Le regole e il progetto

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Il progetto della bioregione urbana

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cibo, dei rifiuti, dell’energia); la sostenibilità dell’impronta ecologica; le relazioni multifunzionali fra città e campagna (rapporti di equilibrio fra spazi aperti e costruiti, ridefinizione dei margini urbani). Queste regole debbono essere applicate sia a livello del singolo nodo urbano (città di villaggi), sia all’interno della rete territoriale (città di città). Città di villaggi (ecopolis) Il percorso progettuale di scomposizione e ricomposizione dell’urbanizzazione metropolitana contemporanea è stato posto nelle ricerche precedenti come emersione progettuale di un sistema complesso di piccole città, o di ecovillaggi, o di ecoquartieri (Magnaghi 1990, Kohr 1992, Krier 1984) in grado di superare il concetto di dipendenza e monofunzionalità delle periferie; dotando ogni unità urbana di centralità e confini, di complessità di funzioni produttive e sociali, di spazi pubblici, di istituti di autogoverno, di qualità estetica e ambientale20. La metafora del villaggio consente di valutare nel progetto di bioregione urbana l’unità minima di aggregati che integrano elementi sociali, comunitari, economici e ambientali. Il sistema di questi nuclei urbani, connessi in reti policentriche, fonda ecopolis o biopoli (nella definizione di Saragosa); che è a sua volta sorretta dalla ricostruzione della rete degli spazi pubblici come luoghi di prossimità e convivialità alimentati da forme allargate di democrazia partecipativa (Magnaghi 2010a)21; dalla specializzazione e complementarietà dei servizi rari e delle tipologie abitative in ogni nucleo del sistema urbano che ne definisce la mixité, funzionale, sociale, generazionale; dalla realizzazione dell’accesso alle reti distribuite; dalla riorganizzazione reticolare dei trasporti pubblici e la pedonalizzazione di vaste aree urbane, lo sviluppo di attività produttive locali22;   Sulla scomposizione e riqualificazione urbana attraverso nuovi criteri di standard per le periferie delle città toscane vedasi il saggio di Giovanni Ruffini in questo stesso volume 21   Lo sviluppo di pratiche partecipative ha dato corpo alla crescita di cittadinanza attiva e di reti civiche per esperimenti di autogoverno locale, che vanno nella direzione del consolidamento delle centralità urbane (a partire dall’individuazione delle identità morfotipologiche e culturali), della valorizzazione delle individualità e degli strumenti di autogoverno dei singoli ecovillaggi attraverso la crescita di processi partecipativi strutturati e di ‘cantieri’ di produzione sociale della città; della costruzione di sistemi di relazioni multipolari fra i diversi centri al fine di produrre complessità sociale e interazione inclusiva, intersettoriale e interculturale (valorizzazione dello scambio fra culture). 22   “Le attività produttive locali si riferiscono innanzitutto ai processi di autoriproduzione: manutenzione urbana, servizi di base e di mutuo soccorso, orti urbani e mercati 20


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Le regole e il progetto by DIDA - Issuu