Corriere Ortofrutticolo luglio-agosto 2019

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MENSILE DI

ECONOMIA

E AT T U A L I T À

DI

SETTORE

corriereortofrutticolo THE FIRST ITALIAN MONTHLY ON FRUIT AND VEGETABLE MARKET | ANNO XXXIII Nuova serie Luglio/agosto 2019 Euro 6,00

daily news: www.corriereortofrutticolo.it

PROTAGONISTI IL CONSORZIO IOPPÌ La squadra che rilancia Vittoria PAG.33 CINA • PAG. 25 MERCATO DELLE INCOGNITE Se perde il treno per Pechino l’export italiano rischia di non riprendersi più

PROGNOSFRUIT • PAG. 19 MELE E PERE Il meteo impazzito condiziona pesantemente le produzioni: in calo entrambi i prodotti

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Estate nera, crisi di sistema Usciamo da una estate nera, sotto tutti gli aspetti. Ci mancava solo la crisi politica a rendere il quadro ancora più complicato, ai limiti del grottesco. I nemici di ieri, proprio di ieri, di pochi giorni fa, diventano (forse) gli alleati di oggi. E domani? E’ un altro giorno, si vedrà. Nel Paese-manicomio le sorprese non finiscono mai, un giornale ha titolato correttamente: "Siamo su scherzi a parte". Basti pensare che ai primi di agosto l’attuale ministro (dimissionario) all’AgriTurismo, Gian Marco Centinaio, era in corsa per un posto di Commissario (forse all’Agricoltura) nel nuovo Esecutivo UE. Un posto di primissimo piano. Adesso (mentre scriviamo è il 25 agosto) Centinaio è più vicino ai banchi dell’opposizione assieme alla Lega, mentre a Bruxelles (forse) ci andrà l’ex premier Conte. Comunque le capriole, i cambi di casacca, le giravolte non sono finite. C’è anche il caso che ci ritroviamo un governo del Presidente che porta alle elezioni in autunno, con un ministro ‘tecnico’, che magari vorrà occuparsi solo e soltanto di agricoltura. Quasi una rivoluzione… Battute a parte, il quadro dell’ortofrutta è davvero a tinte fosche mentre tutto il nostro sistema agricolo è in sofferenza (aldilà della retorica sulle nostre ‘eccellenze’). La campagna della frutta estiva è finita in profondo rosso se consideriamo i prezzi medi, colpita e affondata dal clima folle e dai consumi inesistenti fino a metà giugno. La campagna primaverile (fragole e ciliegie) non era andata meglio. L’Italia va male. E l’export? I dati Fruitimprese del primo quadrimestre 2019 certificano un continuo slittamento in rosso della nostra bilancia commerciale dell’ortofrutta dopo un brutto 2018. In quantità importiamo più ortofrutta di quella che esportiamo e in valore ormai siamo lì: 1,5 miliardi di export contro 1,3 di import. Inevitabile il calo (crollo?) del saldo attivo (-45%) sceso a 228 milioni. Solo per un raffronto: era circa 1 miliardo (su base annua) nel 2017. Di questo passo il primo semestre della nostra ortofrutta si annuncia pesantissimo. Non vale più neppure quello che ci ripetiamo da sempre: i nostri prodotti costano di più perché la nostra qualità ha costi più elevati. I dati ci dicono invece che esportiamo più frutta fresca ma a prezzi sempre più bassi. Il trend dell’andamento del nostro commercio estero significa una cosa sola: che ci stiamo giocando l’internazionalizzazione del settore. Un quadro davvero preoccupante che temo sarà confermato dai dati del primo semestre. Durante l’estate le rappresentanze del settore non sono state ferme. Il 9 luglio le due Unioni Nazionali

✍ Lorenzo Frassoldati

Luglio-agosto 2019

dell’ortofrutta (Italia Ortofrutta e Unaproa) hanno chiesto ‘con urgenza’ al ministero un tavolo di crisi per la frutta estiva. La richiesta cade nel vuoto, nessuna risposta. Poi esplode il problema dei trattamenti post raccolta di patate (e pere in prospettiva). Il 21 giugno i presidenti di Alleanza Cooperative Agroalimentare e Fruitimprese (non proprio gli ultimi arrivati) scrivono al ministro Centinaio chiedendo un suo intervento normativo in merito all’uso delle sostanze veicolanti utili a rendere efficaci i trattamenti. Il presidente di Agripat, Matteo Tedeschini, dice alla stampa: “E’ emergenza, aspettiamo risposte dal governo”. Anche qui un muro di gomma, nessuna risposta. Poi, terza emergenza, la cimice asiatica. Ai primi di agosto scatta l’allarme per i raccolti di pere (e mele in prospettiva). Il presidente di Alleanza Cooperative, Giorgio Mercuri, cui fanno seguito analoghe richieste delle tre professionali agricole, chiede ufficialmente un tavolo urgente di crisi, allargato anche agli altri Ministeri competenti (Salute, Ambiente) e a tutte le Regioni coinvolte. Qui il ministero si sveglia e concede il sospirato Tavolo di crisi. Siamo all’8 agosto, data fatidica in cui Salvini dichiara guerra ai 5Stelle e mette in crisi l’alleanza di governo. Tutto si ferma. I problemi dell’ortofrutta possono aspettare. In attesa di capire come finirà la crisi politica e quale governo arriverà, una conclusione si può trarre, anzi due. La prima è che l’esperienza del ministero dell’Agri-Turismo è stata deludente, se non fallimentare. Colpa del ministro, inadeguato e svogliato? Colpa della struttura ministeriale sclerotizzata e burocratizzata? Certo che di un ministero così il mondo produttivo non sa che farsene: se non sta lì a risolvere i problemi delle imprese, che ci sta a fare? Abbiamo l’esempio di alcuni assessori regionali che per capacità e dinamismo sono assai meglio di qualunque ministro, finito lì quasi per caso dopo che tutte le altre poltrone sono state assegnate. Seconda conclusione. Il sistema ortofrutta , se non vuole rassegnarsi ad un rapido declino, deve trovare al suo interno le forze per reagire, almeno per non perdere il treno dell’internazionalizzazione, che per noi è strategico. Il futuro della nostra ortofrutta sono i mercati rionali o i commerci mondiali? Sarebbe be-

EDITORIALE

CORRIERE ORTOFRUTTICOLO

segue a pag. 5

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THE FIRST ITALIAN MONTHLY ON FRUIT AND VEGETABLE MARKET |ANNO XXXIII Nuova serie Luglio-agosto 2019

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Direttore responsabile: Lorenzo Frassoldati Redazione: Emanuele Zanini Hanno collaborato: Chiara Brandi e Mariangela Latella Sede operativa via Fiordiligi, 6 37135 Verona Tel. 045.8352317-Fax 045.8307646 e-mail: redazione@corriereortofrutticolo.it Editore Gemma Editco Srl Coordinatore editoriale Antonio Felice Comitato di indirizzo Duccio Caccioni, Antonio Felice, Lorenzo Frassoldati, Corrado Giacomini, Claudio Scalise (coordinatore) Sede legale e amministrativa: via Fiordiligi, 6 37135 Verona E-mail: redazione@corriereortofrutticolo.it P.IVA 01963490238 Fotocomposizione e stampa: Eurostampa Srl - via Einstein, 9/C 37100 Verona Autorizzazione Tribunale di Verona n. 176 del 12-1-1965 Spedizione in abb. postale comma 26, art. 2, legge 549/95 La rivista viene distribuita in abbonamento postale c/c n. 11905379 Abbonamento annuo: 70 euro per due anni: 100 euro abbonamenti@corriereortofrutticolo.it Chiusura in redazione il 28.08.2019

Associato all’Unione Stampa Periodica Italiana

Profilo: Corriere Ortofrutticolo si è affer-

mato come rivista “di filiera” del settore ortofrutticolo italiano. La rivista collega chi produce, chi commercializza e chi vende al pubblico, oltre ai settori connessi (dai macchinari ai trasporti). La diffusione è capillare in Italia, dove si è allargata alla grande distribuzione alimentare e al dettaglio.

Diffusione: 6.000 copie. Ripartizione del mailing: Dettaglianti 23%, Produttori 22%, Grossisti 19%, Distributori 12%, Import-export 6,5%, Servizi 5%, Tecnologie e Trasformati 2,5%, Altri 10% Lugio-agosto 2019

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Se perde il treno per la Cina l’export italiano non esce dal tunnel

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alla sfida della frutta fresh cut

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Cultiva punta sul bio e va al Sana

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Cresce l’e-commerce, ma la IV Gamma dov’è?

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DISTRIBUZIONE&MERCATI Unes si tinge di rosa: Brenna nuovo amministratore delegato 41

L’estero e le partecipate trainano la crescita di La Linea Verde

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In California i robot spiazzano la concorrenza

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Il Sud traina il recupero della GDO

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ATTUALITÀ RUSSIA. Sordi per cinque anni

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Ferragosto tragico per Tuodì Morto l’amministratore delegato

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PROGNOSFRUIT. Calo per mele e pere

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Conad più vicina a Coldiretti con l’ingresso in Filiera Italia

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PERE. la produzione italiana registra una calo drammatico

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LOGISTICA Colosso Tanger Med

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Crescono i porti europei In Italia si salva Vado Ligure

PRIMO PIANO - OBIETTIVO CINA Se perdiamo il treno per la Cina non usciremo più dal tunnel 25

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RUBRICHE EDITORIALE Estate nera, crisi di sistema

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LE NOSTRE INIZIATIVE

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NOTIZIARIO

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Arrivata in Europa la porta-container dei record

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FRESH CUT NEWS Orsero, McGarlet e Spreafico segue editoriale

ne deciderlo. L’Italia non cresce, non investe. L’ortofrutta va al seguito, tranne qualche segmento innovativo (IV gamma, biologico, frutta secca, tecnologie). Serve un baricentro, una cabina di

Asia Fruit Logistica non teme le incognite di Honk Kong

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Copertina - Protagonisti CONSORZIO IOPPÌ La vittoria di Vittoria

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regia, per chiedere un piano strategico per l’ortofrutta. Serve l’unità di tutte le componenti, di tutti gli attori perché siamo di fronte ad una crisi di sistema. Il tempo è davvero scaduto. l.frassoldati@alice.it www.corriereortofrutticolo.it

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Cresce al sole e all’aria pura. Verdura dell’Alto Adige/Südtirol.

La verdura dell’Alto Adige cresce in montagna, al sole e all’aria pura. Si raccoglie da giugno a ottobre e arriva fresca al punto vendita. Per questo è molto amata e richiesta dai consumatori. www.verduraaltoadige.com


CORRIERE ORTOFRUTTICOLO

LE NOSTRE

de particolarmente significative dal mondo arabo e dalla Scandinavia. Prima adesione da parte della GDO italiana è stata quella di CONAD. Per informazioni: info@omnibuscomunicazione.net

Si svolgerà all’A.Roma Lifestyle Hotel, dal 7 all’8 novembre prossimi, la terza edizione di ‘The Rome Table - Fresh World B2B Meetings’. La due giorni dedicata al business ortofrutticolo e ai contatti con i buyer esteri, organizzata dall’agenzia specializzata Omnibus che fa parte del nostro Gruppo Editoriale, prevede quest’anno anche la presenza di alcune catene della grande distribuzione italiana desiderose di valutare eventuali nuovi fornitori. I Paesi esteri su cui si sta concentrando il lavoro di Omnibus sono quelli del Nord e dell’Est Europa, il mondo arabo (in particolare Arabia Saudita ed Emirati), il Sudamerica (in particolare il Brasile) senza dimenticare Austria, Belgio, Francia, Spagna e Svizzera. Il lavoro di ingaggio dei buyer terminerà tra la fine di settembre e la prima settimana di ottobre. La formula è quella delle prime due edizioni: buyer selezionati e qualificati da una parte e aziende italiane della produzione e del commercio ortofrutticolo dall'altra siedono attorno a un tavolo per una reciproca conoscenza e per stabilire accordi di comune interesse. Ogni incontro è riservato, programmato in anticipo dagli organizzatori secondo un preciso calendario che viene diffuso una settimana prima dell’evento, e dura 20 minuti. Ogni azienda italiana può avere da un minimo di 10 a un massimo di 20 incontri programmati, da essa stessa prescelti attraverso l’elenco buyer (25 esteri e 5 italiani) fornito dall’organizzazione. Gli incontri ai tavoli si susseguono per due giorni e nei momenti comuni (coffee break, light lunch, aperitivo) le aziende aderenti hanno l’opportunità di fare comunque matching con tutti i presenti. Si instaura così una vera e propria business community. Non ci sono in Italia altre iniziative del genere riservate al settore ortofrutticolo: una formula agile, senza discorsi, seminari e altro, solo un grande meeting d’affari durante il quale viene garantito il massimo di confort e un’organizzazione efficiente. Lo staff di Omnibus ha affinato la sua esperienza dopo le prime due edizioni e ha preso tutte le contromisure perché tutto si svolga nel migliore dei modi. Le iscrizioni all’evento sono aperte. Il costo è di euro 1.000 ad azienda che scende a 900 se l’azienda aderisce ad una delle organizzazioni partner che sono FruitImprese, Italia Ortofrutta Unione Nazionale, CSO Italy, Confagricoltura, Italmercati e Fedagromercati. Su richiesta le aziende hanno la possibilità di acquistare un corner espositivo collocato lungo le pareti della sala di servizio dove avvengono coffee break e light lunch. L’esposizione ha un costo di 600 euro. Nel corso dell’estate sono giunte a Omnibus le prime adesioni da parte dei buyer esteri. Si tratta di azien-

A GENOVA I PROTAGONISTI DELL’ORTOFRUTTA ITALIANA

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INIZIATIVE

TERZA EDIZIONE A NOVEMBRE PER THE ROME TABLE

E’ un evento nazionale, unico ed esclusivo, giunto all’ottava edizione, che mette al centro l’Italia dell’ortofrutta e i suoi imprenditori. E’ un momento di riflessione e insieme conviviale che si ripete ogni anno in una località diversa del Paese. Voluto dalla redazione del Corriere Ortofrutticolo e realizzato da Omnibus, riunisce i vertici delle aziende di produzione e commercializzazione e della filiera per creare opportunità di incontro tra i decision maker in un’atmosfera unica, alla vigilia del grande appuntamento internazionale di Fruit Logistica Berlino. Nel corso dell’evento vengono premiati i 10 Protagonisti delle copertine del Corriere Ortofrutticolo e viene eletto tra questi, per meriti speciali, l’Oscar dell’Ortofrutta Italiana. Protagonisti dell’Ortofrutta Italiana 2020 si terrà a Genova il 24 gennaio. Le precedenti edizioni si sono svolte in Valpolicella (Verona), Dozza (Bologna), Mezzocorona (Trento), Matera, Siracusa, Reggia di Caserta e a Venezia coinvolgendo non meno di 160 aziende e oltre 200 tra manager, imprenditori e rappresentanti delle istituzioni. Sono previste presenze molto significative a livello nazionale, sia istituzionale che associativo e aziendale. Una speciale commissione, composta dai vertici di Fruitimprese, di CSO Italy, di Italia Ortofrutta Unione Nazionale, di Italmercati, di Fedagromercati e di Confagricoltura decide sia la terna dalla quale viene eletto l’Oscar sia i temi del convegno che precedono le premiazioni e la cena di gala. La commissione si è riunita l’8 maggio scorso a Rimini. La serata si conclude con lo scrutinio delle schede per la nomina dell’Oscar, un momento particolarmente emozionante. Ogni azienda presente a diritto a un voto.

MISSIONI ESTERE OMNIBUS IN CANADA E ARABIA Entro il 2019, dopo la missione in Belgio dello scorso maggio, sono previste, per l’organizzazione di Omnibus, due altre missioni: una in Canada, nell’area di Toronto, cuore nevralgico del commercio canadese anche per il settore ortofrutta, e una tra Emirati ed Arabia Saudita con una presenza breve a WOP Dubai. Il programma dettagliato delle due missioni verrà pubblicato a breve, nella nostra edizione di settembre www.corriereortofrutticolo.it

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Parassiti /1. Cimice asiatica sempre più aggressiva Sempre più aggressiva la cimice asiatica e sempre più gravi i danni ai frutteti in diverse regioni italiane. In Veneto l’assessore all’Agricoltura Giuseppe Pan il 23 luglio ha tenuto un vertice con i rappresentanti provinciali e regionali della Coldiretti che ha avuto al centro della discussione proprio il problema del parassita. "La situazione che mi è stata descritta dagli agricoltori - ha riferito l’assessore - è a dir poco drammatica, con una stima dei danni di quasi 100 milioni di euro. Rispetto agli anni precedenti, il fenomeno nel 2019 ha visto un aumento della gravità, con perdite sempre più importanti, fino al 100% del raccolto. Per questo motivo è necessario che il ministero prenda consapevolezza della necessità urgente di un tavolo per fare il punto della situazione sulla sperimentazione dell’insetto antagonista, la cosiddetta vespa samurai, finora impiegata solo in prove di laboratorio. Parallelamente, chiediamo che a livello nazionale si mettano a disposizione dei fondi per indennizzare gli agricoltori, così come è stato fatto con gli olivicoltori per la Xylella”. La situazione è particolarmente pesante per le pere in tutte le regioni del Nord, Emilia Romagna compresa. Pressione al ministero è stata fatta anche dal presidente di Alleanza Cooperative Agroali-

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mentari (ACI), Giorgio Mercuri: “Vanno individuati interventi rapidi di sostegno ai produttori colpiti e la definizione di nuovi urgenti strumenti per contrastare la diffusione della cimice asiatica sull’intero territorio nazionale, accelerando anche l’introduzione dell’unico vero antagonista della cimice ossia la vespa samurai". Nelle principali regioni frutticole la cimice asiatica, dopo aver attaccato le piante di drupacee (pesche, nettarine, susine e ciliegie) e di mele, è piombata come un flagello sugli alberi di pere, produzione di cui l’Emilia Romagna è leader con oltre il 70% dei quantitativi nazionali. Arrivata in Italia nel 2012 attraverso l’importazione di alberi da frutta, la cimice asiatica, complice i cambiamenti climatici, si riproduce a un ritmo elevatissimo (una femmina depone fino a 400 uova) ed è resistente sia agli antagonisti naturali che agli antiparassitari più diffusi. "Questa drammatica crisi, il cui impatto finanziario sulle imprese è notevolissimo - ha sottolineato ancora Mercuri - si sta allargando

ad altri prodotti come orticole, soia e grano, e a regioni come il Friuli Venezia Giulia e il Piemonte. Pertanto è prevedibile che i danni aumentino ulteriormente”. La situazione politica creatasi in agosto ha rallentato l’approvazione di misure a difesa degli agricoltori.

Parassiti / 2. Ferretto delle patate: la piaga si estende Al pari di altri casi emersi negli ultimi anni (cimice asiatica, Xyllella fastidiosa, Drosophila Suzuki) anche per l’Agriotes litigiosus, comunemente detto ‘ferretto', la dimensione del problema sta assumendo dimensioni drammatiche per molte aziende italiane che coltivano patate e vedono la propria produzione danneggiata, con perdite che in alcuni casi raggiungono il 70%. La progressiva eliminazione di principi attivi utilizzati nella lotta agli elateridi, in assenza di valide alternative,

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Distintività del prodotto per la crescita di Apofruit Anche nel 2018 è proseguita la crescita del Gruppo Apofruit: 326 milioni di euro di fatturato, in aumento del 4% rispetto all’anno precedente, un utile d’esercizio pari a 537 mila euro e una quota liquidata ai soci superiore ai 126 milioni di euro (il prezzo medio è stato di 60 centesimi al chilo, in aumento di 11 centesimi rispetto al 2017). "Abbiamo lavorato molto per consolidare i risultati raggiunti nel corso degli anni e siamo stati soddisfatti nel constatare che tutte le parti dell’azienda sono in grado di mantenere alti livelli di efficienza", ha commentato con orgoglio il direttore generale Ilenio Bastoni (nella foto con il presidente Zanotti). Nonostante il leggero calo a causa del tracollo delle produzioni estive 2018 colpite dal maltempo, i volumi hanno complessivamente superato i 2,1 milioni di quintali conferiti. Sostanziale tenuta anche dei costi fissi, pari a 18 milioni di euro, in linea con le annate precedenti. Un dato particolarmente significativo, sinonimo di solidità, è quello relativo alla copertura delle immobilizzazioni che presenta un indice di 1,15 mentre il patrimonio netto è di oltre 102 milioni di euro. Le vendite a marchio hanno superato i 15 milioni di euro con il brand Solarelli e i 27 milioni per Almaverde Bio. Risultati signifi-

cativi anche sul fronte delle patate al Selenio, delle mele club, del kiwi giallo G3, delle Isole Almaverde Bio, del Progetto Piccoli Frutti e delle vendite online (in particolare per quelle rivolte al B2B). "Poter contare su un’azienda che mantiene alti livelli di efficienza con costi contenuti è un risultato particolarmente importante considerando il contesto nel quale si opera - ha dichiarato il presidente Mirco Zanotti -. Ci confrontiamo quotidianamente con mercati che registrano cali di consumi, l’export non è favorito da strategie adeguate e dobbiamo fare i conti con un costo Paese più alto di quello dei competitor. Il nostro obiettivo è continuare sulla strada dell’aggregazione, che rimane l’elemento fondamentale della strategia di sviluppo intrapresa negli anni recenti, sostenendo e ampliando tutti i progetti che danno distintività alla produzione dei soci”. E per il futuro le idee sembrano essere chiare: "In prospettiva il nostro impegno è finalizzato a rafforzare lo sviluppo delle società di recente ingresso all’interno del Gruppo - ha sottolineato Bastoni -, in modo particolare Canova France e Canova Spagna nel comparto bio, che crescono di oltre l’8%. La nostra attenzione sarà rivolta a tutte le società consolidate, che chiudono con bilancio positivo”. (cb)

ha lasciato, di fatto, i produttori pataticoli privati di armi di contrasto. Matteo Todeschini, presidente di Agripat non usa giri di parole: "Una risoluzione al problema ‘ferretto' non è più procrastinabile. Temo non si stia cogliendo appieno la gravità della situazione, tale da minare pericolosamente la sopravvivenza del comparto nazionale delle patate". Todeschini ha fatto un appello al mondo politico: "Urge un tavolo di crisi che coinvolga, oltre ai rappresentanti della filiera, il ministero e le Regioni interessate, per valutare le misure e le iniziative da mettere in campo. Migliaia di produttori agricoli colpiti dal ferretto aspettano una risposta. Se le risposte tarderanno, assisteremo ad un progressivo arretramento della produzione nazionale, con inevitabili ricadute negative, economiche e sociali, e all’inevitabile incremento dell’importazione di patate dall’estero, che già oggi, con oltre 600 mila tonnellate, coprono circa il 30% del fabbisogno nazionale".

Al Nord il 50% della produzione nazionale di pomodoro I cambiamenti climatici hanno rovesciato la raccolta del pomodoro in Italia con il Nord che è partito prima anticipando il Sud per effetto del meteo pazzo e di un’estate che ha visto in media 11 tempeste al giorno fra tornado e grandinate spesso nelle aree del

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Mezzogiorno. Dunque più o meno una settimana ha separato l’inizio della raccolta di pomodoro per pelati, polpe, passate, concentrato e sughi made in Italy, in Lombardia ed Emilia Romagna rispetto a Puglia e Campania. La produzione a livello nazionale risulta in calo dell’8% rispetto alle stime di inizio stagione. Il cambiamento climatico ha modificato anche la distribuzione delle coltivazioni, con il Nord che ormai rappresenta la metà del totale della produzione nazionale di pomodoro. Le aspettative in Italia sono per un raccolto attorno a 4,7 milioni tonnellate, con una buona qualità in termini di gradi Brix. Quello del pomodoro è un comparto che mette in moto in Italia una filiera che coinvolge circa 7.000 imprese agricole, oltre 90 imprese di trasformazione e diecimila addetti, che esporta poco meno di 2 miliardi di euro di derivati del pomodoro in tutto il mondo. L’Italia è tra i primi tre player a livello mondiale dopo la California e insieme alla Cina ed ha il primato dell’Unione Europea davanti a Spagna e Portogallo. In Italia si consumano conserve di pomodoro per circa 30 chili a testa all’anno. Ad essere preferiti sono nell’ordine le passate, le polpe o il pomodoro a pezzi, i pelati e i concentrati. Dal 26 febbraio 2018 è in vigore la norma sull’etichetta d’origine obbligatoria sui prodotti come

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conserve e salse, oltre al concentrato e ai sughi, che siano composti almeno per il 50% da derivati del pomodoro. Grazie alla nuova normativa nazionale non è più possibile spacciare per made in Italy derivati del pomodoro importati dall’estero. Le confezioni di tutti i derivati del pomodoro, sughi e salse prodotte in Italia devono riportare obbligatoriamente in etichetta le seguenti diciture: a) Paese di coltivazione del pomodoro: nome del Paese nel quale il pomodoro viene coltivato; b) Paese di trasformazione del pomodoro: nome del Paese in cui il pomodoro è stato trasformato. Se queste fasi avvengono nel territorio di più Paesi possono essere utilizzate, a seconda della provenienza, le seguenti diciture: Paesi UE, Paesi non UE, Paesi UE e non UE. Se tutte le operazioni avvengono nel nostro Paese si può utilizzare la dicitura 'Origine del pomodoro: Italia'.

L’innovazione spinge in alto i risultati della Romagnoli Romagnoli F.lli Spa ha chiuso il 2018 con 33,4 milioni di euro di ricavi, segnando un incremento del 2,4% sull’anno precedente. Per l’azienda bolognese - tra le principali realtà italiane attive nel settore della lavorazione e com-

mercializzazione delle patate - sono in costante crescita le quantità commercializzate (patate da seme, consumo e trasformate) che hanno superato le 56 mila tonnellate; bene anche l’esportazione, che si attesta sul 5% del totale del fatturato; stabile l’occupazione. "Siamo pienamente soddisfatti dell’andamento del 2018, un anno di crescita che ci ha visto impegnati su molteplici fronti - sottolinea l’amministratore delegato Giulio Romagnoli -. Qualità, sostenibilità e innovazione sono i capisaldi del lavoro che ha contraddistinto lo scorso anno e che preannuncia un andamento più che positivo anche per l’anno in corso. Penso agli ottimi risultati dei campi sperimentali per le nuove varietà di patate da seme resistenti ai principali agenti patogeni che, con l’avvio della nuova campagna, presenteremo ai nostri clienti. Ma anche al rinnovo, sfiorando il massimo del punteggio, della certificazione IFS per la sicurezza e la qualità dei processi di lavorazione e confezionamento dei prodotti, solo per citare due esempi. Traguardi raggiunti grazie a una politica aziendale che negli ultimi anni ha puntato con determinazione sull’innovazione varietale, agronomica e di processo, sugli investimenti, sul rafforzamento della struttura organizzativa e delle risorse umane”. Tra le tipologie di prodotti più venduti, il 2018 ha confermato il

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Il primo mirtillo Business Day a FICO l’11 settembre Si terrà mercoledì 11 settembre, a FICO Eataly World di Bologna, il primp ‘Mirtillo Business Day’, un convegno interamente dedicato al mirtillo italiano e alle sue potenzialità sul mercato interno e internazionale. L’evento, organizzato da NCX Drahorad, società specializzata in servizi commerciali per il settore ortofrutticolo, è rivolto a produttori, buyer, commercianti, importatori, esportatori, vivaisti e tecnici che operano nella filiera dei piccoli frutti, con particolare riferimento al mirtillo. Al centro del programma ci saranno l’innovazione, l’aggregazione e il marketing del settore, temi che verranno sviluppati in due momenti distinti: nella prima parte relatori internazionali presenteranno le case story di successo all’estero; nella seconda relatori italiani esploreranno le prospettive future per il mirtillo in Italia, raccontando strategie di successo che si sono già dimostrate efficaci nel contesto italiano. "Si tratta di un frutto unico - afferma Thomas Drahorad (nella foto), presidente di NCX Drahorad e organizzatore del convegno -. Ha numerose proprietà benefiche. Non esistono altri frutti paragonabili ai mirtilli, che risultano così appetibili al consumatore perché combinano il loro elevato valore nutraceutico alla facilità d’uso, alla buona conservabilità e alla disponibilità durante tutto l’anno".

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"Eppure in Italia non è ancora così apprezzato tra i consumatori - sottolinea Drahorad -. Altri mercati, con Stati Uniti e Gran Bretagna in testa, hanno evidenziato la sua versatilità di consumo e i benefici salutistici coinvolgendo medici, ricercatori e divulgatori scientifici, oltre a giornalisti, dietologi, nutrizionisti, chef, barman e pasticceri. I risultati non sono mancati: il consumatore britannico, ad esempio, ha risposto quadruplicando i consumi in quindici anni". Secondo i dati elaborati dalla International Blueberry Organization, i volumi complessivi di prodotto (fresco e destinato alla trasformazione industriale) sono passati dalle 864 mila tonnellate del 2016 al milione165 mila tonnellate del 2018 con un incremento del 35% in soli due anni. Il prodotto impiegato per il consumo fresco sta crescendo in maniera più che proporzionale e, nel 2018, ha toccato le 732 mila tonnellate (+68% rispetto a due anni prima). Rivolgendo lo sguardo all’estero è il continente americano a detenere la leadership, con una quota complessiva del 59% dei volumi, grazie a storici produttori come gli Stati Uniti e il Canada, che però stanno progressivamente perdendo terreno per l’affacciarsi sul mercato di altri Paesi. Il Cile e il Perù sono altre importanti realtà produttive a livello globale, con quote che nel 2018 hanno raggiunto rispettivamente il 15% e l’11% sul totale mondiale (tradotto in quantitativi, ciò significa 110.300 e 79.000 tonnellate). In Europa a guidare la classifica è la Spagna, paese che anche negli ultimi anni ha dimostrato una grande vivacità, con 41.000 tonnellate prodotte nel 2018, rispetto alle 19.600 tonnellate del 2014.

successo delle patate al selenio e della Patata di Bologna DOP, emblemi dell’attenzione che marchi come Selenella® e Patata di Bologna DOP suscitano da parte dei consumatori, grazie ai valori di qualità, territorialità e sostenibilità su cui si fondano i due consorzi di cui Romagnoli F.lli Spa è socio fondatore.

Rinnovata la presidenza del Mercato di Genova Un comunicato stringato ha dato notizia del cambio della guardia alla presidenza del Mercato di Genova. La presidenza è passata il 31 luglio da Stefano Franciolini, che tuttavia resta vicino al Mercato assumendo la presidenza del collegio sindacale, a Gianni Vassallo, già assessore al Commercio del Comune di Genova. L’assemblea di Società Gestione Mercato (SGM), convocata per il rinnovo delle cariche, ha dato questi risultati: Gianni Vassallo presidente, Giambattista Ratto amministratore delegato, consiglieri Antonio Ferrarini, Aldo Bruzzone e Marina Saulle. Il collegio sindacale è composto da Stefano Franciolini, presidente, e dai sindaci Alberto Mangiante e Gianluca Busseti. SGM è la società pubblico-privata che gestisce le attività del Centro Agroalimentare di Genova operativo ormai da 10 anni a Bolzaneto. SGM è partecipata da FedagroCOMAG che riunisce gli operatori grossisti del mercato (40%), dalla Camera di Commercio di Genova (25%), da SPIM SpA, società controllata dal Comune di Genova, che gestisce il patrimonio pubblico (35%). Sono in corso i preparativi per celebrare degnamente il decennale del trasferimento a Bolzato di uno dei mercati italiani non di prima grandezza sotto il profilo dimensionale ma certamente tra i più significativi per iniziative, servizi, radiLuglio-agosto 2019


camento nel territorio e per la grande tradizione commerciale di Genova, sede del primo porto italiano.

Sostegni comunitari all’ortofrutta: l’Italia batte di misura la Spagna I dati diffusi dalla Commissione europea per gli anni finanziari 2017 e 2018 evidenziano la buona performance dell’Italia nell’ambito del sostegno comunitario al settore ortofrutticolo, assicurato dai Programmi operativi delle OP e dai Piani di riconoscimento dei Gruppi di produttori. Un quarto della spesa comunitaria complessiva destinata a tutti gli Stati membri è andata infatti alle organizzazioni ortofrutticole italiane e alle azioni realizzate nell’ambito

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dei programmi operativi. Per l’esercizio 2017, la spesa complessiva dell’Unione Europea è stata di 877,9 milioni di euro, di cui 234,2 milioni di euro hanno riguardato l’Italia, che pertanto ha assorbito il 26,7% della spesa nell'Unione, piazzandosi appunto al primo posto tra i Paesi beneficiari, seguita dalla Spagna con il 25,9% e dalla Francia con il 12,5%. Per il 2018, a fronte di 865,2 milioni di euro spesi complessivamente dall’UE, l’Italia si è confermata al primo posto con 249,3 milioni, seguita dalla Spagna con 237,4 milioni e dalla Francia con 110,9 milioni. La maggior parte della spesa è andata a finanziare i programmi operativi dove l’Italia ha beneficiato della fetta maggiore rispetto ai tradizionali Stati concorrenti, Spagna e Francia. Nell’esercizio 2017, la spesa complessiva per la realizzazione dei programmi operativi delle orga-

nizzazione di produttori ortofrutticoli (OP) è stata di 822,0 milioni di euro, di cui 233,2 hanno riguardato i programmi attuati in Italia, che pertanto ha assorbito il 28,4% della spesa complessiva dell’Unione, piazzandosi al primo posto tra i Paesi beneficiari, seguita da Spagna (27,6%) e Francia (13,4%). Per l’Italia, ai 233,2 milioni di aiuto comunitario si sono aggiunti 1,34 milioni di aiuto finanziario nazionale (AFN), previsto dall’art. 35 del regolamento UE n.1308/2013, per le Regioni dove il livello di aggregazione dei produttori nel settore ortofrutticolo è particolarmente scarso (inferiore al 20%). Le Regioni che non hanno raggiunto il predetto livello nel 2017 sono state Valle d’Aosta, Liguria e Sardegna, tuttavia le richieste di aiuto hanno riguardato solo le OP operanti in Sardegna. In Italia le organizzazioni di produttori che nel

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2017 hanno costituito il fondo di esercizio e realizzato il programma operativo sono state 296 su un totale di 310 OP riconosciute. Di queste 13 hanno usufruito anche dell’AFN supplementare all’aiuto comunitario.

Basso l’utilizzo professionale dei social: eppure porta risultati L’utilizzo dei social e in particolare di Facebook da parte delle aziende agricole e in particolare ortofrutticole si sta rivelando una straordinaria opportunità di crescita promuovendo un rapporto tra chi produce e chi consuma senza precedenti sia per la qualità delle informazioni che vengono veicolate sia per la quantità dei contatti. Nonostante i riscontri commerciali derivanti da un utilizzo professionale dei social, poche aziende tuttavia ancora se ne servono. Nel mondo della produzione agricola l’utilizzo dei social non arriva al 2%. Quando questa percentuale crescerà, per il mondo della produzione e del commercio ortofrutticolo sarà un cambiamento epocale. I primi riscontri che arrivano dal mondo social sono indicativi. La C2B4Food di Suzzara (Mantova) gestisce da due anni i social di aziende ortofrutticole. I risultati hanno superato le aspettative. Spiega Paolo Beltrami, titolare della C2B4Food: "Un social ben gestito è una risposta efficace a tutti coloro che vogliono interagire. L’azienda di produzione esce dall’anonimato, il consumatore ne individua il prodotto, ne riconosce le caratteristiche, lo richiede al rivenditore ed è disposto a pagarlo di più. Sono passaggi non automatici, che richiedono tempo ma i risultati di solito arrivano. Direi che arrivano sempre quando da una parte c’è un’azienda che fa qualità e dall’altra una gestione professionale dei social". Luglio-agosto 2019

Ivan Bartoli è presidente di APAR, associazione che riunisce 14 produttori di anguria reggiana, la prima anguria IGP d’Europa, certificata dal 2017. "Siamo arrivati a questo mondo solo nel 2018 - afferma - e abbiamo riscontrato un interesse che non ci aspettavamo. Abbiamo fatto tre mesi di campagna Facebook l’anno scorso e questo marzo abbiamo ripreso con un programma di due anni. La gente risponde, si arriva a persone che sono interessate, che vogliono visitarci, vedere come si produce, conoscere il nostro prodotto. Abbiamo 20-30 contatti al giorno e un riscontro commerciale preciso". L’azienda agricola Gandini di Guidizzolo produce pomodori di qualità e sta crescendo quest’anno a doppia cifra. Tra gli elementi del successo, una gestione mirata dei social. Lo afferma Mattia Gandini. "Abbiamo un sito, una pagina Facebook e una pagina Instagram. Oggi - precisa - questi sono strumenti fondamentali per fidelizzare il cliente e farci conoscere da chi ancora non ci conosce. E’ importante tuttavia che la gestione social sia affidata a persone capaci. Non è sufficiente avere una pagina Facebook, bisogna gestirla come si deve. Noi ci siamo arrangiati per sei anni poi negli ultimi due abbiamo affidato la gestione social a dei professionisti e il cambiamento è stato enorme". "Per noi con i social è cambiato totalmente il rapporto con il mercato", afferma da parte sua Simone Amidei, dell’omonima azienda agricola che a Vignola produce ciliegie e altra frutta. “Se Facebook ci ha messo in contatto con consumatori che ci cercano, ci vengono a trovare e comperano in azienda, grazie a Instagram ci sono arrivati ordini da grossisti e distributori con cui non avevamo contatti”. "Siamo all’inizio di qualcosa che cambierà le regole del gioco - afferma Paolo Beltrami - portando benefici alla produzione. Quando

la Commissione Europea, come si evince da un documento del 27 maggio, si impegna nella nuova PAC ad accelerare l’adozione delle nuove tecnologie in agricoltura, non potrà prescindere dall’agevolare un utilizzo professionale dei social riconoscendo che esso agevola un rapporto diretto con il consumo a beneficio dei produttori".

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Melinda punta su confezioni completamente plastic-free Continua l’ascesa dei nuovi imballaggi per l’ortofrutta, sempre più attenti alla sostenibilità ambientale e alla cura del prodotto. E’ la volta di un grande player nazionale, Melinda, che, a fine luglio, ha lanciato sul mercato le confezioni 100% plastic-free anche per le sue ciliegie. L’azienda trentina, che punta sempre di più sul rispetto della natura e del territorio, concretizza così i propri valori nella ricerca di confezioni sempre più eco-friendly, che riducano il più possibile l’impatto ambientale. I nuovi pack sono totalmente privi di plastica, 100% riciclabili e compostabili. Il materiale scelto è anti-umidità, caratteristica che evita che la vaschetta venga accoppiata all’interno con la plastica, solitamente usata per creare una barriera impermeabile tra il prodotto e la confezione. Le nuove confezioni amiche dell’ambiente si sono fregiate del logo FSC, il marchio che identifica i prodotti fatti con carta derivata dalla lavorazione di legname proveniente da foreste gestite in maniera corretta e responsabile, secondo rigorosi standard ambientali, sociali ed economici. Anche il design del nuovo pack, che ricorda un cestino da picnic, evoca la naturalità e la genuinità del prodotto, peculiarità che caratterizzano le ciliegie Melinda, coltivate in modo sostenibile. www.corriereortofrutticolo.it

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Buoni per natura e l’aria pura Fragole, lamponi e ciliegie dell’Alto Adige/Südtirol

In Alto Adige le fragole maturano da giugno a fine settembre, i lamponi da giugno a ottobre e le ciliegie da fine giugno a fine agosto. Crescono in montagna e all’aria pura. Per questo hanno un sapore più intenso, sono profumati, genuini e ricchi di vitamine. www.fragolealtoadige.com, www.ciliegiealtoadige.com


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L’EMBARGO RUSSO. Un danno enorme che pesa ancora

Sordi per cinque anni Era il 7 agosto 2014 e la Russia imponeva il divieto di importazione di prodotti agricoli e generi alimentari provenienti da Unione Europea, Stati Uniti, Norvegia, Canada e Australia come contromisura all’introduzione di sanzioni dell’Occidente per il ruolo di Mosca nella gestione della crisi in Ucraina e l’annessione della Crimea. Da un giorno all’altro si chiudevano le porte di uno dei mercati più importanti e attrattivi per l’ortofrutta made in Italy, oltre che per altre voci dell'agroalimentare con conseguenze pesantissime sull’intera economia nazionale. Sono passati 5 anni e la situazione non è mutata. L’ortofrutta italiana ha visto sfumare svariate decine di milioni di euro di fatturato ogni anno perché la Russia è stato un mercato molto importante per tutti i prodotti di punta dell’export ortofrutticolo nazionale: mele, kiwi, uva da tavola, pesche e altra frutta estiva. Luglio-agosto 2019

Le richieste del settore di riaprire le frontiere con Mosca, forse non abbastanza forti, sono sempre cadute nel vuoto. Ragioni diplomatiche e politiche prevalgono su concreti interessi economici

Marco Salvi, presidente Fruitimprese, e Ettore Prandini, presidente Coldiretti

"La notizia dell’embargo russo arrivò come una doccia fredda durante il Prognosfruit in Turchia", ricorda Marco Salvi, presidente di Fruitimprese. "Le conseguenze furono immediate e drammatiche: l’aumento della pressione sul

mercato europeo ebbe ripercussioni dirette sui prezzi determinandone il crollo". A 5 anni di distanza purtroppo non si sono ancora create alternative di mercato né ci sono segnali tali da far pensare a una risoluwww.corriereortofrutticolo.it

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zione della questione anche se una notizia positiva arriva almeno in merito alle merci in transito dalla Russia e dirette in Asia: "Finora il Cremlino aveva negato addirittura il passaggio dell’ortofrutta europea destinata alla Cina attraverso la Via della Seta. In luglio - rivela Salvi - c’è stato un segnale di apertura che ci fa sperare di poter sfruttare presto l’opportunità del trasporto su ferro in direzione Asia, sebbene ancora non sia stato ufficializzato nulla". La recente chiusura di Putin alle importazioni di mele, pere e pesche provenienti dalla Cina apre poi a ulteriori riflessioni. "Ci sono diversi aspetti da considerare in questa vicenda: se da una parte quello attuale potrebbe rappresentare un buon momento per tornare a farsi spazio in Russia sfruttando il vuoto lasciato dal gigante asiatico, nella remota ipotesi che ciò accadesse bisognerebbe fare i conti con la maggior autosufficienza raggiunta in questi anni da Mosca. Gli investimenti diretti alla messa a dimora di decine di ettari di frutteti (mele, ciliegie e fragole in primis) sono stati davvero ingenti e quando questi impianti entreranno in piena produzione la dipendenza dalle importazioni diventerà di sempre minore rilevanza”. Ma come riaprire il mercato russo superando questioni diplomatiche e politiche internazionali che poco o nulla hanno a che fare con il mercato agro-alimentare e ortofrutticolo in particolare e con gli stessi rapporti bilaterali tra

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Italia e Russia (che sono buoni)? La via è molto stretta, probabilmente impraticabile. "Serve a mio parere un filo diretto con Mosca - afferma Salvi -, sarebbe necessario che il nostro Paese avviasse un’interazione con Mosca finalizzata ad una riapertura, che ci provasse almeno. Tuttavia, e aggiungo per questo caso, purtroppo, siamo legati all’Europa e agli Stati Uniti e questo ci penalizza andando a nostro discapito. Dunque al filo diretto bisognerebbe aggiungere almeno l’avvio di una riflessione generale sull’argomento a livello europeo, partendo dalle organizzazioni di settore di tutta Europa” . Un forte sostenitore della riapertura del dialogo con Mosca è la Coldiretti con il suo presidente Ettore Prandini in testa, che afferma: "Si tratta di un costo insostenibile per l’Italia e l’Unione Europea ed è importante che si riprenda la via del dialogo. Il settore agroalimentare è stato merce di scambio nelle trattative internazionali senza alcuna considerazione del pesante impatto che ciò comporta sul piano economico, occupazionale e ambientale". La nuova Commissione Europea guidata dalla tedesca Ursula Von

Segnali di apertura per l’ortofrutta in transito destinata ai mercati asiatici. La Russia aveva chiuso le frontiere anche ai treni merci diretti in Cina

Der Leyen - ritiene Prandini - non potrà esimersi dall’affrontare l’argomento, nella consapevolezza della strategicità che ha assunto nel contesto internazionale l’agroalimentare europeo. Intanto in Russia sono cresciuti i prodotti di imitazione del made in Italy e il fenomeno tocca anche l’ortofrutta. Risulta a Coldiretti che Svizzera, Bielorussia, Argentina e Brasile abbiano aumentato le esportazioni dei cibi italiani taroccati nel Paese di Putin. Colpita anche la ristorazione italiana in Russia che, dopo una rapida esplosione ante-blocco, è stata frenata per la mancanza di ingredienti essenziali davvero italiani. In alcuni casi i piatti sono spariti dai menu mentre, in altri, sono stati sostituiti da tarocchi locali. Va segnalato tuttavia che nel 2018 l’export agroalimentare italiano è cresciuto del 7% rispetto all’anno precedente raggiungendo i 561 milioni di euro grazie ai comparti non colpiti dall’embargo, come il vino, le paste alimentari, pomodori pelati e polpe, tabacchi e olio, a conferma della fame d’Italia dei cittadini russi. I valori rimangono comunque nettamente inferiori a quelli del 2013, l’ultimo anno prima dell’embargo, quando l’export agroalimentare italiano aveva raggiunto i 705 milioni di euro. Un segnale negativo da Mosca. A luglio Putin ha rinnovato l’embargo non, come al solito, di un anno, ma di un anno e mezzo, fino al 31 dicembre 2020. (c.b.)

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PROGNOSFRUIT 2019. La variabile clima pesa sulle produzioni

Calo per mele e pere Le previsioni sono state rispettate: la produzione di mele e pere in Europa è e sarà nelle prossime settimane e mesi in netto calo a causa soprattutto del clima. È quanto emerso durante il consueto appuntamento annuale di Prognosfruit, svoltosi l’8 agosto nella cittadina belga di Alden Biesen, dove si sono radunati oltre 300 rappresentanti internazionali del settore. Per le mele la produzione europea è stimata a 10,5 milioni di tonnellate, un calo del 20% rispetto al raccolto record dello scorso anno e una diminuzione dell’8% rispetto alla media dei tre anni precedenti. Il raccolto di pere è previsto a 2 milioni di tons, con un calo del 14% rispetto al 2018, con una drastica riduzione in Italia, con appena 511 mila tonnellate previste, il raccolto più basso degli ultimi dieci anni con un -30% sul 2018 e un -29% sulla media degli ultimi tre anni. Luglio-agosto 2019

Le stime danno un segnale forte e preciso: il meteo condiziona sempre di più. Per le mele in Europa 20% di prodotto in meno rispetto al 2018, per le pere la flessione è del 14%

WAPA, la World Apple and Pear Association, ha tuttavia sottolineato come i confronti con gli anni precedenti debbano essere considerati con cautela, causa la grande variabilità delle condizioni climatiche. Per quanto riguarda il 2019 le produzioni sono state influenzate da un inverno mite, un maggio freddo e umido, gelate

tardive, un giugno soleggiato e caldo, ondate di caldo e siccità in luglio, bruschi cambiamenti di temperatura e bassa fioritura. Tuttavia, questi eventi sono stati a macchia di leopardo e il loro impatto varia notevolmente da una regione all’altra. Inoltre, per le pere, la cifra complessivamente bassa è dovuta principalmente a una diminuzione delle stime delle pere italiane. Il calo è dovuto principalmente alla bassa fioritura, influenzata dal raccolto elevato, dal caldo della scorsa stagione e dalle piogge. Per le mele il raccolto nella parte orientale dell’UE è stato condizionato dal freddo di maggio, con perdite in Polonia pari al 44% riwww.corriereortofrutticolo.it

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Produzione di mele in Europa nel 2019. Previsioni per Paese

spetto al record dello scorso anno (-31% rispetto alla media del triennio passato). Nella maggior parte dei Paesi produttori di mele, tuttavia, si sono registrate moderate diminuzioni o una stabilizzazione del raccolto. Francia, Spagna e Portogallo registrano un aumento della loro produzione. In termini di qualità, potrebbero esserci problemi di colpi di calore e calibro. Per la pera, si stimano diminuzioni da moderate a più gravi in tutti i principali Paesi produttori di pere, ad eccezione di un piccolo aumento in Spagna. Nel complesso, sul mercato esistono ancora scorte in eccesso, ma l’inizio tardivo della stagione (fino a due settimane) potrebbe contribuire ad un migliore equilibrio del mercato. La stima delle colture, sottolinea WAPA, "deve essere confrontata con una situazione di mercato complessa, date le conseguenze di un contesto commerciale globale sempre più difficile. Occorre pertanto proseguire gli sforzi per

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incrementare i consumi. WAPA continuerà a monitorare gli sviluppi delle colture dell’Emisfero Settentrionale”. Per quanto riguarda le varietà di mele, la Golden delicious perde un po’ di terreno, ma rimane di gran lunga la principale varietà in Europa con una previsione di raccolta superiore ai 2,3 milioni di tonnellate. In Europa la Gala dovrebbe assestarsi sui valori dello scorso anno, superando 1,45 milioni di tonnellate. Per la Red Delicious, dopo il record di produzione della scorsa stagione, si prevede una riduzione dell’11% che dovrebbe portare il raccolto a un valore simile a quello del

La Golden perde terreno ma resta la principale varietà in Europa. Ancora in crescita le Fuji e le nuove varietà. Forti perdite in Polonia con un netto -44% sulla produzione melicola del 2018

2016. Cresce, invece, la produzione di Fuji (+2%) e Cripps Pink (+9%). Perdono volumi importanti Idared, Jonagored, Red Jonaprice e Ligol, varietà tipicamente coltivate in Polonia e nei Paesi limitrofi. Si conferma ancora una volta la crescita costante delle nuove varietà, quest’anno ad un +10% rispetto alla stagione passata. Assomela ha analizzato la situazione italiana. Si stima una produzione di 2.194.762 tonnellate di mele, leggermente inferiore a quella dello scorso anno ed in linea con la media 2014-2018 (escludendo il consuntivo del 2017). Gli andamenti della produzione per la stagione entrante sono differenti a seconda delle aree produttive: scende dell’8% e si assesta su livelli inferiori alla media la produzione del Trentino, che lo scorso aveva fatto registrare il raccolto più alto di sempre; per l’Alto Adige si stima invece una produzione perfettamente in linea con quella dello scorso Luglio-agosto 2019


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Produzione di mele in Italia nel 2019. Previsioni per varietà

Giulia Montanaro, di Assomela

In Italia le mele registrano un calo in Trentino, Emilia Romagna e Friuli. Sono stabili in Alto Adige, in Piemonte e in Lombardia. La Golden scende nel nostro Paese del 7% sul 2018

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anno e inferiore alla media. Si stabilizza sulla cifra dello scorso anno anche il raccolto del Piemonte, ormai la seconda regione a livello di produttivo dopo il Trentino Alto Adige con una crescita guidata dai nuovi meleti piantati in sostituzione del kiwi. Leggermente in ribasso la produzione in Emilia Romagna e Friuli, mentre torna su livelli nella media quella della Lombardia. Rispetto agli altri Paesi produttori, l’Italia presenta dinamiche varietali distintive e - sottolinea Assomela - incoraggianti. Perde ulteriormente terreno rispetto agli anni precedenti, e con un ritmo abbastanza sostenuto se paragonato a quello degli altri Paesi, la Golden Delicious (-7% sul 2018). Dopo il raccolto record dello scorso anno, la varietà Red Delicious perde il 9% e torna ad una produzione in linea con le annate precedenti. Dovrebbe calare, invece, del 14% la produzione di Granny Smith raggiungendo una produzione inferiore alla media. Scende anche la Renetta, con una produzione attesa decisamente inferiore alla media. Al contrario, conti-

nuano a crescere Gala (+8%) e Fuji (+2%). Guadagnano ancora terreno le 'altre varietà' che includono in particolar modo le nuove varietà club, ad ulteriore dimostrazione della ricettività di queste proposte innovative da parte dei consumatori. L’iniziale ritardo di sviluppo vegetativo è stato praticamente recuperato e la raccolta è iniziata alla metà di agosto con le varietà e nelle aree più precoci, che presentano calibri, complice prima un clima freddo e piovoso e poi temperature decisamente sopra la media, generalmente inferiori alla norma. Alcune aree produttive risentono delle conseguenze della presenza della cimice asiatica, sempre più aggressiva. La grandine, abbinata a fenomeni metereologici estremi, ha interessato a macchia di leopardo praticamente quasi tutte le regioni, ma ad un livello per ora non eccessivamente impattante. Si può supporre che la quantità di mele da destinare alla trasformazione sarà superiore rispetto alla media. Dal punto di vista organoletwww.corriereortofrutticolo.it

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Il Pepero one Dolcce Italiano o

PIÙ PI Ù

VA ALORRE NEL PDV FEDELTÀ PROMOZIONI


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tico e qualitativo, la situazione al momento è giudicata da Assomela buona. Rimangono sullo sfondo i problemi che il settore melicolo europeo soffre ormai da anni. Primo fra tutti le persistenti conseguenze, soprattutto indirette per l’Italia, della chiusura del mercato russo e la instabile situazione economica e politica nei principali Paesi nordafricani, Egitto e Algeria in modo particolare, sbocchi fondamentali per le mele del nostro Paese. Dati incoraggianti si rilevano per l’export nell’area degli Emirati Arabi, Arabia Saudita, Sud America e, per quanto oggi accessibile, anche nel Far East. La mancanza di protocolli bilaterali continua a limitare le possibilità di esportazione della merce italiana, ma i progressi degli ultimi mesi per Vietnam e Taiwan fanno ben sperare. Anche l’India, come per la stagione appena conclusa, potrebbe dimostrarsi un ottimo sbocco per il prodotto italiano, soprattutto considerando l’aumento dei dazi subìti dai produttori statunitensi. Da considerare la progressiva maggiore disponibilità di nuove varietà apprezzate dal mercato ed il ruolo dell’industria di trasformazione, che prevede quotazioni in rialzo e che potrebbe rappresentare una valvola di sfogo interessante per i frutti di bassa qualità. Non si prevede - rileva infine Assomela - un aumento della importazione da Paesi dell’Emisfero Sud in Europa, stabili da diversi anni intorno alle 500 mila tonnellate. Per Assomela la forte organizzazione del sistema melicolo italiano si conferma la leva determinante per gestire la campagna di commercializzazione e guidare i produttori nei processi di innovazione varietale e nel miglioramento delle garanzie di salubrità e rispetto ambientale che oggi confluiscono nel concetto di sostenibilità e, in sintesi, in una maggiore competitività e redditività per i frutticoltori. Luglio-agosto 2019

La produzione italiana di pere registra un calo drammatico Calo della produzione rispetto al 2018 che si attesta sulla mancanza di un terzo della produzione a livello nazionale e prevedibile su circa 511mila tonnellate. E’ l’analisi dei dati messa in luce dal Comitato di Coordinamento dell’Oi Pera il 17 luglio scorso, quando sono stati diffusi i dati scaturiti dall’indagine svolta da CSO Italy in merito alle prospettive della campagna 2019-2020. Tutte le principali varietà sembrano evidenziare una diminuzione rispetto all’anno precedente, più consistente per Conference e Kaiser, più lieve per William B.C., Santa Maria e Max Red Bartlett. Per Abate il calo sembra attestarsi sul 34% a livello nazionale. Alla diminuzione hanno concorso, oltre ad alcuni problemi in fase di fioritura e allegagione, problematiche collegate alla forte presenza della cimice asiatica, di alternaria e valsa in diverse varietà e un calo delle superfici in produzione che nella regione Emilia-Romagna si attesta sul 3%. Prosegue infatti il calo di superfici per varietà come Conference, Kaiser, Decana, a cui si aggiunge anche una diminuzione del potenziale di Abate che in Emilia Romagna vede flettere gli investimenti produttivi del 5%.

"La qualità oggi si presenta molto simile a quella dell’anno passato - commenta Gianni Amidei (nella foto), Presidente dell’Organizzazione Interprofessionale Pera -, i calibri delle varietà estive sono tendenzialmente più contenuti rispetto al 2018, in quanto nonostante il minor numero dei frutti, il grande caldo di giugno e inizio luglio ne ha un po’ ostacolato lo sviluppo. Pezzatura invece in linea con il 2018 per le varietà autunno-invernali, che hanno beneficiato anche di giornate con temperature più fresche. Non molto diversa la situazione produttiva negli altri Paesi europei produttori di pere, dove in particolare in Belgio e Olanda, grandi produttori e competitor dell’Italia sui mercati esteri, si denuncia una diminuzione dal 30 al 50% rispetto al 2018 a seconda delle varietà".

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Vittorio, agricoltore Cesena

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Alce Nero. Agricoltori biologici dal 1978


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PRIMO PIANO P OBIETTIVO CINA

Se perdiamo il treno per la Cina non usciremo più dal tunnel Antonio Felice Per quanto sia il mercato più lontano, l’Estremo Oriente è diventato la nuova sfida dell’export italiano di ortofrutta. La persistente chiusura della Russia, con 5 lunghi anni di blocco, ha imballato il mercato europeo rendendo tutto più difficile. Il resto lo fanno i nuovi competitor, a partire dalla Polonia, che con le mele ci ha sfilato il Nordafrica. Il risultato: l’export italiano di ortofrutta è in calo e non si capisce ancora come potrà venir fuori dalla crisi. La soluzione c’è, si chiama Cina. Se perdiamo il treno per la Cina, non usciremo più dal tunnel. Ci provano tutti, noi siamo al palo perché non abbiamo mandato ancora nessun ministro a trattare con i cinesi per superare le barriere burocratiche che impediscono ai nostri prodotti di punta, ad ecceLuglio-agosto 2019

Il dossier pere è fermo, niente all’orizzonte per aprire il più grande mercato asiatico alle mele italiane. Transit time troppo lungo per le nostre arance senza la ferrovia o le navi-stiva

Abbiamo aziende italiane di ortofrutta pronte a entrare nel grande mercato cinese e che per ora attendono il semaforo verde dalla enclave di Hong Kong

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zione del kiwi, di entrare in quell’enorme mercato. La politica non si è spesa fino ad oggi come si deve per l’ortofrutta e il settore soffre maledettamente. Il dossier pere in Cina è fermo, niente all’orizzonte per le mele, transit time troppo lungo per le nostre arance senza la ferrovia o le navi stiva (il protocollo in vigore per l’arancia rossa va decisamente migliorato o rimarremo ai margini anche con le arance perché il trasporto sulle navi-container è troppo lungo). Non parliamo degli altri prodotti, dove per ora siamo completamente tagliati fuori e senza prospettive. Eppure avremmo aziende pronte a scattare nel mercato cinese con potenzialità notevoli, che mordono il freno ma sono ferme ai confini. La joint venture OmniFresh è una di queste. Costituita nel 2018 da RK Growers e VIP Val Venosta per lanciare in Asia la mela Ambrosia di origine italiana ha aperto una filiale a Hong Kong che già funziona molto bene. La joint venture ha una capacità di fornitura di oltre 400 mila tonnellate di mele italiane premium, pari a oltre il 20% della produzio-

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In Cina i consumi di ortofrutta sono in aumento parallelamente alla crescita del ceto medio che si aggiunge, per potere di acquisto, ai 350 milioni di cinesi già benestanti

ne melicola totale in Italia. Kevin Au Yeung, manager per il mercato asiatico di Omnifresh, è ottimista per i mercati che sono già aperti, come Hong Kong appunto, Singapore e Malesia, oltre all’India. Tra qualche mese si apriranno - solo per le mele - Vietnam e Taiwan, ma sono troppi i mercati ancora chiusi, ma soprattuto c’è da aprire il grande sbocco cinese. E’ lì che si possono fare grandi numeri, che c’è posto per tutti i nostri grandi esportatori, che l'export esce dal tunnel. L’Italia ha una "diplomazia di settore” che aspetta un appoggio più forte dal governo. Sui dossier con la Cina come con altri Paesi come il Giappone, la Malaysia, le Filippine, la Tailandia - oltre che per i dossier in fase di chiusura con Vietnam e Taiwan - si stanno dando da fare CSO Italy e, per lo specifico delle mele, l’associazione nazionale Assomela. Entrambe le strutture le abbiamo viste impegnate a fondo anche a Hong Kong in occasione di Asia Fruit Logistica. Giulia Montanaro, responsabile delle relazioni internazionali di Assomela: “Abbiamo fatto ciò che il protocollo richieLuglio-agosto 2019


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OBIETTIVO CINA La curiosità del consumatore cinese per i prodtti ortofrutticoli più diversi si estende ormai dalle metropoli ai centri più piccoli

deva per l’export di mele a Taiwan, aspettiamo l’arrivo degli ispettori taiwanesi in Italia poi i primi container potranno partire. A fine dicembre potranno già partire i primi container per il Vietnam. Stiamo lavorando sulla Tailandia in sinergia con un’iniziativa della Commissione Europea”. Il console generale d’Italia a Hong Kong, Clemente Contestabile, ce lo ha detto chiaramente: “La materia è di grande interesse. E’ tempo che il governo intervenga direttamente a livello di ministri per accelerare la chiusura di dossier troppo importanti per le prospettive di questo settore”. Abbiamo un nuovo ministro dell’Agricoltura. Il messaggio è chiaro. Speriamo che passi. Intanto in Cina i consumi di ortofrutta sono in aumento parallelamente alla crescita del ceto medio che si aggiunge, per potere di acquisto, ai 350 milioni di cinesi già benestanti. C'è grande curiosità per i prodotti esteri, piacciono i marchi che si distinguono, c’è desiderio di qualità, i canali di vendita sono i più vari e certamente Luglio-agosto 2019

richiedono conoscenza del mercato. Il fenomeno non riguarda più solo Guangzhou (Canton) o Shanghai o Pechino ma moltissime altre città, anche minori. Il business della frutta d’importazione coinvolge anche i mercati all’ingrosso fuori dalle grandi città. Se le autorità italiane hanno dormito o si sono date da fare altrove, altri governi hanno fatto azione di sfondamento in Cina per l’ortofrutta dei loro Paesi. Prendiamo le ciliegie. La Turchia si è lanciata sul mercato cinese nell’agosto 2017 e ha migliorato l’iniziale protocollo. Secondo i nuovi regolamenti è stata revocata la

Gli altri Paesi non stanno a guardare. La Turchia ha migliorato il suo dossier per le ciliegie con il quale la Cina diventerà il primo Paese importatore di questo frutto. Agrumi dal Sudafrica, uva da tavola dalla Namibia

condizione che le ciliegie turche debbano aspettare 16 giorni in celle frigorifere prima dell’esportazione a un grado Celsius. Secondo gli esportatori turchi il nuovo protocollo apre la strada ad un consistente aumento dei volumi esportati. Il mercato cinese potrebbe diventare a medio termine quello più importante per le ciliegie di un Paese che ne ha esportate nel 2018 per 162 milioni di dollari verso 59 diversi mercati nazionali. Ma è solo un esempio tra i tanti. Dal Sudafrica partono verso la Cina volumi sempre più consistenti di agrumi. L’uva da tavola prende la direzione della Cina nientedimeno che dalla Namibia. In agosto è intervento un fatto che potrebbe rallentare l’apertura della Cina alla frutta straniera. Il Rosselkhoznadzor, l’autorità fitosanitaria della Federazione Russa, ha infatti sospeso l’importazione di pomacee e drupacee dalla Cina, in seguito al riscontro di prodotti infetti nelle forniture avvenute ripetutamente nei mesi scorsi. Secondo le autorità russe www.corriereortofrutticolo.it

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La Cina esporta in Italia tre volte l’ortofrutta che esportiamo verso il suo enorme mercato La Cina esporta in Italia oltre il triplo dell’ortofrutta che l’Italia esporta in Cina. E’ un commercio limitato a particolari prodotti nei due sensi. Per quanto riguarda l'Italia lo sbilancio è dovuto alle barriere fitosanitarie non ancora superate che bloccano l’export di alcuni prodotti ortofrutticoli tra i più importanti del nostro Paese, dalle mele all’uva da tavola alle pere, mentre l’export di arance è appena agli inizi e deve superare difficoltà oggettive alla sua espansione. Se si analizza il quinquennio 2014-18 si vede che stabilmente l’unica voce interessante dell’export ortofrutticolo italiano in Cina è rappresentata dal kiwi, voce che tuttavia non registra significativi incrementi quantitativi ma semmai ha dato negli ultimi anni segnali positivi riguardo ai prezzi, grazie all’affermazione di alcuni marchi italiani, a partire da Jingold, in uno scenario competitivo agguerrito per la presenza di neozelandesi, francesi e cileni, oltre naturalmente al kiwi cinese. Nel 2014 l’Italia ha esportato in Cina poco più di 13 mila tonnellate di kiwi per un valore di 23 milioni di euro. Nel 2015 il quannel 2018-2019 sono stati identificati 48 casi di infezione di frutta di origine cinese. Magra consolazione comunque, visto che gli eventuali buchi lasciati dai cinesi nel mercato russo non li possiamo occupare. Anzi, questo è motivo di preoccupazione perché le partite che non partono per la Russia si rivolgono al mercato interno precludendo in parte anche la presenza di nuovi prodotti di matrice europea. Il quadro è in evoluzione. E non tutto comunque, per l’Italia, è perduto.

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titativo dei kiwi è sceso bruscamente a 8 mila tonnellate per un valore di 17 milioni 870 mila euro. Nel 2016 l’Italia ha esportato in Cina 10.600 tonnellate di kiwi per un valore di 22 milioni 200 mila euro. Contrazione delle quantità esportate anche nel 2017: 7.980 tonnellate per un valore di 19 milioni 890 mila euro. Nel 2018 infine abbiamo esportato in Cina 8.560 tonnellate per un valore di 20 milioni e mezzo di euro. In complesso una situazione di tenuta ma non particolarmente brillante. Se guardiamo le altre voci dell’export italiano troviamo un vuoto pressoché assoluto: un po’ di ciliegie sciroppate (meno di mille tonnellate nel 2018), modestissimi quantitativi di funghi, legumi e castagne essiccati. Non rientrano nelle statistiche ufficiali del 2018 e degli anni precedenti (forniteci da Fruitimprese) le arance, il cui export verso la Cina è timidamente partito tra la fine del 2018 e l’inizio del 2019. Le arance hanno superato un primo gradino per avviare su dimensioni appropriate le esportazioni ma altri ne restano da su-

perare sia a livello normativo che logistico. La Cina ha esportato in Italia nel 2018 ortofrutta per 114 milioni 200 mila euro per un quantitativo di 58 mila 400 tonnellate. La voce più importante è rappresentata dai fagioli secchi (23.500 tonnellate), alla quale seguono funghi e tartufi, pompelmi e pomeli, lenticchie, aglio e pere. Se consideriamo la gigantesca produzione cinese di ortofrutta, con primati mondiali per diverse varietà, soprattutto di ortaggi, si tratta di quantitativi modesti. Si può ritenere che, almeno sulla carta, l’Italia abbia maggiori potenzialità di crescere in Cina di quanto la Cina ne abbia in Italia. Si tratta però di affrontare con maggiore decisione e peso politico i protocolli che ancora precludono il mercato cinese alle nostre mele, all’uva tavola, alle pere e a molti altri prodotti, fatta sola eccezione per kiwi e arance. Si tratta di burocrazia, ma in Cina la burocrazia è una cosa seria, con una tradizione millenaria, dietro alla quale si nascondono gli interessi del ‘pianeta giallo’. (a.f.)

Le mele piacciono molto ai cinesi, in particolare a marchio e di qualità premium

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Asia Fruit Logistica supera le incognite di Hong Kong Asia Fruit Logistica ha tenuto molto bene rispetto alle aspettative. Dal 4 al 6 settembre a Hong Kong si è svolta una fiera utile, concreta, orientata al business, grazie a un mercato asiatico progressivamente sempre più aperto al commercio internazionale dell’ortofrutta che riconosce in Asia Fruit Logistica un privilegiato punto d'incontro. I timori per la situazione dell’ordine pubblico a Hong Kong, che avevano indotto gli organizzatori a fare un sondaggio tra gli espositori per spostare la fiera a dicembre, sono state fugate da tre giorni assolutamente tranquilli nella metropoli asiatica. La fiera è stata visitata da più di 12 mila persone, tutti professionisti del settore di buon livello, pari al 90% della frequentazione dello scorso anno; 810 gli espositori (il 96% del 2018) da più di 40 Paesi; l’area espositiva è addirittura leggermente cresciuta rispetto all’anno scorso. Buona la presenza italiana. Oltre alla collettiva di CSO Italy (alla quale sono dedicate le due pagine seguenti), vivaci in particolare gli stand di Jingold, dei produttori di mele del Trentino Alto Adige e altri ancora menLuglio-agosto 2019

Date confermate dopo un sondaggio tra gli espositori ai quali era stato chiesto se avessero preferito lo spostamento a dicembre. I visitatori sono diminuiti solo del 10%

Giulia Montanaro di Assomela, Klaus Hoelzl, responsabile vendite VOG, Hannes Tauber, marketing manager VOG, e Fabio Zanesco, direttore commerciale VIP

tre ha debuttato Italia Ortofrutta Unione Nazionale, che si ripromette di esserci con una presenza più forte l’anno prossimo. Ma cosa accadrà nel 2020? Per gli organizzatori è un momento di riflessione. China Fruit Logistica, prevista per la sua seconda edizione a Shanghai dal 29 al 31 maggio scorsi, è saltata per alcune complessità burocratiche emerse

nei rapporti con le singole grandi regioni cinesi. Non sarà facile recuperare terreno mentre Hong Kong è ancora al riparo da queste difficoltà grazie alle sue leggi liberali dovute alla sua condizione privilegiata di città autonoma. Vedremo probabilmente nel 2020 un riposizionamento nelle manifestazioni fieristiche in Cina e Asia. (a.f.) www.corriereortofrutticolo.it

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Buoni risultati per la collettiva CSO Italy e il progetto europeo “The European Art of Taste” Asia Fruit Logistica, la fiera internazionale che ha chiuso i battenti il 6 settembre a Hong Kong, ha visto tra i suoi protagonisti CSO Italy insieme alle aziende che hanno partecipato alla collettiva ‘The European Art of Taste’ e allo stand ‘Italy’ ovvero Apofruit, Origine Group, Kingfruit, Joinfruit, Mazzoni, Oranfrizer, RK Growers, Infia e CIV. Un bilancio positivo, come sottolineano Simona Rubbi, responsabile relazioni internazionali di CSO Italy e Luca Mari, marketing e project manager, entrambi presenti in fiera. Afferma Simona Rubbi: “Nonostante le preoccupazioni dovute alla situazione politica di Hong Kong possiamo parlare di bilancio positivo. È pur vero che in termini assoluti le presenze ad Asia Fruit Logistica sono state inferiori rispetto alle passate edizioni ma, considerato il contesto, sono state comunque superiori alle aspettative. Inoltre, i soci presenti nella nostra collettiva hanno espresso sostanziale soddisfazione. La quasi totalità degli appuntamenti sono stati confermati. Molto pochi gli appuntamenti cancellati”. “Asia Fruit Logistica – conclude Rubbi – si è confermata punto di riferimento per consolidare i contatti con i clienti dell’area del Sud Est Asiatico e dell’Emisfero Sud ed anche per sviluppare nuovi contatti a seguito delle recentissime aperture di nuovi mercati come Taiwan e Vietnam. Resta un’opportunità unica per far conoscere i nostri prodotti”. Conferma queste indicazioni Luca Mari: “Asia Fruit Logistica rappresenta un appuntamento chiave per imprese e operatori. La Cina rimane uno dei mercati più strategici e ricettivi su cui puntare nei prossimi anni per

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Clemente Contestabile, console generale d’Italia a Hong Kong, durante la visita ad Asia Fruit Logistica

promuovere le eccellenze italiane”. Mari è stato a Hong Kong per lanciare il progetto ‘The European Art of Taste’, riguardo al quale afferma: “Il progetto ci permette di mettere in campo tante iniziative per promuovere l’ortofrutta europea e italiana nei Paesi Terzi Giappone, Taiwan e Cina con Hong Kong. Oltre alla partecipazione a fiere come Asia Fruit Logistica, infatti, prevede attività di comunicazione e PR con particolare attenzione ai social media che, grazie ad una diffusione capillare su tutta la Cina, garantiscono una comunicazione su scala nazionale del messaggio

Una serata speciale a Hong Kong per blogger e giornalisti cinesi organizzata da CSO Italy per promuovere la conoscenza dell’ortofrutta italiana di qualità. Gli onori di casa di Giandomenico Caprioli, già chef di Gianni Agnelli

e delle finalità del progetto stesso. Il sito internet dedicato (www.europeanartoftaste.com; www.europeanartoftaste.ch) è on line e sarà continuamente aggiornato con le informazioni generali, gli eventi e le ultime news”. “Oltre alla comunicazione – precisa il marketing e project manager di CSO Italy – partiranno da questo autunno, con l’avvio delle esportazioni di kiwi, le promozioni nei punti vendita, altro canale preferenziale per mettere in contatto i consumatori con l’ortofrutta italiana. Obiettivo di questi tre anni di campagna promozionale sarà quello di iniziare col consumatore una sorta di alfabetizzazione affinché capisca cosa compera e trovi quindi una ragione per pagare il premium price richiesto. Una volta informati ed educati, i consumatori locali diventano titolari di bisogni, in termini di prodotti e servizi, che coincidono naturalmente, in termini qualitativi, con l’offerta dei prodotti italiani”. Lo stand di CSO Italy a Hong Kong è stato a lungo visitato nella prima giornata di fiera, subito dopo l’apertura, dal console generale d’Italia Clemente Contestabile. “Possiamo essere soddisfatti – ha dichiarato il console -. Asia Fruit Logistica si sta confermando la principale fiera dell’ortofrutta dell’Asia e per le aziende italiane, possiamo già vederlo in queste ore, offre concrete opportunità di business. Siamo del resto nel continente che offre le maggiori chances presenti e future ai prodotti italiani di qualità, ortofrutta compresa, che qui si presentano con i loro marchi. E in Asia, Hong Kong è il mercato più accessibile e aperto, trampolino di lancio per la Cina e i Paesi del Far East”.

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Foto di gruppo per le aziende che hanno partecipato alla collettiva CSO Italy ad Asia Fruit Logistica 2019. A sinistra Simona Rubbi, responsabile CSO Italy progettazione e legislazione, al lavoro sui dossier con la Cina e l’Estremo Oriente. Ultimo a destra, Luca Mari, marketing e project manager, incaricato del progetto “The European Art of Taste”

Durante la visita, il console ha affrontato con Simona Rubbi e alcuni rappresentanti di organismi italiani, i temi sul tappeto, che quando si parla di Asia sono principalmente due: le barriere fitosanitarie e la logistica. Il console Contestabile, che ha abitato a lungo a Pechino, ha assicurato il suo pieno appoggio alle azioni in atto, da parte di CSO Italy, per affrontare i dossier necessari al superamento delle barriere per singoli prodotti in Cina e nei Paesi del Far East, affermando che la diplomazia italiana nell’area si è attivata per raggiungere gli obiettivi prefissati. Con la Cina è in discussione il dossier pere, dopo l’apertura del più grande mercato asiatico a kiwi e arance. Ma sono ‘nel mirino’ mercati come Malesia, Singapore, Taiwan, Vietnam e Tailandia, oltre all’Indonesia. Cruciale in questa fase sarebbe l’impegno da parte del nuovo ministro dell’Agricoltura di consolidare e, in alcuni casi, di avviare le trattative con le controparti asiatiche. Ne hanno convenuto a Hong Kong il console Contestabile e i

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rappresentanti in fiera di CSO Italy. La sera del 4 settembre quindici tra blogger, giornalisti, influencer e key opinion leader di Cina e Hong Kong hanno partecipato al ‘press dinner’ organizzato da CSO Italy nell’ambito del progetto ‘The European Art of Taste’, nato per promuovere l’ortofrutta europea e italiana di qualità nei Paesi del Far East e precisamente a Taiwan, Giappone e Cina, compresa la città autonoma di Hong Kong. La serata è stata tra le iniziative più significative dalla missione di CSO Italy nella metropoli asiatica. “La cena - ha raccontato spiega Luca Mari - si è svolta con successo nel quartiere di Wan Chai al ristorante ‘Già Trattoria Italiana’ del top chef Giandomenico Caprioli, un personaggio straordinario, ben noto agli italiani che frequentano Hong Kong ma anche oltre, perché Caprioli è stato per anni lo chef di Gianni Agnelli”. E dunque che cosa hanno scoperto durante la cena blogger e giornalisti cinesi? “Innanzitutto – spiega Mari – hanno assaggia-

to menù di alta qualità con piatti della tradizione rivisitati e in abbinamento ai prodotti ortofrutticoli italiani, tra cui kiwi, arance, pomodoro, mele e puree di mandarino e mirtillo. E poi hanno assistito alla presentazione e al lancio del progetto e conosciuto, sempre durante la cena, le imprese sostenitrici del programma: Origine Group, Apofruit, Jingold, Kingfruit, RK Growers, Mazzoni Group, Conserve Italia, Oranfrizer e Joinfruit, alcune delle quali sono intervenute anche con uno speach nel corso della serata. Un bilancio sicuramente positivo, anche perché i comunicatori orientali erano stati selezionati in anticipo, con attenzione, e potranno essere gli ambasciatori presso il grande pubblico dei consumatori di Cina e Hong Kong dell’ortofrutta italiana di alta gamma e delle sue caratteristiche qualitative intrinseche”. Non è cosa da poco soprattutto per Hong Kong, che è mercato aperto, privo di barriere, e trampolino di lancio per il più vasto mercato cinese.

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AGGREGAZIONE AGGREGAZIONE

1969 1969 6 AAumentare umentare il vvalore alore di frutta e sostenendo vverdura erdura made in IItaly, taly, sost enendo la competitività delle OPP e la crescita dell’intero cr escita dell ’intero comparto comparto ortofrutticolo or tofrutticolo nazionale, nazionale, è il nostroo obiettiv obiettivo. questo nostr o. PPer er quest lavoriamo ogni la voriamo og ni giorno giorno mettendo mettendo in campo competenze, competenze, attività attività e servizi ser vizi qualificati. qualificati. ti

FFavoriamo avoriamo i pr processi ocessi di agg aggregazione regazione O.P. delle O .PP.

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IL CONSORZIO IOPPÌ. Ha appena tre anni ma è già protagonista

La vittoria di Vittoria Mariangela Latella Ha appena tre anni di vita la società consortile Ioppì di Vittoria, in provincia di Ragusa, ma sono stati più che sufficienti a farla diventare la prima aggregazione della Sicilia per quanto riguarda il pomodoro e tra le prime cinque per gli altri ortaggi tra cui melanzane, cetrioli, peperoni e zucchine. Prossimo obiettivo: affermare un’identità di mercato per questi prodotti che punti sulla qualità, sulla tracciabilità e sulla sostenibilità. Il miracolo aggregativo che in soli tre anni ha realizzato Ioppì a Vittoria, che è considerata l’orto invernale dell’Italia, è un passo estremamente strategico per l’economia del territorio se si considera che il tessuto agricolo in cui opera è storicamente frammentaLuglio-agosto 2019

Dall’aggregazione tra le cooperative Contrade, Gold Green e Orto Natura è nata la principale realtà siciliana nel settore del pomodoro e una delle prime cinque nelle melanzane e altri ortaggi

Nella foto grande in alto: Fabio Alessandrello, di Orto Natura, Mario Incardona, di Gold Green e vicepresidente di Ioppì, Francesco Tardera, di Contrade e presidente Ioppì, Luca Tardera, presidente di Contrade e membro del CdA Ioppì

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CHI è CONSORZIO IOPPÌ La Società agricola consortile a responsabilità limitata Ioppì è stata fondata nel 2016 grazie al progetto aggregativo di tre grandi realtà produttive della zona di Vittoria, in provincia di Ragusa: le cooperative Contrade, Green Gold e Orto Natura. Il Consorzio è una Organizzazione di Produttori (OP) aderente a Italia Ortofrutta Unione Nazionale. In tre anni di attività, dentro il Consorzio sono confluiti 110 soci per un totale di 260 ettari che generano un fatturato annuo di circa 26 milioni di euro.

Tutte le produzioni di pomodori, melazane, zucchine e centrioli sono coltivate in serra con il sistema di lotta integrata e sono al 90% fuori suolo gestite con tecniche all’avanguardia come l’uso di

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sensoristica applicata agli impianti di fertirrigazione, ad esempio, in un contesto di serre high tech, uso di software per la geo-localizzazione degli impianti e la tracciabilità del prodotto. I carciofi sono prodotti in campo aperto. Francesco Tardera (nella foto) è il presidente di Ioppì e ha portato in dote all'OP, con l’azienda di famiglia Contrade, una capillare rete commerciale in Italia e all’estero oltre che una visione avanguardistica del marketing applicata ad un territorio e ad un settore che punta alla rinascita sul mercato. Per questo all’Anuga 2008 e a Fruit Logistica 2009 si è distinto per il suo progetto di marketing “La Sicilia in un tris” che proponeva in un’unica confezione mezzo chilo di pasta da cucinare in abbinata ad un'eccel-

lenza siciliana, come i pomodori o anche, ad esempio, i legumi. Qui di seguito una breve descrizione delle tre cooperative che costituiscono l’ossatura di Ioppì.

CONTRADE

È l’azienda più grande del Consorzio Ioppì e fa capo ai tre fratelli Tardera: Luca, 43 anni (nella foto, che ne è presidente), Francesco, 58 anni, e Giovanni, 53, che sono la terza generazione di imprenditori agricoli che oggi opera nella zona di Macconi in Provincia di Ragusa, nel Sud-Est della Sicilia. Il nome ‘Contrade’ deriva dall’idea di associare areali appartenenti a zone produttive diverse: i litorali Iblei e gli altopiani Iblei. Costituita come cooperativa nel 2005, oggi Contrade annovera 64 soci distribuiti su 150 ettari aggregati a cui se ne aggiungono altri 20 di aziende conferitrici. La storia di questa azienda risale però all’inizio del secolo scorso e alle fortune commerciali di una famiglia di mezzadri che ha iniziato l’avventura imprenditoriale acquistando un ettaro e mezzo di terreni costieri dal Conte Lanza, proprietario terriero locale, che li vendeva perché considerati poco fertili data l’elevata salinità del suolo. Una caratteristica, quest’ultima, che però si è rivelata, nel tempo, un vero e proprio tesoretto su cui si è costruito il successo del pomodoro di Vittoria. Pur essendo inizialmente piccola, l’azienda agricola della famiglia Tardera è diventata ben presto il punto di riferimento dei produttori della zona. In primo luogo per il fatto di essere letteralmente al centro del territorio produttivo, poi perché era una delle poche ad avere un magazzino di lavorazione che ne ha favorito lo sviluppo della vocazione commerciale che ha permesso di dare

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vita ad una rete distributiva in Italia e all’estero. Contrade, oltre a svolgere la sua attività di commercializzazione, continua a produrre, da vero specialista, esclusivamente pomodoro.

GOLD GREEN Mario Incardona (nella foto), 53 anni, di Vittoria, è il fondatore e amministratore unico di Gold Green, una delle tre anime di Ioppì, situata tra Santa Croce e Punta Secca. Incardona non è solo un imprenditore agricolo ma un vero e proprio appassionato di agricoltura di cui si occupa da quando aveva 15 anni, ossia da quando ha iniziato a dare una mano nei terreni di famiglia. Siamo a cavallo tra gli anni ’70 e ’80 e le produzioni di Vittoria non avevano ancora fatto il salto di qualità e tecnologico che le caratterizzano oggi. "Coltivavamo tutti - spiega Incardona - in piccoli, se non piccolissimi appezzamenti di terreno. Ogni famiglia aveva il suo e tutti ci davamo da fare. Nel 1993 ho deciso di fare personalmente

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un passo avanti; ho comprato un terreno e un po’ alla volta ho ingrandito l’azienda inglobando qualche produttore vicino. Nel 2009 è nato il marchio Gold Green e nel 2015 abbiamo costituito la cooperativa omonima che oggi lavora su 50 ettari (tra quelli di proprietà e quelli dei conferitori che ruotano intorno all’azienda)". E finalmente nel 2016 Gold Green è arrivata all’incontro con i Tardera e alla costituzione di Ioppì di cui Mario Incardona è vicepresidente.

ORTO NATURA Giunta alla quinta generazione di imprenditori agricoli, la cooperativa Orto Natura, è gestita dai fratelli Alessandrello, Fabio (nella foto), 50 anni, e Luigi, 53 anni, e si estende su un territorio di 20 ettari a Vittoria. Nasce ufficialmente nel 2003 ma le origini imprenditoriali risalgono ai primi anni del 900 quando il bisnonno dei fratelli Alessandrello, Giuseppe, aveva impiantato i primi appezzamenti di pomodoro con le allo-

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ra innovative cannizzate, antesignane delle serre odierne, che rivoluzionavano una coltura che all’epoca si faceva esclusivamente a campo aperto. Rimanendo fedele alla vena innovativa della famiglia, nel 1992, in tempi quindi in cui parlare di marketing per gli ortaggi era pura fantascienza, l’azienda ha lanciato sul mercato il brand ‘La Signora Melanzana’. Il marchio è nato quasi naturalmente per via del grande interesse che suscitavano al mercato di Vittoria, le cassette di melanzane vendute con il nome dalla signora Virginia Zarba, mamma degli attuali proprietari, che erano riconoscibili per il colore blu ed il sapore unico. Oggi l’azienda coltiva diversi tipi di ortaggi e ben cinque varietà di melanzane. Tra queste, quella bianca dal sapore forte e leggermente piccante, capace di assorbire insieme alla varietà striata la metà di olio durante la frittura. Tutte le varietà mantengono una shelf-life fino a 15 giorni contro i tradizionali tre, per potere raggiungere anche i mercati più lontani. L’innovazione è rimasta nel tempo il principale fattore propulsore di Orto Natura che è la terza colonna portante del Consorzio Ioppì.

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Il progetto di marketing. "Adesso che abbiamo la massa critica - afferma Francesco Tardera, presidente di Ioppì -, dobbiamo capire come affermarci sul mercato per uscire dalla logica dei beni commodity, inevitabile fino ad oggi dal momento che le sementiere vendono le stesse varietà di orticole a tutti i produttori del Mediterraneo. Puntiamo ad uscire dalle logiche del prezzo dove vince sempre il miglior offerente. I buyer devono capire che c’è differenza tra prodotto e prodotto. Sta nel gusto, nella genuinità, nelle condizioni pedoclimatiche. Non è solo una questione di Luglio-agosto 2019

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to e costituito da aziende che difficilmente superano la media poderale di un ettaro. I marchi tradizionali confluiti nella società consortile Ioppì - ossia Contrade, Green Gold e La Signora Melanzana di Orto Natura – guardano adesso al mercato globale con idee innovative e progetti che già da quest’anno, hanno aperto nuove frontiere. Come l’avvio dell’export verso gli Emirati e il Sud-Est Asiatico, in particolare Singapore, dove a maggio, proprio a fine campagna, Ioppì è sbarcata per la prima volta con La Signora Melanzana e i pomodori ciliegini rigorosamente made in Vittoria. Lavori in corso anche sul fronte agricoltura 4.0, con la partecipazione al progetto Road to Quality di Assosementi; con lo studio di un nuovo packaging sostenibile; lo sviluppo di un catasto delle serre con un sistema di geo-localizzazione, di nuove varietà di orticole ‘mignon’. Contemporaneamente si lavora anche per il rilancio della richiesta per l’ottenimento dell’IGP sulle produzioni di Vittoria e per l’adesione di un nuovo importante socio: l’azienda agricola Giumarra di Mazzarrone, produttrice di uva da tavola, proprio nel rispetto dell’idea di base di proporsi sul mercato con un paniere largo di prodotti ancorato al territorio.

forma o colore come oggi richiedono le catene. Dietro un prodotto c’è una storia. Qui a Vittoria ne abbiamo molta e vogliamo raccontarla anche aprendo un filo diretto con consumatori. Abbiamo già attivato i social, dei progetti didattici per le scuole, dei cooking show con chef di chiara fama e studiamo confezioni con una serie di informazioni che vogliamo trasmettere all’acquirente finale. Non raccontiamo solo chi siamo o come lavoriamo ma anche come, ad esempio, cucinare i nostri prodotti, la nostra cultura, la nostra terra. Anche su questo si basa la promozione che abbiamo avviato da pochi mesi nei punti vendita dei principali retailer della Sicilia". Oggi i territori di produzione aderenti a Ioppì si estendono dalla fascia costiera tra Vittoria e Gela dove si coltivano prevalentemente pomodori per via dell’alta conducibilità di sale del terreno che favorisce lo svilupparsi della dolcezza dei pomodori, fino a Santa Croce, che è tradizionalmente vocata alla coltivazione di melanzane, zucchine, cetrioli e peperoni, per complessivi 260 ettari. "Stiamo ragionando da alcuni an-

ni - continua Tardera - sulla possibilità di istituire un’IGP per identificare territorialmente queste produzioni. Ma serve l’appoggio delle istituzioni e in primo luogo del Comune di Vittoria che, per varie vicissitudini politiche, fino ad ora non ha portato avanti la nostra richiesta. La spinta a riaccendere la questione è una delle priorità che ci siamo dati per creare valore aggiunto ai nostri prodotti. Lavoriamo anche in funzione di non erodere valore, evitando, ad esempio, di immettere prodotto nei mesi estivi quando il mercato è saturo. Noi lavoriamo nove mesi l’anno poi ci fermiamo. L’80% della produzione è in distribuzione fino a giugno nei principali discount della penisola; il 20% viene esportata in Austria, Germania, Svizzera e Francia". Export. Da quest’anno Ioppì ha iniziato ad esportare anche oltre i confini dell’Europa e La Signora Melanzana (varietà Birga, una melanzana viola che ha una shelf life di 15 giorni) e i famosi ciliegini di Vittoria, sono sbarcati a Dubai e persino a Singapore ispirati dall’esperienza nel Far-East di www.corriereortofrutticolo.it

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COPERTINA

CORRIERE ORTOFRUTTICOLO

Tracciabilità e sostenibilità. Ioppì aderisce tramite Orto Natura e La Signora Melanzana, al progetto Road to Quality di Assosementi. Fa parte di una delle cinque aziende agricole selezionate su tutto il territorio nazionale per Luglio-agosto 2019

PROTAGONISTI

Orafrinzer con le arance. In tutto sei pedane per i primi test di mercato resi possibili grazie ad un accordo con un distributore locale che voleva conoscere e far conoscere queste eccellenze siciliane. "Abbiamo riscontrato molto interesse per i nostri prodotti - chiosa Tardera - e questo ci agevola considerato che abbiamo sempre alle calcagna il competitor spagnolo. Per fare conoscere la cultura gastronomica siciliana legata ai nostri prodotti abbiamo aggiunto alle confezioni dei ricettari in italiano e in inglese per spiegare come vanno cucinati. Non si tratta solo di materia prima ma di sapori che appartengono ad una cultura e ad una storia". Quella del ricettario, in realtà, è una vecchia idea di Tardera che di vocazione e mestiere è architetto e che, con la sua cooperativa Contrade ha vinto alla fiera di Anuga a Colonia, nel 2008, il primo premio per la comunicazione e marketing grazie ad un inedito packaging che mette insieme mezzo chilo di pasta, un insaporitore ovvero materia prima come ad esempio il pomodoro, e la ricetta (disegnata step by step senza possibilità di sbagliare) per ottenere un autentico piatto siciliano. Il fattore innovazione, l’approccio molto orientato al marketing e la capillarità della rete di commercializzazione che le tre anime di Ioppì hanno portato in dote, hanno corroborato la forza aggregativa di questa nuova realtà agricola siciliana. "Attraverso un software di geolocalizzazione - chiarisce Tardera - stiamo mappando tutte le aziende aderenti di modo da numerare tutte le serre, sapere cosa vi si coltiva con precisione e dove si trovano".

il test del software che permetterà di tracciare, attraverso un QR Code allo studio, tutta la vita del prodotto, dal seme alla confezione. Il passo successivo sarebbe la block-chain ma, non essendoci ancora delle linee guide specifiche per i produttori, la scelta al momento è quella di iniziare a testare le nuove tecnologie con iniziative simili. Fari puntati anche sulla sostenibilità. Entro l’anno prossimo, l’azienda rivoluzionerà tutti i propri packaging a cominciare da quelli dei pomodorini da 500 e 150g fino alle cassette di melanzane. "Stiamo facendo uno screening del mercato - sottolinea Tardera e all’ultima edizione di Macfrut abbiamo osservato cose molto interessanti che si sposano bene con i nostri progetti. Se per la nuova direttiva europea, entro il 2022 i packaging dovranno essere riciclabili, noi stiamo andando ancora più avanti. Stiamo cercando soluzioni di confezioni compostabili che potrebbero prestarsi anche alla cottura nel forno elettrico o a microonde. Siamo in trattativa con alcune aziende emiliano-romagnole che stanno sperimentando in questa direzione". Prospettive aggregative. Sulla dirittura di arrivo anche l’ingresso di un nuovo socio che permetterà di estendere il paniere commerciale all’uva da tavola. È dato,

infatti, come imminente l’ingresso dell’azienda agricola Giumarra di Mazzarrone, che si trova a 20 chilometri da Vittoria, specializzata inn uva da tavola, che dovrebbe essere operativa sotto il marchio Ioppì già dal 2020. "Contiamo di perfezionare l’adesione entro la prossima campagna - precisa Tardera -. Stiamo aspettando che si concluda la costituzione della Cooperativa che sta realizzando Giumarra per poi procedere alla chiusura dell’accordo consortile con Ioppì. Ma sarebbe interessante anche guardare a tutte le altre produzioni tipiche di questo territorio. Nell’arco di 50 km ce ne sono tante a cominciare dai fichi d’india di San Cono". Intanto i 110 soci stanno studiando nuove varietà con le principali sementiere, come ad esempio, Rijk Zwaan o Enza Zaden. Tra queste c’è una linea di piccoli ortaggi per soddisfare le richieste di monoporzioni dei consumatori. "Ci stiamo lavorando - conclude Tardera - pensando ai nuovi nuclei familiari che sono sempre più ristretti, ai single, agli studenti. Sono consumatori per i quali il peperone classico, ad esempio, è troppo grande. Cerchiamo ortaggi in versione ‘mini’, calibri più piccoli che si avvicinino al concetto di monoporzioni per poi eventualmente arrivare a creare un marchio dedicato sempre sotto l’egida di Ioppì". www.corriereortofrutticolo.it

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MERCATI&

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L’estate della GDO è stata positiva e di recupero nelle regioni in cui il trend 2019 era negativo. Nella settimana dal 22 al 28 luglio le vendite hanno fatto registrare un balzo del 3,81% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. Il bilancio del mese di luglio per quanto si riferisce alle prime tre settimane del mese segna un buon +1,68% e quello dall’inizio dell’anno un +0,45%. Grazie ai recuperi di luglio, Emilia Romagna, Veneto, Trentino Alto Adige e Friuli-Venezia Giulia sono quasi riuscite ad azzerare le perdite dal 1 gennaio (0,07%), mentre questo obiettivo resta ancora parecchio lontano per Valle d’Aosta, Piemonte, Liguria e Lombardia (-0,43%). Il

progresso di Abruzzo, Molise, Puglia, Basilicata, Campania, Calabria e Sicilia ha invece superato la soglia dei tre punti percentuali (+3,02% per la precisione). Toscana, Marche, Umbria, Lazio e Sardegna, infine, guadagnano lo 0,75%.

Dunque le vendite della grande distribuzione organizzata crescono più al Sud che al Nord. Qualcuno si chiede: sarà un effetto anche del reddito di cittadinanza? Ipotesi non proprio strampalata considerato che i beneficiari del reddito di cittadinanza - percepito da 737 mila nuclei familiari, corrispondenti a 1,9 milioni di persone (un italiano su 30) - abitano per il 61% nel Mezzogiorno. Nel medio termine dovrebbero posizionarsi decisamente sopra lo zero Emilia Romagna, Veneto, Trentino Alto Adige e Friuli Venezia Giulia, insomma il Nord Est, e a quel punto l’indicatore nazionale potrebbe dare adito a un certo ottimismo sulla ripresa dei consumi.

DISTRIBUZIONE

Il Sud traina il recupero della GDO

Unes si tinge di rosa: Brenna nuovo amministratore delegato Tutto in poche ore, tra la sera del 24 luglio e la sera del 25. Atto primo: dimissioni, inaspettate, dopo quasi 14 anni di successi inanellati uno dopo l’altro, di Mario Gasbarrino da amministratore delegato del Gruppo Unes, che gestisce le insegne U2 Supermercato, U! e Il Viaggiator Goloso. Atto secondo: una donna scala le posizioni e da direttore vendite diventa il nuovo AD del Gruppo: è Rossella Brenna. Sotto la guida di Gasbarrino, Unes ha raddoppiato il fatturato e raggiunto gli oltre 190 (considerando i franchising) punti vendita tra Lombardia, Piemonte ed Emilia Romagna e i 2.900 dipendenti. L’esercizio 2018 si è chiuso con un fatturato totale di 1 miliardo e 7 milioni di euro lordi, numeri che nel 2019, stando ai dati del primo semestre, dovrebbero esLuglio-agosto 2019

Cambio della guardia improvviso ai vertici di uno dei gruppi più vivaci della distribuzione italiana. Unes conta su 190 punti vendita, 2.900 dipendenti ed è presente in tre regioni

Rossella Brenna, dal marketing al commerciale alla tolda di comando di Unes

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DISTRIBUZIONE&

MERCATI

CORRIERE ORTOFRUTTICOLO

Mario Gasbarrino, dal 24 luglio non è più l’ad del Gruppo Unes

sere ulteriormente superati. Ma allora, cosa è successo? Poco si sa. L’azienda e lo stesso Gasbarrino parlano di "scelta consensuale". Lui aggiunge poche parole: "Un’esperienza fantastica, vorrò sempre bene al presidente Marco Brunelli".

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Da parte sua il nuovo AD Rossella Brenna ha dichiarato: "Accolgo questa nomina con estrema riconoscenza per la fiducia accordatami dal signor Brunelli e dal Gruppo Finiper, sono sinceramente onorata. Si tratta di una grande sfida, quella di proseguire

il lavoro fatto in questi 14 anni con Mario Gasbarrino, che ringrazio sentitamente per la guida che ha saputo darci. Sono cosciente del privilegio che avrò: quello di poter guidare un’azienda che si è distinta in questi anni per i risultati conseguiti e per la velocità di movimento. Sono entusiasta di affrontare questa nuova avventura professionale insieme a tutta la squadra Unes". Da oltre 15 anni nel Gruppo, Rossella Brenna è stata direttore marketing dal 2004 al 2013 e quindi direttore vendite dal 2013 al 2019. Dalla creazione di U2 Supermercato e della sua formula Every Day Low Price, alla partnership con Amazon, passando per l’evoluzione di il Viaggiator Goloso da marca privata a insegna, lo sviluppo di Unes è stato davvero notevole tanto da essere oggetto di studio.

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MERCATI&

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Conad è entrata in Filiera Italia, l’associazione creata nel 2017 dalla Coldiretti per promuovere le produzioni agroalimentari italiane in particolare nel processo di internazionalizzazione. A Filiera Italia, tra gli altri, hanno già aderito La Linea Verde, OrtoRomi, Agrinsieme, Noberasco, Oranfrizer e Salvi. Al quotidiano ItaliaOggi, che ha anticipato la notizia a metà luglio, Ettore Prandini, presidente di Coldiret-

ti ha precisato: “Filiera Italia è una grande cabina di regia per far sì che i mondi che compongono la filiera agroalimentare si confrontino tra loro sui bisogni e

trovino un modo per valorizzare il made in Italy”. La Cassa Depositi e Prestiti, in base a un recente accordo, metterà presto a disposizione dei soci di Filiera Italia strumenti finanziari come credito agevolato, accesso al credito, sostegno a export e internazionalizzazione. La crescita di Filiera Italia segna un ulteriore tassello nella crescita di Coldiretti all’interno del sistema agroalimentare nazionale.

DISTRIBUZIONE

Conad più vicina a Coldiretti con l’ingresso in Filiera Italia

Ferragosto tragico per Tuodì Morto l’amministratore delegato Eugenio Vinci, 57 anni, amministratore delegato del gruppo Tuo, che gestisce i supermercati Tuodì, è morto il 14 agosto per intossicazione a bordo di un caicco, che aveva noleggiato per poco meno di 12 mila euro alla settimana, durante una crociera a largo della Croazia. Intossicati anche gli altri passeggeri, fra i quali la compagna e i due figli del manager. Si tratterebbe di un'intossicazione da gas di scarico dell’imbarcazione aspirati all’interno delle cabine dal sistema di condizionamento dell’aria. La tragedia è avvenuta all’isola croata di Hvar, i cinque passeggeri intossicati sono stati trasportati con urgenza all’ospedale di Spalato. Secondo la stampa croata Vinci ha perso i sensi nel bagno della barca a vela e non si è più ripreso. Era nato a Sant'Agata di Militello, in provincia di Messina. A bordo con lui c’era anche l’amico Bruno Mancuso, ex senatore e sindaco del Comune di Sant’Agata. L’armatore dell’imbarcazione e lo skipper sono stati arrestati. Il Gruppo Tuo versa in condizioni Luglio-agosto 2019

Eugenio Vinci si trovava in vacanza con la famiglia su una barca che aveva affittato per poco meno di 12 mila euro a settimana. Intossicato dal gas di scarico aspirato con l’aria condizionata

gravi da alcuni anni. I dipendenti hanno passato momenti davvero difficili. Nel giugno 2017, il Gruppo aveva annunciato un debito lordo complessivo di 450 milioni e l'azienda aveva presentato domanda di concordato preventivo in continuità, avviato lo scorso marzo, che ha permesso, fino a

questo momento, all’insegna di continuare a gestire direttamente 146 punti vendita. Il concordato preventivo 'in continuità’ dovrebbe garantire la prosecuzione con la stessa ragione sociale di natura mista. Pare che alcuni punti vendita saranno comunque liquidati.

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LOGISTICA

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LA SFIDA LOGISTICA DEL MAROCCO. Investiti 8 miliardi di euro

Colosso Tanger Med E’ stato inaugurato a fine giugno Tanger Med 2, la nuova piattaforma logistica del porto marocchino di Tangeri. L’infrastruttura è stata realizzata con un investimento pubblico di 1 miliardo e 300 milioni di dollari, e conta su due terminal container con una capacità addizionale di sei milioni di teu rispetto ai tre milioni di teu già offerti da Tanger Med 1. Tanger Med 2 è gestito da Apm Terminalsdi Maersk con una concessione trentennale mentre Tanger Med 1 resta gestito da Marsa Maroc, il principale terminalista marocchino. La collocazione di Tanger Med è strategica: posizionata sullo stretto di Gibilterra, a soli 40 km dall’Europa e all’incrocio delle principali autostrade del mare lungo le due direttrici Nord-Sud ed EstOvest, la piattaforma logistica integrata marocchina è un hub di trasbordo naturale e un centro nevralgico del mercato internazionale. Luglio-agosto 2019

I tre terminali della piattaforma marocchina sullo stretto di Gibilterra costituiscono il principale porto commerciale dell’Africa e del Mediterraneo e sono tra i primi 20 al mondo

Il re del Marocco Mohammed VI. Tanger Med occupa circa 75 mila persone

Il porto di Tangeri cresce dunque e sfida i grandi del mondo. A inaugurare l'espansione che lo porta a essere il primo porto del Mediterraneo, dell'Africa e tra i

primi venti a scala globale, è stato il principe ereditario Moulay Hassan in rappresentanza del re Mohammed VI . Tanger Med, che rappresenta la porta principale www.corriereortofrutticolo.it

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LOGISTICA

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dell’Africa, sorpassando Port Said in Egitto e Durban in Sudafrica, è ora in grado di accogliere nove milioni di container, triplicando i tre milioni finora gestiti. L'investimento totale, avviato ormai dodici anni fa con Tanger Med 1, ammonta a oltre 8 miliardi di euro, di cui 4,87 miliardi di privati. Nei primati di Tanger Med - snocciolati dal presidente del Gruppo, Fouad Brini - ci sono quello di essere la "prima piattaforma di import-export del Paese con flussi di merci per un totale di 30 miliardi di euro" e il "primo eco-porto dell'Africa". La maestosa struttura offre la base a 912 aziende nei settori industriale, logistico e dei servizi creando oltre 75 mila posti di lavoro. "La dinamica del Nord del Marocco, territorio di opportunità, conoscerà una nuova accelerazione grazie al nuovo progetto ambizioso della Città Mohammed

6 Tanger Tech, che si svilupperà in perfetta sinergia con i progetti portuali e logistici di Tanger Med". Sul tavolo c'è un ulteriore piano di investimenti per oltre 800 milioni di euro per accompagnare la crescita dell'export marocchino, dell'industria e dell'agricoltura. L’infrastruttura - evidenziano da Rabat - consolida l'ancoraggio del Regno del Marocco nell'area euro-mediterranea e nella regione magrebina e araba, rafforzando la sua vocazione di polo di scambio tra Europa e Africa, tra Mediterraneo e Atlantico e, allo stesso tempo, rafforza il suo ruolo centrale come partner attivo nel commercio internazionale e ben integrato con l'economia globale. Tanger Med è riuscito a collegare il Marocco a 77 Paesi e 186 porti, contribuendo così ad affermare il Regno sulla scena marittima internazionale e a portarlo

dall’83.mo al 17.mo posto nella classifica della Conferenza delle Nazioni Unite sul commercio e lo sviluppo (UNCTAD). Per quanto riguarda il gruppo Moller-Maersk, il vice presidente e Ceo di Apm Terminals, Morten Engelstoft, ha confermato la fiducia nel progetto attraverso un impegno del gruppo danese per l'investimento di quasi 900 milioni di euro nel nuovo porto, trasformandolo in uno dei più strategici a livello mondiale per Maersk. Tra gli operatori che hanno scelto il porto di Tangeri come base, oltre a Renault e Nissan, vi sono anche altre grandi aziende come Bosch, Adidas e Decathlon e i big della logistica, guidati da DHL. Nel cuore del Mediterraneo c’è l’Italia, ma sta diventando un fatto puramente geografico. Sul piano logistico, gli equilibri si stanno spostando altrove.

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Crescono i porti europei In Italia si salva Vado Ligure I dati del primo semestre 2019 e, in particolare, del secondo trimestre dell’anno, relativamente alla movimentazione delle merci a partire dai container, segnano nei porti di riferimento in Europa un andamento di crescita più o meno marcata, ma non è così per Genova e per gli altri porti liguri, con l'eccezione del terminal ortofrutta di Vado Ligure. Questa la situazione a Rotterdam, primo porto europeo. Dopo un primo trimestre del 2019 in cui il traffico delle merci è aumentato del 5,1%, nel trimestre successivo il trend di crescita si è attenuato, con lo scalo portuale olandese che tuttavia ha movimentato 116,8 milioni di tonnellate di merci, con una progressione dell’1,6% sul periodo aprile-giugno dello scorso anno. Nel ramo d’attività dei container il traffico è stato di 39,2 milioni di tonnellate, con un incremento del 3,8%, ed è stato totalizzato con una movimentazione di contenitori pari a 3,8 milioni di teu (+5,5%). Nell’intero primo semestre del 2019 il traffico è stato globalmente di 240,7 milioni di tonnellate, con un aumento del 3,4% sui primi sei mesi dello scorso anno. Il traffico containerizzato è stato di 77,2 milioni di tonnellate (+4,8%) ed è stato realizzato con una movimentazione di container pari ad oltre 7,5 milioni di teu (+6,4%). Veniamo a due porti spagnoli che sono tra i principali scali del Mediterraneo: Barcellona e Algeciras. Il porto di Barcellona nel secondo trimestre ha stabilito il proprio nuovo record trimestrale storico di traffico delle merci avendo movimentato 17,8 milioni di tonnellate di carichi, con un incremento del 5,8% sul secondo trimestre del 2018 e una crescita del 3,7% sul precedente record conseguito nel terzo trimestre Luglio-agosto 2019

Il terminal dell’ortofrutta in provincia di Savona ha movimentato nel primo semestre 2019 merci con un aumento del 39,3% rispetto al 2018. Calo di traffico a Genova mentre Barcellona fa boom

Il nuovo terminal ortofrutta di Vado Ligure in provincia di Savona

dello scorso anno. Il nuovo picco massimo trimestrale è stato ottenuto grazie al nuovo record assoluto trimestrale di traffico containerizzato che è ammontato a 9,0 milioni di tonnellate (+3,1% sul secondo trimestre 2018). Nel primo semestre di quest’anno lo scalo portuale spagnolo ha movimentato complessivamente 33,6 milioni di tonnellate di merci, con una progressione dell’1,8% sulla prima metà del 2018. Nel settore delle merci varie il traffico è stato di 23,3 milioni di tonnellate (+1,3%), di cui 17,4 milioni di tonnellate di merci containerizzate (+2,8%) totalizzate con una movimentazione di contenitori pari a 1,72 milioni di teu (+5,2%), inclusi 748mila teu in transhipment (+12,4%), e 5,9 milioni di tonnellate di merci convenzionali (-3,0%). Nei primi sei mesi del 2019 il porto di Algeciras ha invece movimentato 2,5 milioni di container (+8,2%) e 55,7 milioni di tonnellate di merci, con una crescita del

3,4% rispetto ad oltre 53,8 milioni di tonnellate nei primi sei mesi del 2018. Nel settore delle merci varie sono state movimentate 37,3 milioni di tonnellate (+6,0%), con un traffico containerizzato che - ha reso noto l’Autorità Portuale di Algeciras - è stato pari a 2,5 milioni di tue (appunto +8,2%). Cambia la musica in Italia in una delle aree più nevralgiche per il traffico marittimo: la Liguria. Se nel primo semestre di quest’anno il porto di Genova ha movimentato 27,3 milioni di tonnellate di merci, con un calo del 3,7% sulla prima metà del 2018, l’intero sistema portuale gestito dall’Autorità di Sistema Portuale del Mar Ligure Occidentale, che è formato dagli scali di Genova, Savona e Vado Ligure, ha movimentato 34,8 milioni di tonnellate di merci, con una flessione del 3,8%. Il solo scalo portuale savonese ha movimentato complessivamente 7,5 milioni di tonnellate, con una diminuzione del 4,2% sui primi www.corriereortofrutticolo.it

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Arrivata in Europa la porta-container dei record La più grande nave porta-container del mondo, la MSC Gülsün del Gruppo Mediterranean Shipping Company, con una capacità di 23.756 teu, ha completato il suo viaggio inaugurale tra Cina Settentrionale ed Europa. Si tratta della prima di una nuova serie di super-navi che MSC ha ordinato alla Samsung Heavy Industries (SHI) nei suoi cantieri navali della Corea del Sud. Oltre alla enorme capacità, la

MSC Gülsün (lunga 400 metri e larga 60) è dotata di strumentazioni per ridurre l’impatto ambientale e risparmiare carburante. E’ dotata inoltre di 2.000 container refrigerati e quindi può trasportare 40 mila tonnellate di prodotti deperibili a partire dall’ortofrutta. La serie delle grandi porta-container sarà completata con la realizzazione di altri cinque nuovi vascelli. sei mesi dello scorso anno, di cui 3,3 milioni di tonnellate nel bacino portuale di Savona (-10,6%), meno di 1,3 milioni di tonnellate nel bacino portuale di Vado (+39,3%) e 3,0 milioni di tonnellate nella rada di Vado (-9,0%). Nel solo secondo trimestre del 2019, dopo l’incremento dell’1,2% registrato nel primo trimestre di quest’anno, il porto savonese ha totalizzato una flessione del 9,3%, essendo state movimentate 3,7 milioni di tonnellate, di cui oltre 1,6 milioni di tonnellate nel bacino di Savona (-13,3%), 659 mila tonnellate in quello di Vado Ligure (+21,7%) e 1,4 milioni di tonnellate nella rada di Vado (-14,9%). Dalla lettura di questi ultimi dati, tuttavia, si capisce che lo scalo di Vado, specializzato nell’ortofrutta, è in contro-tendenza e cresce a ritmi elevati

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FRESH CUT

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Chiara Brandi Con un fatturato di 33 milioni di euro all’anno (marzo 2018 - marzo 2019, fonte Nomisma) la frutta di IV Gamma rappresenta un segmento dalle ampie potenzialità, espresse in particolar modo nel periodo in cui caldo, afa e le lunghe giornate fuori casa tipiche del periodo estivo la fanno da padrone. "Da un punto di vista numerico è ancora presto per fare un bilancio sul 2019, considerando la spiccata stagionalità del prodotto; solo dopo settembre potremmo avere dati indicativi e quindi valutabili", dichiara prudenzialmente a Fresh Cut News Mattia Beda, responsabile del progetto IV Gamma del Gruppo Orsero. "Dal nostro osservatorio, tuttavia, la IV Gamma rappresenta un prodotto che attira sempre più l’interesse dei consumatori perché risponde alle esigenze di praticità, salubrità e di comodità della vita di oggi, i cui ritmi sempre più frenetici stanno incidendo sulla crescita di questa categoria".

Un trend confermato anche da Alessandra Menegon di McGarlet che, sebbene segnali il mese di luglio come il principale in termini di vendite e quello di agosto come particolarmente anomalo per il fatturato in aumento al Centro Sud a causa dello svuotarsi delle grandi città del Nord, ammette che "negli ultimi anni, nei mesi invernali, al calo percentuale dei ricavi corrisponde un tendenziale incremento in termini di rota-

notizie selezionate da freshcutnews.it

Orsero, McGarlet e Spreafico alla sfida della frutta fresh cut

zione a scaffale". L’attrattività della categoria è stata recepita appieno anche da Spreafico che recentemente ha lanciato la nuova linea FruEat per il ready-to-eat. "L’azienda ha investito in un importante progetto di rinnovamento del reparto di IV Gamma - spiega Viviana Marini, brand manager FruEat - diventato così uno dei più avanzati per tecnologia e valorizzando al contempo lo spazio dedicato all’ope-

Cultiva punta sul bio e si presenta al Sana Al Sana di Bologna, il salone del biologico in corso dal 6 al 9 settembre, c’è anche Cultiva con le sue verdure bio di prima e IV Gamma. L'azienda di Taglio di Po, in provincia di Rovigo, presenta in anteprima assoluta una nuova gamma di referenze, 100% biologiche, con pack interamente compostabile e fortemente eye-catching a scaffale. Giancarlo Boscolo (nella foto), presidente di Cultiva afferma: "Il biologico è da sempre un settore su cui investiamo e in cui crediamo fortemente, e i dati ci danno ragione: nel 2018, infatti, sono state 21 milioni le famiglie che hanno acquistato bio. Abbiamo scelto la kermesse bolognese come teatro della presentazione di questa gamma di prodotti perché proprio qui, l’anno scorso, è nato il progetto e ne sono stati pensati ingredienti e ricettazione".

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Cultiva continua dunque a scommettere sul biologico. Ne è prova l’avanguardistico piano di sviluppo intrapreso l’anno passato, che mira a raddoppiare le superfici certificate bio in Italia.

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Cresce l’e-commerce, ma la IV Gamma dov’è? Fruttaweb, leader nella vendita online di ortofrutta, si conferma fra i protagonisti dell’e-commerce italiano, ponendosi fra i principali interpreti di un mercato in continua espansione e sempre più diffuso nel nostro Paese. Basti pensare che, solo nel 2018, il valore dell’e -commerce ha superato i 27,4 miliardi di euro, con un aumento del 16% nei confronti dell’anno precedente. L’istituto tedesco Netcomm, in collaborazione con Polimi, ha sviluppato la prima ricerca in Italia sul settore, analizzando oltre 1500 realtà attive nel territorio. La ricerca, nominata Top Shop 2019/2020 è stata pubblicata in esclusiva su Affari&Finanza. L’istituto di ricerca ha studiato oltre 40 segmenti commerciali, passando al setaccio una “long list” di 1.500 portali, prendendo in esame 36 parametri e integrando un doppio canale di valutazione: da un lato, i voti degli esperti, e dall’altro, i giudizi degli utenti. Dalla prima selezione sono stati, poi, estrapolati i 545 migliori portali, divisi in base al mercato di riferimento, e valutati su alcuni parametri specifici (design del sito, condizioni di consegna, attività sui social media e molti altri). Infine, combinandoli con i punteggi degli esperti e degli utenti (sfruttando più di 8500 opinioni raccolte),

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sono state segnalate 200 eccellenze. Fra i Top Shop della categoria alimentari si è posizionata Fruttaweb, unica rappresentante del settore ortofrutta, al 14esimo posto generale e addirittura al terzo posto per la sotto-categoria gastronomia. Il punteggio elevatissimo raggiunto da Fruttaweb nella ricerca Netcomm conferma il ruolo guida del portale sul fronte della innovazione del settore ortofrutticolo italiano, segnalandosi come una realtà unica e di successo, soprattutto se si tiene in considerazione che, a differenza degli altri marketplace della gastronomia, l’azienda propone ai suoi clienti una scelta legata esclusivamente a frutta e verdura. Il successo di Fruttaweb è un risultato coltivato nel tempo e dimostrato dai numeri dell’ultimo anno in cui sono stati venduti più di 3,6 milioni di prodotti, con oltre 3 milioni di visite all’anno al sito e più di 120 mila follower sui social networks. “Si tratta di un riconoscimento importante che dimostra il successo del nostro progetto e ci fa guardare con ottimismo al futuro”, afferma Marco Biasin (nella foto), founder e COO di Fruttaweb. Ci viene da chiederci: e l’e-commerce della IV Gamma a che punto è?

ra di taglio manuale della frutta, elemento chiave dell’alta qualità di questa nostra linea di prodotto". In riferimento alle referenze più richieste, i player contattati da Fresh Cut News concordano nel confermare ananas e cocco i più altovendenti della categoria. Tuttavia, rileva soddisfatto Beda di Orsero "si sono registrati feedback incoraggianti dall’esperienza del temporary store alla Stazione Centrale di Milano in termini di apprezzamento verso i mix di frutta, dalla macedonia tradizionale a quella tropicale. Un risultato che non ci aspettavamo e completamente opposto alla domanda a cui siamo abituati all’interno della GDO dove il mono prodotto, come appunto l’ananas e a seguire il cocco, è la versione più richiesta". L’affacciarsi a nuovi canali distributivi potrebbe dunque rappresentare il prossimo step per il segmento della frutta di IV Gamma, un’evoluzione che per certi versi sembra obbligata per soddisfare i nuovi bisogni del cliente finale. "Un dato rilevante emerso dall’esperienza del temporary store milanese è riconducibile al grande successo registrato per i grandi formati, le vaschette da 500 grammi. Nella grande distribuzione, infatti, i buyer sono tendenzialmente scettici a proporre le vaschette da 500 e 700 grammi perché hanno delle battute di cassa un po’ più alte, tuttavia abbiamo osservato che il cliente finale è attratto dal grande formato, in quanto lo considera un ottimo sostituto di un pasto veloce". Nuovi formati e nuovi canali di vendita potrebbero facilitare l’ulteriore e forse definitiva fidelizzazione del consumatore. "Per noi conclude da parte sua Viviana Marini - la sfida è proprio di trovare nuovi sbocchi, complementari alla GDO, sfruttando al massimo il rinnovato e ancor più ampio assortimento della nostra IV Gamma di frutta".

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La Linea Verde ha chiuso il bilancio di Gruppo 2018 con un fatturato che sfiora i 300 milioni di euro, in crescita del 28% sull’esercizio precedente, confermando il trend ottimale che ha visto La Linea Verde e le società collegate protagoniste negli ultimi anni del settore della produzione di IV Gamma e di piatti pronti freschi. La capogruppo La Linea Verde SpA agricola ha partecipato alla crescita del Gruppo, incrementando il proprio fatturato per oltre 20,5 milioni di euro, registrando un aumento superiore al 13% (174,9 milioni nel 2018, a fronte di 154,4 milioni nel 2017). Nello spirito di massimo sviluppo industriale e commerciale, la società ha intrapreso strategie di acquisto e investimento che, a consuntivo, hanno lievemente contratto la marginalità, ma hanno significativamente e positivamente impattato sull’attivo patrimoniale e sul patrimonio netto societario; questi investimenti - si legge in una nota aziendale - daranno i propri effetti in termini di

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L’estero e le partecipate trainano la crescita di La Linea Verde

Domenico Battagliola, CEO di La Linea Verde

recupero di redditività nei prossimi esercizi. Gli investimenti sono in prima battuta di tipo strutturale e legati all’efficientamento del sito produttivo di Manerbio, sia in termini di incremento della capacità produttiva sia in termini di risparmio energetico: un progetto da 15 milioni di euro su tre anni che si concluderà a fine 2019.

Agli ampliamenti produttivi vengono affiancati investimenti agricoli con campi e serre dedicati alla coltivazione delle insalate. Le coltivazioni sono sia da agricoltura integrata sia biologiche. Inoltre, nel 2018 sono stati affrontati anche investimenti immateriali di natura commerciale, volti al potenziamento del marchio DimmidiSì e dell’immagine del Grup-

In California i robot spiazzano la concorrenza Insalatine prodotte in serre in cui lavorano esclusivamente squadre di robot altamente sofisticati. Accade a San Carlos, in California, nell’area della baia di San Francisco. La Iron Ox, creatura del giovane Brandon Alexander, specializzato in robotica e nipote di un coltivatore di patate, ha raddoppiato le vendite in un trimestre servendo distributori e ristoranti dell’area di San Francisco. Le colture idroponiche della Iron Ox, gestite dai robot, producono 30 volte di più di una coltura tradizionale in pieno campo sulla stessa superficie risparmiando il 90% dell’acqua e quote importanti di prodotti chimici. La qualità del prodotto è superiore, i clienti aumentano rapidamente e la concorrenza è sotto choc. Il successo della fattoria robotizzata di San Carlos è tale che Brandon Alexander aprirà presto nell’hinter-

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land di altre importanti città americane nuove fattorie Iron Ox. Robot e agricoltura, innovazione più spinta e uno dei mestieri più antichi del genere umano che camminano insieme. La strada del futuro è tracciata.

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Fast-food: per ogni sandwich c’è l’insalata giusta Crescono le catene fast-food che hanno in menù alimenti freschi e naturali, come l’inglese Leon Naturally Fast Food (+70%), la francese Pitaya (+60%) e la catena tedesca Dean&David (+27%). Presso i loro punti vendita è possibile trovare succhi di frutta sani, insalate arricchite, hamburger di alta qualità, piadine vegane o wrap con crocchette di pesce, anche con consegna a domicilio. Nonostante le preferenze varino in base all’insegna, al Paese e alla regione, tutti i panini hanno in comune la presenza di insalata come guarnizione. Bauke van Lenteren, manager convenience dell’azienda di breeding orticolo Rijk Zwaan, commenta: “La lattuga aggiunge freschezza, colore e consistenza croccante a ogni panino. La sfida è mantenere quella sensazione di croccantezza anche in presenza di condimenti acidi o ripieni

caldi. Con la nostra gamma lattuga offriamo la foglia giusta per ogni tipo di panino”. Per l’hamburger gourmet Rijk Zwaan consiglia tipologie di lattuga a foglia spessa come la Crystal, la Crunchy o le foglie arricciate della Batavia Salanova®. Per i classici tramezzini triangolari, invece, le scelte migliori sono le Open Heart Cos e le Salanova Crispy. Rijk Zwaan ha selezionato varietà di lattuga le cui foglie sono ideali per baguette, piadine, panini e wrap. La lattuga wrap, innovazione recentemente premiata in Spagna, ha anche eliminato la necessità del pane perché sono le sue stesse foglie croccanti a farne la funzione, spiega la manager convenience: “Con un ripieno gustoso, è uno snack fresco e senza glutine. La soluzione ideale da mangiare e portar via.” Molte di queste lattughe sono Salanova.

po e alle campagne pubblicitarie dedicate alle nuove referenze lanciate sul mercato. Da sottolineare anche lo sforzo significativo, in termini di risorse umane ed economico-finanziarie, finalizzato all’adozione del nuovo sistema informatico gestionale JD Edwards, strettamente funzionale all’implementazione del sistema di controllo di gestione in un’ottica di conduzione perfettamente coordinata di ogni area strategica aziendale, che va a regime nel 2019. In particolare porterà alla digitalizzazione dei processi produttivi, secondo i principi di “Industria 4.0”. Consegue un EBIT de La Linea Verde SpA agricola superiore ai 4,1 milioni di euro e un reddito netto superiore ai 2,2 milioni. Le partecipate italiane seguono la tendenza positiva della capogruppo. Spicca la controllata Ortomad

Srl che gestisce il cuore produttivo situato in Pontecagnano Faiano (Salerno) e consegue un fatturato di oltre 33 milioni di euro, in crescita dell’8% rispetto all’esercizio precedente. Anche la società di logistica e autotrasporti con sede a Manerbio, B&B Enterprise Srl, incrementa il proprio fatturato a circa 24 milioni di euro, registrando un aumento di quasi 2 milioni, con conseguente incremento del proprio reddito netto. In linea con gli ottimi valori conseguiti nell’esercizio precedente, la commerciale Natura.com ha chiuso il bilancio 2018 registrando un fatturato superiore ai 13 milioni. Nella logica di potenziamento della produzione di IV Gamma, il Gruppo ha investito 3,5 milioni di euro in una nuova azienda agricola in Sardegna composta da due attività di produzione agricola e

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uno stabilimento a elevata innovazione tecnologica, attraverso la partecipata Antiga Sardigna Srl agricola. L’investimento ha comportato anche l’assunzione di 25 persone. La crescita del fatturato di Gruppo è trainata anche dalle vendite registrate sui mercati esteri. In particolar modo la Spagna, attraverso le due partecipate Vegetales Linea Verde Navarra S.A. e Productos Naturales De La Vega S.L., ha conseguito un fatturato superiore a 85 milioni di euro. Il versante Est Europa, ovvero il polo agroproduttivo in Serbia, in fase di start-up, ha invece concentrato le proprie risorse sulla finalizzazione degli investimenti strutturali. "I numeri promuovono la nostra strategia di consolidamento ed espansione del business, ma non pensiamo certamente solo a quelli. I nostri investimenti non sono solo strutturali, infatti, ma anche mirati alla crescita del nostro capitale umano, con nuove assunzioni, percorsi di formazione e specializzazione delle nostre persone per affrontare sempre meglio le sfide del futuro. L’incremento della forza lavorativa 2018 nella sola sede di Manerbio, per esempio, è stato del 14% – sottolinea Domenico Battagliola, CEO La Linea Verde -. Non dimentichiamo inoltre di essere agricoltori e lavoriamo attraverso una filiera corta e trasparente”. In Italia, in totale, ammontano a circa 2.000 ettari le aree di coltivazioni disciplinate sotto il medesimo sistema di filiera agricola corta, controllata, nonché certificata che confluisce sotto un’unica Organizzazione di Produttori, la Sole e Rugiada: “Grazie a questa organizzazione la filiale di Manerbio vanta una completa gestione del proprio approvvigionamento di insalate – precisa Battagliola -. Il pre-requisito della nostra crescita, infatti, è la capacità di accogliere il cambiamento e le opportunità che ne derivano, guardando però sempre alla terra, con la testa e con il cuore”. Luglio-agosto 2019


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