Corriere Ortofrutticolo n°5 2014

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CorriereOrtofrutticolo

✍ Lorenzo

A ben vedere, a bocce ferme e con l’Europa in cerca di un nuovo faticoso equilibrio politico dopo lo tsunami elettorale del 25 maggio, la cosa che colpisce di più non è tanto la campagna elettorale degli orrori cui abbiamo assistito, le liti da cortile, gli insulti, le contumelie , le proposte deliranti (il “processo popolare al sistema” di Grillo), la rabbia puramente distruttiva anti-euro e anti-Expo di alcuni sedicenti “liberali”, quanto il fatto che ‘questa’ Europa non abbia trovato un solo avvocato difensore, uno straccio di linea comunicativa per rivendicare il proprio senso, il proprio ruolo. Ha ragione Renzi col suo slogan (“Cambiare l’Europa per salvare l’Europa”) ma come si salva una istituzione che non trova il coraggio, la dignità di difendersi da attacchi quasi sempre sgangherati e spesso basati su falsità e menzogne? Che pur disponendo di decine di migliaia di dipendenti, di risorse, di apparati enormi non è riuscita a comunicare ai cittadini europei i suoi valori di pace (ha vinto un Nobel), di tolleranza, di welfare, di crescita economica e sociale, di solidarietà. I risultati dell’Unione europea sono sotto gli occhi di tutti: pensate cosa erano i paesi dell’Est Europa trenta anni fa e cosa sono oggi, confrontiamo gli indicatori economico-sociali e tiriamo le conclusioni. Grazie all’Europa si è costruita una agricoltura tre le più avanzate e ‘sicure’ al mondo, grazie all’Europa la Gran Bretagna si è liberata dal morbo della ‘mucca pazza’ , grazie all’Europa la Spagna è diventata il primo esportatore d’ortofrutta del Continente, ammodernando la propria struttura produttiva e facendo uso oculato delle risorse comunitarie (al contrario dell’Italia). Grazie all’Europa abbiamo un modello sociale ed economico che tutti ci invidiano, e non a caso tutto il mondo vuole venire da noi, restiamo l’area più ricca ed evoluta al mondo. D’altronde questa Europa afflitta da elefantiasi e sclerosi burocratica – esemplificata dalle facce pietrificate dei superburocrati Barroso e Van Rompuy (incredibile la gaffe di quest’ultimo sull’Europa che deve difendere”anche i lavoratori e non solo gli affaristi”) - non solo è incapace di comunicare se stessa ma non riesce neppure ad affrontare (non dico a risolvere) le crisi che si affacciano alle sue porte: la spinta immigratoria dall’Africa, la politica energetica (Ucraina), i nuovi equilibri nel Mediterraneo. La crisi economico-finanziaria, nata negli Stati Uniti e importata nel Vecchio continente, ha messo ko una Comunità ancora alle prese con il nuovo ordine economico legato all’euro. Le politiche restrittive e di austerità volute dalla troika franco-tedesca hanno fatto il resto mettendo in ginocchio metà Continente, fornendo benzina al motore dell’euro-negazionismo. E solo il baluardo della Bce con Mario Draghi ha evitato il peggio. E’ questa l’Europa da Frassoldati

M a g g i o

2014

EDITORIALE

Europa senza alibi

cambiare - per dirla con Renzi – se non vogliamo che trionfino le spinte isolazioniste, autarchiche, al limite xenofobe, che già si affacciano nelle parole d’ordine dell’alleanza attorno a Marine Le Pen, a partire dal no al trattato di libero scambio Usa-Ue e alla revisione di Schengen. E’ una Europa ormai senza più alibi quella che deve ritrovare il senso delle sue origini, della sua missione. Il tempo dei dibattiti, di un certo europeismo da salotto sono finiti. La nuova Commissione non deve più avere la faccia di pietra di una anonima tecnocrazia, ma quella del governo politico di una Unione che offre soluzioni concrete per la crescita, per combattere la disoccupazione, per affrontare le emergenze in uno spirito solidale. Di una Europa rigenerata ha bisogno l’Italia che – ancora in stagnazione e con una disoccupazione al 13% - deve condurre in porto le (sospirate) riforme – a partire dall’abbattimento della spesa pubblica - per trovare le risorse per combattere la doppia tenaglia che stritola famiglie, imprese e mondo del lavoro , strette nella morsa tra fisco e burocrazia. La grande vittoria del Pd in Italia rappresenta un messaggio di stabilità e di fiducia per il governo, che ne esce rafforzato. Il ministro Martina ha sul tavolo tanti dossier ‘caldi’tra cui quello delle fiere dell’ortofrutta che sono come i funghi, ogni giorno ne spunta una nuova. Da ultima, si è affacciata anche una ipotesi Roma, sospinta dal mondo dei grossisti del Car, dopo il lancio della iniziativa veronese e le grandi manovre (in corso) per un evento milanese. E’ bene ricordare che il dibattito, avviato proprio sul Corriere Ortofrutticolo, è nato dalla richiesta del mondo produttivo e commerciale di un unico grande evento nazionale di settore, sulla falsariga della spagnola Fruit Attraction. Se i territori e gli enti fieristici non troveranno una quadra, spetterà al ministro aprire un tavolo di coordinamento e indirizzo, se non vogliamo che sia il mercato a fare la selezione…(con spreco di tempo, risorse e ennesimo autogol del sistema ortofrutta Italia) PS Per Paolo de Castro, rieletto alla grande all’Europarlamento, potrebbe essere la volta buona . Nessuno più di lui merita un posto da Commissario europeo. Noi facciamo il tifo, anche se sulla sua strada ci sono concorrenti ingombranti: Enrico Letta, un certo Massimo d’Alema….

PUNTASPILLI CHE PAC! Circa l’attuazione nazionale della Pac 2014-2020 Agrinsieme parla di intesa “insignificante e dannosa”, molte Regioni storcono il naso, i sindacati pure, l’ex coordinatore degli assessori agricoli Dario Stefàno parla di una Italia agricola “divisa a metà”. L’unica pienamente soddisfatta è la Coldiretti. Secondo voi, perché? *

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