Gli spazi della globalizzazione

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Movimenti internazionali di capitali

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contribuì ad armonizzare le politiche monetarie dei vari Paesi che vi aderirono e ad assicurare uno stabile equilibrio all’intero sistema economico mondiale24. I primi problemi relativi a una corretta gestione delle riserve auree nacquero quando gli Stati Uniti si proposero come economia leader in forte crescita, in seguito al rapido e impetuoso sviluppo del loro sistema produttivo e commerciale: da quel momento essi divennero importatori netti di oro, che veniva poi trasferito a milioni di risparmiatori privati e all’intero sistema di banche del Paese. Per compensare la continua fuoriuscita di oro verso gli Stati Uniti, la Gran Bretagna studiò un particolare artifizio, sottraendo a sua volta oro alle colonie in cambio di massicci trasferimenti di argento. Ciò contribuì a rafforzare il valore della sterlina e a indebolire la solidità delle monete locali. Questo consolidamento della sterlina, nello stesso tempo, contribuiva a svalutare il cambio delle monete concorrenti, come la rupia indiana, e a mantenere in un continuo stato di inflazione l’economia delle colonie25. Tuttavia, i rigidi meccanismi di gestione del gold standard, che imponevano di accrescere la circolazione monetaria soltanto in presenza di un aumento di riserve a base aurea, ebbero degli effetti deflattivi sull’intero sistema mondiale. Il trend discendente dei prezzi, in questo arco di tempo, fu elevatissimo (- 40%)26 e dal 1873 al 1896 alla deflazione si accompagnò anche una grave recessione: è significativo che gli unici Paesi che non ne vennero colpiti furono i due Stati, Germania e Stati Uniti, che usarono con molta spigliatezza – al fine di neutralizzare gli impatti negativi del sistema a base aurea – la gestione delle loro strutture creditizie e della moneta bancaria. In particolare, la Germania ricorse alla banca-mista per finanziare le enormi immobilizzazioni tecniche richieste dall’espansione dell’industria pesante27, mentre gli Stati Uniti si affidarono all’anarchia di un sistema bancario non sottoposto ad alcun controllo da parte di un’autorità centrale: tale libertà nell’utilizzo del credito consentì, senza eccessive formalità burocratiche, di finanziare la conquista del West e la costruzione delle ferrovie28. Per tutti gli altri Paesi sviluppati e per molte delle colonie prevalsero, invece, le spinte recessive che un simile sistema legato all’oro finiva per creare. Fu a causa di questi rigidi vincoli che – sul finire del secolo – accanto all’oro molti Paesi con bilance dei pagamenti spesso deficitarie cominciarono ad accumulare valute convertibili in oro, come la sterlina, nella forma di crediti a breve, sanzionando in tal modo il passaggio di fatto a un sistema di gold exchange standard, non più fondato esclusivamente sull’oro, ma anche su monete in esso convertibili. Ciò fu reso possibile grazie all’egemonia esercitata dalla Gran Bretagna, Paese che emetteva la valuta-chiave, sull’intero sistema monetario internazionale. Sotto la guida accorta della Bank of England, la piazza di Londra divenne il più importante centro internazionale per lo scambio di titoli di credito provenienti da tutto il mondo, compensando in tal modo l’iniziale assenza di banche di deposito, già nate in Scozia, ma che non erano state prese in considerazione dal Bank Act del 184429. Per contro, nacquero molti intermediari finanziari come le discount houses e i bill brokers, che avevano come compito, in


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