Il senso in più: l’ovvio, l’ottuso, il filmico In un celebre saggio dedicato all’interpretazione del senso “riposto” del cinema, Roland Barthes parte proprio da un fotogramma (che non sembrerebbe particolarmente rilevante) di Ivan il Terribile di Ejzenstejn ˘ (1944). In esso due cortigiani versano sul capo del giovane zar appena incoronato una pioggia d’oro. Questa scena ha, secondo il critico francese, tre livelli di senso: il primo è relativo all’informazione che la scena permette di ricevere (la sua capacità di comunicazione che assomma in uno quello che già c’è ma disperso dentro la scena
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stessa), il secondo riguarda l’assetto simbolico (cioè la significazione contenuta in quella scena e che riguarda la dimensione prodotta nell’ambito di essa dal predominare del tema dell’oro rispetto ad altri possibili aspetti del Potere denotato in tal modo) e, infine, un terzo senso di cui è difficile dire che cosa individui se non la significanza dell’immagine mostrata. È questo terzo senso che interessa a Barthes e che egli distingue da quello palese e ben definito che viene incontro allo spettatore in quanto rivelato dallo stesso Ejzenstejn ˘ a chi guardi con sufficiente attenzione il suo film.
“La significazione e la significanza – e non la comunicazione – sono il mio unico interesse, in questo momento. Occorre dunque determinare, nel modo più economico possibile, il secondo e il terzo senso. Il senso simbolico (l’oro versato, la potenza, la ricchezza, il rito imperiale) mi si impone per una determinazione duplice; è intenzionale (è quello che ha inteso dire l’autore) ed è prelevato in una sorta di lessico generale, comune, quello dei simboli; è un senso che mi cerca, in quanto destinatario del messaggio, soggetto della lettura, un senso che parte da Ejzenstejn ˘