Dialoghi 254

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254 dialoghi Locarno – Anno 50 – Dicembre 2018

di riflessione cristiana BIMESTRALE

Per la scuola che non verrà bocciati i partiti

Disuguaglianze matrici di populismo? L’uguaglianza davanti alla legge e l’uguaglianza di fronte al bisogno sono i cardini del moderno stato sociale. Che da questo obiettivo, nel mondo, si sia ancora molto lontani non è una novità. Le disuguaglianze tra il Nord e il Sud del mondo rimangono una pietra di paragone su cui si misura il nostro senso della giustizia, e Papa Francesco fa bene a ricordarcelo continuamente. Ma ci sono disuguaglianze che erodono dall’interno anche le nostre democrazie occidentali, suscitando reazioni di cui è necessario riconoscere il fondamento e l’insidia. La denuncia della frattura sociale creatasi con il ritorno – negli anni Ottanta del Novecento – dell’iperliberismo economico si coniuga oggi in tanti modi e proposte (alcune francamente inaccettabili): ma bisogna riconoscere le cause della vaga inquietudine che mina dal basso la convivenza sociale, dando luogo a una «società del rancore» che prende di mira tutto: i governi, i partiti, le Chiese. Il populismo ne è una variante. «Dialoghi» ha chiesto a tre studiosi ticinesi (Christian Marazzi, Amalia Mirante e Silvano Toppi, che ringraziamo per essersi messi a disposizione) di fare il punto per noi. Pagine 3-7

Nella votazione dello scorso 23 settembre, una maggioranza di votanti ha respinto la proposto di un credito di oltre 6 milioni di franchi per sperimentare, durante tre anni in sette scuole ticinesi, la cosiddetta «Scuola che verrà», sperimentazione proposta dal Consiglio di Stato e fatta propria, con una aggiunta, dalla maggioranza del Gran Consiglio. Il rifiuto della sperimentazione dispiace ad una rivista che ha come programma il dialogo. Ma c’è di peggio. Hanno partecipato alla votazione il 40% del corpo elettorale, per un totale di circa 86.000 votanti, 49.279 (56,66%) contrari alla sperimentazione e 37.699 (43,34%) favorevoli. Ricordando che in occasione dell’ultima elezione cantonale del 2015, il Partito liberale radicale raccolse oltre 30.000 schede, il Partito popolare democratico oltre 19.000 schede, e il Partito socialista poco più di 17.000 schede, un totale quindi di oltre 60.000 adesioni per i tre partiti che sostenevano la sperimentazione, il risultato della consultazione del 23 settembre è una sconfitta clamorosa della dirigenza dei tre partiti sopramenzionati o almeno dei loro rappresentanti in Gran Consiglio, seguiti da poco più della metà dei loro elettori del 2015! Non si vuole qui sostenere che il voto a un partito significa totale e immutata fedeltà a quanto il partito propone (…vale la libertà di opinione e il diritto di cambiarla!), ma i sopraccitati partiti devono seriamente porsi la domanda perché non siano stati sostenuti dai loro elettori: hanno completamente perso la fiducia di chi ha dato loro il voto nel 2015, e non sono più interpreti della loro opinione, oppure, deduzione molto meno piacevole, non si sono sufficientemente impegnati (…meglio, hanno fatto poco o niente!) per difendere le scelte che i loro esponenti hanno sostenuto in parlamento. Ai dirigenti dei sopramenzionati partiti l’invito a un serio esame della realtà: anche usufruendo delle piste ciclabili, trionfalmente inserite nella Costituzione federale, c’è quindi molto da pedalare… (a.l.)


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