Fabio Capanni
Ampliamento della scuola Stefanacci San Piero a Sieve Alessandro Masoni
Il muro è certo l’espressione più profonda della coerenza che lega il carattere delle genti fiorentine all’architettura delle loro terre: una scorza severa che cela un calore umano inaspettato. Lungo le strade, recinti alti quanto basta affinché lo sguardo non possa valicarli, affiancano il cammino del viaggiatore e lo ipnotizzano con i graffi che decorano la loro umile superficie. Distratto da questa condizione di straniamento egli sussulta in prossimità dei rari squarci e lo stupore lo coglie alla vista di un paesaggio sublime, nel quale una natura rigogliosa ed una architettura umilmente ricca, intessono un misurato dialogo, armonizzandosi vicendevolmente. Nell’ampliamento della scuola Stefanacci, un dispositivo geometrico traspone in architettura quello stesso mondo di sensazioni. Un alto muro, bianco d’intonaco ed opposto al naturale dislivello del terreno, si interrompe d’improvviso lasciando apparire il suo prezioso contenuto: un piccolo oggetto abitato e misuratamente cesellato da una teoria di finestre strombate disposte secondo necessità. La logica compositiva rimanda a regole insediative di matrice rurale e spontanea; disallineamenti calibrati sul contesto fisico che definiscono articolazioni formali profondamente legate alla cultura materiale dei luoghi. Il controllo formale esercitato sull’architettura adatta la regola geometrica alle specificità del sito attraverso una deroga dedotta dalla regola stessa. Due rettangoli, giacenti secondo gli assi della scuola preesistente e del limite del lotto, definiscono contenuto e contenitore, delinenando la sagoma e la posizione delle entità che compongono il corpo dell’architettura.
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Nel gioco geometrico di compenetrazione dei volumi, la luce è l’immateriale materia emotiva che vivifica la ruvida concretezza fisica del dispositivo spaziale. La luce pervade e sostanzia il dialogo tra regola ed infrazione facendo interagire spazio ed atmosfera, esaltando le qualità plastiche dell’articolazione volumetrica. Prossimo al centro abitato di San Piero a Sieve, questo edificio è chiamato a rispondere alle esigenze di ampliamento del preesistente plesso scolastico. La richiesta di allocare nuove aule didattiche, uffici amministrativi, biblioteca e sala polivalente rende necessaria una totale versatilità fruitiva ed una completa indipendenza di accesso ed uso delle varie parti. Tali vincoli sono efficacemente risolti in virtù del medesimo congegno compositivo, esplicitando ulteriormente il valore risolutivo di questo specifico atteggiamento formale. Il volume più piccolo si incastona nel volume più grande distorcendone la netta stereometria e permettendo alla luce di penetrare all’interno del vuoto architettonico ad animarne le superfici. L’aggetto di copertura ricostituisce il limite alla disgregazione della scatola volumetrica. L’ombra che proietta esalta il disassamento reciproco dei due corpi e, distendendosi sulle strombature in pietra Serena, ne esalta lo scavo. Le finestre sono parte viva del dialogo tra luce e spazio, un dialogo che qui si imposta a partire dalle esigenze interne di illuminazione degli spazi, ed è mediato dalla presenza di strombature cromaticamente dislocate sulla superficie intonacata. Nel punto di maggiore prossimità tra il perimetro rettangolare ed il parallelepipedo del blocco finestrato si colloca l’accesso principale, la sola incisione
Ampliamento Scuola Stefanacci San Piero a Sieve, Firenze 2004-2008 Progetto: Fabio Capanni Claudio Marrocchi Collaboratori: Daniele Buzzegoli Stefano Servi Foto: Christian Richters © Fabio Capanni