dialoghi 218

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218 dialoghi Locarno – Anno 43 – Ottobre 2011

di riflessione cristiana

BIMESTRALE

PER UN BILANCIO DI UN EPISCOPATO «[I laici], secondo la scienza, competenza e prestigio di cui godono, hanno la facoltà, anzi talora anche il dovere, di far conoscere il loro parere su cose concernenti il bene della Chiesa». (Concilio Vaticano II, Costituzione dogmatica ‘Lumen gentium’, 37).

«Dans les batailles décisives, c’est parfois du front que partent les plus heureuses initiatives». ‘L’importance de la presse catholique’, 17 febbraio 1950, Pio XII, AAS 42 (195) p. 256.

Il 29 ottobre, Monsignor Pier Giacomo Grampa, vescovo di Lugano, compie 75 anni. Per rispetto del canone 401 del «Codice di diritto canonico», lo stesso giorno presenterà le dimissioni al Papa. Fino al Concilio Vaticano II, i vescovi stavano in carica a vita. Pochi erano quelli che davano le dimissioni (in generale per ragioni di salute). Gli storici – perché quasi nessuno in Ticino può ricordare d’averlo conosciuto di persona – ci dicono che Monsignor Aurelio Bacciarini (1873-1935) rimase in carica malgrado indicibili sofferenze fisiche e psichiche fin quasi alla morte. Un altro vescovo – Monsignor Alfredo Peri Morosini (1862-1931) – fu rimosso dalla funzione per tutelare la pace religiosa in Diocesi (manca ancora uno studio completo sul «caso Peri Morosini»…). Non vi sono ragioni oggettive, che noi si sappia, per ritenere Monsignor Grampa inadatto a continuare nella funzione episcopale. Per questo, alcuni ritengono/auspicano che la Santa Sede possa invitarlo a rimanere in carica per uno o due anni ancora. Le ragioni potrebbero essere (oltre alla buona salute del titolare) l’attuale necessità di provvedere l’episcopato svizzero di pastori nuovi, e/o lasciare che il Nunzio apostolico da poco insediato si guadagni un poco di esperienza, visto che sarà chiamato a «filtrare» le candidature. * * * Nella prospettiva non solo teorica delle dimissioni «obbligate» di Monsignor Grampa, si può comprendere che, come per le precedenti vacanze episcopali, in Diocesi sia iniziato il «toto Vescovo», ossia le scommesse sulla persona del successore. A questa specie di lotteria, in passato, «Dialoghi» ha sempre opposto la necessità di una vera consultazione del Popolo di Dio. È nota l’insofferenza che Roma prova per i diritti di cui godono, per concordato, in tre Diocesi svizzere (Basilea, (Continua a pag. 2)


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