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ARCIDOSSO Collocazione geografica
Il territorio del Comune di Arcidosso si estende per 93,39 km2 con una popolazione di 4.296 abitanti, confina con altri cinque comuni e comprende numerosi piccoli borghi, spesso significativo di insediamenti molto antichi e si trova a 679 m s.l.m. Le sue frazioni sono: Stribugliano, Montelaterone, Salaiola, Bagnoli, San Lorenzo, Fornaci, Macchie, Zancona. Il capoluogo, costituito da una parte antica e da una moderna, è collocato su un contrafforte montuoso della valle fra l’Amiata e il Monte Labbro, si distingue per la sua caratteristica forma conica con al vertice la massiccia Rocca Aldobrandesca intorno alla quale si è sviluppato tutto il borgo medioevale.
ARCIDOSSO
Il toponimo forse è riconducibile al latino “Arx et Dossum”, una Rocca sul Dosso e sorge sulle pendici occidentali del Monte Amiata, la montagna di origine vulcanica, contornata da boschi di castagno, dove la ricchezza di storia, cultura, arte e tradizioni si fonde con la bellezza naturale. Il Castello appartenne ai Conti Aldobrandeschi fin dal 1080, anche se il sito era stato fortificato già nella seconda metà del X secolo da Ugo di Tuscia, Marchese di Toscana per conto di Ottone I imperatore. La storia di Arcidosso ruota intorno alle fortune della famiglia Aldobrandeschi e della sua disfatta per opera della Repubblica di Siena, che conquistò il Castello nel 1331 con Guidoriccio da Fogliano. Siena stabilì ad Arcidosso uno dei suoi undici Vicariati e, dopo la sua sconfitta nel 1559, il paese venne sottomesso ai vincitori, i Medici di Firenze, che vi posero anche la sede di un Capitanato di Giustizia. La funzione amministrativa di Arcidosso fu mantenuta fino ad epoca recente come capoluogo di mandamento e favorì un notevole livello culturale nelle varie epoche e ricchezza di beni artistici, da ammirarsi negli edifici civili e religiosi, come la Chiesa di San Leonardo, Sant’Andrea, il Santuario della Madonna Incoronata, la romanica Pieve ad Lamulas e il Convento dei PP. Cappuccini, la Rocca Aldobrandesca, il Teatro degli Unanimi e la fontana neogotica in ghisa realizzata nel 1833 nelle fonderie granducali di Follonica e collocata in un piazza centrale del paese. Anche in epoca granducale fu registrato un notevole sviluppo urbanistico, incrementato da attività artigianali mantenutesi per tutto il 1800 e la seconda metà del secolo passato, rivolte alla lavorazione della pietra, del ferro battuto e del legname. La sua vocazione turistico-culturale ha portato Arcidosso a valorizzare l’imponente patrimonio delle varie epoche, come il seicentesco contadinopoeta Giovan Domenico Pèri o il grande riformatore religioso e sociale David Lazzaretti, la cui vicenda finì tragicamente nel 1878. Ad ampia fruizione turistica sono le seguenti strutture: “Centro visite del Parco faunistico dell’Amiata”, il “Museo di David Lazzaretti”, il “Museo Medievale” ed il “MACO - Museo di arte e cultura orientale” negli edifici del Castello, il Parco faunistico e l’Associazione culturale Dzog-Chen. La recettività turistica è garantita da numerosi alberghi e agriturismi, sparsi nel territorio ed il soggiorno consente anche di assaporare piatti tipici della tradizione a base di castagne e la degustazione di vino e olio di qualità.
Monumenti e chiese
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Arcidosso - Ver. 2/2018
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Catabbio
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Alture | Poggi | Vette Vetta Amiata 1.738 metri s.l.m. Monte Aquilaia 1.104 metri s.l.m. Monte Buceto 1.152 metri s.l.m. Monte Calvo 930 metri s.l.m. Monte Civitella 1.107 metri s.l.m. Monte Labbro 1.193 metri s.l.m. Monte Nebbiaio 1.086 metri s.l.m. Monte Penna 1.086 metri s.l.m. Poggio Le Perazzette 922 metri s.l.m. Poggio Roccone 913 metri s.l.m. Poggio Trauzzolo 1.200 metri s.l.m. Poggio Zoccolino 1.035 metri s.l.m.
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Palazzi | Monumenti | Chiese | Musei Abbazia di San Salvatore Casa Museo Cisternone Collegiata dei Santi Quirico e Giulitta Convento della SS. Trinità Croce del Monte Amiata Eremo del Vivo Horti Leonini Il Giardino di Daniel Spoerri La Peschiera Merigar West Museo di arte e cultura orientale Palazzo Bourbon del Monte Palazzo Nerucci Palazzo Ravizza Palazzo Sforza Cesarini Parco Minerario del Monte Amiata Pieve di S. Maria a Lamula Villa Sforzesca
Benvenuti sul Monte Amiata, Borgo Santa Rita F. Orcia vulcano spento nella Grosseto - Siena Campiglia d’Orcia Toscana del sud. ne Montenero d'Orcia Belvedere bro Terra dall’animo “selvaggio” m F. O e genuino che guarda 12 Seggiano 7 Sasso d’Ombrone Vivo d’Orcia 3 con curiosità e intraprendenza Montieri Pietrineri Bagni San Filippo Pescina ivo al mondo che la circonda; 2 T. V 9 terra dove cultura e tradizioni Porrona Monte Giovi ben radicate ne accompagnano Vetta Amiata Stazioni termali Poggi del Sasso da sempre l’evoluzione. Radicofani 1 Comprensorio dai mille profumi Terme di Bagno Vignoni Castel del Piano Cinigiano e colori, dove panorami 2 Terme di San Filippo 1 6 Montelaterone 14 Monticello Amiata Abbadia S. Salvatore 15 mozzafiato “danno l’anima” 18 3 Terme di Saturnia San Lorenzo 2 a produzioni d’eccellenza 1 17 Castiglioncello Bandini 12 Arcidosso riconosciute in tutto il mondo. 7 Salaiola Bagnoli Territorio dove la gastronomia è storia, passione e filo conduttore di una comunità Zancona a che sa bene come esaltarne le caratteristiche. cid Piancastagnaio Le Macchie n 11 Ra Stribugliano 2 Una comunità dalle molteplici sfaccettature, Bagnore T. to e 11 13 ss Bagnolo dalla lunga storia che sa sorprendere 3 ro Lago G Marroneto chi la vive quotidianamente ma anche Santa Fiora Maddalena Saragiolo chi l’ha conosciuta da poco. 10 2 T. M Un viaggio tra borghi medievali e natura, 16 ela cci ole sorgenti e faggete, dove le crete senesi T. S enn e le colline sinuose s’incontrano F. Ro 6 a Pa m subbie a T. Tra gli con la macchia selvaggia della maremma a più “alta”. Cos’altro dire, “thats’Amiata”. 4 6 5 T. Zancona
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Sul colle che sovrasta il viale David Lazzaretti vi è il Monumento ai Caduti (1928), sacello in peperino dedicato ai caduti di tutte le guerre e, percorso l’ottocentesco Corso Toscana, sulla sinistra si giunge alla Porta di Castello che introduce al percorso verso la Rocca Aldobrandesca. In basso, scendendo per la scalinata che costeggia la canonica, troviamo la Chiesa di S. Niccolò (1144), spoglia al suo interno, ma con due altari in peperino, di epoca secentesca, un crocifisso ligneo, una statua policroma della Madonna Addolorata e una pregevole acquasantiera in peperino. Dalla Porta dell’Orologio si scende nel Terziere di Codaccio incontrando la romanica Chiesa di San Leonardo (1188), edificata dagli abati di San Salvatore, interessante al suo interno per i cinque maestosi altari in peperino e tele del panorama pittorico secentesco con Vanni, Nasini, pittori di scuola fiorentina, una tela del S.S Sacramento del Neroni nell’unico altare in legno intagliato, una tavola quattrocentesca di scuola senese e due statue lignee di San Processo e Sant’Andrea. Alla fine di via Talassese, addossata alle mura, si trova la Chiesa di Sant’Andrea (XII secolo) al cui interno nell’unico altare in peperino (1635) campeggia un crocifisso coevo in carta pesta e, sulla parete di sinistra, una pittura murale con la Vergine in trono e il bambinello. Continuando, fuori dal centro storico, si raggiunge il Santuario della Madonna delle Grazie o Incoronata, preceduta da una imponente scalinata, con testimonianze rinascimentali nel colonnato e barocche negli altari, tracce di affresco quattrocentesco della Madonna della Carità, un pregevole stendardo di Ventura Salimbeni con la Madonna della neve e la Vergine Assunta, tele di Giuseppe Nicola Nasini e una tavola quattrocentesca di scuola senese.
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È uno dei principali centri della Comunità Dzogchen Internazionale; il suo nome, dato pensando al nostro vulcano, significa “Residenza della Montagna di fuoco”. È un’associazione laica ispirata agli insegnamenti del maestro Chögyal Namkhai Norbu, è un luogo dove si pratica e si studia lo Dzogchen
Altitudine: 679 m Abitanti: 4.296
(pronuncia Zòcen) o Ata Yoga un insieme di conoscenze e metodi che permette l’evoluzione naturale dell’individuo. Ogni anno ospita uno o più seminari tenuti dal maestro Namkhai Norbu a cui assistono centinaia di persone provenienti da tutti i paesi del mondo. Il centro può essere visitato per ammirare la sua splendida sala di meditazione (il Gonpa), la sala del Mandala dove viene praticata la Danza e un’importante biblioteca. È possibile visitare anche il negozio di Merigar dove trovare libri, oggetti di artigianato orientale, incensi. È aperto tutto l’anno, ma in occasioni dei periodici “Benvenuti a Merigar” si può partecipare a visite guidate e a semplici dimostrazioni di yoga e meditazione.
Territorio
Bagnoli. Il primo insediamento si è formato intorno alla Pieve di Santa Mustiola, di cui si hanno notizie intorno al 1205 ed è conosciuta per avere un fonte battesimale e luogo dove si celebrava anticamente la festa del 5 agosto in onore alla Madonna delle Nevi. Bagnoli ebbe una notevole espansione a partire dal 1600 e intorno a questo nucleo si formarono altri borghi: Grappolini, Capannelle, Le Piane, Canali. Notevole è il paesaggio con boschi di castagni e la bellezza naturalistica della Cascata d’Acqua d’Alto. Di sicuro interesse architettonico è, ai Canali, la Cappella padronale della “Natività” o della “Madonna del Presepe”, chiesetta settecentesca. Fornaci. Un piccolo borgo, dirimpetto ad Arcidosso, sopra un colle sul torrente Ente. L’origine del nome è senz’altro dovuta all’attività artigianale che vi si svolgeva e i primi insediamenti si fanno risalire alla fondazione dell’Ospedale di San Lazzaro nel XIV secolo. L’ospedale si trova nelle vicinanze del torrente e sulla strada che conduce alla Pieve ad Lamulas. La chiesetta del Borgo è del 1715, è ben conservata e l’altare barocco è intitolata alla “Madonna dei Fornaciai”. Al crocicchio con San Lazzaro, è presente una delle croci che Baldassarre Audibert, il predicatore della prima metà dell’800, soleva erigere in vari luoghi del territorio. Montelaterone. Borgo medievale, sviluppatosi su un costone di arenaria tra le valli dell’Ente e della Zancona, è documentato come castello fin dal 1004. Fu possesso dell’Abbazia di San Salvatore e poi conteso fra gli Aldobrandeschi e la Repubblica di Siena, della quale ne seguì le sorti. Il borgo si snoda tra vicoli stretti, che attraversano la Porta Senese, Porta di Mezzo e che conducono al Cassero Senese. All’interno del borgo è possibile trovare la Cappella delle Schiacciaie con all’interno preziosi affreschi quattrocenteschi e la Chiesa della Misericordia con affreschi dei Nasini. Da via Petri si giunge alla Chiesa di San Clemente (XIII sec.), con all’interno opere di varie attribuzioni. Poco distante si trova la Pieve di Santa Maria ad Lamulas. Salaiola. “Piccola Sala”, di derivazione longobarda, luogo di ritrovo importante, è vicina al Monte Aquilaia. Nei pressi della frazione sorge l’antica fattoria di Roveta, uno dei primi insediamenti abitativi (Casal Roveta) che dettero poi origine al paese di Arcidosso. Salaiola ospita da qualche anno due manifestazioni importanti: la “Festa della Poesia”, nei mesi estivi, un concorso letterario al quale partecipano poeti e scrittori da tutta Italia e la “Festa della Luna” a luglio, momento suggestivo in occasione del plenilunio. San Lorenzo. Del suo passato antico rimane la Pieve romanica del XII secolo dedicata a San Lorenzo. Nelle vicinanze sorge il convento dei Cappuccini (1593), costruito per volere di Ferdinando I per acquietare gli animi fra le due comunità. Poco distante dal convento si trova la “Palazzina”, elegante villa secentesca della famiglia Giovannini edificata su progetto dell’architetto locale Pietro Amati. Sul colle di Montoto sorge l’edificio della ex colonia estiva fascista degli anni ’30, trasformata poi in preventorio della Croce Rossa Italiana, oggi è sede dell’Unione dei Comuni. Un altro motivo di suggestione dei dintorni di San Lorenzo è dato dalla cosiddetta “ara preistorica”, un’antichissima ara sacrificale. Sulla strada per Castel del Piano si trova la misteriosa “Grotta di Mago Merlino”, così definita nell’immaginario collettivo. Stribugliano. Di antica origine, attestato in un documento dell’868 col nome di Casale Stabulauriliano, Stribugliano passa sotto la giurisdizione degli Aldobrandeschi, della Repubblica di Siena e successivamente dei Granduchi di Toscana che lo uniscono ad Arcidosso. Fu centro amministrativo delle proprietà dei Marchesi La Greca, dei quali rimane un elegante palazzo di fronte alla Chiesa di San Giovanni, patrono del paese. Sul borgo si eleva il masso di Pietra Rossa. Il paese si affacciata sulla valle dei torrenti Melacce e Trasubbie e su un paesaggio che si estende fino all’Abbandonato. Altro insediamento importante fu la Pieve di San Giovanni a Ballatorio, oggi scomparsa. La famosa ricotta, la cacciagione e la cucina casalinga si possono ancora gustare nell’unico ristorante rimasto. Zancona - Macchie - Pastorelli. I villaggi sono situati sui fianchi del Monte Labbro. Qui David Lazzaretti, trovò maggiore seguito, tanto che a Poggio Marco poco vicino in qualche architrave è impresso il simbolo giurisdavidico. Il nome della frazione Zancona è derivato dall’omonimo torrente. Le Macchie hanno assunto una notevole notorietà per la “Sagra della patata”. Questi villaggi, posti alla base del cono del Monte Labbro, sono situati in uno straordinario ambiente naturalistico incontaminato.