Diari Dalla Bovisa # 3

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DIARI DALLA BOVISA DICEMBRE 2007

Riceviamo & Pubblichiamo

L’Italia torna a parlare di nucleare Gli Italiani ricordano i 20 anni dal Referendum anti-nucleare: e non c’è da festeggiare!

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PERIODICO UNIVERSITARIO STUDENTESCO POLITECNICO DI MILANO BOVISA ANNO I NUMERO TRE

Intervista al Garante degli Studenti

EDITORIALE

Il Prof. Broglio ci illustra l’innovativa figura del Garante degli Studenti

di MAURO CASELLATO

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aro Diario se sei da queste parti, fermati un po’ con me! Se ancora non sei partito con il tuo solito contratto a progetto in tasca anche se fuori gela; se non sei già passato in tintoria a riprenderti il tuo vestito color rubino e quella lunga barba finta che tanto ricorda la neve quando, di mattina presto, si raggruma ai bordi delle strade, lasciati abbracciare. Vieni qui da me...Incontrerai una tempesta di neve, lo so per certo! A loro dirai che in quelle condizioni è impossibile anche farsi tirare da un carro armato, figurarsi da quattro renne estinte…Un goccio per scaldarti, come ai vecchi tempi, quand’ero bambino e dormivo tranquillo solo dopo che la liturgia fosse predisposta a puntino: un centrino bianco sopra il tavolino basso, ai piedi di un albero di plastica sempreverde, con le lucine riflesse in mezzo bicchiere di un rosso buono appresso una fetta di torta lì, per te. Scaldiamoci un po’ insieme e fammi sentire più forte che va tutto bene, che là fuori non è poi quel gran casino che sembra e qua dentro qualcosa è cambiato. Perché non sono quello dell’ultima volta. Perché il fuoco è vivo e quest’anno crepita che pare una canzone di casa anche per me. Perché il mio cuore è “sold out”, ed è quasi un anno ormai, ma quando bacia non sempre chiude gli occhi. E i sentimenti ovviamente non c’entrano, conosci loro, e conosci lui: è fatto così, deve vedere, capire, confondersi e raccontarti tutte le verità a cui a stento riesce ad aggrapparsi. Si rifiuta di credere seriamente alla vita, correre il rischio di non stupirsi una volta ancora o peggio che, chiusi gli occhi, si farà l’ordine dovuto al soldato meritevole di piangere sulla propria tomba. Dicono: “Meno male che ci sono i soldati!”, quelli che ogni mattina prendono a spingere la carretta fino anche a sprofondare nel fango…Sai, lo penso anch’io che siano una sorta di eroi, ma osserva quell’uomo laggiù con la giacca imbottita di piume e polvere di cantiere; quello da cento chili almeno che non vede nemmeno le vetrine, tiene la strada tutta nei suoi pensieri. Si toglie un cappello di lana per dieci ore stretto fin al collo. Cerca l’aria, adesso…Rosso in viso, l’ha bruciato un sole freddo che ora, spento e così lontano, in staffetta con le migliaia di luci stese nei soliti disegni natalizi volanti sulla strada, gela fino a scoppiargli nelle vene quelle ... continua a pag.4

ono una studentessa al quarto anno di Ingegneria Energetica, e la recente visita alla centrale nucleare di Gösgen (Svizzera) ha presentato l’occasione per riflettere sulla possibilità di un ritorno al nucleare nel nostro Paese, soprattutto in un momento in cui la “questione energetica” è un argomento più che mai attuale e spinoso. Recentemente l’On. Casini ha auspicato il ritorno all’utilizzo di questa fonte, specificando come l’Italia non possa restare indietro rispetto agli altri Paesi europei, che da tempo hanno fatto del nucleare una scelta energetica strategica, avvalendosi anche di cervelli “made in Italy”, di cui lo Stato Italiano finanzia la formazione per poi lasciarseli scappare. ... continua a pag.2

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iproponiamo sui Diari dalla Bovisa l’intervista al Garante degli Studenti della Facoltà di Ingegneria Industriale, pubblicata l’anno scorso sul giornalino interuniversitario “Lanterna”, al fine di portare a conoscenza questa figura anche alle nuove matricole e ribadirne l’importanza per gli studenti degli altri anni. L’intervista è stata leggermente modificata rispetto all’anno scorso, anche in virtù di un anno ulteriore di esperienza. Entriamo nell’ufficio del prof. Broglio, Garante degli Studenti della Facoltà di Ing. Industriale del Politecnico di Milano. Il Professore ci accoglie e dopo qualche battuta inizia la nostra intervista. Professor Broglio, Lei ricopre la carica di Garante degli Studenti della nostra facoltà da un anno. Qual è il suo ruolo in definitiva? Ci sono esempi in altre Università a cui si ispira? È una figura ancora in fase di “messa a punto”. Come avrete letto dal sito di Facoltà il mio compito è solamente istruttorio: come delegato del Preside intervengo in seguito ad una segnalazione da parte degli studenti in tutte le situazioni di abuso o disservizio che possono aver subito. Garantisco la difesa della privacy di chi ha presentato la segnalazione, non mi occupo della difesa, verifico i fatti istruendo una pratica, se necessario, e contatto l’istituzione coinvolta. L’idea della figura del “garante” è nata su sollecitazione del Preside. Ho svolto una ricerca in proposito per scoprire che non è un’idea nuova: questa figura è presente in svariate forme in molte università nazionali ed estere con un campo d’azione notevole che non riguarda solamente i rapporti tra studenti ed università ma svolge anche compiti giuridico-amministrativi. Per questa ragione in alcune sedi il “garante è un magistrato in pensione o una persona di spicco della regione. Negli USA è denominato “Ombudsman”, spesso non è un’unica persona ma un ufficio concepito come supervisore delle attività. Quello che si voleva invece nell’ambito della nostra Facoltà era qualche cosa di molto più elementare: un ufficio reclami che raccogliesse le lamentele degli studenti. Al termine della ricerca si è preso spunto dal garante della Facoltà di Psicologia di Roma – La Sapienza. Per concludere ritengo valga la pena ricordare che tra i vari compiti vi sia anche quello di “ascoltare” e di vagliare l’efficacia della comunicazione tra istituzione e studenti.

Entriamo nel particolare: ma gli studenti che cosa Le chiedono? Spesso il mio ruolo viene confuso e mi viene chiesto di tutto a tema, ma anche fuori tema. Da come comportarsi con i docenti in merito ad esami particolarmente ostici, ai motivi dei ritardi delle borse di studio, ai problemi di orari dei corsi. I problemi “in voga” sono principalmente quelli sui piani di studio e la “decadenza”. Ultimamente si pensa di verificare l’accesso alle informazioni da parte degli studenti attraverso il sito di facoltà cercando di migliorarne l’efficienza di comunicazione. Come dicevo arrivano anche richieste su argomenti che esulano i miei compiti, tuttavia non è mia intenzione sbattere la porta in faccia a nessuno, il mio ufficio è sempre aperto a qualsiasi studente voglia scambiare due parole con me. Quali sono gli aspetti positivi per uno studente e per la facoltà? Principalmente è quello di alleggerire il lavoro della presidenza e della segreteria studenti. Purtroppo ritengo che la figura del garante sia ancora poco conosciuta visto che diverse lamentele arrivano ancora direttamente al Preside o agli sportelli della segreteria studenti. Inoltre talora gli studenti non

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ALL’INTERNO Milan spawned a monster Giovanni Bono

Dove stai andando Milano? Stefano Mazzù

L’Italia torna a parlare di nucleare Viviana Marchitelli


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si fidano e nonostante la garanzia del rispetto dell’anonimato, temendo ritorsioni, una volta sfogati illustrando il motivo della lamentela, mi chiedono di non procedere. Ci tengo a ribadire che è dovere del Garante proteggere la privacy dello studente e, anche nel caso di necessità di una identificazione per procedere ho l’obbligo di chiedere prima l’autorizzazione allo studente! Quale dovrebbe essere secondo Lei il giusto coordinamento tra le figure di garanzia all’interno della facoltà? Come potrebbe migliorare l’attività di noi rappresentanti degli studenti? Il Tutor e il Garante non sono gli unici, ma sicuramente sono un mezzo importante di comunicazione tra studenti e Presidenza e di conseguenza con la Facoltà. Come già detto, il Garante informa il Preside di quanto lamentato dagli studenti sollecitandone talvolta un intervento. Attualmente alcune rappresentanze degli studenti pur presenti, sembrano poco partecipi nell’attività dei vari organi. La vostra attività non dovrebbe limitarsi alla presenza nei vari organi, ma concentrarsi anche sulla comunicazione, magari sfruttando anche i canali ufficiali del Politecnico. Crede che il Senato Accademico dovrebbe valutare la possibilità di introdurre la sua figura in tutte le facoltà? Come dicevo, la mia è una figura in via di sperimentazione, penso però che possa essere un buon canale di comunicazione tra studenti e istituzioni. È un discorso che potrebbe essere affrontato sotto opportune condizioni. Crede che gli studenti vivano in modo attivo la nostra facoltà? La mia impressione è che gli studenti non vivano in maniera attiva, ma d’altronde nemmeno ai miei tempi succedeva, anche se alla luce degli ultimi eventi si notano alcuni progressi. Dalla mia esperienza direi che il modo di vivere l’esperienza universitaria sia funzione di vari fattori tra cui anche il tipo di corso di laurea di appartenenza. Ad esempio gli allievi Energetici mi sembrano studenti che vadano oltre lo studio, cercando di creare un gruppo, interpretando maggiormente l’esperienza universitaria. Come crede si possano migliorare i servizi per gli studenti? In generale cercando di aumentare il rapporto docente/studente. Non dobbiamo dimenticare poi le attività extrauniversitarie. In Bovisa, soffriamo ancora l’assenza di infrastrutture dedicate allo sport e al tempo libero. Mi fa piacere vedere nuove iniziative come quella di Triennale Bovisa che oltre ad essere un esperienza positiva di carattere culturale lo è anche dal punto di vista sociale. Ancora tanto deve essere realizzato tuttavia per completare il progetto della Bovisa. L’intervista sarebbe conclusa, vuole dirci qualcosa in particolare? Ma voi non avete esami in questi giorni? Si. E allora buono studio! Grazie! A conclusione dell’intervista, da rappresentanti degli studenti ci teniamo a ribadire l’importanza strategica che può avere il Garante degli Studenti per la comunità studentesca. L’auspicio è quello di vedere questa figura della facoltà essere sempre più utilizzata da coloro che ne avranno bisogno, e di non temere alcuna ripercussione, perché l’obiettivo del Garante degli Studenti è proprio quello di tutelare coloro che ricevono un disservizio! TERNA BOVISA ternabovisa@ternasinistrorsa.

L’ITALIA TORNA A PARLARE DI NUCLEARE (continua dalla prima pagina) Una seppur debole apertura è arrivata dal Mi- sia supportato da dati validi e fonti autorevoli. nistro dello Sviluppo Economico Pier Luigi Qualche esempio di cattiva informazione? Bersani, che al World Energy Congress (Roma, Tempo fa sul blog di Beppe Grillo mi è capi11-15 Novembre) ipotizza un futuro ritorno tato di leggere il commento di una ragazza che all’atomo ma solo con il cosiddetto nucleare di asseriva che l’uranio estraibile finirà nel giro di quarta generazione. un decennio, rendendo il nucleare praticamenIntanto però “i più” ignorano i passi da gigan- te da bandire. Niente di più falso: le riserve te che la scienza di uranio ecoe l’ingegneria nomicamente hanno fatto per “…valutare per il futuro il nucleare di quarta ge- sfruttabili con rendere questa nerazione e nel frattempo cercare comunque una l’attuale tecnoenergia sempre logia ammonsoluzione per i rifiuti radioattivi” più sicura e affitano a circa 200 P. Bersani 07/02/2007 ANSA dabile. GTep, a fronte In tutta franchezza io non credo che una scelta di 300 GTep tra olio e gas naturale. E’ vero che così importante e decisiva possa essere presa l’uranio più pregiato ed utilizzato, l’ U235 fissisulla base del consenso popolare, in quanto le, è presente solo nella percentuale dello 0,7% molti non hanno gli strumenti per valutare sulla quantità di uranio globale, ma sono già la fattibilità in termini tecnico-economici di pronti reattori autofertilizzatori che possono un’operazione di questo genere, ma ritengo utilizzare anche l’isotopo fertile U238 (99,3% assolutamente indispensabile che debba esser dell’uranio mondiale), allo scopo di rimpiazzafatta informazione su tutti gli aspetti dell’enerre il materiale fissile consumato. Quando quegia nucleare, a cominciare dalle tanto temute sta tecnologia andrà a regime, l’uranio diverrà centrali nucleari. una fonte energetica virtualmente inesauribile! L’informazione è (dovrebbe essere) democraUn’altra obiezione che viene spesso sollevatica e alla portata di tutti, le competenze molto ta a proposito del nucleare è la competitività spesso non lo sono: il rischio a cui andiamo economica delle centrali. A chi, con estrema incontro è quello di politiche emozionali, basuperficialità, afferma che l’energia nucleare è sate su deboli la più costosa motivazioni a cadel mercato, rattere irraziona- “…l’Italia deve entrare con tutti e due i piedi nella ricordo che le, proprio come gli alti costi di ricerca del nucleare di nuova generazione” avvenuto con il investimento P. Bersani 13/09/2007 ANSA Referendum del iniziale sono 1987 in cui la paura di una nuova Chernobyl compensati da una bassissima incidenza del ha portato ad una scelta affrettata, le cui concosto del combustibile: l’uranio, infatti, incide seguenze stiamo tuttora pagando. solo per il 5% sui costi totali, che arrivano al Per informazione intendo la promozione di di20% considerando il processo di lavorazione battiti seri a cui partecipino esperti del settore , a fronte del 40% del carbone e del 70% del e professionisti competenti, la realizzazione di gas naturale. convegni aperti al pubblico e la diffusione caE, vantaggio non da poco, una centrale di quepillare della conoscenza tramite i mass-media: sto tipo non immette in atmosfera anidride insomma, tutto ciò che possa contribuire a licarbonica o altri gas serra! mitare se non sconfiggere la dilagante malaNon deve essere un caso, infatti, che la Francia informazione di cui è affetto il Paese Italia, possiede ben 59 centrali nucleari, soddisfacensoprattutto sul tema energetico, in particolar do in questo modo quasi l’80% del fabbisogno modo sul nucleare. nazionale. Un esempio delle tante possibili riNon sono un’accesa nuclearista, ma quello che cadute positive: basso costo dell’energia eletho appreso nel corso di studio di Ing. Enertrica (l’Italia ha le bollette più care d’Europa), getica mi basta per criticare Michele Santoro da cui maggiore convenienza delle pompe di che affronta il calore per il problema enerriscaldamengetico italiano “ Non abbiamo il fisico per il nucleare: sono anni che to domestico alla presenza non abbiamo risolto, unico caso in Europa, il proble- rispetto alle dell’On. Rutelli caldaie a gas o e di Dario Fo ma del deposito nazionale di superficie per le scorie. a olio combu( s i c u r a m e n t e A chi mi parla di nucleare dico: prima risolviamo stibile, le quali stimato intelletsprecano enerquesto problema, poi facciamo le centrali.” tuale e premio gia preziosa e P. Bersani 8/11/2007 ANSA Nobel, ma non inquinano terso quanto esperto in campo energetico), e reribilmente le nostre metropoli (basta guardare stare quanto meno scettica di fronte alle parole Milano)!! dell’On. Pecoraro Scanio, che, senza alcuna coI numeri parlano chiaro, e se è vero che l’Itagnizione di causa, afferma che l’Italia dovrebbe lia è una delle principali potenze economiche puntare esclusivamente sulle fonti rinnovabili. mondiali non può esimersi dal prendere deciAttenzione: la questione che vorrei sollevare sioni lungimiranti e anche impopolari. non è tanto la legittimità della preferenza del Il punto chiave è tutto qua: nel desiderio di innucleare alle rinnovabili o ai combustibili fosterrogarci, informarci ed informare, senza facisili, quanto l’importanza e la stringente necesli strumentalizzazioni e banale retorica. sità di un dibattito serio sui benefici e sui limiti delle diverse opzioni, che faccia della chiarezza Viviana Marchitelli e dell’onestà intellettuale i suoi capi saldi e che viviana.marchitelli@libero.it

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A proposito di ... MILANO

Milan spawned a monster

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ilano é una ragazzaccia, ma anche una madre. Una madre che non rinuncia a essere giovane, i cui figli piangono in continuazione.

Milano: bella, di bellezza non banale. Ostica e ricca di fascino. Milano: o la si odia o la si ama, o nero o bianco. Curioso, per una città dove da sempre domina il grigio, dove le sfumature tra ricchezza e degrado, rigore e superficialità (chiamiamola così) sono sempre meno nitide. Amore oppure odio: “tertium non datur”.

Dove stai andando Milano? Dal caro affitti agli ultimi scandali: una città che stenta a riconoscersi

Milano é una madre che si veste da ragazzaccia. Una ragazza madre. Troppo giovane per le sue responsabilitá, troppo vecchia per scaricarle su altri. E’ un caffé alle tre del pomeriggio tra le pozzanghere in cui si riflettono le nuvole. Sciarpe al collo e guanti scuri per gli avventori dei bar, tutti soli in mezzo a gente sola. Perchè a Milano si può essere soli in luoghi affollati, e pieni di compagnia alla fermata del tram, quando si é soli. Nelle mattine di cristallo guardi i tabelloni elettronici che organizzano la tua giornata: aspetterai almeno quindici minuti, ma in cuor tuo sai che sono almeno il doppio. Meno male che hai un libro e tanti sconosciuti con cui fare del male comune un mezzo gaudio. Milano sono le modelle con la mappa della cittá in una mano e book fotografico nell’altra. Vengono dall’est, appaiono lucidamente bianche nel torbido ovest: come noci di burro che si sciolgono su piastre in acciaio inox, sono gettate in piena Europa. Ne respirano a pieni polmoni catrame e vanitá. Partecipano alla fiera degli aperitivi, dei preparativi, dei preliminari. Diventano vanitose e occidentali. Carne per la piastra. Milano é il luogo delle coincidenze apparenti. Incontrarsi é fortunoso, ma possibile: una probabilitá su cinquanta. Non di quelle di una vittoria alla lotteria, ma di quelle che possono farti innamorare, se incontri la stessa persona tre volte in poche ore e in posti diversi. Piazza Duomo mescola gente in ogni secondo, prepara cocktail di umanitá variegati. Io preferisco la birra. La prendo in un pub di Corso di Porta Ticinese. Calciatori, attori, modelle e registi bevono con me. Loro esibiscono i loro tatuaggi, io le mie cicatrici. D’amore. Perchè Milano mi ha innamorato, mi ha disinnamorato, mi ha fatto soffrire. Mi ha fatto gioire, e dubitare, come una margherita a cui staccare i petali. Mi ama, non mi ama. Ora amo Milano. I piccioni dalle penne inquinate, il susseguirsi sfacciato delle stagioni, la metropolitana strabordante di gente alle sei del mattino. Esco dal pub di Porta Ticinese, sbatto contro una modella dai capelli rossi e dagli occhi chiari. Mi sorride e scappa via, perché piove. Mentre la vedo sparire tra le colonne di San Lorenzo, le macchine sollevano schizzi dalle pozzanghere in cui si riflettono le nuvole. Quelle pozzanghere non sono il mare: Milano non lo avrá mai. Ma noi amiamo Milano: perchè sappiamo immaginare.

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istesa sulla pianura, protetta dalle montagne e ornata dei vicini laghi vi è una città di nome Milano....la nostra magnifica Milano...casa dolce casa. Vivo a Milano da sempre e questa magica metropoli non smette mai di stupirmi e impressionarmi. “Milàn l’è semper un gran Milàn” dicono tutti quando se ne parla, perchè a tutti lascia un velo di eccitazione camminare per le sue vie e frequentare i suoi luoghi più famosi; ci si dimentica anche di quel cielo cinerino, uggioso e pieno di smog perchè a Milano si è troppo occupati a guardarsi intorno e godere della sua varietà per far cadere lo sguardo su un piatto grigiume. Già perchè Milano è città universitaria, capitale della finanza e della moda. Trasferirsi a Milano suggellava l’inizio di una nuova vita sociale e culturale per molti....o almeno fino a qualche tempo fa. Cosa succede ora? Cosa è successo alla nostra amata città? Il libro-inchiesta ”Milano da morire” dei giornalisti del Corriere Luigi Offeddu e Ferruccio Sansa ha portato alla luce piccoli grandi scandali di una Milano che stenta a riconoscersi e sembra aver dimenticato il proprio passato: i parcheggi sotterranei realizzati nei luoghi più impensabili, anche vicino ad opere che fanno parte da secoli del patrimonio artistico della città, come la Basilica di S.Ambrogio e la Darsena, i grattacieli alza-affitti oppure il recente scandalo assunzioni a Palazzo Marino. Difficile dare una spiegazione a ciò che succede, ma questa città è cambiata molto e sembra ora stritolare come in una morsa chiunque decida di viverci: caro affitti, inquinamento, degrado.

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Una città che si sente sempre più periferia, e “da troppo tempo è come decapitata – afferma Giangiacomo Schiavi, caporedattore del Corriere della Sera – senza un regista, una guida capace di incanalare le tante spinte che la metropoli produce”, in cui i cittadini si sentono sempre meno ascoltati, e ricordano, in risposta alla lettera del sindaco Moratti “Perché Milano è città leader”, che “Milano, purtroppo, non è solo Montenapoleone, il ristorante dello stilista, piazza Duomo e Brera....e soprattutto non finisce con la cerchia dei bastioni...” La città sta attraversando un periodo di profondi rinnovamenti nelle sue strutture e per trovare un cantiere aperto non si deve mai fare molta strada. Le nuove linee della metropolitana, i lavori sulla tangenziale e i parcheggi sono solo un esempio. Ma tutti questi lavori sono realmente utili? La mobilità a Milano è un problema sempre aperto: treni, metropolitane, autobus e tram sembrano sempre troppo pochi e troppo piccoli e i taxi sono quasi uno spauracchio per i giovani. Sono certo che ATM e FNM stiano facendo moltissimo per assicurarci una copertura capillare del territorio, contenendo i costi di biglietti e degli abbonamenti, ma si ha l’impressione che qualche convoglio funzionante in più e qualche accorgimento “da viaggiatore” basterebbero a migliorare di molto il servizio, di più del recente avvio del progetto di telefonia in metropolitana. Con la propria auto le cose non migliorano, anzi! Altre angosce insorgono quando si parla di carovita, di aumenti più o meno incontrollati in tutti i settori, soprattutto negli affitti, tanto che per i giovani andare a vivere in modo autonomo diventa quasi impossibile senza la “benedizione” pecuniaria di mamma e papà. >>


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DIARI DALLA BOVISA

Per noi giovani questo è un problema di primo piano e non riusciamo a vedere un’apertura verso di noi da parte della politica cittadina, sentendoci sempre più vittime del sistema e non traino sociale ed economico. Carlo Pretara, il nostro Presidente del Consiglio degli Studenti, in occasione dell’inaugurazione dell’Anno Accademico ha sottolineato “un evidente scompenso tra il beneficio sociale che gli studenti portano alla città e le politiche sinora adottate dalla città per dare la giusta importanza a noi studenti ” tanto che, prosegue, “gli studenti, quando tornano dall’esperienza dell’Erasmus, spesso da altre grandi città europee, notano molte differenze e non si chiedono cosa dovrebbe fare Milano per colmare la distanza, ma si chiedono cosa potrebbero fare loro per andare a vivere nelle città straniere!”. Anche perché, è bene ricordarlo, “ quella studentesca è la migliore immigraSEGNI SUL MURO zione possibile! ” E allora non riposiamo sugli allori: è giunto il momento di farci sentire, di portare i nostri progetti, le nostre idee e il nostro buon senso all’attenzione del Comune e delle aziende che si occupano di questa metropoli. Qui al Politecnico godiamo di una vastissima scelta di discipline che possono contribuire ad un serio sviluppo della città, se solo ci fosse la volontà politica e l’onesta intellettuale di farlo, anche da parte degli amministratori, che molto spesso guardano più al PIL che ai cittadini. Ci stiamo giocando un Expo, un evento che porterà un rilancio di immagine e di qualità se sfruttato adeguatamente: cerchiamo quindi di tirarci fuori da questo impaccio per tornare a dire sorridendo “Milàn l’è proprio un gran Milàn!”. Stefano Mazzù

EDITORIALE

... continua dalla prima pagina

me che non hanno mai osato ammorbidire il suo volto prima d’allora. Pochi passi ancora e due marmocchi, una moglie incinta, gli saranno intorno per spogliarlo anche di questa giornata assurda, come ogni sera, da Agosto. Da quando sciogliere i bottoni è diventato via via più faticoso, lungo, meccanico, una parola vuota. Perché la bella stagione se n’è andata e ne servono tanti di bottoni se porti vestiti scadenti. E perché da allora sopporta d’aspettare l’ultima paga e non gl’è rimasta più nemmeno una parola da spendere, una giustificazione da sbottonare sull’istante. ‘Il prossimo mese andrà meglio...’, giurava inginocchiato alla pancia di sua moglie. Lo stesso, in banca, pochi minuti fa, sul ventre gonfio del direttore, e senza mai essersi calato una volta i pantaloni al cospetto di quegli occhietti avidi, ingentiliti appena da due lenti esageratamente spesse, dietro le quali ti scrutano socchiusi, e protetti, quasi a metterti in guardia che di lì non si passa. E intanto

lui rischia la casa; l’altro solo l’immacolata concezioramo che tra poco tocca terra. Pare strano, ma ne di un discreto affare! non smettono mai d’ingrassare, mah!…e mentre Era estate quando tutto è cominciato e pareva anche l’albero lentamente muore, un piccolo albero pertollerabile. Passerà in fretta, si diceva. E poi le giorché qui si lavora in pochi ma buoni, agli Stracci di nate son così lunghe che gli restano due ore buone, tute blu con famiglia solo la polvere o trucioli di la sera dopo il turno, per toccare con mano la terra ferro. Così s’era levato un malessere borbottante, di quei due campi di fronte casa, mescolati con lo perché il pauroso si provava a frenare il compastesso sangue di tre, gno di indole votata alla rivoluzione dopo anni forse quattro geneincerti di fiducia offerta al destino, a dir il vero un razioni. Due campi po’ sovrappensiero, e caparbiamente sbeffeggiata rendono meno di un da una femmina che, le mancasse quel tono da ‘future’, ma almeno diva in copertina, si crederebbe pure una signora si evita di comprare per via del nome altisonante: “Economia Globala verdura con quel le”. E a mezzodì montava il consenso sull’idea di che costa. Un po’ uno sciopero duro e casereccio, ma nulla si sarebdimenticare, molto be fermato prima che qualcuno arginasse Gino, il lavorare, ma è convecchio anarchico prossimo alla pensione risoluto tento e perché no, sul momento a far saltare qualche testa. In fin dei sazio. E’ roba sua conti un re francese lo tolsero di mezzo così e per che non gliela porta gli stessi motivi, no? -‘Ma va là, ma va là! Teston! via nessuno. Ci vede Te si un pare de fameija, no sta far el mato! No sta ancora suo padre far el mato, par piaser! E po’ ze cambià i tempi! sotto quell’albero, Parlemoghene, no?! El sindacato…’. -‘No, dai!.. a far merenda con Assa star i commercialisti, dai!..’. E una rivoluziodue, tre avventori: ne abortita…-’Ah! Ma va in mona ti e tutti quei pane, formaggio, sacome ti, bestia!’, richiede almeno che qualcuno lame e un fiasco di venga mandato a quel paese. Sacrosanto! -‘Hai cabernet. Nulla per sentito cos’ha detto a Nino quello sbarbatello cui servisse varcare sceso dagli uffici di sopra, se scioperiamo?’, parla la soglia di un superquello forbito. - ‘Che no semo niente! No ze afari mercato. Vien tutto nostri e se no me va ben cussì, fora da e bae! Foda là dietro. Dalla ra-da-e-ba-e!’, sempre quello forbito, ma per incistalla. Dal camino… dere profondo… -’A mi!…Dopo tuti sti ani qua Un sguardo intorno dentro, sto capanon, a conzelar col fredo e cuzinar e lo prende sempre col caldo…’, e ad un anno dalla pensione. con un brivido quel “Fora da e bae!” scaraventato in faccia a Nino il di Marco Astolfi suo piccolo orizzonsobillatore di anime e capre, il mezzo sindacalista, te che sconfina dieo sindacalista pieno, ma rimasto un secolo indietro. tro l’albero, verso il sole, come un ponte piantato ai Dove quelli che la causa non è un lavoro come un suoi piedi e fino a dove lui non hai mai potuto, o mai altro, o soltanto quello, lottano per una sopravvivoluto sapere. Importa soltanto che il tempo è scorvenza degna di un uomo. E s’è perso...Abbassanso e arriverà anche dopo di lui, ai suoi figli. Si chiama do il capo, le gambe che non tremano…figurarsi, speranza e funziona a meraviglia, meglio di qualsiasi le sue! Però le mani, quelle sì. E strette a pugno le stupefacente se solo sai un po’ sognare. Però, oggi, costringe a fermare la testa che scoppia, un attimo anche il tempo s’è arrestato schiacciato sotto le maprima di perderne il controllo. Prima che arrivi la cerie del suo stesso ponte. Nascosto dietro il fumo pazzia che rovinerebbe molte vite. Poi il silenzio. delle parole chiave di una congiuntura storica ancora La marcia ingloriosa della vergogna che affiora dal una volta sfavorevole a quelli come lui: ”Ci dispiafondo dell’impotenza più sporca, bituminosa…se ce signore, ma non è colpa nostra. Non dipende da n’è andato senza neppure a sbattere una porta. noi. La banca non può aspettare oltre quella data”… I tempi cambiano… I ponti crollano. Ma Babe lo sfiora il dubbio d’aver sbagliato tutto. Liquidabo Natale arriva sempre. Le lucine per le strade re i fratelli che non hanno voluto sentir storie, ma aumentano. I negozi si riempiono di favole. E il solo tutto e subito. Sistemare la casa che marciva da nord est è sempre il solito stretto campo di ‘mezcent’anni. Ma che altro poteva fare? Con un lavoro zadri’, tanti, e padroni, in lieve aumento demograa tempo indeterminato...E la famiglia, dove l’avrebbe fico. I vestiti non nascondono niente. piantata? Eh, perché una famiglia si pianta ancora, Ora che sei qui, caro Diario, e hai indossato la tua da queste parti! Per la prima volta ha una paura che divisa con tanto di barba, spiegami con che facgli verrebbe da strapparsi anche i vestiti per provare cia ti presenterai, tra pochi giorni, in quella casa a levarsela di dosso. Ma ormai è lì, cristallina, come dove finiscono campi. E se i tempi sono davvero il freddo che spira dal buio del campo; viva, come i cambiati, fammi capire perché anche quello è un pochi fari che si scorgono appena sulla statale che uomo, ancora lì, una mano sulla porta di casa che taglia l’ignoto scuro e profondo, laggiù. E se oggi un cane ansimante già fiuta dall’interno, mentre poteva andare peggio, la sorte, di certo, non s’è tirata delle voci squillano in corsa verso di lui: ”Ciao indietro, fino a procurargli una vergogna tale di se Ninoo!” stesso e un rancore in gola da bloccarlo sull’uscio di E Nino ha paura. casa...- Guardalo bene, Caro Diario!- Come non bastasse è lì che si fruga la testa se trova mr.chips@alice.it un faccia accettabile e un certo coDIARI DALLA BOVISA raggio per guardare i loro volti. Devi Anno I sapere che in fabbrica era corsa una Numero TRE Hanno collaborato voce degna di fondo sui padroni, Dicembre 2007 a questo numero : perché così si chiamano nel nordest, Tiratura: 1000 copie Prof. Stefano Broglio ”Paroni”, che ogni mese avrebbero DIREZIONE Marco Astolfi intascato comunque la loro ingorda Mauro Casellato Giovanni Bono fetta. Sei, sette e più, quanti sono Valerio Scupola Marco Frigerio diventati, i padroni? Se conti i figli, GRAFICA Viviana Marchitelli Lorenzo Spinazzi vedi la filiera di pidocchi appesi al Stefano Mazzù

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