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entrando nella Cappella di Notre-Dame du Haut a Ronchamp, dove la copertura in cemento armato pare levitare sulle pietre dei muri sottostanti, posandosi delicatamente su pochi elementi puntuali e lasciando un respiro d’aria e di luce. Le Corbusier solleva la roccia e costruisce una nuova montagna sopra il tetto della chiesa: così, almeno, suggerisce quella fotografia -contenuta anch’essa nella Œuvre Complète- che ritrae la copertura come un immenso prato, sullo sfondo del quale un pino sembra nascere dalla terra per stagliarsi contro l’azzurro del cielo.4 Quale è, secondo lei, il rapporto dell’opera di Le Corbusier con la forma tettonica? In che modo egli “tocca la terra” con le sue architetture?
6-9 Jørn Utzon Schizzi dal saggio Platforms and Plateaus: Ideas of a Danish Architect, “Zodiac” 10 (1962): 113-123 Si ringrazia Jan Utzon per aver autorizzato la pubblicazione delle immagini
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6 - Nell’introdurre il capitolo Carlo Scarpa e l’adorazione del giunto, lei descrive il basamento stereotomico che l’architetto inserisce nel cinquecentesco palazzo della Fondazione Querini Stampalia a Venezia: un ripiano-vassoio monolitico in calcestruzzo, che contiene e rappresenta l’allagamento stagionale della città ed è accessibile, contemporaneamente, dal campiello e dal canale attraverso un leggero ponte e le arcate di un portego esistente. L’intervento di Scarpa incarna i caratteri più tipici della tradizione costruttiva veneziana, risolvendo il problema del passaggio tra l’acqua la terra e contribuendo a sostenere (idealmente) la delicata architettura soprastante. “Toccare la terra” a Venezia possiede da sempre un significato particolare. Quale è, secondo lei, il contributo di Carlo Scarpa alla cultura tettonica in relazione a questo suo singolare modo di toccare insieme la terra e l’acqua?
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Preferirei rispondere alle vostre diverse domande attraverso un’unica e continua riflessione sul potenziale dell’architettura in termini di auto-realizzazione delle specie. Trovo qualche difficoltà nel comprendere l’espressione “toccare la terra” poiché non ho mai utilizzato questo termine. Allo stesso tempo, tale concetto sembra essere indirettamente relazionato alla tesi di Vittorio Gregotti secondo la quale l’architettura non inizia con la capanna primitiva bensì con il “riconoscimento di un sito”, con lo scopo di stabilire, come egli stesso sottolinea, un cosmos nel primordiale chaos della natura. Il basamento può così essere visto come un’elaborazione di questo primo gesto volto alla creazione di un microcosmo. I Quattro Elementi dell’Architettura di Gottfried Semper del 1851, comprendenti il basamento, il focolare, il tetto e la leggera membrana di chiusura, possono essere semplificati in una fondamentale opposizione tra il basamento e la copertura. Poiché questa diade può essere rapidamente associata con la terra, da un lato, ed il cielo, dall’altro, siamo vicini all’heideggeriano “quadrato” cosmologico di terra, cielo, divinità e mortali. E, allo stesso tempo, diveniamo pienamente consapevoli dell’orizzonte come di quell’incontro tra la terra ed il cielo che è fondamentale per tutta l’architettura. Ma ciò non sminuisce l’importanza dell’opposizione tra il basamento e la copertura, neppure col fatto che tra i due, il basamento è quello veramente fondamentale. I Cinque Punti della Nuova Architettura di Le Corbusier del 1926 possono essere visti, in questo contesto, come un tentativo di invertire questa antica opposizione, smaterializzando entrambi i termini; in primo luogo,