"Parma. I nuovi narratori raccontano la loro città." Gazzetta di Parma 22/06/2021

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Martedì 22 giugno 2021

A New York I ritratti dei Medici approdano al Metropolitan

Il potere e la politica dell’epoca legata alla famiglia fiorentina dè Medici attraverso i ritratti. La prima grande mostra inaugurata dopo la pandemia al Metropolitan Museum di New York si apre la settimana prossima con la rappresentazione di una delle epoche più significative della storia italiana, la Firenze dè Medici. ‰‰

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«The Medici: Portraits and Politics, 1512-1570», dal 26 giugno all’11 ottobre, con 90 opere di alcuni degli artisti più rinomati del Rinascimento italiano, tra cui il Bronzino, Raffaello, Pontormo e Cellini, esplora gli anni dal 1512 al 1570, quando la città fu trasformata da repubblica in un ducato controllato dalla famiglia dè Medici.

di Camillo Bacchini

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arma è un racconto infinito: d’un medesimo volto cittadino, negli anni e nelle generazioni, si mostrano mimiche diverse, espressioni variabili. Circa un anno e mezzo fa, subito prima del grande lockdown, la casa editrice Diabasis pubblicava - in occasione di Parma Capitale della cultura- varie storie di Parma, firmate dai suoi scrittori contemporanei più affermati. Il volume, intitolato «Parma. I narratori raccontano la loro città» era nato da un'idea di Davide Barilli, Guido Conti e Domenico Cacopardo che avevano chiamato a raccolta gli autori parmigiani più conosciuti a livello nazionale. Oggi, in continuità ideale con quel fortunato volume (voglio chiamarlo così, nonostante sia incoccato – come tutti, del resto – nel tunnel pandemico), ritorna sugli scaffali delle librerie un’antologia di racconti che ritraggono la città: «Parma. I nuovi narratori raccontano la loro città» (Diabasis, 194 pagine, 18 euro), a cura di Francesco C. Barca, Muriel Benassi e Jacopo Masini. Un passaggio di testimone, un’altra generazione di prosatori. Non tanto, come scrive Davide Barilli nella prefazione al volume, per rivisitare il mito cristallino della Parma aurea, la Petite Capitale, la Piccola Parigi, che si specchia nelle onde di una «koinè» divenuta modello archetipico prima e successivamente persino cliché; quanto piuttosto per registrare, proprio come già gli scrittori raccolti nel precedente volume, il pulsare di battiti nuovi, di sensibilità diverse. I tempi cambiano. La fisionomia urbanistica si modifica. Il tessuto socioeconomi-

Parma tra ieri, oggi e domani L'occhio dei nuovi narratori La città raccontata dai giovani scrittori nel volume di Diabasis co si ridefinisce. Qualcosa rimane. Qualcosa scompare. Qualcosa subentra. Ecco allora che Hisam Allawi ci presenta una Parma vista con occhi nuovi, innocenti, vergini, come potrebbe fare un lontano cugino di Rousseau il Doganiere, neoparmigiano anziché neoparigino. Andrea Bernardi e Riccardo Poli compiono viaggi nel tempo e vedono la Parma del passato con gli occhi, educati a posteriori, del time traveller. Caterina Bonetti, Carlotta Bosi, Enrico Bossi, Alessandra Nucci e Laura Vicari fanno lo stesso, ma con la lente personalizzata d’una sognante autobiografia. Cristian Ciccone ci parla della città pandemica. Emanuela Fippi s’affida ad una cronaca rivisitata con lo strumento dell’antifrasi. Francesco Gallina, con un

Parma. I nuovi narratori raccontano la loro città Diabasis, pag. 194 A 18,00

registro tra letterarietà e immediatezza, s’inventa una Parma storico-onirica e comico-circense. Stefania Iemmi blocca il tempo a piacere e se ne va in giro incuneandosi negli interstizi spaziotemporali di un presente dilatato. Simone Kaev tratteggia quadri d’incertezza e desolazione. Silvia Lumaca scherza col lettore, attirandolo dietro le quinte del racconto stesso. Giordano Magnani si concentra sulla precarietà del lavoro e dell’esistenza. Silvia Pelizzari incontra il mistero, nascosto in uno spazio cittadino stipato tra realtà e psiche. Federico Pevere interpreta le stratificazioni urbanistiche tra simbolo e ironia. Flavio Regazzoli ci porta in una dimensione fantascientifi-

ca. Andrea Tinterri, con una prosa da diario di bordo, ci racconta la banalità dell’esistere, trasformandola in metafisica. Jacopo Zonca fa riflettere su ciò che è importante e ciò che non lo è nel momento della transizione alla fase adulta, quella linea d’ombra conradiana sempre incerta. Tutti, comunque, offrono interpretazioni della città e delle sue anime declinate sull’oggi, anche quando scavano nella storia, o nella memoria linguistica del dialetto. E pure, dietro queste fisionomie, tutte originali, tutte personali, s’intravede la persistenza di un medesimo volto, quello stesso che, da sempre, s’alimenta alle parole vaghe, cariche di tinte – ed eterne – di Proust (ed è il

Giovedì Il libro sarà presentato alle ore 19 in piazzale Picelli all'interno della rassegna Barrique. Con gli autori interverrà Jacopo Masini.

Al Ravenna Festival Lindsay rilegge la «Lectura Dantis» di Carmelo Bene Carmelo Bene Lesse Dante il 31 luglio 1981 dall'alto della Torre degli Asinelli per commemorare il primo anniversario della strage alla stazione di Bologna.

‰‰ Roma «In realtà il nostro progetto su Dante, Voce e vortice, è legato alle celebrazioni di quest’anno ma quando mi è stato proposto di preparare un progetto da proporre a Ravenna mi sono subito ricordato delle letture di Dante di Carmelo Bene a Bologna». Lo racconta Arto Lindsay, che domani alla Rocca Brancaleone per il Ravenna Festival rilegge alla sua maniera la Lectura Dantis di Carmelo Bene, quella che ascoltò a Bologna il 31 luglio 1981. «C’ero anch’io - spiega

Lindsay - tra il pubblico accalcato sotto le torri di Bologna. Il rumore della folla era alto quasi quanto la voce di Bene che leggeva il miglior libro scritto dagli uomini, come Jorge Luis Borges aveva chiamato la Commedia. Carmelo Bene aveva scelto Dante per interrogare e riaffermare le ragioni dell’umano di fronte all’orrore indicibile della bomba alla stazione. Il lutto, lo smarrimento e il conforto divennero una cosa sola. All’epoca non avevo familiarità con l’italiano del XIII secolo e nemmeno

troppo con quello del XX. Fu il suono a impossessarsi di me, ad attraversarmi da interiorità a interiorità. Sentivo, respiravo, afferravo qualche parola. Era musica». Oggi, sulla base di quelle immagini di Bene, per gentile concessione di Warner Music Italia srl, Lindsay torna a Dante. «Nell’anno in cui portiamo tutti il peso di un’altra peste, abbiamo ancora bisogno di ascoltare la voce di Dante. Voglio suonare ancora quella Lectura Dantis, spremer-

Arto Lindsay, chitarrista e produttore discografico, è nato a Richmond nel '53.

la, esaltarla, farle dire tutto, ascoltarla e parlare con lei. Voglio aggiungere il nostro momento al suo momento, il nostro suono al suo suono, la nostra musica alla sua musica», spiega mentre sono in corso le prove nel Teatro Socjale di Piangipane luogo nato nel 1911 per iniziativa della Cooperativa Agricola Braccianti che ac-

volto che incanta Allawi in modo inconsapevole). Solo, questa volta, rintracciamo quell’essenza indicibile di Parma come se fosse stratificata ad un livello più profondo. Sgrossata dalla retorica, sottratta al cliché o all’elegia anche grazie all’operazione d’apertura svolta dai «padri» nel volume precedente, si fa pura immagine subliminale: questo volto perenne affiora a tratti, con lapsus, con atti mancati, con reticenze, come direbbe forse Mario Lavagetto. Tra le righe, s’intravedono, sbiaditi o in controluce, i tetti di Carlo Mattioli, i borghi di Ettore Mossini, la pastosità atmosferica di Latino Barilli; le luci, fissate nette sui contrafforti della Pilotta, di Remo Gaibazzi. © RIPRODUZIONE RISERVATA

quista un terreno per costruire proprio un teatro. Poi, alla fine degli anni Settanta, il declino. La voglia di cultura e spettacolo non viene però meno, così nel 1990 nasce il Circolo Arci Teatro Socjale: alcuni giovani lo prendono in gestione per animare i venerdì sera. Dopo una ristrutturazione completata nel 2007 vede passare sul palcoscenico i migliori jazzisti italiani, artisti nazionali e internazionali. Dopo il Ravenna Festival Voce e vortice sarà anche il 25 giugno a Villa Ada a Roma, il 27 giugno al Castello Sforzesco di Milano, il 29 giugno al Teatro Romano di Fiesole e il 30 giugno nei Fossati del Castello Aragonese di Otranto.


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