Il granduca Cosimo I de' Medici | Monica Bietti, Emanuela Ferretti

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modelli e disegni per, e da, le sculture della sagrestia nuova Marcella Marongiu

Storica dell’arte, Casa Buonarroti

This essay focuses on the success of the drawings from the statues in the New Sacristy, in order to trace the extent of the phenomenon, but also to understand the relationship that the copyists established with Buonarroti’s creations. Starting from the study and work materials produced by Michelangelo, the aim is to understand what was copied, when and how. The analysis of the copies is typological in nature, in order to identify the purposes and expressive choices, indicative not only of personal style, but also of the type of interest each person had in the statues, models or ‘reductions’ requested by those who were unable to stay in Florence.

I disegni tratti dalle figure della Sagrestia Nuova – non solo dalle statue ma anche dai disegni preparatori, dai modelli in cera e terra, dalle copie a dimensione naturale o ridotta – sono stati generalmente studiati come testimonianza della fortuna delle invenzioni michelangiolesche o del debito verso di esse contratto dagli artisti (Rosenberg, 2000 e 2003; Joannides, 2003a, pp. 135-143, pp. 203-205, pp. 247-249, pp. 278-288, e 2003b). Tuttavia, ciò che ancora sembra mancare è una visione d’insieme che consideri il fenomeno non solo dal punto di vista quantitativo, ma come un problema di linguaggio in un momento nodale (i decenni centrali del Cinquecento) nel quale la riflessione teorica sui modelli investiva non solo le arti figurative ma anche la letteratura. Il ruolo della Sagrestia Nuova nella definizione di un linguaggio figurativo fu determinante e non ebbe paragoni con altre opere o contesti, neppure all’interno della produzione michelangiolesca. Basterebbero come dimostrazione non solo il gran numero di copie e derivazioni che ne furono tratte, ma anche l’inderogabile esigenza di aggiornamento sentita dagli artisti che reputarono elemento imprescindibile della loro formazione lo studio delle invenzioni di Michelangelo, per via diretta o indiretta, attestata dalle fonti1, oltre che dalle opere. Obiettivo di questo intervento, nel rispetto dei limiti di spazio del volume, sarà dunque la riflessione sulla fortuna nel disegno delle statue della Sagrestia Nuova e sullo stretto rapporto tra lo stile delle copie e la loro funzione, sulla relazione stabilita dagli artisti con le creazioni del Buonarroti e sul 1 Oltre alle fonti canoniche, quali Varchi, 1549, p. 106, pp. 116-119; Vasari, 1966-1987, V, p. 205, p. 282, p. 459; Borghini, 1584, pp. 163-164; Bocchi, 1591, pp. 260-280, mi sembrano significativi per la loro portata internazionale e per la contestualizzazione in un momento antecedente la sistemazione dell’arredo della cappella, i riferimenti alla Sagrestia e alle sue statue di Francisco de Hollanda (Olanda 2003, p. 118), così come quello di Caterina de’ Medici (partita nel 1533 per sposare il delfino di Francia), che nel 1559 fece leva proprio sul ricordo della Sagrestia Nuova per convincere Michelangelo ad occuparsi del monumento al marito Enrico II, morto nell’estate di quell’anno (Barocchi, Ristori, 1965-1983, V, p. 185, n. MCCCVI).

marcella marongiu

pagina a fronte Fig. 1 Francesco Salviati (attr.), ‘Notte’ e ‘Venere e Cupido’, 1531 circa, matita rossa, mm 248x198, Londra, The British Museum, Department of Prints and Drawings, inv. 1946-7-13-371.


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