O Madre

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O Madre

Daniela Matronola

Io invece volevo assaggiarlo (giusto un pezzettino!), e tutta la mia attenzione era per quella polpa gialla che, orlata dal solco dei denti, stillava al momento una fragranza appetitosa lungo il bordo frastagliato. La merenda di Amanda, con la sua splendida aria fritta e ben unta, roteava nell’aria descrivendo fedelmente tutti i movimenti concitati dettati dall’irritazione che montava in lei man mano che cedeva alla lite filologica con Margherita. – Letteralmente vuol dire le cinque in punto. – E allora perché quello dice quasi le sei? È la stessa canzone, tradotta. – Sì ma che c’entra? Demis Roussos dice le cinque in punto col coretto sotto degli Aphrodite’s Child perché it’s five o’clock si adatta bene alla musica. Invece nella cover italiana, su quella stessa musica, per lo stesso motivo, bisogna per forza dire quasi le sei… – E allora hanno sbagliato a tradurre… – Che c’entra! Le cinque in punto non ci sta sopra, non esattamente come quasi le sei: è una questione melodica, capito? – Sì ma che, uno, adesso, cambia le parole? – Bè?, m’inserii io, snervata dall’ovvietà del discorso che a Margherita non c’era verso entrasse in testa. M’imbarcai senza risparmio nella discussione pescando in tutto quello che avevo imparato guardando Walter&Connie, e Amanda, forse spossata dal confronto anche fisico con questo bolide di ragazzona, attaccò a divorare il suo scone che ebbi il sospetto, mentre io arringavo Margherita senza pietà, fosse in realtà, molto più deliziosamente, una combinazione di dolce e salato. In quattr’e quattr’otto anche Margherita, alla faccia mia, fece fuori l’abbondante pagnottella, ripiena di etti di mortadella freschissima, da cui promanavano profumi penetranti. Rimettendosi al cibo, Margherita aveva mitemente rinunciato a punire la mia intrusione arrogante con un equo bersagliamento di palline di pane smollacchiate di saliva: mi aveva risparmiato anche l’associazione automatica che avrei fatto da me col pane raffermo che mia madre metteva a mollo in un piatto fondo (da qualcuno definito avventurosamente fondina –!–), per poi strizzarlo e lavorarlo a mano con la carne macinata l’uovo il prezzemolo e il parmigiano, e preparare polpette polpettoni o hamburger. Per anni quella preparazione squisita mi ha fatto senso unicamente per quella disgustosa evenienza mai realmente accaduta, che poi mi ha suscitato un vomito e una pena prepotenti quando ho visto ‘La ricotta’ di Pasolini in 89

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