Abusivi libro

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L’abusivismo commerciale a Roma


Presentazione

di Franco Gioacchini Presidente CO.RI.DE. e U.P.V.A.D. e Vice Presidente Vicario Confcommercio Roma

Questo libro nasce dalla necessità di documentare il fenomeno dell’abusivismo commerciale, frutto di una misteriosa tolleranza che si configura come una vera e propria “abusopoli”, che ha ormai travalicato qualsiasi limite, imponendosi con una forte carica disgregatrice all’insegna del fatto compiuto. E Roma dà lo spettacolo più degradante di tutte le forme possibili di infrazione sistematica alle leggi sul commercio. Un popolo di senza legge commercia indisturbato in un immenso suk metropolitano fatto di baracche, di merci affastellate alla rinfusa su lenzuoli poggiati sul marciapiede in condizioni igieniche da far rizzare i capelli. Tollerato come “ammortizzatore sociale”, pur non avendone in alcun modo le caratteristiche, è diventato progressivamente un fenomeno di grave e provocatorio disprezzo della legge e di contrapposizione, talvolta persino violenta, ai commercianti regolari. Sul tema dell’abusivismo commerciale si sono sviluppati, in passato, confronti interessanti ed anche serrati, fra CO.RI.DE. e U.P.V.A.D.-CONFCOMMERCIO con le Pubbliche Istituzioni e gli Enti Locali, con il risultato finale di registrare una sorta di impotenza nell’affrontare il fenomeno, quasi che la mancanza di mezzi potesse in qualche modo coprire la carenza di volontà politica di intervenire. L’Amministrazione Comunale ha affrontato un tema così delicato con una diffusa sufficienza. E il fenomeno dell’abusivismo è dilagato dando un’immagine di Roma, “Caput Mundi”, culla di bellezze artistiche come nessun’altra metropoli al mondo, simile ad una città del terzo mondo. Per tanto, troppo tempo, di fronte agli allarmi lanciati dalle Organizzazioni Sindacali di categoria, è stata opposta una difficoltà di natura speciosa come la carenza di mezzi e di uomini per il controllo del territorio. Sul piano delle proposte sembra, invece, necessario che il fenomeno venga considerato con realismo, operando quindi con procedure di emergenza, scalzandolo alle radici che spesso si alimentano nell’ambito dell’illegalità. 3


Da tempo CO.RI.DE. e U.P.V.A.D.-CONFCOMMERCIO hanno fatto delle proposte operative per contenere e cercare di debellare il fenomeno dell’abusivismo. Si devono istituire cento ronde composte da quattro uomini ciascuna (Polizia Municipale, Polizia di Stato, Guardia di Finanza, Carabinieri) che presiedano quotidianamente i punti più caldi della città dove è imperante l’abusivismo commerciale. Credo che l’impegno quotidiano di quattrocento uomini valga la pena per ridare la città ai Romani e renderla più vivibile per i turisti. Forse è il momento che tutte le Istituzioni comincino a considerare l’abusivismo commerciale anche un problema di ordine pubblico e non solo di degrado urbano. Questo contributo di documentazione vuole dimostrare come il fenomeno dell’abusivismo commerciale è sicuramente una piaga da combattere strenuamente in una città come Roma, che riceve annualmente almeno venti milioni di turisti, che potrebbero avere una visione di una città sporca, rumorosa, piena di illegalità. Le notizie oggi corrono come la luce da un capo all’altro del mondo e costa sempre meno trasferirle. E quando non sono positive lasciano il segno. Sfogliando queste foto, il Sindaco, l’Amministrazione Capitolina e le Forze dell’Ordine facciano una seria e profonda riflessione.

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L’abusivismo commerciale. Una realtà urbana apocalittica

L’abusivismo commerciale è il segmento maggiormente visibile di un fenomeno più ampio che chiama in causa contraffazione, pirateria, sommerso, decoro, illegalità, ordine pubblico. Esso interferisce pesantemente con l’esercizio di migliaia di piccole Imprese, quasi tutte a conduzione familiare, la cui unica risorsa è la redditività dell’impresa stessa e si sostanzia, anche, in una questione di ordine generale che procura danni a interessi pubblici in termini di evasione fiscale e contributiva. Le iniziative di contrasto del fenomeno hanno avuto una certa sporadicità e non sono state perseguite in misura costante nel tempo: sembrano essere state dovute più all’emergenza che all’ordinarietà. Quello che finora è sembrato mancare, nell’approccio con l’abusivismo commerciale, è una visione di insieme, una concertazione sulle politiche di prevenzione, una consapevolezza del rischio che corre l’economia delle imprese, una conoscenza aggiornata e dettagliata della problematica, un raccordo tra tutte le forze in campo. Manca la convinzione condivisa che questi temi sono diverse facce dello stesso fenomeno, un vero e proprio mercato che agisce parallelamente e contro quello regolare. Manca quella che potremmo definire la “volontà politica” di debellare il problema. Sembra evidente che, se non si pone mano con decisione al fenomeno, i prossimi mesi vedranno una presenza sempre più preponderante degli abusivi e la progressiva marginalizzazione del commercio regolare, con conseguenze pesanti anche sul piano di una ordinata e civile convivenza, sul decoro e sull’ordine pubblico, sulla vivibilità del Centro Storico e delle Periferie. Ma non ci stancheremo di ripeterlo: l’abusivismo non è solo quello di “colore”. L’abusivismo commerciale riguarda, infatti, tutti quei soggetti che sono del tutto sprovvisti di ogni autorizzazione amministrativa all’esercizio dell’attività o che la 5


utilizzano in modo sostanzialmente difforme, esercitando di fatto illecitamente una attività che non hanno titolo a svolgere. È il caso degli operatori itineranti del commercio su aree pubbliche, che non potrebbero in nessun caso occupare il suolo pubblico e che dovrebbero fermarsi a richiesta del consumatore, per poi ripartire una volta riscosso il corrispettivo. A dispetto di Ordinanze Sindacali, che vietano questo tipo di attività in buona parte del territorio capitolino, e di Risoluzioni del Ministero dello Sviluppo Economico, che ribadiscono con chiarezza la possibilità di confiscare anche le attrezzature, questa tipologia di abuso si sta ampliando. In questo contesto, si stanno riversando nel canale della vendita abusiva su aree pubbliche numerosi soggetti espulsi dal mondo del lavoro e della produzione. E anche coloro che, attraverso la vendita abusiva, cercano di “arrotondare” il bilancio familiare. Tutto questo grazie al rilascio di migliaia di autorizzazioni amministrative per il commercio itinerante da parte dei Comuni della Provincia – con punte di 900 titoli per alcune Amministrazioni – che poi si riversano nel Centro Storico di Roma. I cosiddetti mercatini dell’hobbystica e dell’antiquariato sono poi una vera e propria casbah dove l’abusivismo è eretto a regola, talché appare impossibile distinguere l’operatore regolare da quello abusivo. Spesso assistiamo, in questo tipo di manifestazioni – dove si vende di tutto, dalla frutta ai salumi alle bevande – alla compravendita e al subaffitto a cifra iperboliche dei posteggi, a fronte di un diritto di concessione corrisposto ai Municipi pari a poche decine di euro. I Mercatini Domenicali che occupano, spesso sotto lo stravagante nome di “manifestazioni socio-culturali commerciali”, alcune delle migliori piazze della Città. Piazza Verdi, Piazza Mazzini, Piazza dei Quiriti, Piazza della Balduina sono gli esempi più eclatanti e, ad oggi, risultano censiti, dal portale web gestito dal Comune di Roma, 96 mercatini di vario genere. Un numero quasi equivalente ai tradizionali e storici Mercati Rionali romani… che, paradossalmente, non sono citati nel sito! Sussiste anche un nuovo tipo di abusivismo, che si sta diffondendo soprattutto all’interno dei piccoli negozi di ortofrutta delle vie cittadine. Gestite in prevalenza da Operatori di nazionalità estera, queste attività occupano abusivamente larghe fette dei marciapiedi cittadini: ad esempio, Via dei Colli Portuensi, Via Angelo Emo, Via Scalia, Via delle Medaglie d’Oro. Vi è poi l’abusivismo rappresentato da tutti quei soggetti che, favoriti dall’assembramento dei posteggi regolari, vi si riversano nelle adiacenze mischiandosi tra gli operatori regolari: è quello che accade ogni mattina, per citare i casi più eclatanti, nelle adiacenze dei Mercati La Montagnola, Val Melaina, Gianicolense, Tuscolano III. Per non parlare poi dei veri e propri mercatini completamente abusivi, nei quali

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si vende merce di dubbia provenienza e contraffatta: Via Pietro Bembo, a pochi passi dal Mercato Primavalle I, la stazione Ostiense nelle adiacenze della Piramide, le pinete di Ostia sono gli esempi più vistosi. E non numeriamo nel computo una larghissima fetta di soggetti che non esercitano una vera e propria attività di commercio, ma che comunque agiscono illegalmente (suonatori, ambulanti, ritrattisti e pittori, pseudo artisti da strada, lavavetri etc…) e contribuiscono in maniera vistosa a calpestare il decoro di Roma. Prima di entrare nella valutazione numerica non si può prescindere dai luoghi, dalle tipologie e dalle forme di esercizio dell’attività abusiva: - i marciapiedi delle vie spiccatamente commerciali (per esempio, Via Cola di Rienzo, Via Ottaviano, Piazza Mazzini, Viale Somalia, Via Ugo Ojetti, Via Tuscolana etc…). - le aree prossime alle stazioni metropolitane, alle fermate delle autolinee e gli spazi underground delle metropolitane (Stazioni Anagnina, Ponte Mammolo, Ottaviano, Ostiense etc…). - le aree ad alta vocazione artistica, storica, archeologica e turistica (Via della Conciliazione, Piazza di Spagna, Via delle Muratte, zona Castel Sant’Angelo etc…). - le aree a forte densità abitativa (Policlinico Umberto I). - le aree limitrofe ai mercati e, molto spesso, anche negli spazi mercatali interni. - i mercatini abusivi (Via della Vasca Navale, Ex Deposito GIL etc…). Sono queste le principali forme del fenomeno capace di mutare le proprie sembianze nell’arco di poche ore. Perché gli abusivi trattano di tutto, dalle borse e dalla pelletteria contraffatte, agli occhiali, dai prodotti audiovideomusicali pirata alla biancheria, dall’abbigliamento falsamente griffato ai prodotti alimentari, specialmente quelli ortofrutticoli, ai fiori. È noto che i prodotti più smerciati abusivamente sono quelli la cui resa economica è maggiore e che quindi fanno aumentare le percentuali di ricavo. Da elaborazioni di FIVA Confcommercio sviluppate nel marzo 2013 su segnalazioni ricevute, appare impressionante la crescita della vendita abusiva della pelletteria (dal 44% del 2000 all’ 85% del 2013), degli articoli audiomusicali e degli oggetti di antiquariato. Resta stabile la percentuale di frutta “abusiva”. Sono in calo, ma pur sempre con quote rispettabili, l’abbigliamento, l’utensileria e gli articoli per la casa, l’oggettistica e la bigiotteria. Per la merceologia dei fiori e piante va segnalato che, oltre ai “tradizionali” carrettini e chioschi abusivi, appare in forte aumento la vendita abusiva in locali di ristoro e svago. Infine, è da segnalare che rispetto al 2010 sono aumentati (Fonte: Indagine Confcommercio-Format Research sul sentimento dei consumatori) l’acquisto di prodotti parafarmaceutici (+30,7% degli intervistati) e dei farmaci (+20,1% degli intervistati), con le inevitabili conseguenze sotto il profilo della sicurezza.

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È bene chiarire che, proprio perché ci troviamo di fronte a un fenomeno non controllabile e sostanzialmente pervaso dai caratteri del sommerso e della clandestinità, non è possibile fornire numeri certi sull’abusivismo commerciale. È possibile, invece, ricostruire, ricorrendo a monitoraggi diretti e a fonti attendibili, delle “stime”, molto probabilmente in difetto, dell’andamento del fenomeno. In questo senso, oltre alle foto di questo reportage, abbiamo alcuni dati empirici che possono fornire un importante spunto di riflessione. Nei momenti di “punta”, nella sola Via Ottaviano, a due passi da Piazza San Pietro, si contano dai 70 ai 90 “lenzuoli” stesi a terra. E non solo… sembrerebbe che un Comune della Provincia di Roma ha rilasciato, negli ultimi mesi, circa 900 autorizzazioni per il commercio itinerante, autorizzazioni che poi si traducono in forme di abusivismo nel Centro Storico capitolino. Sono cifre iperboliche ma che servono a dare il senso di quello a cui ogni giorno i Cittadini di Roma, da diversi anni, sono costretti ad assistere in tutte le vie della Città. Per questo preferiamo parlare di elevata densità abusiva che genera una realtà urbana apocalittica: si può stimare che a Roma ci siano ogni giorno dai 15 mila ai 18 mila soggetti abusivi. In pratica, un abusivo ogni quattro imprese regolari attive nel commercio di vicinato e su aree pubbliche (55.000 le prime, 13.000 le seconde, dai Dati dell’Osservatorio della Regione Lazio del 2010). Un vero e proprio esercito. Che vende di tutto, lo vende come e dove vuole, senza nessun limite, nessuna garanzia per il Cittadino e nessun impedimento. Non è questa la “grande bellezza” che tutto il mondo ci invidia. E, d’altronde, appare difficile anche quantificare il volume di affari. L’entità del fatturato della contraffazione in Italia è stato stimato pari a circa 6 miliardi e 900 milioni di euro nel 2010, di cui più della metà attribuibile al comparto dell’abbigliamento e delle confezioni e a quello degli accessori (calzature, pelletteria, borse, cinture, occhiali). Partendo dal dato che la Guardia di Finanza di Roma sequestra più del 20% del totale dei prodotti complessivamente confiscati a livello nazionale, non è azzardato quantificare, per il solo territorio di Roma e in considerazione anche del ruolo sia di “produzione” sia di “smistamento” che ha assunto la Città Eterna, un giro di affari illegale che si aggira intorno a 1,5 miliardi di euro. Un ultimo accenno su un aspetto certamente primario nella valutazione, numerica e complessiva, del fenomeno dell’abusivismo commerciale: quello della stima di evasione delle imposte e dei tributi di carattere statale (Irpef e IVA) e locale (suolo pubblico, smaltimento rifiuti) o che riguardano gli istituti di protezione sociale (INPS, INAIL etc…).

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Sotto questo aspetto si calcola che le imposte evase dal commercio abusivo ammontino, a livello nazionale, a: - da 1,115 a 2,020 miliardi annui di euro di imposta sul reddito - da 612 milioni a 1,130 miliardi annui di euro di Imposta sul Valore Aggiunto - da 630 milioni a 1,140 miliardi annui di euro di contribuzioni assicurative e previdenziali - da 210 a 340 milioni di euro di tassazione del suolo pubblico e altrettanti di smaltimento rifiuti A Roma, se la massa di 15-18.000 abusivi che abbiamo stimato pagasse regolarmente le imposte dirette, indirette e locali, assisteremmo a un maggiore introito annuo, stimato per difetto: - da 220 a 400 milioni di euro di imposta sul reddito - da 120 a 180 milioni di euro di Imposta sul Valore Aggiunto - da 130 a 190 milioni di euro di contribuzioni assicurative e previdenziali - da 40 a 70 milioni di euro di tassazione del suolo pubblico e altrettanti di smaltimento rifiuti Ma questo apocalittico fenomeno non viene considerato nella sua reale dimensione dalla politica e dai mass media. Nei servizi giornalistici o dei mass media televisivi, il fenomeno sembra più attribuibile a ragioni di cronaca che ad una sua comprensione più approfondita oppure a rendicontazioni di operazioni delle Forze dell’Ordine contro la criminalità. In più di qualche caso, peraltro, si mischiano tali servizi con periodiche campagne contro la presenza degli ambulanti regolari in aree di particolare pregio. L’abusivismo commerciale genera numerose problematiche che si ripercuotono sugli Operatori regolari e sull’intera Cittadinanza. Per gli abusivi non esistono regole: essi vanno dove il flusso dei turisti e dei consumatori è più consistente, magari occupando le corsie di scorrimento dei mercati o posizionando le loro postazioni di vendita davanti alle vetrine dei commercianti regolari. Appare dunque evidente che in Città la tensione si alza pericolosamente perché, di fronte a quanti non intendono riconoscere e rispettare regola alcuna, cresce la tendenza a difendere direttamente e con ogni mezzo i propri diritti lesi. Va poi considerato che, quasi sempre, gli abusivi sono l’ultimo e il più debole anello di una catena di illegalità diffusa: il giro della contraffazione, i cui centri di produzione sono alimentati da risorse provenienti dalla criminalità, trova negli abusivi il punto nodale di smercio. Una filiera vera e propria. A monte del fenomeno vi è dunque una pianificazione sistematica e lo sfruttamento dei clan-

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destini (anche legato al controllo del giro dei permessi di soggiorno) e di tanta povera gente. Perché l’abusivismo e la contraffazione sono spesso collegati a pratiche di utilizzo del lavoro nero e di sfruttamento della mano d’opera che talvolta sfociano nella riduzione in schiavitù. Proprio l’utilizzo spregiudicato della mano d’opera costituisce una delle principali cause degli infortuni sul lavoro e non è trascurabile il danno sociale derivante dallo sfruttamento di soggetti deboli, disoccupati o cittadini extracomunitari, assoldati nel mercato del “lavoro nero”, con evasioni contributive e senza coperture assicurative. Il reinvestimento degli ingenti profitti ricavati da questa attività illecita in altre attività delittuose, costituisce una rilevante fonte di denaro per la criminalità organizzata. E d’altronde gli ultimi mesi si sono caratterizzati soprattutto per l’aggravarsi della problematica legata all’ordine pubblico. Non sono un mistero – basta consultare la stampa quotidiana – gli inseguimenti, le risse, gli scontri e le aggressioni che hanno visto attivi protagonisti i venditori all’interno dei mercati, sulle piazze e vie più prestigiose, e i conflitti quotidiani fra essi, gli Operatori regolari e, soprattutto, le Polizie Locali. Mentre è in stampa questo nostro reportage, due notizie, da ambiti diversi, ci colpiscono in maniera particolare. Sette agenti della polizia municipale di Catania sono stati circondati, aggrediti e malmenati da una trentina di ambulanti senegalesi, tra cui due donne, intenzionati a riprendersi la merce contraffatta che era stata loro sequestrata nella zona del mercato di piazza Carlo Alberto. Ad Ostia, una Associazione No Profit si scaglia contro i Vigili Urbani, accusati di attuare politiche di sgombero nei confronti dei mercatini di paccottiglia dei Rom e delle baracche sparse nelle pinete, soprattutto a tutela dei requisiti igienicosanitari. Proprio i requisiti igienico-sanitari sono strettamente legati alla sicurezza e alla salute: gli ultimi dati della Commissione Europea ci dicono, appunto, che quasi un terzo degli articoli confiscati dalle dogane dell’UE nel 2011 erano potenzialmente pericolosi per la salute e la sicurezza dei consumatori, cioè più del doppio rispetto al 2010. Nel 2011 le autorità europee hanno confiscato 27 milioni di farmaci falsi. Ma l’abusivismo commerciale genera problemi anche alla viabilità e al decoro. C’è infine un oggettivo danno di immagine che il fenomeno abusivo provoca soprattutto alle microimprese su aree pubbliche. Il rischio è quello di dare dell’intero settore una visione marginale e arretrata, lontana dalla funzione di servizio

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che esso svolge: spesso, i mass-media usano impropriamente i termini “abusivo” e “ambulante” come se fossero sinonimi. Non vogliamo entrare in considerazioni sociali o sociologiche ma, se i concetti e i valori della solidarietà debbono essere pregnanti e prevalenti su altre situazioni, allora bisogna chiedersi se è vera solidarietà quella praticata nei confronti dei venditori abusivi, ben sapendo quali circuiti alimentano dette attività. L’abusivismo commerciale e la contraffazione non possono e non devono essere giustificati ed equiparati ad ammortizzatori sociali. Nessuno si illude che il fenomeno dell’abusivismo commerciale possa essere azzerato, ma è possibile ridurlo a dimensioni marginali e perciò sopportabili. Interessa soprattutto che le Istituzioni diano precisi segnali di voler contrastare l’illegalità, altrimenti gli Operatori regolari si sentiranno sempre discriminati rispetto agli abusivi in quanto più facilmente raggiungibili, identificabili e perseguibili. Per raggiungere l’obiettivo di ridimensionare il fenomeno, crediamo che bisognerebbe operare in riferimento: - alle norme legislative, precedendo lo snellimento delle modalità per il sequestro delle merci ed il loro successivo deposito e prevedendo, in caso di recidiva dell’attività abusiva, il ritiro del permesso di soggiorno per gli extracomunitari. In sostanza si può intervenire sull’articolo 29 del c.d. Decreto Bersani - alle normative regionali come ha fatto la Regione Emilia Romagna ed in parte la Lombardia in materia di distruzione immediata delle merci come sanzione accessoria e in materia di procedure semplificative - all’abolizione dell’istituto delle Autorizzazioni di Tipo B (cosiddette itineranti), ormai obsolete e sorte in un periodo di penuria dell’offerta commerciale soprattutto in alcuni Comuni periferici - alle modalità di intervento operativo dei controlli, attraverso una maggior collaborazione fra la Polizia Municipale e le Forze dell’Ordine (Carabinieri, Polizia di Stato, Guardia di Finanza) e cioè attraverso nuclei interforze per il controllo delle vie e dei luoghi dove si manifesta l’abusivismo, proprio nella consapevolezza delle diverse normative che presiedono ai diversi aspetti interessati dal fenomeno (legislazione commerciale, sulla contraffazione, sui diritti d’autore ma anche legislazione di Pubblica Sicurezza e sull’immigrazione) - a un controllo serrato, costante, continuo “a monte”, dei centri di smistamento della merce, spesso proveniente da Paesi asiatici - a una collaborazione intensa fra le Associazioni di Categoria e le Istituzioni pubbliche prevedendo fasi periodiche di monitoraggio del fenomeno e di pianificazione degli interventi di prevenzione - a livello di campagne promozionali di educazione, come è recentemente avve-

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nuto in Emilia Romagna, che mirino ad informare il Consumatore non solo sui rischi di un acquisto incauto, non protetto e senza possibilità di risalire alla fonte di produzione ma anche e soprattutto sui danni che tali acquisti producono al sistema economico - al potenziamento del ruolo della Provincia di Roma e della Camera di Commercio, spesso trascurate sulla tematica, che potrebbero invece rivestire un ruolo fondamentale, anche in virtù della loro maggiore possibilità di investimento - all’inasprimento delle sanzioni pecuniarie, con applicazione certa e costante, per chi acquista dagli abusivi Il tutto in un’ottica dimensionale europea: sarebbe pura illusione pensare di poter risolvere la questione da soli ignorando la globalità dei flussi migratori che investono i Paesi dell’Unione. Il Regolamento Comunitario n. 765/2008 del Parlamento Europeo e del Consiglio già dal 1 gennaio 2010 impone agli Stati di porre in essere specifici programmi di vigilanza: in tale contesto, il Parlamento Europeo potrebbe varare un documento quadro che affronti il problema individuando una linea comune di azione. È da cogliere con soddisfazione, invece, la Proposta di Risoluzione recentemente approvata a livello europeo, nella quale viene sancita la condanna ad ogni tipo di pratica di concorrenza sleale a danno delle imprese al dettaglio, in sede fissa o su aree pubbliche. E il commercio abusivo è concorrenza sleale! Senza l’impulso delle Istituzioni, quindi, qualunque tentativo di affrontare la questione appare destinato al fallimento. È, in conclusione, a Loro che tocca la maggior responsabilità in materia. A Loro spetta promuovere, coordinare e realizzare la lotta all’abusivismo commerciale. Il controllo del territorio deve diventare una questione nodale. E tuttavia, il controllo del territorio non basterà se non si smantellano i centri di produzione clandestina, se non si interrompe la filiera di illegalità e se non si pone mano ad azioni di prevenzione del fenomeno. E allora, da convinti sostenitori della legalità, non possiamo non fare nostre le parole del Comandante Generale della Polizia Locale di Roma Capitale Raffaele Clemente e chiudere questo breve reportage con una frase per noi ricca di significato: “in una fase post ideologica come questa, l’unica stella polare di una società è la legalità, che fa funzionare le cose sul piano sociale e politico”.

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L’abusivismo commerciale a Roma

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Via Pasquale II, Via Fiordespini

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Via Pavia, Viale Regina Elena, Viale del Policlinico

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Via Attilio Regolo

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Via Ottaviano

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Viale Vaticano

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Via di Porta Angelica

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Piazza San Pietro

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Castel Sant’Angelo

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Via della Conciliazione

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Via delle Muratte

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Piazza di Trevi

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Piazzale Flaminio

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Via del Corso

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Piazza Navona

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Piazza della Rotonda

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Piazza Campo dè Fiori

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Piazza del Colosseo

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Via di San Giovanni in Laterano

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Via Appia Nuova

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Via Tuscolana

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progetto grafico e realizzazione ARCHI’S COMUNICAZIONE

foto Lorenzo Sonaglia stampa Dimensione Grafica, Spello (Pg)

Finito di stampare nel mese di marzo 2014


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