Memories on John Ruskin 2 | Susanna Caccia Gherardini, Marco Pretelli (a cura di)

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Michele Coppola

RA

Elementi di conservazione nell’archeologia coloniale in Egitto Michele Coppola | michele.coppola@unifi.it Dipartimento di Architettura Università degli Studi di Firenze

Abstract Heritage documentation has reached the current level of objectivity through different evolutionary paths. In shifting attention from formal characters to conservative ones, the European contribution was crucial, especially in the Mediterranean basin. This work aims to systematize the main steps of this process, limiting the observation to the case of Egypt in 19th century. The European interest, established with the birth of Egyptology, marked a turning point in the development of the approach to Egyptian antiquities. The political and cultural dimension were intertwined, making the period of the so-called “colonial archeology” full of experiences. In Egypt, the international environment has shifted from a scholarly study to an archaeological survey for conservation. Travelers, explorers, archaeologists who have documented the archaeological remains in Egypt have contributed to the transmission of an immense wealth of information. From the investigations of Belzoni and Rosellini to the rigor of Lepsius and Petrie, passing by Roberts and Wilkinson, the filters and the reading ability of each scholar have melt together in the definition of common attitudes and methodological improvement, facilitated by the exchange ground of Egypt. 1 Testimonianze di questi passaggi sono graffite ancora in numerosi monumenti di necropoli come ad Abusir. Cfr. W. Spiegelberg, Varia, «Recueil de Travaux Relatifs á la Philologie et à l’Archéologie Égyptiennes et Assyriennes pour servir de bulletin à la Mission Française du Caire», 26, Paris, Émile Bouillon 1904, pp. 152-154. 2 Flussi di turisti facoltosi collegavano regolarmente il delta del Nilo con varie città greche e con Roma, in età repubblicana e imperiale, cfr. N. Hohlwein, Déplacements et tourisme dans l’Égypte romaine, «Chronique d’Égypte», XV-30, Fondation Egyptologique Reine Elisabeth, Bruxelles, 1940, p. 267.

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Parole chiave Egitto, archeologia coloniale, documentazione

Introduzione. Storie di osservazione e consapevolezza L’elaborazione ottocentesca del rapporto con le testimonianze materiali del passato trova nell’archeologia del Mediterraneo un ambiente privilegiato. In questo processo l’Egitto ha un ruolo storico di laboratorio eccellente. La convivenza millenaria con una immensa eredità monumentale ha condizionato la mentalità e l’attenzione di milioni di persone vissute all’ombra delle piramidi. In epoca ramesside (XIII-XII sec. a. C.), mentre nel resto del Mediterraneo la vita scorreva tra le occupazioni più comuni dell’età del Bronzo e del Ferro, nella valle del Nilo viaggiatori di ogni livello culturale si recavano in visita ad antichi monumenti, nella consapevolezza di un filo diretto di contatto con i predecessori1. Questo flusso si estese a viaggiatori provenienti da Persia, Grecia, Roma, in cerca di un passato monumentale2. Nell’intenso avvicendamento culturale che ha caratterizzato il paese, dalle radici del monachesimo ai 15 secoli di


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