto ai giornalisti, alle “Continuiamo a farci del male o si cambia redazioni di programmi sportivi davvero?” televisivi, alla Rai e alle Tv private, Tra i tanti che devono dare una risposta alle riviste specializzate e a tutti a questa domanda , ci sono coloro che, coloro che in qualche modo scrivono tutti i giorni, nelle redazioni decidono e/o si occupano di sport. palinsesti, approvano articoli, servizi, Potete immaginare la delusione foto e immagini, consapevoli che con provata scoprendo l’esistenza di un il loro lavoro possono determinare muro di gomma eretto sistemati- il successo o rallentare i fenomeni camente a difesa degli interessi di di tendenza, fermare al palo oppure parte con ordini impartiti sempre sostenere delle cause, indipendentedagli stessi numeri telefonici, ben mente dal reale merito e dal loro

effettivo valore sociale. I mass media possono sostenere una nuova cultura sportiva e non solo, ma per farlo non devono più essere forti con i deboli e deboli con i forti, ma svolgere semplicemente il loro dovere nel pieno rispetto dello spirito di servizio. Continuiamo a farci del male (vedi calcio e palla palo) mettendo sempre al bando le buone notizie?

Grazie! Cordiali sportivissimi saluti

Luigi Gigante

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Intervista di Patrizia Cascino

Per il numero che celebra i campioni d’Italia 2012/2013 abbiamo incontrato colui che singolarmente ha vinto nove scudetti con tre maglie diverse e che da molti è considerato il miglior giocatore in circolazione: Daniel Guzzafame. Escludendo gli esordi, ha sempre militato in A1 e in quattordici anni di carriera ha disputato dieci finali scudetto. Quest’anno chiude al quarto posto in classifica marcatori, ma con lo scudetto da cucire nuovamente sulla maglia.

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a tua carriera, come ogni bella storia, si può assaporare meglio partendo dall’inizio: come ti sei avvicinato all’hit ball?

Devo tutto a Matteo Clara, il mio migliore amico, che all’epoca giocava nei Sotomayor, la squadra che nel 19tt99 ha centrato la promozione, a pieni punti, dalla B1 all’A2. La loro performance mi ha esaltato e da quel momento ho iniziato, sempre tramite Matteo, a conoscere questo sport. Ricordo che mi ha spiegato le regole in camera sua, alla luce di una lampadina. Il primo anno ho giocato con Annalisa Pomatto nei Fallen Angels, diventati l’anno seguente gli All Blacks. In quella stessa squadra ha esordito anche Lorenzo Balbi, con il quale andavo al liceo. Ci allenavamo in una palestra, di cinque metri per dieci in via Ventimiglia, in cui si giocava un hit ball “violento”, molto più frenetico a causa

delle misure ristrette, come avveniva anche nella palestra “Chiovini”. Una sera venne Marco Dolfin ad allenarci: per noi era un’entità sovrannaturale. In un’altra occasione Annalisa mi fece allenare con il Piccolo Club, dove ho conosciuto Assad Naber, Mirko Violetto e Simone Guiducci. Nel 2000 abbiamo giocato in B1, ma la mia permanenza è stata breve, perché già dalla stagione successiva Stefania Cauda mi propose di giocare nel suo gruppo e io accettai di buon grado. Pensavo che in questo modo avrei potuto giocare con Matteo, senza sapere da quale squadra sarei effettivamente stato arruolato. La mia idea era giocare con lui nei Sotomayor: a fine campionato avevamo fatto una prova in allenamento, ma con loro non mi trovavo a mio agio; provando invece con la formazione dei Red Devils ho percepito subito sintonia e ho deciso di far parte della squadra nella stagione


successiva. Non è andata proprio come speravamo, perché siamo stati sconfitti dal Cirié in semifinale all’over time, chiudendo al quarto posto. Nel 2003/2004 abbiamo rimescolato un po’ le due squadre, ricomponendo le rose di Red e Sotomayor. Da quel momento abbiamo iniziato a collezionare soddisfazioni e successi. Ricordo le sfide epiche con il Piccolo Club e tra queste una vittoria senza Assad in semifinale, cui è seguito il nostro trionfo, in finale, contro i Magic. Dopo quella vittoria abbiamo iniziato a perdere entusiasmo, inoltre Marco Virgilio aveva deciso di andare nei Sunknights e io ho deciso di spostarmi nei Sotomayor. Sono stato molto felice dell’accoglienza, nonostante per loro fossi una figura un po’ ingombrante (tre scudetti in tasca e qualche anno in più). L’armonia che si creò ci ha permesso di vincere lo scudetto, inaspettatamente anche per noi, per tre anni consecutivi. Dopo il triennio di permanenza nei Sotomayor ho ricevuto un’offerta che non potevo no rifiutare da Lorenzo Balbi. Lui ed Hermes Delgrosso erano gli unici due elementi rimasti per la stagione 2010/2011 nei Sunknights. Lorenzo elaborò quindi un piano diabolico per convincere sia me, sia Marcello Garino: ha telefonato prima a Marcello dicendo che io avevo già accettato la proposta di far parte della sua squadra e ha successivamente contattato me comunicando-

mi lo stesso messaggio. In questo modo ha convinto entrambi. Ovviamente noi abbiamo scoperto l’“inganno”. Quella stagione è stata bellissima, ricca di emozioni e soddisfazioni, soprattutto per la cavalcata nei playoff, dove abbiamo dato il massimo, battendo nei quarti i Sotomayor, campioni d’Italia, e in finale i Red Devils alla bella: abbiamo trionfato con un solo punto di vantaggio, segnato dal mancino micidiale di Raffaele Francone a 20’’ dalla fine. Dopo quella vittoria mi sono trasferito all’estero per lavoro e ho abbandonato l’hit ball. Appena rientrato a Torino volevo tornare a giocare nei Sunknights: ma nel frattempo c’era stato un piccolo contrattempo per il dottor Dolfin che aveva dovuto lasciare il posto nei Red Devils e così ho deciso di entrare in corsa sul loro treno, per giocare tutti insieme ancora una volta. Il ritorno mi ha fatto vivere un’emozione fortissima, perché con loro ho inizivato la mia carriera e da loro ho imparato a giocare. Per una questione puramente personale quest’anno avrei preferito incontrare i Red Devils in finale, invece ci siamo scontrati nel turno precedente. Sono state tre partite bellissime ed equilibratissime, soprattutto andata e ritorno rispettivamente persa e vinta di due sole lunghezze.

Tu hai cambiato squadra molte volte: quanto è difficile integrarsi come singolo in un gruppo già collaudato? È contemporaneamente una sfida e un modo per migliorare il tuo gioco perché lo devi adattare alla squadra. Giocare sempre nello stesso gruppo è più facile, ma rischi di fossilizzarti. Variare compagni di squadra ti permette di imparare cose nuove. Questo è l’aspetto positivo del cambiamento, che è relativo, perché giochi comunque tra amici, dal momento che ci conosciamo tutti da quasi vent’anni. Conta di più il singolo giocatore o il gruppo? Il gruppo è importantissimo perché è fondamentale credere nel progetto di squadra; il singolo giocatore può aiutare nel raggiungimento dell’obiettivo. Un giocatore da solo non è in grado di far vincere una partita, ma può motivare gli altri affinché questo avvenga. Non è sufficiente solo segnare, è importante anche parare ed è molto difficile riuscire in entrambe le cose. Penso di essere stato un trascinatore soprattutto nei Sotomayor, perché i miei compagni erano più giovani di me. Credo di riuscire a esserlo in quasi tutte le squadre: le motivazioni sono fondamentali e il trascinatore deve essere abile a esortare la squadra. Ad esempio sarà molto

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difficile che una squadra vinca 90 a 20 Mirko rimane ancora adesso, secondo contro un avversario che magari non me, il pater familias dell’hit ball. Ha dei ha le potenzialità o comunque non è al numeri che nessuno può sperare di medesimo livello, mentre vince contro avere mai: nei quarti gli ho visto fare cose una squadra più forte o partendo da che pochi sono in grado di realizzare. una situazione di svantaggio, proprio Da Mirko io ho imparato tantissimi modi perché hai motivazioni molto più di colpire la palla e osservandolo ho forti che la spronano. Sono proprio le cercato di carpire più trucchi possibili. motivazioni che cambiano: nel primo E’ il primo maestro, diretto o indiretto, caso non hai una carica di adrenalina di tutta una generazione, la mia, in tale da esprimere il tuo miglior gioco, quanto a repertorio di tiri. Onore a lui! mentre con gente più forte ti galvanizzi Quando non riesce a tirare troppo bene se riesci a metterli in difficoltà e dai il in bowling, cambia e tira in sbracciata, meglio. Quest’anno a noi è successo mettendo almeno il 90% dei palloni nella partita contro i Red Devils, che sotto la traversa. Ricordo che l’anno abbiamo vinto nonostante fossimo che vincemmo contro il Piccolo Club, in quattro. Un ruolo che invece non a fine partita, Mirko camminava con mi compete riguarda tutta la parte aria smarrita e diceva ai suoi compagni: organizzativa, la gestione della squadra, “Certo, loro sono due giorni che dei cambi, ecc. Non sono mai stato pensano solo a questa partita, invece né capitano né vicecapitano, perché io ho solo avuto problemi al lavoro”. durante l’incontro Ora lo capisco! non riesco a All’epoca io andavo pensare ad altro al liceo e non riuscivo “Variare compagni di che a giocare. È a comprendere squadra ti permette di come non si potesse un merito che riconosco ad altre a una partita imparare cose nuove” pensare persone, come così importante nei Hermes, perché giorni precedenti. non riuscirei mai a Adesso anch’io fino “tenere” la squadra come la tiene lui, ad a poco prima della partita non riesco a orchestrare i cambi: non è facile perché concentrarmi su di essa, rapito dai mille devi avere mille occhi, ponderare impegni lavorativi e di vita. tutto. Quando gioco mi estraneo completamente dal resto del mondo; Previsioni per il futuro? Sai già se di alcune partite non ricordo addirittura rimarrai nei Sunknights o se cambierai interi frangenti. nuovamente squadra? Mirko Violetto è stato ed è ancora il punto di riferimento di moltissimi giovani che si avvicinano all’hit ball. Cosa ne pensi?

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Ho detto in precedenza che, Red a parte, i miei cicli sembrano essere di tre anni. Questo è il secondo con la pausa

in mezzo, quindi direi che per un po’ di tempo sarò ancora un Sunknights. So che la prossima stagione sarà dura a causa dei miei impegni lavorativi, ma il nucleo della squadra dovrebbe rimanere lo stesso e questo è un aspetto importante. Hai tre squadre nel cuore: Red Devils, Sotomayor e Sunknights. Qual è la maglia alla quale sei più affezionato? Rispondo i Red Devils perché sono stati i primi, sono state le persone che mi hanno insegnato di più e sono quelli con cui ho vinto più scudetti, un dato da non sottovalutare. Per riuscire a vincere il titolo di miglior giocatore ho dovuto cambiare squadra, perché con Marco Virgilio e Marco Dolfin avevo troppa concorrenza in casa. Quegli anni costituiscono sicuramente un ricordo bellissimo, sia come gruppo sia per il gioco che riuscivamo ad esprimere. Posso citare il parziale di 14 a 0 contro il Piccolo Club, un risultato che difficilmente si sarebbe potuto realizzare con un’altra squadra. Con i Sotomayor sono stati i tre anni e i tre scudetti più insperati: ci credevamo, ma non speravamo che accadesse. Con i Sunknights invece è stata una cavalcata così bella ed entusiasmante, che è impossibile dimenticarla. Nella stagione il campionato aveva avuto un andamento altalenante, soprattutto a causa dei troppi impegni di lavoro dei singoli, ma per i playoff si è disposti a sacrificarsi e ci si impegna molto di più per raggiungere l’obiettivo così vicino,


per questo riuscimmo a dare il meglio proprio nell’ultima fase di campionato. E poi vale sempre il discorso della motivazione: in una partita di campionato ne hai sicuramente meno che in una semifinale o in una finale.

In questi anni l’hit ball si è trasformato? Ti sembra che sia diventato più potente o più simile al gioco dei Red Devils?

Sì, si è trasformato, anche se, a mio parere, in questi ultimi anni sono un po’ mancate le nuove leve. tQuest’anno, Hai superato i 3000 hit in carriera: ti in A1 e A2, c’è qualche squadra con senti più hitter o defender? Cosa ti giocatori giovani che sembra avere entusiasma di più, segnare o parare? ottime potenzialità, come i LabToHit, i Blue Snakes o i Torino Warriors, ma Sicuramente una parata a regola d’arte. sono ancora grezzi. Sicuramente hanno Quando tiro preferisco piazzare la palla un buon gioco che, se sviluppato bene, dove vedo un buco, piuttosto che porre potrà portarli in alto. Alcuni di questi l’accento sulla potenza. Difficilmente atleti dovrebbero avere il coraggio di mi limito al tiro potente, cerco sempre staccarsi dal gruppo di amici per poter di metterla precisamente dove non crescere individualmente e “tornare c’è nessuno. all’ovile” magari In un’ipotetica in un secondo classifica, al primo “Quando gioco mi estraneo tempo, con posto metterei la un bagaglio completamente dal resto parata, al secondo di esperienze un hit ben piazzato decisamente più del mondo” e preciso e infine il vasto. Rimanere tiro di potenza. Per con il proprio gruppo non è sbagliato; mantenere alto il morale della propria non c’è una soluzione adatta a tutti squadra, penso che sia più utile una i casi. Credo, ad esempio, che i Blue parata ben effettuata rispetto a un Snakes abbiano imparato di più negli hit, perché la parata può infondere ottavi di finale contro di noi che in tutto sicurezza e fiducia ai compagni. Iniziare l’anno contro le squadre di B1 contro le la mia carriera nei Red Devils mi ha quali, stando alla classifica, non hanno impedito di diventare diverso: o paravi, avuto poi così tante difficoltà. o ti “ammazzavano” rotolandoti Credo che il movimento hit ball addosso. Imparavi a buttarti per forza. dovrebbe fare qualcosa di più perché, Giocando con Virgilio, che un attimo è di da quando ci siamo spostati al Palahit, fianco a te e l’attimo dopo è nell’angolo abbiamo creato iniziative bellissime opposto a parare un pallone, è come Barletta e Tolosa, a cui ho inevitabile adeguarsi a questi schemi. partecipato, e federazioni che stanno Devo dire che il mio stile nella parata nascendo all’estero, ma sono sembrate non è mai stato bellissimo, ma è pur iniziative fini a se stesse, senza sviluppi. sempre efficace. Dobbiamo riflettere tutti sul fatto

che potremmo fare di più anche per coinvolgere i giovani. Non è possibile che quando sono nati i Red Devils, i Sotomayor, i Magic o il Ciriè il gioco sia cambiato profondamente, mentre adesso si sta trasformando in qualcosa che sta implodendo su se stesso. Si tende ad abusare del tiro potente da due e nessuna squadra impone qualcosa di nuovo. Noi, ai tempi, con i Sotomayor siamo arrivati alla finale facendo qualcosa che nessun altro faceva, imponendo un gioco che in quegli anni nessuno aveva, parando benissimo e con velocità molto alte. Mi sembra manchi un pochino questo. Si sono ampliate le società, mentre quando ho iniziato io c’erano fondamentalmente tre aree: il mondo Sun&Moon, Stefania Cauda e il Piccolo Club. Molte società lavorano intensamente sul reparto giovanile, però servirebbe una regia più accorta per cercare di valorizzare i piccoli semi di cambiamento: in fondo siamo ancora uno sport sperimentale. Parlando di sperimentazione, non credo che cambiare l’attribuzione del punteggio dei tiri possa influire sulla spettacolarità del gioco: per questo servono i giovani che ne portino avanti un’idea diversa. La nuova generazione dovrebbe essere invogliata ad annullare in parte il divario che al momento c’è tra squadre di uomini grandi e grossi che “sfondano da due” e squadre di giovani che fanno della velocità e della precisione i loro punti di forza.

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scudetto 2013

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li avversari ci scherzavano per allontanare e mistificare quella che sembra essere diventata una leggenda, i compagni di squadra evitavano il discorso per scaramanzia, ma la regola degli ultimi anni è stata rispettata: la formazione dove milita Daniel Guzzafame si aggiudica lo scudetto. Ovviamente da solo non avrebbe mai potuto sconfiggere un avversario dopo l’altro, ma se dal campionato 2007-2008 la compagine che indossa la sua stessa divisa si conquista il massimo titolo, qualcosa vorrà pur dire. Va evidenziato anche un altro dato: nelle due squadre finaliste militano due donne, entrambe protagoniste, Martina Lupo, capitana e responsabile dei Sotomayor, e Julie Carpinelli, ottima giocatrice e importante elemento dei Sunknights. Ma veniamo ai fatti! I Sunknights chiudevano la regular season in un tranquillo quarto posto, dietro alle altre tre squadre con cui hanno poi disputato le semifinali nei playoff. Dall’inizio dell’era playoff, le prime quattro squadre classificate nella regular season di A1 si ritrovano puntualmente a sfidarsi in semifinale, tranne che nel 2010-2011, quando i Sunknights, da quinti, andarono a vincere la finale inaspettatamente. Con questo, la formazione dei “Cavalieri del Sole” mette le mani sul suo terzo scudetto, mentre il trascinatore Guzzafame raggiunge il nono personale. Potrà essere un giorno il primo giocatore a cucire sulla propria maglietta una stellina? Lui glissa con un sorriso, ma è molto vicino all’obiettivo. La loro cavalcata nei playoff è stata entusiasmante. Partiti battendo agevolmente i Blue Snakes e in sole due partite i Sinombre, si sono dovuti scontrare contro i Red Devils, che hanno venduto carissima la pelle. Tre scontri degni dei migliori film mozzafiato con finale a sorpresa. L’andata si chiude a favore dei Diavoli Rossi dopo un missile da due di Toni Santarsia “insaccato” durante l’over time. Al ritorno la musica non cambia, si giocano 45’ punto a punto e a 30’’ dalla fine i Sunknights azzeccano il tiro che li porta a un “più due”

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che mantengono fino alla fine, prolungando lo spettacolo ancora per una partita. Gara 3 ha un andamento leggermente diverso, perché a metà del secondo tempo i Red sembrano perdere concentrazione e tanto basta agli avversari per vincere 64 a 48. In finale si trovano i Sotomayor, che arrivano invece da una fase di avvicinamento più tranquilla perché, dopo aver faticato un po’ contro i LabToHit, hanno chiuso la pratica in semifinale con solo due gare contro il Piccolo Club, che nella finalina 3°-4° posto aggancia il gradino più basso del podio vincendo a tavolino contro i Red Devils che non si presentano. I Sotomayor arrivano quindi in gara 1 di finale con un’intera settimana di riposo e il minor affaticamento si nota nelle fasi iniziali, chiudendo agevolmente i primi quindici minuti a sei lunghezze di distacco. Ma nello sport in genere e nelle finali in particolare non si deve mai dare per sconfitto l’avversario fino al fischio di chiusura. I Cavalieri, capitanati da Hermes Delgrosso, lo sanno bene e nel secondo tempo iniziano la risalita portandosi a -3. Nell’ultima frazione di gioco si scatenano non solo raggiungendo, ma sorpassando e distanziando i Sotomayor, che non riescono ad arginare la loro rinnovata irruenza. Finisce 70 a 61. Nella partita di ritorno il sipario si riapre, ma il copione viene rovesciato. Fin dai primi minuti sono i Sunknights a condurre senza riuscire a scappare, semplicemente controllando il distacco. Poi, nel secondo tempo, si assiste a un ottimo gioco dei Sotomayor che recuperano e superano gli avversari chiudendo con un risicato +2. Ma la tregua dura poco e al momento del cambio campo a metà del terzo tempo i Sunknights sono di nuovo in vantaggio. Per i sette minuti e mezzo mancanti lo show è a loro favore e vanno dritti e decisi a conquistarsi il titolo 2013.


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Psicologia

A cura della dott.ssa Paola Sacchettino

“Spesso il male di vivere ho incontrato: era il rivo strozzato che gorgoglia, era l’incartocciarsi della foglia riarsa, era il cavallo stramazzato.” (E. Montale)

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una positiva costruzione dell’identità, con il conseguente formarsi di un alto livello di autostima, ottenute lavorando sulla costruzione di un corpo sano e una mente e psiche in equilibrio, si contrappongono tutte le forme patologiche che, attraverso una distorta visione dell’immagine corporea, possono insorgere in un essere umano. Al pari della donna, l’uomo non è esente da tali forme di disagio e l’eccessiva preoccupazione per la forma fisica o l’ossessiva ricerca di un modello corporeo che rientri nei canoni dettati dai mass media, possono portare sia l’una, sia l’altro, a patologie e forme di sofferenza più o meno gravi. Un’alterata percezione del peso e dell’immagine corporea portano con sé disturbi che costituiscono quadri clinici d’interesse psicologico e sociale non indifferente. Nei paesi occidentali si è verificato negli ultimi decenni un notevole incremento della loro incidenza; nel nostro Paese ne soffrono oggi 10 ragazze su 100 in età di rischio; di esse, una o due cadono nelle forme più gravi (anoressia e bulimia), le altre soffrono di sindromi parziali. Il rapporto femmine / maschi è 9 a 1 (Ministero della Salute, 2000). L’obesità non compare nella classificazione del DSM IV, (Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali) poiché non ne è accertata l’associazione costante con alcuna sindrome psicologica o comportamentale. In relazione all’anoressia e alla bulimia, il DSM IV (APA 1995, pp. 591 sgg. trad. ii.) riferisce di una prevalenza rispettivamente dello 0,51% e di circa il 13% di casi tra giovani donne nella tarda fascia

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adolescenziale o nella giovane età adulta. La medesima fonte indica che il 90% dei casi di anoressia si sviluppa nel sesso femminile e che il tasso di presentazione nel sesso maschile della bulimia è circa un decimo rispetto a quello del sesso femminile (Borgna 2005). Anoressia, bulimia e distruzione del corpo al femminile I disordini alimentari riguardano, in Italia, circa tre milioni di persone e, mentre i valori dell’anoressia sono piuttosto stabili, quelli della bulimia nervosa sono in aumento. I disturbi compaiono in media intorno ai 7 anni, ma la Società Italiana di Pediatria (SIP) ha rilevato che, nel periodo delle scuole medie, il 60.4% delle ragazzine vorrebbe essere più magra, il 24% ha già sperimentato una dieta e il 34% si è rivolto a un medico per farsela prescrivere. I ricercatori statunitensi segnalano, nei campus americani, un aumento preoccupante dei disturbi alimentari, che coinvolgerebbe circa un terzo delle studentesse. Tali disturbi non sono infrequenti tra atlete e ballerine. Particolarmente colpite, nel mondo dello sport, sono le ginnaste, spesso così minuscole da sembrare molto più giovani della loro età; il problema è presente anche nelle ballerine di danza classica, spesso impegnate in un duplice confronto quotidiano con la bilancia e con le proprie compagne (Cicerone 2010; Oliverio Ferraris 2009). Mangiare è un bisogno primario, ma tra gli esseri umani questo bisogno può essere investito o sovraccaricato di significati ed emozioni. Il cibo può diventare un campo di scontro tra

pulsioni, desideri e opposte sensazioni: mangiare e digiunare, riempirsi e dimagrire, godere e provare disgusto. Lo scontro tra impulsi opposti è presente nell’anoressia come nella bulimia nervosa, due forme di controllo del peso che passano o attraverso il digiuno o attraverso il vomito indotto. Oggi il modello di riferimento di queste giovani donne sono le modelle, eteree e filiformi (Oliverio Ferraris 2009). L’anoressia è una malattia complessa, che nasce dall’interazione di fattori biologici, genetici, ambientali, sociali, psicologici e psichiatrici e si manifesta con l’ossessiva necessità di mantenere il controllo sul proprio corpo attraverso il digiuno. Si punta a una bellezza che concepisce esclusivamente un corpo magro, anche se le rinunce iniziali si trasformano presto in rituali di “affamamento” che non hanno più niente a che vedere con i distorti canoni estetici della nostra epoca e che spesso le giovanissime condividono attraverso blog e siti che fanno dell’anoressia una sorta di religione. E’ un disturbo soprattutto femminile, anche se negli ultimi anni sono sempre più frequenti i casi di maschi anoressici e sta emergendo un disturbo specificamente maschile: la bigoressia, il cui obiettivo da raggiungere non è la magrezza, ma un corpo muscoloso, visto come indispensabile fonte di felicità e gratificazione. La conseguenza principale dell’anoressia e della bulimia nervosa è la dismorfofobia (dal greco dismorphie, forma distorta e phobos, timore); essa genera una visione distorta del proprio aspetto esteriore e chi ne soffre vede difetti inesistenti o accentuati fino alla mostruosità, arrivando a sviluppare


un vero e proprio odio per il proprio aspetto fisico, che porta a ricorrere in modo ossessivo alla chirurgia plastica o, nei casi più gravi, all’isolamento e al suicidio. Sui motivi che spingono una giovane ad affamarsi, a purgarsi o a indursi il vomito dopo aver mangiato, per aderire a un’immagine ideale del proprio corpo e di sé, sono state fornite interpretazioni diverse: rifiuto di una sessualità normale, rifiuto della femminilità e dell’identificazione con la propria madre, desiderio eccessivo di piacere al padre, vittima sacrificale della rivalità che in famiglia esiste tra i due genitori, una disfunzione dei centri cerebrali della gratificazione, depressione, solitudine, ruolo svolto dai modelli di successo proposti della società. Trattandosi di sintomi complessi, le cause possono essere molteplici nello stesso soggetto e potenziarsi a vicenda; l’aumento dei casi di bulimia nervosa induce a puntare il dito contro i modelli sociali. La società dell’immagine propone modelli di magrezza associati al successo, alla bellezza e all’ammirazione degli altri: questo incoraggia molte adolescenti e preadolescenti a identificarsi con essi in un’età in cui sono alla ricerca di un’identità nuova rispetto a quella infantile (Cicerone 2010; Oliverio Ferraris 2009; Favara 2008; Gura 2008; Borgna 2005; Nardone, Verbitz, Milanese 2005). Ciò che mi nutre mi distrugge Un’insolita civiltà, da un luogo di culto situato nel cyberspazio, si rivolge così alle sue adepte: “Permettimi di presentarmi, il mio nome, o quello datomi dai cosiddetti medici, è Anoressia, ma tu puoi chiamarmi Ana. Possiamo diventare grandi socie. Nei prossimi tempi, investirò molto tempo con te e mi aspetto lo stesso da parte tua. Mi occuperò di far diminuire il tuo apporto calorico e farti aumentare l’esercizio fisico. Ti spronerò al limite. Dimenticati di chiunque provi a portarmi via. Sono il tuo bene più grande”. Ana ha costole sporgenti, guance scavate e sorride dalle pagine web alle sue adepte: è una dea potente in grado di radunare schiere di ragazze, una dea a cui sacrificare la propria vita. Basta digitare qualche parola chiave per entrare in questo mondo, che ha un motto latino posto al suo ingresso: “Quo me nutrit me destruit” (ciò che mi nutre mi distrugge). Si chiamano Pro - Ana: sono siti, blog,

chat, community o forum, quasi sempre pri¬vati, dove si dispensano consigli su come “liberarsi dalla carne”. Questi forum, cioè gruppi di discussione on-line, favoriscono la creazione di comunità virtuali esclusive, nelle quali sono invitate a entrare solo le persone che condividono i principi della “filosofia Pro - Ana”, i principi della magrezza assoluta (Oliverio Ferraris 2009; Favara 2008; Gura 2008; Faccio 2005). Proprio come se fossero membri di una setta segreta, o di una élite privilegiata,

i componenti di questi gruppi hanno adottato un segno di riconoscimento, che si concretizza in un braccialetto, di colore rosso per de¬finire Ana, blu per definire Mia, nome che indica la bulimia; sono entrambi costituiti da una farfallina da portare sul braccio sinistro e da esibire, nel caso si incontri un’altra persona provvista di braccialetto, per segnalare la condivisione di una stessa filosofia. Ciò che a noi appare una malattia, per gli adepti di questa setta estesa è un progetto di vita, oltre che un’ideologia

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a sfondo parareligioso (Favara 2008). I siti Web Pro - Ana operano una selezione tra coloro che vogliono entrare, valutando la loro effettiva motivazione e negando l’accesso a chi non ha i prerequisiti per diventare un’adepta affidabile e riservata. Una volta ammessi, si resta confusi e attoniti per la molteplicità di materiali: foto di donne magrissime, esaltazione di modelle scheletriche, un equivalente forse alle danze macabre dipinte sui muri delle chiese del tardo Medioevo. L’obiettivo è di ridurre anche l’ultima caloria, attraverso una privazione più rigida di qualsiasi mortificazione religiosa della carne mai imposta ai fedeli. Con estenuanti esercizi fisici, il sudore che cola dai volti e acceca i loro occhi, le adepte di Ana realizzano quel modello di perfezione che molte riviste di moda non cessano di propagandare. Una moltitudine di donne reali o immaginarie attraversano diafane un mondo patinato che le avvolge nel loro essere figure ideali (Favara 2008; Gura 2008). I siti propinano anche consigli per imparare a vomitare con semplicità, regole da seguire per apprendere a digiunare e innovativi documenti tipo “I 10 comandamenti di Ana” e “Il credo Ana” in cui, per esempio, i precetti alimentari svolgono la funzione non solo di favorire il dimagrimento, ma sono anche una prova di obbedienza e dimostrazione di autocontrollo”

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(Favara 2008; Gura 2008; Nardone, Verbitz, Milanese 2005). Questi principi possono essere rintracciati attraverso le parole di una blogger: “La mia sporca anima malvagia mi stava trascinando in cucina, ma Ana mi ha salvata... mi ha tirata per un braccio. Grazie mia dolce dea. Spero che tutto questo dolore possa andar via insieme a questo schifoso grasso che ricopre la purezza del mio essere e so che tu mi terrai per mano”. I 10 Comandamenti di Ana 1. Se non sei magra, non sei attraente. 2. Essere magre è più importante che essere sane. 3. Compra dei vestiti, tagliati i capelli, prendi dei lassativi, muori di fame, fai di tutto per sembrare più magra. 4. Non puoi mangiare, senza sentirti colpevole. 5. Non puoi mangiare cibo ingrassante senza punirti dopo. 6. Devi contare le calorie e ridurne l’assunzione di conseguenza. 7. Quello che dice la bilancia è la cosa più importante. 8. Perdere peso è bene, guadagnare peso è male. 9. Non sarai mai troppo magra. 10. Essere magre e non mangiare sono simbolo di vera forza, di volontà e autocontrollo.

Il credo di Ana 1. Credo nel controllo, l’unico potere forte abbastanza da portare ordine nel caos che è la mia vita. Credo che, se sono grassa, sono l’essere più disgustoso del pianeta e non merito le attenzioni di nessuno. 2. Credo negli sforzi, nei doveri e nelle autoimposizioni come infrangibili leggi per determinare il mio comportamento quotidiano. 3. Credo nella perfezione e mi sforzo per ottenerla. 4. Credo nella bilancia come indicatore dei miei successi e fallimenti quotidiani. 5. Credo nell’inferno perché ogni tanto mi sembra di viverci dentro. Continua nel prossimo numero...


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7 numeri del 2013 Il pratico calendario 2014 di Do Hit Il risparmio sul prezzo di copertina La certezza di non perdere alcun numero

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7a puntata di Luigi Gigante

Q

uesto capitolo della storia dell’hit ball è interamente dedicato a due episodi avvenuti, uno a Roma e uno a Torino, negli anni ‘90. Cominciamo con la capitale e la mia personale esperienza romana. Da buon appassionato di brevetti e invenzioni non potevo certamente perdere neanche una puntata de “I Cervelloni”, la mitica (per me, e non solo per me) trasmissione che andò in onda, se non ricordo male, dal 1994 al 1998), e che fu condotta prima da Paolo Bonolis e poi da Giancarlo Magalli. Il programma aveva raccolto l’eredità dell’ancor più mitico “Portobello” di Enzo Tortora. Vi lascio immaginare la mia emozione quando tra le invenzioni veniva presentato qualche brevetto sportivo! E succedeva con una certa frequenza! Pochi sanno che tra le migliaia di proposte presentate alla redazione del programma ci fu anche la mia. Quando mi chiamarono per illustrarla a Roma, ero legittimamente ottimista e speranzoso. Presi così l’aereo con la mia documentazione preparata con cura (con la foto del plastico dell’impianto realizzato per l’occasione), bracciali, palloni, il mio carico di ambizioni, di aspettative e la volontà di convincere la redazione. Sognavo e immaginavo il collegamento in diretta dalla scuola Palazzeschi, mentre da Roma io e Paolo Bonolis, alle ore 21 in prima serata, presentavamo ai nostri connazionali il nuovo modo di fare sport e la novità “made in Italy”. Certamente qualche investitore del settore sportivo si sarebbe fatto vivo per poter conoscere e apprezzare la proposta. Le cose, come potete immaginare, andarono diversamente. Mi presentai di buon’ora e attesi il mio turno. Espletate le varie fasi burocratiche, mi intervistarono registrando la presentazione dei brevetti (dinamica dello sport e regolamento depositato alla SIAE; bracciali, palloni, impianto e i brevetti depositati all’ufficio preposto presso la Camera

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di Commercio di Torino). Uscii convinto di aver fatto la mia sporca figura e di essere stato sufficientemente persuasivo. Finita la parte registrata mi chiamarono in uno studio per un ulteriore colloquio, al termine del quale mi dissero la classica frase di congedo, che oggi so non essere di buon auspicio: “Le faremo sapere…” Non seppi più niente e non mi fecero più sapere niente. E fin qui niente di particolarmente grave. In fondo si tratta di scelte legittime, operate da una redazione accorta e professionalmente ineccepibile. Fior di professionisti che lavorano con spirito di servizio e che sicuramente agiscono per il bene comune. Poche settimane dopo però, Paolo Bonolis annunciò un nuovo sport inventato in Italia, chiamato “palla palo”. Occhi e orecchie spalancate da parte del sottoscritto! “Il Sig. Tal dei Tali ha inventato un nuovo sport tutto italiano destinato a lasciare il segno e a rivoluzionare il mondo dello sport: si tratta della palla palo”. Applausi scroscianti e via alla presentazione del gioco in questione! “Di cosa si tratta Sig. Tal dei Tali? Ce lo vuole spiegare Lei per cortesia?” “Certo. Tutti sanno che durante le partite di calcio, quando colpisci il palo, la sfortuna ci mette lo zampino ed è una vera disdetta non segnare per

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pochi centimetri. Allora io ho pensato, perché non rivoluzioniamo il mondo dello sport e così quando si gioca a palla palo lo scopo non è segnare nella porta, ma colpire il palo.” Nuovi applausi e fine della trasmissione. A distanza di tempo (16 anni) ancora oggi non trovo le parole. L’immagine del sottoscritto, sprofondato sul divano con la bocca spalancata e con tanta rabbia in corpo, mi è rimasta ben impressa nella memoria. Delusione non tanto di natura personale, ma per le sorti del nostro Paese, dove ruoli importanti sono occupati da persone incapaci, poco preparate e poco professionali. Anche le altre trasmissioni sportive ci hanno snobbato, ma nel frattempo noi siamo cresciuti nonostante gli ostacoli. Oggi abbiamo una federazione e più


di cinquecento giocatori tesserati e appassionati del nostro sport che meritano rispetto e attenzione e che sono stufi di tutto questo. Della palla palo non si è più saputo niente. Il brevetto della palla palo e la sua dinamica di gioco hanno avuto uno spazio importante in una collocazione strategica nella nostra TV di Stato (casualmente così simile allo sport che monopolizza l’attenzione mediatica nel nostro Paese). I brevetti del nostro sport e la sua dinamica di gioco non hanno mai trovato spazio in una Tv nazionale nonostante le nostre numerose e periodiche segnalazioni e richieste. Un mondo al contrario e un modo per farsi del male da soli. Con le bustarelle si aprono dei portoni e accettando queste logiche, così come le raccomandazioni o la presenza di amicizie influenti nei “posti che contano”, anche chi non ha nulla da dire e da dare può trovare spazio in prima serata di fronte a milioni di telespettatori, ma così facendo continuiamo a essere autolesionisti e a fare gli interessi dei soliti furbetti. La seconda esperienza riguarda invece la città dove siamo nati e cresciuti come movimento sportivo, cioè Torino. Qualcuno può ragionevolmente ipotizzare che almeno a livello locale le cose siano andate diversamente. Vediamo i fatti! Le due testate giornalistiche più diffuse e vendute a Torino sono La Stampa e La Repubblica. Nessuna delle due ha mai scritto di hit ball in prima pagina. Nessuna delle due ha mai scritto di hit ball nelle pagine nazionali. Solo qualche articolo nelle pagine locali. Per avere una pagina intera su Torino Sette (allegato settimanale de La Stampa), abbiamo raccolto nel 1993 più

di tremila tagliandi del concorso indetto dal settimanale grazie alle preziosissime e lodevoli iniziativa e collaborazione della Socia fondatrice Sig.ra Emilia Facta, della Sig.ra Mina Malinverni e dei compianti Sig.ra Angela “Lina” Peretti Giordano, del Sig. Teresio Benati e del Sig. Mario Malinverni. Ma c’è di peggio! Quando recentemente entrambi i quotidiani hanno confuso il nostro impianto a struttura gonfiabile con un gonfiabile per bambini, descrivendolo in modo tra l’altro dispregiativo e discutendo della nostra legittima presenza (conservo il regolare permesso di occupazione del suolo pubblico rilasciato dall’Ente, competente che ci pregò di partecipare senza alcun tipo di compenso a nostro favore), non ci hanno concesso diritto di replica e solo La Repubblica ha rettificato, e unicamente sul web. Coloro che gestiscono il quarto potere in tutte le sue forme devono oggi interrogarsi, secondo me, sulle loro responsabilità, perché se vogliamo veramente cambiare le cose nel nostro Paese, chi ha il potere di farlo, deve esserne consapevole e compiere il proprio dovere. Se non vogliamo continuare a farci del male… Il concorso di Torino Sette fu un vero

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trionfo e risultammo al primo posto non solamente nella categoria sport, ma conquistammo il primo posto in assoluto per tutte le categorie. Anche la successiva premiazione pubblica al Palastampa (presentata da Luciana Littizzetto, coadiuvata da Bruno Gambarotta), gremito per l’evento, fu molto positiva e in quell’occasione presentammo il primo video di impatto, realizzato con alcune immagini girate presso la palestra Palazzeschi e montato presso gli studi “Seven” di Via Miglio a Torino, grazie al lavoro di Silvio Benati e del sottoscritto. Correva l’anno 1993. Tuttavia, quando pochi giorni fa ho chiesto al capo redattore dello sport di un’importante testata torinese il motivo per cui non abbiamo ancora mai avuto un servizio sul “nazionale”, pur essendo una “buona notizia” e ormai un successo in ambito giovanile, la risposta è stata molto deludente e improponibile. Mi spiace, ma è ufficiale: da allora nulla è cambiato anche in questo settore del nostro Paese. Continuiamo a farci del male, ancora e sempre, anche nel 2013. Ma non dobbiamo perdere la fiducia! L’Hitalia che vogliamo e tutti stiamo aspettando arriverà. Sarà mio dovere avvisarvi non appena arriveranno i primi segnali da parte di chi deve e può darli, che saranno tanto più graditi se si considera il loro significato per la nostra società e il clima che stiamo vivendo nel panorama politico-istituzionale del nostro Paese.

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intervista

È trascorso poco meno di un anno da quando Alessandro Gavello si è assunto l’incarico di diffondere il nostro sport e la nostra filosofia in terra straniera. Da allora sostiene, oltre ai suoi impegni personali, un progetto che richiederà tempo ed energie per la diffusione dell’hit ball nella terra dei canguri, ma il suo lavoro e la sua passione stanno già producendo i primi frutti. Abbiamo chiesto al diretto interessato di raccontarci la vita agli antipodi.

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H

ai conosciuto l’hit ball qui a Torino e ti sei trasferito per lavoro in Australia. Come è nata l’idea di creare una federazione australiana?

Io sono arrivato in Australia nel 2005 e dopo varie peripezie ho trovato una sistemazione semistabile. Ho sempre mantenuto i contatti con l’Italia, anche se i viaggi in terra natale sono stati pochi (visti la distanza e il prezzo del biglietto), ma grazie a questi contatti, nel 2008 e nel 2009, mi è stata offerta la possibilità – date la mia condizione di cittadino della Comunità Europea e la mia esperienza professionale – di

partecipare al concorso per la cattedra di docente per la materia “Giochi ed Equilibrismi per il Circo Educativo e Sociale”. L’assegnazione della cattedra è stata l’occasione per organizzare il mio corso in forma di stage intensivo della durata di due settimane nel periodo invernale. A un incontro di ex-allievi del Suism , nel gennaio 2010 a Torino, ho ritrovato il mio professore di nuoto, un certo Silvio Benati, che a suo tempo mi aveva già coinvolto nell’avventura hit ball. Dai nostri discorsi è emerso che io passassi molto tempo in Australia, così mi ha proposto di incontrare Luigi Gigante e di discutere con lui la possibilità di


australia

esportare questo sport nella terra dei canguri. Credo che la procedura di presentazione di un progetto sportivo segua un iter burocratico diverso da quello italiano: hai incontrato il favore degli enti o le canoniche difficoltà a far crescere un progetto nuovo e sconosciuto? Sì! Tutto funziona in maniera differente, per lo meno secondo la mia esperienza. Occorre tenere presente che quando ci si trasferisce all’estero, vi sono parecchi particolari che gli autoctoni danno per scontati, ma che non sono poi così evidenti per chi è cresciuto in un ambiente diverso. Le mie prime difficoltà sono state proprio capire come muovermi, capire cosa mi servisse per iniziare e individuare un interlocutore che potesse risolvere questi problemi. Inoltre non sapevo assolutamente nulla di gestione finanziaria, di business e di marketing! Io ho sempre fatto l’artista, l’attore e l’insegnante di teatro fisico, di Circo, di arti performative in genere. Sono un esperto di “movimento”, non di business. Dopo varie ricerche, sono riuscito a ottenere qualche risposta. Se avessi voluto istituire uno sport in Australia, avrei dovuto organizzarlo in forma di azienda privata. Consapevole delle mie lacune, non avevo nessuna intenzione di lanciarmi nel vuoto senza paracadute. Quindi ho iniziato

a informarmi e a studiare. L’altro binario da seguire era la protezione del nome. Non è così facile come ci si può aspettare. In italiano “hit ball” non rappresenta niente di comune, se non il nostro sport in maniera specifica. In Inglese l’espressione “hit ball” è invece di uso quotidiano in quasi tutte le attività sportive che implicano l’uso di una palla e specifica l’azione di colpirla.

L’Ufficio Brevetti per la protezione della “Intellectual Property” e del “Trade mark” non era, e non è quindi disposto a imporre un limite di utilizzo per qualcosa che appartiene all’uso comune. Urgeva una soluzione. Non avevo, e non ho, nessuna intenzione di abbattere tutti gli ostacoli che si presentano quando si intraprende un’attività, correndo il rischio che qualcun altro raccolga i


frutti in un secondo tempo, magari lasciando me e la FIHB a mani vuote. Mi serviva un logo che contenesse le parole “hit ball” e che potesse possibilmente dare un’idea di cosa fosse il nostro sport. Purtroppo, per motivi diversi, nessuno dei loghi usati dalla FIHB era adatto a questo scopo. Ne occorreva uno nuovo. Fu così che ingaggiai Stefano Guazzo: lui in Italia, io in Australia, comunicando via e-mail, creammo il logo che alla fine proposi all’Ufficio Brevetti australiano. Nel frattempo avviai due compagnie private, una per la protezione del marchio e l’altra per la diffusione del gioco. Ora sto ottenendo il mio diploma in management e sono riuscito ad avere, dopo varie peripezie, un’assicurazione che copre l’attività per la responsabilità civile nei confronti di terzi. Al momento sto organizzando sessioni gratuite per riuscire ad avere abbastanza persone per poter organizzare un match ufficiale di sufficiente livello, con l’obiettivo di coinvolgere giornalisti, autorità, etc … Dalle immagini e dai filmati che ci invii, abbiamo potuto vedere che è già operativo un primo gruppo di allenamento. Avete già attivato dei corsi veri e propri in qualche scuola? Qual è stata la risposta nei ragazzi e negli adulti? Corsi veri e propri non ve ne sono ancora. Spero siano realizzabili in un prossimo, non troppo lontano, futuro. Le sessioni che sto offrendo sono aperte a utenti dai 14 anni in su e hanno

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avuto tutte un feedback molto positivo. Il gioco piace. Trovo geniale che tutti quanti mi abbiano risposto di essersi divertiti più di quanto si sarebbero aspettati.

qualche squadra iscritta, magari già nella stagione 2013/2014?

Il target dell’hit ball è molto vario, donne e uomini di qualunque età. La situazione è simile anche lì?

Nel 2015 Torino sarà Capitale Europea dello Sport: riuscirete a formare una delegazione da presentare al Palahit per questo importante evento?

Al momento siamo ancora in una fase troppo acerba per potermi sbilanciare. Gli uomini partecipano in numero maggiore, però buona parte delle donne, più o meno giovani, che provano l’hit ball, decide di giocare ancora! Probabilmente è ancora prematuro, ma pensate di riuscire a organizzare un primo campionato, anche con solo

Sì! L’idea è quella. Vedremo più avanti come riusciremo a far evolvere il tutto.

Il progetto deciso con Gigi comprendeva anche questa possibilità. Troppi tasselli però devono ancora andare al loro posto prima che possa esserci una conferma e preferisco non sbilanciarmi su ciò che non posso garantire. Certo è che, se riuscissimo a partecipare, mi piacerebbe potessimo fare anche una bella figura!


Hit Ball Itinerante di Daniele Pennavaria

A

spettando il 2015, anno in cui Torino sarà Capitale Europea dello Sport, l’11 e 12 maggio i rappresentanti di tutte le associazioni sportive torinesi hanno affollato il centro della città con stand dimostrativi e punti informativi. In questo weekend di festa per lo sport cittadino oltre 150 mila persone, tra praticanti e spettatori, si sono dilettate nelle varie discipline sotto un sole battente. Parlando di sport e di Torino, non poteva assolutamente mancare il campo gonfiabile della Federazione Italiana Hit Ball, allestito in piazza Vittorio nella giornata di domenica, dalle 9 alle 18. A seguire i curiosi passanti nei loro primi passi nel mondo dell’hit ball sono

stati i volontari della Federazione, alcuni già esperti nella presentazione e nell’insegnamento dello sport, altri alle prime armi. Alle spiegazioni delle regole base si sono alternate sessioni di gioco, che hanno dato l’idea della dinamicità che caratterizza il nostro sport. Un dato positivo è rappresentato dall’affluenza costante di giocatori, specialmente di bambini tra i 7 e gli 11 anni, incuriositi per averlo provato a scuola o per averlo conosciuto tramite il passaparola. La presenza in campo di giovanissimi implica, tra il pubblico, la presenza dei genitori, spesso meno propensi a mettersi in gioco, ma attratti e compiaciuti dall’interesse dei figli. Per dimostrare come si svolge una partita, gli incaricati della Federazione,

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Hit Ball Itinerante giocatori esperti militanti in tutti i campionati, non si sono risparmiati: malgrado la pavimentazione non ottimale offerta dai sampietrini e il sole cocente, l’occasione di giocare davanti a un pubblico insolito è stata uno stimolo per tutti. Nel tardo pomeriggio hanno fatto anche una rapida apparizione il sindaco Piero Fassino e l’assessore comunale Stefano Gallo concedendo, purtroppo, solo uno sguardo fugace e poco attento a ciò che avveniva all’interno della struttura gonfiabile. E’ comprensibile un intervento di breve durata quando il dovere chiama a presenziare in tutto il centro città nell’arco di poche ore, ma un atteggiamento più partecipe sarebbe stato gradito dai rappresentanti e dai

sostenitori di uno sport nato proprio a Torino. Con la prospettiva di una maggiore attenzione da parte del pubblico, istituzionale e non, bisogna ricordarsi il motivo dei festeggiamenti e i conseguenti benefici per la nostra città. Aspettando il 2015, dunque, speriamo di aver offerto un piacevole intrattenimento e di poterne offrire uno ancora migliore a quanti hanno “scoperto” l’hit ball in questa giornata di festa e desiderino entrarne a far parte. Si ringraziano per l’attiva collaborazione Fabrizio Alberto, Fabrizio Botta, Fabrizio Bosio, Lorenzo Cappellano, Mauro Pompili, Emanuele Pozzato, Marco Rizzante, Antonio Santarsia e Gianluca Zanetti.

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I

l 10, 11 e 12 maggio, in occasione della Festa dello Sport indetta dal comune di Torino e in contemporanea con la presenza del campo gonfiabile in piazza Vittorio, è stata organizzata una grande festa dello sport anche al Circolo Sportivo Robilant per lo SportInTour dell’USACLI. L’Unione Sportiva Acli è promossa dalle Acli per favorire, sostenere ed organizzare attività motorie, ludiche e sportive rivolte a soggetti di ogni età e di ogni condizione, con particolare attenzione alle persone più esposte a rischi di emarginazione fisica e sociale. Sono stati tre giorni in cui tutti i rappresentanti delle USACLI del Nord

Italia hanno partecipato ai tornei indetti dall’organizzazione dello SportInTour. All’interno di questo prestigioso contenitore, Diego Cirrone ha progettato e attuato, al Circolo Sportivo Robilant, il primo Torneo Interregionale di hit ball aperto a tutti senza limiti di età. A sfidarsi sono state sei squadre: Poteva andare peggio, Europe, Le scimmie di aldera, Le Brande, The Ones e Okama Kempo. Dopo una prima fase divisa in due gironi da tre squadre l’uno, le due prime classificate, Okama Kempo e The Ones, si sono scontrate per definire il vincitore. Hanno avuto la meglio gli Okama Kempo che si sono così

aggiudicati la prima edizione del Torneo. Girone A 1° Okama Kempo 2° The Ones 3° Poteva andare peggio Girone B 1° Le Brande 2° Le scimmie di aldera 3° Europe Finale Okama Kempo - The Ones 24-23

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Finaliste Under 14

A

nche quest’anno, purtroppo, bisogna registrare un calo di presenze nella fascia under 16. Anche a causa delle limitazioni sulle iscrizioni (i giocatori militanti nelle serie ufficiali, dalla C1 alla A1, non possono partecipare), i numeri di questo torneo si stanno assottigliando sempre più e si sono iscritte solo due squadre: Rimbombiamo e Sporting Team Furious. Da quando la C1 è diventata serie ufficiale a dieci squadre, molti dei ragazzi under 16 si riversano lì e non possono accedere al torneo dedicato esclusivamente a loro, che da qualche anno non riscuote più i consensi di una volta. In ogni caso le due squadre si sono affrontate in due partite, andata e ritorno, con la netta

vittoria dello Sporting Team Furious, che ha archiviato la pratica in gara 2. Tutt’altra storia per il torneo Under 14, cui quest’anno si sono iscritte otto squadre divise in due gironi: A) Don Bosco Avengers, Don Bosco SHIV, Hit Attakant Pont, Little Blue; B) Danger Hit Venaria, Don Bosco Skorpions, Don Bosco Super, Real Viannese, Nella prima fase le formazioni si sono scontrate in due gironi all’italiana, con partite di sola andata (dodici incontri in totale), che hanno determinato due classifiche dal primo al quarto posto. Nella seconda fase le terze e le quarte classificate si sono affrontate per definire le posizioni dalla quinta

all’ottava, mentre in semifinale le prime si sono battute contro le seconde dell’altro girone: le vincenti hanno disputato la finale per il primo e secondo posto, le perdenti quella per il terzo e quarto. A spuntarla è stata la formazione del Don Bosco Shiv, allenata da Stefania Cauda, che ha sconfitto gli Hit Attakant di Pont Canavese, allenati da Annalisa Pomatto. La qualità dei giocatori sta aumentando di anno in anno e le premesse per una nuova generazione di hitter sembrano essere più che ottime.

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L

a tradizione vuole che dopo la festa delle premiazioni, che sancisce la fine dell’anno “curricolare”, inizi il torneo più atteso: la Coppa Hitalia. Il numero di adesioni si è ormai attestato intorno alle 25 squadre e, di anno in anno, alcune formazioni si ripropongono. È il caso dei Sinombre, vincitori della scorsa edizione, dei Sirte e dei Funny Avengers. Per il resto è un rimescolarsi di giocatori navigati, neofiti e simpatizzanti. Divisi in cinque gironi si daranno battaglia fino a settembre, con la pausa nel mese di agosto, A.C. Tua, Baraonda Tupac, Lighting Bugs, Mhinions, Smashers, Amazing Hit, Baraonda, Gadan, LasquadradeisognidiCarola, Lumachit, Artic Shower, HitEmAll, Invictus Boys, Rippers, Sunandmoon, Buccaneerds, Crysis Marmots, I Babatwo delle Iene, Keep Calm, Sinombre, Harem, Funny Avengers V.2, Phears, Sergio e i belli dentro, Sirte. Il fischio di inizio sarà dato il 18 giugno e inaugureranno il torneo estivo per eccellenza Mhinions e Smashers. Fino al 23 luglio si disputeranno cinquanta partite per andare a completare la fase a gironi. Le prime, le seconde, le terze e la miglior quarta tra tutti i gironi comporranno un tabellone finale a sedici squadre, a eliminazione diretta, che, durante il mese di settembre, daranno vita alle fasi conclusive del torneo.

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regolamento

di Alberto Dolfin

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’hit ball rifà i conti. Nella normale evoluzione di uno sport, talvolta occorre percorrere nuove strade per migliorarlo. In questo senso, è stato deciso di attuare una sperimentazione sul punteggio per ridurre l’incidenza dei tiri dalla difesa e dare più valore a quelli effettuati dalla zona d’attacco. Dopo un’attenta analisi degli stili di gioco degli ultimi anni, la Commissione tecnica federale (composta da Daniele Botosso, Giacomo Catellani, Stefania Cauda, Marco Fontana, Franco Giambanco, Martina Lupo, Enrico Rolando, Gianluca Zanetti e Sabrina Zanfretta) ha riscontrato, in effetti, in gran parte delle squadre di ogni serie un’evidente tendenza a focalizzare il gioco sul tiro da 2. Analizzato il fenomeno e le sue radici, è stato deciso di modificare l’assegnazione dei punteggi in caso di hit, al fine di bilanciare una situazione attualmente ritenuta favorevole al tiro dalla

distanza. Sono state studiate le diverse proposte pervenute e la scelta finale è stata di intervenire in fase sperimentale sul punteggio, assegnando 3 punti per un hit dalla zona di difesa (contro i 2 attuali) e 2 punti per un hit segnato dalla zona di attacco (contro l’1 attuale). Un sistema che avvicina in questo modo al conteggio dei canestri nel basket, in cui l’incidenza del tiro dalla lunga distanza rispetto ai punti totali è nettamente inferiore rispetto all’hit ball (almeno del 10-15%), raffrontando le classifiche dei migliori realizzatori di sempre delle due discipline sportive. L’intento della commissione è quello di migliorare il gioco, aumentandone la profondità sia sul piano tattico che tecnico.

“In caso di punteggio di parità al termine dei tempi regolamentari si procederà all’overtime, nel corso del quale vincerà la squadra che raggiungerà o supererà un punteggio pari a quello ottenuto al termine dei tempi regolamentari maggiorato di tre.”

La variazione della struttura di punteggio porterà anche alla modifica della regola dell’over-time:

Per qualunque ragguaglio, è possibile rivolgersi ai due membri della Commissione Giacomo Catellani e Daniele Botosso.

Saranno possibili, dunque, tutti i seguenti parziali: 3-0, 3-2, 4-0, 4-2, 5-2, 5-0. Il primo banco di prova sarà l’imminente Coppa Hitalia (giugno-settembre 2013), per verificare se vi sarà effettivamente un’inversione di tendenza. Se la sperimentazione andrà a buon fine, la modifica diventerà effettiva a partire dal campionato del 2014-2015.

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femminile

U

na bella notizia per le quote rosa dell’hit ball: sono state ben nove le squadre iscritte al torneo femminile 2013, due più della scorsa edizione. Fuori di te, Invictus Girls, Le Incredibili, Le Surgelate, Kill Ball Vol. 2, Riciclate, Six Hit, Spartane e Valkyrie hanno dato vita a un torneo accattivante e combattuto come non si era mai visto. Dato il numero crescente di squadre partecipanti e lo spazio sempre più limitato per disputare le partite al Palahit, si è vagliata l’ipotesi di suddividere le squadre in gironi, ma le giocatrici hanno deciso di comune accordo di fare qualche sacrificio, giocando prevalentemente nei weekend, per scontrarsi il maggior numero di volte possibili, condividendo un girone all’italiana con partite di sola andata. Trentasei partite totali che hanno determinato una classifica finale da uno a nove. Fuori di Te e Incredibili hanno offerto forse il miglior spettacolo degli ultimi anni, ricco di emozioni, giocando la loro partita punto a punto, con il tifo che, da ambo le parti, si è conquistato un posto in campo a suon di urla. La spuntano le Fuori di Te, capitanate dalla neocampionessa d’Italia Julie Carpinelli, che devono però cedere il passo alla corazzata di Stefania Cauda nella giornata successiva. E così le Six Hit si trovano con due punti di vantaggio alla vigilia dell’ultima giornata che le vede, come è ormai tradizione, contrapporsi a Le Incredibili. Questa sfida tra le campionesse uscenti – Le Incredibili – e la formazione con più vittorie nel torneo, le Six Hit – non può che essere combattuta e tesa fin dai primi minuti. E così è stato: Le Incredibili sembrano iniziare bene, ma le Six Hit non mollano un pallone e non permettono alle avversarie di allungare per più di due punti. Poi, da metà del primo tempo, iniziano a macinare gioco e poco alla volta distanziano Le Incredibili che non ribattono adeguatamente. Pur vendendo cara la pelle la formazione capitanata da Serena Romio non riesce a stare al ritmo e al passo delle ragazze di Stefania Cauda che un po’ alla volta si allontanano. Nel terzo tempo, più per forza di volontà che

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per energie residue, Le Incredibili accennano una piccola rimonta che però decade praticamente sul nascere. Finisce 34 a 26, punteggio che incorona le Six Hit nuovamente regine del torneo femminile. Al secondo posto le Fuori di Te e sull’ultimo gradino del podio si accomodano Le Incredibili. In ogni caso, se questo trend di iscrizioni e di livello di gioco prosegue come negli ultimi anni, si assisterà sempre più ad un campionato femminile emozionante e combattuto, divertente da vedere e da giocare, che, si spera, aiuterà le giocatrici ad aumentare progressivamente di numero.


campionato

C

ome ogni anno la fase successiva alla regular season è quella dei verdetti. I playout possono essere traumatici, scontati o esaltanti. Secondo il regolamento, la prima classificata accede di diritto alla serie superiore, esattamente come l’ultima scende senza appello nella categoria inferiore; ma è rispettivamente tra le seconde, terze, penultime e terzultime squadre che si scatena la sfida più importante di tutta la stagione. La seconda classificata, infatti, deve vedersela con la penultima della categoria superiore per poterne prendere il posto; lo stesso iter spetta alla terza e alla terzultima. Il gioco si fa quindi subito interessante e spietato. Ormai siamo abituati ad assistere a un vero e proprio rimescolamento di squadre in molte categorie, perché spesso le formazioni di serie superiore hanno dovuto cedere il passo a quelle provenienti “dal basso”. E’ il caso della B2 e della A2: in entrambe le situazioni il podio della serie minore ha “invaso” il campionato maggiore, costringendo la zona bassa della classifica a retrocedere. In B2 approdano gli Hit’Em All, vincitori della C1, i Joker vincenti sui Gunners in gara 3, e i Crysis che battono gli Umpa Lumpa sempre nel terzo confronto. Leggermente diverso il discorso per la A2, dove Blue Snakes, Gears e Rolling Balls sfondano la porta senza lasciare diritti di replica alle tre squadredi fondo classifica. I playout si risolvono entrambi in gara 2 senza appello. In A1, a parte le formazioni che si scambiano automaticamente, Le Iene salgono e I Gadan scendono, le altre compagini della serie maggiore riescono a mantenere la propria posizione, nello specifico gli Akuna Matata contro gli RDJ e i Sumbeam contro i Torino Warriors. In B1 si assiste alla stessa scena, dove i Baraonda sono costretti a lasciare la categoria, scalzati dai Citmabun. Negli spareggi Lighting Bugs e Sunandmoon la spuntano contro Black Mamba e Skit, evitando la retrocessione. Infine, nel campionato di C1 o Sporting Team Castiglione cede il proprio posto ai Babatwo. Negli spareggi Invictus e Don Bosco vincono il proprio scontro con Phoenix e Hitters, ribadendo la loro permanenza nella categoria. Il dato che si può evincere da questi playout è che in alcune serie c’è ancora un discreto gap che non permette alle formazioni provenienti dal basso di scalzare le ultime della divisione superiore. Discorso diverso soprattutto tra C1/ B2 e B1/B2 dove, evidentemente, il livello tra gli ultimi e i primi delle rispettive serie è pressoché equivalente.

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Associazioni HIT BALL TORINO

hitball@asarcadia.it

dadehit@alice.it

SOCIETA’ SPORTIVA NAZARETH -CAMPANIA

Revelation (A1) Sonics (B1)

Red Devils (A1) Sotomayor (A1) Sunnenbun (A2) Torino Warriors (A2) RDJ (A2) Cielo Grande (B1) Citmabun (B1) Evolution (B1) Pazzeschi (B1) Black Mamba (B2) Decepticon (B2) Don Bosco Team (C1) Gunners (C1) Six Hit (Femm.)

Presidente Prof. Antonio BARBATI sede a Napoli– abarbati@libero.it

ARCADIA

A.S.D. PLAYGROUND PIEMONTE: Presidente Sig. Andrea Grassi Sede a Torino cell. 339/8511337 – asd.playground@live.it

A.S.D. SVILUPPO ATTIVITA’ MOTORIE- PIEMONTE: Presidente sig. Gianpiero Arciprete sede a Chieri (TO)

A.S.D. BABA2 SAN FRANCESCO HIT BALL TEAM – PIEMONTE Babatwo (C1)

A.S.D. HIT BALL PROMOTION - PIEMONTE ASSOCIAZIONE AURORA SAN FRANCESCO -LOMBARDIAProv. Lecco segreteria@gsaurorasf.it Prov. Milano Prof. Angelo TORINO – cell. 347/6617647 Prof.ssa Erminia JOSSA FASANO – cell. 333/3557374 Prof. Dario SANTORO – cell. 328/3417954 Aurora Lecco (C2)

AST’HIT - PIEMONTE Prof. Liliana Pagliero cell. 333/1492150 – hitball_asti@yahoo.it

BARAONDA vittorio.garelli@gmail.com Baraonda (B2) Baraonda Tupac (B2)

BLU HIT - LAZIO E UMBRIA Presidente Prof. Enzo Antimi sede ad Attigliano (Terni) cell. 338/4398083 – enzoantimi@libero.it

FANTASTICLUB ASTI hit-ball@fantasticlub.org Elettropoli Asti (B2)

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HIT BAT PROMOTION PUGLIA Presidente Sig. Gianni Guaglione cell. 348/9364365 – gianniguaglione@libero.it

HIT DOGS hitdogs@gmail.com Hit Dogs (A2) Blue Snakes (A2) Crysis (B2) Buccaneers (C1) Giovani Marmotte (C1) Minions (C2)

POLISPORTIVA VENARIA sabrinaztt@gmail.com Smashers Venaria (A2) Sunandmoon Venaria (B1) Triggers Venaria (B2) Brownies Venaria (C1)

SPORTING TEAM

sportingteam@hotmail.it Sporting Team (B1) Umpa Lumpa (C1) Sporting Team Castiglion (C2) Sporting Alberti (C2) Sporting Team Furious (C2)

SUNANDMOON BIELLA sunandmoon@libero.it

SOCIETA’ SPORTIVA SUNBEAM info@sunbeamteam.it Sunbeam (A1) Vikings (B1) Le Incredibili (Femm.)

TOGHETHER SPORT

zanettigianluca@yahoo.it LabToHit (A1) Blue Red (A2) Rolling Balls (A2) Hit’Em All (B2) Invictus (C1) Resto del Mond (C2) Invictus Girls (Femm.) Le Surgelate (Femm.)

ALTRE SQUADRE:

Piccolo Club (A1) gdenichilo@email.it Riciclate (Femm.) Sunknights (A1) hermes.delgrosso@gmail.com SCUOLA PARITARIA Le Iene (A1) SAN GIUSEPPE CAFASSO gianpaolo.mazzoni@email.it Presidente Sig. Giovanni Tesio Akuna Matata (A1) sede a Torino gpgarnero@teletu.it tel. 0112200995–scuolacafasso@tin.it I Gadan (A2) giorgio@spazio88.com SINOMBRE Hammers (B1) sinombre.hitball@gmail.com sbano.massimo@gmail.com Lighting Bugs (B1) Sinombre (A1) davide.barboni@gmail.com Gears (A2) Joker (B2) Skit (B2) michelesegreto@gmail.com Hit Makers (C1) Nichelino Hesperia (C1) Hit Keepers (C2) andreabello90@hotmail.it Hitters (C2) Anubi (C2) Phoenix (C2) Flashit (C2) Valkyrie (C2) Hit Mas (C2) Valkyrie (Femm.) Kill Ball (C2 e Femm.) Fuori di Te (Femm.) Spartane (Femm.)


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SETTORE MEDICO Medico Federale Marco Dolfin Psicologa Federale Paola Sacchettino

Gianluca Zanetti

Responsabile

PALAHIT

SETTORE IMPIANTI Responsabile Giovanni De Nichilo RESPONSABILI DI SERIE A1 Martina Lupo A2 Antonello Giordano B1 Daniele Botosso B2 Enrico Rolando C1 Patrizia Cascino C2 Stefania Cauda

HIT BALL ACCESSIBILE Referente Ylenia Sanfilippo

SETTORE ARBITRI Responsabile Marco Fontana

SETTORE TECNICO-SPORTIVO Responsabile Antonello Giordano

Manuela Agnello Davide Senatore Alessandro Adami

COMMISSIONE DISCIPLINARE

COMMISSIONE COMUNICAZIONE E MARKETING Responsabile Giovanni De Nichilo Addetto Stampa Michele Segreto Redazione Do Hit e Web Patrizia Cascino Enrico Rolando Mauro Pompili

PRESIDENTE ONORARIO Silvio Benati 1째 Presidente FIHB dal 1992 al 2002

CONSIGLIO FEDERALE Presidente, Presidente onorario, Responsabili Campionati, Responsabili Associazioni affiliate, Settori e Commissioni Federali, Responsabile Arbitri

PRESIDENTE IN CARICA Luigi Gigante Presidente dal 2002 ad oggi

ORGANIGRAMMA FEDERAZIONE ITALIANA HIT BALL



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