Rivista diffidare dalle imitazioni numero 1

Page 1



Presentazione a cura di Pierpaolo Gentili Nel prossimo numero troverete un' inserto iniziale importante dedicato alla presentazione del nostro Numero Zero avvenuta a Roma il 29 gennaio di quest'anno in una location affascinante ed unica nel suo genere. Grazie all'ospitalità dell'Associazione Culturale Chiaraidea con la sede in Via dei Cerchi 75, nella persona di Carla Baffari, l'Associazione Culturale Diffidare Dalle Imitazioni ha realizzato un' evento che ha visto la presenza di oltre ottanta persone che hanno assistito, nonostante una Roma nordica per la giornata copiosamente piovosa, alla presentazione della nuova rivista online dimostrando interesse ed attenzione che lo stesso evento meritava. Ha aperto la serata la proiezione di un cortometraggio emozionante dedicato agli Uomini e le Donne che hanno costruito la Storia del 1900 creato dalla redazione di Diffidare dalle Imitazioni e che vi invito a rivedere sul nostro canale youtube. Tra i tanti interventi vorrei sottolineare la partecipazione del Professor Gian Piero Iacobelli, che ringrazio pubblicamente, e che ha ripercorso il “senso” della comunicazione e dove la stessa, oggi, si sia collocata. “...la passione non basta a realizzare un prodotto completo e significativo...” frase che riporto evidenziando come Iacobelli abbia centrato la difficoltà oggi di “fare” comunicazione, specialmente online, se si vuole differenziarsi dal resto della rete, intuendo come si debba ricercare un' “organizzazione” non soltanto concreta ma filosofica per porsi al lettore in modo positivo ed interessante. Il mio intervento di presentazione dell'evento ha ripercorso la storia di Diffidare Dalle Imitazioni. Dal suo esordio come trasmissione in pillole, passando attraverso la realizzazione un vero programma radiofonico trasmesso in diretta; la nascita del sito omonimo e dell'omonima associazione culturale. Per giungere fino alla Rete d'Informazione Sociale che racchiude il tutto con la nascita della rivista mensile. Ho, tra l'altro, ribadito come il giornalista possa e debba fare di più rinunciando ad una sorta di “protezione” ma dedicandosi non soltanto al racconto dei fatti ma avere come obiettivo primario la ricerca ossessiva della verità, concedendo rappresentanza a coloro che oggi non possono averla. Gli interventi di alcuni redattori, tra i quali, Giovanni Melogli, Claudio Coen Belinfanti, Donatella Ghinassi, hanno reso omaggio ai componenti della rivista ed alle rubriche interessate ed interessanti che ognuno di loro cura. Augurando buona lettura a tutti voi, vi invio un caloroso saluto!


REDAZIONALE

Una Poltrona per

Due … Le poltrone non hanno colore. Non hanno nemmeno la faccia e la vergogna. Ma conoscono molto bene coloro che si accomodano. Anche perché solitamente diventano posizioni irrinunciabili, mai scomode. Da tramandare quasi; sicuramente senza tempo. E non si tratta di capacità professionali individuali ma di opportunità. Le opportunità concesse, quelle garantite dalle “amicizie”, dai favori che il tempo si porta dietro. Quelli da ricambiare e non dimenticare. Assolutamente. Poi le poltrone diventano più di una: sette, otto, dieci, quindici, venti. Dipende dal salotto... quello buono, quello più buono. Ma poco importa . Chi controlla o dovrebbe farlo non si scomoda. Sta in poltrona anche lui. Ci sta bene, si sente a suo agio. E poi, in fin dei conti, la legge lo consente. E se lo consente, cosa si può fare? Nulla. Stipendi, gettoni di presenza, partecipazioni, consulenze. Solo oggi la politica si interessa di tutto questo mondo che ruota intorno agli incarichi che la stessa politica definisce “importanti” e che noi definiamo “scandalosamente remunerativi”. Del resto anche la Costituzione cita “ l'Italia è una Repubblica fondata sul lavoro”. Perciò: “sul lavoro” che sia poco o tanto chi può dirlo. Chi si è mai occupato di incarichi prestigiosi e scandalosamente remunerativi occupati dai soliti noti. Politici, professionisti, banchieri, uomini piccoli e uomini grandi. Chi si è occupato di vigilare su tutto ciò? Nessuno. Allora? Non vi aspettate che adesso io scriva il nome che tutti vorreste leggere. Non lo farò. Non lo farò perché sarebbe riduttivo, facile. Troppo facile. Leggere quel nome come


REDAZIONALE

vorrebbe la maggior parte di voi. Ma è soltanto la punta di un iceberg. Soltanto una poltrona che tira su il naso da un oceano di poltrone affossate e nascoste. Volutamente nascoste. L 'interrogativo pressante, al contrario, dovrebbe essere rivolto agli uomini della politica: dove eravate? Dove siete stati per decenni e decenni vivendo nell'indifferenza più totale. Nel dividere gli incarichi più gettonati tra i vostri pupilli, regalando incarichi milionari, prenotando i gettoni più gettonati. Ed allora, facciamola questa legge ad hoc. Dimentichiamoci il passato, rincorriamo con un colpo di spugna le incongruenze e cancelliamole. Ma si... due, sette, dieci, venti incarichi cosa volete che siano. Li dimentichiamo. Punto. Il cittadino che vota... e quello che si è stancato di farlo, capirà. E poi lo troveremo un modo per sanare quest'anomalia delle poltrone. Cosa volete. Non penserete che non saremo in grado di trovare un modo, una soluzione indolore e non traumatica, per riequilibrare i risultati di una nuova legge. Si troverà il modo come si è sempre trovato di ricompensare il potente che rinuncia. Apparentemente rinuncia. E vengono avanti i figli, i nipoti, vengono trasmesse poltrone in eredità. Come accade nel cinema, in televisione, a teatro, nello spettacolo in generale. Come accade nelle mafie: una sorta di “di padre in figlio”. Ma questa è l'Italia. Cosa dovremmo fare? Potremmo fare? Osservare, guardare. Scrutare, a volte. Fissare, dimenticare, ricordare. Per la protesta c'è facebook. Ma questo è un altro discorso. Avanti c'è posto... in poltrona. Pierpaolo Gentili


SOMMARIO REDAZIONALE “Una poltrona per due” di Pierpaolo Gentili

pag.2

FARE ECONOMIA “Salvare il denaro col Salvadanaio” di Massimiliano Zitelli Conti

pag.4

DICA 33 “Sanità Etica” di Alfredo Iannello

pag.7

INTORNO AL LAVORO “Fare presto” di Marco Polimadei

pag.8

ULTRASOCIALE “L’e V irato arabo” di Pierpaolo Gentili

pag.10

IL MONDO DELLA SCUOLA “Gender” di Donatella Ghinassi

pag.12

IL TRASPORTO DELLE IDEE “Atac lacrime e sangue”– seconda parte di Paolo D’Amanzo

pag.14


LA RELIGIONE, IDEE DI CONFRONTO “Una comunicazione altra” di Claudio Coen Belinfanti

pag.17

ALLA RICERCA DELLA RICERCA “Il caso Semmelweis” di Francesca Martinetto

pag.21

FOTOSCRITTO Foto di Daniela De Angelis – Righe Pierpaolo Gentili

pag.23

DIETRO IL SIPARIO “La donna che trasforma la luce” di Alessandro Nobili

pag. 25

IDEE DI VOLONTARIATO “Quando la terra trema” di Giovanni Melogli

pag.32

SPORT “Corsa contro il tempo” di Nicolò Gentili

pag.36

ATTRAVERSO LA LENTE “La storia di Tonino” di Daniela De Angelis

pag.41

CINEMA, TEATRO E UN PIZZICO DI MODA “Non solo Tv spazzatura” di Pamela di Lodovico

pag.45


FARE ECONOMIA

SALVA ARE IL DENARO …. CO OL

SALVADANAIO AL O La prima cosa che faccio appena ap rientro a casa è togliermi la crav avatta , la giacca e la camicia: via la "divisa sa" per preparare quella del gi giorno successivo. Questo rito quotidiano di uun maniaco dell'ordine prevede anche he il controllo delle tasche: ci sono le chiavi vi , il portafoglio , la penna per er il giorno dopo? Ci sono e come sempre nell lle tasche residuano monete: quelle del el resto del caffè, del giornale, delle sigarette.


FARE ECONOMIA

Quante di queste andranno perse? C'era un maialino ( c'è ancora!) chiamato "Salvadanaio" : scegliete voi se 'etimologia indichi salvare il denaro o conservarlo ( dal latino "serbare" ) . Il salvadanaio ha origini lontane : da "wikipedia" apprendo che il primo risale al II secolo A.C. ed aveva forma di un tempio greco con un foro sulla parte superiore ove inserire le monete. I Romani lo plasmarono in terracotta (il "dindarolo" lo chiamiamo ancora a Roma e ha una caratteristica forma tondeggiante ) . Nel Medioevo assunse l'aspetto di scrigno di metallo chiuso con un lucchetto. In epoca moderna è un proliferare di forme : casseforti , mucche, bare con tanto di mano scheletrica che cattura la monetina ed oggi si possono trovare in vendita su internet oltre ai salvadanai elettronici, i " salvadanai bancomat " che consentono di depositare le monete e di ritirarle con una tessera. Discendente del dindarolo è il PAC (piano d'accumulo capitale) ovvero la possibilità di sottoscrivere, tramite banca o promotore finanziario, quote di fondi comuni di investimento ( esistono numerose alternative: fondi che investono in titoli di stato e obbligazioni o in azioni o formule miste ) a ricorrenze stabilite anche di importo minimo 50 o 100 euro. Un buon sistema è quello di far coincidere il giorno dell'investimento con quello dell'accredito dello stipendio o della pensione. Un' occasione per iniziare un PAC è quando si porta a termine un finanziamento: se fino ad oggi eravamo abituati a pagare una rata di 200 euro per l'automobile, terminato questo impegno possiamo accantonare quei 200 euro in un piano di accumulo. Persino H. C. Andersen narra del salvadanaio in una fiaba nella quale , rotto il " Re Dindarolo" , le monete d'argento decidono di viaggiare per il mondo.... In tempi di crisi ... mettiamola così' : le monete servono e le monete di solito si disperdono! Una moneta da cinquanta centesimi = circa mille lire ! Quei tondini di metallo possono contribuire a realizzare un progetto .


FARE ECONOMIA

Per questo occorre un salvadanaio che non possa essere aperto senza essere distrutto. Le " inutili e fastidiose " monete vi si accumuleranno e piano piano consentiranno " quel viaggio che non mi posso permettere ! " , " quel corso che ho sempre desiderato fare ! " o ancora di sostenere " quella spesa imprevista " . Il maialino, da sempre simbolo di opulenza, verrà rotto come nella fiaba di Andersen e le monete, così inutili singolarmente , diventeranno un biglietto aereo, un televisore, un abbonamento o un salvagente contro gli imprevisti . Si può alimentare il " dindarolo " anche smettendo di fumare: per ogni pacchetto di sigarette risparmiato entreranno monete ( in un anno circa 1.400 euro, purtroppo da incallito fumatore e' una cifra che conosco bene ! ) o evitando di giocare al "gratta e vinci": mettendo quegli stessi soldi nel salvadanaio non c'è bisogno di grattare e la vincita è sicura ! Il salvadanaio e' uno strumento contro la crisi: basta un piccolo gesto quotidiano e le piccole monete si trasformeranno in sogni. Una sola avvertenza : prima di inserire nella magica fessura le monete da un centesimo, controllatene le dimensioni e l'effigie: nel 2002 furono coniate per errore alcune monete da un centesimo con le dimensioni della moneta da due centesimi e sul retro vi e' raffigurata la Mole Antonelliana anziché Castel del Monte. I collezionisti sono disposti a pagare queste monete oltre 3.000 euro e si stima ve ne siano ancora molte in circolazione. Una di esse potrebbe essere nel vostro salvadanaio .

Massimiliano Zitelli Conti


DICA 33

SANITA’ E

TICA

Nella nostra Regione Lazio sono diffusi e sparsi nel territorio i “ Punti prelievo ”. Queste entità amministrative astratte sono, in italiano comprensibile, degli studi a gestione ASL (di conseguenza Regione Lazio, non dimentichiamoci che il Sistema Sanitario è stato regionalizzato) in cui si reca il paziente per effettuare il prelievo ematochimico per analisi cliniche. Alle spalle di queste entità non c’è il laboratorio analisi quindi i campioni sono raccolti e inviati tramite corriere presso i laboratori analisi pubblici centralizzati in cui le analisi vengono effettuate. Immaginiamo decine di queste entità sparse nella nostra Regione che raccolgono e inviano provette e campioni biologici. Migliaia di provette si spostano per strada giornalmente. Il dubbio che sorge spontaneo consiste nel fatto che alcune analisi devono essere effettuate entro tempi limite e il campione deve essere mantenuto a temperature stabilite e preparato a monte… E poi scambi di provette e smarrimenti e … Meditate.

Alfredo Iannello


INTORNO AL LAVORO

FARE PRESTO …

Cari lettori, oggi voglio iniziare con la gaffe che il Ministro per le attività produttive Zanonato ha fatto davanti alle telecamere del programma “la Gabbia”, quando alla domanda di un mio ex collega Agile ex-Eutelia Giulio Basile, ha negato una sua affermazione che dava la vertenza Agile come risolta, quando ancora non lo è. Di seguito il link dell’accaduto. http://tv.ilfattoquotidiano.it/2014/02/05/gabbia-ministro-zanonato-sbugiardato-dadipendente-agile-ex-eutelia/264407/ Questo episodio è solo uno dei tanti a cui abbiamo assistito, e riguarda tutte le numerose vertenze che giacciono impolverate sul tavolo del Ministero, e che aspettano di essere risolte da almeno quattro legislature. Gli ammortizzatori sociali (che avranno anch’essi un drastico ridimensionamento), non sono più la soluzione del problema, ed il mondo sindacale si trova ad affrontare una crisi profonda quanto mai radicata, dovuta alla necessità di ristrutturare i suoi


INTORNO AL LAVORO

vertici ormai senza idee e lontani dalle effettive necessità dei lavoratoti, che stanchi delle continue delusioni stanno nel tempo abbandonando le iniziative di lotta intesa come partecipazione attiva alla vita del sindacato stesso.

Questo è il momento di rivendicare con forza il diritto ad un lavoro e non lasciare al mondo della finanza e della politica l’iniziativa, che porta sempre a tenere in stallo milioni di famiglie, non dando nessuna soluzione. Senza un sindacato forte fatto di persone sane nella mente e nei principi, non ci sarà mai tutela per i lavoratori. Non serve un leader politico o sindacale per far scendere in piazza il popolo contro la riforma Fornero, si scende in piazza e basta. Il contesto storico in cui è stata varata tale riforma doveva fare i conti con la crisi mondiale e il debito pubblico, Questo Bel Paese ha bisogno di recuperare i soldi rubati al fisco da temerari evasori, dalle varie mafie e da quei politici che si adagiano sugli allori e pensano solo ai loro vitalizi e benefit vari. Da anni ormai è iniziato un processo galoppante di perdita di forza delle rappresentanze politiche e sindacali, complici è vero anche errori abnormi da parte degli stessi, ma che hanno portato i datori di lavoro a far valere forzature ed imposizioni sui lavoratori. Oggi se passi da una società ad un'altra ti viene chiesta la riduzione dei tuoi emolumenti; se una lavoratrice rimane in stato interessante il suo posto di lavoro è ad alto rischio; se un lavoratore viene colpito da una malattia non gode più delle tutele che si avevano anni fa; ma cosa ancora più grave, se perdi il posto di lavoro inizi un percorso fatto di umiliazioni e false speranze che ti costringono a rivolgerti ad un genitore (se in vita..) o familiare disposto ad aiutarti economicamente per andare avanti, e quando ciò non è possibile si arriva anche a gesti estremi di cui ne veniamo a conoscenza tramite la cronaca quotidiana. Fare presto … Marco Polimadei


ULTRASOCIALE

L'' E

V

IRATO ARABO

Nel corso del suo viaggio io negli Emirati Arabi il Premier ital taliano Enrico Letta descrive il nostro Paese uuscito dalla crisi economica e proiettat tato verso una svolta nella stabilità politico/econoomica. Ci verrebbe da sorridere ma nonn lo facciamo per un senso di rispetto verso quella lla realtà concreta, pratica, molto vicinaa al cittadino ed alla società in generale che ci se sembra così distante dai pensieri e dall alle parole del dottor Letta e dai nostri politici daa farci f impallidire. La situazione di sommo prec recariato i n cui versa il nostro “strano”” Paese, P le difficoltà del sostentamento per inte ntere famiglie, i consumi bloccati, i, l'occupazione, in particolare quella giovanile, e, immobile, le piccole e medie imprese ese, le piccole realtà familiari commerciali strozz zzate da un sistema creditizio che ha log ogorato e logora quei soggetti che dovrebbero rap appresentare il fiore all'occhiello di unaa economia come la nostra. Che almeno si abbia il buo uon senso del rispetto. Rispetto versoo coloro che hanno rinunciato alla vita, alla pr propria vita. Il suicidio come ultimaa spiaggia. Illusoria definizione dei problemi da affrontare. Nemmeno questo rig rigenera il silenzio. Nemmeno tanta tragedia. Per non parlare dei milionii di d euro che si dovranno stanziare perr iil risanamento delle aree urbane ed agricole colp lpite dai terremoti , dalle alluvioni. Da N Nord a Sud. Dove e come reperirli sarà un probl blema di complessa risoluzione e, sicura uramente, lo sguardo sarà rivolto ai cittadini onest sti che sempre ci sono e sempre ci sarannno. Però il dottor Letta parla di crisi superata. E qui entra in ballo l'id 'identificazione della comunicazione distorta e co connivente con i poteri forti. Abbiamoo sfogliato pagine di giornali senza trovare unaa critica giusta e perentoria ad affer ermazioni leggere e pericolose. Nessun giornali lista che abbia la voglia ed il buon senso di chiedere, durante le conferenze stampa pa, il senso di tali affermazioni. Tutto ci ciò ci indigna


ULTRASOCIALE

almeno quanto le stesse affermazioni del Premier che non risultano le sole a lanciare perplessità e punti interrogativi. Proprio mentre l'Istat ci comunica i dati andamentali relativi all'occupazione. Scende sempre più l'inflazione e, dato ancora più preoccupante, cala l'occupazione su base annua. Questi sono i dati veri, certi di una crisi che ci mostra i muscoli nell'incompleta incapacità di gestire un risanamento ed una ripresa adeguata da parte di chi ci governa. Ritengo, in conclusione, che sia positivo girare il mondo per portare il “marchio” Italia come distintivo di qualità, sia positivo cercare accordi commerciali come l'acquisizione di Alitalia e l'Expo Milano 2015, ma che questo non faccia sorridere l'emiro arabo considerato all'oscuro della crisi passeggera, altrimenti passata. Ma credo, di contro, che sia esagerata la felicità manifestata dal premier per aver portato a casa un giro fondi di euro 500 milioni, dopo la visita in Kuwait, da prelevare dal Kia, fondo d'investimento tra i più importanti al mondo e da “spostare” nel Cdp italiano appena riscoperto. Sarebbe un po' come se io manifestassi esagerata felicità per aver trovato 10 euro per terra... Pierpaolo Gentili


IL MONDO DELLA SCUOLA

“GENDER” Un caro amico mi ha parlato di “gender” legato ad un programma scolastico. Non conoscendo il significato del termine né l’argomento legato alla scuola ho iniziato ad informarmi; è chiaro primo strumento “internet”, comodo, a portata di mano, apre una finestra anzi un finestrone sul mondo, ma … dopo poco tempo , scorrendo pagine e pagine, leggendo, osservando ho avuto una sensazione di confusione, “chiara” confusione presumibilmente come se avessi assunto sostanze allucinogene. La visione era di un mondo che si contraeva e si espandeva quasi in contemporanea; immagini che davano la sensazione, nel loro prospettarsi, di nausea, vuoto cerebrale : silenzio assordante! Una legge per definire l’essere vivente nella sua integrità fisica, mentale, nella più ampia indeterminazione e mancanza di certezza … una legge per identificarsi, riconoscersi, nascere, crescere, invecchiare nella volontaria decisione di uno stato a non creare un essere sociale, ma un non essere e basta!!!! …. finito, chiuso!!!!... per continuare ad accrescere dubbi, incertezze, ignoranza (non


IL MONDO DELLA SCUOLA

conoscere) al fine di poter assoggettare meglio un essere vivente!!Una legge! Non si riesce a credere di essere arrivati alla necessità di formulare legalmente ciò che rappresenta una realtà rappresentativa di una minoranza ( numericamente parlando), che nulla toglie e nulle aggiunge all’essere vivente nella sua formazione se non il fatto di sentirsi uomo, donna, padre, madre, figlio, figlia, nonno, nonna, il nipote, la nipote, zio, zia, marito, moglie e così via…all’infinito; rappresentazione di secoli e secoli di umanità nella sua integra evoluzione verso un mondo in cui ogni essere vivente si possa riconoscere, confrontare e rapportare, specchiare e riflettersi senza dover essere protagonista in funzione del suo modo di vivere e vedere la propria sessualità! Attenzione adulti genitori! tenete occhi ed orecchie ben aperte, allerta : informatevi, documentatevi, cercate di leggere tra le righe, non vi scordate che voi ormai avete gli strumenti per difendervi dall’imposizione e violazione del vostro sentire e vivere la vostra vita, ma i nostri figli infanti NO! un’imposizione ora indirizza il loro sentire, il loro crescere, il loro essere : siate vigili sempre!!!!!! Ricordatevi tutto ciò che passa tra le righe impone maggiore attenzione di ciò che viene urlato, ed ultimamente nella scuola non solo “gender” sta passando in silenzio. Donatella Ghinassi


IL TRASPORTO DELLE IDEE

ATAC LACRIME E SANGUE?


IL TRASPORTO DELLE IDEE

Parte seconda Notizie di questi giorni citano di un accordo firmato tra ATAC e sindacati nel quale è prevista una riduzione di dirigenti e l’assunzione di 350 autisti. Buone notizie soprattutto per i lavoratori interinali che vengono impiegati nei mesi estivi e poi lasciati a casa. Ma perché tutto questo clamore e soprattutto che cosa pensa il mio amico autista di tutto ciò? Concordo con lui di vederci al termine del suo turno per una breve intervista, ci incontriamo in un bar. Dall’aspetto traspare la figura di un uomo che conosce bene le proprie responsabilità e che le onora ogni giorno con il proprio lavoro, anche quando non ne avrebbe voglia. Gli domando cosa pensa della privatizzazione del servizio pubblico e mi risponde che una buona privatizzazione deve prevedere un ragionevole equilibrio tra pubblico e privato, altrimenti si rischia di riempire di denaro pubblico le tasche dei privati senza un buon tornaconto per il pubblico. Mi dice che un esempio negativo è avvenuto in Toscana con la privatizzazione e fusione delle aziende municipalizzate delle principali città. Gli chiedo cosa è successo e lui mi risponde che l’azienda aveva comunicato nuovi tagli in arrivo tra i quali un provvedimento che prevedeva una diminuzione sulla busta paga di 250 euro nel caso che in un anno lavorativo fossero stati superati 18 giorni di malattia certificata, incentivando e premiando chi fosse stato “più costante e chi non fosse mai mancato alla guida degli autobus”. Mi dice che con questo provvedimento i dipendenti si sarebbero trovati di fronte ad una situazione lavorativa insostenibile: scegliere tra lavorare malati per non perdere un quinto dello stipendio, mettendo a rischio la propria incolumità e quella degli utenti, oppure rinunciare a parte della mensilità. Insomma mi dice che mai una sola volta ha sentito dai nuovi manager di tutte le aziende privatizzate parlare di SERVIZIO DI TRASPORTO PUBBLICO, poiché l’unico obiettivo per loro non è far funzionare il trasporto, bensì spendere il meno possibile sul personale, la manutenzione e conseguentemente sul servizio, per ricavare un utile privatistico da un bene comune come il trasporto pubblico. Gli chiedo se secondo lui aumentare il prezzo del biglietto possa essere una soluzione per migliorare il servizio.


IL TRASPORTO DELLE IDEE

Mi risponde che secondo lui, per dotare il servizio di bus confortevoli, corse più frequenti al mattino e nelle ore di punta, maggiore sorveglianza a bordo magari con la presenza di un controllore che impedisca l’accesso a coloro che non pagano il biglietto, si dovrebbe aumentare il prezzo fino a 4 euro. Egli sostiene che la privatizzazione non è da demonizzare, soprattutto se gli obiettivi sono quelli di migliorare il servizio aumentando il numero degli autisti e ridimensionando il personale amministrativo ( dirigenti – quadri – impiegati ) super pagato, per riportare l’azienda a criteri di funzionamento competitivo con altri sistemi di trasporto e creare una vera intermodalità tra i sistemi di trasporto. Ma la domanda che quasi contemporaneamente ci facciamo è la seguente: “ quale politico si prenderebbe la briga di emendare un licenziamento di massa o un ricollocamento per i dipendenti pubblici, e soprattutto cosa ne pensano i sindacati? “ Invero la risposta è sulla bocca di tutti noi cittadini “ siamo stanchi di pagare per mantenere gente per nulla produttiva” Paolo D’Amanzo


LA RELI LIGIONE, IDEE DI CONFRONTO

Una comun unicazione

“altr ltra”


LA RELIGIONE, IDEE DI CONFRONTO

Pilato gli chiese: «Che cosa è la Verità?». E, detto questo, uscì di nuovo verso i Giudei e disse loro: «Io non trovo alcuna colpa in Lui. (Gv. cap.18) “La Verità manifestata è amore. L’amore realizzato è bellezza.” “Io non so se la verità esiste o no, ma con tutto il mio essere sento che non posso farne a meno.” Pavel A. Florenskij

Quando scriviamo desiderano “fare” cultura, divulgare le nostre idee, talvolta riteniamo di affermare una verità o addirittura la “Verità!” Ma la verità o la sua ricerca possono assumere aspetti diversi. Il dire e testimoniare la verità nel mondo della informazione viene inteso, quasi unicamente, come denuncia, rivelazione del male, accusa dei poteri di questo mondo che opprimono e crocifiggono i deboli. Talvolta- ed è già molto- abbiamo coscienza che questo Male, questo non-essere, non è solo colpa della società, ma nasce primariamente dentro di noi. Siamo altresì convinti che portare alla luce le malattie sociali, denunciarle, gridarle, sia l’inizio della nostra, della altrui guarigione e della riscossa sociale. Ma ciò è del tutto vero? La “secolarizzazione” della Confessione e la “laicizzazione dell’esame di coscienza”, in una sorta di continua psicoanalisi collettiva, sono terapie sufficienti e utili? La storia, ahimè, sembra insegnarci il contrario: i rivoluzionari divengono, poi, i nuovi tiranni; i moralisti, spesso, i corrotti del potere nuovo. Questa modalità di intendere l’informazione e la verità, confondendole con la nostra opinione o visione, produce, di fatto, due effetti sicuramente negativi riconosciuti, ormai, perfino dai professionisti della comunicazione contemporanea. Primo effetto : la moltiplicazione e l’amplificazione indefinita del male stesso, del non-senso, del non – essere, della stessa malattia che ci affligge. Secondo effetto, speculare e convergente, è l’assuefazione e l’indifferenza, provocate dal continuo e martellante bombardamento di immagini e pensieri negativi .


LA RELIGIONE, IDEE DI CONFRONTO

Con l’alibi della libertà di informazione e l’illusione di combattere a favore degli ultimi e degli oppressi, talvolta diveniamo, inconsapevoli propagatori del male, senza riuscire, peraltro, a guarire, né noi stessi, né tantomeno la società. In questo senso, la moderna figura del giornalista è paradigmatica: divenuta nel tempo, qualcosa di più di una nobile professione: è, al contempo, un potere ed una laica autorità “etica” di riferimento. Egli, icona contemporanea, è il “sacerdote” della libertà in una società moralisticamente immorale, suo malgrado profeta di un relativismo e nichilismo metodologico, indipendente dalle sue stesse convinzioni. Dietro al simulacro della libertà e della verità ( la Pravda!), egli, con la sua stessa attività, proclama l’autonomia assoluta dell’uomo e del suo pensiero. Si erge a giudice del bene e del male, come un Dio vendicatore in grado di mettere alla gogna chiunque, oppure si pone come un Dio indifferente, neutrale osservatore trasmettitore di crudi fatti e di immagini deformate dalle lenti della telecamera- senza di fatto curarsi delle conseguenze sulle anime e sulle menti, specialmente quelle più indifese, sempre molto più preoccupato di ottenere maggiori ascolti. Il male ed il nulla, il degrado, sono costantemente in prima pagina, contaminando la psiche collettiva, impressionando la pellicola profonda dell’anima ed erodendo il tessuto dell’essere, come nella “Storia Infinita” di Michael Ende. Veniamo bombardati, senza soluzione di continuità, da psico-antibiotici, cioè da invisibili elementi anti-vitali: brutte notizie, cattivi pensieri, orribili immagini, cattivi esempi, anti-simboli. Allora, cos'è la verità? E’ un contenuto razionale ? Una idea, un insieme di concetti, una teoria scientifica dimostrabile come un teorema matematico ? La foto di un fatto di cronaca? Una intercettazione telefonica? Una intervista provocatoria? Un’inchiesta ben riuscita? Oppure è, piuttosto, una relazione personale, un cammino vitale, l’ incontro con noi stessi, con gli altri, con l’Altro da noi , con il Reale ? Ecco che, nel momento in cui vogliamo parlare e comunicare, metterci in relazione e informare, non possiamo non interrogarci seriamente sul “come” farlo e sul linguaggio stesso.

Qualunque azione o mi edifica e mi costruisce o mi distrugge: non esistono azioni indifferenti; allo stesso modo non può esistere una comunicazione neutra. Questo è il riflesso linguistico ed espressivo di ciò che Papa Benedetto definì la dittatura del relativismo culturale contemporaneo. Il crollo dei grandi sistemi ideologici non ci ha liberato dal veleno che ha inquinato la parola.


LA RELIGIONE, IDEE DI CONFRONTO

La guarigione della nostra società passa attraverso una alchemica rigenerazione del linguaggio, una sorta di “ecologia della parola”. Non si tratta di affermare “ la Verità” , essa non ci appartiene, non la possediamo. Il nostro è pur sempre un punto di vista, inevitabilmente parziale. Si tratta, invece, di

usare un linguaggio di verità, di essere cioè nella verità delle parole, rispettandone i significati, temendone la forza creatrice, ma anche distruttrice che esse hanno. Non si tratta di una dotta operazione per intellettuali, addetti ai lavori o accademici della crusca, anzi, è qualcosa che spetta a tutti, quale che sia la nostra funzione sociale. Proviamo a realizzare insieme un laboratorio linguistico di comunicazione “altra”: saremo in grado di ascoltare e ricevere, oltre che di dare, e potremo operare una piccola trasformazione di noi stessi e della nostra vita. L’inizio del quarto Vangelo di Giovanni recita: “In principio era la Parola, la Parola era con Dio, la parola era Dio” . Cosa vuol dire? Vuol dire che tutto ciò che facciamo, conosciamo, con cui ci relazioniamo, siamo, è innanzi tutto e fondamentalmente Parola, cioè comunicazione. Per ritrovare il senso e la Verità delle parole, occorre rispettare e venerare la “Parola”, mettersi in ascolto, con semplicità, imparando da quel maestro di comunicazione che è la Parola stessa.

“Io

sono la Via, la Vita, la Verità”. Una persona, non un’ idea.

Essa non è un sistema e nemmeno una dottrina: è la Buona Notizia, la “New” per eccellenza, racconto che, nel rivelarsi e nel compiersi, realizza e fa quel che dice. Claudio Coen Belinfanti


ALLA RICERCA DELLA RICERCA

Il caso Semmelweis Un paio d'anni fa, quando ero una studentessa al primo anno di Laurea Magistrale, il nostro professore di Microbiologia ci presentò una storia che l'aveva affascinato quando anche lui era studente e che finì con il restare impressa nella mia memoria. Questa è la vicenda del medico ungherese Ignaz Philipp Semmelweis, la cui notorietà non è certo paragonabile a quella di Pasteur o Einstein, ma il suo contributo

allo sviluppo delle conoscenze scientifiche non fu certo minoritario. Principalmente, però, ritengo che sia giusto ricordarlo poiché la sua storia è emblematica dell'ottusità che regna sovrana in questo campo. Riassumendo i punti salienti della vicenda, negli anni '40 del 1800 Semmelweis svolgeva la sua attività presso la prima divisione dell'Ospedale Generale di Vienna dove dovette


ALLA RICERCA DELLA RICERCA

affrontare l'annoso problema della “febbre puerperale” che decimava le partorienti in tutti gli ospedali d'Europa. L'attento medico, però, notò una stranezza: la seconda divisione del medesimo ospedale in cui esercitavano solo levatrici in formazione al corso di ostetricia non era flagellata dallo stesso problema. Pertanto capire quale fosse la causa e la relativa soluzione diventò una vera e propria ragione di vita per il giovane Semmelweis. Inoltre nel 1847 un suo amico chirurgo operante nella prima divisione si ferì accidentalmente con un bisturi durante un'autopsia e pochi giorni dopo anch'egli morì di febbre puerperale. A questo punto il talentuoso medico intuì che la causa del problema provenisse dagli stessi medici che, dopo essersi recati in sala settoria, visitavano le partorienti. Fu così che per la prima volta fu chiesto ai medici di lavarsi accuratamente le mani dopo aver effettuato un'autopsia: la mortalità delle giovani madri scese drasticamente e si attestò su valori sovrapponibili alla seconda divisione in cui non venivano effettuate autopsie. Semmelweis comprese la natura del problema ed il modo per evitarlo, ma nonostante ciò non si tratta di una “storia a lieto fine”. Questo giovane medico dotato di talento, passione e dedizione per la sua professione fu screditato e licenziato dall'ospedale di Vienna e così le puerpere ricominciarono a morire. Infatti Pasteur non aveva ancora dimostrato l'esistenza dei patogeni e quindi gli ottusi luminari dell'epoca non potevano certo credere alla teoria di Semmelweis! Così tornò nel suo Paese natale dove ottenne gli stessi entusiasmanti risultati all'ospedale San Rocco a Pest. Eppure

la comunità scientifica si scagliò nuovamente contro di lui. Semmelweis morì giovane e folle nel 1865 in seguito alle percosse subite nel manicomio in cui fu rinchiuso. Ormai sono trascorsi due secoli da questa vicenda che però si mostra in tutta la sua attualità: gli uomini dell'800 mostrano sostanzialmente gli stessi limiti di coloro che vivono nel nostro tempo. Siamo diffidenti ed incapaci di ampliare i nostri orizzonti. L'ottusità uccise molte giovani madri ed il povero Semmelweis. Eppure la riduzione del tasso di mortalità dall'11,4% all'1,27% non era un dato sufficientemente convincente per dargli una possibilità di approfondire la sua scoperta? Si potrà obiettare che il mio punto di vista sia imparziale o comunque influenzato dalla conoscenza dell'esistenza dei batteri. Probabilmente sarà anche così, ma più che altro penso sia fondamentale aprirci alla cultura della scienza evitando di giudicare negativamente a priori teorie nuove che appaiono senza fondamento. Ciò non significa dar credito a prescindere, ma solo dare la possibilità alla nuove idee di avanzare con la giusta dose di criticità che meritano fino alla loro completa approvazione da parte della comunità scientifica. Solo così eviteremo di continuare a ripetere la storia e casi come quello di Semmelweis saranno l’eccezione e non la regola. Francesca Martinetto


FOTOSCRITTO

La goccia nuda

Righ di Pierpaolo Gentili Fotografia di Daniela De Angelis – Righe


FOTOSCRITTO

Tendere nel sottobosco. L’assillo fferoce. Nascosto.

Fotografia di Daniela De Anngelis – Righe di Pierpaolo Gentili


DIETRO IL SIPARIO

Barbara Marinangeli: La donna che trasforma la luce Spesso si è propensi a pensare che una foto sia un semplice gesto quotidiano. Un click banale, come facciamo decine di volte al giorno con i nostri cellulari. Sarebbe opportuno considerare invece come questo semplice gesto possa congelare un momento di vita, un brandello di realtà che stiamo osservando. Quell’immagine non è altro che un processo mentale molto complesso che racchiude i meccanismi che governano il nostro lavoro, i nostri sentimenti, la nostra vita quotidiana. La fotografia è un linguaggio universale di grandissima potenza. Le immagini catturate in alcuni scatti storici sono riuscite a valicare i confini più impervi e sono state icone per generazioni intere. La fotografia ha il grande pregio di essere traducibile a tutti, a qualsiasi essere, a qualsiasi latitudine essi si trovino. La fotografia è indipendenza, un’arte che riesce ad annullare qualsiasi differenza sociale. Non è importante che lingua si parli, che grado di cultura si possieda, la fotografia unisce tutti sotto un’emozione unica che profuma di magia. Proveremo a farci spiegare questa magia e di quanto sia comunque difficile farsi spazio nel mondo della fotografia, da un’artista che conosco da parecchi anni. La conosco dai tempi della scuola superiore, i tempi in cui conobbi il fratello che tutt’ora è uno dei miei più grandi amici. Barbara Marinangeli, in arte “Bibba”, è una ragazza piccola di statura ma effervescente come un vulcano in


DIETRO IL SIPARIO

eruzione. Possiede una forza comunicativa che ti coinvolge e che, con quella sua dolcezza prepotente, ti permette di entrare nel suo mondo artistico a piedi pari. L’amore per il suo lavoro è travolgente lo si vede dai suoi occhi verdi che brillano non appena si parla di fotografia. Barbara si è diplomata con ottimi voti all’istituto di Stato per la cinematografia e televisione Roberto Rossellini e lì ha avuto la possibilità di prendere in mano per la prima volta una macchina fotografica. Il supporto dei suoi maestri di vita e di scuola le ha trasmesso l’amore per la fotografia e per la sperimentazione, donandole così, la capacità di entusiasmarsi sempre come fosse la prima volta. Nel suo percorso formativo professionale ha avuto la possibilità di interagire con diverse figure professionali capendo così l’importanza della gestione del set fotografico e la straordinaria bellezza del genere umano sottoposto ad un linguaggio attraverso la scrittura della luce: la fotografia. Il suo stile è particolare e nel tempo è migliorato, si è affinato donandole un tratto particolare e definito. Apprezzo molto la sua arte, amo i suoi colori, i soggetti e le prospettive che riesce a catturare. Qualche tempo fa scelsi alcuni suoi scatti che ancora posseggo gelosamente incorniciati alle pareti del mio salotto. Continuo a reputarli meglio di un quadro d’autore. Ora però, è giusto che sia l’artista stessa a raccontarci la magia che cerca di catturare quotidianamente.

Barbara, sai benissimo come ti ritenga un talento pronto ad esplodere da un momento all’altro ma, quand’è che hai cominciato ad appassionarti alla fotografia? In realtà è stata una concatenazione di cose. Avevo solo 14 anni, facevo ancora le scuole medie inferiori e già mi ponevo la solita domanda: cosa farò grande? Ma a quell’età non si è ancora in grado di decidere. Volevo trovare un mezzo per veicolare la mia creatività. Un giorno mia sorella Simona mi mostrò un opuscolo di un Istituto di stato per la cinematografia e televisione. Presi in mano quell’opuscolo, lo lessi attentamente ma non capì una sola parola di quello che c’era scritto. Però avvertii subito una forte attrazione. Decisi così di cavalcare il sogno, mi sono iscritta e ho così incontrato l’arte della fotografia.

Cos’è per te la fotografia? E’ scrivere con la luce. Questo è il suo significato. E’ un miracolo. Lo studio della luce ci permette, di vedere le cose nei loro colori (lunghezza d’onda) e nelle loro dimensioni (profondità). Se non ci fosse saremmo accecati o vivremmo nel buio incolmabile. La luce è energia. Per me ha un potere alchemico. Le sue regole sono ben precise ma empiriche, le puoi manipolare trasformare e ottenere cosi, il risultato desiderato. La fotografia non è la rappresentazione della realtà. Attraverso l’obiettivo decido di trasformarla, la rendo bidimensionale, la sfoco, la cambio attraverso il mio occhio, la faccio passare per la memoria, la rendo abile, la libero: E’ magia! Per me questo è il significato della fotografia.

E cosa non dovrebbe essere? Odio l’ossessiva predominanza di Smartphone pronti a sparare foto a caso senza tregua. Non sono contraria alla tecnologia anzi, ci ha permesso cose impensabili in tempi estremi ma, alle volte, non si pensa neanche al più semplice ricordo; è una corsa forsennata al Tag. Io penso sempre a quel papà anni 70 che puntualmente metteva il figlio controluce sul bagnasciuga e poi ci rimaneva male perché avvolto dalle tenebre. Ecco la fotografia non dovrebbe essere mancanza d’attenzione, mancanza di progettazione, di tecnica. Io sono in sintonia con le parole di John Hedgecoe*, “La


DIETRO IL SIPARIO

fotografia è insieme scienza e arte, e la comprensione delle sue tecniche fondamentali favorisce anche lo sviluppo del suo lato creativo.” * John Hedgecoe (1932 – 2010), fotografo britannico.

Qual è la tecnica che prediligi? Bella domanda. Ti rispondo così: Prediligo la “tecnica”. Essendo di natura una creatura intuitiva alle volte faccio una gran fatica a stare alle regole. Cerco di conoscere la tecnica base, la imparo bene per poi stravolgerla. La mia tecnica è la sperimentazione. Con l’introduzione dei software di fotoritocco e del digitale si sono moltiplicate le possibilità di manipolazione e per me che amo fare i Cut-Up*, è stato un gran passo in avanti. Amo far incontrare le immagini, le faccio fondere in totale armonia per dar vita a visioni surreali. * “Il cut-up è una tecnica letteraria stilistica che consiste nel tagliare fisicamente un testo scritto, lasciando intatte solo parole o frasi, mischiandone in seguito i vari frammenti e ricomponendo così un nuovo testo che, senza filo logico e senza seguire la corretta sintassi, mantiene pur sempre un senso logico anche se a volte incomprensibile.”

Nel tuo percorso formativo so che hai collaborato con vari artisti come cantanti, modelli, attori, ballerini e band musicali. Ma tu che tipo di fotografo ritieni di essere? Sono principalmente una Ritrattista. Sono attratta dal genere umano. Ho urgenza di sentire per poi disegnare, ritrarre con la luce. Poter raccontare una storia attraverso la pelle di chi l’ha vissuta. Testimonianza del nostro passaggio sulla terra. Memoria storica della nostra essenza. Credo che ognuno di noi possa raccontare una storia, ho dovuto imparare ad andare oltre la mia timidezza per comunicare a chi si presenta davanti alla mia camera. Alle volte hai soltanto 5 minuti per entrare in contatto, ammorbidire e scattare, per portare a casa il lavoro. Altre volte una vita intera. Devi


DIETRO IL SIPARIO

imparare a leggere tra le rughe l’esperienza e nella gioventù la fragilità dell’innocenza. Sfruttare l’intensità che è nello sguardo e raccoglierne il mondo congelato in una frazione di secondo. Mi è capitato spesso al mio studio alla fine di un lavoro, con attori modelli e ballerini di sentirmi dire: “Grazie Barbara, sono stato bene, sono arrivato pieno di tensioni e ora torno con il volto rilassato”. E’ una grande soddisfazione!

Qual è stato il tuo scatto migliore, cosa ha rappresentato per te e cosa volevi sublimare nell’immagine? Non saprei cosa rispondere. Sono affezionata a tanti miei scatti. Sono in continua evoluzione, c’è una connessione fra loro. In maniera particolare sono affezionata ai ritratti di mia nonna. Sono almeno 20 anni che la ritraggo. Non posso riassumerla in un solo scatto, la sua immagine è mutata nel tempo, lei è cambiata, ma mantiene sempre una grande compostezza e dignità. Mi regala la sua bellezza per amore. Lei è la mia speranza, la mia saggezza, è madre, donna, fragile e combattiva, è la mia famiglia.

Quale potrebbe essere, invece, lo scatto che ti appagherebbe, lo scatto di una vita? Lo scatto di una vita? In realtà vedo sempre i miei lavori come multipli di qualcosa, concentrarmi in un solo scatto mi intriga. Forse mi piacerebbe, rubare l’anima; la mia.

Credo di non sbagliare se dico di aver notato una tua predilezione a fotografare volti e panorami per poi essere elaborati con tecniche particolari. Qual è il tuo messaggio artistico? Il messaggio arriva da se, il colore. Anche se ho stampato per anni fine art Bianco & Nero*, adoro quando si fondono le tinte e si trasformano sotto i miei occhi. Mezzi toni e saturi colori.


DIETRO IL SIPARIO

L’immagine sulla scrivania diventa la mia tela, anche se la forma esiste già, è grezza, ha bisogno di me per venir fuori. Comincio a disegnare e lo faccio con la luce. Amo fotografare i paesaggi, i miei “paesaggi”. C’è un lato di me soffice e silenzioso che si unisce a luoghi separati dalla presenza umana. Un susseguirsi di ombre e luci, chiaroscuri che vengono fuori, materia davanti a me, ho tutto il tempo per dedicarmi a loro e alla mia macchina, quando ce l’ho fra le mani tutto svanisce, diventa leggero e io distratta, comincio a volare. * La stampa fine arte è una riproduzione individuale, ad alta definizione, stampata su carte specifiche con macchinari professionali. La qualità di stampa del fine art (o Giclée) è superiore sotto vari aspetti alla fotografia tradizionale, riuscendo ad ottenere una gamma di colori ed una profondità dei dettagli superiore. La stampa di Giclée utilizza, infatti, nove colori differenti restituendo le immagini con colori più luminosi e insieme alla miscela ad alta definizione ottengono una tonalità continua. I particolari delle immagini sono più accattivanti, colorati con toni più vivaci e più vibranti. I colori riprodotti sono più luminosi, duraturi ed ad alta definizione.

Ti riferisci a un lavoro in particolare? Esatto. “A different point of view” Croatia 2012. Una terra meravigliosa, che a colpo d’occhio ti fa tremare, ti arriva dentro all’improvviso, inaspettata. Le sue nuvole, le montagne che si fondono con il cielo, il mare inconfondibile cristallino, umorale, slavo. Per un attimo ti senti mancare. Ho portato solo la mia Canon. Volevo avere meno peso possibile. Ho imposto dei limiti alla mia camera. Zadar di notte diventa magica. Silenziosa, composta, lunare. Dovevo scattare, ritrarre quel mondo sospeso, affascinante, irreale. Per necessità mi sono dovuta sdraiare a terra prima di fare click. Silenziosa e assorta nella mia visione, ero quasi impercettibile. Fusa in quello che vedevo, la pioggia leggera del molo e la gente che avvertiva la mia presenza con leggerezza.


DIETRO IL SIPARIO

Ora invece passiamo alle note dolenti. La crisi economica e occupazionale sta purtroppo toccando un po’ tutti i campi, soprattutto quello artistico. Quali sono i problemi che si riscontrano oggi nella professione del fotografo? La crisi economica e l’avvento delle tecnologie sono di certo due fattori determinanti nella professione del fotografo in questo momento storico. E’ molto interessante esaminare la parola professione. Il fotografo è un artigiano e ciò prevede delle conoscenze, delle competenze. Con l’analogico la conoscenza tecnica e professionale di questa disciplina era circoscritta ad un vero professionismo. Ora, con la digitalizzazione, sembra essere arrivata alla portata di tutti. Ma non è proprio così. La fonte rimane la stessa, sono cambiati i supporti e il linguaggio. E’ una trasformazione. Questa confusione qualunquista ha reso possibile generalizzare questa professione non rispettandola. Spesso ci richiedono commissioni in cambio di un “nome” in vetrina. Senza contare la fatica, le capacità la serietà necessaria, e i costi elevati della produzione. Spero che le cose tornino presto al loro posto.

Immagina ora, di avere il potere di scegliere le sorti della fotografia, cosa faresti? Stabilire le sorti della fotografia, che enorme responsabilità mi stai dando. Se penso che la prima intuizione dell’immagine latente fu di Aristotele, mi sembra un po’ presuntuoso deciderne il destino. Indubbiamente siamo in un periodo di evoluzione e, allo stesso tempo, di confusione. Oggi si parla spesso di arte visuale. Ritengo che l’importanza e la conoscenza della storia della fotografia sia ancora necessaria e importante. Ho avuto la fortuna e il piacere di assistere ad una conferenza di Peter Greenaway a Palazzo Barberini lo scorso marzo. Lui è un regista eccezionale, lo definirei “teatrale”, la cosa interessante è stata vedere il suo lavoro di montaggio con delle riproduzioni di opere d’arte, una perfetta congiunzione fra tecnologia e tradizione. Il risultato spettacolare fondeva insieme immagini, musica e geometria. Con quest’esempio voglio dire che la contaminazione di più linguaggi può arrivare a ottime soluzioni espressive. L’unione è certamente creativa, forse mi piace vedere il futuro in questa direzione.

Quali sono i tuoi progetti per il futuro, cosa si prospetta all’orizzonte? All’orizzonte c’è la preparazione del mio corso. Sto lavorando alla sua progettazione. Ti starai chiedendo: che cosa c’è di originale nel fare un corso base di fotografia visto che ce ne sono a migliaia? La risposta è semplice, lo faccio io, lo dirigo io, è un mio progetto. Lo scopo del corso sarà quello di fornire, a chi vuole avvicinarsi al mondo della fotografia, una guida base sulle principali nozioni da conoscere per appassionarsi a questa disciplina, imparando a giocare con la luce. Rimane per me comunque l’esigenza di scattare e manipolare continuando a lavorare. Il mio lavoro rappresenta la mia più grande passione, il mio tocco mi contraddistingue, grazie a questo continuo ad amarlo.


DIETRO IL SIPARIO

Ti ringrazio Barbara, sei stata gentilissima. Ora aspetto con ansia di venire a visitare una tua mostra personale. Grazie a te per l’opportunità che mi hai concesso e spero davvero di poterti invitare il più presto possibile. A cura di Alessandro Nobili

www.barbaramarinangeli.com www.facebook.com/BarbaraMarinangeliPhotography www.facebook.com/barbara.marinangeli.58 http://www.linkedin.com/profile/view?id=146607510&trk=nav_responsive_tab_profile_pic


IDEE DI VOLONTA ARIATO ACCANTO AL MEDICO

QUANDO L LA TERRA

TREM EMA …

Un terremoto è il comples esso di scosse sismiche che si succed edono nel tempo e l’insieme degli eventi che he ad esse si accompagnano. La sco cossa sismica è un movimento a carattere vibra bratorio di una parte di superficie terre rrestre, provocato da onde elastiche, originatesii da d un punto più o meno profondo de della crosta terrestre (ipocentro) per un improvvi viso spostamento di masse (placche);; si verifica quando l’urto tra placche confinant nti libera energia accumulata da temppo nella profondità terrestre, fino a 700 km, lim limite massimo dei terremoti sotterranei ei. Le onde sismiche possono propagarsi in senso so oscillatorio o sussultorio a seconda che c la direzione sia orizzontale o verticale .Perr valutare l’intensità delle scosse e i loro lo effetti si usano delle scale di cui la più con onosciuta è la scala Mercalli-Cancani--Sieberg che valuta l’intensità da 1 a 12 gradi. i. Inoltre, in sismologia si adoperanoo scale che valutano l’energia sprigionata dal sism isma, cioè la magnitudo, come la scala la Richter. .l’Italia è adagiata su alcune faglie inn movimento e quindi è nella sua quasi si totalità esposta ad eventi sismici.


IDEE DI VOLONTARIATO ACCANTO AL MEDICO

Naturalmente vi sono zone dove i terremoti si verificano con maggior frequenza o intensità, sono quelle aree più giacenti su masse sotterranee in movimento. Tali sono la dorsale appenninica, da nord a sud con massima concentrazione nelle zone montane della Maiella, Gransasso e Sila con prolungamento in Sicilia, e la dorsale settentrionale ligure-veneta, a cui aggiungere negli ultimi tempi anche la dorsale tosco-emiliana. Negli ultimi 1000 anni ( data a ritroso fin dove è stato possibile ricostruire la storiografia dei terremoti) si sono verificati nel nostro paese oltre 3000 terremoti con danni più o meno gravi e di questi 300 hanno presentato una magnitudo superiore a 5 gradi R. , mentre ogni dieci anni abbiamo assistito a un sisma catastrofico. Il nostro territorio è stato diviso in livelli di pericolosità sismica che vanno da 1 ( molto pericoloso ) a 4 ( molto poco pericoloso ).E’ quindi importante che il cittadino sia consapevole in quale zona sismica viva per prendere coscienza dell’evento sismico e non farsi trovare totalmente impreparato nella malaugurata ipotesi che si trovasse a fronteggiare un terremoto. Questi dati sono reperibili presso i comuni o presso l’istituto italiano di geofisica e vulcanologia ed anche su internet. Essi sono indispensabili perché il terremoto, ancora oggi, è un evento assolutamente non prevedibile, che può verificarsi in ogni momento e quasi in ogni luogo e quindi, specie nelle zone ad alto rischio, è un qualcosa che avverrà sicuramente in un tempo non precisato. Per chi possiede un I-Phon è possibile scaricare una app sui terremoti , molto istruttiva ,perché ci consente di vedere come ogni giorno, sia nel mondo che nel nostro paese, avvengono numerose scosse telluriche di bassa intensità non avvertibili senza strumentazione, il che ci può rendere consapevoli che con i terremoti bisogna convivere. Tuttavia l’imprevedibilità dell’evento non ci deve consentire di farci trovare totalmente impreparati davanti alla presenza di un terremoto. Possono infatti essere messe in atto delle semplici misure di prevenzione sismica da parte di ciascun cittadino e, in corso di terremoto, adottare strategie consapevoli per ridurre al minimo la pericolosità dell’evento.


IDEE DI VOLONTARIATO ACCANTO AL MEDICO

Cosa si può fare per aumentare la sicurezza propria e della propria abitazione? In primis ,specialmente se la dimora è vetusta, sarebbe consigliabile far effettuare una perizia tecnica antisismica da parte di un ingegnere preferibilmente specializzato nel settore. Questo perché durante il sisma gli edifici subiscono delle oscillazioni più o meno forti, soprattutto in caso di movimenti ondulatori orizzontali; gli edifici più antichi non progettati secondo le moderne norme antisismiche sono più vulnerabili e quindi sono a rischio di crollo totale o parziale. Si può intervenire rafforzando le strutture in vario modo . Esaminare anche su quale terreno è costruita la propria casa, perché gli effetti di un terremoto variano a seconda se si verificano su terreni pianeggianti ,paludosi, sabbiosi dove le onde tendono a ristagnare e a prolungare il loro movimento oscillatorio con maggiori danni o invece su rocce, dove vige un effetto eco con rimbalzo delle onde, che attenua gli effetti dannosi. Anche la posizione è importante perché sulle estremità dei rilievi e sulle scarpate l’effetto è più distruttivo. Ci sono poi misure preventive semplici ,quando non vi è in atto un sisma, che possono essere fatte da soli : 1) sulla spalliera del letto non devono essere posizionati mobili pesanti o scaffalature o quadri che possano cadere sul letto in caso di scosse 2) tutti gli scaffali e le librerie devono essere fissate con ganci alle pareti 3) i quadri devono essere fissati con stop e ganci a T 4) negli scaffali e credenze mettere gli oggetti fragili (vasellame, bicchieri etc ) in basso ed in alto tovaglie ,cose di plastica o di carta; 5) gli sportelli alti della cucina devono essere fermati con appositi gancetti in modo che non si aprano da soli rovesciando il contenuto in testa al malcapitato; 6) individuare dove sono sistemati gli attacchi di luce ,gas e acqua perché in caso vanno subito chiusi 7) studiare bene i muri della casa e individuare almeno un muro portante o un architrave perché è lì che bisognerà mettersi alla prima scossa di terremoto ( mai fuggire alla prima scossa! perché le scale e i portoni potrebbero aver subito danni, meglio valutare dopo l’esordio del sisma e solo allora predisporsi a uscire) 8 ) tenere sempre un paio di scarpe con suola spessa vicino al letto perché in caso di uscita precipitosa ci potrebbero essere delle macerie su cui dovrai camminare! 9) utile tenere in casa una torcia , una radio a pile e una cassetta di pronto soccorso; 10 ) informati presso il tuo Comune se esiste e cosa prevede il Piano di Protezione Civile Comunale.


IDEE DI VOLONTARIATO ACCANTO AL MEDICO

Invece quando siamo in presenza di un sisma cosa fare? 1) mettersi sotto una porta ,una trave o una parete portante 2) guardare bene in alto per evitare cose che ti potrebbero colpire come controsoffitti ,intonaci, vetri 3) prima di scendere sulle scale, e dopo aver calzato le scarpe e un giaccone, controllare che non siano danneggiate ma non usare mai l’ascensore 4) quando si è all’aperto posizionarsi in un luogo distante da edifici , pali della luce, alberi ,e cercare di non usare telefonini e automobili per non intasare le linee e le strade che devono rimanere libere per i soccorsi 5) se ci sono cartelli comunali che indicano le aree di attesa, dirigersi in questa direzione. In definitiva essere a conoscenza di tutte le misure che possano essere adottate prima o durante un sisma, eviterà l’effetto panico e ci aiuterà a compiere atti razionali e idonei a minimizzare i danni, che inevitabilmente un terremoto di una certa intensità potrà arrecare. A volte una sola di queste misure ci potrebbe salvare la vita o preservarci da ferite gravi. Giovanni Melogli


LO SPORT

CORSA CO CONTR ONTRO IL TEMP TEMPO


LO SPORT

Un campione d’ altri tempi. Questa è la definizione che più di avvicina per definire Michael Schumacher. Un uomo ancor prima di essere uno sportivo professionista. Una bandiera per tanti, un esempio da seguire, un uomo da imitare. Sicuramente non in pista. Anche nel linguaggio comune il suo nome viene coniato non solo dagli amanti della formula uno, ma anche dalle persone comuni. Schumacher: un’unità di misura. Quante volte abbiamo sentito qualcuno che per definire una persona veloce o anche una semplice azione rapida, attribuire al soggetto il cognome del campione. Questo per far capire quando un uomo scrive la Storia. Michael nasce in una piccola cittadina ad ovest della Germania, Hermulheim. E’ considerato non solo una leggenda della Formula Uno, ma dell’ automobilismo in generale di tutti i tempi. Ha dominato le piste conquistando ben sette titoli mondiali, dei quali cinque consecutivamente. Dopo sedici stagioni in formula uno decide di ritirarsi per poi tornare sulle piste,dopo tre anni di inattività, fino all’ età di 44 anni dove si ritirerà ufficialmente dalle corse. Oggi Schumacher è ricoverato, in uno stato di coma, all’ ospedale francese di Grenoble. È passato poco più di un mese dal tragico incidente sulle piste da sci, mentre era in compagnia del figlio. Un incidente grave ma allo stesso tempo “banale”. Una semplice caduta dagli sci; può capitare e capita anche agli sciatori più esperti. Lui ama sciare. Ma il destino è lì, pronto. Proprio così. Non si può definire in altro modo questa rocambolesca vicenda, questa tragedia inaspettata. Portava il casco Michael al momento dell’ impatto con quella maledetta roccia a filo neve. I giornali ne hanno parlato per un mese intero delle dinamiche della caduta. Il casco era o non era a norma? Andava veloce o andava piano? Pista o fuoripista? Si trovava in quella zona specifica per soccorrere una bambina o per puro divertimento? Il punto non è questo. È vero. Chi come mestiere fa il pilota di formula uno, è un uomo fuori dal comune, quasi “pazzo”. Lanciare una vettura ad oltre 300km/h per tutta la vita. Ama necessariamente il pericolo. Non può avere la stessa paura che ha ognuno di noi. Procedeva, sugli sci, ad una giusta velocità.


LO SPORT

Diversi anni fa in uno dei tanti duelli Ferrari – McLaren, ebbe un problema alla sua vettura e si schiantò ad altissima velocità sulle barriere di protezione a bordo pista e si ruppe una gamba. Tanto spavento, ma rientrava nel rischio. Gli incidenti in questo campo sono una normalità. Una spettacolarità, addirittura. Però, mai nulla di grave. Fino ad oggi. Quasi vent’anni ad altissimi livelli e migliaia e migliaia di giri pista su un bolide rosso. Uno sport nel quale ogni giorno potrebbe essere l’ultimo. Ma lui aveva accettato la sfida, vincendola quando si ritirò definitivamente dalle competizioni sportive. Per poi, trovarsi immobile, in un letto d’ ospedale, dopo una comune caduta sulla neve. Sembra proprio uno scherzo del destino. L’ uomo di ghiaccio, freddo quando saliva in quello strettissimo abitacolo, mai scontato nelle sue “mosse”. Così glaciale da non far mai mettere piede in un box ai figli e alla moglie. Il lavoro è lavoro, la famiglia è la famiglia. Oggi la situazione clinica di Michael è tutt’ altro che positiva. I medici del Grenoble Hospital non si pronunciano. Gli esperti invece ritengono che il passare del tempo non giochi a favore di Schumi, serve a stabilizzare ma non a curare, nel caso in cui il danno cerebrale sia più complesso di quello che sembra. Credo sia doveroso fare un’osservazione finale, costruttiva e non polemica. Qualche giornalista in questi giorni ha giustamente sollevato un problema che pochi hanno preso in considerazione. La sicurezza sugli sci. Uno sport in cui l’ individuo viaggia a velocità considerevole insieme ad altri amanti della neve, di un livello esperienziale più o meno elevato, senza protezioni, casco escluso. Bisogna sempre attendere una tragedia per poter cambiare? Possibile che non si possa sperimentare un modello di casco più adeguato a questo sport? Una sicurezza maggiore per grandi e bambini. I redattori e l’ intera rivista DDI si stringe alla famiglia di Michael. Un campione da prendere come esempio e da tramandare alle future generazioni. Forza Schumi non mollare! Nicolò Gentili


LENTE DI INGRANDIMENTO

La storia di

Tonino

Giro' la schiena. Inizio' a correre. Non stava giocando, scappava dal loro non "capire" e dalle loro facce da ebeti che continuavano a ciondolare ripetendo un "SĂŹ" continuo senza alcun senso. Ricercava P a r o l e per spiegare cosa stava accadendo in quella anonima mattina di un giorno qualunque.


LENTE DI INGRANDIMENTO

Una vita che non è più vita, che ti toglie i ricordi, le percezioni. Poi per "incanto" si accende qualcosa e in quel momento tutto e' limpido ...quello che Lui era...e quello che è . Le parole fino ad allora confusamente bloccate in gola fuoriescono dalla sua bocca come lava...continuano a non capire, Loro, non sanno cosa significhi la Nebbia, non sanno cosa significhi anche solo per un attimo la consapevolezza di non esistere ... Più.

Daniela De Angelis


LENTE DI INGRANDIMENTO

Oltre il raccon nto …

Antonio , per tutti Tonino è stato il mio “capo” per tanti anni. Il proseguo della sua vita m mi porta a riflettere su una delle tante te realtà che se non vedi, non tocchi, non senti , forse f non capirai mai. A volte si è capaci solo di gi giudicare l’operato degli altri. Si critica l’azione finale maturata m lungamente e dolorosament nte con una facilità estrema senza soffermarci, ci, senza capire che per arrivare a qquella conclusione qualcuno prima di noi haa fatto un lungo cammino e il perc rcorso che lo vede accompagnare per mano unn altro uomo in una struttura a lui più consona c è l’atto che lo segnerà per sempre. Tonino ha l’Alzheimer ques este poche righe sono dedicate a lui a tanti t come lui a cui la nebbia a poco a poco oscu cura i ricordi. Solo pura sensazione. Ho prestato p fede ai suoi occhi, alle sue man ani, alle sue poche e confuse parole di quella mat attina. Voglio andare oltre quei poc ochi reali minuti che io ho dedicato a lui quel giorno. Il mio pensiero corre versoo tanti figli che non riconoscono più il proprio padre o la propria madre, ai figli che non no sono più riconosciuti dal proprio pa padre o dalla propria madre e scambiati ogni volt lta con altri mille volti. Vorrei dare delle risposte alle a tante domande di chi solo per un u attimo prova ad indossare il cuore di un’altra ra persona.


LENTE DI INGRANDIMENTO

Ho solo domande ‌

Come sei riuscito a varcare con lui quella porta? Quanti dubbi, quante paure , quanti sensi di colpa ti affliggono? Quando guardi nel profondo dei nei suoi occhi cosa vedi? Ora che non riesci a piĂš a sentire il suono serrato della sua voce ormai nel suo mondo di silenzi cosa vorresti per lui? Cosa gli ripeti sempre sperando che lui possa comprendere almeno per un attimo il tuo amore? Daniela De Angelis


CINEMA TEATRO E UN PIZZICO DI MODA

TV SPAZZATURA NON SOLO


CINEMA TEATRO E UN PIZZICO DI MODA

Quando la serie tv diventa realtà. Chi non ha mai desiderato almeno una volta nella propria vita di vivere come in un film? O meglio di “entrare” nel film. Appassionati fino al midollo di serie tv di ogni genere. Attendere per un’intera settimana, nonostante i numerosi impegni quotidiani di ognuno di noi, il telefilm preferito. Sentirsi parte integrante di esso. Non a caso quest’ ultimo è uno dei prodotti televisivi che va per la maggiore. Una domanda la rivolgiamo a voi: vi è mai capitato, stando rilassati sul divano, telecomando in mano, al termine di una giornata piuttosto impegnativa, di sognare per un istante? Desiderare con tutto voi stessi di fare parte del film? O addirittura, di entrare nel personaggio, di “sostituirvi” al protagonista? Dobbiamo necessariamente sottolineare che oggi la tv ci offre una vastissima gamma di programmi. Argomenti e scenari di ogni genere. Fortunatamente non solo la classica “tv spazzatura”. Talk show da salotto alquanto discutibili, gli ormai innumerevoli reality show che ci bombardano mediaticamente quasi tutte le sere. Entrando in merito a quest’ ultimo punto: possibile mai che un individuo oggi, con la vita frenetica che viviamo, con i numerosi problemi da affrontare ogni singolo giorno, rientra a casa e dedica le restanti ore ad osservare altri individui all’ interno di un’ altra struttura, pronti a furiose litigate, ad immagini diseducative. Ma anche le stesse serie tv spesso e volentieri si rivelano non consone, soprattutto in determinati orari pomeridiani, all’ età del telespettatore che ne fruisce. Ora però cerchiamo di analizzare l’ altra faccia della medaglia. Senza entrare nel merito di quelle trasmissioni scientifiche che a livello culturale sono senza ombra di dubbio più interessanti e formative. Spezziamo una lancia a favore dei modernissimi quiz che, al di la dell’ aspetto soggettivo del piacere che trasmettono, risultano educativi. Come dicevamo, le serie tv non sempre comunicano messaggi negativi. Infatti è possibile estrapolare da esse anche aspetti positivi, permettendo così alla persona di recepire informazioni costruttive.

A tal proposito vi raccontiamo una storia che ha dell’ incredibile. Il protagonista di questa vicenda non a caso è proprio un telefilm. Dottor House. Marburgo, Germania.


CINEMA TEATRO E UN PIZZICO DI MODA

Una malattia sconosciuta, nessuno sapeva dare una spiegazione ai sintomi del paziente. Febbre alta, insufficienza cardiaca, perdita di udito e vista. Una cartella clinica davvero complessa. E’ proprio qui che la storia può essere definita fuori dal comune. Il dottor Jurgen Schaefer, fan accanito della serie tv ed in particolar modo di House, si è ricordato di un caso simile in una delle tantissime puntate viste in televisione, in cui tutti i sintomi scatenati erano dovuti ad un avvelenamento da cobalto. Fortunatamente il malato 55enne tedesco è stato curato con successo grazie all’ amato medico del telefilm. Questo strano episodio ma allo stesso tempo incredibile deve farci riflettere. Dobbiamo fare delle scelte come nella vita comune di ognuno di noi. Può sembrare banale forse. Vi domanderete: ma possibile che devo fare un’ attenta selezione di ciò che guardo in tv? Si, proprio così. Quello che guardiamo rispecchia troppo spesso ciò che vogliamo essere. E’ per questo che dobbiamo educare i nostri figli ad un buona tv. Una trasmissione di canali costante 24 ore su 24, a ruota libera. Decine e decine di argomenti differenti ma non sempre,come dicevamo,consoni all’utente. Non solo “tv spazzatura”, con un minimo di attenzione impariamo a fare uno zapping … intelligente.

Pamela Di Lodovico


ASSOCIAZIONE CULTURALE DIFFIDARE DALLE IMITAZIONI la cultura dell’i for azio e

L’associazione culturale Diffidare dalle Imitazioni vuole porsi accanto a quelle categorie sociali che non hanno una rappresentanza giusta e forte nel mondo della comunicazione né un’idonea visibilità

ASSOCIAZIONE CULTURALE DIFFIDARE DALLE IMITAZIONI C.F. P.IVA 12027801005 - Via Lorenzo Bonincontri, 52 – 00147 Roma – info@diffidaredalleimitazioni.eu– cell. 3396641763


Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.