Diari dalla Bovisa #5

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DIARI DALLA BOVISA GIUGNO 2008

PERIODICO UNIVERSITARIO STUDENTESCO POLITECNICO DI MILANO BOVISA ANNO II NUMERO CINQUE

Interamente finanziato dal Politecnico di Milano

TI AMO TERRONE ?

Grave episodio di razzismo nelle aule del Poli, anche se nessuno sembra essersi accorto di alcunchè.

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i amo terrone…è l’irresistibile ritornello di una canzone degli Skiantos “ Italiano, terrone che amo”. Simpatica, senza dubbio. Un po’ meno, invece, la storia, riportata qualche settimana fa da L’Espresso, accaduta ad una studentessa romana, Elena, trasferitasi a Milano per la specialistica. Titolo dell’articolo: “La differenza tra un italiano e un terrone spiegata all’università”. Pesante. Quell’università era il Politecnico di Milano, campus Leonardo per essere precisi, corso di Ingegneria Matematica, un pomeriggio come tanti. Ecco un significativo estratto della lettera pubblicata. “Oggi ero in aula, erano le 14:00 del pomeriggio, attendevo l’inizio della mia lezione, leggevo il giornale con i risultati (sconcertanti) delle elezioni di questi giorni; ed ecco che un ragazzo (mio coetaneo) sale sulla pedana della cattedra e davanti ad una platea di circa 30 persone (tutti uomini, la mia facoltà è a dominio maschile) sentenzia: ... continua a pag.2

Il 10 e l’ 11 Giugno si svolgeranno le elezioni dei rappresentanti degli studenti

EDITORIALE

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di MAURO CASELLATO

Elezioni al Poli: essere protagonisti Perchè votare, perchè interessarsi: ce lo spiega il Presidente

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i stavamo giusto riprendendo dalle elezioni politiche, dalla campagna elettorale, dai risultati, esaltanti per alcuni, devastanti per altri. Che eccole bussare. Avvicinarsi, anonime. Piene di volantini, colori, urla, banchetti, giornalini. Le elezioni studentesche al Politecnico. Per molti, la maggior parte, sono un evento un po’ folcloristico, da cui non farsi interessare troppo. E poi quel giorno c’è sempre qualcosa da fare. Se poi proprio si decide di andare, magari si trova la fila. Insomma, alla fine votano meno del 20% degli studenti. E quel 20% ha anche finito per far eleggere me. Così, per solidarietà con il mio successore, ho proposto una serie di misure per far aumentare l’affluenza, a cominciare dal ridurre le schede che lo studente riceve per votare (2 anni fa erano 6, quest’anno saranno 4). Oltre a meno fila vuol dire 80mila schede in meno da stampare… A me piace migliorare la vita. Mia e degli altri. La vita universitaria, ma non solo. E credo di essere in buona compagnia, qui al Poli. Specie considerando che, tendenzialmente, ingegneria, architettura e design dovrebbero tutte servire a migliorare vita e vite. Così mi sono ritrovato a fare il “rappresentante”. Poi, per una serie di casi fortunati, il “rappresentante dei rappresentanti”. Con il nome altisonante di “Presidente del Consiglio degli Studenti”. Che se ci togli le ultime due parole fa strano, ma va bene anche così. Quindi, si capisce, insieme a tanti altri mi sbatto per colorarla, questa università, renderla più funzionale, bella. (Ah, il colore: c’è un lato di Bovisa che ne avrebbe proprio bisogno. E’ quel lato dove le statistiche mi dicono che ci sono più dell’80% di soli uomini. Su questo non ho potuto fare molto. Il consiglio è di attraversare il ponte o aspettare l’arrivo dei gestionali). Sbattersi, dicevo. Sì, noi ci sbattiamo. Poi ogni tanto, quando diamo un po’ più fastidio, ci dicono che non rappresentiamo quasi nessuno, perché alle elezioni vota appena il 20% di studenti. (Anche se questo non inficia affatto il nostro “potere”, e noi andiamo avanti). È vero, c’è poco da ribattere sui numeri. Ma in parte è normale che ci sia un’affluenza così bassa, almeno a guardare due cose: anzitutto non siamo i soli. Nelle altre università l’affluenza è ancora più bassa SEGNI SUL MURO di Marco Astolfi che al Poli; poi il fatto che si elegge un organo rappresentativo, non di “governo”. Insomma, gli

aro Diario chiuso nel cassetto, in questi giorni molti si chiedono ancora perché certe cose accadano. I più rintronati si interrogano su che Ministero sia quello delle semplificazioni e come passerà le sue giornate Calderoli tra quelle mura, consapevoli che le risposte saranno dure da credere se si difetta di fantasia. Però, tutti quelli che hanno il tempo di interrogarsi, cercano anche qualche traccia del preallarme che fatti come quello di Verona meriterebbero. Quali siano i segni che ci avvisano dello tsunami o se dobbiamo accettare che sia solo un’onda da subire terrorizzati. Com’è possibile che il male sia così assoluto, o banale, in alcune sue dimostrazioni estemporanee di vitalità, che diventa tanto facile sospettare che un ragazzo, preso a calci fino a morire, non sia morto per davvero se non in un brutto sogno? Se non c’ero, non posso crederci. ... continua a pag.4

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studenti non sono il Rettore o il Preside, non decidono in prima persona. Per cui non produrranno rivoluzioni né possono promettere l’oro (anche se c’è chi lo fa). Ma allora, che fanno, qual è il loro ruolo? Anzitutto, in generale sono pari al 15% degli organi di cui fanno parte, il resto sono docenti. Ma non è sempre così. Le decisioni che ci riguardano più da vicino vengono prese da commissioni dove docenti e studenti sono pari in numero. Ma in generale il problema non sono i numeri. L’azione maggiore si esercita dando pareri, dialogando con chi poi decide, restando coinvolti nelle scelte del governo di una comunità di cui noi siamo i protagonisti. Non faccio esempi lunghi, anche se potrei parlare di biblioteche, mense, studentati, regolamenti, distribuzione dei fondi, laboratori, appelli e di tutto il resto su cui, specie noi rappresentanti negli organi “centrali” (io sono anche in Senato Accademico: accumulo cariche..), dobbiamo essere esperti, studiare il problema, confortarci in giro e poi dare le nostre indicazioni. Agli organi “locali” è diverso. In facoltà e consiglio di corso di studi si parla di cose più “immediate”: regolamenti didattici, esami, lauree, precedenze, ... continua a pag.2

ALL’INTERNO Ti amo terrone? La Redazione

L’invenzione della solitudine Giovanni Bono

Breve storia di un iraniano a Milano Valerio Scupola

Imbarazzo della scelta?


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DIARI DALLA BOVISA

calendario degli appelli. Tante questioni che riguar- Onore al merito! dano da vicino gli studenti che stanno già frequen- Eccovi qui le varie iniziative e battaglie proposte e portate avanti da ognuna delle associazioni di rappresentando i corsi. Per fare buona rappresentanza non tanza candidatesi due anni fa. Il MUP quest’anno non si presenta alle elezioni. bisogna solo colorare l’università pochi giorni prima delle elezioni e scrivere sui volantini cose che Azione Univer- La Terna Lista Aperta MUP gli studenti vorrebbero sentirsi dire. Bisogna essere sitaria Sinistrorsa presenti tutti e due gli anni in cui si resta in carica, sentire continuamente i professori, intervenire in consiglio, non avere paura di dare un parere diverso da quello di un preside o di un prof. Altrimenti si inquina solo il campus con preziosa carta per scrivere • Proposta di • 4% di aumento delle tasse •Nuova segreteria: •Conferenza sul curriculum che si è stati rappresentanti. abolizione/ invece del 10% previsto dal proposta aumento ore sulla questioCos’altro? L’articolo sta diventando lungo, anche se sostituzione del Politecnico. apertura degli sportelli e ne Malpensa sono “in scadenza di mandato” ho ancora molte Toefl. • Controllo transitorio per il sviluppo del questionario e Alitalia. email da leggere e a cui rispondere, ieri mi ha scritto nuovo ordinamento 270 + di valutazione del serviuna tipa che mi ha fatto notare un “baco”nel re- • Controllo tran- 2 incontri informativi con gli zio di segreteria. •Incongolamento delle tasse. Ora me lo studio e vediamo sitorio per il nuo- studenti sui Piani di Studio. •Sistema bibliotecario: tro con gli se è il caso di fare qualcosa. La prossima settima- vo ordinamento • Supervisione del nuovo approvazione del questudenti sul na si risolveranno due questioni fondamentali che DM 270. progetto di valutazione della stionario di valutazione referendum mi stanno occupando molto, in barba alla mia tesi: didattica. del servizio costituzionale l’apertura dei laboratori di design e il regolamento • Elaborazione del nuovo •Calendario accadedel 2006. di ammissione alle residenze universitarie. Quindi questionario per una migliore mico: proposta di totem meglio che vada ora. ripartizione dei fondi. blutooth in segreteria Certo, potrei parlare delle attività culturali. Ma an• Battaglia contro i nuovi siste- per inviare sul cellulare le che no. Ne leggerete in tanti altri posti, come sul mi di valutazione dell’accesso scadenze principali. sito www.studentipolitecnico.it (dove c’è anche il mio alla Laurea Magistrale (SNA, •Pretest: iniziati blog che tengo per tenere informati su quello che Soglia di automatica esclusioquest’anno per dare un si fa) o sul sito www.ternasinistrorsa.it dove ci sono le ne). aiuto a superare il test ricorrenti attività della Terna. • Diritto allo studio: modifica d’ammissione. A proposito. Quasi mi dimenticavo. Io sono il “predel regolamento di ammissione •Erasmus: database delsidente di tutti”, ovvio. Ma sono stato eletto con la agli studentati per garantire ai le equipollenze in quinta Terna. Grande associazione, ci si diverte un sacco e migliori il posto sin da luglio facoltà. si fanno molte cose utili. Quando leggerete imma+ manutenzione straordinaria gino che sarete in piena campagna elettorale. Faccio delle residenze. i migliori auguri a tutti. Ma invito a votare la Terna, •Nuove certificazioni per la linche ha dimostrato di fare rappresentanza sul serio. gua inglese: non più solo Toefl. C’è un’ultimissima cosa. Prima ho parlato di “ac• Petizione on-line per il cumulo di cariche”. Sia chiaro che il Politecnico è ripristino delle chiavette ai un’università “seria”, non paga i suoi rappresentandistributori automatici. ti degli studenti, se non quelli negli organi centrali, Attività Culturali Attività Culturali Attività Culturali (Senato e CdA), 7 in tutto, per 70€ circa a seduta (al • Concerto in • Terna Poligames • Concerti con Associamese). Soldi che per metà, almeno noi della Terna, Leonardo • Polisuona zione Leonardo. utilizziamo per la successiva campagna elettorale. • Cineforum • Proposte editoriali: La “Casta” cercatela pure altrove. • Proposte edi• Viaggi culturali autogestiti Polipo Carlo Pretara toriali: @Poli, Il • Conferenze e corsi Linux consiglio.studenti@polimi.it Pungolo • Proposte editoriali: Lanterna, “La nostra vita inizia a finire il giorno in cui diventiaSalvamatricole mo silenziosi sulle cose che contano” (M. L. King)

TI AMO TERRONE ? (continua dalla prima pagina) “Ragazzi, allora un attimo di attenzione; oggi vi spiegherò la differenza tra un italiano e un terrone”. Aspetto, mi dico di non partire prevenuta, di stare ad ascoltare, potrebbero essere le solite battute alle quali, oramai da due anni, non si scappa; che con leggerezza ti rivolgono e che con altrettanta leggerezza devi accettare (”Roma ladrona”, “Milano produce, Roma spreca”, “Milano capitale economica e morale d’Italia” ecc ecc.). Il ragazzo persevera: “Dicevamo, il terrone, miei cari, è il tipico uomo bassottello, grassoccio e decisamente sporco”. Dal fondo urla un voce d’uomo indistinta: “Olivastro, dimentichi olivastro.” “Vero”, si scusa l’oratore, “Decisamente OLIVASTRO”. Queste parole e il tono che sta assumendo la beffa cominciano a spaventarmi. Non capisco il confine del gioco. Continua il ragazzo alla cattedra: “Il terrone è caratterizzato da un atteggiamento tipicamente parassita ed è per questo, miei cari, che vi invito semplicemente a tracciare una linea sulle varie cartine dell’Italia. Una semplice linea di demarcazione”. A questo punto schizza con il gesso uno stivale sulla lavagna e traccia con fare deciso una linea orizzontale all’altezza del Po’. Ovazione. Urla e applausi. [...]”

Dopo dieci giorni di bufera - almeno su internet, perchè per il resto non ci siamo accorti di nulla, anche se è tutto accaduto nelle nostre aule - arriva la replica del Rettore. “In riferimento al post pubblicato da una nostra studentessa sul blog de l’Espresso alla sezione “Lettere” il 16 aprile scorso mi preme fare alcune osservazioni, a partire dal titolo dell’intervento “La differenza tra un italiano e un terrone spiegata all’università”. La ragazza racconta di aver assistito a una sorta di lezione di uno studente a lei sconosciuto su supposte differenze tra persone del nord e sud Italia. La studentessa mi ha riferito che i fatti si sono svolti in un’aula del nostro ateneo in un momento in cui non erano presenti docenti, personale di servizio o compagni di corso della stessa studentessa. I ragazzi provenienti dal sud Italia rappresentano una fetta consistente della popolazione studentesca del Politecnico di Milano e in qualità di Rettore non posso che stigmatizzare duramente qualsiasi atteggiamento lesivo della loro dignità di persone che accada nelle nostre aule. Ridurre tali fatti a “goliardata” tra studenti sarebbe aggiungere offesa ad offesa: sedicenti “spiegazioni” delle differenze tra persone del sud e del nord Italia non devono trovare posto in un Istituto che va fiero di premiare esclusivamente impegno, motivazione e talento aldilà

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di qualsiasi provenienza geografica, sociale e culturale. Giulio Ballio, Rettore del Politecnico di Milano” La redazione di questo giornale ritiene ovviamente il Politecnico, in quanto istituzione, esente da ogni responsabilità e ringrazia il Rettore per le parole espresse, sebbene, a nostro giudizio, qualcosa di più dimostrativo poteva essere fatto. Ciò che ci sconcerta è la libertà, concessa nel silenzio pressoché tombale della maggioranza di noi studenti, prima e dopo l’accaduto, a frasi che offendono la dignità umana, bene comune da salvaguardare insieme. Da qualunque parte del mondo veniamo. Ingenuamente ci aspettavamo una levata di scudi, una generale barriera morale che evidentemente non c’è. Ciò che ci ferisce è soprattutto l’indifferenza. Perché sappiamo dove conducono l’indifferenza e il lasciar correre. Perché basterebbe che qualcuno spiegasse a quelle persone che non sono gradite tra noi. Le loro opinioni ci interessano perché vogliamo sapere con chi abbiamo a che fare, e dove non fosse possibile capirsi, metterli al bando con le loro idee naziste. E se il termine nazista vi sembra logoro e antico, rileggetevi le ultime pagine dei vostri libri di storia.

La Redazione


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A proposito di... IMMIGRAZIONE L’invenzione della solitudine Breve storia di un iraniano a Milano giovanni bono blog: www.sistermorphine.splinder.com

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quanto ne sapevo, Mark era quello buono. Perché non diventare uno di loro, pensai. Aveva la barba lunga, gli occhi glauchi, la pelle biancastra; era timido, pur dovendo chiedere per sopravvivere. L’altro era Claudio: rissoso, doppiogiochista, giovane. Come una gazzella e un leone, rincorrevano e si rincorrevano. Non sarebbero mai arrivati primi. Davanti a questo caffé e dietro una Black Devil senza filtro, me li godevo al caldo del locale. Loro, al freddo, litigavano senza motivo: i miei due barboni preferiti. Erano amici, e scommetto tutto quello che volete che non si sarebbero mai traditi a vicenda. Tra le grida acute e i gesti agitati e veloci, si stavano passando ora biscotti alla marmellata, dono di qualche generoso passante. Ciliegia, c’era scritto sulla confezione di plastica; la saccheggivano avidi. Gesticolavano come bambini, discutendo del loro mondo senza tempo e spazio. Chissà in che lingua parlano poi, mi chiesi. Condividevano tutto, niente; la loro vita era proprio li davanti agli occhi di noi altri, quelli normali, come una pietanza avanzata dal buffet. Mancanza di fretta, di programmi, di priorità, un mucchio di esperienze, un mare di limiti e di cambiamenti, un’ assenza di vincoli e spiegazioni, di fretta, e ogni secondo una sfida, un passante ingrato, il fardello della diversità, delle proprie scelte. Libertà. Il prezzo da pagare erano i pasti in piedi e il doversi lavare i calzini nel bagnetto di qualche ristorante indiano. Rubare la carta igienica all’università pubblica. Sciocchezze del genere. “Non mi manca niente”, diceva Mark davanti a un fuocherello di fortuna, pestando sui cartoni. “Io sto giá scontando la mia pena; voi lo farete in futuro.” Il fumo usciva dalla loro bocca, le labbra tremavano. Marzo, il freddo stava passando. Correvano verso un futuro, verso nuovo cibo di fortuna, verso nuovi, teneri litigi. Forse, verso una doccia al centro comune; l’unica concessa, durante ogni settimana. E non dico tutti, ma molti di noi erano cosi, in giovinezza. Almeno ci avevamo tentato. Voglio dire, chi non ha avuto un periodo da clochard. In qualche modo, ce lo siamo imposto. Per sentirci liberi andavamo in giro coi calzoni strappati, i capelli unti, e compravamo cioccolato bianco al supermercato quando marinavamo il liceo (ma mica il Nestlé). Noi che non abbiamo avuto neanche il ’68 (troppo tardi), e riempivamo quel vuoto ideologico alla meno peggio. Magari sperando in una terza guerra mondiale (troppo presto). Diciamoci la verità: saremo sempre invischiati nel mezzo. E cosi tornavamo a casa, ci lavavamo le mani e avevamo la pasta alla carbonara, il libro sul comodino, e il nostro papá che ci parlava di globalizzazione. Ritornai a loro. A volte, dovevano sentirsi proprio come animali in gabbia, allo zoo. Altre volte, ed era quello il bello - almeno credo - dello zoo si sentivano i guardiani. E chi c’era dietro quelle sbarre, se non tutti i normali, con l’abbonamento annuale allo stadio, i rapporti umani prosciugati e le occhiaie da troppo lavoro. Chi era in gabbia, dopo tutto. Claudio e Mark non giravano certo con l’ID in tasca. Serviva una chitarra scassata per far passare il tempo, un anfratto o un ciuffo d’erba per la notte – a seconda delle stagioni. Erano contenti. Dei duri. A volte erano infelici: ma come tutti gli altri. Il fumo usciva dalla mia bocca, la Black Devil ardeva delle sue ultime passioni. Era giá tardi, e il bar stava per chiudere. Come al solito ero il primo ad essere arrivato, e sarei stato l’ultimo ad andarmene. Si, mi dissi sicuro, alzandomi dal tavolino e raccogliendo le mie cose. Non ho dubbi. Un giorno sarò uno di loro.

Studia, lavora e vive in Italia, ma vuole andare via. Come noi...

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he ci fa un iraniano a Milano? S: Vedi: io qui studio e lavoro. Sto pagando INPS, “Ognuno ha i suoi obiettivi – afferma Sher- IVA e non ho accesso al TFR. Non sono qui solo vin, 25 anni, studente di Ingegneria Ener- per mangiare il vostro cibo, posso contribuire alla getica al Politecnico di Milano Bovisa – chi ci viene crescita di questo Paese. In altre parole: leggevo che per studiare, chi per ballare, chi per la libertà! Ma grandi aziende italiane, quali ad esempio Fiat, ora sappiate, non è che tutti stanno fuggendo dall’Iran: preferiscono assumere ingegneri e manager stranieri lì alla fine si sta bene, c’è ricchezza e cultura.” inseritesi in Italia, invece degli italiani tout court, perché Mi accorgo sin da subito che non sarà un’intervista più flessibili, più facile questa: disponibili agli essenzialspostamenti e mente perchè con un bagaShervin è un glio culturale immigrato sui più ampio, generis: studia maturato anall’universiche dall’unione tà, lavora in della propria azienda, sa cultura d’origil’inglese, si ne con quella sente cittadiitaliana. no del mondo V: Capisco. e quest’ Italia, Colpa della provincialotta zia insome un po’ razzima! Come ti sta, comincia sei trovato il a stargli stretprimo anno ta. Però l’ha qui? scelta! S: Posso dire V: Perché? anche malissiS: E’ stata esmo! Problemi senzialmente a non finire: una scelta per inserimento esclusione. sociale, ricerca V: Cominciamo bene! dell’alloggio, procedure burocratiche al limite della S: Beh, avevo intenzione di studiare in un Paese presa in giro. E poi l’università, ovviamente, l’iter per anglofono. Canada e Australia accettano molti stra- l’iscrizione e la lingua italiana, che comunque avevo nieri, ma le procedure per ottenere il visto possono studiato per otto mesi quando ero ancora a Tehedurare anche due anni, e io non avevo tutto questo ran. tempo. Ho provato negli USA, ma era proprio il V: Come si è rivelato cercare casa a Milano? periodo successivo all’11 Settembre, e le frontiere S: Nei circuiti privati, per noi stranieri, è assai difficile. statunitensi erano di fatto off-limits per noi medio- C’è molta diffidenza e paura, anche se non ho mai rientali. sentito un iraniano fare del male a qualcuno. Alla Mi restava l’Inghilterra: avevo passato l’ammissio- fine ho trovato alloggio a Quarto Oggiaro tramite ne all’Università di l’azienda per cui lavoOxford, ma per ravo, ma da un anno una serie di sfor“Ehi, parlaci tu con questo, che non capisco vivo a Caiazzo. tunati eventi e un V: Domanda difficila lingua!” 12/5/08 po’ per i costi elele: il tuo approccio Esclamazione ad alta voce di un cameriere del Bar vati non ci sono con la burocrazia La Rossa a un suo collega in risposta ad un ragazzo andato. Alla fine italiana. ho scelto l’Italia, S: Devastante!! (risata straniero che chiedeva, in italiano, per un panino. una mia zia vive amara). Penso di saqui; e ho scelto il perne più io di voi di Politecnico in quanto migliore università di inge- procedure burocratiche ormai! gneria in questo Paese. V: Mi stai dicendo che magari non siamo una Rimango ad ascoltare una storia fatta da mille storie, prima scelta, ma abbiamo un sistema di acco- peripezie, maleducazione, richieste assurde e file inglienza più flessibile e dei costi per lo studio terminabili. Non posso non pensare all’immagine di più ragionevoli. una pallina in un flipper, dove ti fanno rimbalzare S: Non esattamente: mi sono poi reso conto che in Germania e Austria esistono università migliori e a costo zero! E avrei imparato il tedesco come ho imparato l’italiano. Anzi, molto probabilmente Volete collaborare avrei trovato un’università completamente in inglese, come ce ne sono nel Nord Europa. E alla fine anche voi con la redazione? ci ho impiegato comunque un anno per entrare in Studenti, prof, ricercatori, Italia. Vedi un po’ tu! scriveteci e commentate a: V: Qualcuno che conosco a questo punto ti didiaridallabovisa@studentipolitecnico.it rebbe: stai sputando nel piatto in cui mangi!

diaridallabovisa@studentipolitecnico.it

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DIARI DALLA BOVISA

pensi che potrebbe fare il Politecnico per voi studenti stranieri? S: Si potrebbero fare tante cose. Sicuramente gestire meglio la fase di ammissione, che a mio avviso è il punto critico. Magari fornire un kit di sopravvivenza per stranieri, con informazioni, numeri utili e indirizzi e-mail. Si dovrebbe cercare di facilitare la ricerca di un alloggio: non chiedo necessariamente prezzi più bassi, ma semplicemente un indirizzo dove non ti sbattano la porta in faccia appena intuiscono che sei “di quelle parti là”. Poi: è così complicato far avere alla Segreteria un certo numero di moduli per il Permesso di Soggiorno a seconda del numero di studenti “extra-UE” iscritti? Si faciliterebbe la vita a noi stranieri, si perderebbero meno lezioni per fare inutili file alla posta, avremmo meno preoccupazioni e anche il nostro rendimento nello studio ne risentirebbe positivamente! Gioverebbe anche al Politecnico, se vuole attrarre studenti stranieri. Infine si potrebbero avviare corsi di italiano per aziende. So bene che il Comune di Milano mette a disposizione dei corsi di italiano per stranieri, ma quello è livello base. Io intendo un corso per im-

parare a scrivere mail formali, parlare in una commissione, lavorare in azienda. Anche per gli italiani magari! V: Tutte ottime idee e - cosa importante - a basso costo. Proponile ai rappresentanti degli studenti, o candidati tu stesso alle prossime elezioni! Chissà se alla fine non riusciremo a lasciare un Politecnico migliore di quello che abbiamo trovato. Valerio Scupola

se va detto, sempre secondo lui, che i fatti EDITORIALE Anche da lui stesso menzionati e paragonati, non sono cer-

accucciati davanti al duomo per protesta. Il mio sindaco sceriffo disse che erano solo ragazzate. Penso poi al sindaco leghista di Verona che accoglie in consiglio un noto naziskin che si bulla pure d’esserlo e con precedenti penali per odio razziale sulle spalle. La piazza che salutava Alemanno con il braccio teso e il ragazzo che al microfono non prova vergogna e vorrebbe tanto sentirsi fascista vero, e che sfiga non essere nel ventennio. Mi sono rattristato il 25 aprile ascoltando un servizio alla tivù locale. La giornalista chiedeva “Ma liberazione da cosa?” Due su dieci hanno indovinato, uno era dell’ANPI. Stralci brevi di esempi veri, per sorridere quando parlano della morte delle ideologie e piangere allo stesso tempo. Perché l’odio e la paura sono ideologia. Hanno tentato di costruirci un impero sessant’anni fa e c’è mancato poco. Odio e paura fanno massa, e la drogano. I più spregiudicati lo sanno e raccattano voti in un’Italia sempre più impoverita, soprattutto della sua storia migliore che le aveva scrollato di dosso quell’aria di bassa provincia. Diventa ideologia perché forse è vero, come dice un attenta signora Doret’s Law Nolte, che se un bambino vive nella critica impara a condannare. Se vive nell’ostilità impara ad aggredire. Se un bambino vive nell’ironia impara ad essere timido. Nella vergogna impara a sentirsi colpevole. Se un bambino vive nella tolleranza impara ad essere paziente. Nell’incoraggiamento impara ad avere fiducia. Se un bambino vive nella lealtà impara la giustizia. Nella disponibilità impara ad avere una fede. Nell’approvazione impara ad accettarsi. Se un bambino vive nell’accettazione e nell’amicizia impara a trovare l’amore nel mondo. Con la benevolenza impara che il mondo è un bel posto in cui vivere… Bambino o cittadino, una domanda soltanto: dove insegnano tutto questo? mr.chips@lycos.it http://fioriblusullastrada.blogspot.com

da un ufficio all’altro. A suon di schiaffi. Così, per sport! Brevi esempi: la Questura che a dicembre gli richiede tassativamente la certificazione di un esame svolto per poter avviare la procedura di rinnovo del permesso di soggiorno, quando gli esami in realtà vengono registrati a febbraio; la sfortuna, causa guasti, di attendere un mese che la segreteria del Poli gli fornisse la suddetta certificazione ; la fortuna di poter lavorare per l’azienda da casa, per via telematica, altrimenti con il permesso di soggiorno scaduto lo avrebbero licenziato. Ci vuole tanta pazienza e fortuna. S: Io sono conosciuto tra i miei amici come il più fortunato – riprende: solo tre mesi per il permesso. C’è chi lo aspetta da un anno e mezzo! Oggi la procedura è cambiata: niente più fila in Questura. I permessi si ritirano alla posta, si compilano e si mandano alla Questura Generale di Roma. Peccato che alle poste è impossibile trovarne e tra poco torno irregolare. E’ un mese che vado e vengo ogni giorno. “Non ne abbiamo” ti rispondono. Sono uno studente che non ha neppure il tempo per studiare! V: Invece in università come è andata? Cosa

... continua dalla prima pagina

Quasi come chiedersi se Dio, il più illustre tra gli assoluti, esista. Perché ci hanno detto che i romeni sono un problema dai tratti dell’essere endemico, forse l’unico ad attentare seriamente alla sicurezza nazionale e va estirpato. Purtroppo nulla ci hanno raccontato sui pallidi ragazzi di pura razza per bene. Quelli di buona e onesta famiglia. Lo sanno bene quelli che hanno votato questa destra, che l’emergenza stranieri per forza esiste nonostante i delitti violenti in Italia siano in netta diminuzione. Una sorta di sfida alle autorevoli aspettative della redazione di ‘Studio Aperto’, ahimé non solo, che doveva spolmonarsi a soffiare nelle rare notizie, pur di sventolare una bandiera in campagna elettorale. Le risposte si trovano ascoltando un po’ a caso i vari salotti. Ne hanno prodotte alcune i nostri cervelli migliori, compreso quello del Presidente della Camera secondo il quale bruciare una bandiera è fatto assai più grave di un pestaggio mortale gratuito.

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to da paragonare…Il che mi ha lasciato lievemente confuso e, per afferrarmi ad una misera certezza, ho focalizzato sulla notizia che gli assassini erano una gagliarda banda di fascinazisti. Ah! Il nostro presidente gioca d’azzardo con la sua storia personale e stava solo mischiando le carte in tavola per confonderci il grande bluff. C’è chi ha stigmatizzato quei ragazzi semplicemente come dei delinquenti che andranno necessariamente trattati come tali, in nome della giustizia uguale per tutte le razze. Quella Veronese compresa. A me, caro Diario mio, par di sentire piuttosto un gran sciacquio di mani nel rumore che producono le chiacchiere di questi personaggi, siano essi sindaci o presidenti di regione o peggio, della Camera. Non mi spiego altrimenti la riduzione a niente, ad un semplice fatto di cronaca nera, di un accaduto così grave. A meno che non sia questo che intendevano per Ministero della semplificazione. Perché, mettiamoci d’accordo una volta tanto: se sono ragazzi per bene nati di buona famiglia, è difficile parlare di delinquenti della peggior specie alla stregua dei barbari dell’est. E viceversa. Il sillogismo magari gocciola in qualche punto, ma quanto meno dovrebbe far sorgere più di un dubbio, non dico un rimorso, a chi usa le parole con tanta leggerezza. In fondo l’odio assassino di gruppo, appunto perché di gruppo, non nasce dalla follia di un istante, di un singolo che magari accoltella la famiglia. Cresce laddove viene coltivato, l’odio. Poi ciascuno lo raccoglie a modo suo. Chi s’accontenta d’urlarlo allo stadio o al bar, chi non vedendo argini, confini, tra pulsioni spesso ideologiche e realtà, usa anche i calci per risolvere un suo problema. E di coltivatori diretti applicati al settore l’Italia ne è piena. Le loro parole vengono sdoganate come pure esibizioni folcloristiche, talvolta sfruttate a mero uso elettorale quindi buone per cacciare voti. Ma c’è sempre qualcuno preparato a riceverle, a sentirsi esso stesso sdoganato finanche investito di un dovere tutto ideologico e si finisce come a DIARI DALLA BOVISA Anno II Verona. Penso a chi come il sindaco Numero CINQUE della mia città, Treviso, per esempio Giugno 2008 definisce e apprezza i musulmani Tiratura: 1000 copie come un tumore. Un tumore sai DIREZIONE che se non lo uccidi prima tu, sarà Mauro Casellato lui ad uccidere te. Oppure ricordo il Valerio Scupola giorno in cui dei nazi presero a botGRAFICA tigliate donne e bambini marocchini Lorenzo Spinazzi

diaridallabovisa@studentipolitecnico.it

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REDAZIONE Hanno collaborato a questo numero: Shervin Afshin Marco Astolfi Giovanni Bono Mauro Casellato Carlo Pretara Vincenzo Spallina


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