evitare che si formino le zanzare e le mosche. 28° Faccia raschiare e pulire con cera la tavola della panca davanti al camino. 29° Nel caso ci siano ospiti, non serva la colazione a letto la mattina. Ma la prepari nell’osteria, con tutti i bricchini, etc. Gli ospiti, chiunque essi siano, faranno colazione dopo essersi lavati e vestiti, tutti insieme. Si ricordi che in una casa signorile si fa così. 30° Si fissi un giorno alla settimana di vacanza, per esempio la domenica. Anche se ci sono ospiti. Nel qual caso, prepari il sabato da mangiare (freddo: carne fredda, etc.) e così la domenica lei è libera. Può darsi che per la domenica gli ospiti vadano a mangiare in paese. Si ricordi che in tutte le case inglesi la domenica si mangia freddo, appunto per questa ragione. Dunque non è mancar di riguardo agli ospiti eventuali, chiunque essi siano. 31° Tolga il suo mangiare per sé, prima di portare in tavola. Se lo ricordi. 32° Cerchi di essere sempre vestita, o con un grembiule (se ne faccia fare, o bianchi, o verdi, o rossi, o azzurri etc.) o col vestito croato. Il grembiule deve essere ampio e lungo. Lei non lo vuole capire, ma sta molto meglio così. Lei ha un po’ l’abitudine di andare in giro per la casa vestita come Dio vuole. 33° Prenda una donna per lavar la biancheria pesante. 34° Faccia portare il carbone a casa. Si provveda di legna. Bisogna che ci sia sempre legna in abbondanza. Caso mai telefoni al padrone del ristorante Campanile, al marito di Maria, Signor Cannavale. È lui che vende la legna. Non si fidi della pigrizia di Ciro, che dice sempre “domani”. 35° Se vengono i libri, li tolga dalle casse e li disponga nella libreria . Li mettrò in ordine io, per materie, al mio ritorno. 36° Se viene Margherita, si faccia sempre vedere vestita bene. Margherita è austriaca, e dà molta importanza a queste cose. Che sono molto più importanti per lo stile di una casa signorile (tipo castello come il Massullo) di quanto lei non creda. 37° Quando il pavimento è finito, e asciutto, metta pure il tavolone sulle due colonne-base. Lo metta parallelo alla finestra di tre metri che guarda i Faraglioni. Lo faccia spolverare, e dargli una mano di cera, di quella buona, solex, che abbiamo noi. Sempre, per i mobili, e le pareti dell’osteria, faccia adoprare il solex (anche per la scala di legno).28 Lettera a Orfeo Tamburi, 1942 Capri, 16 novembre 1942 Caro Tamburi, ormai la casa è finita. Sto ficcando nel muro gli ultimi chiodi, appendendo gli ultimi quadri. E ogni tanto mi metto a seder per terra, guardo il muro liscio e bianco dell’anticamera, tenendo in una mano la foto del suo mosaico, e socchiudo gli occhi pensando a come starebbe il muro col suo Apollo e col suo Marsia. Starebbe bene? quel verde un po’ giallo, non stonerebbe? oppure, come vede dentro di sé Tamburi, io non ne capisco niente, come tutti gli scrittori, del resto? Son dunque proprio un cretino? e se così fosse? Nell’anticamera superiore starebbe bene la Madonna etiope nel caso che io mettessi il suo mosaico in quella inferiore. Così si stabilirebbe un rapporto di toni, che non mi dispiacerebbe. Avevo già condannato la Madonna etiopica, l’ho tirata fuori del ripostiglio, l’ho messa con le spalle al muro, e mi son venuto persuadendo che se metto il Marsia metto la Madonna, e se metto la Madonna metto il Marsia, e che non posso metter la Madonna senza il Marsia, e non il Marsia senza la Madonna che te frega. Ma la Madonna lei me l’ha consegnata senza una striscia laterale, e allora dovrei tagliarla, e tagliandola verrebbe troppo stretta e lunga, non più in proporzione col Marsia. Vuol farmi la cortesia di vedere, caro Tamburi, se ha in casa sua, o allo studio, quei pezzi di stoffa con aquile, fiori ecc. decorativi, che rimasero inutilizzabili di tutte le pitture etiopiche? Se ne ha, me ne mandi qualche striscia, debbo riempire una striscia di un metro e mezzo per 30-40 cm. Faccia la carità al povero Belisario e mi risponda subito, la prego, in modo che mi sappia regolare. Se poi si decide a venir da me, a passar qualche tempo di delizia e di lavoro, venga pure, e mi farà un immenso piacere. Il suo Curtino Preferirei dei pezzi di quei grossi fiori, tipo margheritone, si ricorda? Sono nel margine in alto delle Madonne.29 Giornale segreto, 1943 Capri, 28 Settembre 1943, Martedì Ruggero Marotta a colazione. Cianca sta male. Febbre molto alta. Alle 2 terribile temporale da ponente, un’enorme tromba marina che si scioglie, anzi si scatena, in pioggia e in turbine di vento. Alle 16,30, saliamo in paese, Marotta, Didi Rulli ed io. Alla Solitaria incontriamo [....] che viene a portarmi il libro di Junger (Rocce di marmo). Io porto un chilo di riso a Cianca. Visto Bracco e l’abbacchiato Nutti. Poi da Cianca, con Elena Croce, Craveri e la sorella. Cianca si era assopito. Per non disturbarlo siamo entrati nella camera del Magg. Munthe e del Ten. Galliegos. Sul tavolino da notte di Galliegos c’era un’edizione completa di Shakespeare, e un - Lexicon of the italian painters. Fo da infermiere a Cianca, finché torna Tarchiani andato a cena. Temporale. Poi dai Dombré. C’era Elsimar soltanto. Didi ha dormito in paese. 29 Sett. Mercoledì Lavorato, un po’ stanco. Iniziato la Parte Terza: “I cani” di Kaputt. Alle 13,30 tornato Didi. Alle 16 dormivo, son venuti: Marotta e Gastone de Luca, il giovane chirurgo. Maria è andata in paese. (Ho mandato i pesci fritti a Tarchiani). Alle 18 sono salito da Cianca. Sta meglio. Venuta Elena Croce e due sorelle. Poi Schiano, Aldo Garosci, Craveri. Poi il Magg. Munthe, col quale ho parlato di Axel Munthe in Svezia ecc. Garosci grosso, grasso, preciso e abbondante. Craveri semplice, moderno, intelligente, simpatico. Poi con Didi ad assistere Cianca fino alle 21,30. Poi a casa. Alle 23 a letto. Giornata non ancora del tutto serena, e un po’ più fresca. 30 Sett. Giovedì Bellissima giornata. Mentre lavoro, passa il convoglio inglese e americano diretto a Napoli: sei trasporti speciali, con due incrociatori... Le navi cariche di carri. Poi, alle 11, venuti Cottrau, poi Francis Buselli, la piccola Croce. Non salgo nel pomeriggio in paese. Didi è rimasto in paese. Non ho chiuso occhio per la fame. 7 Ottobre 1943, Giovedì Non ho dormito. Mi sono alzato alle ore 6. Tempesta in mare. Sceso a tirare su il sandolino che il mare minacciava di portare via. Ho deciso di parlare francamente a X, presente Y. Sarà l’ultimo tentativo di salvare X dalle sporcizie che dicono sul suo conto. Se non riesco neppure così, rinunzierò a X, sebbene con rammarico. Se io fossi stato a Capri quando X l’hanno preso come ospite, ciò non sarebbe probabilmente accaduto. Poi, après tout, vadano al diavolo loro e le loro démangeaisons (si scrive così? meglio dire pruriti). Stamani, alzandomi all’alba, ho pensato quanto tristi diventano i giorni, allorché una donna li sporca, L’alba era anche essa grigia e sporca. Nel pomeriggio ho mandato a X una lunga lettera. Alle 16 son venuti Longanesi e Steno, sotto un violento temporale: erano bagnati fradici. Poi è sopraggiunto X. Leo trova la casa bellissima. Leo e Steno partiti, X e io abbiamo parlato gentilmente, se pur con grande
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amarezza. Sono salito con lei, andato da Cianca, poi a cena all’Ercolano dove ho avuto un incidente con una delle tante sporche spie americane. Alle 23 tornato a casa.30 1
da Gli ultimi giorni di Capri (1944), in E. Ronchi Suckert, “Malaparte”, vol. VI, Ponte alle Grazie, Firenze 1993. 2 Poesia Mattino a Marina Corta (1934), in E. Ronchi Suckert, “Malaparte”, vol. III, Ponte alle Grazie, Firenze 1992. 3 Poesia Isola (1934), in “L’Arcitaliano e tutte le altre poesie”, Vallecchi, Firenze 1963. 4 da Kaputt (1944), in C. Malaparte, “Kaputt”, Aria d’Italia, Roma-Milano 1948, pp.460-461. 5 da La passeggiata, racconto in “Fughe in prigione” (1936), in ‘Il meglio dei racconti di Curzio Malaparte’, Oscar Mondadori, 1991. 6 da Brano senza titolo (Ed ora eccomi qui, su questa piccola isola di Lipari ..., 1934), in E. Ronchi Suckert, “Malaparte”, vol. III, Ponte alle Grazie, Firenze 1992. 7 da Il lebbroso di Lipari (1934), in E. Ronchi Suckert, “Malaparte”, vol. III, Ponte alle Grazie, Firenze 1992. 8 Brano da La pelle (1949), in C. Malaparte, “La pelle”, Aria d’Italia, Roma-Milano 1949, pag. 201 9 da L’isola di pietra galleggiante (1934), in “Il Corriere della sera”, 28 novembre 1934. 10 da Axel Munthe e gli uccelli (1938), in “Il Corriere della sera”, 27 aprile 1938. 11 da Un delitto cristiano, I (1944), in E. Ronchi Suckert, “Malaparte”, vol. VI, Ponte alle Grazie, Firenze 1993. L’autrice riporta di seguito (pp. 527-541) nove diversi inizi per “Un delitto cristiano”. 12 da L’isola di Adamo ed Eva (1934), in “Il Corriere della sera”, 31 agosto 1934 13 Un palazzo di acqua e di foglie (1940), in “Aria d’Italia”, 21 maggio 1940 14 da Città come me (1937), in “Il Corriere della sera”, 14 febbraio 1937 15 Brani da Maledetti Toscani (1956), in C. Malaparte, “Maledetti Toscani”, Leonardo editore, Milano, pp. 35-36, 127. 16 da Città di pane (1940), in “Il Corriere della sera”, 26 aprile 1940 17 da Cielo e terra (1938), in “Il Corriere della sera”, 5 gennaio 1938 18 Brani da Benedetti Italiani (1961, postumo), in C. Malaparte, “Benedetti Italiani”, Vallecchi, Firenze 1961, pp. 157-158, 191, 254-255. 19 da Kaputt (1944), in C. Malaparte, “Kaputt”, Aria d’Italia, Roma-Milano 1948, pp. 8, 251, 254, 292-293. 20 Il mondo è lo scrittore che lo crea (da Brano senza titolo, 1947), in E. Ronchi Suckert, “Malaparte”, vol. VII, Ponte alle Grazie, Firenze 1993. 21 Ritratto di pietra (Capri, 1940), in Atti del Convegno “First Soviet-Italian Symposium on macromolecules in the functioning cells”, Capri 1978. Poi pubblicato senza data con il titolo Una casa tra greco e scirocco in “Il Mattino del sabato” di Napoli, 20 giugno 1978. 22 Brano da Kaputt (1944), in C. Malaparte, “Kaputt”, Aria d’Italia, Roma-Milano 1948, pag. 285. 23 Brani da La pelle (1949), in C . Malaparte, “La pelle”, Aria d’Italia, Roma-Milano 1949, pp.45-46, 174-175, 249-250, 253-254. 24 Brano da Benedetti Italiani (1961, postumo), in C. Malaparte, “Benedetti Italiani”, Vallecchi, Firenze 1961, pp-7-8. 25 Un delitto cristiano II, III, IV, V, VI, VII, IX (1944) in E. Ronchi Suckert, “Malaparte”, vol. VI, Ponte alle Grazie, Firenze 1993. L’autrice riporta di seguito (pp. 527541) nove diversi inizi per “Un delitto cristiano”. 26 da Calagrande all’Argentario (1937), in “Il Corriere della sera”, 19 ottobre 1937. 27 da La tempesta (1940), in E. Ronchi Suckert, “Malaparte”, vol. V, Ponte alle Grazie, Firenze 1992 28 Lettera a Maria Montico (20 novembre 1941), in M.I. Talamona, “Casa Malaparte”, clup, Milano 1990. 29 Lettera a Orfeo Tamburi (16 novembre 1942), in E. Ronchi Suckert, “Malaparte”, vol. VI, Ponte alle Grazie, Firenze 1993. 30 Giornale segreto (1943), in ibidem
“Ogni uomo è un’isola” Curzio Malaparte - brani scelti da Gianni Pettena - foto Mario Cozzi e Alberto Scribani - inserto staccabile di Firenze Architettura 1.2005