ANNO XXX N° 16 - 12 Maggio 2013

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SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI SAN BENEDETTO DEL TRONTO - RIPATRANSONE - MONTALTO ANNO XXX N° 16 - 12 Maggio 2013 € 1.00

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IN UDIENZA DA PAPA FRANCESCO Nelle parole di Papa Francesco Un Papa vicino, fratello, amico, che parla con gli occhi, che quasi si inchina verso l’altro per meglio comunicare, che ti fa sentire il suo cuore accanto al tuo.

È sempre un’emozione profonda quella di salire gli scaloni del Palazzo Apostolico, poter attraversare quelle sale che la televisione spesso ci mostra, attendere l’incontro con il Santo Padre. Sabato 4 maggio, alle ore 12, con cinque Vescovi delle Marche, sono stato in udienza da Papa Francesco, in occasione della protocollare visita ad limina. Un’ora di incontro cordiale, tra fratelli Vescovi, quasi tra vecchi amici, come se la conoscenza risalisse nel tempo, anche se avevo, non davanti a me, ma accanto a me la persona del Papa, semplice, attento a tutto, pronto alla battuta simpatica, dal volto buono, ricco di umanità, vero uomo di Dio. Un’ora di emozione profonda. Gli parlo della nostra Diocesi giovane, derivante dall’unione delle due antiche di Ripatransone e di Montalto. Gli accenno del Sinodo appena celebrato e di quanto è emerso sulla vita delle Parrocchie e dei Movimenti ecclesiali, espongo qualcosa sulle difficoltà occupazionali e sulla vita dei giovani, dico della presenza tra noi di molti nati non in Italia, parliamo della famiglia e ricordo i numerosi marchigiani sambenedettesi che sono in Argentina e a Mar del Plata. E il Papa interviene con una immediatezza sapiente, che sa di condivisione, dice partecipazione, sprona al futuro.

Un Papa vicino, fratello, amico, che parla con gli occhi, che quasi si inchina verso l’altro per meglio comunicare, che ti fa sentire il suo cuore accanto al tuo. Parliamo della crisi delle famiglie, che vanno amorevolmente capite in tante loro difficoltà e prima ancora amichevolmente preparate. Parliamo della necessità di trasmettere la fede alle nuove generazioni e della carenza delle vocazioni alla vita consacrata. Parliamo degli adolescenti e della Cresima, come sacramento che deve impegnare a farsi missionari presso gli amici e nei luoghi quotidiani della loro vita. L’ora è volata via. Chiedo la benedizione per la nostra Diocesi e sulla soglia della Biblioteca, al momento del congedo, mi dice parole di affettuoso incoraggiamento. Allontanandomi dalla sala dell’udienza mi ripeto in silenzio: Credo la Chiesa, una santa cattolica e apostolica. Quale gioia essere nel Popolo di Dio! Grazie, Signore!

Vogliamo ricordare con Maria tutte le Mamme, nel giorno della loro festa. “La Madonna fa proprio questo con noi, ci aiuta a crescere umanamente e nella fede, ad essere forti e non cedere alla tentazione dell’essere uomini e cristiani in modo superficiale, ma a vivere con responsabilità, a tendere sempre più in alto”. Come una madre, Maria insegna a non evitare i problemi e le sfide della vita, come se questa fosse un’autostrada senza ostacoli. La Vergine ha conosciuto momenti non facili e – prosegue Papa Francesco - aiuta i suoi figli a guardare con realismo i problemi, a non perdersi in essi, a saperli superare: “Una vita senza sfide non esiste e un ragazzo o una ragazza che non sa affrontarle mettendosi in gioco, è senza spina dorsale!“. Infine Maria, donna del sì, libero e incondizionato alla chiamata del Signore, da buona mamma aiuta i suoi figli ad essere liberi: “Ma cosa significa libertà? Non è certo fare tutto ciò

che si vuole, lasciarsi dominare dalle passioni, passare da un’esperienza all’altra senza discernimento, seguire le mode del tempo; libertà non significa, per così dire, buttare tutto ciò che non piace dalla finestra. La libertà ci è donata perché sappiamo fare scelte buone nella vita!”. Da qui l’esortazione di Papa Francesco a non aver paura delle scelte definitive in un tempo in cui è forte la seduzione della provvisorietà: “Siamo vittime di una tendenza che ci spinge alla provvisorietà… come se desiderassimo rimanere adolescenti per tutta la vita! Non abbiamo paura degli impegni definitivi, degli impegni che coinvolgono e interessano tutta la vita! In questo modo la nostra vita sarà feconda!”. Maria - conclude il Santo Padre - ci insegna ad essere aperti alla vita, fecondi di bene, di gioia, di speranza, segni e strumenti di vita.

+ Gervasio Gestori Vescovo San Benedetto del Tronto, 5 maggio 2013 Domenica VI di Pasqua

Incontro tra Regione e Comune S. Benedetto del Tronto - Lavoro, sanità, difesa del suolo e tutela ambientale, turismo, infrastrutture. Sono solo alcuni dei temi affrontati nel corso dell’incontro, svolto lunedì 29 aprile al Museo della Civiltà marinara delle Marche, tra la Giunta regionale e la Giunta comunale di San Benedetto del Tronto. Il presidente della Regione, Gian Mario Spacca e il sindaco Giovanni Gaspari, con gli assessori dei rispettivi esecutivi, hanno fatto il punto sulle principali questioni che riguardano il territorio sambenedettese. Prima dell’incontro, Spacca e Gaspari hanno

effettuato un sopralluogo alla Riserva naturale della Sentina, per verificare personalmente gli effetti dell’erosione marina. Successivamente hanno visitato il Centro di educazione ambientale presso la sede sambenedettese dell’Università di Camerino sul lungomare, dove sono ospitati quattro esemplari di tartaruga Caretta caretta.

Gli incontri tra le due amministrazioni sono stati numerosi in questi anni. segue a pag. 2

INSERTO SPECIALE XXV ANNIVERSARIO DELLA MORTE DI DON VITTORIO MASSETTI, FONDATORE DI SANTA GEMMA.


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Anno XXX 12 Maggio 2013

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Incontro tra Regione e Comune di S. Benedetto Tr. Il confronto è consistito temi specifici, come lo stoccaggio del gas per il quale la Regione ha annunciato il parere negativo. Da parte di Spacca c’è stato il riconoscimento a questo territorio di un ruolo fondamentale nel sistema regionale, non solo per la sua importantissima vocazione turistica, ma anche perché una delle comunità più grandi delle Marche. Anche il sindaco Gaspari ha sottolineato l’importanza dell’incontro di lunedì, riconoscendo l’attenzione della Regione per questo territorio. L’appuntamento è stato l’occasione per la formalizzazione di un impegno che il presidente Spacca aveva assunto con la città di San Benedetto. Il 10 dicembre San Benedetto del Tronto ospiterà la nona edizione della Giornata delle Marche, che quest’anno sarà dedicata alle donne e gli uomini che hanno fatto grande la regione. A partire da Carlo Urbani, il medico infettivologo di cui si commemora il decennale della morte. Entrando nel vivo dei temi, Spacca ha ricordato il grande impegno della Regione a sostegno del lavoro e dell’occupazione, della difesa delle fragilità e della coesione sociale. La Regione ha stanziato, tra l’altro, oltre 13 milioni di euro per ammortizzatori sociali in deroga e circa 8 milioni per aiuti alle assunzioni, per oltre 2.400 lavoratori protetti. Quanto alla sanità, i dati sul personale e sui posti letto testimoniano secondo Spacca la risalita di San Benedetto e della provincia di Ascoli Piceno negli indicatori regionali. La Regione, di fronte ai pesanti tagli statali al fondo sanitario, ha verificato i dati storici per rimodulare le proprie azioni, in modo da rispondere sempre di più al principio-guida dell’equità tra territori. Accanto alla sanità, la tutela ambientale, con la Sentina in primo piano. La Riserva naturale è stata riconosciuta come una ricchezza straordinaria del territorio sambenedettese e di tutte le Marche. La Regione ha garantito il massimo impegno per la sua valorizzazione, che si sposa perfettamente con la strategia turistica regionale. Si sono accolte in pieno le richieste sottoposte dall’amministrazione comunale e si procederà

IL LAVORO ELEMENTO FONDAMENTALE PER LA DIGNITÀ DELLA PERSONA Papa Francesco: il lavoro che schiavizza: quante persone, in tutto il mondo, sono vittime di questo tipo di schiavitù, in cui è la persona che serve il lavoro, mentre deve essere il lavoro ad offrire un servizio alle persone perché abbiano dignità

L’importanza del lavoro, il mese di maggio tradizionalmente dedicato alla Madonna e la contemplazione di Gesù, sull’esempio di Giuseppe e di Maria, sono stati i temi centrali della prima catechesi del mese di maggio che ha coinciso con la festa di San Giuseppe Lavoratore. Davanti ad oltre 70.000 persone convenute in Piazza San Pietro per assistere all’Udienza Generale, Papa Francesco ha spiegato che “Gesù entra nella nostra storia, viene in mezzo a noi, nascendo da Maria per opera di Dio, ma con la presenza di san Giuseppe, il padre legale che lo custodisce e gli insegna anche il suo lavoro (...) il mestiere del falegname, nella bottega di Nazaret, condividendo con lui l’impegno, la fatica, la soddisfazione e anche le difficoltà di ogni giorno. Questo ci richiama alla dignità e all’importanza del lavoro. Il libro della Genesi narra che Dio creò l’uomo e la donna affidando loro il compito di riempire la terra e soggiogarla, che non significa sfruttarla, ma coltivarla e custodirla, averne cura con la propria opera”. “Il lavoro fa parte del piano di amore di Dio; noi siamo chiamati a coltivare e custodire tutti i beni della creazione e in questo modo partecipiamo all’opera della creazione! Il lavoro è un elemento fondamentale per la dignità di

“Aggiungo una parola su un’altra particolare situazione di lavoro che mi preoccupa: mi riferisco a quello che potremmo definire il ‘lavoro schiavo’, il lavoro che schiavizza. Quante persone, in tutto il mondo, sono vittime di questo tipo di schiavitù, in cui è la persona che serve il lavoro, mentre deve essere il lavoro ad offrire un servizio alle persone perché abbiano dignità. Chiedo ai fratelli e sorelle nella fede e a tutti gli uomini e le donne di buona volontà una decisa scelta contro la tratta delle persone, all’interno della quale figura il ‘lavoro schiavo’”. Il Papa ha poi fatto riferimento al secondo argomento della catechesi, la centralità di Gesù:”nel silenzio dell’agire quotidiano, san Giuseppe, insieme a Maria, hanno un solo centro comune di attenzione: Gesù. (...) Nei Vangeli, san Luca sottolinea due volte l’atteggiamento di Maria, che è anche quello di san Giuseppe: ‘Custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore’. Per ascoltare il Signore - ha detto il Papa - bisogna imparare a contemplarlo, a percepire la sua presenza costante nella nostra vita; bisogna fermarsi a dialogare con Lui, dargli spazio con la preghiera. (...) Ricordiamoci di più del Signore nelle nostre giornate!”.”E in questo mese di maggio, vorrei richiamare all’importanza e alla bellezza della preghiera del santo Rosario - ha proseguito Papa Francesco

una persona (...) ci rende simili a Dio, che ha lavorato e lavora, agisce sempre; dà la capacità di mantenere se stessi, la propria famiglia, di contribuire alla crescita della propria Nazione. E qui - ha aggiunto il Pontefice - penso alle difficoltà che, in vari Paesi, incontra oggi il mondo del lavoro e dell’impresa; penso a quanti, e non solo giovani, sono disoccupati, molte volte a causa di una concezione economicista della società, che cerca il profitto egoista, al di fuori dei parametri della giustizia sociale”. “Desidero rivolgere a tutti l’invito alla solidarietà, e ai Responsabili della cosa pubblica l’incoraggiamento a fare ogni sforzo per dare nuovo slancio all’occupazione; questo significa preoccuparsi per la dignità della persona; ma soprattutto vorrei dire di non perdere la speranza; anche san Giuseppe ha avuto momenti difficili, ma non ha mai perso la fiducia e ha saputo superarli, nella certezza che Dio non ci abbandona”.

ricordando che: “Recitando le Ave Maria, noi siamo condotti a contemplare i misteri di Gesù, a riflettere cioè sui momenti centrali della sua vita, perché, come per Maria e per san Giuseppe, Egli sia il centro dei nostri pensieri, delle nostre attenzioni e delle nostre azioni. Sarebbe bello se, soprattutto in questo mese di maggio, si recitasse assieme in famiglia, con gli amici, in Parrocchia, il santo Rosario o qualche preghiera a Gesù e alla Vergine Maria! La preghiera fatta assieme è un momento prezioso per rendere ancora più salda la vita familiare, l’amicizia! Impariamo a pregare di più in famiglia e come famiglia!” “Cari fratelli e sorelle, chiediamo a san Giuseppe e alla Vergine Maria ha concluso il Pontefice - che ci insegnino ad essere fedeli ai nostri impegni quotidiani, a vivere la nostra fede nelle azioni di ogni giorno e a dare più spazio al Signore nella nostra vita, a fermarci per contemplare il suo volto”.

Città del Vaticano, 2 maggio 2013 (VIS).

immediatamente al ripascimento dell’area con un primo intervento da 50mila metri cubi. Contemporaneamente sarà avviato un piano più strutturale per la definizione di una linea di scogliera di protezione. Interventi che riguarderanno anche l’area a nord, con una prima opera da 5mila metri cubi e una seconda, più a lungo termine, da 17mila. L’intenzione è quella di lanciare un progetto interregionale con l’Abruzzo per la tutela e valorizzazione della foce del Tronto. Unendo le forze sarà più facile poter accedere anche ai fondi europei, soprattutto quando la Macroregione adriatico-ionica, nel 2014, sarà una realtà. Al centro del confronto, il turismo: dopo la Conferenza regionale sul turismo, la Task force italo-russa, la missione istituzionale in Russia dove è stato formalizzato l’avvio del volo Ancona-Mosca e i progetti per nuovi collegamenti con il nord-Europa, prosegue l’impegno della Regione per la valorizzazione turistica di questo territorio. L’azione di comunicazione e di marketing diretto si accompagna all’attività degli imprenditori di San Benedetto che con coraggio e intraprendenza si stanno adeguando alle crescenti richieste dei turisti internazionali, migliorando le strutture ricettive, ha detto il presidente, ricordando come la crescita del turismo va accompagnata dallo sviluppo infrastrutturale. La connettività diviene fondamentale. La riconferma della fermata del Freccia Bianca a San Benedetto e l’arrivo dell’alta velocità nelle Marche sono ottime notizie

Benedetto XVI è tornato in Vaticano. Il Papa Emerito il 2 maggio 2013 ha lasciato in elicottero Castel Gandolfo ed è rientrato in Vaticano da pellegrino, come aveva promesso. Era il 28 febbraio scorso quando Ratzinger, dimissionario, abbandonava il Palazzo Apostolico. Da oggi la sua dimora è il Monastero “Mater Ecclesiae”, pronto ad accoglierlo dopo i lavori di ristrutturazione. Due papi coabitano ora tra le mura leonine a poche centinaia di metri, un unicum nella storia della Chiesa. A legarli c‘è una reciproca riverenza. “Siamo fratelli” aveva detto Papa Francesco quando a fine marzo si era raccolto in preghiera allo stesso banco con il Papa Emerito rifiutando il posto d’onore che gli aveva offerto nella cappella di Castel Gandolfo. Ratzinger, 86 anni, abiterà al primo piano del convento con monsignor George Gaenswein e le quattro Memores Domini che lo accudiscono. Qui condurrà la vita ritirata e spirituale che ha scelto con la rinuncia al pontificato.

Proprietà: “confraternita SS.mo Sacramento e cristo Morto”

SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI SAN BENEDETTO DEL TRONTO - RIPATRANSONE - MONTALTO

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Anno XXX 12 Maggio 2013

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Anno della Fede

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Terza disputa

112. IL COMANDAMENTO PIÙ IMPORTANTE Leggiamo Mt 22,34-40 sul massimo comandamento. Il brano parallelo di Mc 12,2834 non prende la forma di una disputa, ma di una semplice e rispettosa domanda di uno scriba sul parere di Gesù riguardo a un problema allora molto discusso. Marco tralascia la frase che si ha in Matteo: “per metterlo alla prova”; e alla risposta che Gesù gli dà, lo scriba fa questo commento: “Hai detto bene, Maestro, e secondo verità...”; a sua volta, Gesù gli dice: “Non sei lontano dal regno di Dio” (Mc 12,32.34). Ecco ora il brano secondo Matteo 1. La domanda dello scriba. Ecco la redazione che si ha in Matteo: “Allora i farisei, avendo udito che egli aveva chiuso la bocca ai sadducei, si riunirono insieme 35e uno di loro, un dottore della Legge, lo interrogò per metterlo alla prova: 36’Maestro, nella Legge, qual è il grande comandamento?’” (Mt 22,34-36). Per uno scriba, i comandamenti avevano tutti la stessa dignità e la stessa forza, in quanto provenienti da Dio o da Mosè. Nonostante ciò si faceva distinzione tra comandamenti gravi e leggeri in quanto alcuni richiedevano più impegno e altri meno. Si facevano anche sintesi del contenuto dei singoli comandamenti. In questo caso la domanda del dottore della Legge è posta con sincerità e se-

rietà come sincera doveva la stessa domanda da parte dei suoi colleghi. Notiamo che la domanda riguarda solo i precetti nella Legge, quindi nel Pentateuco; viene perciò esclusa la Tradizione orale che ne aumentava di molto il numero. I rabbini, dalla Legge e dalla Tradizione avevano inventariato 613 precetti. 2. La risposta di Gesù. “Gli rispose: ‘Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente. 38Questo è il grande e primo comandamento. 39Il secondo poi è simile a quello: Amerai il tuo prossimo come te stesso. 40Da questi due comandamenti dipendono tutta la Legge e i Profeti’” (Mt 22,37-40). Avveniva spesso che la risposta indicasse o l’amore verso Dio o l’amore verso il prossimo. Del resto, l’Antico Testamento conteneva questi due comandamenti, ma erano distanziati e indipendenti l’uno dall’altro. L’amore verso il prossimo era abbozzato nel libro del Levitico. “Non coverai nel tuo cuore odio contro il tuo fratello; rimprovera apertamente il tuo prossimo, così non ti caricherai di un peccato per lui. Non ti vendicherai e non serberai rancore contro i figli del tuo popolo, ma amerai il tuo prossimo come te stesso.

Io sono il Signore” (Lv 19,17-18). Pur presente nella sua materialità, la formula riguardante l’amore verso il prossimo viene quasi coperta dall’insieme dei due versetti; in più, e ciò tocca la sostanza, qui “prossimo” equivale a “connazionale”, come ben si rileva dal parallelismo tra: “i figli del tuo popolo” e “il prossimo tuo”. L’amore verso Dio è presente più volte nel Deuteronomio; Gesù lo riprende dalla formulazione esplicita e luminosa quale si ha in Deuteronomio: “Tu amerai il Signore, tuo Dio, con tutto il cuore, con tutta l’anima e con tutte le forze” (Dt 6,5). Nel giudaismo queste parole faranno parte della preghiera che verrà recitata tre volte al giorno, lo ✶ma‘, ascolta”. La novità che Gesù apporta è triplice. Gesù accosta insieme i due testi che appartengono addirittura a due libri biblici diversi, Levitico e Deuteronomio; inoltre, dà a prossimo un significato illimitato, tanto che, nell’episodio del buon samaritano, brano di Luca che si avvicina al nostro, il prossimo è chiunque – ebreo, samaritano, o altro – ha bisogno di te; infine, presenta sé stesso come modello e grazia dell’amore verso il prossimo: “Come io ho amato voi, così

amatevi anche voi gli uni gli altri” (Gv 13,35). Ebbene, Gesù fonde insieme questi due comandamenti e ne fa il compendio di tutta la rivelazione: “Da questi due comandamenti dipendono tutta la Legge e i Profeti”, la Bibbia tutta. Lasciamoci conquistare dall’esortazione di Paolo. “La carità non sia ipocrita: detestate il male, attaccatevi al bene; amatevi gli uni gli altri con affetto fraterno, gareggiate nello stimarvi a vicenda. Non siate pigri nel fare il bene, siate invece ferventi nello spirito; servite il Signore. Siate lieti nella speranza, costanti nella tribolazione, perseveranti nella preghiera. Condividete le necessità dei santi; siate premurosi nell’ospitalità (Rm 12,9-13). Crocettigiuseppe@yahoo.it

La famiglia: una risorsa per l’intera società Presentato il documento preparatorio per la 47° Settimana Sociale dei Cattolici Italiani (Torino, 12-15 settembre 2013)

CITTA’ DEL VATICANO, 30 Aprile 2013 (Zenit.org)

La famiglia, speranza e futuro per la società italiana: è questo il tema della 47° Settimana Sociale dei Cattolici Italiani in programma dal 12 al 15 settembre prossimo a Torino. Il documento preparatorio dell’evento è stato presentato stamattina presso la Sala Marconi di Radio Vaticana: durante la conferenza stampa si è sottolineato in modo particolare il valore “laico” e universale della famiglia, risorsa preziosa non solo per il mondo cattolico ma per l’intera società e indiscutibile mezzo per il superamento di tutte le crisi. Il portavoce della Conferenza Episcopale Italiana, monsignor Domenico Pompili, ha sottolineato in primo luogo quanto la famiglia sia un argomento che non può essere ridotto “a una questione interna alla Chiesa o a un tema eticamente sensibile ma nel perimetro della confessione cristiana”. Pompili ha poi illustrato in sintesi il documento preparatorio, articolato in tre parti: nella prima, intitolata La famiglia e la persona umana, emerge una “riflessione sull’identità della persona colta nella sua differenza fondamentale tra uomo e donna”. Viene anche evidenziato il ruolo del legame familiare che non è “un laccio che inibisce la libertà delle persone ma, al contrario, la potenzia”. La famiglia, inoltre, ha aggiunto il portavoce della CEI, non può mai essere un “affare privato”. Nella seconda parte, intitolata La

famiglia, bene per tutti, è approfondito in modo particolare il ruolo sociale della famiglia e il suo essere funzionale al bene comune. La terza e ultima parte, Famiglia, società ed economia, infine, contiene “richieste non più rinviabili che la famiglia pone alla società che ci auguriamo segnino sempre più l’agenda politica”, ha quindi concluso Pompili. Da parte sua, monsignor Arrigo Miglio, arcivescovo di Cagliari e presidente del Comitato Scientifico e Organizzatore delle Settimane Sociali, ha sottolineato che a settembre sarà la quarta volta che la famiglia diventa il tema di un Settimana Sociale e che i contenuti si porranno in continuità con l’agenda dell’ultima edizione, tenutasi a Reggio Calabria nel 2010. Il tema scelto per quest’anno, ha aggiunto il presule, suscita alcune domande, tra cui, in particolare: “Che tipo di futuro vogliamo preparare per il paese? Per quale mondo vogliamo lavorare?”. I fatti attuali, ha proseguito monsignor Miglio, “impongono di fare delle scelte concrete”, pertanto “le ideologie passano in secondo piano”. La famiglia, ha detto ancora l’arcivescovo di Cagliari, ha un ruolo fondamentale anche per la prosperità dell’economia e il legame di questi due aspetti è “ampiamente provato”. La società civile è anch’essa una variabile dipendente dalla famiglia ed “apparirà diversa a seconda che la famiglia sia sostenuta o non so-

stenuta”. La sfida non è tanto quella di assistere le famiglie, quanto di riconoscere il loro ruolo nella società, del resto sancito nella Costituzione italiana, ha spiegato monsignor Miglio. La famiglia è, inoltre, “un tema antropologico che porta con sé molte difficoltà ma anche tante gioie”, ha proseguito l’arcivescovo. Le storie di molte famiglie, quindi, “meritano di essere raccontate e conosciute” e, in particolare raccontare delle famiglie serene, “aiuta a generare speranza”. Rispondendo ad una domanda sulle aspettative riguardo alla 47° Settimana Sociale, Miglio ha espresso la speranza che il tema “non sia affrontato con superficialità” e che prevalga un approccio non confessionale agli argomenti. Il presule ha anche auspicato che i cattolici non debbano essere etichettati come coloro che “propongono modelli di famiglie d’altri tempi”. Anche Luca Diotallevi, professore associato di sociologia all’Università Roma Tre e segretario del Comitato Organizzatore delle Settimane Sociali, ha sottolineato il riconoscimento della famiglia da parte della Costituzione, e la titolarità, da parte della famiglia stessa, di “diritti” che vanno ben al di là delle leggi positive. La legge, quindi, può “riconoscere” o “proteggere” un diritto ma non eliminarlo, né determinarlo. Diotallevi si è poi soffermato sul tema della “differenza” di genere, preso in

Di Luca Marcolivio esame nella prima parte del documento preparatorio della Settimana Sociale, osservando come tale differenza “non è il nemico della relazione, quanto piuttosto l’indicatore dell’intensità” della relazione stessa. Anche per questo motivo “parlare di famiglia non è un riflesso omofobico”, ha aggiunto il professor Diotallevi. Rispondendo ad una domanda sul trattamento riservato alla famiglia dai media, Diotallevi ha affermato che i problemi sorgono quando dai mezzi di comunicazione emerge soprattutto “esagerazione” e una visione delle cose spesso “fuori della realtà”; inoltre non è costruttivo limitarsi ad una mera “denuncia dei problemi”.

DIOCESI DI S. BENEDETTO DEL TRONTO RIPATRANSONE-MONTALTO MARCHE

UFFICIO DI PASTORALE FAMILIARE IN COLLABORAZIONE CON REALTÀ ECCLESIALI E ORATORI

ROSARIO DELLE FAMIGLIE animato da cresimati e cresimandi PRESIEDE MONS. GERVASIO GESTORI

LUNEDI 13 MAGGIO ore 21.00 CATTEDRALE S. MARIA DELLA MARINA


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Loreto 25 Aprile 2013

Il pellegrinaggio a Lourdes: un richiamo al senso della quotidianità

Convegno Gruppi di Preghiera di Padre Pio dell’Italia centrale

Giovedì 25 aprile si è svolto a Loreto il 25° Convegno dei Gruppi di Preghiera di Padre Pio dell’Italia centrale. Una folla di pellegrini raccolta in preghiera gremiva la Basilica della Santa Casa durante l’Adorazione Eucaristica, guidata dal Centro di Coordinamento dei Gruppi di Preghiera di Pescara. Alle 16.30 è seguita la S. Messa presieduta da S.Ecc. Mons. Michele Castoro Arcivescovo di Manfredonia-Vieste-S.Giovanni Rotondo, alla presenza del Rettore della Santa Casa P.Giuliano Viabile, del Coordinatore per il Centro Italia dei Gruppi di Preghiera di Padre Pio P. Guglielmo Alimonti e i Padri Spirituali dei vari Gruppi presenti. Durante l’omelia Sua Ecc.Mons. Castoro ha voluto rendere partecipe l’assemblea di due grandi novità: la prima delle quali ha fatto vibrare il cuore dei fedeli: dal primo di giugno la salma di S.Pio da Pietrelcina sarà nuovamente e per sempre visibile agli occhi dei suoi devoti nella Cripta della nuova Chiesa di S.Giovanni Rotondo;la seconda notizia riguarda invece il passaggio di testimone tra P.Marciano Morra, per raggiunti limiti di età e Fr. Carlo Maria Laborde, nuovo Segretario Generale dei Gruppi di Preghiera di P. Pio. Più tardi, nella Sala Pomarancio della Basilica, Sua Ecc.Mons. Castoro ha incontrato i direttori spirituali e i capigruppo per presentare la nuova pubblicazione dello Statuto, vero strumento di vita e guida per i Gruppi di Preghiera. Parlando di Casa Sollievo della Sofferenza, opera di P. Pio, oggi diventato il primo ospedale del centro-sud d’Italia per la ricerca e l’assistenza, ha ricordato come esso sia stato affidato dal Santo di Pietrelcina al sostegno della preghiera e dei contributi di solidarietà dei Gruppi di Preghiera di tutto il mondo. Non va dimenticato che Casa Sollievo è un’opera della Santa Sede che dipende dal Papa, testimone della fede e riferimento dei Gruppi di Preghiera, perché essi stessi siano cuore e anima della Chiesa in questo difficile momento in cui il mondo ha così bisogno di Dio e del Vangelo per ritrovare la sua strada.

Si è appena concluso l’annuale pellegrinaggio a Lourdes del Movimento Fides Vita. Un esiguo gruppetto di sessanta persone, segno dell’intero popolo di Fides Vita, è partito carico di tante intenzioni di preghiera personali, ma anche di tante altre affidate ad esso da amici, parenti, colleghi di lavoro, conoscenti di conoscenti perché Lourdes è un richiamo immenso al compimento del nostro Destino. La permanenza nel Santuario è stata breve ma intensa, vissuta in maniera ordinaria in un luogo straordinario dove non sono mancati fattori della quotidianità che hanno aiutato, innanzitutto i pellegrini, a riconsiderare la loro adesione a questo pellegrinaggio a Lourdes. Infatti, perché andare a Lourdes? Che cosa ti fa riconsiderare un pellegrinaggio a Lourdes? Queste do-

mande sono state approfondite nelle due Meditazioni che il fondatore del nostro Movimento, Nicolino Pompei, ha tenuto, accompagnando in maniera del tutto privilegiata questo corpo di pellegrini. Lourdes è un luogo di Grazia voluto dal Signore af-

finché gli uomini possano incontrare innanzitutto quella fondamentale esperienza che ci costituisce: l’attesa di un Qualcuno che in Gesù si rivela in tutta la sua presenza umana. Grazie a Dio per il dono della Sua compagnia che da venticinque anni ci accompagna, ci sostiene a tenere fisso lo sguardo a Suo Figlio Gesù attraverso il materno abbraccio di Maria Sua Madre. Per chi non ha potuto partecipare direttamente ai giorni di pellegrinaggio a Lourdes c’è la possibilità di rivivere le struggenti Meditazioni di Nicolino sul sito di Fides Vita, una tenerezza per tutti noi figli di questo carisma e una possibilità di incontrare Cristo, così, come un bel giorno, per quanti vi si imbatteranno. Moina Maroni

Aperte le iscrizioni per i tornei di calcetto e di beach volley diocesani di AC DIOCESI - I giovani di AC della diocesi di San Benedetto Ripatransone Montalto organizzano in collaborazione con il Circolo Tennis Beretti di Grottammare un torneo di calcetto diocesano per i ragazzi e un torneo di beach volley diocesano per le ragazze tra associazioni parrocchiali di Azione Cattolica. Il torneo di calcetto avrà inizio il primo giugno presso il Campo di Calcetto Circolo Tennis Beretti, zona ex ferriera di Grottammare, le iscrizioni sono aperte ai tesserati AC nati tra il 1983 e il 1998, la quota di iscrizione è di 40 euro a squadra e ci saranno premi, oltre per la prima, seconda e terza squadra classificata anche per il miglior giocatore, il miglior portiere, il capocannoniere e la coppa disciplina, insomma ce ne sarà per tutti! Anche il torneo di beach volley avrà inizio il primo giugno e si terrà presso il Campo di Beach Volley Circolo Tennis Beretti, zona ex ferriera di Grottammare, le iscrizioni sono aperte alle tesserate AC

nate tra il 1983 e il 1998, la quota di iscrizione è di 20 euro a squadra. I regolamenti ufficiali e le schede di iscrizione per entrambi i tornei pos-

sono essere scaricati da www.azionecattolicasbt.com o dai gruppi Facebook AC Cup 2013 – Calcetto e AC Cup – Beach Volley. Janet Chiappini

Fabrizio Buratti

Parola del Signore ASCENSIONE DEL SIGNORE C

Dal VANGELO secondo LUCA In quel tempo Gesù, disse ai suoi discepoli: “Così sta scritto: il Cristo dovrà patire e risuscitare dai morti il terzo giorno e nel suo nome saranno predicati a tutte le genti la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme. Di questo voi siete testimoni. E io manderò su di voi quello che il Padre mio ha promesso; ma voi restate in città, finché non siate rivestiti di potenza dall’alto”. Poi li condusse fuori verso Betània e, alzate le mani, li benedisse. Mentre li benediceva, si staccò da loro e fu portato verso il cielo. Ed essi, dopo averlo adorato, tornarono a Gerusalemme con grande gioia; e stavano sempre nel tempio lodando Dio. DAL VANgELO DI LUCA 24, 46-53 Questa finale del Vangelo di Luca, rappresenta benissimo la sintesi del messaggio del Vangelo, ci troviamo la storia umana del Messia, passione morte e resurrezione, riconoscimento della divinità di Cristo da parte dei discepoli, adorazione,

e attesa dello Spirito Santo per iniziare la missione testimoniando ciò che hanno visto e vissuto. Testimonianza che i discepoli daranno in tutto il mondo conosciuto annunciando il Vangelo, fondando comunità cristiane e irrorandole con il sangue del martirio. Luca nei primi versetti sottolinea che il vero Messia é il servo del Signore, il Servo sofferente profetizzato da Isaia, e non l’atteso condottiero che, secondo molti ebrei, avrebbe ristabilito il regno terreno di Israele. Inoltre, ci troviamo quello che potremo definire il programma di vita e testimonianza che ogni cristiano, in quanto tale, si trova a dover mettere in pratica: raggiungere tutte le genti per portare nel nome di Cristo la conversione e il perdono che il Figlio di Dio ci ha guadagnato attraverso la morte ma soprattutto la sua resurrezione. Ma siccome Gesù é cosciente che questi “poveri uomini”, e quelli che sarebbero venuti dopo di loro, ben poco avrebbero potuto fare con le loro misere forze, li ammonisce dicendo loro che la missione potrà cominciare solo dopo

che avrà inviato lo Spirito Santo a rivestirli di potenza dall’alto e a fornire loro quella forza e quel coraggio necessari per intraprendere il cammino della Chiesa, come nuovo popolo di Dio. Seguire Cristo richiede un impegno forte e nello stesso tempo facile, se si ha abbastanza umiltà e coraggio da lasciarsi guidare dallo Spirito inviato da Dio, quello Spirito che ci ricorda le cose che Gesù ha insegnato, che ce le spiega, che ci fa capire la verità tutta intera. Spirito che ci dà la forza di staccare gli occhi dal cielo in attesa del suo ritorno, e pur orfani della sua presenza, di metterci in cammino sulle strade del mondo per annunciare a tutti la buona notizia: in principio era il Verbo e il Verbo era Dio, egli si é fatto carne per abitare in mezzo a noi e per noi ha sofferto la passione e la morte di croce, ma ha vinto la morte ed é risorto per indicarci la via da seguire per arrivare al Padre e rimanere sempre nel suo amore.

Ovviamente non tutti i cristiani sono chiamati ad andare in giro per le strade del mondo, a fare i missionari, ma tutti sicuramente siamo chiamati a testimoniare la nostra fede in Cristo, nelle nostre case, nei posti di lavoro, per la strada, con gli amici, con tutti quelli che incontriamo, ognuno di noi è l’operaio che deve andare a lavorare nella vigna. Signore Gesù fa che il tuo popolo, che io stesso, nella gioia della tua amicizia possa far conoscere a tutti gli uomini la grandezza e la belRiccardo lezza del tuo amore per noi. PILLOLE DI SAGGEZZA: LA MISSIONE DEL CRISTIANO CONSISTE, SAPENDOSI AMATO, NELL’AVER VOGLIA DI DIRLO. (L’HEUREUX) I PRIMI APOSTOLI, GLI APOSTOLI IMMEDIATI DEGLI OPERAI SARANNO OPERAI; GLI APOSTOLI DELL’INDUSTRIA E DEL COMMERCIO SARANNO INDUSTRIALI E COMMERCIANTI (PIO XI)


SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI SAN BENEDETTO DEL TRONTO - RIPATRANSONE - MONTALTO

INSERTO SPECIALE XXV Anniversario della morte di Don Francesco Vittorio Massetti, l’apostolo dell’infanzia abbandonata

ANNO XXX N° 16 - 12 Maggio 2013 € 1.00

IL DOVEROSO RICORDO DI UN PRETE SAMBENEDETTESE

La casa-famiglia “S. Gemma”, come fatto educativo per la città

Don Francesco Vittorio Massetti morì a Brescia il 16 maggio 1988 ed i funerali si celebrarono a S. Benedetto, sua città natale. Nell’omelia il mio Predecessore S.E. Mons. Chiaretti disse: “La comunità cristiana e civile di S. Benedetto del Tronto onora a buon diritto questo venerando sacerdote e lo annovera tra i suoi figli più prestigiosi e veramente benemeriti”. Sono passati 25 anni dalla sua morte e non possiamo trascurare questa ricorrenza senza il doveroso ricordo. Chi l’ha conosciuto a fondo, come il prof. Giuseppe Filippini, scriveva anni fa: “È passato troppo poco tempo dalla morte di Don Massetti (il don Vittorio dei Sambenedettesi, il Franz di Pier Giorgio, il don Franz dell’Università Cattolica e…seguenti) perché se ne possa parlare con l’obiettività ed il distacco, che richiederebbero la sua personalità e la significativa travagliata ricchezza della sua vicenda…quel mattino del 16 maggio 1988…per l’ultima volta, implorò Jasecristi mi! consegnandogli l’anima, che tante volte Ti ha offeso, ma abbandonato mai!” (testimonianza inedita dattiloscritta). Vogliamo ora, in occasione dei venticinque anni dalla scomparsa terrena, riprendere la memoria di questo nostro sacerdote, rilanciarne la personalità, far meglio conoscere la sua opera, additarlo come esempio di autentico ministro della Chiesa e come generoso ed intraprendente concittadino, “Premio Truentum”, attento al bene delle persone più bisognose.

In una prima pubblicazione nel Natale 1948 con lo scopo di ottenere aiuti per poter realizzare un altro piano-casa, alla prima pagina così si legge: “Questa è la casa donata al bimbo povero, che trova in essa gioia, conforto, calore materno nella sua adolescenza, e l’indirizzo alla via della Bontà, della Rettitudine per il suo domani”; è tutta qui la storia dell’Istituto “S. Gemma”, da quel lontano 1940, quando don Vittorio “intravide in una sera nebbiosa e freddissima, due piccoli esseri che ravvolti nei loro cenci, si erano addossati ad un muro tremanti di freddo e di fame”. I sentimenti trasmessici dai nostri genitori nei confronti di questa Istituzione, sono stati sempre alla base della nostra educazione all’amore e alla carità. P.P.

+ Gervasio Gestori Vescovo

AVVISO

Il 16 Maggio ricorre il 25° anniversario della morte di Don Vittorio Massetti, il fondatore di Santa Gemma. Lo ricorderemo il prossimo 16 maggio nella S. Messa presso la parrocchia di S. Benedetto Martire, alle ore 21,15.

Alcune note biografiche Francesco Vittorio Massetti nacque il 17 ottobre 1900 da Pasquale fu Francesco da Giuseppina Gaetani di Pacifico. Fu battezzato il giorno 9 ottobre 1900 dal Rev. Padre Aurelio Cicconetti nella Chiesa di S. Giuseppe. Il padre Pasquale gestiva una cantina all’angolo tra viale Secondo Moretti e via Bezzecca. Nei locali superiori era locata la famiglia. Ebbe quattro sorelle: Apollonia (che l’aiutò nella realizzazione dell’Istituto S. Gemma e che ho ritrovato in un documento della Prefettura di Ascoli Piceno del 1929, nelle segnalazioni inviate nel periodo fascista al Ministero dell’interno, come dirigente di Azione Cattolica Femminile) Francesca, Elisa, Maria ed un fratello di nome Pacifico. Nel 1919 la famiglia Massetti fu colpita da una terribile disgrazia. Pacifico che frequentava le Scuole Normali (l’Istituto si trovava nella zona, oggi via Pasqualetti),

essendo in ritardo per le lezioni, pensò di attraversare i binari della ferrovia e fu investito da un treno in transito che gli troncò ambedue le gambe. Morì il 21 febbraio del 1919 all’età di 16 anni assistito dai sacerdoti don Francesco Sciocchetti da don Peppe Rossi e don Sigismondo Liberati. Vittorio, dopo aver frequentato le Normali della nostra città, completò gli studi superiori presso l’Istituto Montani di Fermo. Nel 1920 si iscrisse al Policlinico di Torino, dove presso il Circolo “Cesare Balbo” della F.U.C.1 (Federazione Universitari Cattolici Italiani) incontrò Pier Giorgio Frassati. Dal 1920 al 1925 (anno della morte del Frassati), Franz (così Pier Giorgio soleva chiamarlo invece di Francesco, come gli altri amici) visse in grande amicizia con tutta la famiglia Frassati, partecipando allo studio e alla vita “di fede e di ardente carità” dell’amico Pier Giorgio. Laureatosi in ingegneria fu assunto dalla Fiat di Torino ad un posto di grande responsabilità.

Il padre Pasquale aveva lavorato tutta una vita e raccoglieva i frutti del suo lavoro acquistando una casa dove si sarebbe riposato e avrebbe chiuso gli occhi, nella serenità dell’uomo onesto che ha compiuto il suo dovere. Ma il Signore gli riserbava ancora del cammino, aveva ancora qualche cosa da chiedergli. L’unico figlio, ingegnere, che occupava un posto eminente alla FIAT diTorino, veniva a lui con una nuova decisione: rispondere alla chiamata del Signore. E fu Sacerdote. Lo chiamarono don Vittorio al suo paese. Ugo Marinangeli (da un capitolo del libro “La mensa del Giubileo”)

IL “MATTONE” RITROVATO: UNA STRUGGENTE TETIMONIANZA Carissima Elena, ho provato una forte stretta al cuore nel ricevere ancora gli auguri di Santa Gemma da voi tutte che avete dimostrato fede, coraggio, abbandono, dolori insieme a tanta forza e tanto amore.Ho ricevuto anche il libro “Il mattone interrato” che ho letto più di una volta e che ha il pregio di illustrare con tanto amore, delicatezza e attenzione la piccola-grande storia di Santa Gemma. Senza essere protagonisti diretti, gli autori hanno “toccato” con grande attenzione e prudenza l’esperienza meravigliosa di don Vittorio (alias Franz), la sua generosità , la sua fedeltà, i suoi dolori, il suo esilio, la sua santità. Quando don Franz fu “liberato” dopo il Concilio, io sono stato da lui e gli ho detto: -Don Franz è il trionfo dell’ideale, ma abbiamo perduto venti anni! Non son pochi! E ora? Lui si raccolse in se stesso e con affetto mi disse:

Lettera da Lanciano 21-4-2013 -Nicola, tu sei un “merlo”! hai creduto che fossimo noi a realizzare il nostro ideale, ma il Signore aveva altro disegno su di noi. (Come dire: altri realizzeranno il nostro ideale!). Disse così con grande serenità e fiducia: ultima offerta del suo amore al Signore e alla sua Chiesa. Io ho compiuto novantadue anni e Anna ottantatré; il 22 aprile abbiamo compiuto sessant’anni di matrimonio: sposati a Bologna da don Franz! Preghiamo il Signore di tenere la sua mano sulle nostre teste e suscitare ancora in noi il desiderio del Paradiso. Scusami per il tempo che ti sottraggo, ma voglio ancora dirvi che Nicola vi ama. La cappellina dell’istituto-oggi altare lateralecome sai è stata progettata da me anche nei piccoli particolari, essa è doppiamente nel mio cuore: è un pezzetto del mio amore a Santa Gemma! Ho scelto la parte migliore (così ha deciso il Si-

gnore) per restare con voi: la cappella! Ricavata da un magazzino…Un grande abbraccio alle sorelle anziane e malate. Esse sono testimonianza viva di generosità e di santità. A te un forte abbraccio ricordandoti l’Inno alla Carità di san Paolo che Pier Giorgio Frassati aveva fatto sua guida e che don Franz aveva stampato in un grande manifesto in un corridoio a piano terra dell’Università. La bellezza del nostro ideale è l’amore reciproco che Gesù ci ha chiesto mettendo Lui in mezzo a noi: “Ove due o più di voi sono uniti in mio nome, io sono in mezzo a voi!”. Questa unità a Gesù vivo è tutta la nostra vita. Grazie per quanto ancora fai e un grande abbraccio a tutti. Uniti sempre nella preghiera, un abbraccio Nicola e Anna


II

Anno XXX 12 Maggio 2013

INSERTO SPECIALE

PAG

Lo zelo per la tua casa mi divora (Sal. 69,10)

Don Vittorio si abbandonò totalmente nelle mani provvidenziali e tra le braccia di Dio Padre buono e misericordioso vivendo con disarmante semplicità il precetto evangelico Una domenica del 1944, don Vittorio Massetti, durante un’omelia 21,1-5 a), non sono state per lui solo una speranza escatologica nella chiesa del paese alto di S. Benedetto del Tronto, ridotta in ma volle che divenissero per tutti un’esperienza viva e tangibile. pessime condizioni a causa della guerra, ebbe a dire; “Questa sarà La sua certezza era quella del profeta Geremia “Tu sei in mezzo a la chiesa più bella del mondo!”. I presenti rimasero colpiti da que- noi, Signore, e noi siamo chiamati con il tuo nome: non abbandost’affermazione non riuscendo a immaginare una chiesa così bella narci, Signore Dio nostro “( Ger 14,9). Don Vittorio desiderava come diceva don Vittorio, sia perché le condizioni di vita in cui fortemente che i sacerdoti andassero incontro al popolo non solo versava tutta la cittadinanza, in quegli anni difficili, erano vera- con la Parola ma con la Carità: in un suo scritto così si legge “.. mente precarie sia perché pensarono che parlare di bellezza in un Donaci la realtà viva di servirti nei fratelli e di trasformare il contesto così desolato era strano o meglio fuori luogo. Tutti sape- mondo intero in offerta a Te gradita. vano che era un uomo concreto lui, un sacerdote che aveva totalmente donato la sua vita a Gesù, cosciente che la più alta forma di amore fosse la Carità, non era un sognatore, un teorico, una persona astratta e nemmeno un sentimentale. Allora come mai aveva usato quell’espressione, perché tali parole erano uscite dalla sua bocca. Sembrava avesse detto qualcosa di irrealizzabile eppure, da lui, quella affermazione non poteva essere stata detta così per dire. Non comprendendo immediatamente, alcuni però serbarono nel cuore quelle parole nella piena certezza avessero un senso e un significato profondo. Non sbagliavano infatti. Ripercorrendo, seppur dopo tanti anni, la vita di questo sacerdote, seguendo le sue orme attraverso i fatti concreti della sua intensa, profonda e sofferta esistenza, con quella strana affermazione, don Vittorio alludeva alla edificazione della Nuova Gerusalemme, della città santa, della chiesa autentica nel cuore dei fedeli. Si, egli non si riferiva alla ricostruzione dell’edificio dal punto di vista materiale ma alla bellezza che scaturisce dalla vita nuova in Cristo nella ferma consapevolezza “dell’Amore infinito con il quale Cristo Gesù ci ha amati fin dal principio”. E’ risultato sempre chiaro ed evidente nella vita di questo sacerdote che in ogni situazione era costantemente animato da una sollecitudine appassionata nella cura della vita spirituale delle persone Abbraccio tra don Francesco Traini (parroco di S. Benedetto Martire) che incontrava, da un ardente zelo per l’edificazione della chiesa e don Vittorio nelle anime della gente semplice. Abbandonandosi totalmente nelle mani provvidenziali e tra le braccia di Dio Padre buono Illumina con la Tua presenza le nostre opere ed azioni, la Tua vita e misericordioso viveva con disarmante semplicità il precetto sia la nostra sola vita.. . “Tutto in lui è stato concepito e vissuto evangelico “Cercate prima il regno di Dio e la sua giustizia e tutte come donazione totale ed incondizionata in risposta all’amore con queste cose vi saranno date in aggiunta” (Mt 6,33), certo che, così cui Dio ci ha amati, egli non ha mai dato il superfluo ma tutto ciò facendo, non sarebbe mai mancato il necessario per vivere a lui e che aveva, sempre per il bene del prossimo. Lo aveva visto ed imai suoi cari. Per questo motivo tutto quello che don Vittorio ha parato dal suo carissimo amico Piergiorgio Frassati, conosciuto a compiuto è stato generato dall’appassionato desiderio di costruire Torino negli anni universitari e con il quale aveva condiviso tanti una chiesa in cui tutti gli uomini, mediante la fede, fossero rige- momenti di tempo scanditi dalla profonda e concreta esperienza nerati dal dono dello Spirito. Le parole di S. Giovanni apostolo: della gratuità all’altro in letizia e gioia, originate dall’intimo rap“Ecco la tenda di Dio con gli uomini! Egli abiterà con loro ed essi porto di Piergiorgio con Gesù. Quegli anni si erano impressi nel saranno suoi popoli ed Egli sarà il Dio con loro, il loro Dio” (Ap suo cuore, avevano lasciato in lui un dolce ed indelebile segno, lo

avevano reso ancor più forte nella fede, avevano accompagnato i suoi giorni e le sue scelte. “Date e vi sarà dato una buona misura, pigiata, scossa e traboccante vi sarà versata nel grembo, perché con la misura con cui misurate, sarà misurato a voi in cambio”(Lc 6,38): queste parole di Gesù in don Massetti non hanno incontrato ostacolo alcuno, né resistenze di sorta ma hanno trovato quel terreno buono che ha portato molto frutto. Ma il frutto, si sa, non può maturare se non si getta il seme che deve morire. “Se il chicco di grano caduto in terra non muore rimane solo se invece muore produce molto frutto. Chi ama la sua vita la perde e chi odia la sua vita in questo mondo, la conserverà per la vita eterna” (Gv 12, 24): don “Franz”, come lo chiamavano affettuosamente i suoi amici del nord, ha avuto, costantemente e dappertutto, davanti agli occhi del cuore e della mente questo comandamento di Gesù e non l’ha barattato con niente, non è sceso mai a compromessi o stipulato tregue. Ha vissuto nella carne questo precetto evangelico obbedendo e percorrendo con tutto se stesso il suo Calvario fino alla fine, portando la sua Croce dietro i passi di Gesù e sotto il tenerissimo e materno sguardo di Maria Santissima. La sua vita è stata un travaglio continuo fin dallo strappo provocato dalla morte di Frassati e dal discernimento sofferto circa la sua vocazione, si, la missione di don Vittorio è stata l’essere crocifisso, la sua esistenza un’offerta quotidiana all’Amore misericordioso di Dio. “O Gesù io vi offro tutto quanto sono: prendimi e utilizzami come Vostro Corpo, come Vostra Anima, per Vostra Immolazione.... Mi offro insieme con Voi in tutti gli altari del mondo. Prendetemi ed offritemi fin dalla Prima Messa”:questa fu la preghiera e la vita di don Vittorio, questo il programma della sua esistenza. Gesù non tardò, prese sul serio la sua preghiera, fece della sua vita un capolavoro a Lui gradito, un’opera della Sua imperscrutabile Misericordia. Allora come oggi, la persona e l’opera di don Vittorio fanno domandare e interrogano molti suscitando un interesse sincero e vero. Ma da cosa è generato questo fascino nei confronti della sua persona? Quale attrattiva, quale simpatia scaturisce dall’incontro con la sua esperienza? Possiamo affermare che la sua è una storia di fede e di speranza, di grazia e di bellezza, di totale affidamento alla volontà di Dio e di confidente abbandono nelle braccia della Vergine Maria. La sua testimonianza è una provocazione viva ed attuale e ci esorta a voler scoprire e conoscere la Radice prima ed ultima dei suoi passi, dei suoi gesti e delle sue parole. Don Vittorio parla ancora oggi a noi, si, ci parla della infinita Fedeltà di Dio e del Suo inesauribile Mistero di Amore. ADV

Dal commiato del dott. Filippini Penso che ciascuno di voi si renda conto quanto sia difficile per me, con la folla di sentimenti e di ricordi che urge in questo momento nel mio spirito, dire di questo che mi fu padre, guida, amico per tutti i 48 anni, dal novembre ‘40 quando ebbi la fortuna di incontrarlo, all’altra sera allorché lo accompagnai con l’ultima preghiera, verso l’incontro con il suo Signore...Franz ci incontrò ragazzi e ci concedò uomini... Ci diede consapevolezza che non si era spettatori dei mondo ma del mondo costruttori: e non ci si poteva rassegnare a quello che di meno giusto e distorto si vedeva, ma bisognava rimboccarsi le maniche e nella pazienza e nella fedeltà diuturna, costruire il mondo secondo Dio dal momento che questa era la nostra vocazione di cristiani. Per lui essere costruttori di una società migliore non era strana vocazione di qualcuno, ma era vocazione di ogni uomo e impegno di ogni cristiano. Le varie opere che attraverso il suo impulso, il suo insegnamento, il suo suggerimento, il suo sostegno sono fiorite direttamente o indirettamente per suo intervento ormai in tutte Italia, stanno a testimoniare come questa sua intuizione profetica, 20 anni prima del Vaticano II, avesse colto la maturità dei

tempi nuovi. Era ora che i laici non fossero rimorchi o servitori, ma protagonisti nel mondo e responsabili a fianco e in armonia con la Gerarchia...I giovani qui presenti forse non riescono a rendersi conto di quanto questo messaggio fosse così anticipatore di questi nostri giorni, di questi nostri tempi e di quanto sonasse affascinante alle nostre giovani anime, perché ci sentivamo dietro un afflato, una testimonianza, una condotta, una convinzione, una devozione che non dava possibilità ad equivoci e ci sentivamo amati, perdonati e ci sentivamo sorretti, sospinti anche per strade che potevano sembrare azzardate, ma che egli verificava ogni volta come nostra personale scelta e nostra personale decisione. Devo dargli atto di un grande rispetto della nostra personalità... E come ci sospinse verso il ruolo nostro nella famiglia: sognò famiglie cristiane, sognò famiglie sante. Diceva sempre che in fin dei conti è nella famiglia che nascono i sacerdoti ed è dai sacerdoti che viene la salvezza dei mondo. L’ha ripetuto sabato sera sul letto di morte. Questo puntare sul matrimonio come la risorsa profonda della nostra esistenza, come il segreto della nostra fecondità: quante volte l’ho sentito dire che non a caso la Chiesa nei sette Sacramenti aveva messo

al settimo posto il matrimonio, per indicare che là era la più ardita speranza, l’impegno più forte, il coraggio più grande... Quanto era umano questo sacerdote, quanto era umano. Anche nelle sfumature; il suo interesse per la Sambenedettese tutte le domeniche sera, partecipava con questa vitalità umana, profondamente umana, a tutte le vicende del suo mondo...Come farò a sdebitarmi del fatto che mi diede senso, una vocazione, una responsabilità, un’affascinante storia di impegno, una gioia profonda. Giustamente Mons. Vescovo ha ricordato l’obbedienza una delle sue caratteristiche salienti: obbedienza che chiedeva soltanto di chiudere gli occhi per andare avanti, senza mai rimpianti, senza mai recriminazioni. Alcuni mesi fa, mentre passeggiavamo ed andavamo ripetendo gli anni difficili della sua storia, egli mi disse ad un certo punto. “Vedi, fu fondamentale la scoperta che feci, la scoperta cioè che non devo mai chiedere agli altri, ma domandarmi cosa gli altri possono aspettarsi da me’’. Era il riassunto del suo atteggiamento nei confronti della Chiesa, nei nostri confronti, nei confronti dei parenti, nei confronti della realtà che aveva intensamente vissuto. (Trascrizione di brani da una registrazione. L’Ancora n. 18 del 29 maggio 1988)

La bara di don Vittorio davanti alla sua Casa “S. Gemma”


Anno XXX 12 Maggio 2013

III

INSERTO SPECIALE

16 maggio: una ricorrenza che serve a noi!

di Giulia Ciriaci

Vittò, Franz, il prete ingegnere, erano modi diversi in cui veniva chiamato Francesco Vittorio Massetti. Noi però, nonostante i tanti nomi, non ne avevamo mai sentito parlare. La prima volta è stato quasi tre anni fa: durante una conversazione, da alcuni frammenti che lo riguardavano, Stefano -mio figlio- percepì la grandezza della sua statura morale. Allora sollecitò anche me perché insieme approfondissimo la conoscenza. Demmo così inizio a una ricerca che durerà più di due anni, ci farà conoscere i testimoni diretti di don Vittorio, numerosi suoi scritti autografi e sfocerà alla fine nel libro “Il mattone interrato”. A dire il vero, all’ammirazione e alla sorpresa iniziale si univa anche una buona dose di curiosità: curiosità per un ragazzo che, all’inizio del 1900, ebbe l’ardire di lasciare il suo paese-San Benedetto, piccolo borgo di pescatori- per andare a studiare ingegneria al Politecnico di Torino. Curiosità per la sua carriera alla Fiat, troncata dopo pochi anni per farsi prete. Curiosità per aver rinunciato al ruolo di rettore all’Augustinianum, collegio maschile dell’università cattolica di Milano, per ritirarsi definitivamente a San Benedetto dove aveva avviato la prima esperienza del Cenacolo presbiteriale. Ma ben presto, andando in profondità negli avvenimenti, la curiosità si è trasformata in coinvolgimento, amore filiale, scossoni personali per il nostro modo di porci verso la vita e di intendere la Fede. Don Vittorio è stato un profeta, “ha gestato il Concilio Vaticano II”- così disse di lui l’altro grande sacerdote sambenedettese, don Benedetto Loggi - infatti molte delle sue innovazioni: l’azione dei laici nella chiesa, l’introduzione nella liturgia della lingua parlata e l’avvio dei Cenacoli, forme volontarie di vita comune tra presbiteri per vivere in pienezza il sacerdozio, furono poi riconosciute dal Concilio. Sicuramente tali aspetti verranno trattati attraverso queste pagine da persone autorevoli, pertanto vorrei soffermarmi su altri. Non si può tacere la forte amicizia che don Vittorio ebbe con Piergiorgio Frassati (proclamato beato da Giovanni Paolo II nel 1990), da cui derivò la necessità di spogliarsi di tutto a favore dei poveri. Così, di ritorno da Milano, alla bambina che alla stazione di San Benedetto gli andò incontro per chiedergli l’elemosina, lacera e infreddolita, lui non si limitò a dare qualche spicciolo, ma aprì la sua casa. Era il Natale del 1940. Casa gentilizia che il padre aveva rilevato dai signori Voltattorni, la donò a lei e a chi come lei era vittima della guerra, senza famiglia. Insieme alla casa don Vittorio donò la sua mamma e sua sorella, che si misero a totale servizio nell’accoglienza. Dalle prime cinque bambine si passò ben presto a quindici, venti fino ad arrivare nell’immediato dopoguerra a più di quaranta. E di rimando furono tante le ragazze di San Benedetto, di Acquaviva e perfino del nord Italia che vollero donare la propria vita per dare una famiglia a chi non l’aveva più. Questa fu la grande intuizione di don Vittorio, in un tempo in cui proliferavano i collegi organizzati in grandi dormitori, refettori, per accogliere in numero sempre maggiore bambini bisognosi, vittime della guerra, lui istituì invece la Casa-Famiglia dove ogni signorina, mamma donata a tempo pieno, fosse responsabile della sua “famigliola” costituita da quattro-cinque bambini. Ogni bambino così avrebbe potuto recuperare e vivere la potente forza vitale dell’Amore che ti conosce per nome, entra nella tua storia e fa tutto in funzione del tuo bene. Don Vittorio per la sua Casa-Famiglia rifiutò qualsiasi riconoscimento giuridico per non fruire di benefici economici, eppure si era in pieno tempo di guerra, con tanti bambini da sfamare, senza disporre di mezzi propri. Questo “pazzo di Dio” - così verrebbe da chiamarlo - voleva in tal modo fidarsi solo della Provvidenza. Che non è uno spray, un nebulizzatore, come ha efficacemente detto papa Francesco, qualcosa cioè di vago e indistinto, una verità dottrinale da credere per fede ma posta là, fuori dai nostri vissuti quotidiani. La Provvidenza don Vittorio ha provato essere l’aspetto vivo di un Dio concreto che si fa presente nelle varie necessità. E sono numerosissime i fatti accaduti che solo ad ascoltarli

arricchiscono il cuore di tutti noi, così poco avvezzi a confidare nell’intervento del Signore, quanto piuttosto a contare sulle nostre forze prima di “buttarci”… Tutta la cittadinanza di San Benedetto come pure persone venute da ogni parte d’Italia concorreranno nei modi più svariati a sostenere la Casa-Famiglia nella gratuità e nel nascondimento: parolechiave per “entrare” in questa realtà e stili di vita da cui non ci si potrà più separare una volta sperimentati. Altro grande amico di don Vittorio fu don Ugo Bonazzoli, al quale l’univa una forte affinità spirituale nel concepire il sacerdozio e con il quale maturò l’idea del Cenacolo presbiteriale. Prete santo, come don Vittorio stesso ebbe a definirlo. Furono tanti i fatti prodigiosi nella vita di questo sacerdote, che don Vittorio stesso, in un suo scritto proponeva a noi posteri una raccolta “dei suoi fioretti”. Pier Giorgio Frassati, don Ugo, don Vittorio: una triade esplosiva nella carità! Questi fatti riferiti, sono solo sprazzi. Ci sarebbe da dire tantissimo ancora. Ci sarebbe da approfondire! Quest’articolo, come pure il libro “il mattone interrato”, e tutti i contributi che ci saranno in occasione del venticinquesimo dalla sua morte ci auguriamo che siano di stimolo per conoscere questa grande figura e servano a “ricollocarla” nella nostra realtà ecclesiale e territoriale. Non perché don Vittorio abbia bisogno di notorietà, non l’ha mai cercata, la rifuggirebbe, ma perché noi abbiamo bisogno di lasciarci contagiare dalla sua grande ricchezza. È ciò che è accaduto a fine ricerca a me e a Stefano, non potevamo tenere per noi quel tesoro, pur con i nostro limiti, abbiamo sentito necessario condividerlo. Il bene è una cosa difficile, ma quando lo si sperimenta diventa contagioso… Sono contenta perciò che in questo prossimo 16 maggio la chiesa locale si ritrovi, guidata dal suo Vescovo, nella chiesa di San Benedetto Martire per ricordare don Vittorio, nel giorno della sua morte. 16 maggio, un giorno speciale, in cui il Signore ha voluto porre come un sigillo sulla sua vita… Occorre sapere infatti che dopo l’entusiamo iniziale di donare la sua casa alle bambine, don Vittorio entra in un profondo combattimento: sente l’assunzione di responsabilità enorme, non ha più chiaro se i suoi passi sono stati diretti da un impulso caritatevole o se è volontà del Signore. Con questo stato d’animo, aprendo il suo breviario, trova l’immaginetta di santa Gemma Galgani, giovane canonizzata da poco, anche lei orfanella adottata da una ricca famiglia di Lucca e allora le viene spontaneo chiederle, fissando in suo sguardo intenso, che se quanto stava facendo era volontà del Signore, glielo facesse capire…Tornato a casa don Vittorio trova la lettera del marchese Guidi che approvava la sua scelta e a dimostrazione includeva una consistente offerta, con la promessa di rinnovarla ogni anno, e anche oltre la morte avendo inserito nel suo testamento un lascito. A quel punto, don Vittorio, la Casa -Famiglia non può non metterla sotto la protezione di Santa Gemma Galgani! E nel 1988, quando don Vittorio muore, è proprio il 16 maggio: Il giorno di Santa Gemma Galgani!

PS: iI libro “Il mattone interrato” è in vendita nelle principali librerie e in alcuni esercizi autorizzati. Il ricavato, detratte le spese, sarà Provvidenza per 215 bambini orfani di Xai Xai, Mozambico, per i quali è in fase di realizzazione una sorta di CasaFamiglia diurna.

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Don Ugo BONAZZOLI: “1943, prete ed eroe” di Gino Girolomoni Nel settimanale della mia Diocesi, il nuovo amico, un tenente colonnello, Luigi Leonardi, lancia un appello per avere notizie di un cappellano morto in Russia nel 1943, medaglia d’Argento al Valore Militare, don Ugo Bonazzoli. Poiché questo eroico sacerdote è stato Parroco a Isola del Piano dal 1935 al 1938, essendo persona informata dei fatti, lo accontento, rendendo così testimonianza ad una categoria sempre più rara, quelli che sono disposti a dare non soltanto il proprio tempo al prossimo, ma persino la vita. Traggo le informazioni da un libro su lui che il mio vecchio Parroco don Ciro Zanca pubblicò nel 1979 su commissione dell’Arcivescovo di Urbino Ugo Donato Bianchi. Don Ugo nacque a Fontecorniale nel 1912 e divenne sacerdote il Sabato Santo del 1935. In un foglio manoscritto impresse il suo impegno spirituale : “Che io sia il tuo dono pasquale, Signore!”. E poiché sappiamo quale sia questo dono, l’Agnello sacrificato, dobbiamo constatare che per don Ugo andò proprio così. Due testimonianze su di lui, la prima di Monsignor Giuseppe Rinaldini che lo sostituirà ad Isola del Piano e che avrà modo di frequentarlo prima della partenza per la guerra in Russia. “Quando veniva a darmi una mano, nelle feste più importanti, rimaneva con me a pranzo e a cena e si fermava per la notte per ripartire il mattino in bicicletta o a piedi, secondo la stagione. Mangiava con molta parsimonia, senza pretese. Al mattino quando mia madre andava a rimettere a posto la camera trovava il letto intatto e mi chiedeva dove avesse dormito quel benedetto uomo e io lo sapevo: in chiesa, per terra, dietro l’altare per essere più vicino al Sacramento”. Poi, in un giorno di luglio del 1942, chiese di partire volontario per la Russia come cappellano e fu assegnato al 3° Reggimento Bersaglieri di Bologna. A chi cercava di dissuaderlo dall’intento rispondeva che là c’erano padri di famiglia e parrocchiani che avevano bisogno di lui. L’altra testimonianza è del capitano medico Manlio Ponticelli, direttore dell’ospedale 837 a Millerowo, vicino Woroscilovgrad:“L’ho visto portare la barella, l’ho visto trasportare i feriti, l’ho visto raccogliere i morti. Ogni mattina all’alba lasciava il suo letto vicino al mio per andare nelle trincee a dire la Santa Messa ed amministrare la Comunione, poi tornava nell’ospedale a confortare i feriti. Poi usciva di nuovo per scavare le tombe e seppellire i morti, poi rientrava per mettere da parte i loro documenti, di giorno, di notte, sotto le bufere, sotto le bombe nemiche. Quando il mio ospedale ebbe l’ordine di ripiegare su Woroscilovgrad, quando cioè per tutti noi c’era la possibilità di lasciare il pericolo don Ugo mi chiese di restare, insistette, perché negli altri ospedali mancavano i cappellani”. Il generale della VII armata Carlo Biglino renderà una commovente testimonianza al nostro Eroico e giovanissimo sacerdote che lascerà la propria vita a Millerowo a 31 anni e per il quale non basta una medaglia d’Argento per rendergli onore, ma occorre la testimonianza e il ricordo delle generazioni che verranno. (Dal Portale delle Memorie)


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IL CIRCOLO DI AZIONE CATTOLICA “PIERGIORGIO FRASSATI” A S. BENEDETTO TR. Palestini Francesco, noto storico e poeta della parlando con gli angeli”. nostra città, così scrisse su “La Voce di S.Benedetto Il nome del Circolo fu suggerito da Francesco del Tronto” nel Marzo 1982 Vittorio Massetti che intanto era diventato inge“La casa di don Cesare è sempre stata la casa di gnere, e che, dopo due anni, aveva ancora vivo il tutti. E tutti i Sambenedettesi di buona volontà vi ricordo di un suo carissimo amico universitario, convenivano. Un giorno si riunirono a casa di morto in odore di santità: Pier Giorgio Frassati. don Cesare tre uomini di buona volontà: Il Massettì sentiva di dover riversare sugli altri un sarto, un ingegnere ed un avvocato. Il tutta quella ricchezza di insegnamenti e di esempi primo non ebbe in sorte di invecchiare; il secondo, che aveva accumulato nei pochi anni trascorsi che rivestiva di magrezza un animo di apostolo, con l’amico Pier Giorgio. Questo nome certamente diventerà sacerdote, l’avvocato, alla caduta del diede un’impronta a tutta la vita associativa e fu regime fascista, diventerà deputato. Cemento fra motivo di esempio per tanti giovani. Massetti, i tre precursori la figura, la saggezza, la generosità diventato ingegnere alla Fìat dì Torino, aveva di don Cesare. Quel giorno venne fondato il modo di frequentare casa Frassati e dì riportare primo Circolo di Azionella nostra città i segni ne Cattolica di S. Bedi affetto e di partecipanedetto del Tronto. zione, specialmente da Il Circolo fiorì, crebbe. parte della mamma di Pier Don Cesare ogni tanto Giorgio Frassati che manfaceva una predica e dò perfino un gagliardetto parlava con voce suaper il nuovo circolo, andente, quasi scusandato, purtroppo, perduto”. dosi, con la comprenDall’unico libro dei verbali sione di chi sa che gli che ci è pervenuto e che uomini, perché tali, data la prima adunanza sono esposti al peccagenerale il 4.3.1928, si to; l’avvocato ogni tannota subito come, ad apto un discorso. Oggi pena pochi mesi dalla sua sarebbe difficile ascolfondazione, il Circolo tare prediche e discorsi “Pier Giorgio Frassati” simili. Don Cesare aveva un’efficiente strutaveva una saggezza Don Cesare e Franz ospiti della famiglia Frassati tura organizzativa ed eserantica, di quella di froncitava un ascendente sui te alla quale non esistono problemi, perché sem- giovani del luogo che subito, numerosissimi, plifica tutto: quella saggezza semplice, disarmante chiesero di farne parte. Il primo presidente fu che più tardi, sublimata, farà amare ed ammirare I’avv. RenatoTozzi Condivi, l’assistente don in tutto il mondo papa Giovanni XXIII; l’avvocato Cesare Palestini e il segretario che firmava i parlava con facondia inusitata nella S. Benedetto verbali Giuseppe Sciarra. La tessera era il segno di allora, il mento in alto, le palpebre chiuse; una di appartenenza e non si distribuiva con facilità. volta un ragazzo - ammesso tra i giovani solo Si legge: “La tessera sarà loro consegnata dopo perché chierichetto - chiese al suo vicino perché aver tenuto per la durata di mesi tre un contegno l’avvocato parlasse chiudendo gli occhi, si sentì disciplinato e corretto, dentro e fuori il Circolo”. rispondere tra il serio ed il sorridente: «Sta Pietro Pompei (dai Quaderni de “l’Ancora”, n.2)

Il 27 dicembre 1987 don Francesco Vittorio Massetti riceveva il Premio Truentum... ... istituito con delibera n. 479 del 24 febbraio 1986 quale “riconoscimento dell’Amministrazione Comunale a cittadini che si siano distinti nello studio, nel lavoro, nell’arte, nella cultura, nello sport o in particolari avvenimenti pubblici e sociali a beneficio della popolazione sambenedettese”. In tale circostanza il Sindaco Natale Cappella così si esprimeva: “Dopo alcune riunioni la Commissione, costituita dagli ex sindaci Perotti, Marinangeli, Pasqualini, Cameli e dal prof. Sorge e presieduta dal Sindaco in carica, ha unanimemente designato per l’anno 1987 don FRANCESCO VITTORIO MASSETTI. Una figura di sacerdote che a S.Benedetto del Tronto ha inciso con la sua fede, con il senso della carità, con la sua carica spirituale ed umana, con la forza di educatore concreto e tenace”. “Noi - più avanti negli anni - ricordiamo il difficile, duro momento post-hellico. le diverse tragedie familiari, le distruzioni, i lutti, la miseria, la disoccupazione. Ricordiamo anche la ricostruzione lentamente realizzata con la tenacia, l’operosità e la laboriosità di tutto il popolo samhenedettee che non poteva e non voleva restare indietro nella ripresa economica, sociale e morale di tutta la Nazione. E questa ripresa ebbe nella nostra città anche

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INSERTO SPECIALE

una casa ove alcuni bambini poveri o in gravi difficoltà trovarono l’accoglienza. l’aiuto. il sostegno di un sambenedettese dal cuore grande, dalla mente aperta alla problematica ecclesiale e giovanile, dall’azione concreta: don FRANCESCO VITTORIO MASSETTI. E don Vittorio, alla notizia di tale importante designazione. nel ringraziare, così si esprimeva: “Sono molto riconoscente al Sindaco della mia città natale e agli altri membri della Commissione per aver pensato alla mia persona in una circostanza così carica di significato. Il riconoscimento che voi con tanta amabilità mi attribuite, non è certamente rivolto a me, ma a tutti coloro che in questi anni si sono fatti ed ancora si fanno piccoli tra i piccoli seguendo un impulso che, maturato nel fervido ricordo di Pier Giorgio Frassati, proprio in questa notte di 47 anni fa, il primo natale di guerra, ritrovò il primo timido inizio. Quella immane tragedia di una guerra spietata poco più tardi - prese di mira particolarmente la nostra città con i continui bombardamenti da terra, dal mare e dal cielo che seminò distruzione e morte intorno a S. Gemma. Ringrazio la bontà infinita di Dio, che sempre supera ogni nostra aspettativa, per tutto l’amore che in tutto questo lungo periodo ha saputo suscitare in noi e attorno a noi e che certamente vorrà continuare a suscitare, ed esprimo un auspicio: che tutti i presenti si sentano impegnati in prima persona, nelle circostanze in cui la vita li pone a seminare Bontà ed a costruire solidarietà. La civiltà dell’amore non è una utopia, ma una realtà che tutti ci chiama in causa per divenire i costruttori”. Ugo Marinangeli (Idem).

L’eredità spirituale di Franz Don Francesco Vittorio Massetti, a San Benedetto noto come don Vittorio, nel resto del mondo come don Franz, in memoria della sua amicizia con il beato Pier Giorgio Frassati, quell’amicizia che tanto lo segnò. Non tutti forse sanno che il nostro illustre concittadino si ritrovò questo nome pur non avendo mai messo piede in aree germanofone proprio grazie a Frassati che, di ritorno da Berlino assieme a suo padre Alfredo, ambasciatore del Regno d’Italia da quelle parti, intendeva... germanizzare con la sua solita simpatia ed esuberanza chiunque incontrasse. I miei sono ricordi personalissimi e non hanno alcuna pretesa di “storicità”. Non ebbi mai modo di incontrare don Franz anche se conobbi qualche anno prima della morte di quest’ultimo il dottor Giuseppe Filippini, che lo ospitò a casa negli ultimi anni della sua vita travagliata ed avventurosa. La fama con cui mi fu presentato nei racconti era quella di essere stato “l’amico di Pier Giorgio Frassati”, e per me questo ebbe subito un peso notevolissimo. Infatti compresi come mai, durante una delle mie prime sortite a Casa Santa Gemma, avessi trovato il ritratto di questo giovane bruno, bello e simpatico. Una delle signorine (la compianta Antonina) mi spiegò alla mia domanda su chi fosse il giovane bello e sorridente ritratto in un quadro appeso all’interno di uno degli appartamenti in cui è suddivisa Casa Santa Gemma - che si trattava di “un bravo ragazzo”. Non approfondii subito vista la contingenza della merenda ai bambini che pressavano la povera signorina, ma anni dopo scoprii di chi si trattava tanto che mi innamorai per sempre di questo giovane di cui all’epoca non erano state ancora dichiarate eroiche le virtù cristiane. Parliamo degli anni 1984 - 1985. Scoprii non senza fatica (all’epoca non c’era internet e ci voleva una certa tenacia..) che si trattava di un grande uomo e di un grande santo; anni dopo seppi che Pier Giorgio era legato a doppio filo con la nostra città proprio grazie a quel don Franz, di cui fu compagno di studi al Politecnico di Torino. Franz uscì ingegnere, Pier Giorgio nacque al cielo troppo presto per diventare ingegnere su questa terra. In un libretto denso di ricordi vivi e significativi dal titolo “Pier Giorgio Frassati nel ricordo di un amico”, don Franz narra con gratitudine ed ammirazione la delicatezza e la carità di Pier Giorgio di cui fu anche egli stesso oggetto. Forse uno dei racconti più belli e commoventi è uno che narra di Pier Giorgio che va a prendere Massetti alla stazione precedente al suo arrivo costringendolo a scendere dal treno prima del tempo per essere caricato letteralmente armi e bagagli sulla macchina

del senatore Alfredo Frassati da Pier Giorgio, che voleva alleviargli la separazione dalla sua bella e cara città. Ecco, questa signorilità e delicatezza cristiane furono anche di don Franz, questa stessa carità gli appartenne.

Seppi che, tornato a casa, fondò un circolo di Azione Cattolica intitolandolo al “suo” Pier Giorgio. Seppi poi che era il fondatore della Casa Famiglia Santa Gemma Galgani e l’ispiratore di tanti cattolici che hanno lasciato un segno in questo mondo, primo fra tutti il dottor Giuseppe Filippini, uno di quei giovani che lo incontrarono all’Augustinianum, collegio dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano dove fu cappellano. Fu tra i fondatori della prima cooperativa sociale d’Italia (che all’epoca si chiamava “di solidarietà sociale”, e proprio in questi giorni ne ricorrono i cinquanta anni). Venni anche a sapere dei travagli passati negli anni Quaranta del secolo scorso e della lunga e complessa vicenda che lo vide protagonista del cosiddetto “movimento dei cenacoli”, esperienza che traeva ispirazione alla Tradizione della Chiesa e che potrebbe oggi, mutatis mutandis, essere una fonte di ispirazione per ridare la dignità che si merita al prete cattolico e rimettere i laici al loro giusto posto nella Chiesa. Una vicenda che lo costrinse ad un cammino di umiltà, di annullamento di sé, di silenzio ma che non mise mai in dubbio la sua fede adamantina, mai lo fece mormorare, mai gli fece gettare la spugna. Continuò sempre ad amare la Santa Madre Chiesa senza tentennamenti ed infingimenti. Virtù eroiche che debbono tornare di attualità oggi, tempo in cui sempre più si chiedono strani “aggiornamenti” alla Chiesa, spesso senza quell’umiltà che fu del Massetti. Di lui mi fu raccontata e mostrata la bontà, il tratto signorile ed elegante (Pier Giorgio - che a questo punto dobbiamo pro-

clamare maestro nell’arte del soprannome - lo chiamava anche “Petronius, arbiter elegantiarum”: era don Franz che riaggiustava sempre la cravatta a lui, santo... scavezzacollo); conobbi il suo grande amore per la libertà (forse l’eredità più nitida che noi della Compagnia dei Tipi Loschi del beato Pier Giorgio Frassati gli dobbiamo) dagli uomini che formò ed influenzò, scoprii che attribuì sempre la sua vocazione sacerdotale all’influenza avuta su di lui da Pier Giorgio e seppi pure che questa certezza gli si palesò proprio nel luogo (la Chiesetta di San Francesco di Paola a Grottammare) dove decenni dopo, del tutto ignari di ciò, fummo mandati ad iniziare la nostra esperienza ecclesiale di confraternita cristiana. So che convinse la sorella a donare la propria casa familiare per Santa Gemma, che divenne il cuore pulsante della nostra città, l’idea stessa della carità nella mente dei sambenedettesi di tutte le provenienze ed estrazioni (aiuta molto a comprendere quest’idea il felice volumetto di Giulia Ciriaci e Stefano Portu “Il mattone interrato”, uscito qualche mese fa; lo stesso titolo evoca l’idea di don Franz di essere, nella casa, il mattone interrato, quello che non si vede e che costituisce le fondamenta dell’edificio). So che passava letteralmente ore ed ore davanti al Santissimo Sacramento esposto, e che continuò a farlo anche da anziano e sofferente in sedia a rotelle. Qualcosa significherà anche questo. Le sue ultime parole furono nella lingua della sua terra: “Jasecriste mi’, ho peccato tanto ma non ti ho tradito mai”. La sua vicenda umana oggi non va guardata con la gravità e col senso di chi deve chiedere scusa per qualcosa che non andò sempre per il suo verso, ma per la sua costanza che oggi diremmo “d’altri tempi” (è allora occasione perché torni ad essere anche dei nostri), per la quotidianità della dedizione a Gesù Cristo anche nelle vicissitudini più difficili, per l’amore a Cristo vissuto senza tralasciare un solo incontro, una sola parola, un solo gesto (anche questo è un modo “d’altri tempi” che occorrerebbe riportare in voga), per l’umiltà vissuta fino al suo ultimo gradino, per l’amore alla libertà che viene dall’appartenere a Gesù Cristo. Diversamente si rischia di falsarla e di perderne il vero significato. Un uomo che ho conosciuto, stimato ed amato grazie al segno da lui lasciato in altri uomini e dopo aver riconosciuto in lui il segno indelebile di Gesù; quello stesso segno giunto a lui e mostratosi bello, persuasivo e degno del sacrificio di tutta la propria vita grazie al nostro Pier Giorgio. Marco Sermarini


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L’OTTO PER MILLE

Studenti in visita presso la Capitaneria di Porto

La trasparenza premia

Il 5 maggio si è svolta la giornata nazionale per ricordare a tutti, fedeli e non, l’opportunità di destinare con una firma sul modello fiscale della propria dichiarazione dei redditi, l’8xmille alla Chiesa cattolica. Matteo Calabresi (*) E contribuire, così, ai bisogni di tanti. Spesso molto vicini a noi In questi giorni sarà capitato di imbattersi nella campagna informativa della Cei sull’uso dei fondi 8xmille. È una campagna necessaria per mantenere quel rapporto di fiducia instauratosi negli anni fra la Chiesa e quanti, fedeli e non, firmano per destinare l’8xmille alla Chiesa cattolica italiana. Infatti, non basta la fiducia ma questa va “sostenuta” anche con un’operazione che vuol essere di trasparenza nel mostrare alcune opere e attività che hanno ricevuto l’aiuto dai cittadini attraverso l’8xmille. Quest’anno si è cercato ancor più di “validare”, di verificare il dialogo diretto tra “protagonisti” delle opere e gli “spettatori”. Le interviste ai protagonisti presenti sul sito sono in primo piano e cercano di rispondere alle ipotetiche domande degli spettatori sull’uso dei fondi 8xmille e su come sarebbe la vita senza l’aiuto della Chiesa. I ritratti stampa sono ideati per diventare dei ritratti parlanti, andando sul sito (tramite QR code o semplicemente digitando chiediloaloro.it ) si finalizza quel claim “chiedilo a loro” che la campagna propone. Parallelamente, ideata per un pubblico di Internet quindi tendenzialmente più giovane, l’iniziativa “storie zero like”. Storie di vita incontrate durante le riprese raccontate con un linguaggio tutto speciale, a volte sorprendente. Quando tutto è immagine, tutto ruota attorno ai “followers” ed ai “like” (c’è addirittura chi ne compra per crearsi una reputazione digitale), la Chiesa vuole ricordare che ci sono anche gli “zero like”, i “no followers” che esistono e vivono nella vita reale. E per fortuna c’è ancora

qualcuno che si occupa di loro. Questo per dimostrare anche come l’8xmille sia vicino a noi, più di quanto non si immagini. Infatti, ormai dal 1990, tutte le diocesi amministrano una parte di queste risorse per realizzare progetti di culto e di carità. E ogni parroco, grazie anche ad una parte dell’8xmille, può contare su una equa remunerazione. Per non parlare delle migliaia di chiese ed opere d’arte ecclesiastica che abbiamo in Italia e che sono diventate un patrimonio di tutti noi, fedeli e non. Per questo ogni anno si ricorda ai contribuenti, anche attraverso una giornata nazionale, che firmare per destinare l’8xmille alla Chiesa cattolica è un gesto di partecipazione concreta, effettiva e non solo affettiva, alla vita di tutta la Chiesa. Di solito si celebra la prima domenica di maggio e, con il supporto di diversi materiali promozionali, rappresenta un’occasione per raccontare come vengono utilizzati i fondi dell’8xmille a favore di tutta la comunità, non solo cattolica, ma civile; per ricordare che ogni firma racchiude in sé la capacità di pensare agli altri, a tutti, vicini e lontani; per sostenere nuovamente la Chiesa nelle sue attività pastorali e caritative e ringraziare i fedeli che già lo fanno, con l’unico modo davvero utile: la trasparenza. Ma una giornata nazionale, per quanto ben organizzata, non basta. È importante che anche nel mese di giugno, quanti operano in parrocchia per supportare le molteplici attività pastorali, si adoperino per continuare a sensibilizzare i fedeli sul-

l’importanza di quella semplice firma, che porta aiuto e speranza in Italia e nel Terzo mondo. Una firma che va riconfermata ogni anno al momento della dichiarazione dei redditi sul proprio modello fiscale. Non va dimenticato, inoltre, che destinare l’8xmille alla Chiesa cattolica non significa pagare una tassa in più. Perché è una parte, sia pure piccola, delle imposte già versate da tutti i contribuenti che possono scegliere tra 9 diverse confessioni religiose, oltre lo Stato. Ad oggi, grazie a più dell’80% dei contribuenti che ha scelto di firmare per la Chiesa cattolica, nel 2012 è stato possibile contribuire in modo concreto alla missione della Chiesa: per il culto e la pastorale nelle diocesi e nelle parrocchie, le nuove chiese parrocchiali, le iniziative nazionali e il restauro del patrimonio artistico (479 milioni), per i progetti di carità in Italia e nei Paesi in via di sviluppo (255 milioni), per sostenere circa 37 mila sacerdoti diocesani, compresi i circa 500 fidei donum in missione all’estero (364 milioni di euro). Il rendiconto è consultabile tutto l’anno sul sito www.8xmille.it dove si può trovare la mappa delle opere 8xmille realizzate con questi fondi, da navigare sempre online. (*) responsabile del Servizio di promozione del sostegno economico alla Chiesa cattolica

Nella mattinata odierna, circa 70 bambini della scuola primaria appartenenti all’Istituto “Locatelli” di Grottammare e alla Scuola paritaria “Maria Immacolata” di San Benedetto del Tronto hanno effettuato una visita didattica presso la Capitaneria di Porto per meglio comprendere le attività che vi vengono svolte e per un piccolo momento formativo in materia di sicurezza della balneazione e della navigazione. Nel corso della visita i ragazzi hanno avuto la possibilità di visionare la Sala Operativa effettuando anche prove degli apparati radio e ricevendo un’illustrazione dell’organizzazione del soccorso in mare. Il Comandante della Capitaneria, C.F. (CP) Michele Castaldo, rimasto colpito dall’entusiasmo dei giovani studenti e dalla profondità dei molti quesiti proposti, ha espresso estrema soddisfazione per l’iniziativa, che rappresenta un modo per avvicinare i più giovani ai compiti delle Capitanerie di Porto oltre che a far conoscere il personale e la struttura di un’Istituzione collocata nell’ambito del territorio di appartenenza. Nei prossimi giorni la medesima attività sarà ripetuta a favore di altri Istituti scolastici.


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Saltellando tra i Se il chicco di grano... Lunedì 29 Aprile 2013

Su un santino del 1943...

Auguri a Don Romualdo per i suoi 70 anni! Mons. Romualdo Scarponi ha festeggiato i suoi 70 anni Giovedì 2 Maggio, in compagnia di tanti suoi parrocchiani e amici. Questi lo hanno atteso in oratorio, allestito a festa per l’occasione, pronti a fargli una sorpresa. Si è poi cenato assieme in allegria, con un ricco buffet preparato dalle mamme della parrocchia. La serata è trascorsa nel gioco e nella compagnia reciproca, nel clima di condivisione che caratterizza l’oratorio, luogo molto caro a Don Romualdo, e si è conclusa con la torta e il brindisi augurale. Anche noi de “l’Ancora” ci uniamo nel rinnovare gli auguri a Mons. Romualdo, che in queSimone Caffarini st’anno importante ha già festeggiato il suo 45° di sacerdozio.

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Re(g)ale bellezza del Rospo Il Blog D’Avena Lo sguardo funziona come la luce del sole per le piante. Senza luce le piante, ho imparato da bambino, non possono operare la fotosintesi e quindi crescere e svilupparsi. La pianta si tende in ogni modo verso la luce e, proprio questa sua tensione, la costringe a mettere radici più profonde per non piegarsi o spezzarsi (semplici leggi fisiche). Lo sguardo fa lo stesso con noi. Cerchiamo lo sguardo che possa consentirci di fare la nostra fotosintesi: mettere radici più profonde dentro noi stessi, perché quello sguardo amante ci porta diritti dritti al centro del nostro essere, perché lo ama. E solo l’amore (e il dolore purtroppo) conduce a quel centro da cui sgorgano le nostre migliori risorse. Chiaramente questa tensione verso lo sguardo può avere effetti negativi se quello sguardo non è liberante, ma imprigionante. A volte pur di avere quello sguardo siamo disposti a perdere noi stessi. Qui sta la differenza tra uno sguardo che libera e uno che imprigiona: dipende dalla qualità di chi ci guarda. Alcuni sguardi ci controllano invece di liberarci. Il vero sguardo amante ci solleva su noi stessi e sul nostro centro affermandolo nella sua “nucleare” bellezza (perché nasce dal nucleo centrale e perché è dotata di potenza “atomica”) e facendolo sviluppare. In qualche modo chi ci ama davvero diventa profeta di noi stessi: affermando il nostro meglio (che è comprensivo dei limiti) ci spinge a raggiungere la nostra altezza e quindi in qualche maniera ci fa diventare – nel tempo – “il meglio” di noi stessi. Il falso sguardo amante riempie invece un nostro vuoto d’amore che non vogliamo sopportare, pur di aver qualcuno che ci guardi, salvo poi crescere storti, come quegli alberi che pur di cercare il sole si contorcono e piegano fino a spezzarsi. Vedo ragazze che si disperano perché a 16-17 anni non hanno ancora un ragazzo: nessuno mi guarda, forse sono sbagliata… Questo le porta a immalinconirsi, disperarsi, deprimersi e magari lanciarsi alla ricerca di uno sguardo che non le ama e libera ma che le imprigiona, pur di averlo. Questo rende ancora più fragili, anche se apparentemente disseta il vuoto e ci fa fare un po’ di fotosintesi. L’amore è anche vittoria sulla solitudine radicale del nostro io e trasformazione di quel vuoto, ma non può ridursi solo a questo. Il punto non è essere guardati a tutti i costi (quel vuoto se c’è va riempito a partire dalla propria vita e non può essere affidato del tutto a qualcun altro) ma essere guardati “bene”, cioè essere guardati per “il bene” nostro. Questo si chiama Amore.

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Francesco: dov’è tuo fratello che è sotto il lavoro schiavo? 1 maggio 2013 alle 16:43 · Archiviato in Varie

“Quando la società è organizzata in modo che non tutti hanno la possibilità di lavorare, quella società non va bene: non è giusta! Non pagare il giusto, non dare lavoro, perché soltanto si guarda ai bilanci, ai bilanci dell’impresa: quello va contro Dio! Un titolo che mi ha colpito tanto il giorno della tragedia del Bangladesh, ‘Vivere con 38 euro al mese’: questo era il pagamento di queste persone che sono morte. E questo si chiama ‘lavoro schiavo!’. Le persone sono meno importanti delle cose che danno profitto a quelli che hanno il potere politico, sociale, economico. Oggi ci fa bene riascoltare la voce di Dio, quando si rivolgeva a caino dicendogli: ‘dov’è tuo fratello?’. Oggi, invece, sentiamo questa voce: dov’è tuo fratello che non ha lavoro? Dov’è tuo fratello che è sotto il lavoro schiavo?”: così il Papa stamane nell’omelia al Santa Marta. Un appello “contro la tratta delle persone, all’interno della quale figura il lavoro schiavo” Francesco l’ha rivolto anche a conclusione dell’udienza generale.

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Il blog di Luigi Accattoli

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Mettendo in ordine alcune carte nell’ufficio parrocchiale ho trovato un santino della Pasqua Studentesca del 1943 recante questa bella citazione di Alessandro Manzoni, molto significativa per i nostri tempi: “Perché la disgrazia non è il patire, e l’essere poveri, la disgrazia è far del male”. (A. Manzoni, I Promessi sposi, cap. XXIV). Incuriosito ho cercato la citazione completa, il testo suona così: “... benché ci sia la carestia, bisogna ringraziare il Signore, ed essere contenti: far quel che si può, industriarsi, aiutarsi e poi essere contenti. Perché la disgrazia non è il patire, e l’essere poveri, la disgrazia è far del male” Bellissimo incoraggiamento per ciascuno di noi “far quel che si può, industriarsi, aiutarsi e poi essere contenti. (dGL). (Mi ricorda don Pippo Consorti, di venerata memoria, mio duplice insegnante, di greco e di religione, che riteneva i Promessi Sposi il più importante libro dopo la Bibbia. nd)

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INTENZIONI DI PREGHIERA DEL SANTO PADRE MAGGIO 2013 Città del Vaticano, 29 aprile 2013 (VIS). Di seguito riportiamo le intenzioni per il mese di maggio affidate dal Papa all’Apostolato della preghiera: Generale: “Perché chi amministra la giustizia operi sempre con integrità e retta coscienza”. Missionaria: “Perché i Seminari, specialmente delle Chiese di missione, formino pastori secondo il Cuore di Cristo, interamente dedicati all’annuncio del Vangelo”.


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Da Ripatransone

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a cura di A.g. - I.A.

Museo della Civiltà Contadina ed Artigiana di Ripatransone: riconfermate all’unanimità le cariche sociali A Ripatransone, presso la nuova sede del Museo della Civiltà Contadina ed Artigiana si è tenuta l’assemblea ordinaria dei soci del comitato di gestione per la trattazione di importanti argomenti. La seduta è stata aperta dal presidente Nazzareno Vespasiani, che ha invitato i presenti a rinnovare l’adesione per il 2013, al prezzo invariato della tessera (euro 15). Subito dopo il presidente del collegio sindacale Rag. Giuseppe De Renzis ha illustrato il bilancio consuntivo dell’anno 2012, che al 31 Dicembre si è chiuso con un utile di esercizio di euro 5.200; in merito il Vespasiani ha puntualizzato che l’attivo è stato possibile poiché le varie iniziative non hanno comportato spese di manodopera fornita da: soci, collaboratori e dal Comune; il bilancio è stato approvato all’unanimità. Per il rinnovo delle cariche sociali per gli anni 2013-16, sono stati riconfermati i soci già in carica, surrogando un proboviro dimissionario: quindi per il prossimo triennio gli incarichi sono stati riconfermati come segue: presidente, Nazzareno Vespasiani; consiglieri: Pasquale Zazzetta, Marco Tommasi, Gino Pignotti, Giovanni Chiappini, Roberto Pasquali; revisori dei conti: effettivi: Giuseppe De Renzis, Adamo Iobbi, Adamo Croci; supplenti: Anna Matricardi, Carla Maroni; probiviri: effettivi: Vincenzo Pulcini, Emanuela Consorti; supplenti: Bernardo D’Angelo, Francesco Angelici (che sostituisce il dimissionario). Per l’allestimento della nuova sede del museo, l’assemblea ha approvato quanto proposto dal consiglio direttivo e precisamente: consulenza del Dott. Roberto Pasquali (membro del direttivo) e dell’architetto Adele Ciarrocchi; esecuzione dei lavori a Giovanni Michettoni e Giuseppe Cipolla; in merito, il presidente Vespasiani ha riferito che nelle prossime settimane ad ogni socio sarà recapitata la planimetria aggiornata dell’allestimento, che presenta delle variazioni (rilevate con disappunto dal socio Walter Michelangeli) rispetto a quella presentata ed approvata qualche mese fa. Per la “v’v’tella 2013” (rievocazione di un momento della mietitura del grano) è stato fissato il pomeriggio di domenica 30 Giugno nel podere del socio Bernardo D’Angelo; la festa del grano e della trebbiatura si svolgerà da sabato 3 a lunedì 5 Agosto. Su invito del presidente Vespasiani, a chiusura dell’assemblea, sono intervenuti il sindaco Prof. Remo Bruni ed il vicepresidente della Banca di Ripatransone-Credito Cooperativo Rag. Francesco Massi, i quali si sono complimentati per l’intensa attività svolta dal comitato di gestione del Museo della Civiltà Contadina ed Artigiana, assicurando il sostegno per le prossime iniziative.

Collaborazione tra il Capoluogo e le Frazioni A Ripatransone, l’amministrazione comunale collabora costantemente con le associazioni e comitati in attività presso le frazioni. Di recente è stato sottoscritto un accordo fra il Comune e l’Associazione Sportiva Dilettantistica Valtesino C5, in base al quale l’associazione gestirà il campo di calcio ubicato in località San Salvatore e si occuperà della relativa area verde. Il 26 Aprile il Comune ha sottoscritto un altro accordo con l’Associazione San Savino la quale si impegna, non solo a gestire il nuovo centro polivalente, ma anche a portare a termine i lavori di completamento della struttura. L’amministrazione comunale a sua volta, si è impegnata con l’approvazione del bilancio 2013 ad elargire alle due Associazioni un congruo contributo nell’arco di cinque anni.

Il fascino del “Vicolo” e del “certificato di attraversamento” A Ripatransone, il vicolo più stretto d’Italia e forse del mondo, a distanza di quasi cinquant’anni dal suo “lancio turistico”, rimane tuttora la curiosità del centro storico più “gettonata” da visitatori italiani e stranieri. Altrettanti apprezzamenti riceve il , che attesta l’attraversamento del vicolo, con un testo molto simpatico. Il Prof. Dominique Fontanilles, insegnante in una scuola media francese nel Dipartimento delle Alpes Maritimes, dopo aver ricevuto il “certificato”, spontaneamente e sinceramente ha esclamato: “Questo attestato mi procura più piacere del diploma di Laurea”.Il testo della pergamena-certificato è il seguente: Si certifica che il Sig. … è in perfetta forma fisica, poiché ha attraversato agevolmente il vicolo più stretto d’Italia, il luogo ove i corpi si restringono e i desideri si avverano. Nell’Ufficio Turistico IAT è stato istituito un apposito registro per la consegna dei certificati: finora risultano consegnati ben 973 attestati, precisando che ne fa richiesta solo una minima parte dei visitatori.

La Dott.ssa Vedecchia, comandante della Polizia Locale di tre Comuni Ai sensi della legge 135/2012 i comuni di Ripatransone, Massignano e Carassai hanno deliberato di gestire in Associazione denominata “Valmenocchia” alcuni servizi fondamentali fra cui la polizia municipale. I sindaci dei suddetti comuni rispettivamente Remo Bruni, Marino Mecozzi e Tiziana Pallottini per dare una prima attuazione a quanto stabilito dalla Convenzione, hanno eletto presidente dell’Associazione intercomunale il sindaco di Ripatransone Prof. Bruni e di nominare segretario il Dott. Antonio Ricci, responsabile dell’area amministrativa del comune di Massignano. Inoltre i tre sindaci riunitisi nuovamente il 26 Aprile 2013 nella sede municipale di Ripatransone, hanno individuato nella Dott.ssa Maria Annunziata Verdecchia, comandante della polizia municipale ripana, la persona alla quale saranno affidati il comando e la responsabilità dell’Associazione intercomunale di Polizia Locale “Valmenocchia”. L’ufficio unico di polizia municipale con Comune capofila quello di Ripatransone, dovrà predisporre un’organizzazione capace di un’azione integrata nei tre territori municipali.

PESCA: LEGA PESCA MARCHE, SERVONO FONDI PER CIGS 2013 Il provvedimento che, nelle Marche, ha riguardato oltre 1.500 lavoratori nel 2012, è necessario per offrire alle cooperative ammortizzatori adeguati a fronteggiare la perdita di competitività e l’emergenza occupazionale Ancona, 30 aprile 2013 – “Dare attuazione per il 2013 alla Cassa integrazioni guadagni in deroga per il settore della pesca, necessaria, anche nelle Marche, alle cooperative di pesca come strumento per il supporto al lavoro in questo difficilissimo momento economico”. Lo chiede Simone Cecchettini, responsabile regionale di Lega Pesca Marche, sottolineando la necessità di offrire alle imprese di pesca ammortizzatori adeguati a fronteggiare la perdita di competitività e l’emergenza occupazionale, una misura di sostegno che, nelle Marche, ha interessato, lo scorso anno, oltre 1.500 lavoratori. “Dopo lo stanziamento fatto con la legge di stabilità 2013 – afferma Cecchettini -, nulla si è più mosso e il settore non può più attendere. La pesca, nell’attuale congiuntura economica, ha davvero bisogno di poter contare su strumenti idonei per il sostegno del reddito”. Secondo Lega Pesca Marche, è necessario anche fare chiarezza sull’iter delle richieste di cassa integrazione guadagni in deroga relative al 2013 dopo che dal welfare erano stati assicurati al settore 30 milioni di euro con l’accordo governativo siglato nel luglio scorso. “La nostra preoccupazione – sottolinea Cecchettini è che le domande di accesso agli indennizzi siano state maggiori alle risorse stanziate”. Per questo, occorrerebbe convocare con urgenza un incontro con il ministero del Lavoro e delle Politiche sociali per affrontare questo tema. Tra i nodi da sciogliere, ci dovrebbe essere, secondo Cecchettini, “anche la definizione di nuove forme di ammortizzatori sociali, più moderne e in linea con le peculiarità del comparto ittico. Una riforma che sollecitiamo da tempo ma che non trova nella nuova Aspi, l’Assicurazione sociale per l’impiego, una risposta adeguata, visto che si è dimostrato essere uno strumento oneroso per le imprese, di difficile applicazione per il settore e inadeguato a coprire tutti i comparti, come ad esempio la piccola pesca”.

Monteprandone:

Bando per l’assegnazione di orti urbani. L’Amministrazione Comunale di Monteprandone, con l’approvazione del Regolamento per l’assegnazione e la gestione delle aree adibite ad Orti urbani e del relativo bando, rende possibile ai cittadini di presentare domanda per l’assegnazione di aree di proprietà comunale, ovvero in uso all’Amministrazione Comunale, da adibire ad orti sociali e solidali, come riportato dal testo integrale del bando di seguito pubblicato. BANDO PER L’ASSEGNAZIONE DI ORTI URBANI Questa Amministrazione comunale, ai sensi della deliberazione del Consiglio Comunale n. 45 del 27/09/2012, ha approvato il Regolamento per l’assegnazione e la gestione delle aree adibite ad “Orti Urbani”. RENDE NOTO che è possibile presentare domanda per l’assegnazione di aree di proprietà comunale, ovvero in uso all’Amministrazione Comunale da adibire ad orti, di seguito distinti in “orti sociali” e “orti solidali”. Requisiti necessari per richiedere l’assegnazione di una parcella ortiva. Essere residenti nel Comune di Monteprandone; Non essere agricoltori a titolo principale; Non avere in uso, in possesso o in proprietà appezzamenti di terreni coltivabili, posti nel territorio del Comune di Monteprandone o in comuni limitrofi. Per gli Orti Sociali: cittadini anziani (ultrasessantacinquenni) e/o pensionati anche di età inferiore ai 65 anni. Per gli Orti Solidali: cittadini che si trovino in condizione di disagio socioeconomico ed in possesso dei requisiti di cui all’allegato A di predetto regolamento per l’attribuzione di punteggio finalizzato all’inserimento nella graduatoria per l’assegnazione di orti solidali. Durata dell’assegnazione L’orto viene dato in assegnazione per la durata di anni 3 (tre) a far tempo dalla data di verbale di assegnazione e può essere rinnovata, salvo decadenza della stessa, violazione al presente regolamento, rinuncia dell’assegnatario o disdetta dell’Amministrazione Comunale. Canone annuo Il canone che viene corrisposto dall’assegnatario al Comune è quantificato in € 50,00 per anno, a partire dalla data di assegnazione. L’assegnatario, al momento dell’assegnazione ed alla scadenza di ogni anno di concessione, dovrà inoltre versare una somma pari a € 20,00 corrispondente ai consumi d’

acqua. A fine anno saranno contabilizzati gli effettivi consumi tramite l’apposito contatore presente in ciascun lotto di terreno e saranno conguagliate le spese di irrigazione anticipate. Modalità e termini per la presentazione della domanda Le domande di assegnazione dovranno essere compilate esclusivamente sugli appositi moduli che potranno essere: Ritirati presso Ufficio Servizi Sociali del Comune via Limbo, 1 tel. 0735-710935 (ore 1013 dal lunedì al venerdì – ore 16,00-17,30 martedì e giovedì) o presso il Punto informativo Servizi Sociali Delegazione Comunale via Delle Magnolie,1 Centobuchi tel. 0735-719525 (ore 10-13 lunedì, martedì e mercoledì – ore 16,00-17,30 martedì e giovedì); Scaricati dal sito istituzionale del Comune all’indirizzo www.comune.monteprandone.ap.it Le domande dovranno pervenire, entro il giorno 31/05/2013 presso l’Ufficio del Protocollo del Comune mediante consegna a mano, posta o fax al n. 0735/62541, e mail: protocollo@comune.monteprandone.ap.it o via P.E.C.: comune.monteprandone@emarche.it Pubblicazione della graduatoria La graduatoria definitiva verrà pubblicata sul sito istituzionale del Comune di Monteprandone, esposta all’albo pretorio e comunicata agli aventi diritto. ControlliLe dichiarazioni non veritiere comporteranno l’applicazione di cui all’art. 76 del D.P.R. 28/12/2000 n. 445. L’Amministrazione comunale effettuerà controlli sul rispetto delle disposizioni contrattuali e del regolamento e revocherà l’assegnazione in caso di trasgressione.


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Anno XXX 12 Maggio 2013

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Circolo Parrocchiale "S. Giuseppe" - ASD

La SAMB torna in serie C

“Grande Samb, sei tutta noi!!!”

Alonso e Rossi, destini incrociati Dopo la partenza a razzo del pilota della Ferrari e del Dottore tornato alla Yamaha, ecco la frenata. È già tempo di bivi decisivi di Leo GABBI

Ci eravamo illusi troppo presto. Le nostre due passioni dei motori, da un lato la Ferrari in Formula Uno e dall’altro Valentino Rossi in MotoGp, erano partite sparate in una stagione che doveva, che deve, segnare il loro riscatto e subito hanno raccolto frutti importanti, quasi insperati. Dopo qualche Gran Premio, però, Alonso da una parte e The Doctor dall’altra hanno dovuto prendere atto che la strada non è soltanto in discesa: problemi tecnici, qualche piccolo-grande svarione, il prepotente ritorno degli avversari hanno costretto il binomio nazionale a inseguire e ora le prossime prove rischiano già di diventare uno spartiacque per capire se davvero si potrà competere fino in fondo o meno. D’accordo, siamo solo agli inizi, ma il solco di punti accumulati rischia già di diventare un fardello pesante, se si pensa che in Formula Uno Vettel ha già staccato Alonso di 30 punti in sole 4 gare. Meno drammatica la situazione per Vale Rossi, quarto a soli 11 punti, ma con davanti fenomeni come Jorge Lorenzo, Pedrosa e Marquez che sarà davvero arduo spodestare dal trono. Un momento topico della stagione, che coincide anche con le confessioni del grande capo della scuderia del Cavallino Stefano Domenicali, che fa capire che ha sperato fino in fondo di convincerlo a passare alle quattro ruote, destinazione Maranello. Ma adesso è troppo tardi: ognuno deve giocare la sua partita, con i tifosi già in fibrillazione per una stagione che sembrava trionfale e che ora temono possa finire come le ultime (cioè da incubo). Per Vale la gara in Texas è stata troppo brutta per essere vera: ha inseguito i suoi fantasmi su tutto il circuito, ma pareva essere in sella alla solita Ducati di pochi mesi prima, tanto e imbarazzante è stato il distacco accumulato dal talentino Marquez, più giovane vincitore di un MotoGp della storia, che con i suoi sorpassi a bruciapelo pare sempre più simile a quegli esordi fantasmagorici del nostro talento marchigiano. L’ottavo posto di Alonso in Bahrain, dovuto anche alla jella dell’ala mobile posteriore in tilt, non può però essere liquidato solo con la sfortuna (anche se la doppia foratura di Massa grida vendetta): la F138 ha dimostrato di funzionare, a differenza della monoposto dell’anno scorso, il gap tecnico con le Red Bull si è quasi azzerato, eppure Vettel ha già preso il largo. Domenicali invita tutti a parlare poco e a lavorare tanto: «Quando torneremo in pista in Europa sarà importante cercare d’invertire subito questo trend. Fino ad allora lavoreremo a testa bassa per continuare a sviluppare una vettura che ha ancora un grande potenziale da dare.

"Formazione esperienziale e servizio volontario di animazione educativa: una proposta per adolescenti e giovani del nostro territorio" Dopo l'animazione realizzata all'interno della Fiera Primavera, svoltasi sia in S. Benedetto del Tronto (14 aprile) sia in Ascoli Piceno (4 maggio) - che ha registrato la partecipazione di numerose scolaresche e di band musicali giovanili - entriamo progressivamente nel vivo della prossima estate, ormai alle porte. Informiamo che, dal 10 al 28 Giugno (3 settimane), l'ASD San Giuseppe attiverà il CRES - "Centro Ricreativo Estivo Sportivo" - presso l'Istituto Paritario S. Giovanni Battista. Successivamente, dall'1 al 26 Luglio (4 settimane), verrà proposto il CRE/GrEst - "Centro Ricreativo Estivo/Gruppi Estivi". Il tema di quest'anno è "EveryBody - Un corpo mi hai preparato". Dopo il termine dell'anno scolastico, verrà avviato un itinerario di formazione teorico-pratica riservato, in particolare, ad adolescenti delle Scuole Secondarie di Primo Grado (dai 14 ai 17 anni), nonché a giovani universitari, che desiderano sperimentarsi nel servizio volontario di animazione educativa rivolta ai bambini: garantiamo il tutoraggio di istruttori ed educatori/animatori qualificati ed esperti, l'acquisizione di competenze da integrare al proprio "portfolio" personale, nonché un attestato di partecipazione valido ai fini di crediti formativi scolastici ed un premio finale, rilasciati a chi frequenterà con costanza, ed esito positivo, l'itinerario formativo - esperienziale. Comunicheremo in seguito i dettagli. Se ci fossero animatori, anche di altre parrocchie, motivati e disponibili a svolgere un periodo di tirocinio formativo con noi, possono contattare il 3349409756. Il Responsabile della Formazione Alfredo De Berardinis

(IIncrociNew-Milano)

30 anni di esperienza organizzando viaggi per le Parrocchie

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Agente Generale Cinzia

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