Theodor W. Adorno (1903-1969) – filosofo, musicologo, sociologo e critico letterario – è stato tra i fondatori, con Max Horkheimer e Herbert Marcuse, della Scuola di Francoforte. Negli anni Trenta ripara negli Stati Uniti a seguito dell’ascesa del nazismo, fenomeno che rimarrà al centro della sua riflessione sulla crisi della modernità. Tornato in Germania all’inizio degli anni Cinquanta, diventa uno degli ispiratori del pensiero critico dei decenni successivi. All’elaborazione di una teoria dialettica della società moderna e contemporanea, e delle forme espressive di soggettività – di «vita offesa» – che essa dispiega, ha dedicato testi ormai classici quali Dialettica dell’illuminismo (con Horkheimer, 1947), Minima moralia (1951), Dialettica negativa (1966), e il postumo Teoria estetica (1969).
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«L’individuo sembra ormai condannato a potersi mantenere in vita soltanto
LA CRISI DELL'INDIVIDUO
Theodor W. Adorno
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Theodor W. Adorno
LA CRISI DELL'INDIVIDUO A cura di Italo Testa
a patto di abdicare alla sua individualità, di cancellare i confini dell’ambiente, di rinunciare a una parte consistente della propria autonomia e indipendenza. In ampi strati della popolazione non esiste più alcun “io” in senso tradizionale» DIABASIS la ginestra
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Italo Testa insegna Storia della filosofia politica presso l’Università di Parma. Si è occupato di filosofia classica tedesca, teoria critica e neo-pragmatismo. Tra le sue pubblicazioni: Hegel critico e scettico (2002), Teorie dell’argomentazione (2006), Ragione impura (2006), Lo spazio sociale della ragione (2009), La natura del riconoscimento (2010).
La crisi del liberalismo e della famiglia borghese, gli esperimenti totalitari del nazionalsocialismo e del capitalismo di stato sovietico, l’avvento della società di massa e dell’industria culturale sono per Theodor W. Adorno momenti di una grande trasformazione, destinata ad abbattere la struttura psicologica tradizionale del soggetto autonomo. La disarticolazione dell’esistenza singolare è così la chiave per decifrare le patologie sociali del presente e per delineare i tratti del nuovo tipo umano in formazione. Gli scritti qui raccolti – saggi, abbozzi e frammenti inediti composti tra il 1940 e il 1954 – documentano come le meditazioni di Adorno sulla crisi dell’individuo e sulla distruzione dell’esperienza si intreccino con il progetto di una «nuova antropologia» che faccia i conti con la metamorfosi biopolitica in atto. Nel mondo delle grandi organizzazioni i dispositivi di amministrazione della vita plasmano sempre più dall’interno il soggetto sin nel suo elemento naturale. Di tale mutazione è segno la centralità del corpo nudo che si manifesta in fenomeni diversi ma convergenti quali l’estetica mortuaria del fascismo, la fisicità anestetizzata del cinema, l’igiene sportiva di massa. Ma questo profondo rivolgimento non comporta solo la liquidazione della vecchia forma di vita e della struttura monadica dell’io. La crisi è anche l’occasione per un ripensamento ex novo dell’individualità sia nel suo potenziale critico – quale pietra d’inciampo e momento di resistenza al dominio – sia nel suo ruolo creativo di forme inedite di azione solidale.