OK ARTE febbraio - marzo 2012

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M A G A Z I N E G R AT U I T O D I A R T E E C U LT U R A

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FG e bi u -- LMu ag r 2 0 1 12 AAnnnnoo XXI 1 N.2

Milano e il design

Eleganza, armonia, perfezione di proporzioni, materiali innovativi, combinazioni impreviste e forme che fanno l’occhiolino all’Arte. In prima pagina la fotografia è di Settimio Benedusi, la poltrona “Nemo” di Fabio Novembre.

Gallerie d’Italia

A Milano il neonato polo museale presso palazzo Anguissola Antona Traversi e palazzo Brentani, a due passi da piazza della Scala, presto allargherà i propri confini. Gli interni dei Palazzi fanno a gara per magnificenza con le opere esposte.

Tiziano e il paesaggio

Il territorio naturale non è più solo il contesto in cui dare vita a rappresentazioni mimetiche del mondo sensibile, ma assume progressivamente una propria identità. La mostra a Palazzo Reale racconta la nascita del nuovo genere artistico.


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Durante il feudalesimo le spose di Schignano il giorno delle nozze indossavano un abito nero. Una leggenda ci tramanda la storia di Carlina

MILANO

La leggenda di Carlina Un corpo scomparso nel Duomo di Milano

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Diabolici”, film del ‘55 di Clouzot, si svolge in un collegio in cui la direttrice, grande incomodo nella tresca fra marito e la di lui amante, viene brutalmente uccisa dai due. Uccisa, ma non eliminata. In una foto che ritrae la scolaresca, la donna riappare, sfocata, sullo sfondo, ma col gusto della vendetta sul ghigno terreo. Ma non occorre bazzicare i cinema d’essai per avvertire brividi di paura: basta sposarsi in Duomo ed osservare bene le foto d’occasione. Potrebbe capitare di intravedere, dietro al candido abito della sposa, uno svolazzare di veli neri assolutamente assenti, c’è da giurarci, al momento dello scatto. A chi appartiene questo funesto abito, così poco consono ad una atmosfera nuziale? Percorriamo il tempo a ritroso. Ora siamo a Schignano, nel comasco. Il paese festeggia il matrimonio di Carlina e Renzo, che si amano da impazzire e che sposa di Schignano non accettano, al pari degli altri sposi dell’epoca, la capatina del signorotto del posto che arriva, preleva la sposa per esercitare il suo “ius primae noctis”, e poi la rispedisce indietro senza nemmeno i dovuti ringraziamenti. Ma le fidanzatine si fanno furbe. Per ingannare l’approfittatore, mascherano il rito indossando abiti neri, invece che bianchi, di modo

che la cerimonia di nozze sembri un funerale. A questa squallida ma indispensabile usanza non si sottrae la Carlina che sceglie, come meta del viaggio di nozze, il tanto ambito Duomo di Milano, al quale giunge col cupo abito nuziale. La ragazza ama Renzo, ma, ahimè, il suo puro cuore, e il suo un po’ meno puro ventre, nascondono un segreto: mesi prima, forse complici l’afa d’agosto, le voglie soffocate 2

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da un’educazione tanto ipocrita quanto puritana, il maledetto destino che le fa incontrare un adone, bello di un bello mai visto, la previsione delle inchiodanti promesse di fedeltà coniugali, insomma per colpa, o meglio dire per merito, di tutto questo, la Carlina si dona allo sconosciuto con passione incontrollata. Resta incinta! Un momento di cedimento pagato a carissimo prezzo! Il rimorso le squarcia l’anima, ma il matrimonio si ha da fare al più presto. Il suo destino è il suo Renzo, che ora cammina con lei fra le guglie del Duomo, tenendole la mano. La nebbia è fittissima e lattiginosa. Tutto è sfumato ed incerto, tranne i simulacri diabolici, voluti da Galeazzo Visconti in onore a Belzebù, che il nebbione non copre ma incornicia in una carrellata di mascheroni satanici. Il Diavolo vuole l’anima della peccatrice. Un raptus violento afferra la mente di Carlina che, abbandonata la mano dell’amato, si scaglia oltre il para-

petto, fagocitata dal vuoto umido e perlato. Il corpo non verrà mai più trovato. E la disgraziata figliola è ancora lì, nel Duomo, aggrappata al “sacro” contro cui, da sempre, la Bestia, questa volta bellamente fregata, nulla può. Milena Moriconi

A palazzo Isimbardi il fantasma di Paolo Osio, donnaiolo per “hobby” A

ndiamo adesso a Monza a rivisitare un personaggio, a mio avviso più scusabile che condannabile: la Monaca di Monza, vittima di un tempo che tutto dava al maschio e tutto negava alla femmina, la cui unica funzione era quella di farsi impollinare, nel piacere della controparte, a fine riproduttivi. Marianna de Leyva, dotata di appetiti umani sani e legittimi, desiderosa di muoversi in società, negata per i silenzi ed i rigori del monastero, viene letteralmente trascinata in convento dal padre che, rimasto vedovo, non vede l’ora di liberarsene. Marianna non si rassegnerà mai. Le briglie della clausura non domano la selvaggia puledra, tutta un fremito di passioni e voglie represse. Ma la casualità esaudisce le sue voglie. A fianco del convento sorge la casa, con finestre da cui si scorgono quelle delle celle monacali, di un certo Gian Paolo Osio, farabutto per lavoro e donnaiolo per “hobby”. Tra una malefatta e l’altra, l’infilarsi tra le lenzuola di gentili pulzelle è l’attività primaria per il “playboy” monzese. Sedurre una monaca, palpare il proibito, è troppo stuzzicante per chi ha già provato tutto. “Avendo veduta Gertrude...... allettato anziché atterrito dall’empietà dell’impresa, un giorno osò rivolgerle il discorso. La sventurata rispose”. Così Manzoni condensa magistralmente in 3 parole la svolta di vita di Marianna. La voluttà scoppia e da questo momento

accade di tutto. Bimbi nati e sepolti, non si sa bene se vivi o morti, nel cortile del convento. Converse spione che sanno e che ricattano, assassinate dall’Osio che non esita ad imbrattarsi le mani di sangue. Il reo viene imprigionato, evade, e compie altri 3 delitti. Braccato, alla disperazione, chiede ospitalità al suo amico Ludovico Taverna, che lo accoglie nella sua casa, oggi Palazzo Isimbardi . Ma gli amici che

si scelgono, lo si sa, devono somigliarci il più possibile. Anche Ludovico è un “galantuomo”. Tradisce Osio e lo consegna alla giustizia, traendone il suo giusto tornaconto. Ma nessuno doma l’indomabile, e lo spirito di Osio è sempre lì, nei sotterranei che hanno accolto le sue ultime grida disperate, in cerca di una via di fuga, per lui scivolo verso l’inferno. Milena Moriconi


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MILANO

La chiesa di San Babila N

el centro storico e commerciale di Milano sorge, all’angolo tra corso Monforte e corso Venezia, la chiesa di San Babila. Oggi immiserita tra i volumi degli edifici dell’omonima piazza, la basilica sembra essere stata la prima chiesa cristiana di Milano ed era considerata un tempo la più importante della città dopo il Duomo e la Basilica di Sant’Ambrogio. Definita da alcuni come uno dei più deprecabili interventi di restauro di fine ‘800 a Milano, la chiesa ha subito numerosi interventi che ne hanno alterato completamente l’aspetto originario: non rimane praticamente nulla, né all’esterno, né all’interno, in quanto ciò che oggi si può vedere è opera dei pesanti ripristini, a cui furono sottoposte in diversa misura molte chiese di origine medievale della città nel XIX secolo. La chiesa sorse sul finire dell’XI secolo, forse sulle basi di un più antico luogo di culto, di cui oggi nulla rimane, fondato dall’arcivescovo Lorenzo nel V secolo con il titolo di «ad Concilia Sanctorum» in quanto vi sarebbero stati sepolti i primi cristiani milanesi. La chiesa venne ricostruita dopo il 1575 con il prolungamento di una campata nella parte anteriore dell’edificio, mentre tra il 1598 e il 1610 fu portata a compimento la monumentale facciata, preceduta da pronao ad opera di Aurelio Trezzi. Il complesso, che fino al 1810 comprendeva anche il retrostante oratorio di San Romano, venne rifatto interamente a partire dal 1853 per cercare di recuperare l’originaria struttura della basilica medievale con integrazioni in stile, fino alla costruzione, avvenuta nel 1906, dell’attuale fronte neoromanico disegnata dall’architetto Paolo Cesa-Bianchi. La facciata è suddivisa in tre fasce in corrispondenza delle tre navate da semplici lesene. Negli elementi architettonici e nell’utilizzo di pietra chiara alternata a mattoni scuri, vuole richiamare le facciate in stile romanico lombardo dei secoli XI-XII. I tre portali sono arricchiti da lunette a tut-

La chiesa sorse sul finire dell’XI secolo, sulle basi di un più antico luogo di culto, di cui oggi nulla rimane to sesto musive; in quella del portale di mezzo, è raffigurato, su sfondo dorato, Cristo benedicente con il libro dei Vangeli. Mentre nelle parti laterali si aprono due oculi circolari, nella fascia centrale, in linea col portale, vi è una grande trifora sorretta da colonnette con capitelli scolpiti. Sopra di essa, tre finestre, di cui due a forma di monofora a tutto sesto, e una, quella centrale, a forma di croce greca. In prossimità dei cornicioni, la facciata della basilica è decorata da serie di archetti pensili. Il campanile, costruito nel 1820 in sostituzione di quello crollato nel XVI secolo, venne trasformato in forme neoromaniche con un tiburio ottagonale su base rettangolare. L’interno è a tre navate, ciascuna delle quali termina con un’abside, separate da pilastri e

semicolonne con copertura a botte per quella centrale e a volta a crociera per le laterali. Le due cappelle laterali risalgono al tardo Rinascimento, ma sono decorate con immagini moderne di stile accademico, tra cui il dipinto di Ludovico Pogliaghi San Giuseppe con Gesù bambino e quello di Giuseppe Bertini con Sant’Antonio ai piedi del Crocifisso. Francesca Mariano

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iardini uastalla

Una passeggiata nella storia

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ffacciati su via Francesco Scorza e a fianco dell’Ospedale Maggiore, i Giardini della Guastalla sono noti ai milanesi soprattutto come morbida distesa erbosa per i bivacchi dei più sfaccendati studenti dell’Università statale di Milano e per le pause pranzo “en-plein-air” di banchieri e impiegati. Non tutti sanno però che, nonostante la loro modesta superficie di soli 12.000 m2 (tra l’altro a lungo minacciata dalla speculazione edilizia), questi giardini sono i più antichi della città di Milano. I Giardini della Guastalla prendono il nome dalla contessa Paola Ludovica Torelli della Guastalla che li commissionò a metà del Cinquecento nelle forme del tradizionale giardino all’italiana. Piccoli arbusti, curatissime aiuole, ameni vialetti e freschi rivoli d’acqua dovevano rendere il parco davvero gradevole. Ben presto i giardini ospitarono la fondazione benefica del Collegio della Guastalla, de-

dito all’educazione di fanciulle provenienti da famiglie nobili decadute, fino a quando nel 1937 il comune di Milano decise di trasferire a Monza il collegio e di acquisire il terreno per sottoporlo a una complessa opera di recupero e restauro per donarlo finalmente alla cittadinanza milanese. Dopo varie operazioni di valorizzazione, oggi i Giardini della Guastalla si presentano come un gradevolissimo spazio verde nel pieno centro cittadino dove sostare piacevolmente qualche ora per leggere un buon libro, fare jogging attraverso i percorsi predisposti oppure semplicemente rilassarsi sotto le verdi frasche. Tra le attrazioni che i giardini offrono c’è la bellissima vasca peschiera seicentesca dalle forme barocche e il tempietto neoclassico del noto architetto Luigi Cagnola. Per gli appassionati del verde è possibile inoltre seguire un interessante percorso botanico alla scoperta delle varie specie arboree presenti nei giardini. Un cartellino metallico per ogni pianta riporta il nome comune, quello botanico, una breve descrizione e la provenienza della specie. Per chi volesse approfondire è disponibile anche

Tra le attrazioni che i giardini offrono c’è la bellissima vasca peschiera seicentesca dalle forme barocche e il tempietto neoclassico del noto architetto Luigi Cagnola una guida botanica gratuita scaricabile in formato “pdf ” dal sito del comune di Milano oppure ritirabile presso l’Associazione Amici della Guastalla. La prossima domenica perdetevi pure tra Liriodendron tulipifera, Cedrus atlantica e Liquidambar styraciflua! Francesca Gobbo

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MOSTRE A MILANO

Transavanguardia

La per la prima volta a Milano Achille Bonito Oliva: “dopo il bianco e nero del concettuale finalmente arrivò la policromia”

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ilano, la città della moda, si riscopre capitale culturale e celebra i 150 anni dell’Unità d’Italia con un rifiorire di mostre dedicate ai maggiori vanti dell’arte italiana, del passato, ma anche contemporanea. Dunque, dopo la collettiva sull’Arte Povera, allestita presso la Triennale di Milano, a cura di Germano Celant, ecco che spunta La Transavanguardia italiana a Palazzo Reale, aperta al pubblico sino al prossimo 4 marzo 2012. La curatela di Achille Bonito Oliva (e non poteva essere altrimenti, trattandosi del teorizzatore della Transavanguardia) è altisonante. L’esposizione punta a far luce sulla situazione – passata e attuale – di un movimento nato al limitare tra gli anni settanta e ottanta e a tutt’oggi ancora attivo. Alla conferenza stampa di presentazione,

Cucchi, A TERRA D’UOMO, lapis su carta 180 x 210-1980 allineati su una lunga tavolata, ci sono proprio tutti: assessori, sponsor, critici e loro, i veri protagonisti: Sandro Chia, Nicola De Maria, Enzo Cucchi, Mimmo Paladino

e Francesco Clemente. Qualche capello bianco e qualche ruga in più, rispetto alle immagini riportate su cataloghi e riviste di una manciata di decenni fa, e poche parole: perché, in fondo, la forza comunicativa dipende tutta dalle opere. Nel complesso si tratta di oltre sessanta lavori di pittura, scultura, installazioni, collage... provenienti da collezioni pubbliche e private sia italiane, sia europee. Basta aggirarsi tra di esse perché il significato racchiuso nel termine che definisce il gruppo si possa comprendere al primo sguardo. Dopo decenni di Avanguardie, che si sono succedute per mezzo di rotture e acquisizioni di nuovi e diversi strumenti espressivi, ciò che – alla latina – è trans passa attraverso, attinge arbitrariamente dagli elementi e dalle forme più congeniali a ciascun artista. Questo il messaggio che trapela sin dall’inizio, alla XIII Rassegna di Acireale prima e alla sezione Aperto ‘80 della 39° edizione della Biennale di Venezia (1980) poi, quando la Transavanguardia riceve la consacrazione ufficiale di fronte al pubblico. Da qui il ritorno del fare pittorico, della figuratività e del soggetto tratto dal quotidiano. C’è chi ha tradotto tali stilemi in termini più schiettamente italiani, come Sandro Chia, che ha ripreso la possenza michelangiolesca delle figure, la brillantezza e la disposizione cromatica divisioniste (The Hand Game, 1982) e chi ha optato per un linguaggio più internazionale, come De Maria e Clemente – il quale ha al suo attivo delle celeberrime collaborazioni con Jean-Michel Basquiat e Andy Warhol. Altri, come Enzo Cucchi, hanno riportato il bagaglio letterario e il mito in termini quasi mono-

DeMaria, Molti anni per finire un disegno stellato a Torino, carta cm 200 x 320-1981-82 4

Chia, The hand game, cm 232 x 203-1982 cromatici, sottili e silenziosi (A terra d’uomo, 1980), aggiungendovi – nelle versioni più recenti – un urlante “memento mori” fatto di teschi neri in ceramica. E infine, “last but not least”, ritorna Mimmo Paladino, già al centro della personale milanese chiusasi solo qualche mese fa, sempre a Palazzo Reale, con i suoi colori forti e le figure dal tratto asciutto, di un primitivismo essenziale e deciso. Gli eventi legati alla Transavanguardia, d’altra parte, non finiscono qui: sino al prossimo marzo inaugureranno esposizioni monografiche rispettivamente di Chia a Modena, De Maria a Prato, Cucchi a Catanzaro, Paladino a Roma e Clemente a Palermo. In più, nelle principali sedi museali italiane dedicate all’arte contemporanea (dal torinese Castello di Rivoli al MAXXI di Roma), tra novembre e dicembre si sono tenute giornate studio e mostre a cura di critici, filosofi e storici dell’arte. E per concludere, una breve dichiarazione strappata allo stesso Achille Bonito Oliva: Alla fine degli anni settanta si è parlato di “transitabilità” della Transavanguardia: il movimento, allora, attingeva al passato, ma anche al presente. Oggi dove guarda? Adesso viviamo in un’epoca che è ancora una conferma della crisi degli anni settanta; è la “postmodernità” una condizione che ci costringe, ancora, a non avere fiducia nel futuro, ma a combattere nel presente una lotta, facendo uso anche degli

strumenti del passato. Usare il passato non significa essere regressivi e nostalgici: si può essere consapevoli. Finalmente, dopo tanti internazionalismi, con questa esposizione si mette in luce l’operato di un gruppo tutto italiano... Sì, ma diciamo che è un gruppo transnazionale, quindi non autarchico, né territoriale. Abbiamo parlato di Milano come centro dell’arte contemporanea, soprattutto adesso, che la città ospita anche una collettiva dedicata all’Arte povera. Certamente. Di questo movimento io stimo molti artisti; non condivido il moralismo puritano dell’aggettivo povera, accanto al sostantivo arte. Silvia Colombo

La Transavanguardia italiana 24 novembre 2011 – 4 marzo 2012 Milano, Palazzo Reale Piazza Duomo (MM1, MM3) Orari: lunedì 14.30-19.30 da martedì alla domenica, 9.30-19.30 giovedì e sabato fino alle 22.30 Ingresso: 8/6/4 euro – intero/ridotto/ridotto speciale

www.mostratransavanguardia.it



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MOSTRE A MILANO

GALLERIE D’ITALIA, Una casa per l’arte situata nel cuore

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97 opere tra dipinti e sculture, 23 sale, 13 sezioni, 2 prestigiose sedi che presto saranno tre. I numeri delle Gallerie d’Italia parlano chiaro. Il neonato percorso espositivo ospitato nel salotto buono di Milano – a due passi dalla Scala e a tre dalla Galleria – rappresenta una piacevole novità. Inaugurate alla fine dello scorso anno, le Gallerie hanno registrato fin da subito il gradimento del pubblico con un boom di presenze che certificano la bontà del progetto targato Intesa Sanpaolo e Fondazione Cariplo. Il nuovo polo museale – il cui allestimento è stato curato da Michele De Lucchi, architetto e designer insignito nel 1984 del Compasso d’oro per aver ideato la lampada “Tolomeo” per Artemide – è costituito da un complesso architettonico incastonato tra via Morone, via Manzoni e piazza della Scala. Sviluppato su una superficie totale che sfiora i 3mila metri quadri trova ospitalità in due edifici storici: palazzo Anguissola Antona Traversi, stabile che reca su di sé i connotati di un’architettura settecentesca pronta a confluire in quella ottocentesca, e palazzo Brentani, le cui stanze sono ancora permeate dall’atmosfera raffinata e pratica delle dimore nobiliari del XIX secolo. L’idea alla base del nuovo museo è di offrire ai visitatori un viaggio nel mondo l’arte in un contesto che descriva l’evoluzione della concezione abitativa e della fruizio-

Banca Commerciale Italiana, edificio che dall’inizio del Novecento si affaccia su piazza della Scala e che porterà oltre la soglia degli ottomila metri quadrati la superficie del neonato spazio dedicato all’arte. Le sedi scelte rappresentano la Milano in

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La qualità delle opere in mostra è sopraffina. Non a caso, molte di loro sono state protagoniste nelle più significative esposizioni dell’epoca organizzate dall’Accademia di Brera, dalla Biennale di Venezia e, a partire dal 1895, nelle esposizioni universali. In diversi casi, poi, la loro provenienza è illustre. Davanti agli occhi di noi “comuni mortali” sfilano, tra gli altri, dipinti appartenuti a diversi sovrani dell’Europa prebellica, come l’imperatore d’Austria e i re dell’Italia unita. Elencare tutti gli elementi mirabili della magnifica sequenza che si snoda attraverso le ventitré stanze dei due edifici richiederebbe troppo spazio e non renderebbe loro giustizia. Tra i bassorilievi in gesso di Antonio Canova, ispirati a Omero, Virgilio e Platone, e i quattro capolavori di Umberto Boccioni corre più di un secolo di grande arte: l’Ottocento lombardo. Contrassegnato dal Romanticismo di Alessandro Manzoni e Carlo Cattaneo, il secolo delle idee di Libertà e Nazione trova la sua massima espressione nei quadri storici di Francesco Hayez e nelle bat-

ricercata, grazie in particolare alla moda e al design, tratti distintivi che la rendono unica ancora oggi a livello internazionale. E proprio Milano e la Lombardia sono il cuore dell’itinerario culturale che descrive l’evolversi dell’arte nostrana nel corso dell’Ottocento. Molte delle opere che delineano l’avvincente traiettoria artistica che parte da Canova, massimo esponente del Neoclassicismo, e arriva Boccioni, precursore del Futurismo, sono ambientate nel capoluogo lombardo. Una città in trasformazione dove la cultura guardava al futuro sotto la spinta della nuova onda chiamata industrializzazione.

taglie di Gerolamo Induno, monumentali testimonianze del contributo lombardo al Risorgimento. Accanto ai grandi temi convivono le vedute urbane, la pittura prospettica, il paesaggio, le scene di vita popolare, ovvero, l’espressione della vita moderna contenuta nei dipinti di Giuseppe Molteni, Giovanni Migliara, Luigi Bisi, Giuseppe Canella, Luigi Premazzi, Angelo Inganni. Tutti preziosi documenti delle trasformazioni della città, rappresentata non solo nel suo solenne centro monumentale, ma anche nella vivacità quotidiana dei quartieri popolari. Alla qualità eccelsa delle opere corri-

Palazzo Anguissola

Gli interni dei Palazzi fanno a gara per magnificenza con le opere esposte: soffitti decorati, porte istoriate, camini sorretti da sculture, specchi dalle dimensioni infinite ne delle opere dalla fine del Settecento a oggi, obiettivo che verrà raggiunto in pieno nei prossimi mesi con l’inaugurazione dell’ultimo tassello del progetto. A breve, infatti, è prevista l’apertura di una nuova ala all’interno della sede storica della

Il neonato polo museale situato a Milano presso palazzo Anguissola Antona Traversi e palazzo Brentani, a due passi da piazza della Scala, presto allargherà i propri confini

divenire. Palazzo Anguissola, in particolare, fu il simbolo della rinascita della città in seguito alle riforme volute da Maria Teresa d’Austria e da suo figlio Giuseppe II, che contribuirono a trasformare l’urbe meneghina nella città italiana più vivace e


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MOSTRE A MILANO

NUOVO POLO MUSEALE della città allargherà i propri confini

sponde una cornice di altrettanto pregio. Le Gallerie sono un gioiello di architettonica. Varcata la soglia il visitatore si trova proiettato in un’atmosfera unica. Al centro del cortile ottagonale che segna l’inizio della visita si staglia un’imponente scultura di Arnaldo Pomodoro. Racchiusa da una di serie vetrate, come un reperto misterioso in una teca, genera un effetto scenografico straordinario assumendo le caratteristiche di meteorite piovuto sulla terra dall’iperuranio. Il percorso prosegue con l’accesso nelle stanze di palazzo Anguissola che conservano inalterate la forma e il fascino dell’epoca in cui furono progettate. I loro interni fanno a gara per magnificenza con le opere esposte. Soffitti decorati, porte istoriate, camini sorretti da sculture, specchi dalle dimensioni infinite rap-

Giulio Aristide Sartorio, Risveglio

L’avvincente traiettoria artistica che da Canova, massimo esponente del Neoclassicismo, Francesco Hayez e Gerolamo Induno, testimoni del Risorgimento, arriva a Boccioni, precursore del Futurismo Umberto Boccioni, Donna in giardino presentano una preziosa cornice per i dipinti ai quali contendono l’attenzione del visitatore che potrebbe passare intere ore ad aggirarsi ammirato e rapito nelle quattordici stanze equamente divise tra il piano terra e quello nobile. Dopo un secondo passaggio attraverso il cortile ottagonale, si accede a palazzo Brentani. Quello che colpisce è lo stacco netto con quanto visto in precedenza. Un cambio di registro che spiazza ma non delude. Gli spazi si chiudono e perdono di luminosità e magnificenza. La sequenza di sale dalle tinte monocromatiche, e illuminate da una luce precisa ed essenziale, offre un senso di praticità ammantato da un fascino magnetico. Le stanze, connesse da una serie di varchi che disegnano un corridoio infinito multicolore, racchiudono il visitatore proponendogli le opere ammassate l’una all’altra in un apparente disordine che in realtà è un ordine ben calcolato. La disposizio-

ne dei dipinti richiama alla memoria i caotici allestimenti dei “salon” parigini di fine Ottocento dove un Monet poteva trovarsi esposto a pochi centimetri dal soffitto, strizzato tra decine di tele. Le Gallerie d’Italia rappresentano una piacevole sorpresa per la città. Sulla base di quanto proposto sin qui, dunque, cresce l’attesa di scoprire quale sarà il valore aggiunto, e sotto quale forma, offerto dall’apertura della nuova ala che si affaccerà direttamente su piazza della Scala e sulla Galleria. Nel frattempo, il consiglio è di non lasciarsi perdere l’occasione di salire a bordo di questa efficace macchina del tempo in grado di catapultare il visitatore attraverso la storia dell’arte e dell’architettura lombarda. In ultimo, dettaglio non da poco in tempi di crisi, l’ingresso, per ora, è gratuito. Un altro aspetto positivo di questo ambizioso e ben riuscito progetto. Massimo Zanicchi

Giovanni Boldini, Ritratto di Fattori nel suo studio

Gerolamo Induno, La battaglia della Cernaj 7


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MOSTRE

L’esposizione di Palazzo Reale racconta la nascita di un nuovo genere artistico

Tiziano a Milano

per celebrare il paesaggio

la nascita del paesaggio moderno” sembra essere, a proposito, piuttosto esplicito. In questo modo, il territorio naturale a consapevolezza del paesaggio, nelnon è più solo il contesto in cui dare vita a la cultura così come nell’arte, non è rappresentazioni mimetiche del mondo sempre stata la stessa di oggi. Non a caso, sensibile o ad allegorie, ma assume proquesta parola fa la sua comparsa nel vogressivamente una propria identità. Cercabolario italiano a metà del XVI secoto, alla figura umana (soggetto presente lo, e sempre in maniera non casuale è rinin pittura, almeno fino all’inizio dell’Ottracciabile per la prima volta in una lettera tocento, quando si sviluppa la pratica del che Tiziano Vecellio indirizza al re spaplein air) appartiene ancora un ruolo imgnolo Filippo II. Dunque, questo cammiportante, e l’elemento naturale guadagna no d’esordio, lungo almeno un secolo, è il autonomia solo nelle composizioni di tema dell’esposizione che inaugura a Pafiori e frutti, ma il paesaggio assume maglazzo Reale di Milano. Il titolo, “Tiziano e giore respiro. E, anche grazie all’influenza della pittura nordica, esso si fa espressione dei sentimenti, cassa di risonanza dei ritratti, condivisione delle emozioni con un pubblico ora 16 febbraio – 20 maggio 2012 simpatetico. Questo, in sintesi, il messaggio che il curaIngresso: 9/7,50/4,50 euro tore della mostra miintero/ridotto/ridotto speciale lanese, Mauro Lucco, Orari: lunedì 14,30-19,30 intende proporre, metmartedì, mercoledì, venerdì, domenica 9,30-19,30 tendo insieme un corgiovedì e sabato 9,30-22,30 pus di cinquanta ope-

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Tiziano e la nascita del paesaggio moderno Milano, Palazzo Reale

Tiziano, Sacra conversazione re provenienti da istituzioni nazionali e internazionali e ponendo al centro della scena uno dei grandi protagonisti della pittura veneta cinquecentesca, Tiziano. Attorno alle sue opere, tra cui la Sacra conversazione (1513), proveniente dalla Fondazione Magnani Rocca, e Tobiolo e l’angelo (1543 circa; dove ai piedi della figura angelica fa la comparsa, come di consue-

to, un cagnolino) si sviluppa un mondo. Quello letterario di Jacopo Sannazzaro, autore di Arcadia – in mostra sarà visibile la prima edizione, data alle stampe nel 1504 – quello minuzioso e lenticolare di Brueghel, e infine quello maturo e spassionatamente coloristico e reale di Giorgione, Jacopo da Bassano e, sì, proprio Vecellio. Silvia Colombo

Pittori piuttosto pittoreschi

Daniele Da Volterra: “Il Braghettone” Un’onorata carriera offuscata dal corredo intimo più famoso della storia

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hissà come si sarà sentito Daniele Ricciarelli – detto Daniele da Volterra – il giorno in cui nel lontano 1564 venne chiamato al cospetto del Papa per vedersi proposta la sua commissione più importante: mettere mano al “Giudizio Universale” di Michelangelo. La classica offerta che non si può rifiutare. L’occasione della vita da accettarsi senza se, né ma, che spesso nasconde una fregatura colossale. Forse, si sarà sentito mezzo metro più alto. Almeno fin quando il Pontefice non chiarì in cosa sarebbe dovuto consistere l’incarico: adeguare il capolavoro michelangiolesco ai dettami del Concilio di Trento. La Chiesa, messa sotto scacco dalla Riforma di Lutero, per difendere la “baracca” si affidò al marketing, che già all’epoca – pur non chiamandosi così – aveva la funzione odierna di orientare le masse. Spingendo su un cavallo di battaglia dell’azienda papale (la censura), venne giocata la carta del moralismo. Seni, attributi virili e glutei, ritenuti poco consoni al luogo destinato a ospitare le cerimonie più solenni della cattolicità, dovevano sparire. Qui entrò in gioco Braghettone. Armato di colori a tempera si arrampicò sotto la volta della Sistina per 8

San Biagio e Santa Caterina prima (copia del Venusti) e dopo l’intervento di Braghettone

coprire le nudità dipinte da Michelangelo: a chi un fico, a chi un panno, a chi una veste. Svolse un lavoro egregio e discreto in quanto grande ammiratore dell’arte di colui che – morto da poco – era stato suo maestro. La parte più laboriosa riguardò san Biagio e santa Caterina che il Buonarroti aveva ritratto in una postura poco ecumenica. Il santo era alle spalle della collega, completamente nuda, nelle con-

dizioni ideali per apprestarsi a conoscerla in senso biblico. Daniele da Volterra con la coppia più focosa che virtuosa si guadagnò fino in fondo la pagnotta: scalpellò via l’immagine dipinta da Michelangelo sostituendola con un san Biagio ripulito dai bollenti spiriti e una santa Caterina con addosso una vestina di castità di color smeraldo. Per eliminare ogni equivoco, inoltre, lo sguardo di Biagio fu orientato diversamente. Distolto dalle terga di Caterina, fu indirizzato verso Cristo. Braghettone morì dopo solo due anni con i lavori in pieno svolgimento. Presso la Santa Sede, si sa, quando c’è da sostituire qualcuno non si perdono d’animo. Se morto un Papa, se ne fa un altro, quando morì Braghettone, di nuovi braghettoni ne fecero addirittura due: Girolamo da Fano e Domenico Carnevale. Questi a differenza del loro predecessore non si meritarono né un soprannome buffo, né un minimo di attenzione dai manuali di storia dell’arte. Beffeggiato e vituperato, il Braghettone, in realtà deve essere ringraziato. Con le sue correzioni soft ha reso un grande servizio all’umanità. Le sue mutande, infatti, salvarono il “Giudizio Universale”.

Rendendolo meno peccaminoso, hanno disinnescato gli strali dei bigotti pronti a passarci sopra una mano di bianco. OK

La rivista bimestrale “Ok Arte” è edita da 11 anni dall’Associazione Culturale Ok Arte. Il taglio editoriale è mirato a valorizzare la Cultura e i Tesori nascosti del nostro Paese, a partire dalle tradizioni più suggestive a noi vicine. Ok Arte è la “vetrina” ideale dove pubblicizzare mostre, artisti, designer, rassegne, eventi. La rivista “OK ARTE” è leggibile anche sul portale www.okarte.net - www.okarte.it di ampia visibilità visitato da migliaia di visitatori ogni giorno. Sul portale trovi l’elenco dei punti di distribuzione delle copie. Un vero e proprio “Compagno di Viaggio nel mondo dell’Arte” tel. 347-4300482 info@okarte.org


A RT E AC C E S S I B I L E

IV EDIZIONE

SPAZIO EVENTIQUATTRO GRUPPO IL SOLE 24 ORE Via Monte Rosa, 91 20149 - Milano 12-13-14-15 APRILE 2012 ORARI: 12 APRILE 2012 dalle ore 19.00 alle ore 24.00 (inaugurazione) 13/14 APRILE 2012 dalle ore 12.00 alle ore 22.00 15 APRILE 2012 dalle ore 11.00 alle ore 20.00 ingresso gratuito www.arteaccessibile.com info@arteaccessibile.com

Arte Accessibile, evento organizzato da ARTE IPSE DIXIT Ltd


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La sua forma è semplice ed è tale da rendere possibile la sfumatura più piacevole ed armoniosa I

ntroduciamo la brillante vita artistica di Clelia Cortemiglia attraverso il suo pensiero espresso da queste parole: “la pittura per me è un gioco bellissimo e serio. Un gioco che mi ha sempre permesso di dire la verità”. Riportiamo una sintesi delle note critiche di Ugo Perugini apparse nello scorso numero di Ok Arte. “Personalità forte, determinata, è una protagonista del suo tempo, attenta e sensibile a ogni forma di espressione artistica, amica e sodale di personaggi importanti del mondo del teatro, della lirica, dell’alta moda, del design, oltre che dell’arte e della pittura. Personaggio essa stessa a tutto tondo, ricca di grande volitività e intelligenza, ha saputo far conoscere e apprezzare la sua arte. Basti pensare che i suoi quadri sono presenti nelle principali gallerie d’arte e nei più importanti musei del mondo, oltre che in numerose collezioni private. Una sua opera si trova a Washington, presso la Casa Bianca, e un’altra nella Collezione d’arte dei Musei Vaticani, dono personale a Papa Benedetto XVI. La sua evoluzione espressiva, che dura da oltre quarant’anni, pur nella molteplicità delle scelte operate nel corso della sua prestigiosa carriera, ha ruotato sempre attorno a un’idea di astrazione della pittura, nella continua ricerca di una rarefazione della forma, intesa quasi come distillazione di impulsi luminosi. Anche nei suoi esordi figurativi, possiamo dire che ha sempre cercato di concentrare la propria attenzione sugli effetti chiaroscurali del se-

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IN EVIDENZA

Spazio e luce nella

lelia C

gno pittorico, sul contrasto dei vuoti e dei pieni, sulla potenzialità plastica sostenuta da un attento senso dell’equilibrio formale, da cui emergono linee–forza che ritroveremo più avanti rese sempre più pure ed essenziali. L’orientamento verso lo spazialismo diventa quasi un processo naturale, favorito anche dalla profonda amicizia con il fondatore dello stesso movimento, Lucio Fontana. Concediamoci un’analisi sull’utilizzo dell’oro in foglia nei quadri di Cortemiglia. Non dimentichiamoci che l’oro è quell’entità metallica che catalizza l’energia dello spazio, in grado di produrre rifrazione e moltiplicazione di luce, è bril-

lio prezioso che si fa, per carico ineludibile di memorie, metafora splendente. Oro, insomma, che trascende, anche se non rinnega, la propria funzione di valorizzazione e glorificazione, in sostanza di decorazione, nel senso più alto del termine, cogliendo dalla radice etimologica ‘decus’, il senso primo di dignità che si deve a cose e persone che si stimano e si apprezzano”. Scrive di lei Mariella Casile: “la voglio chiamare la signora dalla luce radente l’artista Clelia Cortemiglia e ancora la signora del rigore soave, dell’eleganza seducente e del dolce incanto. Nei suoi lavori risulta chiaro che la materia agisce su questi quadri con più forza della forma e le riesce solo la bellezza che tende all’incanto e alla grazia. E’ impossibile rendere le sue composizioni, bisogna vederle. Le sue Notti sono tanto commoventi quanto i suoi pezzi d’immaginazione sono arguti. Ugualmente meraviglioso, sia che il suo pennello prigioniero si assoggetti a una natura data, sia che la sua musa liberata da impedimenti sia libera e abbandonata a se stessa. Inesplicabile, sia che adotti l’astro del giorno o quello della notte, la luce naturale o le luci artificiali per illuminare i suoi dipinti sempre armoniosi, vigorosi ed eleganti. Come quei grandi artisti, quelli rari nei quali il giudizio controbilancia così perfettamente la verve, che non risultano né esagerati, né freddi, tutto è vera emozione. Da vicino tutto vi colpisce, da lontano vi colpisce ancor di più.


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IN EVIDENZA

simbologia dell’oro

Cortemiglia Nelle sue opere produce la bellezza delle forme, l’ordine e il valore dell’insieme; la varietà infine produce le differenti facce con le quali esse si presentano ai nostri occhi. Dall’unione della materia, della luce e dell’oro nasce la seducente armonia con cui Clelia ci riempie gli occhi di meraviglie. Una condizione eccezionale è che da qualsiasi punto noi osserviamo i suoi

quadri ne scopriamo sempre una magnifica bellezza che si offre perfetta ai nostri sguardi. La sfera che cattura nell’immediato la nostra attenzione riunisce in sé l’esatta simmetria, la varietà più grande. La sua forma è semplice ed è tale da rendere possibile la sfumatura più dolce, più piacevole, più variata. La sua è una simmetria che ha sui nostri sensi un illimitato potere e

“la simmetria piace” diceva Montesquieu, “perché presenta l’evidenza, l’anima che senza posa cerca di comprendere, perché senza fatica coglie”. Io aggiungo che Clelia Cortemiglia piace perché con il suo temperamento esplicato sulle tele, ci incanta. Le sue visioni sono l’immagine di ciò che è grande e noi apprezziamo perché il nostro spirito, avido di

aumentare le gioie, vorrebbe abbracciare l’universo, perché quella grazia che ci trasmette è tra tutte le sensazioni, quella che più scalda i nostri cuori”. Riportiamo nel riquadro grigio la Lettera dal Vaticano con la quale la Segreteria di Stato ringraziava per il dono dell’opera “Spazio luce” vedi foto.

SEGRETERIA DI STATO dal Vaticano 14 dicembre 2009 Gentile Signora, è qui pervenuto per il cortese tramite di S.E. Mons. Gianfranco Ravasi, Presidente della Pontificia Commissione per i Beni Culturali della Chiesa, un suo quadro dal titolo “Spazio luce” (in acrilico e oro in foglia del 1999), che Ella ha gentilmente donato al Santo Padre Benedetto XVI perché sia destinato alla Collezione d’Arte Contemporanea dei Musei Vaticani. Il Sommo Pontefice mi incarica di farle giungere le espressioni della Sua riconoscenza per il cortese dono, che ha apprezzato, e per i sentimenti di filiale venerazione che l’hanno accompagnato e, mentre formula voti di proficua attività artistica ispirata ai perenni valori del Vangelo, invoca, per intercessione della Vergine Maria, ogni grazia e consolazione celeste e impartisce di cuore a Lei e alle persone care una speciale Benedizione Apostolica, pegno della grazia e della pace recata agli uomini dal Signore Gesù nel Suo Natale. Con sensi di profonda stima. Spazio luce, in acrilico e oro in foglia del 1999

Fernando Filoni 11


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MOSTRE A MILANO

Il Fregio di Beethoven Mostra di Klimt nel 150° della nascita M

ilano omaggia, che si ritrova nel sagnel 150° angio di Wagner 1846 niversario della nadedicato a Beethoscita, Gustav Klimt ven per sottolineaallo Spazio Oberdan re la funzione liberacon una mostra dal trice della musica in 4 febbraio al 6 magcontrasto con la corgio 2012: “Gustav ruzione del mondo Klimt. Disegni interreno. Nell’opera di torno al fregio di Klimt emerge anche Beethoven”. la contrapposizioDa Vienna a Parigi, ne tra bene e male e da Berlino a Londra, l’aspirazione al riscatGustav Klimt, Fregio di Beethoven da Barcellona a Milato ideale attraverso no sarà un susseguirsi di mostre per celebrare questo anniversario. A Milano è esposta la riproduzione a dimensioni reali dello straordinario Fregio di Beethoven accompagnata da quindici disegni originali correlati al famoso affresco custodito in una sala del Palazzo della Secessione di l Triennale Design Museum ancora una volta porta alla Vienna. Il lavoro è poribalta nuove forme e nuovi talenti per una migliore cosizionato in una sala a noscenza del patrimonio europeo contemporaneo. lui dedicata all’interLa prima mostra, dal l5 febbraio al 1° aprile 2012, riguarno dello Spazio Oberdan, in cui risuonano le note della Nona Sinfonia di Ludwig van Beethoven. Il Fregio, originale, lungo trentaquattro metri e sviluppato su tre pareti del Palazzo della Secessione, fu dipinto da Klimt nel 1902 in occasione della XIV mostra del movimento della Secessione Viennese. All’osservatore il Fregio offre la visione del grande eclettismo di Klimt che, con il suo stile inconfondibile, riesce a mescolare e a trarre ispirazione da vari elementi figurativi e artistici. L’opera si compone di tre parti: L’anelito alla felicità, Forze ostili e Inno alla Gioia. Nell’ultimo pannello Klimt riporta la citazione biblica: “Il mio regno non è di questo mondo”, la stessa citazione

l’arte nel rapporto tra uomo e donna. L’uomo, raffigurato dal Cavaliere, dovrà affrontare una sorta di viaggio agli Inferi per raggiungere la Poesia, protagonista femminile del dipinto. La strada verso il sublime è tortuosa e colma di tentazioni pericolose ma il Cavaliere ne esce vittorioso e arriva finalmente il momento della liberazione rappresentato dal raggiungimento dell’estasi amorosa. L’abbraccio finale tra il Cavaliere, spogliato delle sue armi, e la Poesia simboleggia il raggiungimento del regno ideale. Gli ornamenti fluttuano come note musicali e dalle pareti emerge il tipico stile klimtiano caratterizzato da colori sapientemente accostati, linee sinuose e profusione dell’oro. Giuliana de Antonellis

Nuove idee di design Alla Triennale design sloveno e creatività italiana

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da il design sloveno, Silent Revolutions, ove è presentata una selezione di prodotti di design appartenenti ai primi due decenni di questo giovane paese europeo. Il titolo del progetto – Silent Revolutions (Rivoluzioni silenziose) – allude a un paese che non si è affermato come autorevole forza nel campo del design e quindi ancora senza parola. Nel suo complesso, la mostra intende sottolineare il carattere eccezionale ed eterogeneo del periodo che ha visto un paese cambiare in maniera significativa con la dichiarazione d’indipendenza nel 1991. La seconda mostra è il naturale proseguimento del grande progetto di promozione e valorizzazione della creatività italiana. Dopo aver risposto alla domanda “Che Cosa è il Design Italiano?” con Le Sette Ossessioni del Design Italiano, Serie Fuori Serie, Quali cose siamo e Le fabbriche dei sogni, Triennale Design Museum, con “Italy: the Graphic Landscape“, dall’aprile 2012 al febbraio 2013, coglie un’occasione per contribuire, collegando passato e presente, a una maggiore coscienza critica rispetto a vecchi e nuovi prodotti e strumenti della cultura visiva che appartengono ormai diffusamente alla nostra vita quotidiana. Giuliana de Antonellis

SERATE MUSICALI Stagione 2012 FEBBRAIO - MARZO 2012 Per informazioni e prenotazioni: «Serate Musicali» - Galleria Buenos Aires, 7 (MM1 Lima) Milano UFF. BIGLIETTERIA – TEL. 02 29409724 (LUN./VEN. 10.0 0-17.00) E-MAIL: BIGLIETTERIA@SERATEMUSICALI.IT Sala Verdi del Conservatorio– Via Conservatorio Lunedì 20 febbraio 2012 – ore 21.00 Pianista LOUIS LORTIE, J. WIDMANN 11 Humoresken, R. SCHUMANN Humoreske op. 20, F. SCHUBERT Quattro Improvvisi op. 90, SCHUBERT/LISZT Tre Lieder: “Ständchen”;“Erlkönig”; “Auf dem Wasser zu singen”. Giovedì 23 febbraio 2012 – ore 21.00 Violoncellista STEVEN ISSERLIS Pianista KIRILL GERSTEIN, L. v. BEETHOVEN 12 Variazioni su un Tema di Han12

del “Judas Maccabeus”, WoO, 45 12 Variazioni in fa su ‘Ein Mädchen oder Weibchen’ dal Flauto Magico di Mozart op.66 Sonata in fa per violoncello op. 5 n. 1, Sonata per corno op. 17 (trascritta per violoncello), Sonata per violoncello in la op. 69 Lunedì 27 febbraio 2012 – ore 21.00 Pianista YEVGENY SUDBIN D. SCARLATTI Sonate K 466, K 455, K 27 F. CHOPIN Ballata n. 4, F. LISZT 2 Studi Transcendentali n. 11 Harmonies du Soir n. 10 in fa minore, D. SHOSTAKOVICH 3 Preludi dall’op. 34, N. MEDTNER Sonata Tragica, A. SCRIABIN Sonata n. 5 Lunedì 5 marzo 2012 –ore 21.00 Pianista ALEXANDER LONQUICH ... wie die Zeit vergeht... - .... come passa il tempo....K. STOCKHAUSEN Pezzo IX, F. SCHUBERT Sonata in re maggiore D 850 F. SCHUBERT Sonata in si bemolle maggiore D 960

Lunedì 12 marzo 2012 – ore 21.00 I SOLISTI DI MOSCA Direttore YURI BASHMET, G. P. TELEMANN, Concerto in sol magg. per viola e orchestra, E. DENISOV Musica da camera per viola, clavicembalo ed archi (1982, dedicato a Yuri Bashmet), J. BRAHMS Quintetto in si minore nella trascrizione per viola e archi Lunedì 19 marzo 2012 - ore 21.00 Violinista SHLOMO MINTZ – CAMERATA DUCALE, L. v. BEETHOVEN Concerto per violino op.61, L. v. BEETHOVEN Sinfonia n. 2 Lunedì 26 marzo 2012 - ore 21.00 “After Horowitz” Pianista FREDDY KEMPF F. LISZT, R. SCHUMANN, LISZT/VERDI Le «Serate Musicali» si riservano variazioni per cause tecniche o di forza maggiore


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DESIGN

MILANO E IL DESIGN

Capo Cappellini

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he Milano sia la città più importante per il mondo del design è noto ormai in campo internazionale. Il Salone del mobile, in aprile, fa convergere turisti, curiosi e addetti ai lavori di tutto il mondo in città rendendo davvero un buon servizio alla metropoli lombarda. Le più note aziende italiane del settore, presentano progetti realizzati su disegno dei più grandi designer italiani ed esteri. Il gusto, la qualità e la capacità realizzativa delle industrie italiane sono ormai riconosciute. Nomi come Kartell, Driade, Moroso, Artemide, Cassina, Poltrona Frau, Studio Novembre, solo per citarne alcuni, sono tra gli importanti marchi che da sempre portano con orgoglio l’Italia nel mondo.

tell, come la serie 7 di Arne Jacobsen, Tulip di Eero Saarinen ed Eiffel Chair di Charles Eames. Veramente interessante anche il progetto di Bob Wilson, una collezione di 7 sedute luminose presentate al Teatro alla Scala per il settantesimo compleanno del regista americano. Le “7 Electric chair..as you like it” da una commedia di Shakespeare, sono in policarbonato, uguali nelle dimensioni ma diverse nelle forme e illuminate da un neon bianco. Incise a mano le luci paiono galleggiare all’interno sospese. Zanotta si è presentato al Now, il salone delle novità e delle tendenze d’arredo, primo appuntamento di Gennaio 2012 della fiera Maison & object a Parigi, con un’importante novità uscita in anteprima: la poltroncina Nuvola progettata dal giovane designer Noè Duchaufour Lawrance e seguita al successo della precedente Calla. Una comoda seduta per esterni avvolgente e piacevole, anche se non imbottita. Da sempre quest’azienda collabora con architetti quali Gae Aulenti, Achille Castiglioni, Marco Zanuso, Ettore Sottsass, Alessandro Mendini, solo per citarne alcuni, ed è presente nei più importanti musei del mondo. Per il Salone del mobile 2012, Driade presenta invece il suo nuovo tavolo Didymos dise-

MASTERS

Per vivere in bellezza e benessere

di riequilibrare le energie del proprio corpo, sviluppato in diversi ambienti ognuno con le sue peculiarità. Moroso ne ha allestito gli interni con le sedute Fjord di Patricia Urquiola e Deer di Arne Quinze. Il Gruppo QC Terme è senz’altro tra quelli che in questo momento sono i più attivi. Una serie di architetti: Mariela Goncalves, Paola Gerosa, Silvia Sisi, Roberta Favia, insieme al designer Alessandro Bolis, hanno seguito e realizzato Terme Milano, Bagni nuovi e Bagni vecchi a Bormio, Terme di Pres Saint Didier, e ultimo QC Terme a Torino. La filosofia del Gruppo è di offrire servizi termali e relax estremamente differenziati, senza per questo obbligare a un percorso stabilito, lasciando all’utilizzatore la scelta di tempi e terapie predilette. Gli arredi sono di Azucena, Gervasoni, Billiani, Punto Uno arreda, mentre le funzionalissime forniture per gli spogliatoi sono di Massimo Trezzi forniture. I tappeti sono realizzati dalla Coren e i profumi che aleggiano per tutti gli ambienti rendendo ancora più piacevole il relax sono di Oikos, tra i più esperti nelle profumazioni per ambiente: luci rarefatte, elementi naturali, spazi vasti e silenziosi, acqua che scorre, materiali caldi e avvolgenti per uno star bene sempre più richiesto. In particolare le sale relax altamente curate, propongono suoni, profumi e luci in grado di creare emozioni. Nulla è lasciato al caso e i proiettori della Epson

Eleganza, perfezione di proporzioni, materiali innovativi,

Ci piace segnalare il loro impegno e i loro punti di forza. Kartell con il suo ultimo prodotto Masters, disegnato da Philippe Starck, che in soli sei mesi del 2011 ha venduto in tutto il mondo Didymos 100.000 pezzi, è già stata insignita del prestigioso riconoscimento americano “Good Design Award”. Masters è una seduta dalla grande versatilità, adatta sia in interni sia in esterni, già diventata un’icona di stile e proposta in tanti colori. Si prepara a diventare un best seller assoluto in casa Kar-

Installation Kartell

combinazioni impreviste

e forme che fanno l’occhiolino all’Arte gnato da Antonia Astori. Un ovale perfetto realizzato in un nuovo materiale dal nome cristalplant che nella versione unito al marmo, consente l’abbinamento di un materiale antichissimo con uno di nuova generazione. Patricia Urquiola, sempre per Driade, compie un’elegante rivisitazione delle sedute in midollino del sudest asiatico con la seduta Pavo Real out door. Cappellini, sinonimo di design d’avanguardia, è da alcuni anni quotata in borsa ed è entrata a far parte di Poltrona Frau Group; è presente anch’essa in alcuni dei più importanti musei del mondo. MC Selvini ha privilegiato da sempre il design nordico: l’azienda ama ricordare che Alvar Aalto diceva “un progetto è riuscito quando guardandolo ci si sente bene”, questa la filosofia nella scelta di ogni prodotto, dai più recenti ai più consolidati, come la famosissima Ball chair. Promemoria presenterà al Salone del Mobile il nuovo divano “Augusto” con rivestimento in lino, velluto, e piedi in bronzo, per una sobria ed elegante commistione di materiali. Ogni elemento progettato dalle tante aziende presenti nel panorama Italiano, riunisce in se accogliente eleganza, perfezione di proporzioni, materiali innovativi, combinazioni impreviste e forme che spesso fanno l’occhiolino all’Arte. Tra i nuovi trend del design, certamente molto contemporaneo quello dedicato alle Spa. Davvero stupefacente il progetto dell’architetto Paolo Bodega per il Padiglione Garboli a Chianciano. In questo edificio è stato realizzato un Percorso Sensoriale in grado

Moroso, Terme Sensoriali inviano immagini riguardanti il territorio legate al cielo, allo scorrere dell’acqua e, per ogni luogo, parti della città che possano essere rasserenanti, come boschi o fiumi. Della Vefer i comodi materassi e gli enormi cuscini dove è possibile trovare la forma adatta al proprio corpo, come nei materassi ad acqua della Luis Seir. Tra gli architetti che si dedicano a questo settore, lo Studio Apostoli è uno di questi. Il design passa così dal “confort” al vero e proprio benessere del corpo e dello spirito in zone relax eleganti che evocano ambienti capaci di suggerire momenti di vera pace, colori e luci a effetto terapeutico, come suggerisce la cromoterapia. Clara Bartolini

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IN EVIDENZA

Roberta Musi e Franco Tarantino Dalla Biennale di Venezia al Premio Bagutta

Roberta Musi e Franco Tarantino

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ontinuano con successo le partecipazioni degli artisti Roberta Musi e Franco Tarantino ad eventi espositivi di grande rilevanza come la 54° edizione della Biennale di Venezia. Questa ultima edizione della rassegna, curata da Vittorio Sgarbi, è stata inaugurata lo scorso 17 dicembre ed è aperta fino al 28 febbraio 2012 presso il padiglione Italia di Torino Esposizioni, Sala Nervi. Particolarmente significativa, in occasione dei 150 anni dell’Unità d’Italia, la presenza di oltre 700 artisti provenienti da tutta Italia ed opere che spaziano dall’accademismo alla sperimentazione, in un ampio ventaglio di esperienze legate a pittura, scultura, installazioni, fumetto, fotografia, ceramica, seguite con la consueta appassionata e vivace partecipazione di un folto pubblico. I due artisti sono pre-

senti con la grande opera “Le ali nel tempo” realizzata per l’Aeronautica Militare Italiana, voluta dal Gen. S. A. Nello Barale comandante della 1° R.A. Roberta Musi, pittrice, grafica, scenografa dal ragguardevole vissuto critico, sa cogliere con grande sensibilità aspetti relativi all’armonia del movimento e del gesto atletico colto nella sua icasticità e nelle sue diverse varianti espressive: non solo soggetti tratti dall’equitazione quindi, ma anche da corrida, rodeo, danza. Quasi una poetica nella “performance” agonistica. Musi ha il dono di rendere armoniche le masse cromatiche come quelle della terra e delle figure. Nei suoi quadri la figura si staglia e allo stesso tempo si amalgama con il fondo e con lo spazio. Nel suo dipingere lei realizza il quadro fantasioso e fantastico. Nella sua arte

si può percepire l’immagine immanente, razionale, tangibile e quindi vera. Franco Tarantino, pittore, scultore e incisore di consumata fama internazionale, ha la magia di chi muove l’immagine fino a trasformare l’immagine stessa in racconto. In ogni sua immagine c’è il sunto e la narrazione. Lo spazio, sia rettagolare, quadrato o rotondo è spartito in maniera saggia da chi conosce nella pratica l’educazione visiva. Anche le figure si leggono così come se i toni del colore diventassero toni musicali. Nella filosofia estetica, l’immagine diventa narrazione e testimonianza; questo artista ha la consapevolezza della preziosità del passato e della memoria e di conseguenza conosce il valore pedagogico e catartico della pittura. Musi, Tarantino e Luca Vernizzi, figlio di Renato, esponente del movimento “chiarista”, hanno partecipato al famoso Roberta Musi, premio letterario Omaggio a Bagutta “Bagutta”, che dal 1927 premia letterati e scrittori di grande valore. Il 1° Premio Bagutta è stato assegnato ex aequo a Gianfranco Calligarich per il romanzo dal titolo “Privati abissi” ed a Giovanni Mariotti con “Il bene viene dai morti”. Calligarich ha omaggiato Roberta Musi per la sua opera intitolata: “Omaggio a Bagutta” (vedi foto) con questa bella dedica: “A Roberta.. Ammirando il suo tango (troppo bello per ballarlo) con amicizia Gianfranco”. Ugo Perugini

Tina Parotti Pittrice, gallerista, poetessa

spirale in verde olio su tela cm. 100 x 100

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a natura, i suoi colori, le intense vibrazioni sono al centro, da sempre, degli interessi di Tina Parotti, la pittrice gallerista che dal 9 al 29 marzo prossimo esporrà alla collettiva “Dimensioni astratte” di Barcellona con l’opera dal titolo: “Spirale in verde” olio su tela (cm 100 x100). L’occhio segue i segni grafici sul supporto attirato dal cuore della composizione che è il centro della spirale, ma nello stesso tempo, è continuamente spinto verso l’esterno dai bagliori di luce espressi dagli incisivi tratti 14

del non colore: il bianco. La Parotti, poliedrica pittrice, nonché gallerista, cominciò la sua attività nel 1999 a Milano aprendo la sua prima galleria in cui espose, accanto alle proprie, opere di artisti impegnati nella ricerca di nuovi linguaggi espressivi. Nel 2006 apre anche la sua casagalleria ad Arconate, dove nel 2009 trasferisce tutta l’attività. L’ispirazione viene costantemente dalla natura libera e poetica, non ancora contaminata dalla mano dell’uomo. Colori squillanti e pastosi con associazioni di forme e cromie, trovano un costante riferimento al dato reale. L’analisi puntuale dell’attività dell’artista ci viene dalle parole di Carla Ferraris: “Nelle opere della Parotti, sulla scia del post-modernismo, emerge una sorta di “ripensamento” tecnico/concettuale dei movimenti storici dell’arte che non rientra tuttavia nel citazionismo, ma anzi sviluppa una pittura istintuale ed emozionale, al contempo spaziale ed esplorativa, simbolica ed essenziale.” La sua ricerca instancabile la porta a cimentarsi con materiali e tecniche sempre nuove fino a che, nel 2003 si avvicina anche al mondo della grafica. Un altro aspetto

affascinante della personalità di Tina è l’interesse verso l’arte “liberale” per eccellenza: la Poesia che da sempre affianca tutta la sua produzione come fosse un novello Apollo, circondato dalle muse sulla vetta del Parnaso. TINA PAROTTI galleria via Buscate, 25 Arconate (MI) tel +39 3382105247 tinaparotti@tinaparotti.com www.tinaparotti.com Mariantonia Ronchetti

CORSO BUENOS AIRES 45 20124 MILANO tel. 0229406125 fax 0229535031 email: milanoloreto@cattolica.it www.cattolicamilano.it


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IN EVIDENZA

M. Bernardinello e B. Toletti Tra tensioni ed equilibri al Museo della Permanente I

l fascino di questa operazione, che vede due artisti di talento quali il pittore Mario Bernardinello (MBernard) e lo scultore Eduardo Brocca Toletti, esporre insieme nelle prestigiose sale della Permanente di Milano, sta nel fatto che essi propongono una interpretazione della realtà spesso “confliggente” e contrastante, seppure cari-

Mario Bernardinello e Eduardo Brocca Toletti dal 9 al 19 Febbraio 2012 Museo della Permanente via Turati, 34 Inaugurazione 9 febbraio 2012 ore 18

M. Bernardinello , Veduta con filtro rosso

ca di forti valenze ideali. Il primo sottolinea la tensione e il tumulto di una società in crisi, che affonda le proprie radici nel subconscio e nella memoria dei singoli, e trova, se non la sua liberazione, almeno il suo sfogo più autentico nel drammatico rapporto di spazi, forme e colori delle sue tele. Il secondo cerca, al contrario, di coglierne l’essenza più compiuta, creando, attraverso un uso quasi “religioso” delle geometrie dei vuoti e dei pieni, sculture in legno che aspirino a veicolare l’idea di armonia, amore, equilibrio. Entrambi gli artisti, indubbiamente, rivolgono grande attenzione alla tecnica esecutiva, che diventa parte integrante del loro operare, e alla materia che sapientemente sanno interpretare e ricondurre alle loro precise esigenze. Bernardinello nel suo percorso artistico è ap-

Nicola Domenici

La scultura: una ricerca inesauribile “A

ti e delle poche conoscenze tecniche, comincia, umilmente un nuovo percorso di formazione. Sei anni e i tempi sono maturi per la nuova produzione artistica che ha come fonte di ispirazione Medardo Rosso e la luce degli impressionisti lombardi. Come accade agli artisti l’irrequietezza e l’insoddisfazione lo spingono verso orizzonti sempre diversi. I materiali tradiziona-

Ugo Perugini

Visioni in bianco e nero

rtista poliedrico, Nicola Domenici, presenta una produzione eterogenea di soggetti che testimoniano la sua fertile intuizione creativa. Donne dalle forme robuste e dai colori smaltati e brillanti occupano lo spazio rievocando non solo i moduli espressivi e gli esempi dirompenti dei maestri della Pop Art, ma anche le intense definizioni plastiche del grande Medardo Rosso” (Paolo Levi). Il noto critico, con questa bella definizione, coglie l’essenza del lavoro dello scultore toscano. Nella vita di Domenici gli incontri non sono mai casuali, e quello di Nicola con lo scultore Antonio Caldarera cambierà il corso delle sua carriera artistica. Infatti, dopo un periodo di assidua frequentazione, Nicola decide di dedicarsi in modo sistematico alla scultura. Consapevole dei suoi limi-

A farla da padrone è la luce che sulle superfici levigate fa “esplodere” le forme

prodato a un tipo di pittura assolutamente originale che si avvale di tecniche raffinate per l’applicazione dei colori a caldo (150/200 gradi) su supporti adeguatamente preparati che consentono rese espressive di particolare efficacia (si veda l’opera “Veduta con filtro rosso”). La definizione di questa tecnica –“astratto caldo”– sintetizza bene gli esiti eccellenti che raggiunge la ricerca dell’artista di Lendinara sui campi di un materico-informale dove il colore (il rosso in questo caso) conquista nuove tonaliE. Brocca Toletti, Materia legno tà, più calde e vibranti. Non meno importante è la tecnica per Eduardo Brocca Toletti. In questo processo, lento e incessante, di ricerca di armonie (si veda l’opera “Materia legno”) emerge tutta la serena grazia di uno scultore che alla fine sa arrivare alla pacificazione tra natura e cultura in nome di un gusto e di una sensibilità che ritrovano nella perfezione delle forme spaziali e plastiche delle sue sculture la verità di un messaggio di speranza che sta dentro di ognuno di noi.

dal 2 al 12 febbraio 2012 studio IROKO via Voghera, 11/b - Milano

li bronzo e marmo sono soppiantati da resine, carbonio e alluminio più duttili e resistenti, in una ricerca continua del nuovo e delle potenzialità che nascono dal loro inusuale assemblaggio. A farla da padrone è la luce che sulle superfici perfettamente levigate fa “esplodere” le forme che riempiono lo spazio nel quale sono inserite. Lo spirito curioso e una continua voglia di crescere avvicinano l’artista toscano ai lavori dei futuristi, in particolare Boccioni e di seguito Fontana. Poi una geniale intuizione che si concretizza in “MAFARKA” scultura in resina, smalto automobilistico e tubi in acciaio che suscita grande interesse per la particolare forma e l’abbinamento dei materiali. Emerge da questo momento l’essenza dell’opera di Domenici: utilizzo di materiali contemporanei abbinati a quelli più nobili come ad esempio i marmi. Accostamento inusuale, ma estremamente affascinate che lo porta ad avvicinarsi ai moduli espressivi e dirompenti della Pop Art. Mariantonia Ronchetti 15


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La vita, il pensiero e le emozioni di questo straordinario artista in una nuova collezione permanente di disegni, documenti e fotografie

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i è aperto il 13 ottobre 2011 a San Paolo in Brasile “Casa Modigliani”, il primo centro culturale nel mondo dedicato al celebre artista livornese. Inaugurato alla presenza di importanti rappresentanti del mondo istituzionale, culturale e imprenditoriale brasiliano e italiano, il progetto rientra nell’ambito degli eventi organizzati in occasione del “Mondi Italia Brasile 2011-2012”, l’anno dedicato al no-

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ARTE NEL MONDO

Nasce in Brasile i n a i la casa l dig stro Paese dallo Stato del Brasile. All’interno dello “Espaco Singular” al centro di San Paolo, in uno spazio di 700 metri quadri, Casa Modigliani ospita una collezione permanente di disegni, documenti e fotografie dell’artista, con la possibilità per studenti, studiosi e appassionati di accedere ai documenti conservati nell’Archivio Modigliani. All’interno della Casa è stata anche realizzata una suite interamente dedicata a Modigliani nella quale potranno essere accolti ospiti illustri in occasione di iniziative particolari. La casa Modigliani in Brasile nasce dalla volontà di porre sinergie creative a confronto: è stato infatti fondamentale l’incontro con l’artista e imprenditrice brasi-

Mo

liana Lilian Bomeny. La struttura ospitante gli archivi, diretta da Olivio Guedes, direttore culturale del MuBE – Museu Brasileiro da Escultura, si propone come un centro di aggregazione e formazione culturale che, nel nome di Amedeo Modigliani, favorisca lo sviluppo dell’arte contemporanea, proponendo sinergie creative anche con il design e lo stile italiano. Un centro culturale a tutto tondo propulsivo di iniziative culturali a sfondo artisti-

sieduta da Christian Parisot. Il concept della Casa Modigliani è stato definito nel settembre 2008, quando a Roma si è tenuto l’assise del Comitato scientifico dell’Istituto Modigliani, con la partecipazione, fra gli altri, dell’allora Presidente del Comitato e Soprintendente Speciale per il Polo Museale Romano, Claudio Strinati, di Vladimir Goriainov, Direttore del Museum Pushkin di Mosca, di Christian Parisot, Presidente del Modi-

co arricchite di contaminazioni fra il tratto artistico, la produzione artigianale e quella industriale di alta gamma, insomma un laboratorio culturale che, partendo da un artista del XX secolo, si avvia ad accogliere gli sviluppi e le mutazioni culturali dell’epoca attuale. Attualmente in programma in Brasile “Modigliani: Imagens de uma vida” una mostra itinerante che iniziata il 17 ottobre 2011, toccherà quattro città: Vitoria (Palacio de Anchieta), Rio de Janeiro (Museu Nacional de Belas Artes), Curitiba Parana (Museu Oscar Niemeyer) e San Paolo (MASP), presentando al pubblico brasiliano un percorso unico nell’opera di Modigliani; si tratta di dodici dipinti e cinque sculture, disegni, fotografie, documenti e sessanta opere di “amici” italiani dell’artista e di protagonisti della scuola di Parigi di inizio Novecento, da Picasso a Max Jacob, da Marevna a Foujita e Kisling. La sede storica del Modigliani Institut è a Roma a Palazzo Taverna, sede prestigiosissima, dimora di cardinali e ambasciatori e, dal ‘500, sede di incontri mondani e culturali che ha ospitato artisti e letterati, tra cui Torquato Tasso, ed è oggi diretta e pre-

gliani Institut e di Iseki Masaaki, Direttore del Museo Teien di Tokio. Al suo interno è possibile oggi visionare concretamente una parte dell’importante patrimonio di proprietà del Modigliani Institut. Unico neo: l’accesso è ristretto e solo su appuntamento. Questo il vero problema che il Modigliani Institut cercherà di risolvere entro il 2012 considerando che sta diventando evidentemente sempre più necessaria la nascita di una sede che possa mostrare al grande pubblico gli archivi Modigliani che da molto tempo ormai per motivi organizzativi, ma anche e soprattutto per lungaggini burocratiche e istituzionali, non possono essere fruibili da tutti. In esposizione nella sede romana una collezione permanente di disegni, documenti e fotografie dell’artista, un innovativo centro di divulgazione della vita e delle opere del genio livornese alle cui opere, scritti e documenti originali e documentari è inoltre affidato il compito di rimandarci , come in un’eco, la vita, il pensiero e le emozioni di questo straordinario artista la cui opera ha aperto e segnato il XX secolo. Cinzia Chiari


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M O S T R E I N I TA L I A

Da Vermeer a Kandinsky Al Castel Sigismondo di Rimini 70 opere ripercorrono la storia dell’arte europea

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Jan Vermeer, Cristo in casa di Maria e Marta

er festeggiare i primi 15 anni di attività di Linea d’Ombra, Marco Goldin ha organizzato una mostra davvero imperdibile: “Da Vermeer a Kandinsky. Capolavori dai musei del mondo a Rimini”, 70 quadri protagonisti dell’arte degli ultimi cinque secoli. Dal 21 gennaio al 3 giugno in una location straordinaria come quella di Castel Sismondo, nella rocca Malatestiana progettata da Filippo Brunelleschi, sarà possibile ammirare dipinti rappresentanti le principali nazioni che hanno fatto la storia dell’arte, in un viaggio attraverso le più meravigliose testimonianze della pittura di tutti i tempi. La mostra apre con una sezione dedicata alla pittura veneta del Cinquecento: capolavori di Tiziano, Veronese, Lotto, Tintoretto, Savoldo e altri maestri. La sezione successiva introduce alla “Pittura in Italia nel Seicento”, con opere di Annibale Carracci, Guercino, Mattia Preti, Guido Reni, Luca Giordano, Del Cairo e molti altri. Dall’Italia alla Spagna del Seicento con un’ampia, spettacolare sezione dedicata a “El siglo de Oro”: Velázquez, Murillo, El Greco, Ribera, Zurbarán. Dal secolo d’Oro spagnolo a quello d’Olanda. “La Golden Age in Olanda” spicca per le atmosfere particolari della pittura neerlandese che si ritrovano nel capolavoro “Cri-

Pablo Picasso, Il ratto delle Sabine sto in casa di Maria e Marta” di Vermeer, e nelle opere di Van Dick, Ter Brugghen e Van Honthorst. Il fascino di Venezia ritorna nel Settecento, con il Tiepolo, Guardi e i grandi vedutisti, Canaletto e Bellotto. Paesaggi, atmosfere e ritratti firmati da Hogarth, Turner, Constable, Reynolds, Gainsborough, Wright of Derby accompagnano il visitatore ne “La pittura in Inghilterra tra Settecento ed Ottocento”. Non poteva mancare una vasta sezione riservata a “L’età dell’Impressionismo” tema molto caro a Goldin che per Rimini ha scelto una rappresentazione di tutti i protagonisti, da Van Gogh a Manet, da Millet a Courbet, da Monet a Degas, da Renoir a Sisley e Pissarro. Infine, grande chiusura con la “Pittura del XX secolo in Europa”: Matisse, Picasso, Mondrian, Bacon, De Staël, Morandi e naturalmente Kandinsky. Un percorso d’arte unico e imperdibile per festeggiare un compleanno importante come quello di Linea d’Ombra. Anna Guainazzi

Venezia, tra sport & culture V

enezia, Canal Grande, Rialto. In questo unico e meraviglioso scenario, avvio del nuovo anno con la tradizionale Regata delle Befane a cura della Reale Società Canottieri Bucintoro 1882. Nata come un gioco fra due mitici soci oltre 30 anni fa, è diventata negli anni un evento classico della più radicata tradizione veneziana, ma anche una grande attrazione mediatica sul palcoscenico mondiale della magica Venezia. E così, ancora una volta, le simpatiche maranteghe (befane), a bordo delle loro mascarete (tipiche imbarcazioni veneziane) coa scoa (con la scopa), si sono date battaglia in Canal Grande fino al Ponte di Rialto, sotto la cui volta, a far da giudice integerrimo, pendeva una gigantesca calza di oltre sei metri di lunghezza, confezionata con i preziosi tessuti di una eccellenza veneziana, il Gruppo Rubelli.

La Reale Società Canottieri Bucintoro 1882 sempre più protagonista tra tradizioni e nuove tendenze Nel festoso contesto, tra una infinità di giornalisti, fotografi, tv italiane e straniere, la presentazione della nuova edizione 2012 del Magazine, ottanta pagine che danno spazio agli eventi di sport e di tradizione di Venezia, come sottolinea la Presidente della Reale Società Canottieri Bucintoro 1882, Lucia Diglio. “Da questa nuova edizione dal titolo “Venezia 2012 ‘sport & culture’”, il Magazine vuole ancor più testimoniare e raccontare gli eventi che hanno visto Bucintoro protagonista nel suo percorso verso il futuro.” Il 2011 ha visto una sequenza di momenti artistici di rilievo anche internazionale che, con la sapiente regia del suo grande animatore Piergiorgio Baroldi, hanno consentito ad Art&salE di ritagliarsi un importante punto di riferimento all’interno del Kilometro della Cultura venezia-

na, da Ca’ Pesaro a Punta della Dogana, passando per Gallerie dell’Accademia, Accademia di Belle Arti, Fondazione Guggenheim, Fondazione Vedova. Le grandi mostre Meridiano Acqua Meridiano Fuoco e The Future of a Promise, evento collaterale panarabo della Biennale di Venezia 2011, sono state le ‘punte di diamante’ più prestigiose, ma pure tutta una serie di mostre, incontri di musica e di teatro, performance. Ma Art&salE è anche la fantasia di colori su oro di Piergiorgio Baroldi, che seguendo le tracce del suo grande ispiratore Gustav Klimt, non solo è stato fra gli apprezzati artisti espositori, ma, con le sue decorazioni, ha caratterizzato e ridato linfa futura agli storici legni sociali, decorando il K4 del campione olimpico di canoa Daniele Scarpa, l’Outrigger OC6 polinesiano, una mascareta, e l’antica gru di alaggio della Bucintoro, che si staglia – sempre presente ai Magazzini del Sale, riflessa nel Canale della Giudecca – ed attrae l’ammirata curiosità delle migliaia di turisti che ci passano davanti. Tutto questo è in Venezia 2012 sport & culture, il Magazine di Reale Società Canottieri Bucintoro 1882 che può essere richiesto in versione telematica a admin@bucintoro.org Silvano Seronelli

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IN BREVE

Emanuele Varca

Poesia

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NEV A MILAN Se va nò in bicicleta quand fiòcca Perchè i roeud hinn tròpp strett per [stà in pè In via Torin gh’è i binari del tram El Franchin el borla giò ‘me on salam! L’è rivada de corsa ‘na sciora Tanto bella anca se on poo madura “che stremizzi hoo ciappaa, poverett Vegn sù in cà, te foo bev on cicchett” On poo stordii l’è andà sù per i scall L’ha bevuu tri o quatter curdial! Quanta nev che gh’era sora i tecc Me se stava al caldin in del so’ lett! Se te veet in bicicleta quand fiòcca De strada te ne fee pòca pòca E poeu te tornet a cà Consciaa me on strascett lavà Alessandro Ghezzi

Bar Il Cortiletto di Achille Cennami all’interno

dell’Accademia di Brera

l percorso artistico di Emanuele Varca ha origine intorno al 1998 quando realizza la serie di disegni a matita denominata “tutto ha un anima”. Successivamente, a partire dall’anno 2000, inizia a dipingere su tela ed il suo percorso artistico si dirama col tempo in 3 diverse serie, “oltre confine”, “s-quadri” e “megaliti”, differenti tra loro sia stilisticamente sia nel concetto. La pittura e la ricerca dell’ultimo periodo di Emanuele Varca si muovono sul fronte della street-art. Vi è infatti una forte comunanza con i segni del “graffitismo” metropolitano. I soggetti sono ispirati alle sculture di pietra vulcanica, i Moai, che popolano l’isola di Pasqua, contornati da grandi ed estesi segni come graffiti metropolitani, quasi se l’artista volesse creare

un collegamento tra passato e presente, tra storia antica e storia contemporanea. Nella sua ultima produzione Varca, in antitesi alla ricerca artistica di Fontana, ricuce il taglio della tela, creando così una posizione di pensiero ben precisa sull’arte e la politica. È possibile visionare le opere dell’artista presso la Galleria Laboratorio Sperimentale, via Plinio 46. Valeria Modica

Teatro Filodrammatici

Il processo di K

in prima nazionale D

al 7 febbraio al 4 marzo 2012 andrà in scena in prima nazionale, “Il processo di K” tratto dal classico di Franz Kafka, per adattamento e regia di Bruno Fornasari, produzione Teatro Filodrammatici. La seconda di tre prime nazionali in apertura di un nuovo anno per il Teatro Filodrammatici che dimostra nuovamente il suo sostegno, insieme all’Accademia dei Filodrammatici, al teatro di produzione. IL PROCESSO DI K è un’eccitante lettura contemporanea del profetico classico di Franz Kafka, lasciato incompiuto dall’autore nel 1917, che diventa, in questa versione di Bruno Fornasari, ritratto grottesco, ironico e dissacrante di una società contemporanea cieca ai rapporti umani e in balia di protesi tecnologiche incapaci di soccorrerla. Il processo è ambientato nella generazione dell’assistenza informatica e del customer care, dove il controllo dei dati e la percezione della realtà sono continuamente influenzati da entità invisibili che dettano le regole e fanno del singolo uomo un ostaggio numerico: non più persona ma utente, non più individuo ma procedura. Josef K è spinto ad entrare in contatto con un mondo in crisi, fatto di uomini e donne alla fame, funzionari corrotti, body scanner pensanti, “priveé” sado/maso e attese infinite al numero verde. Truffato dal suo avvocato e costretto a chiedere aiuto ad un hacker appassionato di musica neomelodica, K cercherà dispe18

ratamente di scardinare il misterioso sistema burocratico che lo vuole condannare. Ma la macchina della giustizia deviata pare inesorabile. 7 febbraio/4 marzo 2012 IL PROCESSO DI K di Bruno Fornasari tratto da Il Processo di Franz Kafka con Tommaso Amadio, Alex Cendron, Dario Merlini, Matthieu Pastore, Alice Redini scene e costumi Erika Carretta disegno luci Andrea Diana regia Bruno Fornasari produzione Teatro Filodrammatici INFO E PRENOTAZIONI Tel. 02.36.72.75.50 biglietteria@teatrofilodrammatici.eu www.teatrofilodrammatici.eu ORARI SPETTACOLI martedì ore 20.45 mercoledì ore 19.30 giovedì, venerdì,sabato ore 20.45 Teatro Filodrammatici via Filodrammatici, 1- Milano Promozione/Stampa 02.36727551 – Fax 02.36727553 stampa@teatrofilodrammatici.eu promozione@teatrofilodrammatici.eu www.teatrofilodrammatici.eu


LA CASA DELLE IDEE

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a chiesetta di San Giovanni Battista, sita a Tavazzano in via Emilia 23, risale al 1626 ed è conosciuta dalla metà del Novecento come “Chiesetta del Viandante”. Oggi è tornata a risplendere grazie ai proprietari, i fratelli Acerbi titolari della prestigiosa Azienda artigianale di arredamento e antiquariato “CASAIDEA”. La chiesetta, ristrutturata con grande rigore e nel rispetto del recupero delle antiche tradizioni locali, alla fine dello scorso anno è stata trasformata dalla famiglia Acerbi in uno spazio polivalente denominato: “CASA delle IDEE”, una location ideale per ospitare eventi culturali, artistici, aziendali, convegni, concerti. Alla serata inaugurale del 3 dicembre scorso, in occasione della vasta esposizione dell’artista Mike Ciafaloni, il Sig. Giuseppe Acerbi ha ampliamente illustrato il programma degli eventi culturali che si svolgeranno nel 2012. L’ambizioso progetto è organizzato con il Patrocinio della Camera di Commercio di Lodi, il Patrocinio del PLEF (Planet Life Economy Foundation). Creato nel 2003 su iniziativa di un gruppo di imprenditori e manager, il Plef è la prima Fondazione onlus in Italia che si occupa di economia sostenibile (www.plef.org).

La parte artistica del progetto è curata da Francesca Bellola, direttore editoriale della rivista Ok Arte. Tra i graditi ospiti che hanno partecipato all’inaugurazione ricordiamo Giuseppe Russo, Sindaco di Tavazzano con Villavesco, che si è intrattenuto amabilmente con il numeroso pubblico. In concomitanza al finissage della mostra di Mike Ciafaloni lo scorso 5 gennaio, Alessandra Lancellotti è intervenuta sul tema: “Corpo della comunicazione e l’arte come terapia”. Lancellotti è psicoterapeuta dell’Università di Milano e membro dell’International Association of Art and Psychology. In chiusura, i musicisti Davide Bortolai e Alberto Foresti hanno rallegrato i presenti con un concerto di musica antica con chitarra e salterio, reinterpretato in chiave moderna. Il 5 febbraio 2012 alle ore 17 si terrà il primo appuntamento di un percorso dedicato al tema del VIVERE nel privato e nella comunità. È una nuova e innovativa iniziativa culturale ideata da CASAIDEA e patrocinata dalla Fondazione PLEF. Il primo tema che viene affrontato è molto attuale: “Ospitalità e Accoglienza” riferito alla vita privata. Il secondo appuntamento del 29 febbraio sarà dedicato “all’Accoglienza” relativa alla vita nella comunità. Gli altri temi che verranno sviluppati in dieci incontri nel corso dell’anno dopo l’OSPITALITA’ e l’ACCOGLIENZA, sono la CUCINA, il VERDE, l’ENERGIA e la FESTA. Il primo incontro sarà affidato alla competenza del prof. Giampaolo Nuvolati, Docente di Sociologia Urbana presso la Facoltà di Sociologia e Ricerca Sociale dell’Università degli Studi di Milano Bicocca. Il dibattito sarà moderato dal dott. Emanuele Plata, Vice Presidente della Fondazione PLEF. L’evento, organizzato in un arco di tempo di due mesi (febbraio e marzo), prevede un secondo incontro il 29 febbraio nel quale sarà trattato il tema dell’Accoglienza riferito alla vita nella comunità. A supporto dell’iniziativa, l’A zienda marchigiana Valdichienti, impresa di tradizioni artigiane evolute al passo coi tempi che produce pregevoli divani e poltrone, presenterà alcuni pezzi in pelle dalle linee ricercate e raffinate (www.valdichienti.it). L’incontro si concluderà con un rinfresco, offerto dall’A zienda artigiana Piuma D’Oro specialisti e leader nazionali per i dolci del carnevale: le chiacchiere! (www.piumadoro.com)

Eventi d’Arte Mike Ciafaloni e Marina Kaminsky

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ASAIDEA ospita dal 5 febbraio al 15 marzo 2012 la mostra personale di Marina Kaminsky, curata da Francesca Bellola. Marina Kaminsky è stata selezionata alla 54° edizione della Biennale di Venezia curata da Vittorio Sgarbi, per presentare una sua opera al Palazzo delle Esposizioni di Torino. L’artista, siberiana d’origine, ha maturato il suo percorso artistico fra la Russia e l’Estonia fino ad approdare a Milano nel 1994. Ha esposto in numerose mostre collettive e personali in Italia e all’estero. Ed è proprio a Milano che la pittrice ha inaugurato lo scorso anno il suo atelier a due passi da via Torino. I colori sono la fonte primaria della sua ispirazione, soprattutto il blu. Non a caso la scelta del nome del suo laboratorio è “Atelier M.K. in blu”. Il blu è la tinta che penetra nell’anima di Marina svelando un universo empatico di luce da cui scaturiscono le emozioni più profonde. Le sue tele raffigurano soggetti carichi di grande vivacità espressa nei tratti veloci e nelle dinamiche pennellate. Del resto la stessa autrice afferma: “ Dipingere mi permette di vivere, ne ho bisogno quanto l’aria”. Tutti i visitatori della mostra, riceveranno un coupon numerato che darà diritto di partecipare il 29 febbraio, mediante estrazione, alla vincita di un’opera creata appositamente dall’artista. Molto apprezzata è stata la mostra di Mike Ciafaloni inaugurata lo scorso 3 dicembre e conclusasi il 6 gennaio 2012. Ciafaloni, fondatore dei movimenti: “Art-Co” (Arte Compatibile) e ”Art-

Ter” (Arte terapia) è l’autore dello splendido dipinto intitolato “L’albero della vita” di oltre 33 metri di lunghezza, realizzato presso il nuovo padiglione del Policlinico di San Donato Milanese. E’ un significativo esempio di come intende operare il movimento Art-Ter nato con l’obiettivo di portare la bellezza e l’armonia anche nelle strutture ospedaliere per alleviare lo stress e il dolore psicofisico; ne beneficeranno non solo i pazienti ma anche gli operatori sanitari ed i visitatori. Durante la chiusura della mostra del 5 gennaio 2012, è stato donato uno splendido piatto in ceramica, pezzo unico dipinto dal Maestro ad una persona estratta a sorte tra il pubblico.


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C U LT U R A

L’attività GINNICA

Hermes Logios Altemps Prima Parte Dalle origini al Medio Evo L’attività ginnica, come la danza, nasce in tempi antichi, ma per motivi diversi; infatti, inizia con gli esercizi che i soldati dell’antica Grecia eseguivano per rimanere in forma e per migliorare l’abilità nel salire e scendere da cavallo. La ginnastica è uno sport che prevede l’esecuzione di movimenti con sequenze più o meno lunghe che richiedono forza, elasticità ed abilità cinestetica (coordinazione). Il termine deriva dal greco “gymnos” che significa “nudo” e tali erano gli atleti che la praticavano nell’antichità all’interno del ginnasio, luogo dove i cittadini ricevevano anche insegnamenti di filosofia, musica e letteratura. I giochi olimpici antichi erano celebrazioni atletiche e religiose, svolte ad Olimpia dal 776 a.C. al 393 d.C. Nell’antichità si tennero 292 edizioni di questi Giochi. Il primo documento scritto, che si riferisce alla nascita delle olimpiadi, parla di una festa con una sola gara: lo stadion (stadio) che è anche il nome dell’edificio nel quale si svolgevano, dotato di una pista larga circa 29 m che poteva contenere 20 concorrenti. La gara consisteva essenzialmente in uno sprint su un rettilineo di 192,27 metri. Iniziava con uno squillo di tromba ed i giudici (agonothetes) si assicuravano che non ci fossero false partenze. Altri giudici sulla linea d’arrivo accertavano che nessuno barasse e quando decidevano per un pari merito, la gara veniva disputata di nuo-

Discobolo Terro 20

Come afferma Giovenale, l’uomo dovrebbe aspirare a due soli beni: la santità dell’anima e la salute del corpo vo. Si correva su sabbia, partendo dalla posizione eretta, probabilmente con le braccia tese in avanti e le due linee, di partenza ed arrivo, erano contrassegnate da soglie di pietra. Il vincitore, che doveva accendere il fuoco nei giochi successivi, dava il nome all’olimpiade ed era oggetto di ammirazione, immortalato in poemi e statue con corona d’alloro.

La partecipazione era riservata a greci maschi (spesso omosessuali) e richiedeva molti allenamenti; solo i membri delle classi più facoltose trovavano il tempo per parteciparvi. Successivamente vennero aggiunti altri sport alla corsa ed i giochi, che si svolgevano in onore di Zeus, re degli Dei, duravano 5 giorni, durante i quali ogni ostilità veniva sospesa. Tale tregua era chiamata “Ekecheiria”. I partecipanti provenivano da varie città Greche ed anche dalle colonie e parlavano solo il greco. Si disputavano anche altre competizioni religiose: i Giochi pitici, in onore di Apollo a Delfi, quelli Nemei in onore di Zeus a Nemea, quelli Istmici in onore di Poseidone e del Dio Palemone presso l’Istmo di Corinto ed i Giochi Panatenaici ad Atene. La concezione dello sport nell’antica Roma era completamente diversa rispetto a quella della civiltà ellenica, la prima più legata allo spettacolo e al divertimento, la seconda invece alla spiritualità e alla gloria

dell’atleta. Innanzitutto i Romani non tollotta ed al salto in lungo ed in alto, ispirato leravano la nudità degli atleti greci e ritenedal sentimento dell’onore. vano le loro esibizioni prive di finalità praUmanesino e Rinascimento tiche, come l’addestramento militare o la Sarà l’umanesimo, nella seconda metà del salute. “Mens sana in corpore sano”! Così sec. 14°, ad aprire le porte ad una nuova afferma Giovenale nella X delle sue satire, concezione della vita, ridando importanza alla natura ed all’uomo, posto al centro sostenendo che tutto ciò che è effimero è dell’universo. L’umanesimo rivaluta le andannoso. L’uomo dovrebbe aspirare a due tiche scritture ed i classici e li considera utisoli beni: la santità dell’anima e la salute li, sia per il presente che per il futuro. La lodel corpo. gica conseguenza sarà la ricerca di nuove Con l’aumentare del potesoluzioni e sperimentazioni meno timore romano in Grecia, i Giorose, sia in ambito letterario che artistico. chi persero d’importanza Nel Rinascimento si presterà nuova ate quando il Cristianesimo divenne religione ufficale dell’Impero, vennero interpretati come festa pagana, e vietati nel 393 d.C. dall’Imperatore Teodosio I e dal Vescovo di Milano Sant’Ambrogio. Nonostante nel verbo di tenzione al corpo, ora considerato anche Cristo e nelle parole dei dai pedagogisti come Pierpaolo Vergerio, suoi apostoli non compasacerdote esperto di arte, medicina e legiano espressioni di condange; Vittorino da Feltre, fondatore della Ca’ na nei confronti di Olimpia e Gioiosa, che ai tradizionali insegnamenti dei suoi Giochi, i Cristiani preferidi lettere, matematica ed arte, affianca l’attivano le riunioni mistiche e le preghievità ginnica anche per gli studenti poveri e re nelle catacombe. In quel periodo si asMercuriale, medico dell’Imperatore Masseriva che migliorare il corpo, considerato similiano II a Vienna, autore dell’opera una limitazione, poteva diventare motivo “De arte Gymnastica” (1569), nella quale di peccato, pertanto l’uomo si doveva preconsidera la ginnastica parare al regno di Dio, curandosi dell’anicome terapia. Tale ma. L’educazione era quindi essenzialconcezione sarà la mente morale e religiosa. Solo attorno premessa per gli sviall’anno mille rinacque un po’ dello luppi sucessivi del 17° spirito sportivo; pare secolo, caratterizzato dalla metodoche il sangue romalogia scientifica e dalla sperimenno trovasse nuova tazione, alimentati dalla ragione. linfa dalle invasioni L’educazione sancirà la stretdei popoli germanici, così il ta relazione fra la mente ed Cristianesimo uscì dalle teil corpo, che non sarà più nebre. Le saghe dei popomortificato. Cartesio fonli nordici, che tempravano il derà il suo metodo sulla locorpo con l’esercizio fisico, sia gica affermando che lo spirito nelle giostre dei cavalieri, che dipende anche dal temperanei duelli, riscossero notevole mento e dallo stato dagli orgainteresse. Purtroppo, come per ni del corpo. L’essenza dell’anigli Elleni, chi non vantava purezma è definita dal pensiero za di sangue veniva escluso dallo stae quella del corpo dal modio, così il cavaliere del medio evo provimento. veniva dalle alte sfere sociali. Veniva Segue nel prossimo numero educato all’equitazione, al nuoto, Discobolo al pugilato, al tiro, alla caccia, alla Clara Terrosu


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ARTE TERAPIA

Quando l’arte diventa terapia M. Ciafaloni in mostra alla Rocca di Soncino sizioni personali in tutto il mondo ed è il fondatore dei movimenti “Art-Co” (Arte Compatibile) e “Art-Ter” (Arte Terapia). Il pensiero filosofico dell’Arte Compatibile vuole far riflettere l’uomo sull’importanza di trovare un rapporto di stabilità e di equilibrio tra la civiltà tecnologica e le risorse umane e ambientali. “Art-Ter” si propone di portare la bellezza nel contesto delle strutture ospedaliere più all’avanguardia per sdrammatizzare la sofferenza ed infondere il benessere psicofisico non solo nei pazienti ma anche negli operatori sanitari e nei visita-

Mike Ciafaloni

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ella splendida cornice quattrocentesca della Rocca di Soncino, uno dei borghi più belli d’Italia in Provincia di Cremona, sembra che il tempo si sia fermato. Dentro la cerchia muraria si respira un’atmosfera ricca di suggestive testimonianze storiche suggellate dall’imponenza della Rocca Sforzesca. Attualmente nelle due sale delle torri gemelle si trovano il Museo Archeologico e il Museo Storico mentre il salone rinascimentale è adibito a mostre. Il turista, percorrendo le viuzze medievali, scopre dei tesori ben conservati ricchi di storia come i palazzi decorati da fregi in cotto, le chiese, i mulini. In questo borgo, all’interno del Castello, l’artista Mike Ciafaloni presenta un’ampia retrospettiva intitolata “Arte...un sorriso per la mente”, creando una simbiosi tra passato e futuro. La mostra, patrocinata dal Comune di Soncino, è curata da Marina Alpago che in passato ha divulgato l’arte di Ciafaloni in tutto il mondo. La mostra prosegue presso la Fondazione Soncino Onlus. Ciafaloni, da più di quarant’anni opera nel campo della pittura, della scultura, dell’architettura e della grafica. Ha tenuto espo-

Touring Club alla scoperta del Tesoro Domenica 4 marzo, seguirà la manifestazione del Touring Club Italiano: la Penisola del Tesoro®, una iniziativa giunta alla XIII edizione, che apre ai propri soci la visita guidata gratuita alle mostre e nei luoghi meno noti del Paese, facendone apprezzare i tesori d’arte, natura, cultura e tradizione. Info: www.touringclub.it cercando La Penisola del Tesoro 2012. Prenotazioni dal 20 febbraio a ProntoTouring al numero 840.88.88.02.

tori. Il movimento si pone inoltre come strumento di completamento e valorizzazione della cromoterapia. A tal proposito, nel 2009 Mike Ciafaloni ha realizzato “L’albero della vita” un dipinto di oltre 33 metri per il nuovo padiglione del Policlinico di San Donato Milanese e recentemente un’opera di quattordici metri di altezza e tre di larghezza, per l’ospedale San Raffaele di Milano.

In contemporanea dal 3 marzo al 16 aprile 2012 espongono alla Filanda gli artisti più rappresentativi del gruppo di Arte-Terapia Rosida M. Vettori, a temente solare e spensierata, in realtà può guisa di un ispirato essere interpretata come una sottile, irocompositore musicanica, a tratti grottesca metafora del “culto le, fissa le sue intuiziodell’immagine” di oggi. F.B. ni artistiche sul pentagramma della tela evocando i ritmi e le melodie di un canto polifonico. Mario Setti spazia dal design, all’architettura, alla grafica, alla sculMario Setti Giusi Santoro tura. La sua creatività si realizza pienamenRosida M. Vettori, Sospesi nel cielo n contemporanea alla mostra di M. Ciate nella lavorazione e nella manipolaziofaloni, si svolgerà alla Filanda, complene del legno, i suoi totem hanno un sapotamente ristrutturata, un’esposizione di re di profumo arcaico. dipinti e sculture di: Alda Maria Bossi, Adriana Collovati, artista attenta e sensibiAdriana Collovati, Giusi Santoro, Mario le alle piccole e grandi tematiche umane, Setti e Rosida M. Vettori. I cinque artisti, dopo una breve fase figurativa è passata dal percorso espressivo di elevato spessoall’espressionismo cercando, con la dere, si raffrontano nel progetto di Arte Teraformazione oggettiva della realtà, di punpia dimostrando grande sensibilità e una tualizzare e talvolta denunciare disagi inrara disponibilità al confronto. Presenteteriori e sociali contemporanei. Nelle recenti opere di Giusi Santoro la maAdriana Collovati A New Flag teria assume uno specifico deciso rilievo, coinvolgente nell’intero assetto compositivo: polveri pigmentate, sabbie miROCCA ORE 16:00 ste a colori di FILANDA ORE 17:00 maggior sonoFONDAZIONE SONCINO ONLUS ORE 17:30 rità un cambiaAlda Maria Bossi, Il liquore verde 2011 orari: da martedì a venerdì 10 -12; sabato e domenica 10 – 12,30 - 14.30-17 mento sul conranno un’ampia e selezionata produzione cetto di forma seguirà delle loro opere più rappresentative. pittorica in senRINFRESCO offerto La mostra è curata da Francesca Bellola, so globale. dall’Azienda Spia D’Italia di Lonato del Garda (BS) direttrice della rivista Ok Arte. RiportiaLa pittura di L’evento si concluderà con un concerto di chitarra e salterio e musiche del mo alcune brevi note critiche di ciascun Alda Maria cinquecento, eseguite dai maestri Davide Bortolai e Alberto Foresti. artista: Bossi, apparen-

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INAUGURAZIONE SABATO 3 MARZO 2012

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ITINERARI IN LOMBARDIA

L’abbazia di Viboldone P

ercorrendo un breve tratto di tangenziale all’uscita dal casello di Melegnano, lo sguardo si perde nella campagna e, prima che il susseguirsi di case e palazzi conduca alle porte di Milano, sulla destra spicca un campanile a cono cestile che sembra alla ricerca di un contatto con il cielo. Attraversata la trafficata via Emilia, si può ammirare uno dei più importanti complessi medievali della Lom-

La costruzione non è maestosa, è discreta, dolce, sobria; e subito il cuore si alleggerisce perché si è veramente in un’altra dimensione bardia: l’Abbazia di Viboldone. Si arriva al complesso monastico da una strada alberata, che conduce in un borgo medievale e sulla destra poco alla volta appare l’Abbazia. L’impressione è di essere in un piccolo centro relax, fuori dal rumore del traffico e dallo stress della vita quotidiana. Grandi abeti e querce crescono in un prato ben curato, erba folta e tagliata di fresco, sembra di entrare in un altro tempo! E subito il cuore si alleggerisce perché si

Ti piace

è veramente in un’altra dimensione: quella dell’anima. La costruzione non è maestosa, è discreta, dolce, sobria, ma fresca, pare appena ripulita come se una mano possente l’avesse spolverata dalla smog. OK

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Sostieni l’Associazione Culturale Ok Arte! Con soli 50 euro per 1 anno diventerai un nostro socio sostenitore: riceverai sempre la rivista a casa e sarai informato costantemente dei nostri eventi. Puoi effettuare un bonifico a favore dell’Associazione Culturale Ok Arte, Banco di Brescia - IBAN IT16Y0350001604000000013222 specificando nella casuale: Desidero ricevere i prossimi numeri di OK ARTE a questo indirizzo: Nome, Cognome, Città, Cap, Indirizzo. Informazioni e chiarimenti scrivendo a info@okarte.org - tel. 3397684287 La rivista “OK ARTE” è leggibile anche sul portale www.okarte.net www.okarte.it di ampia visibilità visitato da migliaia di visitatori ogni giorno. Sul portale trovi l’elenco dei punti di distribuzione delle copie. tel. 347-4300482 info@okarte.org

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Direttore responsabile Avv. Federico Balconi Direttore editoriale Francesca Bellola Relazioni Pubbliche Emanuela Perego Cristina Balivo Marketing Consultant Gianfranco Lenzi Progetto Grafico e impaginazione Kerr Lab 22

Stampato dalla Igep Via Castelleone 152 CR Testata OK Arte Reg. Tribunale di Milano del 6 maggio 2008 n. 283

Informazioni e pubblicità 3474300482 info@okarte.org OK ARTE sede in c.so Buenos Aires 45 presso agenzia Cattolica

Hanno Collaborato: Clara Bartolini Mariella Casile Cinzia Chiari

Silvia Colombo Giuliana de Antonellis Alessandro Ghezzi Anna Guainazzi Francesca Gobbo Luca Impellizzeri Francesca Mariano Ivana Metadow Valeria Modica Milena Moriconi Ugo Perugini Antonio Purpura Mariantonia Ronchetti Silvano Seronelli Clara Terrosu Massimo Zanicchi

Dal piccolo cancello laterale d’ingresso stupisce il grande campanile, fuori misura rispetto alle dimensioni della Chiesa. La torre campanaria è a base rettangolare e sorregge il campanile a cono, già ammirato arrivando dalla tangenziale. È piacevole camminare nel piccolo prato e avere una visione di insieme dell’opera architettonica. Come spesso accade in questi casi, è facile immaginare un’antica vita che ferve, monaci che lavorano l’orto, uomini del villaggio in loro aiuto e donne che portano cesti di biancheria da lavare, cucire, stendere. E l’immagine diventa ancora più reale pensando alla Congregazione degli Umiliati, monaci, monache e laici che nel 1176 fondarono l’Abbazia conducendo una vita umile fatta di lavoro, preghiera e di cose semplici. Come purtroppo spesso accade, le cose pulite si sporcano e gli Umiliati vennero scomunicati. Fu così che nel 1581 arrivarono a Viboldone gli Olivetani dell’ordine dei Benedettini. Ma torniamo alla reale visione di insieme del complesso architettonico, completato verso la metà del XIV secolo. Lo stile è romanico con qualche elemento gotico; i due stili si fondono con armonia riducendo gli spazi in larghezza per dare più respiro all’altezza della struttura, anche se ancora molto contenuta. La facciata è a capanna di colore bruciato con mattoni a vista e decorazioni di pietra e intonaco bianchi, due bifore a cielo aperto donano una certa leggerezza al tutto. Il portone è di legno nero, massiccio segnato da riquadri in rilievo e grossi chiodi. Ancora oggi si entra in Chiesa da un piccolo portoncino ritagliato a destra del portone rialzato da terra, questo per impedire l’ingresso agli animali da cortile. Quindi per entrare si deve fare attenzione: alzare la gam-

ba per non inciampare e abbassare la testa per non sbatterla nell’anta chiusa del portone. Ci si ritrova in Chiesa con un sorriso per la rocambolesca entrata e qui si respira profondamente e si lascia correre lo sguardo ad ammirare il susseguirsi delle campate. Anche l’interno non è maestoso, ma comunque dolce in questa struttura rettangolare non molto alta, leggermente acuta, a tre navate di cinque campate ciascuna. La visione d’insieme è bellissima, numerosi affreschi coprono le pareti e le volte donando luce e colore allo sguardo che arriva dritto in fondo alle preziose decorazioni del tiburio. Ma non racconterò degli affreschi e dei loro colori brillanti, mi soffermerò su alcune cose che hanno colpito la mia attenzione per condividere l’emozione provata. Innanzitutto la simbologia della “chiave di volta” formata dalla croce greca posta al centro delle crociere, circondata da spicchi racchiusi in un cerchio con i colori dell’arcobaleno; è la rappresentazione simbolica dell’amicizia di Dio con gli uomini, fa sentire benvenuti e ben accolti in questo luogo di raccoglimento. Alla ricerca dell’emozione basta girare leggermente lo sguardo e nella navata di destra si può ammirare un affresco della Madonna con Bambino: trasmette la felicità dell’amore materno. E’ un abbraccio solare di mamma che con occhi sorridenti stringe il figlioletto che a lei si aggrappa alla ricerca di protezione. E’ un’immagine di gioia e felicità e fa sentire felice di essere mamma. Poco più avanti una bella statua della Madonna è circondata da angioletti in sorridente e reverente adorazione. Infine nel “Giudizio Universale” è lo sguardo dolce e misericordioso del Cristo che colpisce. E’ quello sguardo d’amore che si vorrebbe sempre vedere quando ci si av-

vicina a luoghi spirituali perché la ricerca dell’Assoluto deve condurre alla felicità e quale modo migliore di rappresentarla se non con il sorriso? E con questo sorriso si esce dopo avere salutato una dolce madre benedettina che insieme ad altre monache vive nel convento dell’Abbazia. Ivana Metadow


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IN EVIDENZA

Rubrica del Prof. Purpura

Empatia: un patrimonio non sempre utilizzato C

iò che fa scaturire l’empatia tra le persone è in effetti un processo complesso. Solitamente viene percepita, come si dice, “a pelle”. Diverse le componenti che la fanno scaturire, ne elenco alcune: sorriso, attenzione alla comunicazione fino ad arrivare all’anticipazione con un atteggiamento aperto e amichevole, disponibilità, e comunque la cosa più importante, una capacità di lettura del volto dell’altro. Una categoria di persone che non acquisisce le capacità suddette è costituita dagli autistici in quanto, la loro patologia consiste in un deficit semantico specifico per la categoria degli stati mentali, ovvero una carenza nelle capacità meta-rappresentative e che è stata

definita “ lettura della mente” (Simon Baron-Cohen). Essa è una abilità cognitiva che l’uomo impara gradualmente dall’altro/a, a partire dalla mamma, fin dalla più tenera età e che arricchisce sempre di più lungo il percorso delle sue tappe evolutive ed esperienziali, attribuendo significati semantici. Tale meccanismo neuro-cognitivo permette all’individuo di anticipare le reazioni dell’altro grazie ad una raccolta di innumerevoli dati, contrazioni dei muscoli mimici, quindi espressioni, tono della voce, gestualità ecc. L’empatia non è donna, come qualcuno dichiara, ma un fondo di verità c’è. Il fatto che le donne siano più predisposte all’ascolto, più attente, più osservatrici, le predispone a più facili e spontanee risposte.

Ma un tale comportamento emotivo come l’empatia, ci riporta inevitabilmente a quella definizione dell’intelligenza emotiva che Goleman (1995) magistralmente dà nel suo libro. Il suo concetto sottolinea l’importanza di una sana e cosciente gestione del proprio patrimonio emotivo che, se sapientemente speso nelle interrelazioni personali di tutti i giorni, ci porterebbe ad un miglioramento delle stesse relazioni, sia nei rapporti di lavoro che in tutti gli altri contesti. L’intelligenza emotiva, possiamo dire, è un insieme equilibrato di motivazioni, empatia, logica e autocontrollo, gestito dalla propria consapevolezza, un riconoscimento della propria emotività e di quella dell’altro. Una sapiente gestione e adattamento di tale intelligenza ci permette di esprimere i nostri vissuti in modo appropriato ed efficace nel rispetto di chi ci ascolta o ascoltiamo per comprendere ed instaurare un dialogo empatico e costruttivo senza preconcetti con i nostri interlocutori.

Le cinque epoche del

film italiano

Il “gangsta-neorealismo” de Il Bandito 1

946. Una dolorante nonchè volenterosa Italia affronta il suo secondo e più difficile dopoguerra, colma com’è di macerie da ricostruire e di peccati politici da farsi perdonare. Il neorealismo cinematografico dei maestri Rossellini, De Sica e Zavattini riesce a spopolare nel Bel Paese e ad andare oltre, facendosi perfetta espressione della ricostruzione (materiale sì, ma morale soprattutto) del popolo italiano; si racconta di vicende semplici che divengono dramma alla luce della drammaticità della situazione sociale corrente, dell’italiano umile che si scontra con l’oblio recato dalla storia recente per il suo riscatto indi-

viduale (“marxianamente” rappresentato dal lavoro, vedi i “Ladri di biciclette” di De Sica); il tutto visto con il maggior oggettivismo realista possibile (tanto che il cineasta tedesco-americano Otto Preminger in una dichiarazione considererà “Roma, città Aperta” come uno spartiacque storico del modo di intendere il cinema come finzione). “Il Bandito” del milanese Alberto Lattuada, interpretato da Amedeo Nazzari (sorta di Errol Flynn all’italiana) parte decisamente come pellicola neorealista (in tal senso il taglio addirittura cine-giornalistico dei titoli di testa, o il tipico girato in esterni) per poi cambiare aspetto e modi parallelamente al tormentato protagonista. Ernesto, reduce dalla prigionia in Germania, arriva a suon di swing stelle e strisce in una Torino ridotta in macerie dalla guerra, trovandosi una realtà totalmente differente da quella che speranzoso aveva immaginato (la scena di cameratismo all’interno del treno che sta per riportarlo a casa). Rimasto senza denaro, dopo aver incontrato per caso la sorella in una casa chiusa ed aver visto la sua uccisione per mano di colui che ucciderà poco dopo, ovvero il protettore che voleva impedirle di lasciare il lavoro, decide di lanciarsi nel malaffare, aiutando al contempo l’amico e la sua

figlioletta Rosetta che considera una nipotina acquisita. L’affetto sincero che prova per lei lo condurrà al tragico finale del film. Il piglio “filogangsteristico” della seconda parte del film rende “Il Bandito” atipico per gli standard ed i moduli espressivi delle pellicole coeve, denso di omaggi da parte del regista al cinema americano dei primi ‘30 (tanto che risulta arduo non associare gli snodi narrativi e il dilemma moraAlberto Lattuada le del nostro Ernesto a quelle di Bartlett-Cagney de “I ruggenti anni venti” di Walsh). Si cerca di fondere tendenze di oggettività assoluta a fiction-melodramma, emozione italiana e pragmaticità americana, in breve nuovo e vecchio cinema. A molti puristi del genere il film sembra faceto, scontato poichè ruffianamente costruito a tavolino per aver presa sicura sul pubblico; ma per altrettanti (amanti della vecchia Hollywood soprattutto, me compreso) “Il Bandito” rappresenta il neorealismo che va oltre, riesce a farsi brillante citazione, per poi chiudersi in un cerchio temporale, sempre in bilico tra dubbio presente e speranza per il futuro prossimo. Luca Impellizzeri 23


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Incanti di terre lontane S

ull’ultimo scorcio del XIX secolo l’attenzione dell’arte italiana per lo stile e le atmosfere naturalistiche estremo orientali era davvero notevole. Viaggiava sulla “moda” del “giapponismo” che ha affascinato nel corso dell’Ottocento tutta Europa grazie alla diffusione delle raffinate stampe giapponesi “ukiyo-e” di artisti quali Utamaro, Hiroshige e Hokusai. Il termine Oriente, per gli occidentali, non indicava solo atmosfere e paesaggi lontani, ma anche il vicino, ossia le sponde del mediterraneo: il Magreb che attirava artisti, intellettuali e pittori i quali vivevano, visitavano, sognavano o semplicemente evocavano un mondo dai colori intensi e atmosfere magiche e surreali. Queste due affascinanti tematiche sono il cuore della mostra organizzata dal 2 febbraio al 29 aprile a Palazzo Magnani di Reggio Emilia. Il progetto prende spunto da due insigni personalità del XIX secolo: Francesco Hayez e Antonio Fontanesi. Per Francesco e per altri artisti in mostra, l’oriente è quello vicino, ossia il Magreb, non direttamente vissuto ma sapientemente evocato attraverso l’intensità e la poesia dei suoi colori. In mostra sono presenti alcuni dei più importanti dipinti di Hayez: l’Odalisca della Pinacoteca di Brera, la “Ruth” delle Collezioni Comunali di Bologna e “Un’odalisca alla finestra” di un Harem di una nota collezione privata. Per Antonio Fontanesi, invece, l’Oriente è estremo, lontano, il Giappone, regno che

Palazzo Magnani

Reggio Emilia dal 4 febbraio al 29 aprile 2012 Orari: dal martedì al venerdì 10.00 -13.00 / 15.30 - 19.00 Sabato, Domenica e Festivi 10.00 - 19.00 Chiuso lunedì

Hayez, Fontanesi e la pittura italiana tra Ottocento e Novecento dal 2 febbraio al 29 aprile a Palazzo Magnani di Reggio Emilia lo ospitò a lungo, onorandolo, e che lui a sua volta volle onorare. Nativo di Reggio Emilia Fontanesi, tra il 1876 e il 1878, venne chiamato, insieme al altri artisti italiani, ad insegnare alla neo-fondata Accademia di Belle Arti di Tokyo. L’esperienza gli lasciò un segno profondo restituendo a noi immagini disegnate e dipinte di quel Giappone intenso e lirico che conobbe durante la sua permanenza. Della ricca produzione pittorica di questo artista le opere di soggetto orientale non sono molte: tre dipinti, tra cui uno non ultimato e alcuni disegni a matita. Oltre ai due protagonisti, in mostra sono presenti un cospicuo numero di opere di artisti italiani, che nel corso del XIX secolo si fecero coinvolgere dal fascino dell’Oriente vicino e lontano: Alberto Pasini, Roberto Guastalla, Stefano Eugenio Zampighi, Pompeo Mariani, Augusto Valli, Giulio Viotti, Achille Glisenti, Giuseppe Molteni. Tutti di provenienze diverse sia come formazione artistica che geografica a conferma della trasversalità e del dilagare in tutta la penisola di un’affascinante attrazione. Mariantonia Ronchetti

F. Hayez, Ruth

Arte del ringiovanimento naturale Opinione di un’esperta I

nesorabilmente si muove la ruota del tempo generando stress, tensioni e malattie che portano all’invecchiamento. Come l’alba volge verso il tramonto così i fiori della giovinezza producono frutti maturi. E arriva un momento in cui l’autunno è inevitabile; è quindi facile che si vedano cambiamenti sgradevoli sul proprio viso. La pelle inizia a perdere il tono muscolare e arrivano rughe antipatiche. Ma prolungare il tempo di gioventù e freschezza è reale e assolutamente possibile. Ovviamente la “high technology” offre diverse possibilità per combattere i problemi dell’invecchiamento: i dermatologi offrono miracolose iniezioni e anche i chirurghi estetici propongono il loro taglia&cuci. Ma esistono metodi naturali per “salvare la faccia” senza mezzi così radicali? Cosa può frenare l’invecchiamento biologico della pelle? Abbiamo deciso di fare queste e altre domande alla Dr.ssa Joanna Hakimova, biologa e specialista di bioestetica e ringiovanimento naturale. Qual’è il metodo naturale più efficace per combattere l’invecchiamento cutaneo? Il più antico: la manualità. Solo esperte “facialist”, con tecniche assolutamente naturali, sono in grado di offrire una vera alternativa ai vari botox, filler, chirurgia estetica e ripristinare l’elasticità della pelle. Lei è conosciuta per essere la creatrice del metodo 24

“Biolifting del viso”. In che cosa consiste? Il mio metodo si sviluppa in due parti. La prima: un trattamento olistico di scultura manuale, dove la professionista lavora profondamente con la muscolatura del paziente usando una gestualità specifica che stimola i processi metabolici della cute. Il risultato si vede subito. La seconda parte: un training personalizzato da svolgere a casa per mantenere

e aumentare il risultato ricevuto. Si tratta di esercizi di ginnastica facciale, sistema NBL, maschere naturali, sistema di auto massaggio. Alla persona sarà anche insegnato come tenere sotto controllo le sue “zone problematiche”. Ci vuole tanto tempo per seguire questi “compiti per casa”? Ci vuole pazienza per impararli, come tutte le cose nella vita, ma poi diventa un’abitudine come pulire i denti. Ci vogliono pochi minuti al giorno, che si possono anche suddividere nella giornata. La cosa più importante per avere un risultato duraturo? Per me è importante che la persona diventi cosciente di come gestire il proprio invecchiamento. Basta ricordare che non esiste la bacchetta magica e che, se cerchiamo la “magia”, forse la possiamo trovare nella cura costante. A questo proposito, è appena uscito un suo libro, in cui ci svela molti dei suoi segreti per poter mantenere il viso giovane. Ce ne può parlare? Il titolo del mio libro è “Selflifting-Come cancellare le rughe da soli” e vi si trovano tanti consigli utili per una serie di accorgimenti quotidiani. Tutte le ricette del mio metodo sono state verificate nella pratica sulle tante persone con cui ho lavorato nell’arco della mia trentennale esperienza. Info: NaturalBioLifting - Centro di Bioestetica e Ringiovanimento Naturale per il Viso e Corpo Piazzale Baracca, 10 Milano - Tel. 02 39448818 (Sede) Cell. 327 1215719 (Appuntamenti) www.naturalbiolifting.com


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