D’angelo Giovanni C'era 'na vota 2

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www.villachincana.it presupposto per la nascita di una nuova famiglia, solido e nuovo mattone della grande costruzione della società. In qualsiasi occasione di contatto per commerciare era usuale chiedere: “D‟unn‟è Vossia? d'unn‟è chi veni?" “Ah…Ji canusciu a lu Zzì…… nti ssù paisi!” Piccole frasi che riuscivano quasi sempre a sciogliere il ghiaccio ed instaurare una relazione di fiducia e rispetto reciproco per poi passare alla vera e propria contrattazione. L‟affare, spesso di una certa e importante entità, dato che si trattava sempre di passaggio di beni di valore, dopo ore di estenuanti trattative, con o senza la presenza e l'intervento dell‟intermediario, veniva concluso con una stretta di mano alla presenza di due o tre testimoni; non c'era bisogno di avvocati o notai, bastava la parola tra uomini ed una stretta di mano; allora si diceva che “lu Vo‟ si piglia pi li corna…l'omu pi la palora!”; la parola data era, dunque, un atto, non scritto ma cementato da qualcosa che nella società valeva più dell'oro, che solamente il disonore poteva cancellare. Nessuno dei due si sarebbe pentito in appresso; viceversa, a proprie spese e senza mai disturbare l'altra parte, il pentito veniva additato dalla cittadinanza come persona indegna di fiducia e disonesta, “pirdennu”, inesorabilmente, “la facci”. Tempi che furono, certo… altri tempi, penserà qualcuno… ma erano tempi in cui la personalità, il rispetto, la stima, la referenzialità, la fedeltà, la dignità, l'onorabilità, la parola contavano ed erano sentimenti che nessuno si sarebbe sognato di infrangere se si voleva stare in mezzo alla gente ed essere considerati.

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