Il tempio e il tumulo La dimensione sacra del paesaggio nell’architettura di Sigurd Lewerentz Carlotta Torricelli
“Il mondo degli spiriti appare come una valle tra monti e rocce, con avvallamenti e alture qua e là. Le aperture e le porte che immettono nelle società celesti sono visibili solo a chi è pronto per il cielo e a nessun altro”. Emanuel Swedenborg, De coelo et inferno, 1785
Quando nel 1921 l’autorità cimiteriale affida a Sigurd Lewerentz l’incarico di realizzare la seconda delle cappelle minori del Cimitero Sud di Stoccolma1 - in seguito denominata Cappella della Resurrezione - il giovane architetto decide, dopo aver messo alla prova diverse ipotesi progettuali, di collocare un tempio classico, costruito in pietra bianca, alla fine della Via delle Sette Fonti, il lungo cammino rettilineo ritagliato nella massa alta e scura della foresta. La dichiarazione è esplicita: in un cimitero in cui tutte le tombe sono uguali e si stendono ai piedi degli alberi, il luogo del rito deve parlare una lingua universale, riconoscibile per tutti all’interno della geografia del luogo. In questo modo Lewerentz, mostrando qualcosa di completamente diverso, che non appartiene al mondo in cui si colloca, mette in atto una ierofania.2 Il pronao classico nel bosco di conifere è da intendersi come un oggetto a reazione poetica: esso sintetizza in figura unica lo spirito antico della presenza della divinità e permette di riconoscere, in una sola inquadratura, il monumento. Fin dall’antichità, la cultura nordica, divisa tra la coscienza di un disegno superiore e la presenza di una natura inospitale, si fonda sull’idea che l’esistenza dello spirito specifico di ciascun luogo assicuri il legame profondo, ma non per questo pacifico, tra gli uomini e la terra. Ma l’uomo moderno ha perso la capacità di leggere
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in forma diretta questa dimensione divina, per questo è necessario sovrapporre al reale un sistema di segni che la renda nuovamente riconoscibile. Nei primi decenni del Novecento, questa tensione irrisolta verso la divinità presagita, ma allo stesso tempo indefinibile e silenziosa, diventa il nodo fondamentale per le riflessioni intorno al tema del sacro, che si muovono tra la dimensione cristiana e quella pagana, tra spirito classico e sfera arcaica, tra radicamento alla mitologia norrena e fiducia nei nuovi ideali della socialdemocrazia. Queste concezioni convivono in un sentimento della realtà intesa come espressione simbolica del divino: nella natura risiede un valore mitico e la costruzione del paesaggio, scena sensibile delle vicende umane, assume una dimensione epica. In questo Nord scandinavo, ancora così vicino alla sua era pagana, la forma mitica restituisce un ritmo ordinato al disordine del mondo, crea connessioni e associazioni, che permettono di vedere l’invisibile nel visibile. Nel progetto della Cappella della Resurrezione, il tempio rappresenta il principio d’ordine che entra in tensione con il volto scuro e mutevole della natura. Questa tensione tra l’aspirazione all’ordine - cui il pronao classico fa riferimento - e il radicamento al luogo - di cui la foresta incontaminata, l’Urskog, rappresenta la matrice originaria - produce un effetto di straniamento. Il pezzo, trovato nel mondo antico, è prelevato dal suo abituale contesto e ricollocato, in forma completamente isolata, all’interno di una nuova composizione. Nella cappella funebre il tema del trapasso è inteso come l’andare oltre e il progetto si fonda sulla volontà di rappresentare il momento del passaggio, legandosi
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Disegni di studio, modelli interpretativi e foto di Carlotta Torricelli 1 Collina della Meditazione e Bosco dei Ricordi 2 Cimitero Sud di Stoccolma Pianta parziale e sezione con la Via delle Sette Fonti che conduce dalla Collina della Meditazione alla Cappella della Resurrezione Disegno di studio