Tra territorio e città

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Londra: ‘una metropoli al verde’

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5. Appunti per l’Urbanistica Italiana Londra risponde alle nuove esigenze di cambiamento verso forme di sviluppo urbano durevoli e rispettose delle risorse essenziali del territorio attraverso una forte e decisa riorganizzazione del suo assetto spaziale. Il Piano regionale rappresenta un punto di transizione verso un nuovo modo di governare la metropoli frutto di un complesso programma di ammodernamento portato avanti dal Governo Laburista. Le riforme avviate dalla seconda metà degli anni novanta hanno toccato il sistema di governo e di gestione della città attraverso un progressivo decentramento dei poteri verso il basso e introducendo piani strategici regionali di ultima generazione. Questi cambiamenti hanno potenziato in particolare la Greater London, l’unica regione inglese a godere di speciali poteri di pianificazione nonché ad avere il proprio rappresentante direttamente eletto dai cittadini. La restaurazione della Regione di Londra sembra aver dato buoni esiti con un netto miglioramento nella coordinazione delle scelte a livello locale attraverso una regia d’area vasta che rende coerenti le azioni sostenute dalle diversi Borough. In prima istanza si evidenzia come il Piano di Londra stabilisca una certa continuità con il filone tradizionale dell’urbanistica inglese riattualizzando efficacemente molte intuizioni già proposte da Abercrombie nel Piano del 1944. Il forte legame tra i due strumenti è evidente nella strategia del verde ripensato da entrambi i piani come elemento continuo destinato alla riorganizzazione morfologica del sistema insediativo regionale ed al controllo dell’espansione urbana. Il Piano attuale si pone come obiettivo principale quello di sistemare la crescita senza apportare nuovo consumo di suolo, rimanendo dentro i confini della Green Belt. La strategia è quella di promuovere una Londra più compatta ed accessibile, sistemando lo sviluppo insediativo attraverso complesse opere di densificazione urbana, recupero edilizio e riciclo di aree urbane inquinate o dismesse. Interessante risulta la metodologia scompositiva proposta nel piano che riconosce la metropoli come rete policentrica di città su cui impostare una crescita insediativa cosciente attraverso un calibrato potenziamento infrastrutturale e funzionale in base alla capacità di carico di ciascun nodo urbano della rete. Al sistema esistente si aggiungono nuove centralità urbane come Barking Riverside, create recuperando grandi aree dismesse presenti nella capitale. Queste aree da periferiche diventano centrali e sono connesse al resto della città grazie a nuove opere infrastrutturali che ne potenziano l’accessibilità al trasporto pubblico. Dall’esperienza londinese emergono


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