Coolclub.it (Marzo 2003)

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13/03/2003 Undicesima Strada @ Mata Hari

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fotocopiato in proprio

ven 14 MALAFFARE hip hop selection sab 15 CANDIES live indie rock da Milano + indie dj set ven 21 - MOMY ONE from MamaRoots crew roots reggae rocksteady sab 22 - POSTMAN ULTRACHIC VS SONIC THE TONIC super classic rock nite ven 28 - INSINTESI E NINE ELMS ROAD drum 'n bass elettronica sab 29 - SKA PACE VS VENTO DI FRONDA CREW ska rocksteady two tone dancefloor istanbulcafè@libero.it

L'amore è al terzo corridoio quarto scaffale ripiano in basso L ipermercato era fallito improvvisamente. Non ho mai capito bene perché. Forse perché ne avevano aperti altri tre tutt intorno che erano molto più iper di quello, quasi dei megamercati. Scaffali alti più di quattro metri con mini ascensori per raggiungere i prodotti ai piani più alti, carrelli dotati di pilota automatico che ti seguivano docilmente lungo i corridoi larghi come corsie della tangenziale. Commesse vestite da Armani, con minigonne vertiginose, e banconisti in giacca di tweed, che ti servono canticchiando motivetti jazz. A questo concorrenza il vecchio ipermercato non aveva saputo reagire. I suoi impianti di filodiffusione ormai erano diventati più che obsoleti, la merce cominciava ad ammuffire sugli scaffali, mancavano i soldi per pagare i dipendenti, che cominciavano ad agitarsi. Poi un giorno la terribile decisione: si chiude, tutti licenziati. Un patatrac, un casino memorabile. Scioperi, assemblee permanenti, manifestazioni di protesta, blocchi stradali e intestinali, nulla poterono contro la decisione della dirigenza di mandare tutto a rotoli. Dopo alcuni lunghi mesi di agonia e di chiusura delle porte, l ipermercato riaprì per un giorno. Si svendeva tutto ciò che era rimasto al cinquanta percento di sconto. Fu l assalto. Orde di uomini, donne, vecchi, bambini, si accalcavano all entrata per riuscire ad accaparrarsi ogni minimo prodotto. Dai salumi verdi di penicillina al detersivo che non detergeva più, al biancospino di plastica, alle pentole usa e getta, alla carta igienica con fattore scartavetrante dieci, alle scarpe da tè, perfino i libri, tutti volevano tutto. La tragedia si verificò di fronte allo scaffale dell acqua minerale oligonaturale, diureticoantidepressiva decontratturante PERISSIMA. Un bambino si arrampicava sulle confezioni di acqua per raggiungerne la cima e passare tutte le bottiglie al nonno che con una serie di agili finte si intrufolava tra la folla e deponeva le bottiglie nel carrello, difeso dalla nonnina ottuagenaria, che maneggiava un serramanico di trenta centimetri minacciando chiunque si avvicinasse al preziosissimo carrello. A quel punto un uomo alto un metro e trentanove, sgusciando tra le gambe dei ferocissimi clienti dell ipermercato, raggiunse le confezioni di acqua Perissima. Con una mossa degna del miglior generale anglo-americano che decide di scagliare settantatre missili nucleari per scongiurare il pericolo che un bambino mutilato lanci un pericolosissimo uovo marcio nell occhio di un ispettore Onu sofferente di cataratta, sfilò la bottiglia centrale della cassa centrale del blocco centrale del piano terra che reggeva tutta la costruzione di casse di acqua. Fu il finimondo. Le bottiglie cominciarono a rotolare portandosi appresso tutto quello che incontravano. Il bambino fu lanciato lontano, e andò a colpire una serie di prosciutti penzolanti dal soffitto che cominciarono a volare diventando dei proiettili micidiali, quindi atterrò nel reparto detersivi iperschiumosi per il bucato a mano e in lavatrice. Il nonno fu travolto, riportando gravi fratture su tutto il corpo. La nonna vedendo questa scena, cominciò a roteare furiosamente il serramanico, forando una trentina di bottiglie d acqua il cui contenuto si andò a mescolare al detersivo, formando una schiuma densa e profumata all essenza di mar di Rimini. In mezzo a quel macello, tutti persero il controllo. A chi più scagliava oggetti contundenti alla cieca colpendo bersagli ora duri ora morbidi che si afflosciavano con un debole gemito o restituivano il colpo con straordinaria energia. I più fortunati riuscirono a raggiungere l uscita portando con sé ogni bendidio: dai vasetti di maionese arancione alla pasta con farina di guano, dagli hamburger di gambero agli involtini di canapa indiana. Per molti altri invece quella giornata finì miseramente, chi all ospedale con intossicazioni per aver esalato il velenosissimo detersivo all aroma mar di Rimini, chi per aver riportato gravissime contusioni dovute all urto con rosette e sfilatini d annata, chi invece finì direttamente all obitorio e chi in questura per aver toccato il culo alle commesse che cercavano di riparare in qualche modo all irreparabile. Fu in quel trambusto che la vidi. Era bellissima. Aveva il vestito lacero e macchie di dentifricio all ortica su tutto il corpo che avevano provocato delle irritazioni che desideravano solo di essere calmate. Ci guardammo negli occhi e fu subito amore. Protetti dagli sguardi indiscreti dalla cortina di schiuma, ci stendemmo sul pavimento dell ipermercato e ci spogliammo di corsa. Io alleviai la sua sofferenza lavandomi i denti con il suo dentifricio. Lei mangiò lo yogurt acido che stava corrodendo i miei vestiti e la mia pelle. Io le titillai tutto il corpo con degli spaghetti di soia transgenica. Lei mi accarezzò la schiena con una seppia risorta a nuova vita. Alla fine non riuscendo a reggere l onda di piacere crescente non potemmo fare a meno di sbrigarci il più possibile a fare l amore per poter finalmente mangiare in pace dodici chili di Camosciod oro che ci avevano fatto da materasso fino a quel momento. Stremati, lasciammo strisciando l ipermercato, nudi come vermi, e felici come nessuno al mondo. Non osai neppure chiederle come si chiamava, e me ne andai di corsa cercando di acciuffare alcuni strofinacci che sporgevano da una carrello imbizzarrito. Non so bene che cosa successe dopo all'ipermercato, non so bene perché l avevano chiuso e poi riaperto per un giorno. Non so che cosa stia facendo adesso lei, ma mi piace immaginarla in giro per il mondo, a cercare ipermercati che tornano a vivere per un ultimo struggente grido al mondo. Mi piace immaginarla mentre ama sconosciuti tra i corridoi di vecchi supermercati. Gli ipermercati di oggi non hanno più poesia.

dario

Bei tempi quando consumavo il rito collettivo nazional popolare del Festivalone sanremese in compagnia di tutta la sacra famiglia. Mio padre sintonizzava la radio e il volume era alto. Facevo tardissimo cantando insieme alle mie sorelle le canzoni di Eros Ramazzotti, trangugiando arancini di riso e la mattina mi svegliavo con il mal di testa e le orecchie che mi fischiavano. Anche quest anno non ho saputo resistere alla tentazione, ho preso posto sul mio divano e mi sono lasciato andare ai ricordi, mi sono lasciato convincere dall italiano standard di super Pippo, ho intavolato discussioni di grande spessore con i miei commensali critici musicali. Non si cresce mai mi gira in testa ormai da giorni, un raggio di sole in un festival con pochi fiori e pochi sorrisi, un inno alla gioia, la sound track ideale per il sequel di Cocoon, un iperbole musicale che sembra fare eco a Love boat, uno squarcio nel muro dell indifferenza. Si perché siamo tutti un po ubriachi di vita e libertà , perché la vita in fondo va presa a morsi . Ingiustamente sedicesimi, fortuna che almeno si sono classificati meglio dei Negrita. E questo è il mio J accuse , il mio grido contro le ingiustizie che ogni giorno il rock n roll è costretto a subire. Il coraggio di sfidare il conformismo della società contemporanea, la forza interiore di avere un ciuffo fuori ordinanza che sfida le leggi di gravità, il miracolo dell amicizia non sono stati capiti. E questo primo editoriale non può che dare spazio alle colonne del rock nostrano, ai patriarchi dell indipendente, gente che ha fatto il 68, gente che è nata con le frange alla camicia e i basettoni. Ora questa nostra zine dà voce a chi ogni giorno lotta, come Little e Bobbi, per far sentire la propria voce. Avevo pensato a una retrospettiva con intervista a Nilla Pizzi ma la redazione dice che è commerciale. Allora mi trovo costretto a parlare di gruppi a me sconosciuti, alcuni stranieri, dai nomi impronunciabili e nessuno iscritto all Inps. Ma io sogno ancora un mondo diverso, un mondo in cui Muccino fa il muratore, un mondo in cui Bobbi e Little sono primi in classifica, un mondo in cui tanto non si cresce mai .

Osvaldo

14/03 Polina

Ogni Mercoledì al Caffè Letterario Sound & Vision for The Club DJ a rotazione

+ Insintesi 15/03 Candies 20/03 Stanton + Violle 02/04 Calla

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