Bestiario Letterario di Franz Blei - anteprima

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Coordinamento editoriale Leandro del Giudice Redazione Muriel Benassi Copertina Anna Bartoli Thomas e Heinrich Mann, caricatura dal libro del 1922

ISBN 978-88-8103-916-6 Š2019 Edizioni Diabasis Stradello San Girolamo 17/b- 43121 Parma Italia telefono 0039.0521.207547 – e-mail: info@diabasis.it www.diabasis.it


Franz Blei

Bestiario letterario a cura di Lorenza Rega



Franz Blei – dandismo e rigore critico1

1. Franz Blei e il suo mondo

Saggista, scrittore di novelle, testi teatrali, romanzi (in realtà mai conclusi), biografie di personaggi celebri, traduttore, curatore di opere di autori contemporanei, ma anche di classici, grande mediatore della cultura inglese e francese nei paesi di lingua tedesca, scopritore e promotore di talenti letterari, Franz Blei è una delle figure che con il loro percorso esistenziale e professionale riassumono in modo emblematico l’evoluzione della società, in particolare austriaca, del periodo che va dalla fin de siècle alla seconda guerra mondiale. Franz Blei nasce nel 1871 a Vienna da una famiglia di assai modeste condizioni: il padre è analfabeta, ma ha una mentalità imprenditoriale, che si coniuga con una sensibilità particolare, e la madre, che sa leggere e scrivere ed è dotata di una gelida determinazione negli affari, aiuterà il marito in modo decisivo; la coppia, che si separerà in età matura proprio per il diverso modo di concepire l’esistenza, riuscirà a raggiungere un’agiatezza tale da lasciare in eredità ai figli un patrimonio che – se gestito con oculatezza – avrebbe consentito una vita di agiatezza economica. Blei gode di un’educazione privata con un’insegnante francese, tanto che per un periodo parla meglio il francese del tedesco, entra quindi nel 1. L’articolo riprende in alcune sue parti il mio contributo Un alfabeto di animaletterati contenuto nel volume Aforismi e alfabeti a cura di G. Cantarutti, A. Ceccherelli, G. Ruozzi, il Mulino, Bologna 2016.

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collegio dell’abbazia di Melk, da dove sarà espulso per avere causato un’esplosione nel laboratorio di chimica. A diciassette anni esce platealmente dalla chiesa cattolica (suscitando le proteste sdegnate dei genitori), che egli contesta in nome del socialismo e dei diritti calpestati dei lavoratori con il tipico atteggiamento di ribellione adolescenziale. Nella chiesa cattolica rientrerà nel 1919, facendo battezzare anche i figli. Nonostante le divergenze politiche e religiose, i genitori non gli negano comunque il denaro per acquistare le enormi quantità di libri che costituiscono il punto di partenza della sua straordinaria cultura. In quel periodo conosce anche Viktor Adler, esponente del socialismo austriaco. Superato da privatista l’esame di maturità si reca a Zurigo, dove studia in particolare con Avenarius, dal quale apprende l'avversione per ogni sistema, anche se in seguito ne prenderà le distanze, e si laureerà poi a Berna con una tesi di traduzione e commento dei Dialoghi sul grano dell’Abate Galiani, una figura che continuerà ad ammirare per la razionalità temperata dalla socievolezza e per lo scetticismo tipici del Settecento, da Blei definito «[…] un edificio sereno e invitante in cui si poteva entrare e uscire da mille porte e, da qualunque parte lo si facesse, si veniva sempre colpiti dall’equilibrio del progetto che collegava tra loro tutti gli spazi con grande intelligenza e grazia.» (Blei 2004: 231). A Zurigo sarà sempre in contatto con gli ambienti di sinistra e incontrerà anche Lenin, che polemizzerà nel 1927 in Materialismo e empiriocriticismo con uno scritto giovanile di Blei del 1895. Si sposa nel 1894 con Maria Lehmann e assieme partono per gli Stati Uniti. Qui rimangono per due anni; la moglie si specializza in odontoiatria, mentre Blei studia il mondo americano allacciando rapporti di ogni tipo: in realtà dopo il lungo soggiorno si rende conto che il mondo americano è privo di qualsiasi utilità e fascino per lui, che non è né un me-

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dico né un ingegnere; l’America gli sembra un modello da evitare perché «a destra e a sinistra della strada del progresso ci sono milioni di cadaveri: per potere giustificare e tranquillizzare la coscienza bisogna probabilmente adorarlo e idolatrarlo, come peraltro accade.» (Blei 2004: 283). All'inizio del nuovo secolo la coppia si stabilisce a Monaco, una città che risulta congeniale a Blei in particolare per la vivacità culturale che la caratterizzava, ma anche per il dialetto vicino a quello viennese, per il cattolicesimo e per i monti e laghi (Blei 2004: 320). Qui diventa redattore della rivista «Insel», edita da Bierbaum, Heymel e Schröder, che provocava il malumore dei benpensanti per le idee amorali in essa contenute nonché per la raffinatezza della veste grafica e del tipo di carta impiegato. Da questo momento comincia la parabola ascendente di Blei, che diventa assai influente nell’ambito del mondo letterario e culturale in senso lato. «Insel» è la prima delle molte riviste di cui diventerà curatore (tra queste, «Der Amethyst» [1906], «Zwiebelfisch» [1909], «Die Opale» [1907], «Hyperion» [1908-1910], «Der lose Vogel» [1913], «Summa» [1917-1918], «Die Rettung» [1918-1919]): estremamente esclusive («Der Amethyst» è una rivista erotica soltanto per abbonati2), regolarmente in perdita, contavano tra i loro collaboratori alcuni tra i migliori scrittori e intellettuali di quegli anni (fra questi Thomas Mann, Hofmannsthal, Wedekind, Kafka, Musil, Carl Schmitt, Max Brod), né mancavano illustratori raffinati, il più importante dei quali fu certamente Aubrey Beardsley. Blei continua inoltre a scrivere tutta una serie di saggi e di racconti in cui si confronta con determinati temi che gli sono particolarmente cari: erotismo e pornografia, 2. «Der Amethyst» (1905/06) e «Die Opale» (1907) erano fra l’altro apprezzate anche da Kafka (v. http://www.welt.de/kultur/article2279527/Pornosammlung-von-Franz-Kafka-gefunden.html).

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degrado della comunità – in cui tutti si sentono legati gli uni agli altri – a società spersonalizzante e meccanica, religione come collante della comunità e, quindi, di ogni forma statale, l’avventuriero come tipico rappresentante della modernità, capace di trasformarsi in continuazione per sopravvivere nel modo migliore. Risale già al 1901 la novella Prinz Hippolyt, che è considerato una controfigura di Blei stesso, il quale la precisa ulteriormente circa sei anni più tardi. Di alto lignaggio, il principe vive lontano dalla massa («Meglio la civiltà di una casta che la barbarie di tutti.» Blei 1986: 25), a contatto soltanto con pochi intimi, godendo della pubblicazione in belle edizioni di opere che il gusto dell’epoca aveva dimenticato o disprezzava e di rappresentazioni teatrali in cui tutto corrispondeva alle aspettative di ogni ospite senza che quello se ne accorgesse, cadendo nella piacevole illusione di non essere solo uno spettatore ma anche un interprete. In un mondo di maschere appare come l’unico non mascherato e rifiuta il matrimonio per non assumersi responsabilità che andassero al di là della propria persona. Ma è proprio con questo tipo di vita che «Hippolyt aiuta i Tedeschi a raggiungere quella civiltà socievole che oggi possediamo segretamente dopo un barbaro interregno durato più di cinquant’anni.» (Blei 1986: 11). Strettamente collegata a questa figura è anche quella di Beau Brummell nell’omonima novella di Blei, che forse fa trasparire con ancora maggiore chiarezza le affinità con il suo autore, soprattutto nella seconda parte della sua esistenza. La vita di Brummell è narrata dal suo servitore, un poeta che ha rinunciato all'arte perché «sulla strada della poesia la vita si lascia ordinare con banale facilità.» (Blei 1986: 37) e che ha preferito entrare al servizio di un dandy per il quale la forma è tutto, anzi è la sostanza stessa. Brummell impiega sei ore per vestirsi non già perché gli altri lo notino, ma proprio per 8


passare inosservato. È un fatto che il Brummell storico effettivamente si vestiva in modo semplice in un’epoca in cui tutti si abbigliavano con mille fronzoli dai colori sgargianti. Brummell spicca in realtà proprio per la sua semplicità, esattamente come Hippolyt spicca perché in un mondo di maschere gira senza maschera, e Blei spiccava per la sua figura ascetica e allampanata sempre vestita in modo impeccabile. Nella novella il servitore si sofferma sull’ultimo periodo di Brummell, in cui la tavola viene apparecchiata alla perfezione e si annunciano gli ospiti, che però in realtà non vengono, e in cui il lord muore in un ospedale per poveri. Una storia, questa, che preannuncia quella di Blei, anche lui morto in un ospedale per poveri, che già nel 1911 aveva completamente dilapidato l’eredità dei genitori. Fino alla prima guerra mondiale, grazie al suo gusto letterario quasi infallibile, Blei ha comunque una notevole influenza sul mondo della cultura e la sviluppa anche al di là di quanto poi ai suoi protegès potesse essere gradito (Kafka cerca per esempio di sottrarvisi ben presto e il rapporto non sarà facile neanche con Broch, Gütersloh, Musil e altri ancora). Blei saluta inizialmente con favore la prima guerra mondiale perché i quindici anni a essa precedenti gli apparivano come un periodo ovunque «ammalato, rabbioso e da bottegai con i nervi a fior di pelle: questa guerra porrà termine a questa epoca, che potrà così risorgere completamente vivificata.» (Blei in Eisenhauer 1993: 78) rivelando così un modo di pensare tipico degli intellettuali di quegli anni, che però cambierà nel giro di pochissimo tempo. A causa di problemi cardiaci non va al fronte e, grazie all’intervento di Josef Kranz, mercante d’armi mecenate delle arti, è chiamato a Vienna. Qui, grazie a Kranz stesso – che provvede a pagare la sede della redazione con tanto di mobili antichi, un’edizione in venti volumi di Voltaire e quella integrale della

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rivista socialista «Neue Zeit» –, fonda «Summa» che vede collaboratori del calibro di Broch, Musil, Werfel, Gross, Polak, Kisch e che sarà seguita da «Die Rettung». Vive la stagione della caduta degli Asburgo e della nascita della Repubblica austriaca, venendo accusato di essere un componente del branco dei Prager Kaffeehausliteraten colpevoli dei disordini del 12 novembre 19183. Nel 1919 si trasferisce nuovamente a Monaco e rientra, con tutta la famiglia, nella chiesa cattolica, suscitando polemiche a non finire: si tratta di un atto che segue il famoso motto «Viva il comunismo e la santa chiesa cattolica» pubblicato in «Die Rettung». Blei è criticato in particolare perché sembra essere in continuazione un voltagabbana: in realtà Blei, riferendosi a Bahr, al quale si rimproverava di essere un artista della metamorfosi, afferma: «Non saprei che farmene di convinzioni che uno ha riconosciuto essere sbagliate oppure inadeguate.» (Blei 2004: 341). Una frase, questa, che calzava anche per lui stesso. La chiesa cattolica gli sembrava l’unico porto sicuro in alcuni momenti in cui egli stesso minacciava di perdersi. Blei non sarà mai religioso nel senso comune del termine: «Ogni elemento religioso trova la sua radice nella malattia dell’anima. Forse con la paura della morte, della notte, dell’impotenza. La paura della morte divenuta patologica continua a produrre queste singolari forme religiose di difesa e di protezione perché l’uomo vuole vivere. Per proteggersi quando dorme indifeso l’uomo si è affidato al guardiano notturno, poi sviluppatosi nello Stato. Per proteggersi dalle forze oscure della sua anima angosciata ci sono le chiese, che canalizzano le acque torbide e lutulente, costruiscono argini e opere di drenaggio, danno a Dio quello che è di Dio, alla vita quello che è della vita e che possiedono lo strumento politico più raffinato per 3. Cfr. al riguardo Hall, http://www.murrayhall.com/content/articles/ bleietikette.pdf.

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farlo. Una chiesa non ha mai emanato il comandamento di non usare la ragione. La chiesa è il fattore razionale nella dimensione irrazionale della condizione religiosa.» (Blei 2004: 376). Nel 1923 è a Berlino, ma oramai non ha più l'influenza di un tempo, anche se continua a scrivere in modo indefesso, a curare opere altrui, a tradurre4. Un ritratto molto probabilmente assai veritiero è quello fornito da Werfel nel suo romanzo Barbara (1929) in cui Basil, uno dei personaggi, rimanda assai chiaramente a Blei: «Fino allora Basil aveva opposto serenamente la testa canuta ai venti aspri del tempo. La povertà, l’insuccesso, la monotonia sbadigliante non avevano potuto lacerare la sua maschera galante di ironica superiorità. Ora invece questa cominciava a screpolarsi e di dietro alla lisa sovranità faceva capolino il piagnisteo e la smania di vendetta che sono sentimenti correlativi.» (Werfel 1952: 412). Oltre ad essere oramai privo di mezzi, Blei è inviso a molti sia per i suoi giudizi sui vari autori e intellettuali sia per l’interesse da lui dimostrato al tema dell’amore, dell’erotismo della pornografia5. In lui è indubbiamente presente una tendenza a épater le bourgeois, che è però soltanto l’aspetto superficiale di questo suo interesse. Magris (1984) ha notato quanto questo interesse fosse collegato con la scrittura incessante del poligrafo Blei. Sempre più povero, meno influente, ma non per questo più accondiscendente, Blei – con l’avvicinarsi del na4. Le traduzioni (per es. quelle di Gide, con cui Blei ha una stretta collaborazione, provata fra l’altro anche dallo scambio epistolare (Blei-Gide 1997) non sono sempre della migliori (Cfr. al riguardo Mitterbauer 2003: 63- 66). E anche le traduzioni di Dickens vengono criticate, perché Blei aveva ripreso una vecchia traduzione cambiando per di più la fine dei romanzi perché secondo lui quella originale era troppo noiosa (Eisenhauer 1993: 74). 5. Blei era stato citato anche in giudizio per la rivista «Der Amethyst» considerata scandalosa dai benpensanti.

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zismo, col quale si trova in aperto conflitto – è accusato anche di essere ebreo. Si reca per un periodo anche a Mallorca e, quindi, si recherà negli Stati Uniti dove morirà nel 1942 in un ospedale per poveri, non da ultimo per le conseguenze della fame e del freddo patiti negli ultimi anni.

2. Franz Blei e il Bestiario della letteratura moderna tra divertimento cabarettistico e innovazione della critica letteraria Nel 1920 Blei pubblica il Bestiarium Literaricum in una stampa privata impiegando anche lo pseudonimo di Peregrin Steinhövel. Il successo è clamoroso e il libro verrà ristampato più volte presso Rowohlt. In realtà l’edizione del 1920 e le ristampe del 1922 e del 1924 sono notevolmente diverse. L’edizione originale è intitolata Bestiarium Literaricum – das ist Genaue Beschreibung Derer Tiere Des Literarischen Deutschlands verfertigt von Dr. Peregrin Steinhövel. Gedruckt für Tierfreunde zu München in diesem Jahr. In essa trovano spazio 104 “medaglioni” in ordine non alfabetico, accompagnati da un’introduzione (Vorwort) e dai riferimenti bibliografici (Quellenschriften). Circa 76 pagine. L’edizione del 1922 Das grosse Bestiarium der modernen Literatur registra 181 “medaglioni” in ordine alfabetico, tre prefazioni oltre alla prima prefazione, nonché i testi Die großen Dichter deutscher Nation, Zur ideologischen Morphologie der literarischen Bestiae, Notwendige Exkurse, Kleine Grammatik für Anfänger, Biographische Belustigungen e la Verabschiedung des Lesers. Oltre ai riferimenti bibliografici. 254 pagine. L’edizione del 1924 Die moderne Literatur. Eine Darstellung. Erster Band. Das grosse Bestiarium der Literatur registra nuovamente 181 “medaglioni” in ordine alfabe-

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Indice

Franz Blei – Dandismo e rigore critico

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Bibliografia

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Nota alla traduzione

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Premessa alla prima edizione

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Bestiario letterario

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Morfologia ideologica della bestia letteraria

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Piccola grammatica per principianti

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Commiato dal lettore

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Riferimenti bibliografici del Bestiario letterario

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Glossario degli autori

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Si può pensare solo con le parole cioè in immagini per questo le parole dominano il mondo le idee appartengono nella loro azione diretta alle parole da tempo mancante il Bestiario letterario di Franz Blei viene pubblicato da Diabasis nel marzo 2019



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