Corriere Vicentino settembre 2014

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Calcio

arrugginito

maltempo The Sun

Benedetto

L’intervista

Speciale

casa

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editoriale di Stefano Cotrozzi

sommario Inchiesta Dove va il calcio vicentino?

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intervista The Sun

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Focus Benedetto maltempo

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SPORT Julio Gonzalez

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Una vita per gli altri

C’

era un tempo in cui il mondo dei giovani arzignanesi era diviso in due: da una parte c’erano i gialloblu della Moreno, dall’altra parte i biancorossi della Kennedy. Non esisteva nessuna squadra che si chiamasse Arzignano e rappresentasse ufficialmente la città. Due squadre, due cognomi stranieri e cattolici e tante sfide che partivano dai banchi di scuola per arrivare ai campi di gioco che spesso l’erba non l’avevano mai vista. Chi non ricorda, alla Kennedy, quel signore magro magro con la passione per il violino? Lo chiamavamo presidente ed era un signore gentile, tipo un babbo natale, visto che ci faceva arrivare le tute, le magliette e le borse rosse con la scritta bianca da mostrare orgogliosi come senso di appartenenza quando la parola sponsor era sconosciuta ai più. Poi i ragazzini sono cresciuti, qualcuno ha fatto un po’ di onorata carriera calcistica, altri sono andati a popolare il grande mare del calcio amatoriale e altri il calcio hanno cominciato solo a guardarlo in tv, ma la squadra è sempre rimasta lì al suo posto. Con il tempo abbiamo scoperto che il signore con il violino era un imprenditore che sosteneva a livello economico la squadra, che l’aveva fatto per dare un punto di incontro ai ragazzini in un momento storico difficile, per una società che cresceva e incontrava tentazioni nuove che avrebbero lasciato una triste scia di morti. Poi abbiamo scoperto che il signore del violino, oltre ai giovani, aiutava gli anziani e si impegnava nel sociale e con la sua parrocchia. Un industriale con un forte senso della comunità, un esempio per tanti nel suo modo di fare silenzioso e senza tanto clamore. Adesso il signore del violino non c’è più ma rimangono la Kennedy e tutto quello che ha costruito per la sua città. Sarebbe bello che la città ricambiasse ringraziandolo per tutto quello che ha fatto, dimostrando ai giovani che imprenditore e impegno civile non è un binomio inscindibile. Sarebbe bello dare un segno che apprezziamo quello che ha fatto per noi che eravamo ragazzini e che continuerà a fare per tutti con ciò che ha costruito. E per una volta, invece che dedicare una via ad un lago lontano o ad un compositore sconosciuto, sarebbe bello dedicarne una, magari proprio quella dove gioca la Kennedy, proprio a lui, Fernando Anzolin.

2000 - Bericaeditrice s.r.l.

Mensile d’informazione Registrazione del Tribunale di Vicenza n° 965 del 12-01-

Direttore Responsabile Stefano Cotrozzi. Vicedirettore Nicoletta Mai. Caporedattore sportivo Stefano Canola. Redazione: Guido Gasparin, Giuseppe Signorin, Francesco Meneghini, Lisa Masiero, Mario Piotto. Editorialisti Lino Zonin, Alberto Fabris, Elisabetta Badiello, Gianfranco Sinico, Luisa Nicoli, Alberto Faedo. Art director Alessandra Peretti. Grafico Amos Montagna.

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arzignano Un violino tra gli angeli

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arzignano Distretto concia

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MONTECCHIO La Ghisa al Comune

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MONTECCHIO ACA promossa con lode BRENDOLA Il fashion è di casa altavalle Una villa speciale Montebello Quante novità alla materna 42

Stampa: Cora Print Srl - Trissino (VI) Redazione e Sede legale Piazza Campo Marzio, 12 36071 Arzignano (VI) tel. 0444 450693 fax 0444 478247 e-mail: info@corrierevicentino.it Per la pubblicità: Alberto Faccin 335 5319350 Alex Bertacche 349 5183614 Federico Hanard 335 5293582

LONIGO Verso le amministrative: di nuovo in corsa? 46

SAREGO Aido: insieme per la vita 47

Speciale casa

© 2014 Le immagini ed i testi sono di proprietà riservata della rivista. Ne è vietata a tutti la riproduzione totale o parziale e l’uso pubblicitario in altra sede. L’editore è a disposizione dei proprietari dei diritti su eventuali immagini riprodotte, nel caso non si fosse riusciti a reperirli per chiedere debita autorizzazione.


gli uomini e le donne (non) sono uguali Giuseppe Signorin

L’assaggino Da un po’ di tempo a questa parte, io e mia moglie, quando usciamo a cena, ordiniamo le stesse cose. Questo perché? Questo per autodifesa. Mia, ovviamente. Sono io, il buono, in questa storia, anche se in quanto appartenente al genere maschile tendo sempre all’egoismo. Mia moglie, invece, in quanto appartenente al genere femminile, tende sempre all’altruismo. Soprattutto col contenuto del piatto di suo marito. Se ne offre a se stessa sempre un po’. Chiama questa pratica di auto carità “assaggino”. Oppure, dal momento che marito e moglie sono una carne sola, deve pensare che il mio piatto sia il suo. Non si spiegherebbero altrimenti tutte queste pratiche di auto carità. Nemmeno una donna può essere così altruista. Per lei, mangiare dal mio piatto o dal suo, dev’essere la stessa cosa. Non ci sono altre spiegazioni. Dalla profondità di questi ragionamenti ho preso una decisione: voglio essere come lei anch’io. Voglio assaggiare anch’io i contenuti dei suoi piatti. Di più, voglio portare la logica del matrimonio, due che diventano una cosa sola, alle estreme conseguenze. Per questo, da un po’ di tempo a questa parte, io e mia moglie, quando usciamo a cena, ordiniamo le stesse cose.

Mondo #opendata Diamo i numeri

di Alberto Faedo

Con il termine #opendata (dati aperti) si intende alcune tipologie di dati liberamente accessibili a tutti. (fonte Wikipedia) Circa 754.000.000 di risultati su Google (in 0,36 secondi) Andamento #opendata in Italia: Luglio 2012 erano disponibili 2.905 #dataset - Luglio 2013 7.359 #dataset - Luglio 2014 11.201 #dataset Nel Comune di Vicenza sono disponibili 162 #dataset La regione con più #opendata disponibili è la Lombardia con 753 #dataset; poi, Trento con 653 #dataset, poi il Piemonte con 476 #dataset. La Regione Veneto infine ha 127 #dataset disponibili Il Comune con più #opendata è Firenze con 613 #dataset Vicenza ha 134 #dataset Chi fornisce più #opendata??? ISTAT con 720 #dataset

Corriere Vicentino |

6 | Opinioni

vipera con garbo

Elisabetta Badiello

Ma quanto è bella la… pelle di luna

L’estate, ahimè, è ormai alle spalle. Con la fine della bella stagione e la temperatura che inesorabilmente volge al freddo, si torna a vestirsi, a coprire il proprio corpo. Non più abbigliamento scosciato, indumenti striminziti, quarti di pelle da esibire, con buona pace di “lardelle” e circonferenze sovrabbondanti non proprio da mostrare. Ma indossando le prime giacche e riprendendo le attività di tutti i giorni chi, almeno una volta nella vita, non ha saputo resistere al desiderio di avere sempre e comunque una pelle abbronzata? Espressione di benessere e di vacanze fuori stagione, quando tutti gradualmente cominciano a sbiadire per assumere quel colorito spento, indefinibile, indice delle giornate che si accorciano e del tempo che sempre più trascorre tra le quattro mura. Ebbene, le abbronzature “artificiali” sono decisamente out. E questo non soltanto per motivi salutistici, ma anche estetici. Essere abbronzati tutto l’anno è indice di vacanze a buon mercato, alla portata di tutti. A questo punto è preferibile un bel incarnato pallido, divenuto ormai una rarità. E se proprio morite dalla voglia di apparire sani e vincenti, convinti che un po’ di colore basti a migliorare il vostro aspetto, non arrendetevi di fronte a un lettino UVB ma iniziate la stagione iscrivendovi in palestra. Un corpo tonico e flessibile non potrà che enfatizzare il vostro tenero incarnato.


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Sport e dintorni

Gianfranco Sinico

Stefano Canola

Passione e vita

Gli incauti

O

gni tanto mi trovo a desiderare profondamente silenzio e solitudine, conscio che questa condizione non esiste e che, comunque, non potrebbe essere la panacea. Niente di deflagrante o di irreparabile, ma a tratti le mie giornate sono costellate dalle intrusioni degli incauti, di innocenti sprovveduti convinti di dimostrarti il loro compartecipe sapere e la loro sintonia con le tue passioni. Così, mentre alla guida della tua macchina stai ascoltando in religioso silenzio una vecchia canzone che ha accompagnato momenti romantici della tua gioventù, non trovano di meglio che accompagnare la melodia intrufolandosi e sovrapponendosi all’incommensurabile Patty Pravo: “Se perdo te, cosa farò…”. Che fai? Mandi giù in silenzio abbozzando il sorriso che adoperi quando senti la Santanchè. Non parliamo delle vecchie pellicole alla televisione, che preferisco di gran lunga ai moderni sceneggiati. Sei lì che aspetti dall’inizio del film la battuta topica ed ecco l’incauto di turno esplodere e anticipare il vecchio bigliettaio che al senatore James Stewart, seduto comodamente in treno a riflettere sui fantasmi del passato, sussurra: “Questo è niente per l’uomo che uccise Liberty Valance!”. Rimpiangi di non aver conservato il vecchio sovrapposto di nonno Gidio, ma non lo dai a vedere e ti limiti ad un sospiro di rassegnazione. Così come quando stai ascoltando, purtroppo senza cuffia, il Cd che ti ha mandato la tua amica mezzo soprano Daniela. Proprio mentre affronta la Habanera dalla Carmen di Bizet, sopraggiunge l’incauta visitatrice: “… igiene sì, fatica no!”. È la stessa audace sconsiderata, con il virus della reclame, la quale, mentre sei stravaccato in poltrona e lasci che il crescendo del concerto in Re maggiore per violino ed orchestra opera 35 di Tchaikovsky ti faccia dolcemente levitare, irrompe sfoggiando il suo titolo: “Vecchia Romagna etichetta nera, che crea un’atmosfera…”. Spieghi con cristiana sopportazione che ha sbagliato brandy e che l’esatto titolo del concerto è “Stock 84”, ma… dov’è il machete amazzonico?

H

a fatto notizia la storia di una ragazza vicentina, vittima di un grave incidente col deltaplano che le ha tolto l’uso delle gambe, che ha voluto tornare a volare su quel mezzo, seppur accompagnata. A prima vista sembra un controsenso: si dovrebbe rigettare per sempre quello sport così crudele da restituirci trasformato in dolore l’entusiasmo che ci buttavamo dentro. Invece, la passione è più forte di tutto. In più di vent’anni da cronista ai bordi delle piste da speedway, ho guardato con rispetto e ammirazione diversi ex atleti che la sorte o le circostanze, quel maledetto giorno, hanno coinvolto in un incidente di corsa. Dalla sedia a rotelle o appoggiati alle stampelle, portando i segni indelebili di quanto successo, dispensavano consigli al pilota prescelto, organizzavano i meccanici ai box, dirigevano il team o la squadra nazionale loro affidati. Campionissimi o modesti interpreti della derapata fossero stati, ancora lì li ha riportati la passione, come per le quattro ruote Clay Regazzoni, Alex Zanardi e molti altri. A volte passione e vita sono sinonimi, anche per noi “normali”.

Campioni di cartone Successo per la mostra sul calcio organizzata a Vicenza nella Basilica Palladiana. Viste le figuracce rimediate quest’anno tra coppe europee e Mondiale, consoliamoci con i campioni di cartone.

IN VIAGGIO CON DENIS Denis L.

È stato smarrito un congiuntivo chiunque l’ha trovato è pregato di telefonare ore pasti (sempre che non sto mangiando).

Corriere Vicentino |

8 | Opinioni


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Lasciatemi sfogare Consultiamo tre siti meteorologici e, mediando le contraddittorie previsioni, riusciamo a stabilire una finestra utile per domenica. Potrebbe essere l’ultima occasione per chiudere questa piovosa estate con una bella gita in montagna. Partiamo timorosamente allegri e fiduciosamente pessimisti, a valle splende il sole ma quei nuvoloni bianchi sembrano un annuncio di sventura che comunque preferiamo ignorare. Ci inerpichiamo per le valli natie chiacchierando del più e del meno, prevalentemente di calcio, incidentalmente di politica, di sfuggita e con un’ombra di mestizia di donne. Come dev’essere quando tre ultra cinquantenni azzardano una libera uscita. Parcheggiando ai piedi della seggiovia notiamo che la sommità da raggiungere è completamente avvolta in una nebbia che preferiamo chiamare “nuvole basse”. La cima non si vede, la fune che ci trascina verso l’alto scompare alla vista dopo pochi metri e incrociamo sparuti e infreddoliti escursionisti che percorrono il tragitto in senso inverso. In un clima sempre più allucinato, man mano che ci avviciniamo udiamo provenire dal rifugio (quota 1628) sempre più distintamente l’inconfondibile suono di una banda di ottoni. Già, c’era scritto giù alla cassa, una banda di ottoni intratterrà gli escursionisti con musiche varie ed eventuali. Man mano che ci avviciniamo alla cima la temperatura precipita, mentre in rapida sucessione intuisco i Righeira, i Deep Purple e Raffaella Carrà. Freno l’istinto di gettarmi nel vuoto, qualche timida ma insistente goccia di pioggia comincia a farsi sentire. Nel rifugio, aggrappato ad una tazzina di tè bollente, mentre Toto Cutugno imperversa, sommessamente, piango.

La moda dello gnocco Il kamasutra per i single

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Milano proclama la povertà la nuova moda. Non illudetevi, però, tirando fuori l’amato maglione che il vostro cane vi ha mangiato e risputato per l’ansia da fuochi d’artificio del Capodanno di quattro anni fa, perché, cari miei precari, la povertà che va di moda costa cara. Jeans anni ‘90, maglioni stile nonno di Heidi e scarpe da berlinese nostalgico del Muro non sono raggiungibili da noi, figli di contratti le cui sigle ci marchiano come il DOP per l’Asiago. La

moda della povertà ghettizza e parla solo a chi deterge i suoi sudori nella Jacuzzi di casa. Che poi i poveri-modaioli siano convinti che il Johnny Cash sulla T-shirt sia un bancario dell’800, non ci allarma perché a noi veri proletari, che degli Hipster ci rimane solo la H iniziale di Herpes, resta la genuina certezza della Sagra dello Gnocco. “Ma guarda che ora la sagra è fashion!!!”. Okay, ci resta lo Gnocco.

di Roberta Costantini

Corriere Vicentino |

10 | Opinioni

Piccolo Skerno Lino Zonin

Sconforto digitale

Ricordate l’elettrizzante emozione per lo switch-off, il passaggio definitivo al digitale terrestre? Era appena l’autunno del 2010 e sembra un secolo fa. Sulle strade erano apparsi degli orrendi cartelli che annunciavano: “Il digitale terrestre sbarca sulla terra”. Mah, pensavo io, se questi non riescono a creare uno slogan senza ripetere due volte una parola, andiamo bene. Poi, in qualche maniera la cosa è andata avanti, il segnale analogico è stato abbandonato, tutti ci siamo messi in casa il decoder e adesso possiamo gustarci una miriade di canali in chiaro per un’offerta televisiva praticamente senza limiti. Ma è davvero così? Avete mai provato a girarli tutti, i canali, dall’uno al centomila? Superate le colonne d’Ercole della tv di stato e privata, doppiato lo scoglio de La Sette con il pallido sorriso di Giovanni Floris che chiede disperatamente di restare lì, di non abbandonarlo al suo stipendio annuo di 4 milioni di euro, si apre il mar dei Sargassi della desolazione. Viene in mente “Il deserto dei Tartari” di Dino Buzzati e ci si trova, come il sottotenente Giovanni Drogo, a scrutare l’orizzonte sperando che arrivi qualcuno - fosse anche il nemico - pur di infrangere quell’insopportabile monotonia. Invece niente, quello che si vede è sempre la solita fuffa della réclame di provincia sciatta e sfocata, dei dibattiti in lingua italo-veneta sul Verona Calcio o sugli immigrati, dei telefilm girati prima dell’invenzione della corrente elettrica, dei cartoni animati per bambini scemi. I geni del digitale sono riusciti a moltiplicare l’offerta azzerando la qualità. Complimenti, lo sbarco è riuscito.


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Aspirazioni lavorare nell’ambito televisivo o guida turistica Film preferito Sette anime Cibo preferito pizza Di cosa non puoi fare a meno... amicizia e divertimento

il post più letto del mese

.it 5° Torneo Graziano Peretti, il calcio incontra la solidarietà Sport e solidarietà si sono incontrati il 30 e 31 agosto nel 5° Torneo Graziano Peretti, appuntamento calcistico giovanile internazionale riservato alla categoria Giovanissimi 2001. Sco

L’ Oroscopo

di Mago Merlino

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Nome Yasmin Brazzale Età 19 anni Vive a Thiene Lavoro studentessa e ragazza immagine Situazione sentimentale single

P a ol o Caro Luca, tu non fare niente. O meglio, temo che tu non possa più fare niente. La metamorfosi che descrivi interessa tipicamente le donne che hanno qualcuno di nuovo che dice loro quanto siano belle vestite sexy, etc. Ma soprattutto sappi che, se una donna dimagrisce velocemente, il motivo può essere uno solo. Esattamente quello che pensi tu. Da vedere poi se il nome e cognome nuovo abbia voglia di diventare il fidanzato della nuova tipa supersexy, ma questo è un altro discorso. E alle donne in queste condizioni non piace pensare troppo al futuro. Studiati una buona exit-strategy, così almeno quando cadrai non ti farai troppo male. Un saluto. Paolo

Caro Luca, si capisce che sei un uomo di sostanza e non di forma e la cosa ti rende onore. Il tuo dubbio è però lecito: non è raro che trasformazioni fisiche importanti come quella della tua fidanzata abbiano, come dici tu, il nome e il cognome di un terzo incomodo. Se però fosse così, non sarebbe difficile capirlo: la tua ragazza esce più spesso senza di te? Si perde nei suoi pensieri? Ti guarda con sguardo assente? Messaggia con un sorrisetto idiota? Se la risposta è sì ad almeno due domande... meglio che vi chiariate. In caso contrario si è semplicemente fatta più bella per piacerti di più e la cosa non può che renderle onore. Elena

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Candid da denuncia

Divertimenti insulsi/parte prima. Uno con la maschera, uno con la motosega, e il terzo con il telefonino pronto a filmare la reazione dell’ignara vittima. Ore 22.30 di un tranquillo mercoledì sera. Protagonista inconsapevole della candid “made in Vicenza” un cinquantenne fermatosi tutto tranquillo per fare benzina in un distributore di viale Dal Verme. A un tratto compaiono i figuri, quattordicenni della zona, che si avvicinano con fare minaccioso. L’altro per poco ci resta secco dallo spavento, e loro prima lo rassicurano e poi gli chiedono il permesso di mettere il filmato sul web. In cambio ottengono la segnalazione al tribunale dei minori. La buona notizia? Che le scuole cominciano presto.

Lo scherzo costa caro

Furto a scuola, nei guai tre minorenni Furto e ricettazione sono le accuse di cui dovranno rispondere, nonostante in tre non arrivino nemmeno ai 50 anni. Due 15enni e un 17enne di Nogarole sono finiti nei guai per aver rubato materiale informatico del valore di circa 6 mila euro dalla scuola elementare “Don Albanello”. Nel sacco avevano messo

un pc, uno stereo, e vari altri dispositivi, oltre ad alcune sedie. In poche ore i carabinieri hanno recuperato tutto con una perquisizione domestica. C’è un solo pezzo dell’enigma che ancora non torna: che ci volevano fare con le sedie? Tra le ipotesi al vaglio, la possibilità che avanzassero richiesta di riscatto. O che fosse il modo migliore, qualora scoperti, per chiedere di soprassedere?

Traffico di disperati in fuga Servizio dovuto o favoreggiamento di immigrazione clandestina? Non si placano le polemiche sulla vicenda del traffico di profughi siriani diretti verso la Germania, questione che ha coinvolto anche due autisti vicentini fermati con a bordo dei propri mezzi decine di disperati in fuga dalla guerra. “Clienti insospettabili, fatto solo

il nostro lavoro” è più o meno la replica comune, ma anche dall’Italia si indaga per capire se dietro vi possa essere una rete organizzata. Dovunque sia la verità, c’è comunque tanto su cui riflettere, se è vero che mentre gli arrestati restano di là, gli sballottati senza un destino sono già stati scaricati al nostro Paese, senza manco passare dal via.

un mese di notizie in Breve

a cura di Mario Piotto

Divertimenti insulsi/parte seconda. Ancora in tre, ancora 14 anni o poco più, ancora un mercoledì sera. Stessi ingredienti della storia di prima, con l’unica differenza che stavolta si tratta di tre fanciulle. L’idea geniale in questo caso è bersagliare di telefonate il 118, dalle 21 alle 23, chiedendo aiuto per un uomo investito sulla Gasparona, che ovviamente è solo nella loro fantasia. Ciò che tra una risata e l’altra non immaginano, è che il numero di cellulare da cui chiamano, che credono nascosto, in realtà la sala operativa del Suem lo vede benissimo. Rintracciate, si beccano una denuncia al tribunale dei minori.

Città in lutto per suor Olga Bandiere a mezz’asta e lutto cittadino. Montecchio Maggiore si stringe così attorno alla comunità della frazione di Sant’Urbano e alla famiglia di suor Olga Raschietti, molto nota da queste parti. La donna, 83 anni, missionaria saveriana in Burundi dal ‘68, è rimasta vittima assieme ad altre due consorelle del barbaro gesto, pro-

Corriere Vicentino |

14 | Notizie in breve

prio nel paese africano, ad opera di un uomo che ha prima violentato e poi sgozzato le tre donne, pare per insofferenza nei confronti del convento. Ma l’odio non ha spezzato l’amore di suor Olga per quella terra: là resterà sepolta, consapevole di aver dato la vita nel nome dell’amore del prossimo.


co s e d e l l’ a lt r o m on d o

Cena da numero 1

Notte movimentata a Lonigo, alla comparsa di Gigi Buffon e Ilaria D’Amico tra i tavoli del ristorante “La Peca”, venuti a festeggiare il 41esimo compleanno della conduttrice. “Qui su consiglio di un amico di Carrara” ha detto il numero uno azzurro, sfilando tra i commensali rimasti di marmo. Delusione per la barriera dei reporter, lasciata ferma ben oltre i 9 e 15.

Lite per l’abito bianco

Troppo generosi

Non si era affatto rassegnato all’addio da parte della giovane (ormai ex) moglie, proprio no. Ma mica per amore: lui, rampante 58enne vicentino, legato per qualche tempo a una 26enne dell’est, dalla donna voleva avere indietro non il cuore, ma l’abito bianco. Avete capito bene. “Te l’ho pagato io, e me lo ripiglio”. Qualcosa del genere le ha urlato tra un insulto e l’altro in una violenta sfuriata che ha costretto il titolare del bar dove lavora la donna a chiamare la polizia. Non è dato sapere se alla fine è riuscito a riavere il maltolto: siamo quasi certi, però, che stia meglio addosso a lei che a lui.

Quanta grazia per il don, anche troppa. Il cappellano indiano Tajo Leyon aveva chiesto alla comunità di Malo un aiuto economico per gli studi, ed è stato accontentato con 8500 euro. “Basta così” ha detto il parroco don Giuseppe, evidenziando come ora tanta generosità sia più giusto indirizzarla al ...prossimo. In senso letterale.

Discordanze con l’asterisco La professora è d’accordo con l’assessora e la sindaca, sul fatto che anche le cariche siano tutelate da concordanza di genere. Si chiama grammatica della parità, ed è l’ultima moda del “politically correct” a tutti i costi pensata dall’Università di Trieste per dire basta alle ingiustizie linguistiche tra

maschio e femmina. Il vero nemico? La forma inclusiva al maschile, per la quale “professori” potrebbe essere in realtà un gruppo misto di uomini e donne. Soluzione proposta? L’uso dell’asterisco, con un anonimo professor* a tagliare la testa al toro. Utilità di tutto cio? Be’, *****************

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dove va il calcio vicentino? di Mario Piotto Crisi dei vivai, gioventù bruciate, talenti inesplosi ma anche miopie dirigenziali, promesse ruffiane e seduzioni esterofile Le ruggini del calcio vicentino, tra fasti lontani e odierne contraddizioni

A

midu Salifu, nato ad Accra, Ghana, nel 1992. Voi (pochi) che non l’avete già parcheggiato nel dimenticatoio delle meteore biancorosse - dall’alto delle sue 8 presenze con la maglia del Lane nella stagione 2010-2011– forse ricorderete il fu-ultimo colpo di mercato che il Vicenza Calcio possa vantare. Adocchiato al torneo di calcio giovanile “Giulietta e Romeo” di Montecchio Maggiore, preso al volo e rivenduto alla Fiorentina in tempo zero per portare a casa subito 2,5 milioncini freschi, con nugoli di osservatori concorrenti a rodersi le mani per l’affare sfuggito. Tre stagioni dopo è un Salifu più lento e più grasso, quello che manco si sente più nominare, sparito nei campi minori della serie cadetta. Non ce ne voglia il povero Amidu, tirato in ballo a sua insaputa nel nostro viaggio tra timori e tremori del calcio vicentino, se pensiamo che la sua storia sia piuttosto indicativa di quello che da anni capita qui, all’ombra di Monte Berico, ma non solo. Perchè i Salifu sono tanti, tanti di più. Vittime di un sistema calcio che li prende piccolissimi, li illude di essere campioni belli e fatti e dopo averli masticati facendo i soldi sul loro potenziale, li rigurgita nelle serie minori senza il coraggio di scommettere anche sulla crescita del loro talento, lasciandoli nel silenzio del calcio che conta poco a rimuginare su cosa non abbia funzionato. Chiederlo a Gabriele Paonessa, per credere: “Meglio di Rooney” disse di lui in tempi non sospetti Antonio Rocca, coordinatore delle giovanili azzurre, ben lontano dall’immaginare che in pochi anni da allora sarebbe finito a elemosinare sprazzi di campionato di qua e di là per l’Italia. Perché da qualunque parte la si guardi, il sistema calcio vicentino, e più in generale quello italiano, hanno smesso di alimentare il futuro e arruginiscono nel cercare

risultati mediocri subito, piuttosto che credere nella gloria di progetti da far crescere piano. E via con la pletora di talenti veri o presunti frettolosamente buttati nel calderone e altrettanto velocemente cacciati fuori dalla cigolante uscita di servizio. Un dato su tutti a conferma di tale indole da porta girevole: il fatto che nelle ultime 10 stagioni amidu salifu biancorosse solo un 10-15% della rosa a termine di ogni campionato è stata confermata per l’anno successivo e non certo perchè sono arrivati compratori a fare man bassa. Mancanza di fiuto nel sceglierli, o incapacità nel farli esprimere? Chi trova la risposta ha in mano la soluzione alla crisi dell’universo pallonaro italiano, che ancora non si vede all’orizzonte. L’impressione è che tutta la colpa sia da attribuire al progressivo allontanamento tra maestro e allievo, cioè tra talento futuribile e chi avrebbe dovuto essere in grado di farlo esprimeere. Di Carlo costretto a palleggiare contro il muro da Ulivieri, per imparare finalmente a usare decentemente quei piedi a banana? Leggende dalla preistoria. Oggi si direbbe: prego, avanti un altro. Senza rendersi conto che la personalità, l’unica caratteristica a distinguere il campione tra i fenomeni di passaggio, la insegnano solo lo stimolo costante, la fiducia, e pure qualche bacchettata (benevola ma non troppo). Ma forse per quello non c’è più tempo.


Figurine Vicentine Christian Maggio è rimasto profeta solitario, l’ultimo ambasciatore della vicentinità nel gotha calcistico italiano. Non che la stagione conclusa sia stata per lui foriera di grandi soddisfazioni, a dire la verità, dopo la bocciatura al Mondiale e una serie di assenze per infortunio lunga così, con l’andamento del Napoli che poi ci mette pure del suo. Certo è che il talento dell’esterno di Montecchio Maggiore è ormai risaputo e apprezzato un po’ a tutte le latitudini e la brillante carriera alle spalle compensa abbondantemente un momento-no. Tutt’altro discorso per il compaesano Enrico Alfonso, che si allenava con l’amico Balotelli ai tempi dell’Inter, sognando in grande dopo aver calcato perfino il sacro suolo del Bernabeu. Dopo un lungo girovagare seguito all’addio alle giovanili dell’Inter, l’anno scorso sembrava quello giusto per rimettere a posto le cose con l’approdo in biancorosso, la squadra del cuore, e la possibilità di ricostruire il rilancio del Lane. In realtà Alfo parte alle spalle di Ravaglia, e solo a stagione in corso dimostra di meritare la maglia da titolare. Le ottime prestazioni con cui chiude l’annata non bastano però a trascinare i colori biancorossi oltre la strettoia dei play-off e alla fine non viene riconfermato. Il “gemello” di Maggio, coetaneo e partito con lui fin dal vivaio biancorosso è Paolo Zanetti, anche lui in grado d’imporsi fin da subito sul calcio che conta tanto da garantirsi una buona permanenza nelle massime serie tra Empoli, Ascoli e Torino, per scivolare troppo presto nel pantano della Lega Pro. Sembrano brillare ancora invece le stelline di Luca e Nicola Rigoni: i due fratelli di Cogollo hanno ancora qualche carta da giocare, con il 30enne Luca che alla corte del Palermo di Zamparini si è tenuto la A dopo tanto Chievo, e il 24enne Nicola che dal Chievo è volato a far gamba con il Cittadella. Poi la lista si allunga con gli emigranti perenni, coloro che nati qui hanno trovato fortuna solo altrove. Dal “triestino” Eder Baù – 5 stagioni e 119 presenze con la maglia dei giuliani – ad Andrea

o

Christian Maggi

Enrico alfonso

paolo zanetti

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luca rig

nicol

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“Roger” Rabito, cui è mancata la duratura consacrazione tra i big nonostante ottime chance con la Samp e con il Livorno. Noi ci metteremmo pure Eddy Baggio, che in biancorosso in realtà ha giocato, reggendo per un girone intero il peso di un attacco orfano di Schwoch (infortunio) e Margiotta (prestito al Perugia), ma non tanto da garantirsi un prosieguo di carriera con la maglia tanto cara al fratello. Se capovolgiamo il punto di vista, ovvero cerchiamo prodotti “nostrani” tra le attuali rose delle tre squadre vicentine che militano tra serie B e Lega Pro, non è che poi vada tanto meglio. Nel Vicenza “titolare” sono zero, e due tra le fila dei cugini del Real Vicenza; va meglio a Bassano, dove il fatto in casa si attesta a quattro. Poca cosa, in un sistema sempre più “esterofilo”, regno del “si fa, ma non si dice”, in una spasmodica ricerca di nonni-ziicugini-vabeneanchecognatidisecondogrado italiani per provare a naturalizzare gli oriundi scartati dagli altri, salvo poi dire di sognare il modello della cantera del Barcellona. Eccola qui la crisi dei vivai, a Vicenza come altrove. I giovani non sono più quelli di una volta diranno in tanti frettolosamente, voltandosi dall’altra parte alla ricerca della prossima vittima sacrificale da osannare e poi lasciare sul ciglio della strada. Ma d’altra parte anche certi vecchi non scherzano, potrebbe essere l’altrettanto valida replica.

eder

baù

gio Eddy bag

Andrea rabito


DI NUOVO SERIE B: ELISIR DI LUNGA VITA O ACCANIMENTO TERAPEUTICO? “Pochi vicentini nelle massime squadre vicentine? L’ennesimo indizio che le cose non funzionano”. L’analisi di Maurizio Salomoni Rigon, presidente del Centro Coordinamento Club Biancorossi parte dal dato con cui abbiamo chiuso la nostra disanima sulle ruggini del calcio di casa nostra. “A livello locale, forse più che altrove, i vivai hanno smesso di essere fucina di talenti con cui dare vita a prime squadre di livello. E lo si vede nel breve, guardando come detto i pochi numeri ‘vicentini’ dell’annata in corso, con Bassano cui va dato il merito comunque di aver creduto molto nel calcio veneto. Ma lo si vede soprattutto nel lungo, notando come sia da anni qui che non si produce un campione di livello internazionale”. Ma l’occhio di Salomoni Rigon è soprattutto quello del tifoso. “Il Vicenza di nuovo in serie B? Un premio soprattutto dai tifosi per i tifosi. La Federazione ha riconosciuto i nostri numeri e la tradizione sportiva della realtà calcistica vicentina, e adesso è l’occasione – se la squadra saprà ottenere i risultati sperati – per ricostruire attorno all’ambiente l’unione e la passione che hanno

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sempre contraddistinto il popolo biancorosso”. Dal punto di vista sportivo, come giudicare questo ritorno alla serie cadetta passando per le decisioni di palazzo? “È chiaro che parlando emotivamente avrebbe fatto molto più piacere conquistare la promozione sul campo, ma così non è stato lo scorso anno, e adesso di fronte a un campionato di Lega Pro con possibilità sempre più ristrette di andare su, sarebbe stata ancora più dura, fermo restando che credo che quel Vicenza pronto alla terza serie aveva tutte le carte in regola per pensare di fare un campionato da protagonista. La serie B così? Prendiamola come una possibilità in più per sperare si concretizzino le possibilità di vendita della società. Diciamo che un campionato tranquillo sarebbe un grande e doveroso regalo, dopo anni cui siamo stati abituati a delusioni e sofferenze. Sarà dura, ma si sapeva: lasciamo alla squadra il tempo di amalgamare la ricostruzione last minute. L’importante è fare presto, perchè entrare a regime troppo tardi potrebbe risultare più insidioso quando ci si mette di fronte anche l’esigenza psicologica di fare punti”.

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Punk Rock

e spiritualità

The Sun di giuseppe signorin

T

utto ha inizio nell’ormai lontano 1997. Quattro ragazzi di Thiene non ancora ventenni – Francesco Lorenzi (autore, chitarra e voce), Riccardo Rossi (batteria), Matteo Reghelin (basso) e Gianluca Menegozzo (chitarra) – fondano i Sun Eats Hours, “el sole magna le

ore”. Dopo quattro album autoprodotti ed esibizioni in tutto il mondo (hanno aperto i concerti di mostri sacri del calibro di The Cure, The Offspring, Muse, NOFX, Deep Purple) siglano un accordo con la Sony Music Entertainment. Ciliegina sulla torta, nel 2004 arriva il riconoscimento al M.E.I. come miglior punk rock band italiana nel mondo. A un certo punto, però, tutto cambia. A partire dal nome, che diventa più semplicemente The Sun. “Era l’autunno del 2007 – ci racconta Francesco Lorenzi – venivamo da una tournée di oltre 100 date in molti Stati diversi, durante la quale però l’esperienza che stavamo vivendo ci ha preso un po’ troppo la mano. Non solo per uno stile di vita ‘libertino’, soprattutto per una sensazione di superficialità che ci accompagnava”.

In che senso? L’ambiente punk rock apparentemente è aperto a tutto. Poi però se parli di alcune cose, per esempio di spiritualità, ti accorgi che è chiuso. Ci sono dei veri e propri tabù. Guai a uscire da certi stereotipi. Il cambiamento è iniziato dalla tua esperienza personale. Che cosa ha fatto traboccare il vaso? Avevo 25 anni e mi sono reso conto che avevo scelto quella musica per dei motivi, ma la realtà era ben diversa. Ci stavamo aprendo delle strade negli Stati Uniti. Eravamo al top della nostra carriera, stavamo davvero per sfondare. Stavo realizzando tutti i miei desideri, ma ero profondamente infelice. Allora ho deciso di smettere. Finita la tournèe avremmo dovuto scrivere un altro disco, ma mi sono fermato: non volevo ricominciare tutto da capo. I tuoi compagni come l’hanno presa? I rapporti fra di noi si erano rovinati. Andare avanti era impossibile. Era una situazione assurda: dall’esterno poteva sembrare il nostro momento migliore, ma dall’interno posso assicurare che era il peggiore.

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Poi cos’hai fatto? Mia madre mi ha invitato a un incontro in una parrocchia, a Thiene. C’era gente molto semplice ma gioiosa, e questo fatto mi ha colpito. Nell’ambiente in cui ero prima si sbandieravano tante cose, ma non c’erano. Vedere questa gente che consideravo “sfigata” stare meglio di me non mi ha lasciato indifferente… Allora ho iniziato un percorso, molto lentamente. Ho iniziato a pregare e a leggere il Vangelo. Come hai fatto a coinvolgere gli altri? Da quel primo incontro in parrocchia a quando ne ho parlato agli altri della band è passato un anno. Prima ho cambiato la mia vita, poi ho iniziato a testimoniare quello che avevo vissuto, confidandomi con loro, uno per uno... Raccontare l’incontro con Gesù Cristo non è stato semplice. ed è cambiato anche il modo di scrivere musica?

Sì. Era il 2008 e ho iniziato a comporre in maniera diversa. Soprattutto ho iniziato a scrivere i testi in italiano.

Non devono essere mancate le prese per i fondelli… Sicuramente. Il peggio è stato all’inizio… C’hanno detto di tutto. Poi, quando sono arrivati i numeri, le critiche sono diminuite… È normale che sia così. 200.000 persone all’ultimo tour, “Luce”, fra Italia, Portogallo, Brasile e Terra Santa. Ci stanno seguendo tantissime persone. Non per forza credenti. Le nostre canzoni non parlano direttamente di Dio, non cantiamo i salmi. Molti arrivano a scoprire la nostra storia dopo averci ascoltati. infine il libro,

“La strada del sole”, edito Rizzoli, con una prefazione del Card. Ravasi. Un’esperienza straordinaria, dolorosa, a tratti, in cui veramente è stato come spogliarmi di me stesso. Siamo alla quarta ristampa e lo stanno traducendo in diverse lingue. Non che io abbia qualità particolari, semplicemente è un libro autentico, in cui non nascondo niente, neanche le parti più imbarazzanti. da

Due gli album registrati dai The Sun: Spiriti del sole (2010) e Luce (2012) Corriere Vicentino |

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benedetto maltempo di Guido Gasparin e Mario Piotto

B

enedetto maltempo! Proprio così, non tutti maledicono questa non estate che ci lasciamo alle spalle. Non c’è soltanto chi si lamenta – albergatori, agricoltori, operatori turistici in genere – ma c’è anche chi ha giudicato con occhi diversi il clima avverso degli scorsi mesi, per lo più per motivi economici. E allora per una volta il rovescio della medaglia è positivo. Continua a piovere? Meglio così, perchè ci guadagno, ragionano alcuni. È ad esempio il caso dei proprietari di locali che non dispongono di spazi all’aperto e che in estate, con le serate di caldo, solitamente vedono dimezzati gli incassi. Coloro i quali hanno a disposizione ampi spazi interni hanno visto incrementare notevolmente il numero dei loro clienti. E se abbandoniamo l’aspetto commerciale proviamo a puntare lo sguardo alle tasche di tutti noi cittadini: meno gite fuoriporta, minori spese energetiche per l’utilizzo di condizionatori, minor utilizzo d’acqua per annaffiare orti e giardini. Abbiamo insomma risparmiato un bel po’ di euro. C’è infine l’aspetto ambientale. Fiumi e torrenti, grazie al grande apporto d’acqua sia dal cielo che dalla falda sotterranea, sono in ottima salute e garantiscono quindi il benessere dell’intero ecosistema. Ecco allora un piccolo viaggio controcorrente. Il maltempo non porta con se soltanto sconforto, malumore, danni economici. Per una volta guardiamo il lato positivo.

Centri commerciali ok

Ombrello aperto? Una manna per i centri commerciali vicentini. Lo confermano i dati della Confesercenti, che evidenzia come i poli della grande distribuzione alla fine abbiano ancora una volta avuto vita facile rispetto alle piccole realtà locali. Perchè se è vero che i prodotti stagionali – dalle creme abbronzanti, agli occhiali da sole, a tutti i capi d’abbigliamento leggeri – hanno registrato un po’ dovunque un segno meno, è altrettanto vero che per i moltissimi che hanno dovuto rinunciare alla classica domenica al mare o alla gita fuori porta causa maltempo è venuto spontaneo conce-

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dersi qualche lusso provando a distrarsi con lo shopping. Meglio se dentro qualche grande colosso per gli acquisti con ampia scelta e parcheggio comodo vicino all’entrata (per non bagnarsi); l’aria condizionata no, di quella non c’è stato bisogno. Tra le richieste piovute (gli interessati ci scusino per il doppiosenso) da parte della categoria, un coro su tutti: quello di trovare la soluzione per prolungare la scontistica sui capi estivi, altrimenti destinati a diventare scarti di magazzino molto presto. “Molti clienti – evidenzia Ornella Vezzaro, Confesercenti Ovest Vicentino – hanno ricevuto informative via mail o sms con sconti aggiuntivi rispetto a quelli già previsti con i saldi, proprio per evitare da parte dei negozi di trovarsi pieni di merce invendibile”. Interessante anche l’analisi sull’andamento del business di ristoranti, bar e locali della movida vicentina. I diffidenti, cioè i tanti sospettosi di fronte alle bizze di Giove Pluvio, hanno preferito tutelarsi tenendo a disposizione dei clienti anche il piano B (una sala interna, meglio se non troppo arieggiata) e hanno finito per divenire i collettori delle spese ad opera di quegli stessi che, risparmiati i soldi di una giornata al mare altrimenti buttata, dopo l’acquisto al centro commerciale hanno voluto chiudere la serata in bellezza con quattro chiacchiere in pizzeria. Bene anche i cinema, che rispetto alle proiezioni all’aperto hanno fatto la voce grossa contrariamente agli anni passati, con il mese di settembre – notoriamente quello della nuova stagione, e quindi abituato a surclassare agosto - che secondo le stime per quest’anno si limiterà a proseguire un trend di risalita già avviato con le precedenti settimane.

Un’estate piu' "green”

Non sempre piove sul bagnato. A volte piove anche sulle tasche asciutte di molti vicentini alle prese con la crisi. Ecco allora che temperature basse e continui acquazzoni hanno contribuito a mantenere basse le bollette dei servizi idrici ed energetici: meno acqua usata per irrigare e annaffiare e risparmio di elettricità grazie ai condizionatori rimasti quasi sempre spenti. “Bisogna inoltre sottolineare – spiega il presidente provinciale di Federconsumatori, Luigi Guiotto – che negli ultimi mesi anche il costo dell’energia in genere è calato, così come quello del gas. La riduzione delle spese per le bollette è quindi riconducibile ad un

doppio fattore”. Il risparmio economico non si registra soltanto sul fronte dei consumi energetici, ma anche su quello delle spese per le vacanze. Il maltempo di quest’estate ha infatti indotto molti vicentini a ridurre i giorni di ferie o a preferire gite mordi e fuggi. “Molte famiglie non sono nemmeno andate in vacanza – sottolinea Guiotto – e altre l’hanno fatta più corta degli anni scorsi. Gli effetti sul portafoglio non possono che essere positivi”. Consoliamoci quindi con qualche euro in più in tasca.

Falda da record

Pioggia record significa livelli di falda record e quindi approvvigionamento idrico assicurato per i mesi a venire. Nel Vicentino la siccità è ormai un lontano ricordo. Un bene per il bilancio idrico della nostra provincia, anche se quantitativi di pioggia così abbondanti hanno creato grossi problemi all’agricoltura. È comunque una manna per la ricarica della falda acquifera, come spiega Lorenzo Altissimo, direttore del Centro Idrico di Novoledo: “Quest’anno stiamo assistendo ad una ricarica notevole, perché a fine agosto era già caduta più pioggia di quanta ne cadde nell’intero 2013: 1486 millimetri contro i 1430 dell’anno scorso, mentre a fine 2010, l’anno dell’alluvione, raggiungemmo i 1825 millimetri”. Nel serbatoio sotterraneo vicentino sono presenti miliardi di metri cubi d’acqua, che però non possono essere conservati. “Anche se non prelevassimo l’acqua presente in falda – spiega Altissimo – essa comunque uscirebbe dalle risorgive che generano fiumi come il Bacchiglione o il Tesina. I dati attualmente sono però molto positivi, perché il livello di falda è quasi due metri al di sopra della media degli ultimi vent’anni. Il picco lo abbiamo raggiunto ad inizio marzo, quando la falda arrivò a 56 metri, ben 3 metri e 40 centimetri al di sopra della media. Più sono alti i livelli di falda e più acqua esce dalle risorgive, garantendo una portata molto ampia dei fiumi. Ne beneficia sicuramente l’intero ecosistema fluviale”. Altra nota positiva è la sensibile diminuzione di consumi idrici per l’irrigazione agricola. La pioggia, se da una parte ha causato danni per alcune colture, dall’altra ha fatto risparmiare notevolmente le aziende sul fronte delle spese primarie.

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Vicenza

BiancoRossa

Julio Gonzalez V

icenza per lui è una sorta di seconda casa. Ed è qui che sogna di tornare. Da allenatore. Anche se alla città berica e alla sua permanenza in biancorosso è legato quel terribile incidente che gli ha cambiato la vita il 22 dicembre di nove anni fa. Ma Julio Gonzalez, 33 anni compiuti il 26 agosto, paraguaiano doc ma ormai vicentino d’adozione per tutti i tifosi del Lane, continua ad essere legato a Vicenza. Ci è ritornato più volte in questi anni. In occasioni di eventi legati alla solidarietà, che l’hanno rivisto in campo, ma anche per far sentire il suo affetto al Vicenza Calcio. Di cui non ha mai smesso di seguire le vicende più o meno fortunate di questi anni. Qualche giorno fa in Paraguay ha festeggiato il ripescaggio in serie B “sono molto contento, la città se lo merita” ha detto. E il sogno di ritornare in Italia si è fatto ancora più forte. Sono passati 13 anni dalla prima volta che Julio Gonzalez arrivò in biancorosso. Era il 2001 e l’attaccante si era messo in mostra nel Guaranì, 10 reti e due presenze. Prima di diventare protagonista del Vicenza però ci è voluto qualche anno. Una stagione nella Primavera, il ritorno in Sudamerica, due anni al Tacuary e poi al Nacional Asuncion, e finalmente la grande occasione con Camolese nel 2005/2006: 8 gol in 15 presenze, la certezza di una maglia in nazionale con il Paraguay ai Mondiali di Germania del 2006 e un contratto pronto con la Roma. Tutto cancellato in un attimo. Quello della mattina del 22 dicembre 2005: il terribile schianto in autostrada contro un tir sulla Milano-Venezia, con il compagno Ruben Grighini; il lungo ricovero all’ospedale di Padova; l’amputazione al braccio sinistro. E i sogni che si infrangono a poco a poco. In una lenta e difficile ripresa, guidato da una forza straordinaria verso un solo obiettivo: ritornare in campo. Ma l’idoneità all’attività sportiva agonistica in Italia non è mai arrivata. Così Gonzalez è ritornato in Paraguay, nel Tacuary, per calcare nuovamente i campi da gioco. Anche se per poco.

Nel 2009 è arrivato il patentino da allenatore. Ed è iniziata così una nuova carriera. “Ho aperto la mia scuola calcio nello stesso anno – racconta Julio Gonzalez - ho allenato il club San Lorenzo nella serie B nel 2010 e nel 2014 l’under 18 del club Rubio ñu, serie A paraguaiana. Adesso porto avanti la scuola calcio e sono il direttore dell’Inter Campus in Paraguay. Ma sogno di tornare in Italia. Per allenare e vedere i miei figli giocare lì come ho fatto io. Tante cose sono rimaste a metà strada. Vorrei dimostrare che posso fare bene come tecnico, partendo dalla Primavera per arrivare alla prima squadra e magari portarla in serie A. Per me Vicenza rappresenta anni meravigliosi, mi ha regalato tutto e di più nel mondo del calcio e fuori, quando giocavo e anche dopo l’incidente stradale. I vicentini e gli italiani mi hanno dato tutto. Mi hanno insegnato cosa significa amare la vita e amare una persona, senza dare importanza alle sue origini o al colore della sua la pelle. Mi hanno regalato una vita meravigliosa per tutto il tempo in cui sono rimasto nel vostro paese. All’Italia e a Vicenza rimarrò legato per sempre. Mia figlia Marìa Paz è nata in Italia e dice a tutti di essere vicentina”. Quell’incidente ormai lontano ora rappresenta il sogno di un riscatto. “Penso sempre a quel giorno. Dopo è stata dura e difficile. Ma ho imparato che non esiste cosa più importante della vita. E io la vita ce l’ho ancora. È il regalo più bello di ogni giorno: svegliarsi e sapere che ci sei. Perché esserci significa avere l’opportunità di raggiugere i propri sogni, basta lottare e fare il meglio sempre. La mia forza viene della fede, credo in Dio, è lui che ci dà e ci toglie. A me ha sempre dato tanto e ho ancora la possibilità di avere molto. Vorrei ottenere quello che stavo per raggiungere da calciatore come allenatore: la serie A, la Champions League, il mondiale. Intanto faccio un ‘in bocca al lupo’ al Vicenza, perché possa fare un eccellente campionato e sognare la promozione in serie A. E spero di tornare presto”.

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...solo

5a

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Paesi

di bepi de marzi

F

inita la guerra, si avviava il tempo del lavoro conciario. Un grande scrittore vicentino aveva annunciato: “È l’arte della concia, che sta trasformando una valle di appartati montanari, di silenziosi contadini delle colline, di poche filande e qualche cava di marmo rosso, in un fervoroso laboratorio per un futuro che potrebbe avere una portata addirittura mondiale”.

Pellizzari

Ma Arzignano era soprattutto Pellizzari, Antonio Pellizzari. Il Commendatore era ormai cieco, eppure seguiva le partite di calcio nel campo sportivo tra il Brolecco e gli argini del torrente, dove correva il tram. L’Officina era il capolavoro del Paron Giacomo, da lui salvata e difesa con coraggio dai tedeschi che volevano trasportarla in Germania nella primavera del 1944. Capolavoro della tecnica e della fantasia: l’Officina. “Si faceva tutto, ma proprio, tutto”, ha detto qualche anno fa il brillante ingegnere Cuomo, il poliglotta, ammirato con dolce malizia dalle “impiegatine”, ma anche dalle forti “donne del reparto Avvolgimenti”. E quanta musica. Arzignano era tutta Vivaldi, Bach, Beethoven, Mozart. Gli operai in bicicletta fischiettavano Sinfonie: “Tirolò, tirolò, tirolòri...”.

Il violino

Erano i primi anni Cinquanta. Fernando Anzolin aveva venticinque anni e suonava il violino da quando era bambino. “Ho visto Mussolini da vicino nell’Accademia di Musica Fascista di Como: mi pareva tanto piccolo anche se aveva in testa il berrettone con le lasagne dorate”. Arzignano sapeva ridere, sapeva scher-

Arzignano

Un violino tra gli angeli zare: “Toni Bacheta” voleva dire Antonio Pellizzari direttore d’orchestra. Anzolin suonava nella primissima orchestra della Scuola di Antonio, con gli arzignanesi che erano stati spinti alla musica da Ernesto Organo, “el Capelareto”. Tutto un Pellizzari, il paese che Vittoriano Nori voleva che chiamassero “città”. Anche la politica era Pellizzari: i comunisti del Bandieron, con gli storici gramsciani rassicurati dalla saggezza, dalla sapienza di Vinicio Mettifogo; i democristiani tenuti buoni e obbedienti nell’ovile delle Parrocchie; qualche liberale elegante e solitario; forse tre o quattro misteriosi socialisti. Antonio era osteggiato dal vescovo di Vicenza anche se faceva cantare il Gloria di Vivaldi e il Magnificat di Bach; anche se a ogni Venerdì Santo offriva a Ognissanti un Oratorio Biblico o lo Stabat Mater di Pergolesi con le bellissime Voci Femminili del poderoso Coro della Scuola diretto dal maestro Mario Trevisiol. Tra gli Archi c’era anche Fernando Anzolin, violinista e fantasioso metalmeccanico.

I laboratori

Era nato a Castegnero, lungo la Riviera Berica, ma la famiglia si era trasferita poi in quella casa solitaria tra Arzignano e Chiampo, alla “Traversata del tram”. Musica e laboratorio meccanico, per il giovanotto sempre in movimento, inquieto, indomabile, preciso e sinCorriere Vicentino |

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cero in ogni azione. Aveva fatto esperienza nell’Officina Pellizzari, ma subito era stato preso dalla fantasia, dalla creatività. Piccoli laboratori, allora, con qualche socio. E si inventava anche le macchine. Sveltiva con le sue proposte tecniche i primi particolari lavori delle concerie. E la sera, mentre Arzignano scopriva i bar del centro, mentre i suoi coetanei crcavano qualche avventura notturna nelle città, stipati nelle “auto di piazza”, Fernando partiva in bicicletta per Vicenza con il violino avvolto nella coperta impermeabile legato al manu-


Arzignano brio. Andava all’Istituto Canneti dove il maestro Graziadei lo faceva avanzare nella tecnica esecutiva. “Avresti le mani troppo grandi, per il violino, ma le sai usare bene e sono agili, scattanti”.

“ziobepino”

Fernando diceva già “ziobepino”, l’intercalare che si è spento con lui mentre si spegneva la luna d’agosto, l’altroieri. Al funerale nella “sua” chiesa di San Giovanni Battista al Villaggio Giardino, la figlia Paola l’ha salutato così: “Da sempre le persone che incontro mi ricordano che uomo grande sei stato: un uomo onesto, generoso, altruista, semplice e umile, idealista, intraprendente, esempio per tutti, coraggioso, fantasioso...”. La sua prima vera Officina, dopo i vari Laboratori sempre più specialistici, l’aveva impostata a Castello, nello spazio luminoso della ex Filanda Povoleri lungo la Strada Calpeda: “il capolavoro sul poggio”.

Famiglia e attività

Proprio una vita di capolavori, la sua. Anche il matrimonio con Rita, molto più giovane di lui, dolce, serena, efficientissima segretaria. E lui, subito rappresentante scolastico seguendo gli studi dei figli Stefano e Paola; Consigliere di Amministrazione della Banca Popolare di Arzignano; Presidente della Casa di Riposo Scalabrin per trent’anni, realizzandone la mirabile trasformazione in Casa Albergo; Presidente del Comitato di Credito e Beneficenza della Banca Popolare arzignanese divenuta Banca Popolare di Verona, con l’invenzione delle Borse di Studio e dei Premi per i migliori risultati scolastici. Eletto, per un tempo misurato, perfino presidente del Rotary.

Prima delle partite di calcio, nelle vicine traferte delle mattine domenicali, diceva ai suoi ragazzi: “Dovete giocare bene e pulito, con fantasia e tecnica. Niente parolacce, lo sapete che chi bestemmia viene squalificato per una giornata”. Poi correva a San Giovanni per la Messa Ultima di don Nilo Rigotto. Anche la meravigliosa chiesa, su progetto dell’architetto fiorentino Giovanni Michelucci, fa parte dei “capolavori” di Fernando Anzolin. “Ziobepino, bisogna comperare subito il rame per il tetto perché ho saputo che domani il valore raddoppia nei mercati internazionali!”. E alle ore venti di una sera d’autunno ha risolto il contratto dando la sua personale garanzia.

ll calcio

Scalabrin

Fondatore, ma anche unico sostenitore, dell’Associazione Sportiva Kennedy.

Musica e laboratorio meccanico, per il giovanotto sempre in movimento, inquieto, indomabile, preciso e sincero in ogni azione. ARZIGNANO’S GOT TALENT

C

hi è il talento di Arzignano? L’abbiamo scoperto domenica 14 luglio, nella cornice del Castello di Arzignano, grazie all’evento “Arzignano’s Got Talent”, che ha visto esibirsi diversi giovani artisti, fra cantanti, ballerini e band locali. Ma a spuntarla è stata la giovanissima Noemi Celeste Fongaro, 9 anni appena compiuti, della scuola di danza Alinscena. Noemi Celeste ha eseguito due coreografie: una, “Metà”, assieme al suo gruppo, mentre un’altra, “Ultimo carillon”, da sola, e quest’ultima le ha valso la vittoria. “Aveva già portato questa coreografia al Concorso Internazionale danzAfirenze – ci racconta la sua maestra, Giulia Albiero – dove aveva vinto una borsa di studio. C’è molto lavoro dietro questi successi. La preparazione, anche solo per tre o quattro minuti di danza, dura mesi. Noemi Celeste e le sue compagne studiano quattro ore a settimana. Fanno danza contemporanea, una tecnica più per adulti, ma con loro stiamo un po’ sperimentando. Al momento ci sono ottimi frutti”.

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“Con questo nome che sa di Piccolo Angelo, Angioletto, Anzoleto, Anzolin...”, ha detto con un abbraccio e un festoso sorriso il vescovo Nonis inaugurando il completamento della Casa Albergo “Scalabrin”. Che si potrebbe anche chiamare “Anzolin”, l’angelo che ha sempre volato libero e felice sulla città della sua donazione, della sua intelligente fantasia, della sua inarrestabile generosità.


Arzignano Cronaca

Scuola

Rubano 6 mila euro di computer a scuola

Murales

L’

inizio del nuovo anno scolastico ha avuto un sapore particolare per gli studenti dell’Istituto Comprensivo 2 di Arzignano - plesso “E. Motterle” di Via IV Martiri 71. Si sono trovati infatti un bellissimo Murales, intitolato SMACS 2014, eseguito dai pittori del Centro di riabilitazione psichiatrica Arcobaleno di Arzignano: 15 mq di pittura a tempera

che abbellirà il salone d’ingresso della scuola. Il lavoro è stato coordinato dalla pittrice Francesca Dafne Vignaga ed è stato presentato lunedì 15 settembre.

T

riste scoperta per i dipendenti comunali che il 28 agosto sono andati nella Scuola Primaria “Edmondo De Amicis” di San Bortolo per eseguire dei lavori di manutenzione. Una volta entrati, hanno infatti trovato porte scassinate e armadi forzati. Sette tablet, sei pc portatili e una videocamera: questo il bottino, in parte donato alla scuola dal Comune, per un danno complessivo che ammonta a quasi 6 mila euro.

Latino elettronico

A

nche quest’anno al liceo Da Vinci si potrà studiare il latino sui libri elettronici realizzati dai docenti. Prosegue con successo infatti il progetto “Book in progress”, che vede la scuola superiore capofila a livello nazionale. Risultato? Costi per le famiglie abbattuti e un’istruzione al passo coi tempi.

Parrocchia

Problemi al Mattarello: chiude anche il ristorante

L

a parrocchia di Ognissanti deve far fronte a una situazione di emergenza: il bar al Mattarello è chiuso dal 31 maggio,

il contratto di affitto del teatro è scaduto a giugno e ora anche il ristorante ha chiuso improvvisamente i battenti. Don Mariano Lovato, arciprete, è intervenuto per trovare delle soluzioni, anche temporali, in attesa di definire la convenzione con il Comune per la gestione degli spazi. Il teatro, per un altro anno, sarà gestito da Federico Fracasso, a cui è affidato da tempo, mentre il bar riaprirà a ottobre grazie a due ragazzi della parrocchia. In attesa che si faccia avanti qualcuno interessato al ristorante. Corriere Vicentino |

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Ragazzo seminudo alza la voce contro i passanti

U

n ragazzo di 25 anni, a petto nudo e scalzo, è stato fermato in piazza Sangallo dai Carabinieri, mentre girava di sera in lungo e in largo urlando contro chi gli capitava a tiro. Il giovane, di origine marocchina, è stato portato al centro di igiene mentale di Montecchio Maggiore dal personale dell’Ulss 5, intervenuto assieme ai Carabinieri dopo che numerosi cittadini avevano segnalato l’episodio.


Arzignano

Giro d’italia di giuseppe signorin

C

uratrice d’arte, a novembre dello scorso anno Elena Dal Molin si licenzia dalla galleria per cui lavora a Milano. Un mondo che non condivide più. Qualche tempo dopo le capita di avere un colloquio a Roma, al Parco della Musica, e decide di tornare a casa a piedi... “Avevo il mese di dicembre libero, conoscevo la Via Francigena e ho deciso di percorrerla”. Questo il retroscena da cui nasce l’esperienza “Tutte le strade portano a noi”, che l’ha vista, da martedì 20 maggio a sabato 21 giugno, attraversare a piedi la Via Francigena da Milano a Bari, assieme allo scrittore Alcide Pierantozzi, ideatore del progetto (a marzo uscirà per Laterza il libro scritto da lui su questo “pellegrinaggio”), e altri artisti nati negli

anni 80, fra cui l’attore Brando De Sica, figlio di Christian. Ne hanno parlato diversi giornali e l’avventura è stata seguita dal programma radiofonico Caterpillar, su Rai Radio2. Com’erano suddivise le giornate? Abbiamo fatto circa 30 km al giorno. Dodici ore di cammino. Tante salite… Del resto siamo passati attraverso gli Appennini. Dove dormivate? Principalmente in monasteri e istituti religiosi. Che incontri avete fatto? Molti, alcuni previsti, ma i più belli sono stati quelli casuali, come quando un giovane professore che studiava nel giardino di casa sua, in Emilia Romagna, ci ha visti e ha allestito per noi un tavolino all’aperto per scambiare due chiacchiere e offrirci il caffè.

uomo - donna

via Bonazzi, 2 Arzignano tel. 0444 671630 siamo anche su

Difficoltà maggiori? Sono stata punta da un’ape sotto l’occhio e sono rimasta sfigurata un mese… Il paesaggio più bello? Per me i laghi romani, vulcanici, tondi, si contengono in uno sguardo. È in programma un altro viaggio o ti fermi ad Arzignano? Sto sviluppando un ambizioso progetto culturale proprio qui, con l’aiuto degli amici Andrea Bianconi e Misha Capnist. Cercheremo di realizzare un polo culturale di richiamo internazionale. Ma non posso dirti altro…


Arzignano

Distretto concia di Lisa Masiero

p

uò un seminario diventare un elemento per capire se il distretto della concia c’è? Se ci partecipano oltre 70 spettatori in rappresentanza delle associazioni di categoria, della concia e della scuola, la risposta è sì. A villa Brusarosco il 24 luglio si è discusso

di come migliorare investendo nelle persone, di come riuscire ad avere migliori prestazioni mettendo assieme la filiera del mondo della concia, dalle aziende dei prodotti chimici ai salottifici, ai calzaturifici e naturalmente le concerie. Ad assistere anche l’assessore regionale Elena Donazzan, che ha voluto essere coinvolta in quest’idea di Giancarlo Dani secondo cui le aziende possono prosperare finché

abbiamo un distretto forte. “Un momento di condivisione importante – commentano Dani con Gabriele Boschetti – che ci fa capire l’urgenza di investire in formazione e di lavorare in una logica di filiera e territorio. Da questa prospettiva abbiamo tutte le carte in regola per evolvere come distretto, rafforzando un’eccellenza che ci è riconosciuta”. Un’idea che cambia per certi versi la prospettiva della concia sempre attenta ai suoi segreti. I risultati, invece di essere nascosti, sono stati condivisi per capire le criticità e migliorare in questo caso i tempi di consegna o la gestione delle merci. Risultato della giornata è un distretto che con orgoglio ci vuole mettere la faccia e che vuole investire prima di tutto sulle persone. Il known how è il veicolo fondamentale per la differenziazione, quindi per agire meglio e in maniera più efficiente.

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20 anni di africa di giuseppe signorin

A

mici dei due missionari vicentini rapiti e poi liberati fra aprile e giugno di quest’anno, Damiano Lovato e la moglie Imelda girano il mondo da vent’anni. Soprattutto in Africa. “La prima volta sono partito nel 1994 – ci racconta Damiano, impresario edile ora in pensione. Il gruppo Solidarietà Umana di Chiampo mi aveva chiesto di andare in Camerun perché c’era bisogno di costruire una chiesa”. Sempre avuto il desiderio di andare? No. Anzi, subito avevo risposto di no, avevo diversi cantieri aperti qui in zona. Poi mi hanno portato da un sacerdote che mi ha convinto…

Sua moglie? Imelda è venuta giù il secondo anno, per dare una mano alle suore. Poi mi ha quasi sempre accompagnato. Che situazione ha trovato all’epoca? È stato uno shock. Ho iniziato a lavorare con quello che c’era. Le donne andavano a prendere l’acqua a due chilometri di distanza. L’ultima volta che è stato in Africa? Lo scorso anno, da fine settembre a dicembre. In media stiamo giù tre mesi l’anno. Sono stato a supervisionare dei lavori in un convento di suore. È vero che ci si innamora dell’Africa? Sì. Una volta il sacerdote ci ha portato in una famiglia del posto. A un certo punto ci hanno chiesto quanto ave-

pizzeria

vamo speso per il viaggio. Volevano regalarci un’anatra per ripagarci. È gente che si toglierebbe il pane di bocca per riconoscenza. Non volevamo accettare, allora ci hanno seguito con l’anatra fino al nostro alloggio… Pericoli? Una volta sono finito in mezzo a una disputa per questioni di confine. Tante persone con i forconi che protestavano. Ho avuto paura, ma il sacerdote mi ha detto di non guardare nessuno e procedere con l’auto. Ci hanno fatti passare. L’importante è rispettarli, andare là consapevoli che si è a casa loro. Allora il rispetto viene ricambiato.

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Arzignano

Il nostro sampei di stefano testoni

U

n 2014 ricco di soddisfazioni e di trote per i pescatori del Team Alto Agno, con l’arzignanese Cristian Molon che ha festaggiato assieme ai suoi compagni la promozione nella categoria Elite Lago. Il quarto posto in serie A2 ha spinto il poker di atleti, di cui fanno parte anche Mauro Parlato, Denis Benetti e Stefano Cracco, nella massima categoria, cancellando così la retrocessione nella specialità trota torrente. Un anno ricco di gare e di successi per il “Sampei” di Arzignano, come lo chiamano gli amici, che a inizio stagione ha piazzato l’esca giusta per conquistare il titolo provinciale a coppie nella specialità torrente assieme a Mauro Parlato. A giugno

un’altra grande soddisfazione con la medaglia di bronzo nel campionato provinciale trota torrente. “Uno sport a tutto tondo - precisa il pescatore Cristian Molon - che porta a tanti sacrifici come qualsiasi altra disciplina. Sono molto felice di come sta andando la stagione, siamo un gruppo affiatato che piano piano

sta crescendo e questo ci permetterà di allargare la nostra squadra allestendone anche una seconda, dove sarà presente anche un altro arzignanese, Renato Maule”. Pesca significa alzarsi presto... Le levatacce ormai sono un’abitudine, si pesca sempre al mattino presto e questo porta via tanto tempo alle nostre famiglie, che però sono i nostri primi tifosi. E poi stare all’aria aperta in mezzo alla natura è un qualcosa di speciale. Però qualcuno dice che sia uno sport per atleti attempati. È uno sport per tutti, giovani e meno giovani, atleti e semplici appassionati. Come società stiamo cercando di avvicinare molto i giovani a questa disciplina e siamo felici di vedere tante facce nuove che ci seguono con passione.


Arzignano

Ricomincia la A di stefano testoni

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l prossimo 27 settembre al PalaTezze inizia una nuova avventura per l’Arzignano del calcio a 5, prende il via il torneo di serie A2 che vedrà i biancorossi del presidente Rossetti debuttare di fronte al pubblico amico contro i piemontesi del Carmagnola. L’Arzignano dopo un lungo purgatorio tra serie C1 e B torna a mettere la lettera A nella sua categoria con una squadra di veterani instancabili che avranno il compito di guidare un gruppo di giovani verso una salvezza che il neo tecnico Cristian Stefani vuole fare sua quanto prima. Proprio sulla panchina biancorossa è arrivata in estate la prima grande novità, l’ex tecnico del Montecchio, che ha detto subito sì alla proposta arzignanese. “Sarà

una bella avventura in un torneo che conosco poco, ma che non vedo l’ora di iniziare. Ci siamo preparati bene per il debutto, dal 27 settembre in poi sarà il campo a dire di che pasta siamo fatti”. Soddisfatto della rosa? Possiamo essere competitivi. Ho la fortuna di lavorare con campioni del calibro di Marcio e Amoroso. Sono felice dei nuovi arrivati, giocatori che si sono messi subito a dispozione mia e dei compagni per il bene comune di un obiettivo che vogliamo raggiungere senza soffrire fino all’ultimo. L’ambiente Arzignano lo ha cono-

sciuto da avversario: ora che ci è dentro, che segreti nasconde? I segreti restano dentro, posso dire che sono stato subito accolto a braccia aperte da tutti. Sono molto felice di questo e ringrazio i ragazzi capitanati da una persona splendida come Marcio. Dovremo lavorare tutti assieme uniti, remando dalla stessa parte. Per la salvezza? La società ci ha chiesto la salvezza, poi se arriverà qualcosa in più saremo i primi a prenderlo. Partiamo in punta di piedi, ma di sicuro non saremo semplici spettatori.

Campioni crescono di guido gasparin

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uventus campione, ma ottima prestazione dell’Arzignanochiampo, che ha conquistato il quarto posto. E soprattutto un grande successo di pubblico, come ormai vuole la tradizione del Torneo Graziano Peretti, giunto alla quinta edizione e disputato il 30 e 31 agosto negli stadi Dal Molin di Arzignano e Comunale di Trissino. A sfidarsi sul terreno di gioco i Giovanissimi 2001 di squadre blasonate come Juventus, Genoa, Udinese e Verona, i local heroes dell’Arzignanochiampo e le stelline straniere di

Lokomotiv Mosca (Russia), Bellinzona (Svizzera) e Rapid Vienna (Austria). Il torneo è dedicato alla memoria del Cav. Graziano Peretti, una vita spesa per i giovani e il calcio tra Tezze e Arzignano: ha lo scopo non solo di scovare nuovi talenti, ma anche di diffondere gli ideali e i progetti della Fondazione Graziano Peretti Onlus, impegnata a favore delle famiglie in difficoltà economiche e della ricerca in

ambito oncologico. “Mio padre è sempre stato molto legato ai giovani – spiega la figlia di Graziano Lorella Peretti, Vicepresidente della Fondazione – e da allenatore e presidente chiedeva loro di essere sempre dei leoni, sia in campo che nella vita”. La Juve ha battuto in finale il Genoa, con un rigore siglato da Lorenzo Sidella. L’Arzignanochiampo nella finale per il 3° e 4° posto si è invece arreso ai rigori al Lokomotiv Mosca: 4-3 il risultato finale, dopo i tempi regolamentari finiti sullo 0-0. A seguire in classifica il Rapid Vienna, il Bellinzona, l’Hellas Verona e l’Udinese.


montecchio

La Ghisa al comune

di giuseppe signorin

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er la città di Montecchio Maggiore è un’occasione da non perdere. Stiamo parlando della riqualificazione delle ex officine militari per i mezzi meccanici dell’esercito in località Ghisa, un’operazione finalmente possibile grazie all’accordo cha ha portato al trasferimento dell’area dall’Agenzia del Demanio al Comune. Si tratta di un passaggio storico, perché è da molti anni, e cioè da quando l’esercito se ne andò, che la mega-struttura lungo la provinciale 246 versa in uno stato di degrado e di abbandono, rischiando di diventare un rifugio per sbandati o addirittura di crollare. La svolta è avvenuta il 28 agosto, quando

il direttore centrale dell’Agenzia del Demanio, Paolo Maranca, ha scritto al Comune dichiarando accolta l’istanza, datata 29 novembre 2013, con cui l’ente castellano chiedeva di ottenere in uso e in proprietà l’area delle ex officine militari per i mezzi meccanici dell’esercito in località Ghisa. Ora scatta la procedura di trasferimento dell’area dal Demanio al Comune, che sarà composta da diversi passaggi burocratici e si concluderà con un’apposita delibera del consiglio comunale. “Grazie a questo accordo – sottolinea il sindaco Milena Cecchetto - avremo la possibilità di riqualificare un’area che attualmente risulta abbandonata e in forte degrado. I nostri uffici sono già al lavoro per valutare, assieme all’Amministrazione, quale potrebbe essere

l’utilizzo delle ex officine. È presto per dire con certezza cosa sarà realizzato in quell’area, ma possiamo già dire che sarà uno spazio a servizio della collettività e non escludiamo il coinvolgimento di privati intenzionati ad investire”. Si parte dunque da uno studio di fattibilità, che dovrà aprire la strada al vero e proprio progetto di riqualificazione. Non sarà roba da poco: stiamo infatti parlando di un’area di oltre 100 mila metri quadrati, composta da diversi capannoni e palazzine per uffici per una cubatura complessiva di circa 100 mila metri cubi, con strade di accesso e perimetrali e ampie aree verdi. Nella sua istanza il Comune aveva ipotizzato di destinare l’area a finalità pubblico-sociali ad uso diretto o indiretto da parte della collettività: una sfida da vincere.

Cosa realizzare alla Ghisa? La parola ai Montecchiani

di Martina Bertinato

“Alloggi per persone bisognose”. Paolo Cabalisti

“Una scuola superiore”. Barbara Balzarin

“Un casinò”. Davide Scaramuzza

“Un albergo, una sala da matrimoni con un parco”. Giorgia Berdin

“Un centro commerciale”. Marika Fanin

“Un edificio da adibire ad aule-studio”. Vittorio D’Orsi

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montecchio

ACA promossa con lode di giuseppe signorin

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uarto posto nel Vicentino e diciannovesimo in Veneto: guardando i numeri è molto positiva la situazione di Agno Chiampo Ambiente sul fronte della spending review. Lo certifica il maxidossier “Indice di redditività delle partecipate locali”, voluto dal Governo per individuare e tagliare i rami secchi delle società partecipate e realizzato dal commissario alla spending review Carlo Cottarelli. La società di Montecchio Maggiore che gestisce il ciclo integrato dei rifiuti nell’Ovest Vicentino si piazza dunque in ottima posizione tra le 253 società venete con patrimonio netto superiore a un milione di euro. Il termine di paragone è il ROE (Re-

turn Of Equity), ossia l’indice di redditività calcolato come rapporto percentuale tra risultato netto e mezzi propri: l’indice descrive l’importo dei profitti o delle perdite per unità di capitale investito e per il 2012, anno a cui si riferiscono i dati pubblicati dal commissario, Agno Chiampo Ambiente si attesta al +25,7%. Il risultato è ancora più positivo se si pensa che in Veneto ha ottenuto un ROE negativo una società su quattro. “Questi dati – commenta il Presidente di Agno Chiampo Ambiente Alberto Carletti – sono la testimonianza di una gestione accorta delle nostre risorse e dell’assenza di sprechi. Nel 2013 – continua Carletti – abbiamo fatto ancora meglio, perché, come accertato dal nostro bilancio, il ROE è salito al 28% e quindi nella prossima classifica che

sarà stilata dal commissario la nostra società potrà scalare altre posizioni. Si tratta quindi di una conferma del valore della nostra società e del modo competitivo in cui è amministrata”.

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Feste estive da urlo di francesco meneghini

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ontecchio Maggiore capitale provinciale del divertimento estivo? Si direbbe di sì, stando almeno alle migliaia di

presenze registrate a “Montecchio Marittima” in piazza Marconi e durante “La Notte Bianca” nelle piazze Carli e Fraccon. Musica, sport, buon cibo, ma soprattutto tanto divertimento: le foto danno l’idea della festa!

montecchio Marittima

Foto del Fotoclub di Montecchio M.

LA NOTTE BIANCA

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Il fashion È DI CASA di VALERIO LUISON

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rendola capitale del fashion internazionale, alla stregua di Milano, Roma, Parigi. Sì, forse la fantasia sta volando un po’ troppo, ma con la dovuta prospettiva il senso dell’accordo sottoscritto tra Amministrazione Comunale e Bottega Veneta, ci va vicino: si tratta solo di aspettare qualche annetto. Giusto il tempo necessario a completare l’ambizioso piano per la realizzazione, proprio all’interno del territorio comunale brendolano, del principale polo produttivo controllato dal marchio, leader a livello mondiale nella moda. All’inizio di luglio è stato messo nero su bianco di fronte al notaio, e ora il via al maxi progetto è ufficiale. Tutto è partito dal recente trasferimento della sede istituzionale dell’azienda a Villa Schloeder, appena oltre il confine con Montebello. Un passaggio strategico per fare di quest’area, meravigliosa cartolina tra Berici e Lessini, qualcosa di più di un riferimento direzionale di pregio, per arrivare nel tempo a un vero e proprio centro di produzione d’avanguardia, oltre che avamposto commerciale delocalizzato rispetto ai vicini capoluoghi. Da lì la necessità di bussare alle porte di Villa Piovene,

per concertare sulla carta lo sviluppo dell’idea con il sindaco di Brendola Renato Ceron. Detto fatto. Il progetto che è stato elaborato prevede lo sviluppo su un’area di oltre 46 mila metri quadrati, attualmente non urbanizzata, “che consentirebbe - spiega l’assessore all’Urbanistica Bruno Beltrame - di portare avanti il terzo e ultimo stralcio dell’area industriale del paese, allargando contestualmente via Giolitti e arrivando quindi alla chiusura al traffico pesante di via Quintino Sella”. Nello spazio, secondo l’accordo che porterà nelle casse municipali oltre 590 mila euro, troveranno posto uffici, depositi, magazzini, spacci aziendali e servizi collaterali all’apparato

Scuole/1, apertura entro i termini

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opo un’estate di vero e proprio tour de force, le scuole di Brendola hanno potuto riaprire secondo i termini previsti. A imporre un piano di riassetto a ritmo serrato, la necessità di portare a termine le opere di riqualificazione, in parallelo all’esigenza di garantire continuità all’asilo “S.S. Angeli Custodi”, la cui sede è stata dichiarata inadeguata strutturalmente. Oltre quindi alla prosecuzione dei lavori, i mesi estivi sono serviti per cambiare di posto le sedi degli istituti, dirottando i bambini della “S.S. Angeli” alla “Giustiniani” di Vo’ e integrando i bambini della “Giustiniani” alla “Boscardin”. Sempre alla “Boscardin” è stato completato il piano antisismico con un costo di 430mila euro.

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produttivo; in aggiunta sono previste zone commerciali all’ingrosso e medie strutture di vendita, attività direzionali e di istruzione professionale di settore. Presto per programmare le ricadute sul territorio “anche se siamo convinti - prosegue Beltrame - che ci sarà un vantaggio, oltre che di carattere economico, anche in termini d’immagine: ospitare un marchio internazionale di questo livello vuol dire spingere le nostre eccellenze paesaggistiche ed enogastronomiche in maniera decisa. Senza contare l’apertura a nuove opportunità occupazionale per i cittadini di Brendola e dei paesi limitrofi nel medio termine”. E di questi tempi forse non c’è promozione più importante.

Scuole/2, servizi pomeridiani

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scuola anche al pomeriggio. Tutt’altro che una minaccia ma un vero e proprio invito al divertimento costruttivo, con le attività promosse dall’Istituto “Galilei” in collaborazione con Polisportiva di Brendola e l’Amministrazione Comunale all’interno del “Centro culturale pomeridiano”. Un’idea che offre agli studenti attività diverse come: lezioni di madrelingua inglese, musical in inglese e coro, zumba kids, yoga kids e disegno creativo. Per iscrizioni e informazioni è possibile rivolgersi direttamente all’Istituto allo 0444 400973.

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Terre del gusto Come un razzo di marco alessandri

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oi amministratori diciamo spesso che dobbiamo fare rete, lavorare in sinergia – ammette il sindaco di Chiampo, Matteo Macilotti – ma non sempre si arriva a concretizzare questi nobili intenti. Questo è uno dei primi progetti che riesce a unire realtà territoriali vaste”. Stiamo parlando di Piar Access “Le Valli del Vino e del Racconto – Terre da gustare”, brand nato dalla collaborazione di ben 27 protagonisti, di cui 18 attori pubblici e 9 privati, finanziato dall’Unione europea e coordinato dal Comune di Chiampo. Come nasce questo progetto? Il doppio filo rosso attorno a cui si sviluppa l’intero progetto sono le strade del Durello e del Recioto – continua

il primo cittadino – che uniscono 16 Comuni di ben tre vallate: la Valle del Chiampo, la Valle dell’Agno e la Val Leogra. Un progetto che mira a valorizzare il patrimonio naturalistico, culturale e storico con la ristrutturazione di fabbricati rurali, la costruzione di itinerari, ma soprattutto con un piano d’informazione e di marketing territoriale” “L’iniziativa è nata con la precedente Amministrazione – prosegue Francesca Balestro, assessore alle attività produttive e al aurismo - e il nostro Comune continua a essere capofila. Lo scorso 5 settembre abbiamo organizzato un convegno a Selva di Trissino per riflettere e far capire che serve una strategia condivisa e il coinvolgimento dei privati per valorizzare e promuovere i nostri territori”.

Sindaco e sposo

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n pochi mesi Gabriele Tasso ha lasciato la tranquilla vita del single per diventare sindaco e sposarsi. Il neo primo cittadino di San Pietro Mussolino, con doppia cerimonia pugliese/ veneta, ha portato all’altare Simona Imperatore indossando la fascia tricolore. All’uscita della chiesa, d’obbligo passare sotto le spade sguainate della Polizia Locale.

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di davide dalla barba

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l futuro dell’atletica italiana, vive a San Pietro Mussolino? Michele Rancan, 16 anni, lo scorso 22 giugno ha vinto a Rieti la medaglia d’oro nel campionato italiano nella staffetta 4x400, categoria allievi con il tempo di 3’:25’’:11’ correndo per l’Atletica Vicentina. Quando è iniziata la tua passione per l’atletica? Già alle elementari ho avuto la fortuna di conoscere questo sport e fare le prime gare grazie a Gioco Atletica, un programma di avvicinamento alla corsa in cui il mio allenatore era Mario Zanconato. E poi un giorno vieni notato da un osservatore importante... Ero al primo anno di ragioneria e al tempo mi allenavo e correvo gare di resistenza con l’Atletica Valchiampo. Quel giorno decido di provare i 300 metri, una gara di velocità. A fine gara si avvicina Diego Zocca, mio attuale allenatore all’Atletica Vicentina, e mi dice che ho delle ottime potenzialità, ma che sono fisicamente predisposto alla velocità e non alla resistenza. Da quel giorno mi alleno 5-6 volte a settimana, ma non corro mai più di 600 metri alla volta. Gli obiettivi per il prossimo anno? Rivincere la staffetta e magari una medaglia individuale nella specialità dove vado più forte, i 200 metri. I tuoi atleti preferiti? L’ i t a l i a n o Galvan e il giamaicano Blake.


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Una villa speciale N

asce a Marana di Crespadoro, nella bucolica cornice di Villa Santa Rita, il primo servizio di comunità residenziale ad alta valenza riabilitativa per persone autistiche, gestita da MeA-MosaicoeAias Società Cooperativa Sociale. Nel passato il complesso di Villa Santa Rita era un convento, poi acquistato dalla Provincia per ospitare una comunità di recupero per la tossicodipendenza, che poi è stata chiusa. “Sembrava che l’edificio dovesse rimanere in disuso per anni – spiega il sindaco di Crespadoro Giampietro Dalla Costa – ma grazie all’intervento dell’Amministrazione che mi ha preceduto e al sostegno dell’ULSS 5, con un consistente finanziamento regionale il complesso è stato completamente ristrutturato. Siamo orgogliosi di ospitare nel nostro territorio questa comunità

che favorisce l’integrazione e mantiene il più possibile il collegamento con tutte le realtà di partecipazione alla vita sociale”. Il servizio è stato progettato come alternativa al ricovero e la comunità è operativa e a “porte aperte” per famigliari e amici dei residenti tutti i giorni dell’anno, 24 ore su 24. “La struttura ha una capacità di 20 posti letto ed è stata data in gestione a MeA con comodato d’uso trentennale – prosegue il primo cittadino –; sin dall’inizio era chiaro che non sarebbe stata una struttura chiusa, crediamo infatti nell’importanza di elaborare progetti integrati con il territorio, come AgriMeA”. m.a.

Salire di corsa

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rganizzata dal gruppo sportivo “ASD Nogarole” con la collaborazione di “Atletica Valchiampo ASD”, la Chiampo-Nogarole è la corsa podistica più longeva della provincia e di certo l’unica, a livello regionale, ad aver vissuto 40 edizioni consecutive, senza soluzione di continuità. Negli anni ci sono stati anche grandi atleti vicentini a cimentarsi nell’arduo percorso, tra cui Orlando Pizzolato, Sergio Pesa-

vento, Gelindo Bordin e molti altri. “È la classica corsa podistica su strada in salita, da piazza Zanella a Chiampo fino a piazza Marconi a Nogarole – spiega Matteo Zordan, presidente del gruppo sportivo ASD Nogarole – percorrendo per 6,3 km gli infiniti e insidiosi tornanti. La manifestazione è nata nel 1975 da un’idea di Nereo Allegri, allora presidente dell’Atletica Valchiampo, e oggi partecipano atleti da tutte le province del Veneto e addi-

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Il boom dei carciofi Il tempo forse non ha aiutato molto quest’anno, ma i primi carciofi di montagna del Veneto coltivati a Marana, sono stati un incredibile successo. Belli e gustosi, hanno spopolato nei negozi di frutta e verdura della provincia e diventati preda preziosa dei migliori ristoranti. A breve porteranno il nome della frazione di Crespadoro su Italia 7 e ad ottobre saranno invitati d’onore al Salone del Gusto di Torino, la kermesse dei migliori prodotti mondiali organizzata da Slow food. www.carciofidimarana.it

rittura da diverse regioni italiane”. “Per celebrare in modo significativo la storica ricorrenza – spiega Enrico Corato, vicesindaco di Nogarole – abbiamo pensato di realizzare un video ingaggiando un team di professionisti con telecamere in alta definizione e con un drone per riprendere la corsa anche dall’alto. Inoltre ciascuno degli atleti iscritti alla gara ha ricevuto una piccola forma di formaggio ‘Monte Faldo De.Co.’ del caseificio di Nogarole e un barattolino di ‘Miele Valchiampo De.Co.’, prodotti d’eccellenza simbolo dei due Comuni coinvolti”. “Per il terzo anno consecutivo – spiega Massimo Negro Marcegaglia, tra gli organizzatori della gara – il primo a tagliare il traguardo è stato Diego Gaspari con un tempo di 23’36’’ e la prima è stata Maurizia Cunico con 30’32’’. In tanti anni però nessuno è ancora riuscito a battere il record assoluto di Sergio Pesavento: 21’33’’ (edizione 1984)”. m.a.


montebello

Quante Novità! Padroni Doc di Corrado vignato

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ettembre. Estate finita, ricomincia la solita routine e con essa anche l’anno scolastico. E comincia un nuovo periodo per la scuola dell’infanzia di Montebello, che quest’anno si rinnova sia nelle infrastrutture che nelle persone. Ristrutturazione e nuovo CDA. Vediamo nel dettaglio.

“Il lavori svolti - spiega l’assessore alla scuola e all’infanzia Roberta Sinico – sono interventi di cui l’istituto necessitava da tempo. Sono stati sostituiti i serramenti con impianti funzionali, antisfondamento e a rispormio energetico. Sono state installate diverse porte frangifiamma in cucina e altri

locali adiacenti a dove vivono i bambini. Sono state eliminate tutte le barriere architettoniche e si è realizzato un bagno per disabili. I lavori sono stati realizzati in un solo mese con una spesa complessiva di 120.000 euro. Anche grazie al contributo dei molti volontari che si sono dati da fare perché tutto si svolgesse al meglio ”. E ora che il nuovo CDA si insediato quali novità ci saranno nella scuola? Lo chiediamo al presidente Michele Zordan. “Stiamo lavorando tenendo conto innanzitutto del benessere dei bambini e siamo focalizzati verso un regime di collaborazione, dialogo e trasparenza totali. Anche, e soprattutto con le famiglie. Inoltre si sta valutando la trasformazione dell’isituto da ente pubblico (IPAB) a fondazione. La cosa porterebbe vantaggi non indifferenti in termini sia economici che funzionali”.

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n questi giorni il Comune di Montebello Vicentino ha incrementato il numero dei cestini lungo le pubbliche vie e le ciclabili ed è stata approvata una ordinanza sulle norme per la detenzione di animali domestici. Questa oltre al corretto comportamento da tenere con i gli animali comprende anche le nuove sanzioni per la mancata raccolta delle deiezioni dei cani. I proprietari dei cani d’ora in poi sono obbligati a uscire a spasso dotati di strumenti adatti alla raccolta delle feci dei propri animali. In occasione di ciò verranno applicati sui cestini degli adesivi che segnaleranno dove poter gettare i sacchettini. L’assessorato all’istruzione promuoverà anche una piccola campagna pubblicitaria rivolta ai più piccoli affinché capiscano l’importanza della raccolta delle feci dei loro cani e facciano da veicolo informativo anche per le rispettive famiglie.

montorso

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Lucato affida le sue storie alle anguane

uovo libro per lo scrittore Candido Lucato. “Le anguane del bojon della valle” narra il Novecento appena trascorso attraverso 22 inedite storie della memoria, 230 pagine di ricordi mai completamente perduti. Sono storie comuni che, in un susseguirsi di racconti e aneddoti, fanno da sfondo ai tanti ricordi dello scrittore: un viaggio tra gli anni della sua gioventù, passando per il periodo bellico e gli anni del boom economico fin quasi ai nostri giorni. f.m.

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lonigo

Verso le Amministrative di nuovo in corsa?

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Luca Lazzari

Giuseppe Boschetto

Giorgio Nicolin

Paolo Rosin

maggioranza assoluta, dopo due settimane il primo e il secondo classificato si sfideranno testa a testa per la poltrona di sindaco. Una novità con la quale partiti e movimenti dovranno fare i conti, prevedendo alleanze a apparentamenti in vista del ballottaggio.

di lino zonin

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e elezioni comunali, che l’anno prossimo a Lonigo rinnoveranno il sindaco e la pubblica amministrazione, sono ancora lontane e finora non si percepisce in città l’avvio di movimenti in preparazione all’evento. Nell’incertezza che riguarda gli schieramenti, spicca comunque un dato di fatto: il censimento del 2011 ha ufficializzato la presenza a Lonigo di oltre 15 mila abitanti (per la precisione 16.070) e ha quindi promosso la nostra città nel ristretto club dei comuni vicentini che possono eleggere il sindaco al ballottaggio. Se nessuno dei candidati otterrà al primo turno la

In attesa che qualcuno si faccia avanti, sentiamo quali sono i propositi dei capo lista alle ultime elezioni.

Giuseppe Boschetto

sta completando il suo terzo mandato. Il primi due li ha fatti dal 1997 al 2006; è stato rieletto nel 2010 dopo un turno di riposo, motivo per cui potrebbe candidarsi per la seconda volta consecuti-

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lonigo va. Ma lui esclude chiaramente questa ipotesi. «L’anno prossimo – afferma - la mia fascia tricolore compirà 14 anni: penso di aver fatto abbastanza e che sia giusto lasciare il posto a chi vorrà farsi avanti. Quello del sindaco non è un lavoro dal quale si va in pensione: è una scelta libera e molto impegnativa che richiede energia ed entusiasmo. Diciamo che la prima ci sarebbe ancora ma il secondo no.

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iorgio icolin, capoAnche lista della Lega Nord sembra orientato a non ripresentarsi. «È stata un’esperienza tutto sommato interessante - conferma - ma, un po’ per questioni di età, un po’ perché è giusto che si facciano avanti le nuove leve, penso che, salvo imprevisti, alle prossime amministrative non ci sarò. Se devo fare un bilancio dell’ultima legislatura non può che essere negativo. Mi sarebbe piaciuto riscontrare nella giunta Boschetto più decisione nell’affrontare tanti problemi, da quel-

lo del personale, alla questione degli extracomunitari che vengono attirati a Lonigo da un’incredibile serie di agevolazioni. Se aggiungiamo la scarsa promozione turistica per il paese, il mezzo flop del Pat e la gestione poco chiara dell’inquinamento delle acque potabili, il voto non può essere che insufficiente».

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uca azzari, per tornare in corsa, chiede aiuto ai cittadini. «In questi anni ho ricevuto tante pacche sulle spalle ma pochi aiuti concreti - afferma - Per questo chiedo a chi vuole farsi avanti di dimostrare un impegno di tipo diverso, che punti davvero a ribaltare il sistema di potere che domina da tanti anni Lonigo. Con questo presupposto potremo formare una lista veramente civica, in alternativa agli schieramenti camuffati, che sono in realtà controllati dai partiti. Quanto all’operato dell’ultima giunta Boschetto, basta consultare i verbali del consiglio comunale per comprendere la portata del mio dissenso. Mi dispiace, sia per il

Polemiche per la strettoia

paese, che non ha fatto passi in avanti, sia, a livello personale, per l’immagine del sindaco che esce molto ridimensionata da questa ultima esperienza amministrativa.

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osin lamenta di Anche aolo essere stato lasciato solo e chiede maggiori garanzie per ripresentarsi. «Mi sono stancato di fare il buon samaritano - conferma – e vorrei che la gente non si limitasse a segnalare le cose che non vanno ma si sforzasse di collaborare anche nella fase successiva. Aspetto un segnale chiaro in questo senso, dopo di che deciderò cosa fare in primavera. L’amministrazione che sta volgendo al termine è stata incolore. Boschetto e i suoi hanno gestito il particolare, accontentando gli amici ai quali aveva promesso qualcosa in cambio dell’impegno elettorale. Per il resto, poco o nulla, nascondendosi dietro l’alibi della mancanza di fondi ma senza attuare quello scatto di orgoglio che proprio la difficoltà della situazione richiedeva».

Successo per la filarmonica in Francia

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ono numerose le lamentele degli automobilisti per la strettoia realizzata dal comune a Madonna. Da più parti si ritiene che il dosso fosse sufficiente a ottenere una diminuzione della velocità e che il restringimento della carreggiata proprio il prossimità del rialzo renda particolarmente pericoloso il transito. La cosa riguarda in particolare il flusso di entrata a Lonigo, dove il marciapiede sporge decisamente sulla carreggiata e può facilmente essere “inforcato”. L’assessore alla viabilità replica affermando che questo è l’unico modo per costringere le auto a rallentare. l.z.

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suonatori della Filarmonica Leonicena sono da poco tornati in città dopo una tournee in Francia che ha riservato molte soddisfazioni al gruppo bandistico diretto da Bruno Brunello. “Siamo stati ospiti del festival internazionale “Folkloriades” che si svolge ogni anno a Castelmoron sur Lot, un paesino dell’Aquitania – spiega Roberta Furlanello, presidente della Filarmonica – Il nostro complesso rappresentava l’Italia nell’ambito di un articolato programma multietnico. Ci siamo esibiti in tre diverse giornate riscuotendo ogni volta un grande apprezzamento da parte del pubblico”. l.z.

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lonigo

Sulla barca del Principe di stefano canola

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gosto da ricordare per un lupo di mare leoniceno, che ha disputato la regata Palermo – Montecarlo, 500 miglia a vela su una barca del principato di Monaco, con Pierre Casiraghi a bordo. Tra l’altro, vincendo. Massimo Farina non si gongola sugli allori e taglia corto: “Niente toni trionfalistici”. 46 anni, molti dei quali passati sotto la Rocca Pisana (dove ci sono tanti suoi amici, oltre alla famiglia d’origine), anche se adesso abita a Vicenza, Massimo vive soprattutto in mare: la sua seconda casa è il Mediterraneo, che ha battuto quasi palmo a palmo dopo essersi laureato progettista nautico a Genova e aver partecipato a innumerevoli competizioni, dalla Barcolana a campionati italiani, europei e mondiali in diverse categorie. “Ero a bordo della B2 tp52 che regatava per lo Yacht club di Montecarlo, con bandiera monegasca e armatore Pierre Casiraghi – racconta Farina. – Siamo arrivati primi nella classifica reale, aggiudicandoci la Line Honours, con un equipaggio che metteva insieme diversi nomi illustri reduci dalla Coppa America, come Tommaso Chieffi e il padovano Cristian Griggio.” Più che un successo è stato un trionfo: B2 ha sempre fatto gara di testa in tutte le 70 ore di regata, fin dalla traversata dalla Sicilia alla Sardegna, quindi al passaggio vicino a Porto Cervo e attraverso le bocche di Bonifacio e poi nella risalita della Corsica, per concludere col tratto di mare aperto verso il traguardo. Staccati netta-

mente gli avversari all’arrivo nel Principato dove, il mattino del 24 agosto sotto la nuova sede del circolo velistico, un brindisi a champagne e il tuffo di rito hanno suggellato l’alloro. “Il mio ruolo a bordo? Dipende dal tipo di regata – continua Massimo. – In quelle offshore come questa si è in turno solitamente in tre, quindi bisogna fare un po’ di tutto, comprese le manovre di cambio vele. Io poi di solito, oltre alla navigazione vera e propria, mi occupo anche della parte tecnica e della preparazione dello scafo”. Due parole sull’armatore (el paron, per capirsi): il 27enne Pierre Casiraghi è il secondogenito di Carolina di Monaco e di Stefano Casiraghi, che vent’anni fa è sta-

Orsi premiati per il Cirano

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l gruppo teatrale leoniceno della Compagnia dell’Orso ha fatto razzia di premi al festival nazionale “Ankon d’oro” svoltosi in agosto ad Ancona. Con il loro allestimento del “Cirano di Bergerac” di Edmond Rostand, gli “Orsi” hanno ottenuto ben quattro riconoscimenti: per il miglior allestimento e per le migliori interpretazioni: come attrice protagonista a Maria Faggionato, come attrice non protagonista a Renata Maistrello e come attore non protagonista a Massimo Nichele. l.z.

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to tradito dal mare alla guida del suo bolide a motore. Giudiziosamente il rampollo, terzo in linea di successione nel Principato, ha preferito la vela. Si accompagna con la contessina Beatrice Borromeo, con la quale forma una delle coppie più glamour del momento per la gioia dei paparazzi e degli amanti del gossip. Il nostro lupo di mare intanto è già ripartito per un’altra avventura, la stagione non è finita. “Le Voile de St. Tropez a settembre e la classica Middle Sea Race a Malta in ottobre, in questo 2014 che mi ha visto impegnato negli appuntamenti più importanti del Mediterraneo”. Quando naviga e pensa a noi, poveri terrestri, Massimo si sente anche lui un principe.


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La 6 ore fa centro di stefano canola

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aciata dal sole e col trend in aumento, in quest’estate di clima scozzese e indici stagnanti: la 6 Ore del Principe è nata sotto una buona stella e la terza edizione l’ha ribadito, lo scorso 30 agosto. 168 iscritti (erano meno di 150 nel 2013) hanno colorato con le loro maglie sgargianti i quasi 6 km del percorso ad anello, leggermente allungato nel tratto sterrato all’interno del parco di Villa Giovanelli per addolcirne gli strappi. Partenza, arrivo, passaggi di testimone e premiazioni nel salotto cittadino di piazza Garibaldi: sul palco la soddisfazione degli organizzatori (il presidente della Palladio Itinerante Damiano Cera, il direttore di gara Paolo Rosin, il sindaco Giuseppe Boschetto e l’assessore allo sport Roberto Nisticò) e il rammarico per i furti con scasso commessi ai danni

delle auto di alcuni partecipanti. La Corratec Keit s’è imposta nella classifica a squadre: il quartetto vicentino (Mosè Savegnago, Michele Casagrande, Domenico Valerio e Thomas Paccagnella) ha corso sulla difensiva per metà gara, potendo contare solamente su due atleti, per poi prendere il largo una volta completato lo schieramento. Solo la L-One ha tenuto aperta la partita, giungendo al traguardo con un distacco di un paio di minuti. Rimanendo al maschile, nel duo l’ha spuntata in volata la Scott Racing Team (Luca e Andrea Martini). Tra gli ardimentosi solitari che hanno passato tutte le sei ore in sella, successo in rimonta per il 32enne di San Bonifacio Luca Scarsetto; tra i leoniceni, ottima quinta piazza per l’esperto Livio Palladin e sedicesimo posto per Marco Biasin (classe 2000, il più giovane al via). Al femminile, le quattro Tinky Ladies e il duo DTeam – Essegi 2

aspettano rivali per il 2015, avendo viaggiato quest’anno in beata solitudine. Firma d’autore in calce al solo: la 38enne trentina Claudia Paolazzi, categoria elite, ha fatto il vuoto fin dai primi metri.

Famiglie a quota 47 di stefano canola

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n Val di Sole hanno preso tanta pioggia, ma questa non è una notizia nella pazza estate 2014 e non è bastata a spegnere il loro entusiasmo. Il Gruppo Famiglie del campeggio parrocchiale leoniceno ha festeggiato a Vermiglio nella settimana di Ferragosto la terza edizione, quella della maturità dopo l’esordio nel 2012 e la conferma l’anno scorso. I numeri dei partecipanti (passati da 20 a 47) raccontano la crescita dell’esperienza, che sfrutta alcune buone sinergie e spinge l’acceleratore sulla condivisione di lavoro e divertimento, in uno splendido angolo di montagna trentina. “I tendoni dormitorio da dodici posti e quelli usati per refettorio e sala giochi

erano già piantati per i quattro turni dei ragazzi dell’Azione Cattolica, noi abbiamo aggiunto poche strutture private – confermano Daniela Gaspari e Carla Marchezzolo. – I genitori hanno apprezzato questi giorni di intenso e disteso rapporto con i loro figli, senza molte di-

strazioni tecnologiche. Anche lo svolgimento della corvee, un giorno per famiglia a rotazione, è stato affrontato con lo stesso spirito”. Mentre pioveva a dirotto e le viuzze del piccolo accampamento diventavano

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rigagnoli, ci si consolava con i tornei di ping-pong e calcetto, le partitone a carte e gli altri giochi di società, aspettando l’assaggio dei prodotti dei corsi junior di cucina e di pasticceria. “Ma nelle tregue del maltempo siamo riusciti a fare anche qualche camminata e la gita in funivia al ghiacciaio Presena, insieme al parroco don Vittorio che ha trascorso un paio di giorni con noi – continuano le referenti. – L’esperienza di alcune famiglie con i genitori separati, che si sono trovate a loro agio nel gruppo, è un altro segnale che siamo sulla strada giusta. A breve tireremo le somme di quest’annata e poi si comincerà a lavorare per il 2015. A chi vuole conoscerci, per informazioni e magari per aggregarsi, appuntamento alla Festa della Famiglia di fine dicembre”.


Sa r e g o

Insieme per la vita di giovanni salviati

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a storia dell’A.i.d.o. di Sarego, oggi così viva fra le sezioni del vicentino (conta oltre 200 iscritti), poggia sulla storia di un dono di sé, di un amore vero. A raccontare questa storia è la presidentessa. “Era il 2005 – ricorda Maria Cristina Pozzan, di Meledo – quando mio marito Walter, affetto da tempo da una patologia renale, cominciò ad aggravarsi. Le analisi erano pessime: di lì a poco sarebbe finito in dialisi. Fu allora che capii che, con lui, mi sarei ammalata anch’io, vedendolo aggravarsi al mio fianco senza poter fare niente. La nostra fortuna è stata che all’ospedale di Vicenza esiste un centro per i trapianti renali fra i più rinomati d’Europa, guidato dal prof. Ronco, primario di nefrologia, e dal dott. Chiaramonte, coordinatore del centro. Mettendo piede là dentro, mi accorsi subito della disponibilità e gentilezza delle persone che vi lavorano. In qualche mese, con un tale rapporto umano, maturai la mia decisione: donare un rene a mio marito. Un precedente mi ha aiutato in questo passo: anni prima, un ragazzino mio vicino di casa, in seguito a una forte contusione mentre giocava a pallone, aveva subito un danno irreparabile a un rene. Dovettero asportarglielo. Da allora, però, vidi che continuava a vivere bene, più o meno come prima. Anche diversi anni dopo la qualità della sua vita era intatta”. Così, il 20 ottobre 2006 i chirurghi del centro trapianti presero un rene di Maria Cristina e lo trapiantarono nel corpo di suo marito. Da quel giorno, naturalmente, la loro vita di coppia cambiò, in meglio, e anche quella dell’Aido di Sarego, che da allora può appoggiare la sua azione su un’esperienza così concreta. “Il nostro scopo – spiega la presidentessa – è sensibilizzare quante più persone possibile, facendo vedere la sete di vita e la carica di energia che c’è nelle persone che hanno ricevuto un organo nuovo, e la speranza in chi è ancora in attesa della fatidica telefonata dall’ospedale. Scopo pienamente riuscito, credo, l’11 agosto

scorso, quando, in una serata della sagra di Sarego, abbiamo invitato i trapiantati (in paese sono circa una decina) ad andare al microfono durante la cena, a testimoniare che la loro vita continuava.” La serata, organizzata anche dalla pro loco e dall’associazione “Mondo di colori” presieduta da Walter Ziggiotti, aveva anche lo scopo di raccogliere fondi per il centro trapianti renali di Vicenza, dimostra tutta la vivacità di questa sezione. “E per il 28 settembre – tiene a ricordare Maria Cristina Pozzan – abbiamo radunato a Camisano tutti i trapiantati di Vi-

cenza, provenienti un po’ da tutta Italia. Quanto alle polemiche di chi sospetta una eccessiva celerità nell’espiantare gli organi dei moribondi, la sua risposta è leale: “Al centro trapianti renali Vicenza la severità nella procedura di espianto e nei criteri di determinazione della morte del donatore è massima, ma non mi sento di garantirlo per altre realtà. Come in tutti i campi, sappiamo che c’è chi si approfitta di queste situazioni, e all’estero a volte le regole sono meno severe. In ogni caso – osserva – un dato positivo è l’aumento dei donatori volontari vivi di rene.”

Cena sotto le stelle

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n intervallo nel maltempo agostano ha permesso quest’anno di riportare all’aperto, nella sua sede originaria e naturale, la cena sotto le stelle (4ª edizione) delle contrade Kennedy e Conti da Porto a Monticello di Fara. Oltre 100 persone hanno condiviso gastronomia e divertimento, intrattenuti dai due fratelli Dalla Rosa nelle vesti di irresistibili barzellettieri. Diversi i commensali provenienti da fuori, ma presenti di diritto in quanto ex abitanti delle vie, alle quali restano evidentemente affezionati. g.s.

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Settembre è il mese dei ritorni e dei nuovi inizi. Per questo spesso è anche il mese dei piccoli interventi per riadattare la casa alle esigenze familiari: un angolo studio per poter lavorare anche a casa, una riorganizzazione delle stanze per dare più spazio ai figli, una cucina da sfruttare meglio, un bagno da rifare… Ecco allora qualche consiglio prima di mettervi all’opera

Le tendenze del 2015 Per il 2015 spazio ai colori che richiameranno le tonalità tipiche della natura che ci circonda. Quindi sì al cachi, al verde (nelle sue svariate sfaccettature), all’arancio (nei toni tipici di un tramonto di fine estate), all’azzurro cielo, ai colori della terra (dal rosso al marrone). Tuttavia persisterà anche il total white, protagonista indiscusso dell’ultimo decennio.

da milioni di anni hanno caratteristiche di resistenza, compattezza e durata che le rendono superiori ai prodotti di fabbrica. Alle pietre verrà accostato il legno, per mensole e complementi di arredo, ma sarà molto utilizzata anche la pelle, per le sedute (divani, sedie e poltrone).

STILE Per il 2015 persisterà lo stile d’arredo minimal, entrato in voga ormai da qualche anno. Il minimalismo rinuncia ai fronzoli e talvolta anche alle decorazioni, per lasciare letteralmente spazio, in tutti i sensi. Spazio per guardare, spazio per “avere spazio”, per essere liberi, di muoversi, di respirare, di osservare, di avere luce. La luce, in particolare, è una componente importante in questo stile, sempre presente, sempre valorizzata.

TRAME Vai libera alle stampe geometriche, in stile anni 60 -70. Ma a farla da padrone saranno le trame floreali.

MATERIALI Anche qui, come per i colori, si farà riferimento alla natura, prediligendo così pietre naturali per rivestimenti e pavimenti. Le pietre naturali conservano una bellezza senza tempo, ma oltre al fascino di esistere Corriere Vicentino |

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Gli attrezzi del mestiere Quando per i piccoli lavoretti si decide di ricorrere al fai da te, allora è necessario dotarsi di una cassetta degli attrezzi. La cassetta degli attrezzi è un pò come la cassetta di pronto soccorso, all’occorrenza bisogna essere dotati degli strumenti di primaria necessità, poi se durante l’intervento ci si accorge che qualcosa manca, la si va a reperire immediatamente, chiedendo qualche informazione al rivenditore che è sempre disponibile a dare il consiglio giusto.

Pinza Esistono infinite tipologie di pinza, noi ve ne consigliamo almeno tre: Le pinze ad ago, utili per raggiungere le cavità più anguste. Le pinze da elettricista, per sfilare i cavi elettrici. Le pinze tronchese, per tagliare cavi, lamierini e fil di ferro.

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Cacciavite È il re della cassetta degli attrezzi. Per chi vuole evitare l’ingombro di comprare un intero set per coprire tutte le misure, esistono dei pratici cacciavite con punte intercambiabili. Anche l’avvitatore è una buona soluzione per chi deve usare spesso il cacciavite e vuole risparmiarsi i crampi al polso (in commercio ne esistono di dimensioni ridottissime).

Se non dovete svolgere lavori davvero impegnativi, esistono modelli di dimensioni davvero ridotte. L’ideale è dotarsi di un buon set di punte, da ferro, da legno e da muro.

Viti, chiodi, dadi e bulloni Dal vostro ferramenta di fiducia troverete dei praticissimi set di bulloneria e fissaggi assortiti, utili per inchiodare, fermare, fissare, assemblare qualsiasi cosa.

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Metro, squadra e bolla Uno dei requisiti fondamentali di un buon lavoro di bricolage è la precisione. Ecco allora che sono fondamentali questi strumenti per prendere tutte le misure che faranno sì che i vostri quadri e le vostre mensole siano ben dritti.

Martello I più puntigliosi ne avranno più di uno, di varie dimensioni, per adattarsi ai vari lavori. Quello più consigliato è comunque quello da carpentiere, che con la sua coda biforcuta permette di estrarre quei i chiodi che (prima o poi) pianterete storti.

Corriere Vicentino |

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Dal 1951 FER-CON è punto di riferimento per la fornitura di utensili, ferramenta, attrezzature da lavoro e bricolage, giardinaggio e manutenzione per privati e professionisti. L’azienda è inoltre specializzata nella commercializzazione dei metalli, distribuzione di gas tecnici e impianti di irrigazione.

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La casa in fiera 24/27 SET 2014

ABITARE IL TEMPO Fiera-evento per l`arredo d`interni Veronafiere

3/5 OTT 2014

IO CASA RIVA DEL GARDA La prima fiera del Trentino Alto Adige dedicata ad Interior Design, Costruzione e Bioedilizia Riva del Garda (TN) Fierecongressi S.p.A

27 SET/6 OTT 2014

CASA MODERNA L`abitare in evoluzione: lo stile della casa italiana, il gusto, il design e il piacere di vivere Udine Fiere

4/12 OTT 2014 CASA SU MISURA

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15/16 NOV 2014

HABITAT FERRARA Evento per Arredare e Abitare: arredi, complementi, infissi, pavimenti, multimedia, climatizzazione‌ Ferrara Fiere Congress

GEN/FEB 2015

SALONE DEL MOBILE DI PARMA Mostra del mobile, arredamento, accessori casa, complementi ed illuminazione Fiere di Parma

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Questo proprio no!

Quando si arreda una casa è impossibile evitare qualche errore, piccolo o grande! Ma quali sono i più diffusi e quelli proprio imperdonabili?

1 Non tener conto delle proporzioni

Ogni mobile deve essere preso tenendo conto innanzitutto delle proporzioni della stanza. Mobili grandi fanno apparire gli spazi ancora più piccoli!

2 Appendere i quadri troppo in alto

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Seun quadro è troppo in alto sarà difficile poterlo guardare con attenzione: controllate che sia sempre ad altezza sguardo.

3 Attenzione ai tappeti

Non fate l’errore di prendere piccoli tappeti: i tappeti devono coprire almeno il 75% del pavimento. Solo in questo modo riusciranno ad ampliare visivamente lo

spazio della vostra stanza.

4 Attaccare i mobili al muro

Questa non è una buona tecnica per guadagnare spazio, anzi! La vostra stanza sarà più armoniosa e completa se porrete al centro qualche mobile: un tavolo con delle sedie o una poltrona di design. La libreria? Può essere un ottimo divisorio degli spazi.

5 Le tende, queste sconosciute

Sottovalutare le finestre e le tende è un errore molto comune. Le tende possono essere un elemento d’arredamento davvero prezioso: il colore e il tessuto sono fondamentali non solo per il contributo che danno alla stanza ma anche per come cambieranno la luce della stanza.

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Il calore della stufa Riscaldare efficacemente la casa, risparmiare sulla bolletta o dare quel tocco di calore in più al salotto. Sono diversi i motivi che spingono sempre più italiani a sostituire l’impianto di riscaldamento tradizionale con una stufa a legna o a pellet. Le principali tipologie di stufa sono due: a legna e a pellet . Esistono però alcuni modelli detti Bi-Fuel, che grazie a due camere di combustione separate sono in grado di bruciare sia legna che pellet. Ma quali sono i vantaggi di un combustibile rispetto all’altro?

Il Pellet: comodo ed efficiente Una stufa a pellet esteticamente non è molto diversa da una tradizionale stufa a legna: rivestita di acciaio, ceramica o pietra, costituisce un ottimo elemento di arredo per qualsiasi stanza. La differenza però sta nella forma stessa del pellet: le dimensioni ridotte dei cilindri di legno non compromettono il potere calorico, permettendo però al combustibile di essere stoccato con facilità all’interno di sacchi, e una volta caricato il serbatoio (posto nella parte alta della stufa) non ci si deve più preoccupare. L’autonomia infatti può variare dalle 6 alle 40 ore, inoltre si può regolare la temperatura desiderata, visto che il sistema che trascina i pellet verso la camera di combustione è elettronica (va quindi sempre collegata all’impianto elettrico di casa), attivabile da telecomando e programmabile con timer. I modelli più avanzati sono addirittura attivabili a distanza con un sms. Gli svantaggi? Il sistema più complesso richiede una manutenzione più attenta, il ventilatore utilizzato per diffondere il calore può seccare eccessivamente l’aria e la minore brillantezza della fiamma a pellet riduce la bellezza suggestiva.

suo punto di forza. Estrema facilità di manutenzione e la presenza confortevole che solo un fuoco a legna, brillante e suggestivo, riesce a dare. Alcune stufe a legna sono dotate di cuocivivande. La fiamma generata in questo modo inoltre non secca l’aria come il pellet. Anche bruciare il combustibile ecologico per eccellenza però comporta degli svantaggi: i pezzi di legno sono più ingombranti da stoccare, e la stufa va ricaricata a mano almeno due volte al giorno. Il calore generato dalla legna è poi più difficile da controllare.

Riscaldare tutta la casa Attraverso una normale stufa a legna o a pellet è possibile riscaldare efficacemente una porzione più o meno grande di abitazione (il risultato dipende molto dalla coibentazione della casa!). Esistono però altre tipologie di stufe in grado di diffondere il calore generato in tutte le stanze dell’abitazione. Una stufa canalizzabile si serve di una rete di tubi che, grazie a una ventola, diffonde il calore in tutti gli ambienti, anche in locali molto grandi. Questa soluzione si presta bene ad essere utilizzata in abitazioni su un solo piano, mentre nelle multipiano può risultare dispersiva. Una termostufa è una particolare tipologia che può essere collegata all’impianto termoidraulico, permettendo di riscaldare l’abitazione sfruttando i termosifoni. È poi possibile riscaldare efficacemente l’acqua sanitaria.

Il calore della Legna Cambiano i materiali, più moderni e funzionali, ma la sostanza resta la stessa: un’ampia camera di combustione dove bruciare pezzi di legna. La sua semplicità è il Corriere Vicentino |

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Rispa

Come risparmiare sul riscaldamento di casa?

1 La temperatura nelle case non deve salire sopra i 20 gradi: l’eccesso di calore è perfino dannoso alla salute. E un solo grado in più della temperatura aumenta i consumi in bolletta del 7-8 per cento.

2 Le valvole termostatiche

vanno installate per regolare i consumi ed evitare lo spreco dell’accensione durante alcuni orari. Per esempio: il riscaldamento nelle ore notturne è assolutamente sconsigliabile.

3 I radiatori devono essere liberi da copritermosifoni e

da mobiletti a incasso. Anche le tende rappresentano delle barriere. Se l’aria non circola liberamente diventa pesante, e i consumi energetici aumentano.

4 Attenzione alle finestre aperte per il necessario

ricambio d’aria. Bastano una decina minuti per cambiare l’aria di una stanza, ed è meglio farlo, per esempio, la mattina quando ci si sveglia. Il resto è spreco: si raffredda inutilmente l’ambiente e i consumi schizzano.

5 La distribuzione dell’acqua calda deve avvenire a una temperatura non superiore ai 45 gradi. Non esagerate.

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6 Se dovete cambiare l’impianto di

riscaldamento, preferite sempre caldaie a condensazione della potenza adeguata all’ambiente da riscaldare: potete risparmiare fino al 20 per cento dei consumi.

7 Se avete spirito d’iniziativa, provate a

installare, ove possibile, pannelli solari. Tra l’altro potete usufruire di buoni incentivi statali.

8

Spurgate sempre l’aria dei radiatori per tenerli al massimo livello di efficienza. Se i vostri termosifoni sono vecchi e non hanno una valvola di sfiato, installatela: serve a risparmiare.

9 Non siate avari sulla manutenzione. La pulizia degli

apparecchi, specie per la micidiale formazione del calcare, va fatta almeno una volta l’anno. Una caldaia non efficiente aumenta il consumo del gas anche del 30 per cento.

10 Se in casa ci sono troppi spifferi, sostituite le

finestre a vetri singoli con vetri a doppia parete. Evitano dispersioni. Evitare la dispersione del calore attraverso porte e finestrePer quanto riguarda gli infissi, la scelta migliore è rappresentata da quelli realizzati in materiali isolanti come legno e PVC, da abbinare a vetri doppi o tripli, che sono in grado di abbattere i consumi per il riscaldamento invernale.

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La casa intelligente Fai partire la lavastoviglie mandando un comando dal tuo smartphone, controlla i consumi energetici grazie ad un software installato sul tuo computer, scopri a distanza se un ladro si è intrufolato nella tua abitazione: tutto questo è domotica, la scienza che ha l’obiettivo di migliorare la qualità della vita in casa e più in generale negli ambienti frequentati dall’uomo. Il tutto grazie allo sviluppo tecnologico e all’informatizzazione, per rendere qualsiasi operazione più efficiente, veloce e precisa.

sono presenti persone, l’interazione tra televisione, telefono, videocitofono e telecamere di sorveglianza, la climatizzazione intelligente dei locali (in base ad esempio al numero delle persone presenti al loro interno), la chiusura e l’apertura in autonomia di tende e tapparelle, a seconda del grado di illuminazione esterna. Sono solo alcuni esempi di funzioni che nei prossimi anni saranno sicuramente implementate e ulteriormente migliorate.

I VANTAGGI E LE PROSPETTIVE

LA CASA INTELLIGENTE Ormai sono svariati i sistemi che possono trasformare la propria abitazione in una sorta di grande cervello elettronico, in grado di gestire e regolare gli impianti domestici. L’interazione tra utente e apparecchiature può avvenire attraverso tastiere, monitor o comandi vocali. I sistemi elettronici sono in grado ad esempio di regolare in modo automatico l’intensità dell’illuminazione, impedire che un eccessivo uso di corrente faccia scattare in contatore, fornire un report periodico dei consumi o comandare l’autospegnimento degli apparecchi una volta terminato il loro utilizzo. La domotica permette inoltre l’interazione tra utente e apparecchiature in maniera remota, tramite computer o rete mobile.

APPLICAZIONI AVVENIRISTICHE Negli ultimi anni la domotica ha fatto passi da gigante e le sue applicazioni hanno raggiunto livelli altissimi di efficienza, garantendo funzioni fino a poco tempo fa impensabili. Tra queste la riduzione dei campi magnetici nelle stanze in cui Corriere Vicentino |

Lo scopo principale della domotica è quello di migliorare la qualità della vita ma l’obiettivo ultimo è di farlo attraverso il controllo completo e integrato di tutti i sistemi domestici, dall’illuminazione al riscaldamento, dalla climatizzazione alla sicurezza, dall’irrigazione ai sistemi di apertura e di ingresso. I progressi tecnologici vanno quindi nella direzione della creazione di un unico sistema di controllo, di facile accesso e di facile interazione con l’utilizzatore. Per ottenere questi scopi si stanno sviluppando e diffondendo le reti internet domestiche, capaci di mettere in comunicazione tra loro le diverse apparecchiature e di collegarle alla centrale di comando. In questo senso la tecnologia è in continua evoluzione e le proposte delle aziende del settore sono ormai in grado di soddisfare le esigenze di qualsiasi tipologia di cliente.

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