Coolclub.it (Agosto 2003)

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Nel paese delle meraviglie "In nessun modo" il rispetto verso gli omosessuali può portare "all'approvazione del comportamento omosessuale oppure al riconoscimento legale" delle unioni fra gay. Queste le ultime limitazioni del Vaticano. Approvato in via definitiva la conversione in legge del decreto di modifica che introduce, fra l'altro, la patente a punti. La novità più rilevante, con i nuovi limiti di velocità, l'obbligo delle cinture di sicurezza, il divieto di parlare al cellulare senza auricolare o viva voce, il patentino per i ciclomotori anche per i maggiorenni. I termometri di tutt'Italia sono al limite, Scajola torna al governo (a tutto c'è un limite), il “Forbes” segnala Jovanotti come l'unico italiano tra i 100 nomi più influenti del mondo dello spettacolo, ha un giro d'affari di 90 milioni di euro (non ci sono limiti). Sembra che nella base militare statunitense di Guantanamo, a Cuba, dove si trovano le persone catturate in Afghanistan ci sono almeno tre adolescenti (quando ci vorrebbero i limiti). Dati sulle vittime della guerra angloamericana in Iraq: 160 morti tra le forze angloamericane e più di mille civili iracheni. Non si sa quanti sono i militari iracheni uccisi (i limiti dell'informazione). Arrestati 340 manifestanti anti Wto durante il vertice di Motreal (ancora limiti all'espressione). E anche le vacanze hanno un limite: due giorni, una macchina e l'amico incontro all'amore. E anche l'amore ha i suoi limiti, la monogamia è un limite, la coppia è un limite. Perché ci sono dei momenti assolutamente perfetti che non dovrebbero avere limiti, ci sono delle cose che la realtà rovina. Il tempo è un limite e il “per sempre” vale solo con i diamanti. I chilometri sono un limite perché chiudono le nostre vite in stanze diverse. Il non volere o il non riuscire ad amare è un limite perché mai sarai felice veramente. E a volte anche amare la persona sbagliata è un limite perché mai sarai felice veramente. Fortuna che ad alcune cose nessuno può mettere dei limiti. Nessuno può dirmi quanto dormire, bere, fumare, fare l'amore, amare. Osvaldo

Siamo alle Solite È appena finito, luglio, il mese in cui sono nato, il mese che nella mia coscienza è più strettamente legato all'estate. Fa caldo, e il caldo sembra addormentare tutti i processi vitali. Fa caldo, e il caldo sembra rendere le cose più confuse. Il sole sfuma i contorni, acceca la vista. Azzera le forze, il caldo, fa sudare. Ma il caldo è sensuale. Dicono che non si possa fare l'amore d'estate, perché fa troppo caldo. Ma l'estate è la stagione degli amori. E fare l'amore sudando è bello, e dolce. D'estate c'è il pesce da mangiare in riva al mare, con gli spruzzi delle onde che ti colpiscono mentre sei seduto, alle cinque del pomeriggio, su quella terrazza, che ti portano i frutti di mare e il vino bianco fresco, e ti lasci cullare da una sensazione che è come se tutto si può fermare, improvvisamente, e va bene così. E poi compri delle cose che solo qui puoi comprare, origano e peperoncino, e ti sembra che vivi nella terra più bella del mondo. E devi scrivere un pezzo. Un pezzo che parla di uno dei tuoi gruppi preferiti, e sei appena tornato dal mare e sei stanco e la persona a cui vuoi bene, 'mo', è lontana, e pensa che tu ti tiri indietro, perché l'indifferenza che usi è l'unica arma che hai per difenderti. E devi scrivere un pezzo, e sei in ritardo e non sai che cosa scrivere e intorno a te succedono delle cose e ti viene in mente una frase che ti ha colpito una volta: quando non sai cosa scrivere, quando hai fretta, quando sei stanco e deconcentrato, quando intorno a te c'è rumore e ti distrai, mettici dentro tutto e scriverai un pezzo come si deve. I La Crus che suonano mi ricordano che è di loro che devo parlare, che devo cacciare via tutto e dire che forse da sempre i dischi dei La Crus, la voce di Mauro Giovanardi, quei testi che conosco a memoria, quelle atmosfere notturne, mi appartengono. E mi appartengono tanto da non riuscire quasi a scriverne. Mi appartengono canzoni come Dentro me, Il vino, e altre. Mi raccontano, i La Crus, che in Italia si può fare musica di un certo tipo, si può scrivere in un certo modo, si può vivere al di là delle stagioni. Che ascoltare un vecchio disco oggi ha ancora, e ancora di più, forse, un certo senso. E vederli dal vivo, i La Crus, ti fanno venire i brividi, perché sono simpatici, perché sono bravi, perché anche alle sei del pomeriggio sono capaci di inventarsi un mondo, di costruirlo e di fartelo vedere, lì davanti a te, che puoi toccarlo se vuoi, che puoi crederci, che devi crederci. E ora possiamo ascoltarli di nuovo dal vivo, vengono qui a dirci ancora una volta com'è bello il vino, e che “non esiste alba abbastanza chiara e non esiste notte abbastanza scura perché tutto è dentro me”. È uscito un nuovo disco. Ogni cosa che vedo, si chiama questo disco ed è necessario ascoltarlo. Necessario. dario


Salento Summer Festival 5-11-12 Agosto / Cave del Teatro-Cursi Sonoria Promotion in collaborazione con Tour de Force organizza il Salento Summer Festival. Si parte il 5 Agosto con il TORA TORA FESTIVAL in esclusiva per il Sud Italia. Il Tora Tora festival è un concerto itinerante che porta in giro per l'Italia i gruppi dell'etichetta discografica Mescal. La Mescal da anni è una delle case discografiche che produce e promuove la nuova musica. Sul palco del Salento Summer Festival si esibiranno per la prima grande giornata di musica: Afterhours, Après La Classe, Lotus, Cristina Donà, Marco Parente, Cecco, Africa Unite, Modena city ramblers, Morgan, Matrioska, Linea 77, Ultraviolet, Psychosun. L'11 Agosto si riparte con una serata che vedrà sul palco i Marlene Kuntz, Caparezza, Roots band, Meganoidi, Roy Pacy & Aretuska, Negroamaro, Bludinvidia. Serie di concerti il cui denominatore comune è il rock. E poi il 12 Agosto serata conclusiva del festival. Ospiti sul palco del Salento Summer Festival saranno il reggae e lo ska con Bushman & Grass, Africa Unite, Junior Kelly, Mama Roots, Scamnum, Villa ada sound system. Per tre giorni il Salento è invaso dalla musica, più di venti gruppi per un'ondata di concerti che investirà la vostra estate.

Statuto Venerdì 15 Agosto / Cotriero (Località Pizzo-Gallipoli) Gli Statuto sono il gruppo simbolo dello ska italiano. Dal 1983 questa band ha scritto una pagina molto importante della nostra storia della musica. Gli Statuto sono stati i primi in assoluto a cantare ska in italiano e sono da sempre un punto di riferimento per chi suona questo genere in Italia. La band di Torino ha collezionato innumerevoli esperienze live in giro per la penisola e un mitico concerto a Cuba di fronte a 200.000 mila persone. Nel 1992 gli Statuto raggiungono il vertice della loro popolarità nazionale grazie alla loro partecipazione al Festival di Sanremo. Tanti i dischi e tantissimi i singoli che hanno cavalcato i primi posti delle classifiche per diversi mesi. Tra le tante collaborazioni quella con il celebre James Taylor dei “James Taylor Quartet”, la mitica Donatella Rettore, Paolo Belli e i Righeira. Il loro ultimo disco uscito nell'estate del 2002 è stato definito la prima “opera ska-soul”. Il migliore dei mondi possibili trae ispirazione dalle storie raccontate nell'omonimo romanzo di Oscar, leader del gruppo. La musica raccolta in questo disco e nella produzione del gruppo in generale viaggia sulle ritmiche e le atmosfere allegre e solari tipiche dello ska con brevi incursioni nel soul. I testi non perdono la freschezza e l'ironia che contraddistingue da sempre gli Statuto ma sono anche impegnati socialmente e parlano della strada, dei disagi della nostra generazione.

Banda Bassotti Venerdì 22 Agosto 2003 / Campo Sportivo Comunale di Ruffano (LE) Kantieri.it e Evol Rock Store, con il patrocinio del Comune di Ruffano, presentano “Propagazioni”. Propagazioni: trasporto di energia nello spazio, per lo più mediante trasmissione di onde. E le onde sono quelle della musica, quelle di un grande concerto per la prima edizione di questo festival che vuole fare arrivare il proprio messaggio il più lontano possibile nel tempo e nello spazio. Ospiti della serata: la BANDA BASSOTTI. Musica e impegno per un gruppo che non è solo una band. La loro è una lunga storia fatta di dischi, concerti in giro per l'Europa, un legame forte con la Spagna e i Paesi baschi. La BANDA BASSOTTI nasce nel 1981 nei cantieri delle periferie romane, quando un gruppo di compagni inizia ad organizzare iniziative di solidarieta' con la lotta del popolo nicaraguense, di quello salvadoregno, della Palestina, dei Paesi Baschi. Dal 1987 al 1989 il gruppo da' vita ad una rock-band che muove i primi passi negli spazi occupati e nelle manifestazioni di piazza. La musica di Banda Bassotti si ispira al suono dei Clash, alla canzone d'autore italiana, allo ska e alla cultura skinhead, alla musica latina e al combat folk, al punk e ai suoni etnici. Sul sito Internet www.kantieri.it si possono trovare tutte le informazioni sul Festival: programma, comunicati, info, contatti e schede dei gruppi ospiti.


Intervista a Manuel Agnelli Parlare al telefono con Manuel Agnelli è strano. Sono le tre di pomeriggio, la temperatura fuori e dentro l'associazione si aggira intorno ai 40 gradi, sono seminudo e nonostante tutto sto chiacchierando con una delle icone del rock nostrano. Dopo un primo impacciato approccio fatto di complimenti accennati e frasi del tipo “ci hanno già presentato, ti ho visto lì, abbiamo parlato di…” la scaletta scrupolosamente preparata fatta di domande precise e concise salta e parte una piacevole chiacchierata di circa trenta minuti. …il Tora Tora è cresciuto molto in questi anni, ho visto che il cast di quest'anno è aumentato ancora, è una naturale evoluzione del Tora Tora o fa parte di un progetto? In realtà non c'è grande progettualità nel Tora Tora, anno dopo anno il festival è cresciuto come un'esigenza di raccogliere più gruppi possibili, per offrire un quadro il più completo possibile della scena alternative italiana. C'è un criterio nella scelta delle band? Diciamo che da quest'anno sono io il responsabile ufficiale della scaletta, nelle precedenti edizioni mi occupavo più o meno di tutto, poi la cosa è cresciuta e si sono definiti dei ruoli. Ho la fortuna di lavorare con persone “illuminate” anche se la parola può sembrare grossa, il nostro rapporto è basato sulla fiducia e tutto funziona benissimo. Pensa che a Chieti c'erano 40.000 persone. Il criterio che uso nello scegliere i gruppi va aldilà dei generi e del gusto personale. Ci sono, all'interno del Tora Tora, gruppi che mi piacciono molto e gruppi che mi piacciono meno, ma sono tutti gruppi significativi nel loro genere e che rappresentano al meglio la loro realtà musicale. Sembra che nella scelta del cast non ci siano vincoli di etichette o cose del genere… Assolutamente no. Naturalmente è impossibile ascoltare tutto, quindi anche nella scelta del cast finisco per cadere su gruppi che hanno già un certo nome. Credo tra l'altro che per un gruppo sconosciuto ai più suonare al Tora Tora non serva a molto. Cinque concerti non ti cambiano la vita, il Tora Tora è un buon palco invece per artisti come Marco Parente, Cristina Donà conosciuti ma non popolari. Ho visto che a Cursi suonerà Lotus il nuovo progetto di Amerigo Verardi. Amerigo è un'artista che ammiro tantissimo e sono felice che sia dei nostri, lui è stato sempre un po' restio a esporsi molto e credo che ad artisti come lui il Tora Tora sia utile per farsi conoscere. Oggi il Tora Tora è come un megafono che crea un vetrina diversa rispetto un certo tipo di stampa, di televisione o giornalismo in genere.

Cosa ti piace in Italia oggi? Molti degli artisti o dei gruppi che mi piacciono o fanno parte del Tora Tora o sono entrati in contatto con me dal punto di vista professionale. Yuppie Flu, One dimensional man oppure Cesare Basile, Marco Parente, Cristina Donà. Cosa stai ascoltando ultimamente? Niente di nuovo. Ultimamente ascolto molto Jazz classico, musica classica, psichedelia (13th Floor Elevators), ma anche cantautori inglesi (Nick Drake). Ho comprato a Londra un bellissimo cofanetto dei T-Rex. Pensando a cose più recenti mi piacciono molto i Radiohead, credo che Ok Computer sia un grande disco per composizione, arrangiamenti… Molti forse per la tua poliedricità (musicista, produttore, scrittore) ti paragonano a personaggi come Trent Reznor…. Cosa ne pensi? Fa piacere, ammiro molto il suo lavoro anche se siamo molto diversi, una volta mi hanno detto che sembravamo fratelli, in realtà però ci sono un sacco di musicisti che sanno fare e fanno un po' tutto. Vedi La Crus, Emidio Clementi. Con gli Afterhours le cose sembrano andare molto bene, vi ho visto ad Arezzo ed è stato un gran concerto, la crisi dopo l'uscita di Xabier (il chitarrista ndr) sembra passata bene e ho l'impressione anche ascoltando il disco che stia cominciando una nuova stagione per voi. Quando c'è una crisi ci sono vari modi per affrontarla, una è reagire. Non nascondo che l'uscita di Xabier sia stata dura, soprattutto nella dimensione live la sua assenza si è fatta sentire. I primi mesi del tour sono stati poco comunicativi nei confronti del pubblico, me ne rendo conto. Mi fa piacere che tu mi dica che ora l'effetto sia diverso, lo sentiamo anche noi. Il nuovo disco è un evoluzione o una crescita degli Afterhours? Ti senti più grande? Crescendo come persone, credo che cambi un po' quello che fai, quello che vivi e racconti e questo si trasmette nella musica. Invecchiare significa mettere da parte alcune cose e accentuarne altre come i contenuti, la personalità. Personaggi come Dylan, Cohen, Lou Reed, riescono ancora oggi a fare grandi dischi, magari senza scrivere niente di nuovo, ma bellissimi. È strano come chi fa rock poi parlando di musica si ritrovi a parlare di artisti o canzoni lontane, se così si può dire, dal proprio genere. È vero, credo che si cerchi l'altro, qualcosa al di fuori di quello che stai già facendo, magari per trovare nuove ispirazioni. Ritornando alla nuova musica, cosa ne pensi di tutti questi giovani gruppi che nascono come tanti piccoli cloni degli Afterhours, di tutti questi ragazzi che si ispirano a te? Un po' mi fa piacere, essere un punto di riferimento. Poi però scopri di non aver trasmesso il tuo messaggio alla gente. I ragazzi che si ispirano a noi hanno preso un lato di noi sbagliato, quell'attitudine che avevano un tempo, gli anni in cui eravamo disperati e arroganti… questo mi dispiace. Ed è anche per questo che oggi sfrutto di più le occasioni come questa per parlare, comunicare agli altri il nostro messaggio. Oltre a essere un veterano del rock sei anche un giovane scrittore (risatine), hai in programma qualcosa? Sto preparando insieme ad Emidio ex Massimo Volume un Commentario su “Camere separate di Tondelli”. E cosa stai leggendo adesso? Attualmente sto rileggendo Bukowski, Carver. Ho riletto recentemente Vita di Adriano della Yourcenar. E di Italiano? Mi piacciono molto Wu Ming e Paolo Nori. Ah se posso ti consiglio uno scrittore praghese che mi ha fatto riavvicinare alla letteratura europea ... Si chiama Hrabal. Sono tentato di chiedergli i progetti per il futuro ma chiaccherando mi ha raccontato che non ama le interviste perché gli fanno sempre le stesse domande. Dribblo con classe la gaff , lo ringrazio e lo saluto. Osvaldo


Athlete

MO'PLEN BACHARACH

Vehicles & Animals (Parlophone 2003)

The Burt Bacharach Italian songbook (IRMA records)

Credo di essere vittima della sindrome di Nick Hornby, non resisto al fascino del pop, mi piacciono le canzoni scanzonate, le ballate fatte per ballare in coppia, i ritornelli che ti ritornano in testa. Mi piacciono anche le canzoncine “commerciali”, quelle con i video pieni di signorine mezze nude o di ragazzetti nerboruti. Mi piace la cultura pop, l'arte pop, mi piace il pop. E mi piace scoprire e ascoltare un sacco di gruppi, gruppetti e grupponi che suonano pop. Scrivere una perfetta canzone pop è veramente difficile, ma quando succede è una piccola magia che si ripete all'infinito. La mia nuova infatuazione si chiama Athlete. Quattro amici del sud di Londra, che mettono su un gruppo nel 2000, nel 2002 esce un ep per Regal Recording, successo immediato e contratto con la Parlophone. Una tipica storia inglese, suono e canzoni decisamente poco inglesi. Vehicles and Animals è un disco fatto di canzoni che sono tutte potenziali singoli, tutte ben confezionate grazie anche al produttore Victor Van Vugt che ha già lavorato con Nick Cave e Beth Orton. Se dovessi pensare a qualcosa di simile l'elenco sarebbe lunghissimo ma c'è una cosa che li rende così piacevolmente easy. Sarà la freschezza, sarà che c'è nel loro disco quel misto di allegria e malinconia, sarà la semplicità, sarà l'equilibrio tra analogico ed elettronico o semplicemente un song writing veramente accattivante. Che il gruppo abbia un tiro decisamente commerciale e radiofonico è evidente ma non dispiace. È bello mettere da parte intellettualismi musicali, far suonare Vehicles and Animals e regalarsi un'oretta di spensierato pop. Osvaldo

Soleva dire Burt Bacarach che la grande magia del pop si ricrea con la ricerca musicale delle soluzioni più ardite che lo rendono improvvisamente facile all'orecchio dell'ascoltatore. Ed è proprio questa magia che la raccolta evoca attraverso 16 tracce reinterpretate da artisti italiani, registrate rigorosamente negli anni 60\70, che è ciò che contraddistingue la serie mo plen della Irma records. Siamo di fronte a pezzi notissimi… ma nella versione italiana diventano rarissimi e curiosissimi, autentici gioielli del passato con melodie che abbattono la logica del tempo. La compilazione è nata grazie alla costante, meticolosa e appassionata ricerca di due dei più importanti collezionisti italiani Robert Passera e Sid Taylor. (Robert scherzando (ma non tanto) mi ha detto che sono pronti per far pubblicare altri volumi visto che le cover raccolte arrivano a 96…). Durante il viaggio incontriamo personaggi famosissimi come Moranti con Il mondo nei tuoi occhi, arrangiato da Morricone e suonato dai cantori moderni di Alessandroni, con tanto di fiati che rimandano al vecchio West; Jenny Luna sconosciuta ai più ma molto popolare negli anni 60 qui presente con Walk on by che trasformata in “Non mi pentirò” arrangiata da Bucalov accarezza teneramente i padiglioni auricolari. Tra le rarità segnalo la versione di Magic moment di Carla Boni e Gino Latilla, l'originale è reperibile solo in 78 giri…o Gianni Jaletti vero e proprio fantasma del pop italiano… autore di due soli 45 giri (entrambi di cover di Bacharach) dove i testi in italiano non sono depositati neppure alla Siae… oppure Marita con la dolcissima “I primi minuti”. Gli Smart Set sono l'unico gruppo attuale con “The party” commissionato appositamente per la compilazione che trascina l'hammond c3 in un super groovy da erezione permanente. Se gia vi siete deliziati con gli altri volumi mo plen prestare orecchio a questa ottima raccolta diventa un atto naturale. Luca Postino

Ben Harper Diamonds on the inside (Virgin 2003) Sono seduta al tavolino di un bar con un'amica, parliamo di quello che non va, ed improvvisamente, soffermandomi sul testo della canzone che riempie l'aria pomeridiana intorno a noi alcune parole arrivano scandite alle mie orecchie: “When you have everything, you have everything to lose” (Quando hai tutto , hai tutto da perdere ndr). Le ripeto e ci mettiamo a ridere, come per dire: appunto… Inconfondibile la sua voce. Inconfondibile Ben Harper. Inconfondibile, Diamonds on the inside, titletrack del suo ultimo lavoro. Penso che questo disco sia preciso in questa situazione. Mi sembra cambiato, da quando cantava in tono quasi funky “I have to steal my kiss from you” accompagnato da The Innocent Crimals in Burn to Shine. Sto parlando di quattro anni fa. Ma in fondo no, Ben Harper rimane sempre lui, lui con la sua musica che sogna un mondo diverso, dove regni l'amore e l'armonia. “I can change the world with my own hands make a better place with my own hands” (Posso cambiare il mondo con le mie mani, posso creare un mondo migliore con le mie mani ndr) sono le parole che aprono il cd, riecheggiando la Giamaica e i suoi colori. Ci crede davvero - cambiare il mondo è possibile - nonostante il fatto che non sia un momento facile per l'America quello in cui scrive e produce il suo disco. C'è sempre bisogno di sperare e Ben Harper lo fa. Continua col blues, perfettamente eseguito dal suo strumento preferito, la chitarra. Il disco è un intreccio di sonorità diverse, addirittura contrastanti, che vanno dal reggae del primo pezzo al soul di When she believes, splendida ballata, ad esempio. È un intreccio ben riuscito, che per nulla stona ma che riesce ad esprimere perfettamente quell'amore per la musica, sincero e profondo, che da sempre Ben Harper coltiva dentro sé. E tra R'n'B, hip hop, rock e musica nera, tra percussioni, chitarre, piano e, a momenti, violoncello, scivolano via le note e le parole di questo cd che mi piace. Davvero. “ You mean everything to me” ripete, ininterrotto. Penso basta, per favore, mi fai pensare. Ma ogni pezzo, a suo modo, ti fa pensare. Perché le sue liriche è come se sapessero dar voce a quello che io non riesco a dire. “Amen Omen” ne è la prova indiscutibile. Accompagnato da cori che sottolineano inesorabili parole che già sole ti trafiggono il cuore lui canta “Will I see your face again Amen Omen Can I find the place within to live my life without you”. Così concludo chiedendomi se vedrò la tua faccia di nuovo, Amen Omen, se troverò un posto in cui vivere la vita senza te. Valentina


Think Tank

Black Rebel Motorcycle Club

Blur Virgin

Take Them On, On your Own Virgin

È il settimo disco dei Blur e mi rendo conto di essere cresciuto. Se penso agli anni in cui il Brith pop impazzava mi rivedo adolescente con la mia piccola frangettina a fare incetta di pop mieloso e gruppi cometa che per un anno o giù di lì hanno illuminato la mia stanza e poi sono caduti nel dimenticatoio. I Blur no, li ho sempre seguiti e mi sono sempre piaciuti. Un po' sono cresciuti con me, con i miei gusti, le mie piccole scoperte musicali. I Blur, con le dovute differenze, sono un po' come i Radiohead: dentro e fuori, allo stesso tempo, dal grosso calderone britannico. Un gruppo capace di cambiare, di stupire. Ed ero curiosissimo di sentire il loro ultimo album, curioso di sentire le conseguenze dell'uscita dal gruppo del chitarrista Graham Coxon, curioso di scoprire cosa sono diventati i Blur. Il disco nel complesso non mi è piaciuto. Si sentono diversi echi dell'esperienza Gorillaz di Damon, si sente la mancanza di un chitarrismo inconfondibile e accattivante, si sente troppa elettronica, una iper produzione che un po' mi sa di accozzaglia. Ci sono però dei guizzi, dei piccoli gioiellini che alzano il livello di un album che forse è solo l'appunto di un momento di cambiamento. «Crazy Beat» e «Gene By Gene» lasciano riaffiorare l'anima punk del gruppo, “Out of time” è una splendida ballata malinconica resa unica da una voce languida e un po' fuori e impreziosita da un gruppo d'archi andaluso. E io sono sensibile a queste cose, a questa doppia natura dei Blur, quella loro capacità di essere i Clash per un attimo e dei romanticoni subito dopo. Gli altri brani passano senza lasciare segni particolari. La cosa che manca di più è la chitarra sostituita il più delle volte da suoni assurdi e un po' kitch. Anche se, per loro stessa ammissione, Think Tank è il miglior disco dei Blur, io preferisco affondare nei ricordi e mettere sul mio lettore Parklife. Osvaldo

Ritornano dopo il successo di BRMC con un nuovo disco Take Them On, On your Own i Californiani Black Rebel Motorcycle Club. Robert Peter e Nick ripetono e, a mio parere, superano con questo CD la precedente produzione grazie a una maggiore apertura sonora priva di fronzoli e abbellimenti gratuiti. Il suono resta grezzo come nel primo album, in viaggio fra sonorità sixties alla Rolling Stones e asprezze rock in stile Mc5 (Six Barrel Shotgun ne è l'esempio lampante). Chitarre decise, riff e suoni compatti, voci che seguono le ritmiche in certi casi all'unisono tanto da confondersi con le ritmiche stesse, linee melodiche e armoniche ricercate (ma non troppo) che però non sfociano mai nel "già sentito". Visioni psichedeliche in In like the Rose, ancora rock'n'roll grezzo in Generation. Asprezze garage in US Govrnment fino alla ballata acustica And I'm Aching. Con i Black Rebel rivivono le radici del rock. Poche volte e solo con le migliori bands succede che un secondo album superi il precedente per impatto e per emozioni trasmesse. Questo disco non sarà ricordato come una pietra miliare del rock ma sicuramente occupa un posto di riguardo fra i dischi rock ben riusciti! Cesare

Tiromancino In continuo movimento Virgin 2002 A me il pop mi è sempre piaciuto. Un certo pop, ovviamente, raffinato, di gusto, come quello che piace a Nick Hornby, per intenderci. Quello che è un po' triste, che ti fa un po' venire la malinconia, quando sei in camera tua, solo, e sei steso sul letto e guardi il soffitto e lei non c'è o non c'è mai stata, e tu accendi lo stereo, e una voce e degli strumenti ti portano lontano da tutto. I Tiromancino sono uno dei gruppi che secondo me in Italia si avvicina di più a questo standard di pop. La loro è una musica elegante, preziosa, ma non eccessiva. Si tengono nel solco di una tradizione italiana importante e di ottima qualità. Ripercorrono Battisti, sfiorano Rino Gaetano, strizzano l'occhio a una certa scuola cantautoriale sfrondandola dal gusto eccessivo per l'élite e tirano fuori delle belle canzoni, scritte bene, composte bene. I testi, non ci posso fare niente, ma mi piacciono un sacco. Federico Zampaglione ha una voce che mi tocca le corde giuste e mi fa emozionare. In continuo movimento è un album che ha come concetto ricorrente quello del movimento, appunto. Undici tracce in cui l'amore, la lontananza, il rapporto di coppia creano una sensazione di movimento ciclico e costante, come dice lo stesso Zampaglione che descrive l'album come “un diario audioemotivo di quello che mi è successo in questi ultimi tre anni”. Il gruppo ricerca ancora la fusione tra strumentazione tradizionale acustica e sonorità elettroniche che aveva contraddistinto il precedente lavoro. Maggiore risalto viene dato alle chitarre e un impegno particolare è riservato alla sperimentazione, che spazia da ritmiche “electro” a sonorità più psichedeliche. Il risultato è un album che si lascia ascoltare piacevolmente e tra le cui tracce ce ne sono almeno due o tre che lasciano il segno. Sono un inguaribile romantico, lo so, ma ascoltare Per me è importante, o Nessuna certezza, o I giorni migliori, o È necessario, mi fa sentire di nuovo quell'adolescente che è dentro di me e che non è mai morto, e che mi fa sognare e che è contento di aver trovato un disco come quando anche io avevo sedici anni davvero, da cui poter prendere delle frasi e scriverle sui bigliettini idioti, o nei messaggini al telefonino e usarli per fare pucci pucci e sentirsi figo perché hai trovato delle belle parole anche se non sono tue ma tanto va bene così e in fondo “è importante che non faccia cose in cui non credo per non confondermi e dover tornare indietro”. dario

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Paolo Nori

Tiziano Scarpa

Gli scarti Feltrinelli 2003

Cosa voglio da te Einaudi 2003

Non ci posso fare niente: a me Paolo Nori mi fa sorridere sempre quando lo leggo. Si possono dire un sacco di cose su di lui, negative. Chi lo critica perché usa sempre lo stesso stile ha ragione. Ha ragione pure chi critica il suo stile sgrammaticato perché è pesante e non ci si capisce niente. Chi dice che è diventato un cliché di se stesso, ha ragione e ha ragione chi dice che rappresenta la morte della letteratura come narrazione di storie. E ha ragione pure chi dice che annoia a furia di parlare solo di se stesso, e delle sue donne e della sua gatta. E chi dice che non si può scrivere come si parla ha ragione così come ha ragione chi critica la sua scarsa fantasia. Ha ragione chi dice che è talmente surreale da sembrare stupido e chi dice che è talmente aderente alla realtà, quella triste e monotona, da risultare deprimente, anche quello ha ragione. Chi invece dice che la realtà è un'altra e che non è possibile per esempio scrivere romanzi con un sacco di donne e un solo uomo e senza sesso, pure lui c'ha ragione. C'ha ragione chi dice che questo Learco Ferrari con le sue malattie le sue paranoie le sue idiozie sul calcio elettronico gli angeli la sua vita di coppia triste ha rotto le palle. Chi non ne può di tutte le menate da scrittore senza successo che ammorbano l'aria solo quando si apre il libro c'ha proprio ragione, non s'affrontano. E già c'ha proprio ragione chi dice che Paolo Nori è sopravvalutato, che in fondo si tratta di uno scrittore mediocre e per nulla originale e che la letteratura italiana niente ne ha di buono da uno che scrive così. Tutti quelli che ne parlano male c'hanno proprio ragione. Però del resto il vecchio detto ce lo dice di chi è la ragione. A me Paolo Nori non ci posso fare niente ma mi fa proprio sorridere quando leggo un suo libro. dario

Sarebbe carino che un giorno mi si presentasse davanti qualcuno con un libricino, un quadernetto di quelli neri, che fanno fico, tutto scritto a penna dalle sue mani e su questo quadernetto sulla sua copertina ci fosse scritto Cosa voglio da te. Una specie di vademecum dove io posso trovare scritto un elenco delle cose che questa persone vuole da me. Tutte belle ordinate in ordine alfabetico, così è facile trovarle e riconoscerle e così non me le dimentico e quando incontro quella persona so già che cosa vuole da me. Sarebbe carino avere un cassetto pieno di questi quadernetti neri con su scritto, sulla copertina, Cosa voglio da te, uno per ogni persona che conosci così non ti confondi perché ogni giorno ci dai un'occhiata a questi quadernetti neri che fanno tanto fico e te le rileggi. Un giorno sono entrato in libreria e c'era un quadernetto però non era nero era bianco e non era nemmeno un quadernetto era un libro. E sul libro, sulla copertina, c'era scritto Tiziano Scarpa Cosa voglio da te. Ora, io Tiziano Scarpa non lo conosco personalmente, so che è uno scrittore, ho letto tutti i suoi libri e mi sono piaciuti, però non mi aspettavo che lui scrivesse un quadernetto nero che fa tanto fico, anche se poi era un libro e non era nero, ma l'aveva scritto per dirmi che cosa vuole da me. E così l'ho comprato, il libro di Tiziano Scarpa, per ringraziarlo. Cosa voglio da te è una raccolta di dodici racconti che parlano d'amore, di uomini e donne e non solo. Sono storie bizzarre, divertenti, che ti lasciano riflettere anche. Sono storie dove i corpi e i cervelli di ventiquattro uomini e donne più altri personaggi da scoprire si incontrano, si intrecciano, si cercano, si lasciano, litigano, urlano, si fanno del male, si fanno del bene. Il libro riserva alcune chicche imperdibili. Deliziosa è per esempio la paginetta in cui si parla del giovane scrittore Ilbilioso Tepori, che evidentemente altri non è se non Paolo Nori. Un modo carino, da parte di Scarpa per dare un esempio di letteratura che parla d'amore e non dimentica il tempo in cui si produce. sole

Marcela Serrano Nostra signora della solitudine Feltrinelli 2003 Il mio sguardo si perde in ciò che è di fronte ai miei occhi. Penso che il colore di questa distesa di grano già raccolto sia perfettamente accostabile al mio umore di adesso. Penso che la colonna sonora di Puerto Escondido sia perfetta in questo momento. Distrattamente appoggiato sul mio ventre un piccolo libro: Nostra signora della solitudine. Tra le pagine, una storia sentita mille volte, l'indagine sulla scomparsa di una donna - dossier C.L.Àvila - condita e aggraziata da un'atmosfera che profuma di mondi lontani, dei mondi così lontani che uno finisce per costruirseli con la mente, a suo modo. India, Cile, Messico le tappe di una vita che sembra non darsi tregua, le tappe di amori che poi confluiscono in un unico, grande, amore. L'amore della propria libertà. Una vita violata nella sua integrità, un'anima ferita nel profondo, un viso che non traspare i sentimenti che covano dentro, muti. Nuestra Señora de la soledad. Un inno per chi crede che la solitudine non sia un male. Una consolazione per me, che ne sono assolutamente convinta. “La solitudine è come una luce senza sole. Quando questo si consuma, le rimane la purezza”. Quando la gente aspetta la notte per godere del silenzio, c'è chi non è capace di aspettare. Chiudere gli occhi quando sei in mezzo ad un turbine di suoni che sembrano rumori piuttosto, per trincerarsi in un mondo che appartiene solo a te stesso. Questa la solitudine, non un male forse. Il bisogno di affogare nel silenzio parole che hanno un'immensa difficoltà a scivolare via libere. Il bisogno di sapere che c'è dell'altro, sempre, oltre quello che hai intorno e che pare non appartenerti per nulla. Il bisogno di immaginare che determinate persone siano proprio come tu vuoi che siano. Perché non si finisce mai di conoscere una persona, e tentare di capirla completamente è come ammazzarla. Tutto questo, e forse tanti altri motivi, ti spingono a ricercare pace alle sofferenze nella Solitudine, potente divinità che in queste pagine prende forma in una piccola statuetta vestita d'oro e di nero. “La solitudine mi si addice sempre di più, ogni giorno che passa”. Questo dice di sé in un'intervista Carmen Lewis Àvila, scrittrice affermata, poco prima di scomparire. Tutti si interrogano su dove lei possa essere adesso, di quale disgrazia possa essere caduta vittima. Rosa, investigatrice privata, sui cinquanta e non molto appariscente, indaga sul caso… “Il mondo non ti regalerà nulla, credimi. Se vuoi avere una vita, rubala”. Valentina


Gazpacho Freschi sapori per l'estate; ricetta per un dissetante Gazpacho di suoni. Ingredienti genuini da spalmare nei condotti uditivi infervorati dal solleone estivo. Istruzioni per l'uso. Versate in un frullatore di grandi dimensioni: · 1 litro di succo di pomodori Vintage, ricavati dalla polpa di Piero Umiliani (“Mah mà Mah nà”), Coralie Clèment (“Ça valait la peine”), Lisa Ono (“Cosa hai messo nel caffè”), Kahimi Karie (“Una giapponese a Roma”) e quantaltro la vostra sete di spensierata allegria richiede; · 1 litro di succo di pomodori Electro-shock di vari djs con estratti della compilation 2Many Dj's, succo di Stereo Total (“Je suis une poupèe”) e di Mouse On Mars (“Frosch”) con un assaggio di Miss Kittin' + Golden Boy + Dot Allison remiscelati da Felix da Housecat; · 1 paio di canzoni a pezzetti di Missy Elliot (“Go to the floor” “Work it”); · dei rametti di “Rumba de...” dei BeatBros vs. Nilla Pizzi e Gabin (“Azul Anil”); · una grattugiata di The Zen Circus (“Pablo Are you?”); · una manciata di GoldFrapp (“Twist” “TipToe”), ed una porzione dei Terranova (“Equal rights” “Running away” “Concepts”); · una spruzzata di Emiliana Torrini (“To be free” “Unemplyed in summertime”); · uno spicchio di Soft Cell (“Sex Dwarf” o “Tainted Love”) ed uno dei Sex Pistols (“My Way”?); · alcune foglioline di Cure (“Why can't I be you?” “Boys don't Cry” “Killing an arab” “In between days”); · 2 cubetti di Beck (“Sexx Laws” “Mixed Bizness”); · 2 cubetti di Audio Bullys (“Real Life” “We don't care”); · 2 cubetti di Add'N Tox (“SheezTime” “U.Baby”); · Cosmo Vitelli (“Be kind to the machines”) e Madonna (“Into the Groove”... ma preleverai degli estratti anche dall'ultimo album!); · un pizzico di Beastie Boys (“Fight for your right” “Girls”) e per pepare un pò LeTigre (“TGIF” “Keep on Livin'”); · una spolverata di Queens of the stone age (“I was a teenage hand model”). Frullate il tutto in due comode casse portatili da spiaggia e al tramonto guarnite il cocktail con scaglie di Ian Simpson (“Cold and lovely winter”), se preferite Prague (“2 sisters”) o ancor meglio con qualche fettina di Yo La Tengo (“Green Arrow”) o Calexico (“Chanel #5”). Davide

Il Galletto Isterico Il Galletto isterico del Tagikistan è un simpatico animaletto

dalle bizzarre abitudini di vita. I suoi costumi smodati e imprevedibili ne fanno una creatura con cui è piuttosto difficile convivere. Numerosi sono i casi appurati di padroni di questo animale che per evidenti e gravi incompatibilità caratteriali hanno cercato di mettere alla porta il simpatico ospite. Sfortunatamente l'indole del Galletto, da cui il suo nome, lo porta a reagire ai problemi in maniera piuttosto rumorosa e violenta. Emette dei suoni di intensità tale da essere recepiti a decine di chilometri di distanza e sparge il suo piumaggio colorato per centinaia di metri, sommergendo tutto ciò che incontra. In molti casi questi episodi hanno risvolti tragici. Si narra di intere famiglie costrette ad emigrare per sfuggire alla furia del galletto isterico. In altri casi invece per riuscire a calmare l'animale sono state usate scorte annuali di camomilla, un bene di cui il Tagikistan non è molto fornito. Non si conoscono invece attualmente casi in cui i padroni siano riusciti a sopprimere la dolce creaturina nonostante l'impiego, per esempio nel caso del galletto del capo dello stato, di sofisticate armi in dotazione all'esercito. La caratteristica principale di questo gallinaceo sta nella sua capacità di riprodursi in continuazione. Viste quindi le difficoltà nel sopprimerlo, e la sua longevità (arriva a vivere per oltre quaranta anni) lo stato tagiko sta cercando in tutti i modi di “sbolognarlo” a qualche paese in cambio di più addomesticabili felini, quali la tigre del Bengala, o il leone o il puma di montagna. E' stato visto un contadino tagiko cercare di convincere un suonatore di flauto indiano a cederli il suo pericolosissimo cobra dagli occhiali in cambio del galletto isterico. Anche in quel caso nulla da fare.


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Scripta manent Scripta manent, dicevano i latini. Scripta manent un cazzo, dico io. Tutte le volte che scrivo una cosa poi la perdo e quando la vado a cercare perché voglio ricordarmi che cosa ho scritto poi non la trovo più e cerco cerco e poi mi dimentico pure che la stavo cercando. Altre sono le cose che restano forse. Le foto, quelle le persone le fanno per ricordarsi i momenti importanti dolci piacevoli emozionanti romantici intimi goliardici allegri giocosi. Le foto le persone le fanno perché ci sia uno che fa le corna ad un altro per fare lo spiritoso. Le foto io non credo che rimangano neanche quelle perché io perdo sempre anche le foto e poi mi annoio a guardare le foto le mie e quelle degli altri anche. Altre sono le cose che restano forse. I dischi, quelli le persone se li conservano così poi se li ascoltano di nuovo quando vogliono, oppure fanno proprio collezione. Conosco un sacco di gente che fa collezione di dischi e cd e se ne compra un sacco così poi può riempire la stanza con scaffali pieni di dischi e cd e quando le persone vanno a trovarli poi dicono quanti dischi che c'hai, eh sì, dicono quelli, faccio collezione sai, ma li ascolti tutti? Sì dicono quelli, molti non mi piacciono più ma li ascolto spesso tutti. Io, i dischi non credo che rimangano neanche quelli, perché perdo pure quelli e poi quando non mi piacciono più non li riascolto più e poi pure se mi piacciono dopo un po' che li ascolto mi annoio e non li riascolto più e poi li perdo. Altre sono le cose che restano forse. I ricordini, quelli la gente pure se li conserva perché così poi quando li riguarda acquistano un senso dicono ed è bello e dolce rivivere il momento quando li hai messi da parte dicono. E ci sono persone che hanno intere scatole piene di ricordi che se li vanno a ristudiare ogni tanto e poi li viene la nostalgia e magari si commuovono e magari piangono pure un po' da soli nella loro stanzetta mentre si guardano i ricordi le persone. Io, i ricordi non credo che rimangano neanche quelli, perché perdo pure i ricordi perdo io. E poi c'ho un sacco di disordine io nella mia stanza e quando c'è un ricordo poi si confonde nel casino mio e poi quando lo ritrovo è perché sto facendo ordine e poi magari allora lo butto. Altre sono le cose che restano forse. I libri, quelli le persone li conservano, sì ne sono sicuro. C'è un sacco di persone che i libri se li leggono e poi se li conservano così poi se li rileggono e poi come quelli dei dischi quando vanno le persone a trovarli dicono quanti libri che c'hai ma li hai letti tutti e quelli dipende dicono qualcuno non l'ho proprio finito del tutto di leggere ma ne sto leggendo quattro contemporaneamente ora. Io, i libri non credo che rimangano neanche quelli. Perché a me i libri dopo che li ho letti mi piace prestarli agli amici oppure regalarli proprio. E quando li presto siccome sono timido poi non vado agli amici a dire scusa me lo ridai quel libro? Perché magari gliel'ho prestato un anno prima e quello dice no guarda che ti sbagli dice io non ce l'ho mica il tuo libro forse dice l'hai prestato a qualcun altro. Sì dico io forse c'hai ragione, devo guardare meglio a casa mia, perché io c'ho la stanza disordinata e forse l'ho semplicemente perso dico. Altre sono le cose che restano forse. I numeri di telefono, quelli le persone se li conservano perché possono sempre servire. Può sempre servire che devi telefonare una persona che ti ha lasciato il numero di telefono a una festa e ti ha detto chiamami se hai bisogno e poi tu lo chiami e quello scusa ti dice ma ora non posso proprio ci sentiamo un altro momento dice? E tu dici sì va bene tanto c'ho il tuo numero conservato dici. Io, i numeri di telefono non credo che rimangano neanche quelli. Perché pure che c'ho il telefonino, no?, non ho perso il vizio di scrivere i numeri dove capita, tipo su fogliettini volanti, scontrini, o il pacchetto di sigarette, sul braccio no, come fanno alcuni amici miei, sul braccio o sulla mano mi dà fastidio a me. E poi quando mi scrivo i numeri di telefono mi succede quasi sempre che scrivo il numero ma non il nome della persona che me lo ha dato, già, mi capita spesso questo. E così poi trovo numeri di telefono che non so io di chi sono quei numeri e così li butto quando faccio ordine. Io quando faccio ordine butto un sacco di cose. Poi anche col telefonino, una volta mi si è smagnetizzata la scheda ho perso tutti i numeri ho perso così ho cominciato a scriverli anche sulle agendine. Io c'ho tre agendine e rubrichette telefoniche ma le ho perse tutte e tre e non so dove sono finite, che fine hanno fatto le mie agendine. Altre sono le cose che restano forse. L'amore, resta e l'amicizia, resta e le esperienze, restano e il dolore, resta, e la gioia, resta e un sorriso resta. Quelli, le persone se li conservano anche per tutta la vita a volte e non riescono a farne senza, non riescono a liberarsene no. Poi passano tutta la vita a ripensare a quando sono stati felici, pensano, a quando sono stati tristi, pensano, a quando sono stati innamorati e hanno pianto, pensano, a quando sono stati innamorati e hanno riso, pensano. Io, queste cose, non credo che rimangano neanche queste. Perché poi quando sei innamorato una volta poi ti capita di nuovo e quella deve passare e quando piangi, è sicuro che hai già pianto e quando ridi, hai già riso e quando bestemmi, hai già bestemmiato e quando gridi, hai già gridato, e quando sogni, hai già sognato. Altre sono le cose che restano forse. dario

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