Narrazioni intorno a Filippo Re

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NARRAZIONI INTORNO A FILIPPO RE Ritratto poliedrico di uno scrittore scienziato

a cura di Gabriella Bonini e Antonio Canovi

€ 1 8,00

STATI DI LUOGO DIABASIS

NARRAZIONI INTORNO A FILIPPO RE

a cura di Gabriella Bonini e Antonio Canovi

Filippo Re (1763-1817) dopo aver conseguito il diploma in scienze matematiche iniziò a dedicarsi interamente agli studi botanici e all’agricoltura. Divenuto titolare della cattedra di agraria presso il Liceo reggiano, Filippo Re inziò a lavorare a saggi e ricerche che contribuirono al radicale rinnovamento dell'agricoltura italiana. Dopo essere stato per breve tempo capitano della Guardia civica, presidente della Municipalità e membro della commissione di Polizia nel periodo rivoluzionario e giacobino (1796-1799), lo scienziato abbandonò Reggio e percorse a lungo l'Appennino reggiano, dove ebbe la possibilità di approfondire le sue cognizioni con studi e ricerche sulle condizioni economiche e sociali della montagna reggiana; poco prima era stato in Toscana (a testimonianza del viaggio rimangono un interessante Diario e le Lettere spedite alla cognata Caterina Busetti). Nel 1803 Filippo Re venne chiamato da Napoleone a ricoprire la cattedra di Agraria dell'Università di Bologna, di cui divenne anche rettore nel 1805-1806. Dopo poco lanciò gli Annali dell’agricoltura del Regno d’Italia (1809-1814). Con la Restaurazione, nel 1814, Filippo Re fu sospeso dall'insegnamento e rientrò a Modena come docente universitario di Agraria e Botanica e Intendente ai Reali Giardini.

STATI DI LUOGO DIABASIS

L’intento di questo libro (con annesso CD) è quello di restituire il senso di un percorso pluridisciplinare e didattico condotto assieme a una fitta rete di interlocutori e consulenti: segnatamente i docenti e gli studenti di alcune scuole superiori nella provincia di Reggio Emilia, e le università di Modena e Reggio Emilia e Bologna, intorno al poliedrico studioso. Le suggestioni a “mettersi in viaggio” con Flipàz – come Filippo Re veniva talvolta chiamato in tono canzonatorio in famiglia – costituiscono una precisa indicazione di lavoro. Lo “scrittore scienziato”, a due secoli di distanza, colpisce particolarmente per lo sguardo olistico che rivolge al paesaggio agrario italiano. In quel suo obliquo incedere dall’eternità dei testi classici al particulare delle consuetudini locali, si ritrova una posizione originale, meritoria di essere ricordata e trasmessa. Queste narrazioni intorno a Filippo Re nascono con l’intento dichiarato di restituirne il ritratto non tanto al suo, quanto al nostro tempo.


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Si ringraziano la Fondazione Pietro Manodori e la Provincia di Reggio Emilia per avere reso possibile la pubblicazione del volume, la Biblioteca Panizzi e i Musei Civici di Reggio Emilia per il corredo iconografico

In copertina Foglio dall’Erbario di Filippo Re, specie diverse di farro. (particolare) Musei Civici, Reggio Emilia

Progetto grafico e copertina BosioAssociati, Savigliano (CN)

ISBN 88 8103 436 0

Š 2006 Edizioni Diabasis via Emilia S. Stefano 54 I-42100 Reggio Emilia Italia telefono 0039.0522.432727 fax 0039.0522.434047 info@diabasis.it www.diabasis.it


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Narrazioni intorno a Filippo Re Il ritratto poliedrico di uno scrittore scienziato

a cura di Gabriella Bonini e Antonio Canovi

DIABASIS


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Luigi Rados, Conte Filippo Re, [Milano], p. Gio. Silvestri, [1820], incisione su carta non vergata, maniera a punti e puntasecca. Biblioteca Panizzi, Gabinetto delle stampe “Angelo Davoli�


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INDICE

PRESENTAZIONI 7 9

Antonella Spaggiari Gianluca Chierici

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Paola Capanni Luigi Grasselli Maurizio Festanti

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INTRODUZIONE Progettare con Filippo Re, Gabriella Bonini e Antonio Canovi PRIMA SEZIONE

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IN VIAGGIO CON FILIPPO RE Prolusione a Filippo Re, Ezio Raimondi

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Il fondo “Famiglia Re” presso la Biblioteca Panizzi di Reggio Emilia Roberto Marcuccio

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L’Emilia ai tempi di Filippo re tra geografia e natura, Franco Farinelli

59

Filippo Re nella cultura agraria del primo Ottocento, Antonio Saltini

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Filippo Re, ovvero la creazione di una lingua agraria Francesca Prampolini

103

Filippo Re e il suo tempo: una svolta di civiltà, Franco Boiardi

106

Archivi e bonifiche tra fine Settecento e inizio Ottocento Gino Badini, Alessandra Bondavalli

113

L’agricoltura in Appennino: dal “viaggio agronomico” di Filippo Re al turismo rurale. Evoluzione storica e prospettive, Emiro Endrighi SECONDA SEZIONE

135 137

LA RESTITUZIONE DIDATTICA Il progetto didattico, Alberto Ferraboschi L’oggetto educativo. L’inferenza storia-memoria e presente come metodologia didattica in un modulo di storia locale Gabriella Bonini e Antonio Canovi


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L’Istituto Motti e il viaggio con Filippo Re Paola Bacci e Paola Spadaccini

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Filippo Re: il superamento dell’agricoltura empirica, Aldo Rinaldi

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Filippo Re a Bologna, Marco Bortolotti

147

Lineamenti per una biografia di Filippo Re, Ugo Pellini

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L’Appennino reggiano ai tempi di Filippo Re, Ugo Pellini

157

L’erbario e i documenti di Filippo Re ai Musei Civici di Reggio Emilia Silvia Chicchi

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Il museo della civiltà contadina a S. Bartolomeo di Villa Minozzo Deanna Zanni

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Formandosi con Filippo Re: le buone prassi di un progetto didattico-culturale fortemente innovativo, Maria Nella Casali TERZA SEZIONE

ATTUALITÀ DI FILIPPO RE 167

Continuità colturali e culturali nelle pratiche agricole condotte dall’azienda Ferrarini nei terreni che appartennero alla famiglia Re Giuliano Cervi

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Di nuovo in viaggio, con Filippo Re, Clementina Santi, Giuseppe Vignali


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Il progetto ideato e proposto dai docenti di quattro istituti reggiani ha, sul suo cammino, raccolto numerose adesioni, coinvolgendo soggetti diversi ed aggregando competenze specifiche. È un viaggio per esplorare un territorio che è il nostro, per conoscere attraverso discipline distinte momenti di straordinaria importanza per la storia della provincia di Reggio Emilia. La Fondazione Manodori ha affiancato volentieri le scuole e le istituzioni culturali che hanno condiviso le esperienze culturali e didattiche stimolate dalla figura e dagli studi di Filippo Re. Il percorso, iniziato tre anni fa, si è concluso con questo volume che raccoglie gli atti di un convegno dedicato allo scienziato, letterato, agronomo reggiano che nella seconda metà del Settecento scandagliò con una visione critica molti aspetti della natura e della realtà sociale del tempo. Ci è sembrata un’occasione per rileggere anche la contemporaneità con un occhio più attento, seguendo le orme di un acuto osservatore, mosso da un profondo interesse per il mondo in cui viveva. La curiosità, questo ci auguriamo venga stimolato nelle nuove generazioni, negli studenti a cui il progetto è rivolto e in tutti gli appassionati, studiosi, cittadini che vivono in questo territorio. Antonella Spaggiari Presidente Fondazione Manodori


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Villa “Il più bello”, residenza della famiglia Re a Quattro Castella, foto Stanislao Farri, 1981.


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Il sostegno all’articolato progetto incentrato attorno alla poliedrica figura di Filippo Re ha rappresentato per la Provincia di Reggio Emilia una preziosa opportunità per sperimentare fattivamente le potenzialità insite nella creazione del nuovo modello di sistema formativo – scaturito dal nuovo scenario dell’autonomia scolastica e dal progressivo trasferimento di competenze alle autonomie locali – fondato sul pluralismo e la specificità delle componenti che vi operano, sulla valorizzazione dell’autonomia dei vari soggetti (istituzioni educative e culturali), sul rafforzamento delle relazioni tra di loro, con il territorio e con gli enti locali. In questa prospettiva, il supporto al progetto «In viaggio con Filippo Re», oltre a testimoniare l’interesse delle istituzioni a sostenere le esperienze di eccellenza, ha attestato l’impegno della Provincia a rafforzare la qualità del sistema scolastico all’interno di una logica di rete e di un approccio collaborativo. In effetti, attraverso un’innovativa progettualità didattica interdisciplinare e uno stretto legame tra scuola e territorio, ha preso forma un’ambiziosa iniziativa ad alta valenza culturale che, grazie a questa pubblicazione, trova ora un importante e prestigioso sbocco editoriale. Peraltro, la Provincia guarda con particolare interesse a questa iniziativa, non soltanto per le metodologie organizzativo-didattiche del progetto, ma anche per le implicazioni scientifico-culturali e la progettualità a esse correlate; infatti, questo contributo si pone in piena sintonia con alcune fondamentali linee strategiche che delineano l’azione della Provincia nelle proprie politiche di governo locale nei confronti del territorio. In particolare, tra i dieci ambiti strategici che caratterizzano l’impegno della Provincia dei prossimi anni rientra anche il cruciale tema della “memoria e identità”, visto come fattore di crescita culturale, rivolto sia alla valorizzazione del patrimonio documentario che all’analisi di prospettiva storica. In tale quadro di riferimento il tema della memoria si pone come fonte riconosciuta per la produzione di modelli identitari collettivi, nella consapevolezza che l’interazione tra memoria e identità rappresenta un aspetto fondamentale per l’elaborazione e il consolidamento del senso di appartenenza alla comunità locale; nel


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contempo, allo stesso tema, si collega la funzione della memoria come risorsa strategica da giocare nella politica di sviluppo e promozione del territorio attraverso una progettualità ambientale e culturale legata a siti e a particolari eventi della vicenda storica della comunità locale. All’interno di questa prospettiva, l’iniziativa di recupero e attualizzazione della figura di Filippo Re attraverso la rivisitazione del territorio di riferimento non rappresenta soltanto un doveroso tributo al ruolo svolto da una personalità di rilievo nel panorama del riformismo illuminista del secondo Settecento, ma diventa anche una preziosa opportunità per riscoprire un patrimonio storico e una tradizione di studi scientifico-agronomici destinati a connotare il profilo identitario e la “vocazione” della comunità reggiana dell’età contemporanea; nel contempo la progettazione integrata, così come la realizzazione di attività didattico-laboratoriali sui luoghi della “memoria” che videro Filippo Re a più riprese in viaggio nella nostra provincia alla fine del Settecento, testimoniano le potenzialità di una progettualità culturale capace di riconoscere nelle istituzioni educative e culturali degli interlocutori privilegiati per la promozione di politiche di sviluppo e valorizzazione culturale del territorio. È dunque anche attraverso esperienze di eccellenza come quella dedicata all’illustre scienziato reggiano, dotate di un forte radicamento nel territorio di riferimento e capaci di far convergere diverse competenze culturali e volontà politico-istituzionali, che sarà possibile riscoprire l’identità storica e culturale del territorio reggiano operando nel contempo per una sua piena valorizzazione in chiave socio-economica e ambientale. Gianluca Chierici Assessore all’Istruzione Provincia di Reggio Emilia


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La nostra società postmoderna, in quanto da società della produzione si è trasformata in società dei consumi, è caratterizzata dalla mondializzazione degli scambi economici e delle informazioni e da una rinnovata esigenza identitaria delle diverse culture. Assistiamo spesso alla dissociazione fra l’universo delle tecnologie e dei mercati e quello delle culture locali; nel multiculturalismo è elevato il rischio che ogni cultura si chiuda in se stessa e non comunichi. È solo impegnandoci alla riflessione e alla consapevolezza che possiamo superare l’isolamento e la separazione e partecipare da protagonisti al pensiero democratico, che ci conduce a una visione planetaria dei problemi e al superamento della separatezza tra globalizzazione e localizzazione. La realtà antropologica è un’unità multidimensionale e ci attende un viaggio comune, attraverso la molteplicità dei percorsi, per riuscire a vivere insieme uguali e diversi. È per riflettere che abbiamo pubblicato gli Atti del «Viaggio con Filippo Re», colpiti dalla povertà degli abiti, dagli atteggiamenti asciutti e dignitosi delle donne e degli uomini del nostro Appennino e della nostra Pianura, colpiti dalla povertà dei boschi e del paesaggio d’allora: la necessità costringeva a utilizzare tutto il bosco e il verde (rami e tronchi, fogliame verde e secco), prezioso e raro anche il letame trasportato in sacchi o con ceste. Più diretto, ma certamente difficile anche allora il nostro rapporto con la natura. È per riflettere che abbiamo intrapreso questo viaggio, per appropriarci di una forte umanità attraverso l’estensione della memoria e dell’immaginazione. Paola Capanni Dirigente scolastico Istituto professionale “Filippo Re“


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Filippo Re, Nuovi elementi di agricoltura, 3a edizione, Milano, per Giovanni Silvestri, 1837, volume primo.


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La composita iniziativa «In viaggio con Filippo Re», realizzata in occasione del 240° anniversario della nascita del grande studioso reggiano, è innanzitutto un doveroso e opportuno riconoscimento all’importanza e al ruolo di Filippo Re nell’ambito scientifico-culturale del suo tempo. Tuttavia, se è vero che il principale obiettivo del progetto è quello di far emergere, attraverso un percorso che si articola e si snoda in numerose tappe ed eventi, la poliedricità di questo “scrittore scienziato”, ritengo importante sottolineare alcuni aspetti dell’iniziativa che presentano caratteristiche di assoluta originalità. In primo luogo, l’aspetto compiutamente interdisciplinare, certo favorito dalle molteplici dimensioni del personaggio, si estrinseca attraverso direttrici differenti per tipologie di intervento, soggetti promotori e destinatari: si va da un intenso lavoro didattico in rete tra Istituti secondari a un concorso fotografico e grafico-pittorico, dal viaggio agronomico nell’Appennino Reggiano a visite guidate, esposizioni e cicli di seminari, per terminare con una importante giornata di studi, ricca di rilevanti conferenze e testimonianze, che il nostro Ateneo, l’Università di Modena e Reggio Emilia, attraverso la sua facoltà di Agraria, ha promosso in modo fattivo e convinto. Ritengo poi ricco di significato il fatto che il progetto sia stato ideato e gestito da un insieme composito di istituzioni e soggetti territoriali diversi tra loro per natura e funzioni, ma potenzialmente complementari rispetto alla capacità di elaborazione culturale. Il coinvolgimento di una variegata realtà di competenze, ricondotte a un medesimo percorso organico di ricerca e riflessione, credo sia il vero valore aggiunto di questo “Viaggio”. Il presente volume, nel raccogliere gli atti della giornata di studi «Narrazioni intorno a Filippo Re» che, come detto, ha costituito solo una parte, benché importante, dell’intera iniziativa, è anche segno tangibile della possibilità e della necessità di sviluppare, nel prossimo futuro, significative azioni di progettazione integrata di itinerari didattico-culturali, tesi a promuovere una più completa conoscenza della nostra identità territoriale. Luigi Grasselli già Pro Rettore Università degli Studi di Modena e Reggio


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Filippo Re, Saggio sopra la storia dell'agricoltura reggiana, Milano, dalla tipografia degli ÂŤAnnali dell'Agricoltura del Regno d'ItaliaÂť, 1809. Filippo Re, Memoria sull'agricoltura del piano e piano-colle del Dipartimento del Crostolo, Milano, dalla tipografia di Giovanni Silvestri, 1805.


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Al nome di Filippo Re sono legate importanti testimonianze conservate presso le istituzioni culturali della nostra città. In primo luogo, il fondo manoscritto intitolato alla Famiglia dei Conti Re che tra Otto e Novecento è affluito in vari momenti e con provenienze diverse nei depositi della Biblioteca Panizzi. Si tratta, come spiega Roberto Marcuccio nel suo contributo, di circa 200 manoscritti e 150 fascicoli di corrispondenza che, seppure legati anche ad altri membri di questa importante famiglia dalle lontane origini lombarde, costituiscono una fondamentale documentazione a più voci sulla vita e sull’opera del grande agronomo reggiano. Gli autografi delle opere di agricoltura e di “economia campestre”, i documenti del periodo bolognese, le quasi cento lettere inviate alla cognata Caterina Busetti che costituiscono una vera e propria “autobiografia epistolare”, gli studi e le ricerche sulla poesia didascalica georgica, le indagini sullo stato dell’agricoltura nel territorio reggiano, infine la corrispondenza con botanici, scienziati, intellettuali, non solo italiani, ci forniscono un ritratto di uomo di scienza ed educatore profondamente partecipe delle vicende del proprio tempo, che fa di Filippo Re una figura di rilievo nel panorama del riformismo illuminista europeo del secondo Settecento. Un’altra importante testimonianza della passione scientifica di Filippo Re è costituita dall’erbario, da lui raccolto probabilmente in età giovanile, che comprende circa 8.000 esemplari di oltre 5.500 specie vegetali, applicati su fogli e oggi conservati presso le collezioni naturalistiche dei nostri Musei Civici. Quello di Filippo Re non è che uno dei preziosi erbari conservati presso i Musei Reggiani che ne possono vantare una folta serie, a partire dalla raccolta del Convento di S. Spirito dei Minori Osservanti (sec. XVII) per arrivare all’erbario di Antonio Cremona Casoli (sec. XX). Caratteristica dell’erbario di Filippo Re, frutto, come spesso avveniva, dello scambio con altri scienziati e naturalisti, è la presenza di fogli con l’antica classificazione polinominale delle specie vegetali, accanto ad altri che riportano quella più recente elaborata dallo svedese Carlo Linneo, fornendo così allo studioso interessanti elementi di storia delle classificazioni botaniche.


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Un’iniziativa come «Narrazioni intorno a Filippo Re», la Giornata di studi di cui oggi si pubblicano gli atti, ha senz’altro rappresentato, insieme alla mostra documentaria Filippo Re: agronomo, educatore, viaggiatore, allestita parallelamente presso la Biblioteca Panizzi, un mezzo privilegiato per la conoscenza e la valorizzazione di questo importante patrimonio. Le numerose istituzioni che hanno dato vita all’articolato progetto su Filippo Re hanno così promosso un’ampia e feconda rete di contatti e di collaborazioni, allo scopo di offrire al mondo della scuola nuovi stimoli di approfondimento e nuove occasioni di ricerca. Se per l’opera di Filippo Re è lecito parlare di modernità, ciò è possibile nel senso di un’attività infaticabile di conoscenza e di analisi dei dati storici e scientifici, al fine di meglio edificare la “città dell’uomo”, con uno sguardo privilegiato alle attività economiche primarie, come l’agricoltura, e con il sentimento pacato di quella pietas virgiliana tanto cara all’illustre agronomo reggiano. Farsi portatrici di questi valori vuole dire, per le istituzioni culturali comunali – Biblioteca Panizzi e Musei Civici – celebrare in modo non formale un nostro grande concittadino e cercare di essere all’altezza dell’eredità culturale che egli ha voluto affidarci. Maurizio Festanti Dirigente Istituzioni culturali Comune di Reggio Emilia


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Introduzione Progettare con Filippo Re Gabriella Bonini e Antonio Canovi

Alle origini del progetto Chi è Filippo Re? È uno studioso e scienziato a tutto tondo, figlio dell’età dei Lumi: agrimensore, letterato, esploratore, tecnologo esperimenta in prima persona i propri convincimenti scientifici. È lo scienziato che si racconta attraverso le lettere. È il letterato che si confronta culturalmente con l’esperienza antropologica del viaggio. È l’esploratore che osserva le tradizioni locali e cataloga le bio-diversità. È il riformatore che descrive i modi di produzione locali mosso dall’intento di rinnovarli. È una figura della modernità, espressione del capitalismo mercantile. La vicenda dell’agronomo reggiano (nasce a Reggio Emilia nel 1763 e vi fa ritorno per morire nel 1817), come si comprenderà scorrendo i saggi e gli interventi qui raccolti, racchiude questi e altri caratteri ancora. Lo “scrittore scienziato” ci si è rivelato personaggio “poliedrico”, tale da suscitare – a due secoli di distanza – interessi e interrogativi che stanno vicini alla nostra sensibilità. Queste Narrazioni intorno a Filippo Re nascono con l’intento dichiarato di restituirne il “ritratto” non tanto al suo ma al nostro tempo. A muoverci, ancorché vaga, fu sul primo istante una suggestione di questo tenore: in che modo un Istituto Professionale per il Commercio e il Turismo, cui a suo tempo era capitato di intitolarsi a Filippo Re, può raccordare le proprie attività curricolari a questa figura storica? Domande del genere ne circolano continuamente nella scuola italiana, e per la verità già nel 1993 la dirigenza scolastica dell’epoca, per i 230 anni tondi della nascita, aveva concepito un opuscolo in ar-


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gomento. In questa occasione, qui sta la novità, non ci siamo limitati a rispolverare la formula dell’omaggio rituale; non avevamo proprio voglia di prendere per buone e perenni le proposizioni pronunciate in occasioni precedenti. Che cosa significa – è la domanda che abbiamo formulato - riattualizzare un nome, quindi rinominare per riporre nel tempo presente? Il progetto complessivo nasce dalla convinzione che non si possa dare evento memoriale senza adeguato “lavoro della memoria”, il che non significa avvicinare genericamente al nostro tempo un determinato oggetto del passato ma reinterrogarlo in qualità di testimone. Diversamente, per dirlo in metafora, Filippo Re sarebbe stato condannato – alla stregua di un reperto provvisoriamente riesumato – a rimanere nel proprio sepolcro. La suggestione a “mettersi in viaggio” con Flipàz – come il Re veniva talvolta chiamato, con epiteto sardonico, in famiglia – ha costituito in tal senso una precisa indicazione di lavoro. I suoi scritti ce li siamo presi sotto braccio per camminare nel tempo e nello spazio, confrontando paesaggi agrari e tecniche di coltivazione. Abbiamo così messo mano nella sua biografia trattenendone, come postura originale e meritoria di trasmissione ereditaria, quel suo obliquo incedere dall’eternità dei testi classici al particulare delle consuetudini locali. Il Viaggio agronomico per la montagna reggiana, in modo particolare, ha suggerito l’idea di transumare in buona compagnia – studenti, docenti, accompagnatori esperti a vario titolo coinvolti – su alcuni degli itinerari citati, per fare esperienza di eventi e territori altrimenti destinati a vivere la vita effimera della citazione letteraria. Il “nostro” Filippo Re, per come l’abbiamo saputo ritrovare e riabitare nei suoi propri topos letterari e geostorici, è divenuto “luogo della memoria”, come tale passibile di una traduzione esperienziale per le generazioni a venire. La strumentazione didattica L’articolazione del lavoro didattico ha dato seguito alla curvatura degli obiettivi progettuali. Si trattava di lavorare con scuole superiori tra loro differenziate: l’Istituto promotore “Filippo Re”, con ben quattro classi, tre quarte nell’indirizzo commerciale e una per il turismo; due classi a indirizzo agro-ambientale dell’istituto professionale per l’agricoltura “A. Motti” (una quarta e una quinta, nella sede distaccata di Castelnuovo ne’ Monti, cui si sono affiancate, in occasio18


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Prima sezione

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VIAGGIO CON

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Pianta dell’Orto botanico della Regia Università di Bologna, da Filippo Re, Rapporto a Sua Eccellenza il Sig. Ministro dell'Interno sullo stato dell'Orto agrario della R. Università di Bologna, Milano, per Giovanni Silvestri, 1812.


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Prolusione a Filippo Re Ezio Raimondi

Le Narrazioni intorno a Filippo Re alle quali ci invita questo convegno indicano un interesse e una partecipazione che sembrano rimuovere in anticipo un pericolo connesso agli anniversari e alle commemorazioni, ossia quello di registrare, come diceva Virginia Woolf, che colui di cui si deve parlare è ormai un “fantasma in via di diminuzione”. Occorre soltanto riprendere con fiducia un viaggio attraverso il mondo di Filippo Re e ricostituire, entrando direttamente nei testi, un universo di cui abbiamo in parte perduto i tratti, perché, se è vero che Re ha già una sua posizione nell’ambito degli studi tecnici di agronomia, non altrettanto si può dire per quanto riguarda la storia della cultura italiana, all’interno della quale è forse giunto il momento di rivendicare la sua presenza, nel momento burrascoso e drammatico di passaggio dall’ancien régime all’era napoleonica e della Restaurazione, attraverso la grande ventata rivoluzionaria. Soltanto così si potrà recuperare un personaggio a tutto tondo, approfittando del fatto che egli stesso ci ha fornito una serie di elementi per entrare non solo nel suo laboratorio di scienziato ma nella sua intimità, quasi si direbbe nella sua vita privata. Vi sono anzitutto gli epistolari, che ancora attendono di essere esplorati: lettere straordinarie dirette alla cognata, la moglie del fratello primogenito Antonio (ma in casa veniva chiamato Robespierre), nel corso del viaggio che, nel 1795, il trentenne Filippo compie a Firenze, dove arriva come un “povero lombardo”, così si definisce, sottoposto ai vezzi, alla malizia corrosiva dei fiorentini. E nel tempo le lettere diventano una sorta di gazzetta privata indirizzata alla cognata contessa, che rimarrà la confidente di tutta la vita, anche nel momento in cui Re assumerà responsabilità politiche a Reggio, al tempo della Repubblica Cisalpina, per ritrovarsi alla fine un intellettuale deluso desideroso di tornare, dice, «ai suoi letami». Sono lettere che 25


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fanno pensare a certe pagine di Ippolito Nievo, nella prima parte delle Confessioni di un Italiano, attraverso le quali si ricostruisce un universo misto di pettegolezzo e di verità, di concetti e di osservazioni pungenti, con un gusto della commedia, per il quale Filippo Re ha una straordinaria inclinazione. Non per niente quando comincia il suo viaggio verso la Toscana si descrive come Arlecchino, e cita una commedia del Goldoni nella quale aveva conosciuto per la prima volta i paesi che si trovava ad attraversare. Questo gusto del comico, in un’epoca in cui la sensibilità si muove invece verso nuove forme di pathos tra sublime e malinconia, è un carattere principale di Filippo Re, un momento della sua intelligenza pacata, della modestia amabile e riflessiva che egli stesso riconosce come il proprio umorismo “lombardo”: ed è già, si capisce, una dimostrazione di senso critico, un modo per vedersi a distanza e quasi sdoppiarsi in un’autocaricatura (“Flipazz…”). La lettera tende poi a diventare anche scrittura saggistica, quasi da giornale nel senso settecentesco, con un gusto dell’osservazione diretta, non disgiunto da certe risonanze letterarie, che restituisce il senso di un mondo domestico, delle piccole cose della vita quotidiana: ed è straordinariamente interessante seguirlo a Firenze, dove visita i musei e gli orti botanici, frequenta collezioni e librerie, osservando che mancano volumi inglesi, francesi e tedeschi che invece leggeva a Reggio Emilia; acquista libri ma deve fare i conti con le sue disponibilità finanziarie; quando poi si trova di fronte alla Venere medicea non ne resta colpito, mentre lo impressionano i quadri fiamminghi, a testimonianza di un’inclinazione al realismo, nel momento in cui trionfa come stile ufficiale il Neoclassico; a teatro segue il melodramma, assiste a qualche commedia, una sera vede di lontano Alfieri, ma non aggiunge commenti. E vi sarebbero ancora tanti elementi su cui fermarsi: i colloqui, i ricevimenti, le discussioni sulle mode, gli incontri femminili, una qualche galanteria: osserva però che le donne fiorentine sono “bruttine”, sudice in casa e linde solo quando escono. E poi il racconto delle locande, degli incontri, l’annotazione scrupolosa anche delle spese: una volta, mentre si trova in una osteria, ironizza persino sulla dissenteria di cui è vittima, descrivendola, quasi in latino maccheronico, con un “propter cacarellam”... Anche se lo aveva già colpito il disordine di Firenze, una grande città rispetto alla sua Reggio, a Genova scopre poi una grande metropoli: dalla finestra dell’albergo contempla l’ampio golfo e lo descrive con un gusto analitico tutto settecentesco. È, insomma, un 26


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Seconda sezione

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Il progetto didattico Alberto Ferraboschi

Questa iniziativa, come è stato ricordato, costituisce l’appuntamento centrale di un ambizioso progetto realizzato con il concorso e la fattiva collaborazione di diversi soggetti, tra cui la Provincia, rivolto a mettere in rete l’offerta formativa di quattro diversi istituti scolastici d’istruzione superiore intorno alla figura paradigmatica di Filippo Re. Il progetto infatti ha promosso la ricerca e la riflessione scientifica attorno alle problematiche della storia e dell’economia agraria, della biodiversità e dell’educazione ambientale; al tempo stesso l’iniziativa ha aggregato gli studenti delle diverse scuole attraverso attività didattiche e di scambio culturale, attivando canali di divulgazione culturale e scientifica, grazie alla collaborazione di diversi enti del territorio come l’Università, i Musei, i Comuni, il Parco del Gigante, ecc. Tra i diversi e i numerosi aspetti qualificanti del progetto, mi limito ad accennare a tre caratteri identificativi che hanno indotto la Provincia a sostenere il progetto, svolgendo sia un’azione di coordinamento sia finanziando l’iniziativa nell’ambito del piano per il diritto allo studio, in coerenza con gli indirizzi regionali di valorizzazione dell’autonomia scolastica. Un primo punto riguarda la dimensione organizzativa del progetto didattico connotato dall’utilizzo dello strumento della rete di scuole. In effetti, a partire dal riconoscimento dell’autonomia delle istituzioni scolastiche, quale garanzia di libertà di insegnamento e di pluralismo culturale, la Provincia già da tempo supporta e incentiva la costituzione di reti e di consorzi tra istituzioni scolastiche autonome, favorendone le relazioni con gli enti locali. Un sostegno che nasce dall’impegno a valorizzare la cultura dell’autonomia scolastica in una logica di positiva collaborazione tra soggetti che operano all’interno di un medesimo sistema formativo, nel rispetto delle singole specificità e vocazioni. 135


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Di conseguenza, nell’ambito del sostegno ai progetti di sistema intesi alla promozione di accordi per la messa in rete di diverse scuole, particolarmente significativo è risultato il coinvolgimento di ben quattro scuole (l’Istituto “Filippo Re”, l’Istituto “Motti”, l’Istituto “Zanelli” e il Liceo Classico scientifico “Ludovico Ariosto”) nella realizzazione di un’azione didattica comune volta a favorire la qualificazione dell’offerta formativa. Un secondo punto rilevante riguarda più propriamente l’aspetto innovativo della progettualità didattica ossia lo spiccato carattere trasversale e interdisciplinare. In effetti il progetto, proprio grazie all’approccio collaborativo del lavorare in rete, ha consentito di sperimentare sia la trasversalità dei contenuti didattici tra i diversi ambiti di scuole (appartenenti all’istruzione professionale tecnica e liceale), sia l’interdisciplinarità (coinvolgendo discipline umanistiche, scientifiche, agronomiche ed economiche). Una sperimentazione che si è realizzata attraverso percorsi di trasmissione partecipata tra ambiti culturali, saperi e memorie locali, nonché mediante l’attivazione di una strumentazione innovativa (quali i laboratori di azione e ricerca), connotando in modo originale e positivo il progetto didattico. Il terzo punto di forza del progetto riguarda proprio la capacità di attivare sinergie tra territorio e scuole per realizzare un progetto ad alta valenza culturale; attraverso forme di collaborazione interistituzionale, l’attività delle scuole ha infatti coinvolto una variegata realtà di soggetti territoriali (istituzioni educative, culturali, socio-economiche) riconducendoli a un medesimo laboratorio esplorativo. Sì è così creato un circuito virtuoso tra scuole e territorio che ha consentito di valorizzare le diverse risorse (educative, formative e culturali professionali) presenti sul territorio. Una prospettiva quest’ultima, intesa a promuovere l’apertura delle istituzioni scolastiche alle esigenze socio-economiche ed educativo-culturali del territorio di appartenenza, incentivando la funzione della scuola come centro di promozione culturale, sociale e civile del territorio e implementando il processo di autonomia scolastica e di qualificazione del sistema formativo. Rinnovo l’apprezzamento per un progetto che, oltre a mobilitare numerose e qualificate energie del mondo della scuola intorno a una iniziativa ad alta valenza culturale, ha saputo portare a sintesi delle autentiche esperienze di eccellenza del sistema formativo reggiano.

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Terza sezione

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Continuità colturali e culturali nelle pratiche agricole condotte dalla azienda Ferrarini nei terreni che appartennero alla famiglia Re Giuliano Cervi, architetto del paesaggio

Filippo Re uomo e scienziato Il secolo XVIII ha un’importanza fondamentale nella storia delle scienze: fu proprio in questo periodo che, nell’ambito del cosiddetto Illuminismo, si crearono i presupposti per lo spettacolare progresso tecnico e scientifico che caratterizzò l’Ottocento e il Novecento. Tra le varie discipline che furono oggetto di rinascita e approfondimento figurano anche le cosiddette “Scienze Agrarie”. Il principale esponente del rinnovamento illuministico delle scienza agrarie in Italia fu Filippo Re. Nativo della città di Reggio Emilia, operò a cavallo tra Settecento e Ottocento ponendo le basi per la nascita a Bologna della cattedra di agricoltura ,che costituì per tutto l’ottocento il motore delle scienze agrarie italiane. Nonostante la sua rinomanza, la figura di Filippo Re è tuttavia ancora in parte da indagare: sono noti i suoi numerosi scritti e suoi molteplici studi che ci ha lasciato, tuttavia rimane ancora da sondare la sua complessa personalità, travagliata dal contrasto tra il turbinio degli eventi epocali nei quali egli si trovò ad essere proiettato e il suo desiderio di una ordinata e ben governata società alla quale far riferimento. Un altro aspetto che merita di essere approfondito riguarda il rapporto tra Filippo Re e suo fratello Antonio, entrambi accomunati dall’entusiasmo per la ricerca scientifica applicata ai diversi aspetti dell’economia agraria e del nascente industrialismo. Come ho già accennato, gli insegnamenti di Filippo Re hanno avuto grande importanza nel panorama delle scienze agrarie italiane e in particolare sul contesto agricolo padano. Credo che non sia azzardato affermare che lo stesso scenario complessivo del mondo agrario padano ed in particolare quello emiliano, rechi tutt’oggi ben evidente la sua impronta: 167


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ne valga ad esempio un solo aspetto, quello riguardante le cosiddette “case coloniche a porta morta” dette anche “reggiano-modenesi”: esse furono con chiarezza preconizzate da Filippo Re nelle loro caratteristiche costruttive, distributive e funzionali, già agli inizi dell’Ottocento e, da quell’epoca, cominciarono ad essere costruite divenendo, nel corso dell’Ottocento e nei primi decenni del Novecento, l’elemento più caratterizzante del paesaggio agrario emiliano.

Nell’ambito del contesto scientifico-accademico Italiano la figura di Filippo Re ha essenzialmente importanza in veste di storico dell’agricoltura, di innovatore delle pratiche colturali e di sperimentatore di nuove tecniche. L’importanza di Filippo Re risiede nell’aver saputo introdurre un modello scientifico sperimentale in campo agricolo. Egli basa i suoi studi sulla sperimentazione diretta, traendone indirizzi e consigli utili a migliorare tutto ciò che riguarda il mondo agricolo: dà le norme, per la coltura della vite per la regimazione dei corsi d’acqua, per la raccolta delle acque in terreni che ne sono scarsi, delinea anche le modalità migliori che gli agricoltori dovrebbero seguire per difendersi dalle frane; quest’ultimo aspetto è quanto mai attuale:alcune sue parole sono ancora oggi quanto mai attuali: «la mancata attenzione verso le frane è causa primaria di gravissimi danni all’agricoltura e quanto altro». Il contesto elettivo ove i fratelli Re ebbero modo di sperimentare e applicare le loro esperienze in campo agrario (e non solo), furono le vaste possessioni che la famiglia aveva in terra reggiana. Nell’ambito di queste proprietà ebbe particolare importanza quella corrispondente a una vasta superficie di territorio situata attualmente a confine tra Reggio Emilia, Albinea e Quattro Castella, ricompresa nell’ampia piana alluvionale del Torrente Crostolo tra Villa Rivalta ed il castello del Più Bello. Questo territorio è ancora oggi uno dei più importanti dal punto di vista agricolo, nel quale le moderne pratiche agricole si coniugano intimamente con un sedime storico paesaggistico di vera eccellenza. Questa stessa zona, infatti, fu individuata dai duchi d’Este per realizzarvi la loro splendida reggia estiva, che, com’è noto, venne eretta nei pressi di Rivalta, ergendovi altresì un corredo di altri palazzi di notevole pregevolezza architettonica. Accanto alla Villa Ducale sorse infatti il cosiddetto “casino delle delizie”, l’attuale “Vasca di Corbelli”, un ampio giardino, improntato all’architettura dei giardini in voga a fine Settecento e la villa Ferrarini-Corbelli, attuale sede del Gruppo Industriale Ferrarini, quest’ultima sede ducale prima 168


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AUTORI

PAOLA BACCI, docente di Scienze naturali, Istituto Superiore “ Motti”, Castelnovo ne’ Monti GINO BADINI, direttore Archivio di Stato di Reggio Emilia FRANCO BOIARDI, storico, presidente Comitato Scientifico Istituto “Cervi” ALESSANDRA BONDAVALLI, studiosa, volontaria all’Archivio di Stato di Reggio Emilia GABRIELLA BONINI, docente di Italiano e Storia, Istituto Superiore “Filippo Re” Reggio Emilia MARCO BORTOLOTTI, già responsabile Archivio Storico Università di Bologna ANTONIO CANOVI, storico, Tempo Presente Reggio Emilia PAOLA CAPANNI, dirigente scolastico, Istituto Superiore “Filippo Re” Reggio Emilia MARIA NELLA CASALI, storica del territorio GIULIANO CERVI, architetto del paesaggio SILVIA CHICCHI, ispettore naturalista, Musei Civici Reggio Emilia EMIRO ENDRIGHI, docente Facoltà Agraria, Università di Modena e Reggio Emilia FRANCO FARINELLI, direttore Dipartimento Scienze della Comunicazione, Università di Bologna ALBERTO FERRABOSCHI, storico, Provincia di Reggio Emilia MAURIZIO FESTANTI, direttore Biblioteca “A. Panizzi” Reggio Emilia LUIGI GRASSELLI, docente Facoltà Ingegneria, Università di Modena e Reggio Emilia ROBERTO MARCUCCIO, responsabile sezione Manoscritti, Biblioteca “Panizzi” Reggio Emilia UGO PELLINI, docente di Scienze naturali, Liceo scientifico “Moro” Reggio Emilia FRANCESCA PRAMPOLINI, pubblicista e studiosa EZIO RAIMONDI, Presidente IBC Emilia Romagna ALDO RINALDI, docente di Agraria, Istituto Tecnico Agrario “Zanelli” Reggio Emilia ANTONIO SALTINI, storico dell’agricoltura e divulgatore scientifico CLEMENTINA SANTI, assessore alla Cultura e Valorizzazione del paesaggio, Comunità Montana Appennino Reggiano, Castelnovo ne’ Monti PAOLA SPADACCINI, docente di italiano e storia, Istituto superiore “.Motti” Castelnovo ne’ Monti GIUSEPPE VIGNALI, esperto di Scienze forestali, direttore Parco del Gigante, Busana DEANNA ZANNI, assistente tecnico, responsabile Museo della Civiltà contadina Istituto “ Motti” Castelnovo ne’ Monti.

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Le Narrazioni intorno a Filippo Re vengono stampate nel carattere Garamond su carta Arcoprint delle cartiere Fedrigoni dalla tipografia Nerocolore di Correggio per conto di Diabasis nel maggio duemila sei


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