242 dialoghi Locarno – Anno 48 – Giugno 2016
di riflessione cristiana BIMESTRALE
Al centro non basta
Madre della Misericordia Quando Piero della Francesca dipinse questa tavola, cattolici e protestanti non erano ancora divisi. Vogliamo credere che sotto quel manto vi fossero tanto futuri cattolici quanto futuri protestanti? (era il XV secolo, quello dei concili di riforma di Costanza e Basilea). Il «dossier» di questo numero di «Dialoghi» è composto in ugual misura di contributi di esponenti delle due confessioni. Sarà un segno che le posizioni, sull’essenziale, tendono a congiungersi, foriere di un pacificato avvenire? L’inquadratura storico-critica dei dogmi mariani pone il problema nella prospettiva della grande tradizione cristiana. (pp. 2-14)
Tra destra e sinistra, all’inizio di giugno, si è battagliato al Consiglio Nazionale su quanto destinare nel prossimo quadriennio per la «cooperazione svizzera», cioè per lo sviluppo, l’aiuto umanitario, la politica economica e commerciale, la cooperazione con l’Europa dell’Est, la promozione della pace. Il Consiglio federale aveva proposto di investire 11,11 miliardi di franchi, pari allo 0,48% del prodotto interno lordo (PIL), la destra politica (UDC e liberali-radicali) erano per una riduzione, la sinistra (verdi e socialisti), per un aumento, per raggiungere lo 0,7% del PIL, obiettivo fissato dalle Nazioni Unite. Trenta organizzazioni della società civile svizzera avevano pubblicato un «Appello urgente contro la fame e la povertà», in opposizione alla minaccia dei tagli alla cooperazione allo sviluppo. Alla fine di un aspro dibattito, l’ha spuntata il centro, approvando la proposta del Consiglio federale. Il presidente cileno Patrizio Aylwin (1918-2016) diceva che «tra giustizia e ingiustizia non si può stare al centro». In questi anni l’ingiustizia mondiale conta 800 milioni di morti all’anno per fame, 1.015.078 profughi arrivati nel 2015 in Europa, 3.771 morti o dispersi lo scorso anno nel Mediterraneo. Le Nazioni Unite hanno fatto il calcolo di quanto è necessario, indicando come «giusta» per ogni Stato la percentuale dello 0,7 del PIL. Invocare le difficoltà finanziarie della Confederazione, di fronte alle miserie e alle tragedie del mondo e ai bisogni cresciuti di profughi e migranti (l’Alto Commissario dell’ONU è recentemente venuto a Berna a sollecitare aiuti per la drammatica situazione in Libia) non è né serio né lecito né dignitoso, per un Paese che vuol essere civile e umanitario! La Norvegia ha dato un buon esempio nel 2015 destinando alla cooperazione l’1,05% del suo PIL e la Svezia l’1,4. Tra giustizia (0,7%) e ingiustizia non basta stare al centro (0,48%), e neppure guardare da un’altra parte. Dialoghi