so ha una sua verità, come azione capace di alludere alla possibilità di un mondo migliore. Se la realtà non permette di attuarlo, lo si può far intravedere e questa visione susciterà energie rigeneranti. Sono due punti di vista, tra i quali l’architettura è chiamata continuamente a scegliere e che danno luogo nella maggior parte dei casi a costruzioni a metà strada tra l’ideale e il fattuale. Ciò che caratterizza questi palazzi “non finiti” del quattrocento fiorentino, e che a mio avviso non è tanto da attribuire all’architetto che seguì i lavori del primo (Michelozzo) quanto al committente (Cosimo, che ha in mano e guarda con nostalgia il disegno del palazzo irrealizzabile che gli ha tracciato Filippo) è il coraggio di non aver cercato di dissimulare l’incompiutezza, anzi, di averla eretta a sistema, a voler dire che l’idea esiste, è afferrabile ed è compiuta; essa non può essere abbassata, resa mediocre o immiserita in una versione ridotta; piuttosto è meglio realizzarne un frammento che guiderà l’occhio illuminato a leggere l’intero. Forse il sottile neoplatonismo che ispirò la vita di Cosimo è l’anello conclusivo della catena che lega tutte le considerazioni fin qui svolte. 1 Questo saggio, dedicato a Palazzo Medici, fa riferimento agli studi e ai rilievi pubblicati in Il palazzo Medici-Riccardi di Firenze, a cura di G. Cherubini e G. Fanelli, Ed. Giunti, Firenze 1990, i quali, avendo offerto una messe di informazioni di notevole completezza e affidabilità scientifica sul monumento, permettono al ricercatore ulteriori analisi da cui ricavare conoscenze e ipotesi forse prima impossibili. L’autrice del presente studio contribuì al volume come membro del gruppo dei rilevatori, insieme agli architetti Sandra Bossi (capogruppo) e Gianna Bossi, con la collaborazione del geometra Gianfranco Cantini e dell’architetto Paola Perretti; inoltre propose uno studio metrologico del palazzo quattrocentesco, con il saggio su Le caratteristiche geometriche e numeriche di Palazzo Medici. Lo studio che viene qui presentato propone un nuovo punto di vista che non smentisce, ma inquadra in maniera assai diversa le conclusioni esposte nel volume. 2 Brenda Preyer, L’architettura del palazzo mediceo, in Il palazzo Medici-Riccardi di Firenze, a cura di G. Cherubini e G. Fanelli, Ed. Giunti, Firenze 1990, pagg. 58/75. 3 Le finestre inginocchiate con le quali furono tamponate le arcate vicine agli estremi furono aggiunte alla fine del ’400 da Michelangiolo. 4 L. B. Alberti, L’Architettura, Ed. Il Polifilo, Milano 1966, Libro IX, cap. V, pag. 818 5 Questa lunghezza sembra essere la conseguenza della forma del lotto e dell’angolo acuto tra via Gori e via Cavour. La lunghezza di una soluzione analoga al prospetto lungo (con finestre dello stesso passo e gli stessi sodi angolari) sarebbe stata di 64 braccia. 6 le finestre presenti nel prospetto a fianco dei portali sono disposte senza una regola precisa. 7 M. T. Bartoli, Giuliano da Maiano e la canna ferrata, in Giuliano e la bottega dei da Maiano, a cura di D. Lamberici, M Lotti, R. Lunardi, ed. Franco Cantini, Firenze 1994. 8 M. T. Bartoli, Numero e geometria nel disegno dei palazzi fiorentini del sec XV, in E. Mandelli, Palazzi del Rinascimento, Alinea, Firenze 1989.
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