Dialogo 3/12 - Come ricostruire comunità

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il dialogo bimestrale d’informazione e di opinione delle ACLI Svizzere associazioni cristiane lavoratori internazionali

Come ricostruire

comunitĂ giugno 2012 numero 3 - anno XXII


La vignetta

di Daria Lepori

Impressum il dialogo Bimestrale delle ACLI Svizzera Distribuito in abbonamento Stampa 5000 copie Comitato di redazione: Luciano Alban, Ennio Carint, Antonio Cartolano, Moreno Macchi, Francesco Onorato, Franco Plutino, Giuseppe Rauseo, Paolo Vendola, Luigi Zanolli Responsabili di zona: AG: Gaetano Vecchio BS-BL-BE-SO: Anna Garzia GE-VD: Luciano Gatto ZH-LU-SG-SZ-TG: Salvatore Dugo TI: Ivana Caldelari Redazione e recapito: Redazione il dialogo Via Contrada Nuova 1 6982 Agno telefono 091 921 47 94 segreteria@acli.ch Stampa: Tipografia Reggiani SpA Brezzo di Bedero (VA) Progetto grafico: Daria Lepori Coordinamento e impaginazione: Ivana Caldelari È possibile abbonarsi: sei numeri annuali a fr. 20.CCP 65 - 272444 - 7 Il prossimo numero sarà recapitato a fine agosto 2012. La chiusura di redazione per contributi scritti è fissata per il 30 luglio 2012.

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Congresso nazionale ACLI Svizzera sabato e domenica 20-21 ottobre 2012

Congressi cantonali e intercantonali ACLI intercantonali Romandia sabato 9 giugno ACLI intercantonali Zurigo e SCO domenica 10 giugno ACLI intercantonali BaBeSo sabato 16 giugno ACLI cantonali Argovia domenica 23 settembre ACLI cantonali Ticino sabato 6 ottobre


EDITORIALE

Ne ce ssi t à di r i n n ovarsi

Sommario

Il correre del tempo ci ha portato alla conclusione del nostro mandato di dirigenti delle ACLI Nazionali della Svizzera. I Congressi Cantonali e Intercantonali sono in parte già avvenuti. Il 9 giugno a Losanna, quello delle ACLI Romande; il 10 giugno a Weinfelden, quello delle ACLI della Svizzera Centro Orientale ed il 16 giugno a Muttenz quello delle ACLI della Svizzera Nord Occidentale. Il 23 settembre a Lenzburg si terrà poi quello delle ACLI dell’Argovia ed il 6 ottobre a Lugano quello delle ACLI del Ticino. Nel rispetto quindi del dettato statutario, il 20 ed il 21 ottobre poi, a distanza di quattro anni dall'ultimo Congresso Nazionale di Winterthur, ad Emmenbrücke, nel bellissimo nuovo centro “Papa Giovanni” si terrà l’11° Congresso Nazionale delle nostre ACLI della Svizzera. Congresso che sulla traccia del 24° Congresso delle ACLI Centrali tenutosi a Roma dal 3 al 6 maggio scorsi, avrà per tema: “Rigenerare comunità per costruire il futuro”. Questo ci impone fin da subito la necessità di avere sempre presente un continuo sforzo a rigenerarsi per restare al passo con il correre del tempo e delle realtà contingenti riportando però sempre, al centro del nostro impegno, il richiamo alla “comunità”. Noi siamo ACLI se sappiamo partire dai piccoli dai semplici e dai bisognosi, ma lo siamo soprattutto se sappiamo costruire e rinnovare il senso di comunità. Nessuno di noi è fine a se stesso e ciò che facciamo ha senso e valore solamente se lo facciamo con, assieme e per gli altri. Il presidente Andrea Olivero, riconfermato a grande maggioranza dal congresso di Roma, nella sua lunga, valorosa, appassionata e nel contempo precisa relazione d’apertura (che invito caldamente a leggere) ricordava, tra le tante puntualizzazioni, che: “è la fraternità la grande assente tra le realizzazioni dell’utopia moderna”. Abbiamo ottenuto e otteniamo tante conquiste tecnologiche ma queste hanno prodotto e producono grandi fratture nel

Il cuore e la mano

numero 3 - anno XXII Ritrovare il senso di appartenenza pag. 4

AcliFai Emigrati, italiani nel mondo

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Svizzera-Italia Rapporti fiscali

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Filo diretto con Syna Syna favorevole all’iniziativa RBI pag. 7

tessuto sociale, solitudine e perdita di legami e relazioni interpersonali che sono la linfa di ogni sana comunità. Continuava poi Andrea “L’unico futuro realisticamente possibile per il nostro tempo della tarda modernità è la riscoperta della Fraternità”. Fraternità che deve tradursi quindi in progetto politico per il XXI secolo. In questo tempo di diffusa insicurezza solo un ritorno a valori concreti riporta e da senso al nostro impegno nel territorio. Io sono convinto che oggi più che mai c’è impellente il bisogno di ridare senso nell’esperienza dei nostri Circoli ACLI alla ricerca di una nuova visione del futuro con un allargamento all’impegno sapendo passare ad altri valori e responsabilità mantenendo una disinteressata prossimità al servizio. Oggi, bombardati come siamo, di dati sulla crisi, e sulle crisi, causate dalla macro economia e sui poteri forti del controllo dei mercati abbiamo perso il senso della vicinanza, del sentirsi cittadini del paese dove viviamo, abbiamo perso il senso dell’amicizia e dell’onestà condivisa. Abbiamo purtroppo soprattutto perso la forza di credere nella solidarietà che ci fa prossimo gli uni per gli altri. Solidarietà che sappiamo e dobbiamo coltivare nelle nostre realtà, nei nostri Circoli e nelle nostre ACLI aperti e disposti a rinnovarsi a speranze nuove ricordando che nulla mai otterremo se non sappiamo, con serietà e una buona dose di umiltà, pensare in grande. Ennio Carint Presidente ACLI della Svizzera

Dall’Europa Una patto per la crescita

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Ricostruire comunità Saluto di Andrea Olivero ACLI una forma democratica Una forza è fondata sull’identità Rigenerarsi per progredire Fare cerchio per ripartire Riflettere anche sul territorio Realtà e speranze Azione sociale

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Patronato IMU imposta su case e terreni pag. 16

ENAIP Apprendistato, percorsi alternativi pag. 18

Editoria Presto ti sveglierai

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Vita delle ACLI ACLI Wohlen, 25 anni della sede Giovani e social networks Lugano, conferenza biblica ACLI Locarno, assemblea Gite sociali

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IL CUORE E LA MANO

Ritrovare il senso di appar tenenza Tra le più significative caratteristiche dei cambiamenti di mentalità e costumi, avvenuti nei paesi occidentali negli ultimi secoli, si conta la presa di coscienza dell’inviolabilità della coscienza dell’individuo umano. di fra Martino Dotta, assistente spirituale ACLI Svizzera È avvenuto un autentico stravolgimento di prospettive, assimilabile ad una sorta di violento sconvolgimento ideologico, sovente dagli esiti cruenti. A titolo indicativo, penso alla Rivoluzione francese, spinta da forti ideali libertari, di giustizia sociale, ma trasformatasi ben presto in un’orrenda carneficina. Si potrebbe dire lo stesso delle Rivoluzioni del XX secolo (nazista, sovietica, cinese o cubana), segnate da distruzioni immani. A rigor del vero, tali trasformazioni culturali e politiche sono state promosse nel nome della democrazia e della libertà, di fatto sono state delle imposizioni con la forza di forme di governo falsamente popolari, per il bene comune. Non di rado, le società attraversate e sconvolte dai moti rivoluzionari, hanno subito autentiche “stragi d’innocenti”, con illusorie promesse di progresso collettivo e di maggiore età dei cittadini. Al fronte di simili mutamenti, spesso i cristiani si sono limi-

tati ad assumere un atteggiamento remissivo o vittimistico, senza dimostrare il coraggio profetico di chi denuncia ingiustizie e menzogne. Per quanto riguarda più direttamente l’Occidente, si è passati da un sistema di pensiero collettivista (la priorità attribuita alla comunità, a partire dagli interessi familiari) ad un ordinamento individualistico (la singola persona, soggetto ed oggetto di diritto, è posta quasi esclusivamente al centro dell’attenzione). La dignità personale ed i diritti privati sono giustamente riconosciuti dalla società e dallo Stato. Tuttavia, tra le conseguenze più problematiche di tale fenomeno – anche sul piano spirituale – figurano il graduale isolamento dell’essere umano dal gruppo (e quindi dal corpo ecclesiale) e il progressivo sgretolarsi del senso di appartenenza ad un tutto interconnesso. È una realtà che si riscontra, ad esempio, nella fragilità dei rapporti interpersonali e sociali (vedi l’elevato numero di separazioni, rotture o divorzi, un problema che tocca sia le Chiese, sia la collettività nel suo insieme), nella facilità con cui si spezzano e ricompongono i rapporti parentali o pubblici, nella perdita del valore della memoria personale e comunitaria. Se per contro leggiamo con attenzione la Bibbia, siamo confrontati ad una situazione assai diversa nei contenuti e nelle forme. In ogni sua pagina, il Testo Sacro mette radicalmente in discussione i mutamenti in questione, rinviando di continuo al legame esclusivista di Dio con i suoi fedeli e pertanto tra di loro. Libri come l’Esodo o quelli profetici di Ezechiele, Gioele o Naum, per esprimere il vincolo profondo ed irrinunciabile tra Dio e l’umanità usano il concetto di gelosia. Per quanto sconcertanti, espressioni quali «il Signore si chiama Geloso: Egli è un Dio geloso» (Esodo 34,14) ricordano come il Dio ebraico, cristiano ed islamico non tolleri rivali, né facili scappatoie devozionali. Egli esige invece fedeltà assoluta, poiché ha scelto un popolo insignificante dal lato sociologico e strategico, per affidargli un compito universale: la felicità individuale e collettiva. Nessuno può essere felice da solo. In chiave cristiana, la comunità è anzitutto dono divino ed esigenza condivisa, che stimola la coscienza personale di appartenere gli uni agli altri a causa dell’unico Dio. Perciò l’assemblea ha inizio da un atto di conversione, radice di qualsiasi vera trasformazione sociale e democratica!3

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ACLIFAI

Em i gr at i , ci t t adi n i e i tal i an i n e l mondo Dal 3 al 6 maggio si è tenuto a Roma il 24° Congresso nazionale delle delle Associazioni cristiane dei lavoratori italiani, evento centrale nella vita associativa delle Acli. Titolo: “Rigenerare comunità per ricostruire il Paese, artefici di democrazia partecipativa e buona economia”. In quell’occasione Luigi Zanolli è intervenuto con un discorso che pubblichiamo integralmente in questa pagina. di Luigi Zanolli, vice presidente FAI-ACLI Cari Amici, la FAI (Federazione delle ACLI internazionali), nata dal Congresso delle ACLI di Napoli nel 1966, fin dalle sue origini intendeva realizzare la volontà delle ACLI di evidenziare la sua vocazione all’internazionalità contenuta nel Patto Associativo approvato in quell’occasione e ribadita in tutta una serie di documenti successivi. Ricordo a questo proposito un passaggio contenuto nel documento congressuale della III Assemblea della FAI a Parigi nel 2010: “Ogni realtà territoriale, ogni Circolo consideri l’allargamento dei confini nel suo programma associativo”. Nello stesso documento si diceva: “Vogliamo assumere la sfida del futuro delle ACLI nel mondo con la volontà di rielaborare la nuova missione possibile dopo la grande stagione di presenza legata all’emigrazione, per fare delle nostre ACLI, in ognuno dei Paesi nei quali siamo presenti, una casa adatta ai tempi e ai territori dove noi siamo arrivati come emigranti e viviamo oggi come cittadini e italiani nel mondo”. Dunque la FAI deve rappresentare e interpretare, come dicevo, l’internazionalità delle ACLI, nel rispetto di un trinomio coinvolgente e che impone responsabilità: autonomia, federalità, sussidiarietà. In questa direzione sia il Presidente Andrea Olivero, sia la dirigenza delle ACLI italiane hanno manifestato una grande sensibilità con l’istituzione del Dipartimento “Rete mondiale aclista” come importante supporto per la FAI, che incarna la presenza degli iscritti delle ACLI sia italiane che dell’estero.

A questo Congresso la FAI ha voluto portare un contributo con un documento che ne propone la conoscenza, l’utilità, la sua ricchezza per alcuni versi ancora potenziale nelle nostre mani. Vorremmo che tutte le ACLI si ritrovassero unite nel riconoscimento, non solo formale, dell’importanza della presenza dei cittadini italiani all’estero, da considerare “punta di diamante” per la costruzione dell’ “uomo europeo” e dell’ “uomo globale”. L’esperienza del vissuto associativo aclista nei Paesi dove siamo presenti si è sintetizzata nel contributo al dibattito di questa assise congressuale, contributo che ha lo scopo particolare di rivolgersi a tutti i dirigenti aclisti, molti dei quali purtroppo forse non conoscono l’esperienza e il lavoro svolto dalla FAI con il supporto prezioso della Rete mondiale aclista, in forma diversa e tra rischi ed opportunità con le varie realtà acliste in Europa e nel mondo, anche attraverso la presenza dei servizi, in particolare del Patronato, operando per una “rigenerazione associativa integrale”. E voglio insistere nell’auspicare una forte integrazione associativa tra le esperienze all’estero e l’esperienza in Italia. Sappiamo che in tutti i Paesi fuori dell’Italia le ACLI godono di una sincera considerazione. Cito l’ultimo esempio, quello della richiesta della Televisione olandese al presidente delle ACLI dell’Olanda di un’intervista con una domanda su che cosa intendano fare le ACLI per i giovani che giungono in quella nazione. Permettetemi di concludere con una nota di vivo apprezzamento per l’intervento di Mons. Toso, di “Giustizia e Pace”: in essa la FAI si riconosce totalmente, soprattutto nella parte iniziale riferita alla globalizzazione della solidarietà e degli ideali di cui tutte le ACLI devono farsi portatrici per la loro rigenerazione. La nostra presenza nel mondo può sviluppare delle forze e degli strumenti capaci di difendere valori e diritti che garantiscano la solidarietà a cui appunto si riferiva Mons. Toso.3

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SVIZZERA-ITALIA

Rapporti fiscali: decolla il negoziato italo-svizzero Il sorprendente annuncio del 9 maggio scorso con cui, congiuntamente, il Dipartimento federale delle finanze svizzero e il Ministero dell’Economia e delle Finanze italiano manifestavano la volontà di riprendere il dialogo sulle questioni finanziarie e fiscali, ha avuto immediatamente un seguito formale, in coerenza con la tabella di marcia annunciata. di Franco Narducci, deputato al Parlamento italiano Il 24 maggio, infatti, si è svolta a Roma la prima riunione del gruppo pilota sul negoziato italo-svizzero e il 12 giugno prossimo s’incontreranno, sempre a Roma, il Presidente del Consiglio dei Ministri italiano, Professor Mario Monti, e la Presidente della Confederazione elvetica Eveline WidmerSchlumpf. Presumibilmente l’incontro, oltre a dirimere alcune questioni tecniche, darà al negoziato la caratterizzazione politica per individuare le soluzioni occorrenti sulle numerose questioni aperte. La Svizzera ha scelto di negoziare bilateralmente con i Paesi dell’UE accordi di natura finanziaria relativamente alla tassazione dei capitali depositati da cittadini di Paesi comunitari nella Confederazione, nonché alla tassazione degli investimenti fatti dai predetti cittadini. Un aspetto spinoso, alla luce di alcuni casi di fuga di dati verificatisi in questi ultimi anni e, soprattutto, del contenzioso che vede la Confederazione contrapposta agli Stati Uniti d’America, con relative pressioni per l’abolizione del segreto bancario. Ultimamente, nel Consiglio Ecofin svoltosi lo scorso 15 maggio, la Commissione UE ha chiesto il mandato per rinegoziare gli accordi stipulati nel 2004 con Svizzera, Liechtenstein, Monaco, Andorra e San Marino concernenti la tassazione dei redditi da risparmio. Nel frattempo, tuttavia, il commissario europeo alla fiscalità, Algirdas Šemeta, aveva ritenuto, con una dichiarazione ufficiale, le convenzioni già stipulate dalla Svizzera con Germania e Gran Bretagna conformi al diritto comunitario; indubbiamente un passo avanti per la ratifica delle succitate convenzioni nei rispettivi Parlamenti, comunque non priva di difficoltà soprattutto a causa di un quadro politico che sta mutando. L’Italia in questo contesto e sulla scia dell’esperienza tedesca, inglese e austriaca (aggiuntasi nel frattempo) ha intrapreso la strada dell’accordo con la Svizzera sulla tassazione delle attività detenute nel territorio della Confederazione. Un accordo che, in una situazione di crisi, porterebbe al nostro 6

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Franco Narducci

Paese entrate consistenti e soprattutto tasserebbe adeguatamente i capitali italiani “emigrati” in Svizzera per sfuggire al fisco, facendo dimenticare così le briciole degli scudi messi in campo dall’ex Ministro Tremonti. Circa un anno fa, la mozione Narducci ed altri, votata in maniera bipartisan il 7 giugno 2011, aveva creato le condizioni per la ripresa del negoziato, ma le vicissitudini politiche e il cambio di Governo avevano tracciato altre priorità. La mozione chiedeva al Governo di riavviare il dialogo per normalizzare i rapporti tra i due Paesi e di adottare le soluzioni ai contenziosi aperti. Obiettivi che si rinvengono nelle mozioni ora in discussione alla Camera e che sono contemplati anche nella dichiarazione rilasciata dal gruppo pilota al termine della riunione del 24 maggio scorso: «il modello di convenzione sulla regolarizzazione dei valori patrimoniali detenuti in Svizzera da contribuenti non residenti e sull’introduzione di un’imposta alla fonte sui futuri redditi da capitale, l’accesso ai mercati finanziari, le black list esistenti, la revisione della Convenzione bilaterale per evitare le doppie imposizioni (anche con riferimento allo scambio di informazioni) e l’accordo relativo all’imposizione dei lavoratori frontalieri». L’accordo tra Svizzera da una parte e Germania, Gran Bretagna e Austria dall’altra, conferisce alla Svizzera, secondo il cosiddetto modello Rubik, il ruolo di esattore, quale sostituto d'imposta per conto del Paese contraente l’accordo. Sempre sulla base di tali accordi, la Svizzera otterrebbe il mantenimento del segreto bancario e una serie di facilitazioni per l’accesso delle proprie banche su territorio della controparte stipulante. Sarà sufficiente? Credo che una simile convenzione, applicata correttamente e senza trucchi, rappresenti una buona base di cooperazione per i prossimi anni.3


FILO DIRETTO CON SYNA

S y n a è f avo revo l e a l l ’ i n i z i a t i v a s u l l ’ R B I Lo scorso aprile è stata lanciata l’iniziativa popolare per un reddito di base incondizionato (RBI). In occasione dell’ultimo Congresso nazionale (ottobre 2010) i delegati del sindacato Syna avevano deciso di sostenere l’idea di fondo di un RBI. Se in passato l’attività sindacale era orientata in primo luogo alle lavoratrici e ai lavoratori, in considerazione della destabilizzazione mondiale dei rapporti d’impiego vanno ora adottate nuove strategie. di Sandra Leis “Syna non teme di formulare o discutere utopie sociali, né di sollecitare i propri aderenti a pensare ed agire contro lo spirito del tempo”, si poteva leggere nel documento congressuale del 2006. Fedeli a questa massima, al Congresso 2010 abbiamo esplicitamente tematizzato il reddito di base incondizionato, che garantirebbe a tutte le cittadine e a tutti i cittadini un’entrata minima e offrirebbe l’opportunità di accettare un impiego sensato senza dover cedere a pressioni contingenti. Con un reddito di base incondizionato cambierebbe anche la posizione delle persone attive, poiché i lavori umili o sottopagati dovrebbero per forza essere meglio rimunerati. Si creerebbe una sicurezza reddituale vera che rafforzerebbe la dignità del singolo e combatterebbe efficacemente la povertà. Il reddito di base incondizionato rappresenta anche uno strumento di promozione della creatività e stimola l’innovazione economica.

Nessuna sostituzione alle attuali assicurazioni sociali L’11 aprile è stata lanciata l’iniziativa popolare per un reddito di base incondizionato. Il Comitato Syna sostiene questo progetto, poiché contribuisce a concretizzare su ampia scala il dibattito su un’idea che oggi viene ancora considerata un’utopia. Il breve testo dell’iniziativa chiede alla Confederazione l’istituzione di un reddito di base incondizionato che consenta a tutta la popolazione di condurre un’esistenza dignitosa e di partecipare alla vita pubblica. La legge disciplinerebbe in particolare il finanziamento e l’importo del reddito di base, partendo da una somma di 2500 franchi per persona – ridotta per i bambini e i giovani. L’RBI sarebbe un’integrazione necessaria, ma non potrebbe mai sostituirsi alle attuali assicurazioni sociali. Non si tratta di una misura di risparmio dello Stato sociale. Sebbene un reddito di base di 2500 franchi riassorbirebbe integralmente la rendita AVS, nello Stato sociale rimangono molti diritti legittimi che vanno oltre l’importo dell’RBI – e che occorre assolutamente tutelare. Un’economia basata sull’esclusione e la costrizione ha bisogno di nuovi approcci. Syna è favorevole all’idea dell’RBI, desidera essere parte attiva al dibattito e contribuire a trasformare in realtà la visione di un avvenire più equo. 3

RBI: un reddito mensile minimo per tutti Un reddito mensile minimo per tutti - lavoratori e no - per attenuare l'angoscia esistenziale della popolazione residente legalmente in Svizzera di fronte alla necessità di procurarsi un minimo vitale. Questo l'obiettivo che si prefigge l'iniziativa popolare «Per un reddito di base incondizionato», presentata il 12 aprile scorso a Berna davanti ai media. I promotori del testo, tra cui figura l'ex vice cancelliere della Confederazione, Oswald Sigg, hanno fino all'11 ottobre 2013 per raccogliere le 100 mila firme necessarie.

Il testo chiede che la Confederazione provveda «all'istituzione di un reddito di base incondizionato», per «consentire a tutta la popolazione di condurre un'esistenza dignitosa e di partecipare alla vita pubblica». Secondo l'ex vice cancelliere della Confederazione, il reddito incondizionato potrebbe essere fissato a 2500 franchi e andrebbe a vantaggio di tutti, lavoratori e non lavoratori, poveri o ricchi, malati o sani. Le modalità di finanziamento e l'importo del reddito di base verrebbero comunque fissati dal parlamento con un'apposita legge. il dialogo 3/12

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DALL’EUROPA

Un patto per la crescita europea L’Europa attraversa una delle crisi più devastanti e profonde della sua storia recente. Dopo oltre 65 anni di pace, ricostruzione prima e progresso poi che hanno portato il nostro continente ad essere un faro nel mondo intero per le condizioni di vita, solidità economica, protezione sociale e qualità della democrazia, oggi come non mai tutto questo è a rischio. di Luca Jahier, presidente III Gruppo del CESE * Secondo gli esperti più accreditati (da buon ultimo uno studio molto serio degli economisti della Morgan Stanley) l’Europa ha davanti a sé quattro scenari: il rinascimento europeo (definito come poco probabile…); il divorzio europeo, cioè l’aumento della frammentazione con l’esito di una rottura dell’Euro (con un discreto grado di probabilità); i due scenari intermedi, definiti il “matrimonio all’italiana” (tenere insieme da 150 anni due aree del paese con prospettive strutturalmente diverse) o di “equilibrio instabile”, legata ad un mix di interventi della BCE, vertici di emergenza dei governi (ne abbiamo già fatti 24 con 14 crisi e cambi di governo), qualche riforma strutturale e un po’ di austerità, accompagnata forse da qualche nuovo investimento comune (i project bonds). Quest’ultimo è ritenuto il più probabile ed è difficile dare torto agli esperti, se si guarda quanto fatto dalla manifestazione della crisi nell’estate del 2008 ad oggi (cioè in 4 anni!). A questo si aggiunge una sempre più pervasiva crisi della stessa tenuta democratica: decisioni draconiane prese nel corso di vertici notturni, parlamenti nazionali costretti a ratificare in sedute nei week-end, sfiducia crescente dei cittadini nella capacità delle istituzioni di pilotare una seria uscita dalla crisi, di rimettere ordine nel campo di chi è stato all’origine della crisi e di garantire una seria prospettiva di lavoro, benessere e protezione sociale per le generazioni che verranno. Bisogna cambiare registro, cominciando proprio dal punto dell’origine della crisi, che si basa su una logica folle che ha alimentato la rincorsa di tutti, governi ed economia negli ultimi 20 anni: è cioè che si potesse vivere creando debiti sempre più giganteschi e che per renderli sostenibili bastasse abolire ogni regolamentazione nel settore finanziario (come ha fatto Clinton negli USA negli anni ’90), lasciandolo libero di inventarsi ogni sorta di diavoleria. Il risultato è stato l’esplosione della finanzia anglosassone (punto di rottura nel 2007 negli USA), la devastazione del sistema bancario di tutto il mondo occidentale e l’esplosione insostenibile dei deficit pubblici, oggi sotto ricatto speculativo della grande finanza internazionale. Mettere regole e ordine nella finanza, sottoporla ad una vera tasLuca Jahier sazione, soprattutto delle trans8

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azioni di breve termine (utili a far profitto per pochi ma assai dannose per le imprese e per il lavoro), sottrarre il debito pubblico alla gestione speculativa dei mercati, risanare i bilanci pubblici, abbattendo progressivamente gli spaventosi stock di debito pubblico con inevitabili misure di restrizione e di austerità. Questa è una base, dura ma necessaria, per liberare risorse e futuro. Il secondo passaggio riguarda la riconversione radicale della nostra mentalità economica prevalente: la ricchezza non si crea per l’abilità dei giochi finanziari e per le troppe rendite, ma sempre e comunque con la vecchia regola del sudore della fronte e del rischio di impresa. Per questo bisogna radicalmente risanare i meccanismi dell’accesso al credito, a tassi ragionevoli, per le piccole e medie imprese, artigiani e cooperative e abolire l’abominio dei tempi biblici per essere pagati dalle pubbliche amministrazioni per lavori e servizi eseguiti. Questi due passaggi fondamentali sono i veri pilastri di quello che impropriamente si chiama “Piano Marshall”. Non saranno certo i cinesi a portarci i nuovi capitali, siamo noi a dover liberare le ricchezze che ci sono e riprendere il controllo di ciò che da strumento (la finanza) si è trasformato in principio e fine, sovraordinato a qualunque legislatore e governo. L’Europa è infine chiamata ad affiancare al mercato unico e alla moneta unica una vera politica fiscale comune, con sistemi sempre più convergenti di tassazione delle imprese e di protezione sociale, e di una nuova e decisiva politica economica e industriale comune. Come fu ai tempi della Ceca con il carbone e l’acciaio, oggi vi sono le imprese di rete, i servizi, l’approvvigionamento energetico e le energie rinnovabili, per citarne solo alcuni, i veri motori della crescita. Così facendo, noi europei non ci arrenderemo al triste fato di consegnare l’avvenire della nostra storia comune, con i suoi fasti e le sue immense tragedie, al declino definitivo della nostra civiltà, magari accompagnata da qualche iniezione eutanasica di ripiegamenti nazionalisti e localisti che ci porterebbero solo e più velocemente verso tragedie che abbiamo già conosciuto. E così facendo l’Europa riconquisterà seriamente il suo posto nel mondo e la vera considerazione per il contributo che può dare al progresso di tutti.3

* Comitato economico e sociale europeo (CESE) http://www.eesc.europa.eu/


RICOSTRUIRE COMUNITÀ

Rigenerare comunità per ricostruire il paese Il 2012 è stato per le ACLI un anno carico di cambiamenti e rigenerazioni. Una lunga stagione di assemblee di circolo e di congressi ha portato al rinnovamento di 92 presidenze provinciali e 21 regionali; in mezzo a questa florida palestra di democrazia si è svolto a Roma il 24° Congresso nazionale dell’associazione, sotto il titolo “Rigenerare comunità per ricostruire il paese”. Sulla scia di questa dimostrazione di partecipazione e coinvolgimento, le ACLI svizzere si apprestano a inaugurare il loro Congresso nazionale a Lucerna, il 20 e 21 ottobre, avendo scelto lo stesso titolo, che è poi una linea guida, un orizzonte di impegno, del congresso romano. di Andrea Olivero, presidente ACLI e FAI Molte parole sono state spese, spesso infruttuosamente, sulla crisi economica, politica e sociale che ha intrappolato le speranze di giovani, lavoratori, pensionati e lo sviluppo economico del nostro come degli altri paesi europei. Ciò che a volte si ignora, nell’affrontare l’argomento, è la possibilità di rigenerazione che una crisi drammatica come quella che stiamo vivendo può offrire. È ormai evidente a tutti il fallimento di un modello organizzativo dell’economia e della società che aveva posto al centro l’individuo sacrificando la comunità, che aveva consegnato alla finanza il controllo delle ricchezze togliendolo all’economia reale, e che aveva infine soffocato la partecipazione delle persone alla gestione del bene comune con meccanismi di delega. È ora il momento opportuno per proporre un modello diverso. Dobbiamo avere il coraggio, oggi, di costruire, anzi, ricostruire i beni relazionali asciugati da troppi anni di egemonia individualista, nel progetto di una polis ispirata dalla fraternità. Sull’architrave di questa bellissima parola deve poggiare la rigenerazione delle nostre comunità, locali, nazionali e internazionali. Un progetto di rinnovamento culturale che si fondi sulla fraternità, è evidente, deve porre al suo centro l’uomo. Non è un caso, allora, che quest’anno le Acli abbiano deciso di aprire il loro tesseramento affermando che “Il vero capitale è l’uomo”. La nostra associazione lo ha dimostrato nel tempo, con la sua azione sul territorio: non si crea una comunità se non si è disposti ad ascoltare il prossimo, così come non si esce dalle difficoltà facendo affidamento soltanto sulle proprie forze. E con la stessa forza con la quale poniamo l’uomo al centro delle nostre attenzioni, dobbiamo affermare che la fraternità non può subire limiti. Non esistono confini che possano escludere qualcuno dai suoi inalienabili diritti di persona umana, e non possiamo pretendere di difendere una cultura chiudendola alle altre. Al contrario, proprio nel momento difficile che stiamo vivendo, l’Italia deve finalmente comprendere la ric-

Andrea Olivero

chezza costituita dai suoi immigrati e al contempo dai suoi cittadini nel mondo, vero ponte di collegamento con gli altri popoli e culture. È da queste convinzioni che le Acli traggono ispirazione nella più recente campagna di civiltà per il riconoscimento della cittadinanza ai bambini nati in Italia da genitori stranieri (“L’Italia sono anch’io”, che ha raccolto più di 200mila firme di adesione). Dallo stesso spirito di fraternità e solidarietà si è sviluppata inoltre, nel corso degli anni, la vocazione internazionale che caratterizza la nostra associazione: con la presenza di circoli e servizi nei paesi di più diffusa emigrazione, ma anche con le numerose e consolidate esperienze di volontariato e cooperazione. Se sapremo rafforzare questo cammino che non conosce frontiere, difficile ma intenso, fatto di fraternità, rispetto e dignità, saremo capaci di risolvere i problemi e ricostruire il nostro futuro. E nessuna crisi, affrontata insieme, ci farà più paura.3 il dialogo 3/12

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RICOSTRUIRE COMUNITÀ

Acli, una forma democratica La struttura delle ACLI e il sistema di elezione dei propri organismi è molto rappresentativa e consente una larga partecipazione della base. In vista del Congresso nazionale del 20-21 ottobre prossimi a Emmenbrücke proponiamo una descrizione del sistema ACLI svizzero e degli organismi che a vari livelli lo rappresentano. Ma prima di tutto ricordiamo l’articolo 1 dello statuto nazionale: “Le Associazioni Cristiane Lavoratori Italiani ed Internazionali (ACLI) fondano sul Messaggio Evangelico e sull’insegnamento della Chiesa la loro azione per la promozione dei lavoratori e operano per una società in cui sia assicurato, secondo democrazia e giustizia, lo sviluppo integrale di ogni persona”. Vita associativa Le ACLI, costituite secondo gli articoli 60 e seguenti del codice civile Svizzero (CCS), sviluppano la vita associativa attraverso strutture: a) di base: sul territorio i Circoli ed i Gruppi organizzati. Queste sono riconosciute dal Consiglio Cantonale od Intercantonale quali luoghi di incontro, formazione ed esperienze di auto organizzazione e volontariato; b) Cantonali (o Intercantonali), con compiti di rappresentanza territoriale, promozione e programmazione delle attività delle ACLI, delle Associazioni specifiche e dei Servizi sociali. Sono istituite dal Consiglio Nazionale ACLI Svizzera, in coincidenza con uno o più Cantoni e Semicantoni della Confederazione Svizzera o del Principato del Liechtenstein. c) Nazionale, con compiti di rappresentanza istituzionale e sociale, di indirizzo politico progettuale e governo del Movimento a livello di territorio della Confederazione Svizzera e del Principato del Liechtenstein, di indirizzo programmatico e coordinamento delle attività delle strutture cantonali (o intercantonali) delle ACLI, delle Associazioni specifiche e dei Servizi sociali tenendo conto delle realtà linguistiche nazionali nel rapporto con le istituzioni locali.

La base: il Circolo Gli organismi del Circolo sono l’Assemblea e la Presidenza. a) L’assemblea è composta dalle socie e dai soci, elegge il Consiglio di Presidenza ogni 4 anni e indirizza l’azione del Consiglio di Presidenza. Annualmente approva i bilanci. b) La Presidenza è composta con diritto di voto dal Presidente, dagli altri componenti eletti dall’Assemblea; dirige le attività della struttura di base in attuazione degli obiettivi stabiliti dall’Assemblea e dagli organi Cantonali od Intercantonali. 10

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Organi cantonali e intercantonali Gli organismi delle realtà cantonali e intercantonali sono l’Assemblea dei Presidenti, il Consiglio e il Congresso. a) L’assemblea dei Presidenti delle strutture di base garantisce il coordinamento delle attività delle strutture stesse nella realizzazione degli indirizzi politico-programmatici del Consiglio Cantonale od Intercantonale. b) Il Consiglio cantonale o intercantonale è composto dai consiglieri eletti dal Congresso e dall’Assemblea dei Presidenti delle strutture di base; definisce gli obiettivi, il programma cantonale od intercantonale di attività, le strategie di realizzazione e ne verifica l’attuazione. c) Il Congresso è costituito dai delegati eletti dalle Assemblee delle strutture di base; determina il numero dei Consiglieri Cantonali od Intercantonali (almeno 15 componenti); elegge il Presidente Cantonale o Intercantonale e i 2/3 dei Consiglieri Cantonali od Intercantonali e i delegati al congresso nazionale; verifica l’attività svolta e stabilisce gli indirizzi programmatici.

Organi nazionali Gli organismi nazionali sono la Presidenza, il Consiglio e il Congresso. a) La presidenza è ratificata dal Consiglio Nazionale ed è composta da: Presidente, due Vicepresidenti, Segretario Organizzativo, Segretario Amministrativo. Fanno parte della Presidenza a titolo consultivo i Presidenti Cantonali e Intercantonali, il Coordinatore Nazionale dei Giovani delle ACLI e la Responsabile del coordinamento donne. Dirige le ACLI sul territorio della Svizzera e del Liechtenstein e convoca il Consiglio Nazionale. b) Il Consiglio nazionale è composto dal Presidente, dai Consiglieri eletti dal Congresso, dai Presidenti Cantonali od Intercantonali, dal Coordinatore Giovani delle ACLI e dalla Responsabile del coordinamento donne. Definisce il programma di attività, le strategie di realizzazione e ne verifica l’attuazione. Approva annualmente i bilanci. Convoca il Congresso Nazionale e la Conferenza Organizzativa e Programmatica di metà mandato. c) Il Congresso è composto dai delegati eletti dai Congressi Cantonali o Intercantonali. Elegge il Presidente Nazionale e i Consiglieri Nazionali di sua competenza, verifica l’attività svolta e stabilisce gli indirizzi programmatici.


RICOSTRUIRE COMUNITÀ

Argovia, la nostra forza è fondata sull’identità Il 2012 è un anno congressuale per le ACLI Nazionali ed Internazionali. Sono 981’655 iscritti in Italia, più 16’149 all’estero, 7’486 strutture territoriali, tra cui circa 3’100 circoli. Con questi numeri le Associazioni cristiane dei lavoratori internazionali si apprestano ad affrontare l’anno congressuale nazionale ed internazionale, con il titolo: Rigenerare Comunità per Ricostruire il Paese . di Giuseppe Rondinelli, presidente ACLI cantonali Argovia A quattro anni di distanza dall’ultimo congresso nazionale, il numero totale degli iscritti cresce del 4% (+34.387) e sfiora quota un milione (997.804). Le ACLI Cantonali d’Argovia con 1020 iscritti e sette circoli, terranno il proprio congresso Cantonale domenica 23 settembre a Lenzburg. Il tema scelto è: “Rigenerare comunità per ricostruire la società. Artefici di democrazia partecipativa e buona economia”. Tenendo conto della situazione attuale, delle difficoltà, della drammaticità che la nostra società postmoderna sta attraversando, siamo chiamati ad un impegno ancor più responsabile, accettando le sfide che richiedono una visione nuova, per creare nuovi ambiti di convivenza. Rigenerare comunità vuol dire non rimanere ancorati all’immobilismo, alla rassegnazione, che umanamente potrebbe condizionare la nostra azione individuale di fronte a problemi così complessi. È un tema molto ambizioso; rigenerare significa generare nuovamente qualcosa che si è perso nelle relazioni umane. Su questo aspetto siamo stati sempre attenti, cercando di comunicare dei valori che oggi appaiono sempre più essenziali per ridare un senso al sociale. Da dove ricavare nuove energie per essere protagonisti nella storia sociale e di solidarietà? Credo che bisogna guardare alla nostra storia, sentendoci però coinvolti nella costruzione di una nuova casa. Non è più sufficiente coprire le crepe superficiali, ma entrare nel profondo dei problemi con il patrimonio di esperienza che costituisce oggi il nostro essere. Non vogliamo essere facili profeti per quanto indicato, non vogliamo scadere nella teoria più sterile, ma recuperare l’esperienza sul campo. E allora emerge il nostro vissuto sociale, la nostra lunga presenza nelle difficoltà del quotidiano, con l’impegno di essere “Sentinelle del territorio, costruttori di solidarietà”. Ricostruire comunità mettendo in campo nuove idee significa che “ciascuno di noi, nella realtà dove opera, è chiamato a rigenerare comunità partendo dalle famiglie, dai giovani, mettendo al centro l’uomo, la solidarietà che ci ha sempre contraddistinti.

Il modello di società e il sistema finanziario costruiti e praticati finora si sono rivelati fallimentari; la mancanza di etica sociale, di solidarietà, del bene comune ci hanno condotto alla situazione drammatica che stiamo attraversando. La crisi finanziaria ed economica che stiamo vivendo tende a essere pagata dai soggetti più deboli: dalla famiglia, dai lavoratori. Un sistema Giuseppe Rondinelli che tollera le speculazioni dei furbi e, con lentezza, si pone il problema di chi la crisi la sta solo subendo, dimostra che non ha ancora recepito quei principi che per noi sono alla base della giustizia sociale. Il nostro obiettivo per il futuro dovrà vederci impegnati a mettere in atto la nostra esperienza associativa, valorizzare i nostri circoli creando le condizioni affinché essi continuino ad essere punto di riferimento per la collettività, coinvolgimento e sostegno alle persone anziane, non dimenticando i nostri giovani, forte collaborazione con le Missini Cattoliche, con le Parrocchie con le Istituzioni e le associazioni locali. Obiettivi che con il nostro spirito Aclista possiamo e dobbiamo realizzare”. La nostra visione di società ha una peculiarità: la valorizzazione dell’uomo. È solo grazie a questa tensione ideale che possiamo agire per superare il disorientamento e le paure che fanno comodo a quel potere che tende a livellare le coscienze. La grande sfida della nostra associazione è dare voce e rappresentanza a uomini e donne che, partendo dalla realtà quotidiana, spesso faticosa e incerta, riescano a trasformare il pessimismo in speranza. Per avere sempre chiaro questo orizzonte, però, dobbiamo guardare avanti con fiducia, senza perdere di vista le nostre radici, l’insegnamento della dottrina sociale della Chiesa, che ha dato un notevole contributo per una definizione della solidarietà.3

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RICOSTRUIRE COMUNITÀ

S C O, r i g e n e r a r s i p e r p r o g r e d i r e Winterthur e Dietikon, da queste località, oltre cinquant’anni fa, è iniziata la vita dell’ENAIP, del Patronato e delle ACLI in Svizzera. Alcune realtà hanno già festeggiato il giubileo del 50° e, quando si leggerà questo articolo due realtà intercantonali, le ACLI della Svizzera Romanda e della Svizzera Centro Orientale avranno già celebrato il loro Congresso. In questi cinquant’anni è cambiato il mondo e sono fortemente cambiate le condizioni della presenza italiana in questo Paese. di Luciano Alban, vice presidente ACLI Svizzera

Luciano Alban

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In questo contesto, rigenerarsi non è più una scelta ma una necessità. In ogni congresso, oltre all’elezione degli organi previsti dallo statuto, si fa il punto sulla situazione e si determinano gli obiettivi programmatici del nuovo mandato. Nel Congresso nazionale, del 21 e 22 ottobre prossimo, dovrà essere definito anche un nuovo obiettivo: gestire il cambio generazionale; questo non significa la rottamazione del presente, ma un deciso inserimento di persone nuove, senza forzature ma con convinzione. Le ACLI sono un grande movimento transnazionale, esserne dirigenti è un grande onore, ma comporta anche senso di responsabilità. Anche nel volontariato, chi accetta una carica nelle ACLI, a qualsiasi livello, assume un dovere morale verso se stesso e verso il Movimento che rappresenta. Operare fuori dell’Italia comporta un impegno ancora maggiore perché si deve agire su due fronti: Italia e Svizzera, con problematiche e mentalità diverse. È necessario trovare il giusto equilibrio sui due aspetti. Basti pensare a due dati: il 60% della presenza italiana in questo Paese è nata qui e, nel totale, ben il 50% ha la doppia cittadinanza. Il futuro delle nuove generazioni si gioca qui, nella scuola, nel lavoro e nella società in cui si vive, che è anche la nostra. È nelle comunità in cui si è presenti che le ACLI devono promuovere cittadinanza attiva. Il nostro Movimento è strutturato su quattro livelli: il circolo, il cantonale o l’intercantonale, il nazionale e la FAI – la Federazione delle ACLI Internazionali – per far sì che le ACLI abbiano successo, bisogna far bene ad ogni livello. Non bisogna però dimenticare che le fondamenta del

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Movimento sono i circoli, è nei circoli che si crea comunità. Se si vuole rilanciare le ACLI bisogna ripartire dai circoli.

Le ACLI della S.C.O. Si tratta di una realtà indubbiamente molto estesa, da Ibach fino a Diessenhofen, è presente in molti Cantoni della Svizzera tedesca. Negli ultimi anni si sono sentite non poche osservazioni e critiche sul fatto che bisognerebbe dividere questo Intercantonale. Pochi sanno, o si ricordano, che circa 10 anni fa è stato organizzato un incontro con i quattro circoli della Svizzera interna: Lucerna, Ibach, Sarnen e Sursee, per chiedere loro di creare una propria realtà intercantonale, la loro decisione è stata unanime e contraria a questa proposta. Le osservazioni poste hanno certamente un fondamento, se ne può discutere, ma non si può imporre. Io credo sia utile riattivare le zone, che dovrebbero essere almeno tre: Svizzera interna, centrale e orientale, e dare più responsabilità a tre membri della Presidenza con il compito di coordinamento e di una forte presenza sul territorio. In ogni caso è da promuovere una maggiore rete tra i circoli, con più presenza non solo nei momenti di festa o assembleari, ma anche nei direttivi, per discutere assieme delle problematiche d’interesse comune. Un obiettivo della nuova Presidenza Intercantonale dovrebbe essere anche quello di ricostruire il circolo di Zurigo, la città più importante della Svizzera. Dal punto di vista generale, sono tre le linee d’azione che vanno rafforzate: l’informazione, la formazione e la comunicazione. In una società sempre più complessa è fondamentale far passare il proprio messaggio: far sapere chi siamo e cosa facciamo. L’intuizione più valida della Presidenza uscente sono stati i due convegni sui giovani, è una strada che va perseguita e rafforzata nei tempi di programmazione e, appunto, nella comunicazione. I contenuti dei due incontri sono stati di notevole interesse e la presentazione di ottima qualità. Un’informazione più estesa e appropriata nei tempi avrebbe dato ulteriore visibilità alle ACLI e avrebbe raggiunto una maggiore platea. Comunque, un grande grazie ai giovani di Winterthur. Ricordiamoci: per rigenerare comunità bisogna iniziare da noi stessi.3


RICOSTRUIRE COMUNITÀ

Rom an di a, fare ce rchi o pe r ri p ar ti re Il Congresso delle ACLI della Romandia (9 giugno a Losanna) è stato l’occasione per trarre un bilancio del nostro operato, cosa resta dopo tanti anni e cosa lasceremo ai nostri successori. di Costanzo Veltro, presidente Acli Romandia Nate negli anni 60-70 in collaborazione con le Missioni Cattoliche Italiane, le ACLI si sono subito affermate sul territorio perché c’era un bisogno crescendo di associazionismo. I fondatori di allora, insieme al Patronato, avevano visto bene, i circoli prosperavano, le attività erano seguite con interesse e la società di allora ci apriva un futuro molto roseo. Ci sono stati circoli che hanno festeggiato anniversari importanti sia come anni di fondazione che come numero di tesserati, erano altri tempi, si respirava un’aria d’intesa, di cordialità. Con l’avvento della globalizzazione le cose incominciano a cambiare, spuntano le prime querelle all’interno dei circoli, i problemi del lavoro sono costanti e il nucleo familiare da sempre solido mostra le prime crepe. In queste condizioni i giovani hanno preso le distanze dall’associazionismo e dalla chiesa. Noi come aclisti e responsabili abbiamo cercato con le nostre attività di coinvolgerli,

non sono mancate le serate culturaliricreative, teatrali, informative ed altro. I tentativi ci sono stati ma senza successo. Un esame di coscienza c’è stato e ci sarà, si cerca di individuare dove abbiamo sba- Costanzo Veltro gliato per poter ripartire con obiettivi più mirati verso le nuove generazioni. Per poter andare avanti bisogna che tutte le persone con cariche si impegnino ad uno sforzo maggiore, che i comitati delle nostre strutture di base diano un segnale d’unione. Nella realtà queste indicazioni vanno nel senso opposto: é quello che osserviamo nelle nostre realtà locali, circoli senza presidente e altrove senza vice-presidente. Cosa si può fare? La bacchetta magica non esiste, ma se ci fosse dovrebbe mettere in riga tutte quelle persone egoiste che hanno perso lo spirito cristiano che tanto regnava nelle ACLI. Vedo un futuro molto incerto per le ACLI della nostra bella Romandia. Spero che con l’aiuto del Signore si possa trovare sul nostro cammino ancora qualcuno che crede nelle ACLI e nel prossimo.3

Basilea, riflettere su se stessi e sul territorio In quanto aclisti attivi è necessaria una riflessione continua su se stessi e sul territorio su cui si opera, una riflessione che ha un fine preciso: trovare, perfezionare e proporre sempre idee e spunti nuovi, progetti che possano far diffondere o rinnovare gli ideali aclisti nelle realtà in cui si vive. di Giuseppe Bertolino, ACLI BaBeSo I circoli, svolgono ancora una volta un ruolo fondamentale in questo senso: sono la microstruttura che coglie ed elabora i cambiamenti della comunità ed all’interno della quale, grazie ai momenti di incontro e confronto, dovrebbero nascere anche i nuovi progetti di rilancio degli ideali aclisti. Sono assolutamente importanti i momenti di aggregazione, dalle riunioni dei direttivi agli eventi su più ampia scala, sono un piccolo esercizio di democrazia e di convivenza, di scambio e di ascolto delle opinioni altrui. Non bisogna chiudersi, però, entro i confini del circolo. Quello è un punto di partenza, non di arrivo; da qui si deve iniziare a prendere consapevolezza di sé, della propria comunità di origine e, cosa da non dimenticare, della comunità in cui si è scelto di vivere ed operare.

Conoscere la storia dell’emigrazione, per esempio, delle condizioni di vita dei primi migranti, del modo in cui sono stati accolti e delle leggi emanate a favo- Giuseppe Bertolino re o contro l’emigrazione nel corso degli anni è un obiettivo che dovremmo stabilire. Una ricchissima cinematografia offre testimonianze reali, ricche di spunti per dibattiti costruttivi. Credo che la visione collettiva di alcune di queste pellicole sia un momento che può sicuramente arricchire la comunità del circolo. Conoscere la realtà sociale in cui si vive e si lavora è un’altra tappa determinante per la crescita delle ACLI. Non bisogna essere a conoscenza solo dell’aspetto legislativo, ma anche culturale e sociale. Ritengo che sapere quali sono le associazioni locali, come operano sul territorio, con quali modalità e con quali fini, sia fondamentale per istituire collaborazioni, promuovere eventi, creare momenti di scambio e di confronto. E tutto ciò altro non significa che crescita e diffusione capillare nelle diverse realtà.3 il dialogo 3/12

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RICOSTRUIRE COMUNITÀ

Ticino: realtà e speranze Il futuro è nelle nostre mani. Possiamo applicare questo detto anche al destino della nostra Associazione. Il futuro delle ACLI è nelle mani degli aclisti e si va tracciando attraverso la progettualità e l’operatività delle singole realtà acliste diffuse sul territorio. Presidenza ACLI Ticino È questo che spinge i dirigenti delle ACLI del Ticino ad agire su più fronti, guidati dalla convinzione che il criterio di base è quello di una testimonianza credibile, che è un prodotto della fraternità. “La fraternità fa dei differenti degli eguali in dignità. La fraternità fa dello straniero incontrato sulla strada una persona a cui ‘farsi prossimo’ ” (Andrea Olivero). Alla luce di una fraternità che invoca il bene comune, non solo ideale, ma anche istituzionale, le ACLI del Ticino hanno posto alla base del loro operare lo spirito di servizio, con il quale hanno potuto presentarsi prima di tutto alla comunità e poi alle istituzioni per attivare o rigenerare quei beni relazionali che costituiscono la struttura del bene comune. L’idea-guida che anima le ACLI del Ticino è la speranza, che ha la forza di generare, insieme alla comunità, una visione di futuro. Ne scaturisce l’idea di una autoriforma che ha anzitutto come obiettivo quello di dare una sempre rinnovata centralità al territorio, alle strutture di base, a quanti nei Circoli portano avanti ideali, progetti e concrete azioni. Per questo si ritiene che si debbano dedicare tante energie ad una formazione continua dei dirigenti, che sono il cuore dell’associazionismo. Essa rende capaci di intercettare i processi di trasformazione sociale e di governarli. Le attività, svolte soprattutto attraverso le realizzazioni intraprese da ACLI Servizi non sono altro che la concretizzazione del principio di fraternità che si manifesta anche nel riaffermare la necessità di offrire alle persone gli strumenti per una crescita relazionale, di cultura, di formazione spirituale. Le ACLI sono motivate a lavorare in rete con le associazioni presenti e le organizzazioni diffuse sul territorio per avere un luogo privilegiato nel quale far crescere comuni progettualità ed esercitare un ruolo di sintesi e di equilibrio che sia ele14

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Centro Labor, sede del Circolo ACLI di Lugano e delle ACLI Ticino

mento di responsabilizzazione e di continua rigenerazione. Lo sviluppo associativo, che richiede di essere potenziato per “rigenerare comunità”, pone la necessità di rimettere in gioco i nostri Circoli, chiamati a fare aggregazione sul territorio, di attivare ogni singolo associato per dare un futuro al nostro Movimento, di ricreare un gruppo dirigente eticamente corretto, politicamente abile, professionalmente capace, secondo una definizione data dall’allora presidente Giovanni Bianchi e ancora altamente condivisibile. Non è tempo di riposo. Nelle ACLI non lo è mai stato ed è per questo che, dopo i brevi momenti di pausa per recuperare ossigeno (nelle ACLI per rigenerarsi), la speranza di generare futuro deve accompagnare il nostro cammino verso il Congresso e poi nel prossimo mandato.3


RICOSTRUIRE COMUNITÀ

Azi on e soci al e , nucl e o de l l ’ i de nt i t à ACL I Per ragionare del rapporto tra ACLI e Giovani serve ragionare sull’identità delle ACLI e sulla sua missione. Il nucleo centrale dell’identità delle ACLI è l’azione sociale, per il cambiamento in meglio della società e del mondo. Partendo dal concetto di associarsi (mettersi assieme) e dalla mutualità (dal risolvere insieme i problemi comuni). Come ACLI ci proponiamo come soggetto interessante per sperimentare partecipazione e azione comune per il cambiamento. Quindi la domanda di fondo non è: perché i giovani vengono (o non vengono) alle ACLI? Ma è: le ACLI sono credibili (agli occhi dei giovani e di tutti gli altri cittadini) come soggetto di partecipazione, azione sociale e cambiamento? di Paola Villa, presidente Ipsia-ACLI Guardando all’esperienza delle ACLI in vari posti d’Italia e del mondo a me pare che le ACLI siano a volte affaticate e stanche ma che siano ancora un soggetto credibile. E, a volte, in certi luoghi e con certe proposte, riescano ancora ad aggregare ma non più come una volta (per identità, appartenenza, tradizione). Non credo ci sia una differenza abissale tra ciò che avviene in Italia e ciò che avviene all’estero. Ma all’estero il fenomeno è molto più evidente e stridente e accelerato. A me pare che le ACLI siano in grado di aggregare giovani (e altri nuovi adulti) quando trovano al loro interno adulti che credono nelle ACLI , che già vivono un’esperienza di mutualità e cambiamento della società che abitano e riescono a mettere in campo proposte (su qualsiasi tema) ma che hanno alcune caratteristiche: Proposte che offrano in qualche modo una comunità. Il giovane che si avvicina alle ACLI (attraverso il servizio civile, il volontariato internazionale, le proposte di aggregazione, la ricerca di un lavoro o la risposta ad un bisogno) arriva portando una sua individualità, che va accettata e riconosciuta. Ma si ferma o comunque vive l’esperienza come significativa se incontra un gruppo. Proposte che siano prendibili. Con dei confini, dei limiti chiari. Proposte che non chiedano adesione totale e incondizionata, su tutto e/o per sempre. Non funziona “vieni a fare volontariato alle ACLI ” o “vieni per essere delle ACLI ”. Funziona il “Vieni, con me, a fare questa specifica cosa”, con chiarezza di cosa questo richiede in termine di tempo, di impegno, di competenze. Con la disponibilità a non considerare come tradimento o

abbandono l’uscita dopo l’esperienza. Con la libertà di lasciar andare. Proposte che contengano un fattore di eccezionalità, di avventura, di rischio. L’esperienza con le ACLI per essere interessante devono darmi la possibilità di fare qualcosa che da solo non riesco a fare. Volontariato in carcere, viaggio in luoghi post conflitto, organizzazione di un evento (sportivo o culturale) importante… Qualsiasi cosa che sia anche un po’ una sfida, che contenga anche il rischio del fallimento. Proposte che tengano assieme pragmatismo e ideale. Questa dimensione è cambiata molto nel tempo. 20 anni fa il primo passaggio con i giovani che arrivavano per fare volontariato era ridimensionare la spinta ideale. Oggi il percorso è inverso e ai giovani che arrivano con una grandissima disillusione va offerta la possibilità di ricostruire una parte di orizzonte ideale. Quando come ACLI riusciamo a mettere in campo esperienze che abbiano a che fare con queste caratteristiche riusciamo anche ad aggregare e coinvolgere i giovani. Quando chiediamo ai giovani semplicemente di “venire alle ACLI ” e quindi di essere come siamo stati noi o i nostri padri non riusciamo a trovare nuovi compagni di strada. Esperienze interessanti di giovani e per i giovani ci sono anche oggi nelle Acli e non serve inventare grandi cose. Potrebbe bastare iniziare a prendere maggiore consapevolezza di quello che già abbiamo e permettere a queste iniziative di mettersi in rete, anche oltre i confini, e di contaminare noi e tutto il movimento.3

Paola Villa

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PATRONATO

IMU, nuova imposta sugli immobili e terreni Con la Circolare n. 3/DF del 18 maggio scorso, il Dipartimento del Ministero dell’economia e delle finanze chiarisce tutti gli aspetti relativi all’applicazione dell’Imposta Municipale Unica (IMU). In particolare, la circolare precisa quali sono le modalità di calcolo, comprese le detrazioni; individua le categorie di soggetti ai quali si applica l’imposta e chiarisce le modalità di applicazione delle agevolazioni per categorie particolari di fabbricato (es. fabbricati rurali) o terreno (es. terreni agricoli). La circolare informa che i fabbricati abitativi (articolo 9, comma 3 del Dl 557/1993) sono soggetti all'imposta municipale secondo le regole ordinarie. Quindi se l'abitazione rurale è utilizzata quale residenza principale del proprietario, sconterà l'imposta con l'aliquota ridotta del 4 per mille; invece le altre abitazioni rurali utilizzate dai familiari dell'imprenditore agricolo scontano l'imposta con l'aliquota del 7,6 per mille. di Carmine Frandina, Patronato ACLI Losanna

I fabbricati rurali strumentali che sono definiti nel comma 3 bis del citato articolo 9, sono soggetti infatti all'imposta municipale con l'aliquota del 2 per mille. La circolare ministeriale fissa un principio secondo il quale non è determinante la classificazione catastale nella categoria D10 come avveniva per l'imposta comunale, Pertanto la natura di fabbricato rurale deriva dalla funzione produttiva connessa all'attività agricola. Quindi queste costruzioni possono essere inquadrate catastalmente anche in altre categorie come ad esempio i locali di deposito classificati nelle categorie C1, C2 e C6, oppure agli uffici che appartengono alla categoria A10 o addirittura alle 16

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abitazioni dei dipendenti che si inquadrano nella categoria A3 o 4 o 5. In sostanza: indipendentemente dalla classificazione catastale, queste costruzioni scontano l'imposta municipale con l'aliquota del 2 per mille. Le costruzioni rurali che risultano ancora in mappa nel catasto terreni devono essere iscritte nel catasto fabbricati entro il 30 novembre. Infatti l'imposta municipale per il 2012 verrà versata in unica soluzione entro il 17 dicembre. La circolare precisa che è priva di effetto la disposizione contenuta nell'articolo 13 del Dl 201, la quale prevede che per le costruzioni rurali si assume la rendita catastale di un fabbricato similare, in quanto alla scadenza di

dicembre sarà già nota la rendita catastale proposta. L'art. 13, comma 10 del D.L. n. 201 del 2011, stabilisce, a seguito delle modifiche intervenute ad opera dell'art. 4 del D.L. n. 16 del 2012, che “i comuni possono considerare direttamente adibita ad abitazione principale l'unità immobiliare posseduta dai cittadini italiani non residenti nel territorio dello Stato a titolo di proprietà o di usufrutto in Italia, a condizione che non risulti locata”. La norma prevede che i comuni, nell'ambito della propria potestà regolamentare, possono estendere alle unità immobiliari in questione lo stesso trattamento previsto per l'abitazione principale, vale a dire aliquota ridotta. Il riconoscimento da parte del legislatore della possibilità per i comuni “di considerare direttamente adibita ad abitazione principale l'unità immobiliare” posseduta dai cittadini italiani residenti all'estero, comporta che, nel caso in cui venga esercitata tale facoltà, sull'imposta da versare non deve essere computata la quota riservata allo Stato. Di conseguenza è necessario verificare ciascun regolamento comunale per avvalersi di tale eventuale possibilità. Per quanto riguarda i versamenti dei cittadini italiani non residenti nel territorio dello Stato, si fa presente che non sono più applicabili le disposizioni di cui all'articolo 1, comma 4-bis del D.L. 23.01.1993, n.16, convertito, con modificazioni, dalla L. 24.03.1993, n. 75, in base al quale era prevista per tali soggetti la possibilità di versare l'ICI in un'unica soluzione entro la scadenza del mese di dicembre, con applicazione degli interessi nella misura del 3 per cento. Detti soggetti dovranno, pertanto, versare l'IMU seguendo le disposizioni generali illustrate nella pre-


PATRONATO

sente circolare, ferme restando le modalità di versamento già utilizzate per l'ICI, vale a dire il vaglia postale internazionale ordinario, il vaglia postale internazionale di versamento in c/c e il bonifico bancario. Il versamento dell'imposta deve essere eseguito cumulativamente per tutti gli immobili posseduti in Italia, anche se ubicati sul territorio di più comuni. La circolare precisa inoltre che anche per i cittadini italiani non residenti nel territorio dello Stato, nel caso in cui il comune dovesse deliberare l’equiparazione all’abitazione

principale, le detrazioni di 50 euro previste per i figli di età non superiore a 26 anni si applicano solo nel caso in cui gli stessi dimorino e risiedano anagraficamente nell’immobile oggetto della disposizione di favore. Va ricordato che scade il 18 giugno il termine per il pagamento della prima rata IMU, nel caso in cui un soggetto paghi la prima rata dell'imposta secondo le aliquote indicate dalla manovra e il Comune deliberi successivamente un aggiustamento delle aliquote anche a favore degli italiani all’estero, la situazione sarà probabilmente compensata nel con-

guaglio-saldo successivo. Per chi sceglie di pagare in una unica soluzione (acconto e saldo) al mese di dicembre questa sarà soggetta al ravvedimento operoso secondo quanto previsto dal Dl. N. 472/1997 con ulteriore aggravio di sanzioni, interessi e multe.3

Accertamento redditi 2011 dei pensionati residenti all’estero

Il Patronato ACLI pronto ad assistere i pensionati

È partita l’operazione periodica Inps di verifica delle situazioni reddituali dei pensionati incidenti sulle prestazioni pensionistiche. L’accertamento riguarda i redditi relativi all’anno 2011. Così come per le precedenti verifiche anche per quest’anno il termine per la presentazione delle dichiarazioni (si ricorda che dovrà avvenire per via telematica) è fissato entro il 30 giugno prossimo mentre rimangono invariate le indicazioni sulle procedure per l’acquisizione e l’elaborazione delle dichiarazioni reddituali. Poiché si tratta di una verifica importante, invitiamo tutti i pensionati a voler prendere contatto con la sede del Patronato ACLI più vicina per ricevere assistenza gratuita e competente.

La nuova IMU e le tassazioni italiane creano problemi? Il Centro di assistenza fiscale del Patronato ACLI presente in modo capillare su tutto il territorio nazionale fornisce una competente assistenza. Chiama i nostri uffici! Aarau: 062 822 68 37 Basilea: 061 272 64 77 Ginevra: 022 781 09 32

Lucerna: 041 410 26 46 San Gallo: 071 244 81 01 Lugano: 091 923 97 16

Losanna: 021 635 24 21 Zurigo: 044 242 63 83

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ENAIP SVIZZERA

Percorsi alternativi all’apprendistato Il nuovo scenario fornito dall’UFFT (Ufficio Federale della formazione professionale e della tecnologia), conferma che solo circa il 5-6% del numero totale degli allievi del secondario II è atteso nel decennio in corso nel sistema formativo professionale, principalmente per questioni demografiche. Questa tendenza negativa sarà costante fin verso il 2020, dove ci sarà una fase di stabilizzazione e, successivamente, una ripresa degli effettivi studenti che si inseriranno nel percorso formativo professionale di base.

di Paolo Vendola, direttore ENAIP Svizzera Questa riduzione dovrebbe rallentare nel 2020, dove seguirà una fase di stabilizzazione anche grazie al cambiamento in atto del collocamento della forza lavoro che prevede una ripresa entro il 2019/20. Nel 2011 il numero di allievi del 1° anno del livello secondario II dovrebbe essere vicino agli effettivi registrati nel 2010 in tutti i campi di studio: formazione professionale di base (dal -0.7% allo +0.1%), maturità professionale (0.4% allo 0.3%), scuole medie (-0.6% al -0.9%) e le formazioni transitorie “passerella” (-0.5% al -0.6%). Tra il 2010 e il 2020 ci si può aspettare un calo degli effettivi iscritti del 6% nella formazione professionale di base e fino al 4% in quelli di transizione anche dopo diversi anni di stabilità. Il passaggio al livello secondario II: una cerniera complessa. Il passaggio dalla scuola dell'obbligo al livello secondario superiore è un anello complesso. Seguendo la catena formativa, diversi fattori influenzano in maniera pronunciata sul numero degli studenti dopo il periodo post-obbligo. Questa variazione della demografia scolastica (dopo quindi il 9° anno del livello secondario inferiore) ha un valore dominante nelle scelte future. Si è accertato a livello di studi economici che nel medio/lungo termine chi influenza in maniera significativa nella scelta formativa del futuro sono gli effetti ciclici legati alla situazione economica generale e la modifica in atto nel mer18

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cato del lavoro. In questo ci si aspetta una politica federale lungimirante per poter “proiettare” nel futuro il reale fabbisogno delle diverse figure professionali a tutti i livelli tenendo conto anche del mercato del lavoro frammentato e sempre più alla ricerca di professionisti flessibili e capaci di transitare in più carriere professionali attigue. Due scenari per il futuro modello. L'analisi delle serie temporali dalle statistiche della scuola rivela i meccanismi che hanno finora governato la transizione dalla scuola dell'obbligo al livello secondario e il modello del comportamento passato del numero degli iscritti in ciascun settore. Nel corso degli ultimi trenta anni il tasso di passaggio alla formazione professionale che è generalmente in autunno, in mancanza di un collocamento nel tirocinio, è andato ad accrescere il tasso di disoccupazione giovanile. Da qui si è riscontrata la necessità di fornire programmi di sostegno per i giovani, in attesa di un posto di tirocinio, fornendo percorsi “passarella” atti a rafforzare competenze quali la lingua e la matematica per meglio inserirsi, successivamente, in un apprendistato. Da qui le diverse offerte formative anche in progettazione nel sistema ENAIP Svizzera per creare delle concrete scelte ai giovani senza un collocamento concreto. Per questo motivo l’UFFT presenta diversi scenari per il futuro sviluppo/incremento nel numero di allievi per un passaggio

concreto nel livello secondario superiore. Se da una parte vi è un monitoraggio più puntuale (sempre più legato alle variazioni cicliche del mercato del lavoro), dall’altro canto si sta pensando all’attuazione di un sistema formativo ancora più flessibile. I risultati segnati da differenze cantonali. Qualunque sia la matrice e lo scenario considerato, dobbiamo aspettarci cambiamenti cantonali contrastanti, principalmente legati alle diverse dinamiche demografiche presso l'uscita del nono anno della secondaria inferiore. Così tra il 2010 e il 2020 il numero di 1 ° anno della formazione professionale potrebbe aumentare in quattro cantoni (VD, GE, TI e ZH), mentre si ridurranno ovunque e addirittura oltre il 15% in nove cantoni della Svizzera orientale e centrale. Allo stesso modo, alcuni cantoni potevano contare più iscritti nelle scuole, di maturità nel 2020 rispetto al 2010, mentre altri vedrebbero il loro declino di oltre il 15%. So denota, quindi, che a livello federale vi è un grande interesse (lo dimostrano gli studi degli ultimi dieci anni) a migliorare le previsioni del collocamento scolastico passando da una modellazione più precisa delle dinamiche in atto della forza lavoro considerando la frammentazione/specializzazione di molte professioni. Non da ultimo va ricordato che a livello federale vi è un grande sforzo se pensiamo alla futura attuazione della nuova legge sulla formazione continua (LFCo) in virtù della necessità sempre più crescente di formazione/aggiornamento lungo l’arco dell’intera vita professionale. Questo spazio formativo è uno dei settori cui ENAIP Svizzera può accedere proponendo/promuovendo diversi percorsi di accompagnamento e di consulenza durante le transizioni di carriera richieste dall’attuale mercato del lavoro.3


EDITORIA

Presto ti sveglierai… di Moreno Macchi Una cosa è sicura e la affermiamo subito: Costa sa scrivere, sa imbastire dialoghi esilaranti, possiede un ritmo cinematograficamente sostenuto e sa inventare situazioni al limite. Anche se abbiamo qualche reticenza sulla trama globale del romanzo, il piacere di leggerlo, certo, c’è stato. Al centro della storia, Laura e Stefano, una coppia felicemente (?) sposata da ventidue anni, la loro figlia Gemma, gotico-punk di vent’anni, dai vari spilloni infilzati su alcune parti viso (sopracciglio, labbra, …) e forse altrove (un “altrove” non svelato per pura decenza dal narratore ma comunque ignorato dalla madre) e dai capelli a cresta blu (ma non sempre). Laura è professoressa di storia dell’arte, Stefano di matematica. Nello stesso istituto. La famiglia vive in una proprietà nel quartiere della media borghesia (che va ben differenziato da quello dove abitano certi colleghi, dalle case talmente blindate da sembrare casseforti e dai molteplici allarmi rumorosissimi) nei dintorni di Napoli. È in quella zona che si svolge tutta la vicenda tra il cimitero (che esala puzza di morti) e un campo di zingari (che esala altre puzze). La vicina di casa dei due insegnanti,

L’autore del romanzo, Francesco Costa

tale Regina Saporito, è stata piantata dal marito ed accudisce da sola il figliolo adolescente (Danilo) che ha la perlomeno strana abitudine di travestirsi da Gesù e anche di prendersi per lui. Quindi: toga rossa tipo Ecce Homo, corona di spine, gocce di sangue su fronte, mani e piedi, poi tentativo di ferita nel costato con lama Gillette, fortunatamente sventata dalla premurosa madre.. . La sua presenza carismatica (e folle) provoca reazioni contrastanti tra gli abitanti del quartiere. La collega-sventola-da-svenire, Clara è il centro dell’attenzione di tutti gli insegnati del liceo e concentra sulle sue procaci forme gli sguardi di tutti i maschi e le diffidenze delle loro rispettive consorti. Purtroppo non abbiamo il piacere di assistere ad una lezione di matematica, ma abbiamo sì quello di partecipare ad un’epica lezione di storia dell’arte: “Chi ha dipinto la Venere di Botticelli?” chiede prudente Laura, per non rivolgere una domanda troppo difficile a Tommaso (grande grosso e ciula, come dicono i milanesi), allievo che da otto o dieci anni frequenta il liceo a causa delle multiple bocciature. E Tommaso, che pensa che Botticelli sia una località, trova il quesito irrisolvibile. La docente rende ancor più semplice la domanda in varie tappe sempre più comiche. Interessante (e perspicacemente osservata!) la reazione dei colleghi (no, non è fantascienza, questo tipo di intervento l’abbiamo sentito anche noi in certi consigli di classe!): “Non avevi un altro modo di sondare la sua preparazione?” “Non l’avrai fatto sentire una nullità?” “Non hai minato la sua autostima spingendolo alla disperazione?” “Potremmo chiamare i genitori e metterli al corrente della situazione...

Stai scherzando? Tommaso è maggiorenne e ha diritto alla sua privacy!” No, non state sognando! Un giorno appare “l’uomo d’acqua”. O meglio, un uomo che suda in modo improbabile e che comincia a inquietare la protagonista con la sua presenza ossessiva. E poi, un mattino, Stefano sparisce, Tommaso commette un duplice omicidio, la protagonista viene invitata ad uno strano appuntamento con tale Morris, avvocato americano e Gemma cambia look. Ma cosa sta succedendo? Sarà, come crede l’ineffabile Laura, un complotto planetario che la coinvolge? Attenzione, abbiamo dimenticato di mettervi in guardia dallo slogan declamato da giganteschi cartelloni e scandito in televisione (in piena notte) da un improbabile capolavoro al femminile della chirurgia estetica, la cui età si situa approssimativamente tra i venticinque e i novantadue anni: Raccontalo a Miriam! Raccontalo a Miriam! Raccontalo a Miriam! Di più non diremo. Nemmeno sotto la tortura.

FRANCESCO COSTA Presto ti svegliarai (romanzo) Salani Editore

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VITA DELLE ACLI

Wohlen, il Circolo festeggia il 25° della nuova sede di Giuseppe Però, presidente Circolo ACLI Wohlen Il 25° della costruzione della sede del Circolo ACLI di Wohlen, da tutti conosciuta come Begegnugstätte Rösslimatte, sarà ricordato con due giorni di festa, il 23 e 24 giugno prossimi. Per gli aclisti del posto è una parte del proprio essere, ma ciò vale anche per tutta la realtà di Wohlen poiché nella sede si contano tante presenze, le più diverse e svariate pensabili, facendone un luogo privilegiato per molteplici attività e incontri e di forti momenti comunitari che vanno dai gruppi giovanili fino agli anziani. I responsabili ed i collaboratori del Circolo ACLI, con un’opera encomiabile di volontariato si adoperano costantemente per mantenerla bella ed efficiente perché resti luogo di incontro e di servizio apprezzato da tutti.

Programma Sabato 23 giugno ore 18.00 Interventi delle autorità ore 19.00 Aperitivo offerto a tutti i presenti ore 20.00 Serata culinaria (Cucina del Circolo); musica e ballo Domenica 24 giugno ore 11.00 Santa Messa. Coro della Missione ore 12.00 Pranzo allietato dal Coro Italia Nostra Mellingen ore 14.30 Sorteggio Premi Tombola ore 15.00 Cerimonia di chiusura della festa del Giubileo

Il Primo maggio con le ACLI Argovia La manifestazione, organizzata dalle ACLI Argovia, si é svolta presso il Circolo ACLI di Wohlen. Sono intervenuti: Giuseppe Rondinelli, presidente Cantonale, Franco Narducci, deputato al Parlamento della Repubblica Italiana, Luisa Gregis responsabile dell’Agenzia Consolare di Wettingen, Don Silvano Francola, Assistente spirituale delle ACLI Argovia, Ennio Carint, presidente ACLI Svizzera, André Rotzetter, presidente di Travail Suisse Argovia e Niki Rüttimann, presidente del sindacato Syna Argovia. 20

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Giuseppe Rondinelli ha ricordato come le ACLI sono sempre state al fianco del movimento operaio in questa festa ed ha ringraziato André Rotzetter e a Marco Piovanelli, rispettivamente presidente e segretario di Travail Suisse Argovia per la loro presenza. La serata si è svolta in un clima gioioso con cena e musica. Un grazie sentito a tutti. Giuseppe Rondinelli

Liebe ACLI Freunde, Die Begegnungsstätte Rösslimatte wird 25jährig. Es sind nun schon 25 Jahre vergangen, seitdem die schöne, geliebte und inzwischen auch bestens bekannte Begegnungsstätte Rösslimatte. Mit einem 2-tägigenFest möchten wir deshalb wichtigen Moment gebührend in Erinnerung rufen. Nicht nur für uns, sondern auch für weite Kreise der Wohler Bevölkerung, ist dieser Ort, seit seiner Eröffnung, zur bevorzugten Stätte gemeinschaftlicher, sozialer und Kultureller Anlässe, sowie zum beliebten Treffpunkt für jung und alt geworden. Die Verantwortlichen und alle im Circolo ACLI aktiven Personen sind in ihrem lobenswert, ehrenamtlichen Einsatz stets bemüht, mit Aufmerksamkeit, Sorge, Hingabe und Sachverstand unseren Sitz in gutem und funktionstüchtigem Zustand zu bewahren, auf dass dieser noch lange die allseits geschätzte Begegnungsstätte bleiben möge. Es ist uns deshalb eine Freude und eine Ehre, hiermit alle zu diesen zwei besonderen Tagen des Festes einzuladen, um gemeinsam das 25.igste Jubiläum des Bestehens der Begegnungsstätte Rösslimatte feiern zu können. Dieser Bau, dessen Entstehung für die Institutionen und die örtlichen Bevölkerung, einen ausserordentlichen historischen Moment bedeutete. Der Präsident Giuseppe Però

Faido: Grazie a Esterina e Danilo Grotto Con un pensiero di riconoscenza ringraziamo Esterina e Danilo Grotto per aver dedicato con passione il loro tempo e lavoro per oltre 20 anni al Circolo di Faido. “Un grande GRAZIE” con l’augurio che i nostri incontri continuino anche se non fanno più parte del Comitato. Il comitato ACLI FAIDO


VITA DELLE ACLI

Giovani aclisti a confronto sui social-networks Il 21 aprile scorso si è tenuto a Baar, nel cantone Zugo, il 2° Convegno Giovani organizzato dalle ACLI Intercantonali della Svizzera Centro Orientale. Titolo dell’incontro “Social-networks, un nuovo modo di relazionarsi attraverso internet“. È un tema di grande attualità che interessa non solo chi fa uso di questi mezzi di comunicazione ma anche chi fino ad oggi è riuscito a farne a meno. Il Convegno voleva evidenziare i rischi e i benefici presenti nell’utilizzo di tali mezzi. Chi utilizza un social-network ha sicuramente il bisogno di interagire con persone già presenti nella propria vita reale e/o allargare la propria rete sociale. Da questo punto di vista non si può non prendere atto degli aspetti positivi che questo nuovo modo di comunicare permette. L’utilizzo dei social-networks nasconde anche delle insidie che possono anche danneggiare la persona che ne fa uso nella sua intimità più profonda, rischiando di sollevare un malessere psichico personale insopportabile. Proprio questo malessere è molte volte causa di azioni disperate di utenti che si sono sentiti toccati nella fragilità della propria intimità. Tentati suicidi e suicidi a causa di abusi e aggressioni in “rete”, sono oggi all’ordine del giorno. Il Convegno ha voluto sensibilizzare ad un utilizzo corretto e consapevole di questi nuovi strumenti.

Due momenti dell’interessante convegno organizzato dai Giovani dele Acli della Svizzera SCO

di Simone Antonio Dimasi e Donato Di Muro I partecipanti al convegno sono stati suddivisi in tre diversi gruppi tematici ed è stato dato loro il compito di analizzare un tema specifico. Ogni gruppo ha ricevuto del materiale informativo cartaceo con lo scopo di analizzare un caso realmente accaduto. I partecipanti si sono confrontati sui seguenti argomenti: Facebook: relazioni pericolose, Cyberstalking e Cyberbulling. Ogni gruppo dopo aver letto ed essersi confrontato sul materiale ricevuto ha avuto il compito di stendere una piccola relazione da presentare agli altri partecipanti. Uno dei compiti dei gruppi era di soffermarsi su situazioni estreme e problematiche derivate dall’utilizzo dei social-networks per poi andare ad individuare delle linee preventive per un utilizzo consapevole, adeguato e senza rischi dei mezzi di comunicazione presenti in “rete”. I gruppi hanno individuato molti aspetti positivi e negativi. Gli aspetti su cui tutti i gruppi si sono soffermati, sono i seguenti: l la legge dovrebbe tutelare molto di più gli utenti;

l informare il cittadino contribuisce a prevenire problematiche che possono scaturite dall’utilizzo di tali mezzi di comunicazione. L’Europa si sta attivando dal punto di vista legislativo a tutelare lo spazio mediatico in rete. Nonostante ciò è molto difficile creare ed individuare delle leggi che permettano di tutelare, la privacy e la persona poiché si ha a che fare con uno spazio virtuale. I mezzi virtuali di comunicazione e socializzazione si evolvono ad una velocità tale che diventa difficile anche dal punto di vista legislativo stargli dietro. Inoltre determinati reati di violenza contro la persona attraverso i social-networks sono difficili da stabilire. Consideriamo ad esempio un bambino che a scuola viene aggredito da un gruppo di bulli, malmenato con evidenti segni di violenza sul corpo. Questo tipo di violenza, poiché presenti evidenti segni di colluttazione, può essere perseguito a livello legale e quindi denunciato. Pensate però, se un gruppo di cyber-bulli mette in rete un video che riprende

un bambino in una situazione per lui sgradevole e che potrebbe danneggiare la propria immagine, a cosa potrebbe andare incontro tale persona. Sicuramente la Polizia Postale potrebbe oscurare il video o eliminarlo dalla rete. Il video sarebbe però già stato consultato da una marea di utenti e l’immagine del bambino danneggiata. Dal punto di vista psichico, senza un adeguato supporto, il bambino rischierebbe di isolarsi definitivamente dalla sua rete sociale e di conseguenza entrare in uno stato depressivo che lo isolerebbe ancor di più. Quello che abbiamo appena descritto è una situazione reale possibile. Dato che le leggi non possono tutelarci al 100%, è di fondamentale importanza che tutti, utenti e non, siano continuamente informati dei rischi e sull’utilizzo corretto di tali mezzi di comunicazione. Solo attraverso l’informazione possono essere prevenuti gli abusi, le violenze e i rischi che sussistono attraverso l’uso di questi strumenti.3

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VITA DELLE ACLI

Le relazioni sociali dalla Bibbia ai giorni nostri Le ACLI cantonali del Ticino in collaborazione con l’ABSI (Associazione Biblica della Svizzera Italiana) e il Coordinamento della Fondazione Biblica della Diocesi di Lugano, in occasione del VII incontro mondiale delle famiglie con il Santo Padre, hanno organizzato lunedì 7 maggio un incontro-dibattito intitolato “Le relazioni familiari e sociali dalla Bibbia alla vita di oggi”.

mente incamminarci verso Dio e verso il suo volto dobbiamo percorrere due strade: la strada della sospensione delle nostre idee, se non addirittura della loro demolizione, e quella del confronto con il Dio di Gesù. Gesù è l’unico che ha visto Dio, perché era nel senso del Padre (cf.Gv 1,18). Da credenti e da praticanti, dovremmo avere idee più illuministe sul volto di Dio. Invece, purtroppo non è così. Un pò la nostra pigrizia, un pò l’ignoranza, un po’ la confusione fanno sì che quando si parla di Dio si dicono tante cose che forse non corrispondono a quelle che troviamo nella Sacra scrittura. Se facciamo un raffronto tra il Dio in cui credevano i nostri nonni, quello nel quale crediamo noi e quello nel quale credono i nostri figli vediamo già che c’è differenza. Il Dio che veniva presentato a noi, un tempo, è abbastanza diverso dal Dio che è presentato oggi. Allora c’è da chiedersi:

come mai, questo cambiamento? Dio non cambia. Però man mano che l’umanità cresce e nella crescita riconosce il valore dell’uomo, scopre sempre più il volto di Dio. E man mano che la chiesa affina la sua fedeltà al messaggio evangelico, ecco che la verità di sempre su Dio viene formulata in maniera nuova. Non è Dio che cambia, è l’umanità che cresce, con l’umanità cresce la chiesa; quanto più essa si radica nella fedeltà al Vangelo, tanto più scopre quei volti di Dio che non sono una novità, c’erano sempre stati, ma erano come oscurati da vari veli. La scoperta del volto Dio è importante: molta gente ha abbandonato la fede e ha lasciato la chiesa a causa di un’interpretazione sbagliata del volto di Dio. “Bisogna scoprire, quindi il volto di Dio e abbandonare l’immagine che non corrisponde al messaggio evangelico. Per non sbagliare bisogna concentrare tutta l’attenzione sulla figura di Gesù … Quindi la fede non è oppio che addormenta o una narcosi che assopisce, è una proposta, una strada per realizzarsi come persane. In questa ottica si deve recuperare il valore delle cose (l’uomo si fa con le cose), il valore del piacere (anche il piacere favorisce limpegno e l’amore), il valore della giustizia (senza giustizia non crescono le relazioni tra persone e popoli).” Monica Duca Widmer partendo dalla propria esperienza di donna impegnata in politica, sposa e madre di due figli, condividendo l’intervento di don Battista Borsato ha esortato i tanti presenti a testimoniare con la vita l’amore per l’umanità a partire da chi ci è più prossimo: marito, figli, comunità.3

Cadenazzo

Lucerna

Festa del tesseramento domenica 24 giugno nella sede del Circolo ACLI

Grigliata domenica 1 luglio al centro Grosshof

di Antonio Cartolano, membro della Presidenza nazionale ACLI All’incontro, moderato dal prof. Ernesto Borghi, sono intervenuti don Battista Borsato, teologo, direttore dell’ufficio di Pastorale per il matrimonio e la famiglia della Diocesi di Vicenza e Monica Duca Widmer, vicepresidente della Commissione Federale delle Comunicazioni, membro della Commissione federale per la Ricerca Energetica (CORE) e già presidente del Gran Consiglio cantonale del Ticino. Mentre le religioni e con esse la famiglia sperimentano una crisi profonda, la persona di Gesù e il suo messaggio continuano ad alimentare la fede di tanti uomini e donne. Con la sua relazione don Borsato si è però posto il tema dei “lontani”. Di chi ha conosciuto la fede da bambino, ma da quella fede è stato allontanato dalla vita, da esperienze negative o semplicemente dal tempo e dall’indifferenza. Secondo il relatore “si rende sempre necessario e urgente pulire il “volto” di Dio”, ossia purificare la nostra idea o immagine di Dio. Anche il cammino compiuto dal patriarca Abramo, invitato a “uscire” dalla sua terra, più che indicare un percorso geografico, designava un movimento interiore e diretto verso la ricerca del vero volto di Dio. Egli aveva intuito che Dio è diverso, è altro dai pensieri dell’uomo, trascendente da ogni umana collocazione e idea. Si dice che il filosofo illuminista Voltaire abbia affermato: “Dio a creato l’uomo a sua immagine e l’uomo gli ha ben risposto”; anche l’uomo quindi è portato a creare Dio a propria immagine. Si comprende subito che questa icona riduce Dio alla maggiorazione del nostro io e delle nostre idee. Se vogliamo vera22

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Il tavolo dei relatori: da sin. Monica Duca Widmer, il moderatore Ernesto Borghi e don Battista Borsato


VITA DELLE ACLI

In gita da Losanna a Napoli Locarno, assemblea e gita di Costanzo Veltro

Per la prima volta, per la gita del Circolo ACLI di Losanna il viaggio è stato organizzato con l’aereo: il nutrito gruppo di partecipanti (49) è infatti partito da Ginevra e dopo poco tempo si è ritrovato a Napoli. Molti dei partecipanti ha scoperto per la prima volta questi paesaggi incantevoli. Il programma ha lasciato poco tempo libero per le shopping: nei 5 giorni previsti si è visitato il sito archeologico di Pompei con il vicino Santuario della Madonna del Rosario, la Reggia di Caserta con il Palazzo dei Borboni, la Reggia di Capodimonte e la Napoli suggestiva con il Vomero, Posillipo e piazza Plebiscito, la Solfatara a Pozzuoli e la Costiera Amalfitana con vista di Positano e Amalfi dal mare. Per concludere questo bellissimo viaggio non poteva mancare la gemma del Mediterraneo Capri e suoi fantastici faraglioni. Tutto è andato alla perfezione e di ciò si deve un ringraziamento anche ai partecipanti.3

di Enza D’Amico, presidente Circolo Locarno

L’assemblea del Circolo di Locarno si è tenuta il 14 aprile per l'elezione del nuovo Consiglio e la nomina dei Delegati al Congresso Cantonale. Una quarantina i presenti tra cui i dirigenti Cantonali e del Patronato ACLI. Alla fine dei lavori è stato reso omaggio a Luigi Malinverno, segretario uscente, che, nel 1985, insieme ad Antonio Cartolano ha fondato il Circolo e per diversi anni ha ricoperto la carica di Presidente. A Luigi è stata regalata una targa ricordo e la presidente Enza D'Amico ha donato una pergamena, ringraziandolo per quasi 30 anni di fedeltà e impegno nel nostro movimento. Anche i Dirigenti Cantonali hanno rivolto a Luigi parole di elogio, per quanto fatto in tanti anni. Nella foto: la consegna della targa da parte di Margherita Mussati, per molti anni attiva nel nostro Circolo proprio del ruolo di segretaria di Luigi Malinverno.3

Da Bellinzona a Desenzano Gita sociale a Vigevano

La foto ritrae il numeroso gruppo di soci del Circolo ACLI di Bellinzona che il 31 marzo si é recato in visita a Desenzano del Garda e al Santuario della Madonna del Frassino: molto apprezzata anche la pausa pranzo con le specialità del posto. (Maddalena Segat Pepe)3

Sabato 5 maggio con un tempo proibitivo i 42 partecipanti alla gita del Circolo ACLI di Locarno sono partiti come da programma. Un breve raggio di sole ci ha comunque consentito di ammirare la magnifica Piazza il Duomo e le altre bellezze del posto e di fare tappa, nel pomeriggio, a Pavia.3 il dialogo 3/12

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Siamo persone normali. Insieme a voi facciamo cose speciali Le idee sono importanti per fare di piĂš e meglio: - per crescere e formarci insieme - per coinvolgere e sensibilizzare alla democrazia partecipata - per impegnarci a sostegno dei bisogni della gente.

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Ci impegniamo contro le nuove povertĂ , l'emarginazione e la discriminazione.

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