215 dialoghi Locarno – Anno 43 – Febbraio 2011
di riflessione cristiana
BIMESTRALE
Malgrado tutto segni di speranza
Nel 1961, la celebrazione del primo centenario dell’unità d’Italia avveniva in un contesto economico, politico e culturale che avrebbe partorito di lì a poco due eventi di grande portata: il Concilio Vaticano II e il «Sessantotto». Il popolo italiano, a stragrande maggioranza cattolica, visse esperienze inedite come la candidatura di cattolici dichiarati nelle liste del Partito comunista, le comunità ecclesiali di base, il referendum sul divorzio, l’affermazione dei diritti dei lavoratori, un generale cambiamento di costumi e di mentalità. Fu una stagione breve. Il pontificato altamente carismatico e mediatico di papa Wojtyla, la crisi del socialismo/comunismo sfociata nella caduta del muro di Berlino, «Tangentopoli», con il tracollo del partito dei cattolici e l’entrata in politica di Berlusconi, sono tutti avvenimenti che vanno nella stessa direzione: la rinuncia da parte del popolo al proprio potere decisionale, cedendo il posto alla figura del «capo». Difficile, impossibile, non leggere questi fatti come regressione, restaurazione di un ordine appartenente al passato.
CATTOLICI NELL’ITALIA DI BERLUSCONI L’Italia festeggia quest’anno i centocinquant’anni della propria unità. «Dialoghi» dedica il dossier di questo numero alla ricorrenza, proponendosi di fare il punto sul rapporto tra il Paese e i cattolici che lo abitano. Oggi il rapporto tra la Chiesa e le istituzioni politiche attraversa uno stadio di profonda incertezza. Molto abbiamo ricevuto, noi svizzeri italiani, della cultura prodotta dai cattolici italiani, soprattutto nel secondo dopoguerra, per dimenticarcene in questo momento difficile, in cui ai vertici dello Stato si danno prove così lontane dalla sobrietà e dalla legalità democratiche. Agli amici d’Italia, con la nostra solidarietà, i nostri auguri più sinceri. Dossier, da pag. 3 a pag. 11
Si direbbe che tale restaurazione corrisponda a un desiderio della maggioranza degli italiani: e questo può far cadere nella disperazione e/o rassegnazione chi di quella breve stagione finita sente nostalgia e sogna, ma solo sogna ormai, la rinascita. Personalmente provo rabbia per lo spreco di un’altissima esperienza storica, culturale e spirituale: ma mi danno fiducia nel futuro il fare memoria di periodi bui e di lotte e vittorie del passato (in primo luogo la Resistenza al nazifascismo, che vide agire insieme donne e uomini di diverso credo religioso e politico), insieme a una buone dose di umanesimo, che per me vuole anche dire la convinzione che ogni creatura umana è e rimane, anMarina Sartorio
(Continua a pag. 2)