Firenze Architettura 2010-2

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Volando fra mappa e territorio Note sul lavoro di Alex MacLean Andrea Volpe

In ‘Del rigore della Scienza’ Jorge Luis Borges e Adolfo Bioy Casares immaginano un Impero dove “l’Arte della Cartografia raggiunse tale Perfezione che la mappa d’una sola Provincia occupava tutta una Città, e a mappa dell’Impero tutta una Provincia. Col tempo, codeste Mappe non soddisfecero e i Collegi dei Cartografi eressero una Mappa dell’Impero che eguagliava in grandezza l’Impero e coincideva puntualmente con esso...” Quasi una profezia di quello che possiamo esperire oggi grazie a Google Earth® o ad analoghi sistemi informatici di navigazione satellitare. Talmente precisi, accurati e disponibili all’interazione con il pubblico da farci confondere oramai la realtà con la sua rappresentazione. Un confine che Jean Beaudrillard in ‘Simulacro e simulazioni’ dichiara oramai eroso e perduto citando non a caso quella potente finzione borgesiana per poi modificarne il finale a sostegno della sua tesi. Se nel racconto originale è infatti sancito il predominio della realtà e l’inutilità di una così fedele rappresentazione mediante l’abbandono della Mappa “alle Inclemenze del Sole e degl’Inverni” dei deserti occidentali dove “rimangono lacere Rovine [...] abitate da Animali e Mendichi”. Nella versione del sociologo francese è la simulazione della realtà, la Mappa, a sostituirsi definitivamente al reale, ovvero al Territorio. Un’inversione che porta oramai il simulacro a precedere l’originale; nel campo dei media come nel marketing, in economia come in politica: “D’ora in poi è la Mappa a precedere il Territorio -precessione dei simulacri; è la Mappa che giustifica il Territorio e se dovessimo raccontare la favola oggi, sarebbero del Territorio i brandelli che lentamente marciscono sulla Mappa.”

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Alex MacLean è un fotografo americano, architetto per formazione, da anni impegnato a documentare con la sua macchina fotografica la bellezza, la trasformazione ed il consumo del paesaggio degli Stati Uniti d’America in un continuo esercizio di puro equilibrio (aero)dinamico. Non solo perché Alex è capace di scattare foto e pilotare il suo aereo al medesimo tempo, ma soprattutto perché nel suo lavoro confluiscono in egual misura e senza alcuna contraddizione fotografia di paesaggio, analisi dei mali dello sprawl urbano, lettura dei fatti urbani ‘à là Jane Jacobs’ e racconto appassionato dell’insostenibilità ecologica del modello di sviluppo urbanistico ed economico americano, oramai impostosi a livello globale. Aspetti che inevitabilmente finiscono per influenzare lo stato di salute del nostro pianeta, l’esaurimento delle sue risorse, il suo progressivo riscaldamento. Temi che generalmente tendiamo a non considerare urgenti per distratta comodità o forse per eccessivo terrore preferendo inseguire la visione di una Mappa iperreale fatta di centri commerciali sempre più mirabolanti, da raggiungere con auto sempre più grandi ed inquinanti, secondo un percorso pianificato con l’ultimo e più sofisticato GPS. Temi che invece MacLean riporta alla nostra attenzione seducendoci con l’eleganza delle sue immagini. Borgesianamente concepite sulla grande scala del Territorio e del Luogo. Ovvero su un sistema di relazioni, necessariamente più vasto e complesso di ogni singola area di progetto, declinato dal fotografo in un’inesauribile ricerca di patterns grafici e textures che solo quel suo particolare punto di vista – così simile all’occhio alato concepito dall’Alberti quale suo emblema- può consentirci di decifrare.

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Tutte le foto sono riprodotte per gentile concessione di Alex MacLean 1 Alex MacLean in volo sulla Lunigiana, 2010 foto Andrea Volpe 2 © Alex MacLean Middlebury, Vermont La decisione di bruciare i terreni agricoli in seguito ai controlli sui pesticidi è una pratica controversa a causa del suo impatto sulla qualità dell’aria


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