Il progetto del territorio agrourbano
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o nulla riproducibilità di molti ‘beni comuni’. In questa rete regolativa globale, dunque, i territori non solo sono espropriati da qualsiasi autonomia decisionale sul proprio futuro ma vedono anche, molto spesso, sottrarsi risorse - culturali, materiali, cognitive - in maniera definitiva ed irreversibile. Da ciò deriva che recuperare una dimensione equa ed autonoma dell’economia locale incentrata sul concetto di patrimonio territoriale, implica di operare delle “chiusure selettive regionali” (Stöhr, Tödtling 1977; Friedmann, Weaver 1979) dell’economia e dei circuiti produttivi, per rigenerare e progettare delle catene produttive e di valore e delle reti economiche locali in grado di mantenere un riferimento al territorio non solo in termini di appropriazione locale del valore aggiunto delle produzioni ma anche in relazione alla struttura di flussi o cicli di materia e di energia che, almeno tendenzialmente, possano trovare la loro chiusura a livello locale e della bioregione urbana. “Self-reliance” e “patto città/campagna”: il modello “agropolitano” Un modello di sviluppo “a motore endogeno” incentrato su di una gestione il più possibile equa, e comunitaria delle risorse locali e del valore aggiunto e relazionale che queste possono generare, richiede una modalità non urbanocentrica e non gerarchica di organizzazione spaziale e delle politiche e dei progetti di territorio che interessano la (potenziale) bioregione urbana. Tale modalità ruota intorno al principio di self-reliance o “autosostenibilità” perseguito attraverso un rinnovato “patto città/campagna” (Magnaghi, Fanfani 2010). Secondo tale approccio la prevalenza urbana e metropolitana rispetto al territorio rurale si modifica come una relazione cooperativa e coevolutiva strutturata su di un assetto insediativo policentrico e, almeno tendenzialmente, non gerarchico alternativo ai simmetrici ed insostenibili processi di metropolizzazione e sprawl urbano (Magnaghi 2010a). Tale principio di relazione socio-spaziale, che si esprime in particolare nel dominio agro urbano, trova nel modello di “Agropolitan approach”, proposto da Friedmann e Weaver, un importante riferimento sia in termini teorici che operativi (Friedmann, Weaver 1979, 186-216). Così come risulta di grande interesse la proposizione di una strategia reticolare e di reciprocità urbano-rurale alla scala regionale nella regolazione dei flussi fra questi due diversi domini (cfr. Douglass 1998, v. fig. 3).