Giorgio Grassi
Ricostruzione del castello di Valkhof a Nimega
Con la demolizione del castello di Valkhof e la sua trasformazione in parco pubblico due secoli or sono è andato perduto un elemento fondamentale della forma-urbis di Nimega. Di qui il proposito della città di far sì che questa parte importante della sua memoria storica possa tornare a essere protagonista della trasformazione fisica della città, oltre che della sua vita, e la decisione, coraggiosa, di ricostruire ‘dov’era’ il castello di Valkhof. Non sfugge a nessuno la differenza che c’è fra la pura e semplice riconoscibilità del luogo in cui il castello si trovava e invece la sua presenza fisica, il suo concreto emergere sul profilo della città. Di fatto oggi il parco pubblico con la sua presenza esclude il castello e così facendo lo cancella dalla memoria storica della città. È evidente che la questione della ricostruzione di un monumento dell’importanza del castello di Valkhof è una questione aperta e problematica e per questo divide chi ha a cuore il destino della città. Ma è altrettanto evidente che solo la proposta concreta, cioè il come della ricostruzione, è in grado di far chiarezza e di dirimere la questione. Solo il come del progetto è in grado di spiegare senza equivoci la ragione di essere della ricostruzione, il suo perché. Anche noi per prima cosa ci siamo posti il problema della opportunità della ricostruzione, e quindi del senso del nostro lavoro, a partire dai dati razionali del programma, ma anche dalle motivazioni più generali, dalle aspettative, ecc., consapevoli del fatto che l’architettura è in grado di rispondere solo a determinate domande. E la nostra conclusione provvisoria è stata che la rico-
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struzione del castello di Valkhof avrebbe avuto senso solo se fosse riuscita a trovare un convincente equilibrio fra le diverse componenti in gioco e, in particolare, sul piano della risposta architettonica, fra castello e parco ottocentesco e poi fra il castello e la sua nuova destinazione d’uso. Per noi ricostruire vuol dire costruire, nel senso più ampio del termine, l’oggetto necessario e la forma corrispondente, la forma plasmata dal bisogno, ma anche l’aspettativa che è legata a quella forma, il posto che occupa nella memoria collettiva. Ricostruire il castello di Valkhof vuol dire costruirlo dov’era e com’era senza alterazioni o deviazioni, ma anche costruirlo con i nostri occhi e con i nostri mezzi, cioè come lo vediamo noi oggi e con i mezzi espressivi e tecnici di cui disponiamo, per la città di oggi. Proviamo a fare l’esempio di un castello che ha perduto nel tempo, se non i segnali della sua identificazione come tale, quantomeno la connotazione difensiva, la sua caratteristica chiusura verso l’esterno, per assumerne un’altra, adeguata a nuovi obiettivi, ad esempio un castello diventato Residenza, palazzo aperto sui suoi giardini, con ampie finestre e loggiati, ecc., ma pur sempre un castello, con le mura, le torri, ecc. Sarebbe per questo un castello meno vero? Non è forse questa la storia di tanti castelli centroeuropei, per non parlare dell’Italia? Ma non è forse questa anche la storia del castello di Valkhof? Forse la sua forma non l’ha registrata in passato con la stessa chiarezza di altri castelli (Heidelberg ad esempio), ma la sua storia certamente sì e oggi la sua rico-
Ricostruzione del castello di Valkhof a Nimega, Olanda, 1997 Concorso a inviti Progetto: Giorgio Grassi con U. Barbieri N. Dego E. Grassi S. Malcovati S. Pierini