Memories on John Ruskin 2 | Susanna Caccia Gherardini, Marco Pretelli (a cura di)

Page 33

pagina a fronte Fig. 3 Chiusdino, Val di Merse, Abbazia di San Galgano, l’abside in una foto storica (da A. Canestrelli, L’abbazia di San Galgano... cit., tavole fuori testo).

Fig. 4 Chiusdino, Val di Merse, Abbazia di San Galgano, fianco meridionale in una foto storica (da A. Canestrelli, L’abbazia di San Galgano... cit., tavole fuori testo).

dell’oggetto, al giudizio morale sull’operato dei proprietari, passando per lo stimolo dei sentimenti del lettore. Fortunatamente l’opera e il pensiero di John Ruskin non influenzano Gino Chierici solo nel suo modo di scrivere, ma anche nel suo modo di progettare gli interventi di restauro, che metterà in pratica e che sono chiaramente enunciati nel proseguo del testo: La chiesa di S. Galgano, così come è ridotta, è un monumento di grandiosa e suggestiva bellezza. L’edera che si abbarbica alle sue muraglie grigie, dorate, rosse; la linea spezzata delle pareti, che dà all’insieme un aspetto fantastico; quei grandi finestroni vuoti che la nostra fantasia completa con esili colonne marmoree e con vetri istoriati; il prato verde, serico tappeto che muta di intonazione ad ogni ora del giorno e ad ogni spirar di vento; e la volta azzurra del cielo che si inarca luminosa sulle navate; e il silenzio dei campi che si stendono all’intorno; tutto concorre a rendere più solenne e più mistico questo tempio abbandonato e sconsacrato. Qualcuno propose di restaurare il tempio, e cioè di rifare gli archi e le volte, di ricostruire il tetto, di intonacare le pareti, di sostituire all’erba le mezzane arrotate, di completare le finestre copiando le bifore del Duomo di Siena. Noi opponemmo che qualsiasi ripristino artistico getterebbe un’ombra sulla sincerità di quanto è rimasto, e all’ammirazione succederebbe la diffidenza. Ecco dunque chiaramente impostato il principio che si doveva seguire nello studio del progetto: consolidare il monumento senza alterarne l’aspetto attuale12.

La relazione del Chierici è molto interessante perché oltre ad enunciare i principi che guidano l’intervento, illustra come operativamente questi sono stati attuati. Si cominciò col puntellare, con solidi tronchi di castagno, i contrafforti lungo il muro sud della navata centrale, giacchè da questo lato lo strapiombo era veramente preoccupante. Poscia si pose mano alla demolizione e alla ricostruzione della volta che copre l’ultima campata della navata laterale sinistra. Questa volta (l’ultima rimasta della seconda fase di costruzione del tempio) che è, a differenza delle altre, in mattoni, con i costoloni pure in laterizi sagomati, fu rifatta con i vecchi materiali, ai quali vennero aggiunti quelli nuovi che erano indispensabili; e dopo essere stata rinfiancata con calcestruzzo comune, venne coperta con ammattonato a forte pendenza per facilitare lo scolo delle acque all’esterno del tempio. Presso l’angolo formato dal corpo principale col braccio nord del transetto, si consolidò un oculo, si rifecero gli archi a due finestre destinate a dar luce e aria ai sottotetti delle navate laterali, e si eseguirono, più che altro a titolo di prova, alcune colate di cemento in un tratto di muro.

G. Chierici, Il consolidamento… cit., pp. 136-137. 12

31


Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.
Memories on John Ruskin 2 | Susanna Caccia Gherardini, Marco Pretelli (a cura di) by DIDA - Issuu