CONTRADA CAPITANA DELL’ONDA
1/2016
CULTURA ARCHIVI CURIOSITA’ MUSEO STORIA
Laurent de La Hyre: Cornelia rifiuta la corona di Tolomeo VIII
“..ecco i miei gioielli...” *
* Cornelia (189 a.C.? – 110 a.C. circa)
Nessuna affermazione sembra più calzante di quella di Cornelia che di fronte all’ ostentazione di gioielli e monili di una amica “esternò” questa sua ricchezza con una frase rimasta famosa nei secoli. E come è noto parlava dei suoi...figli. L’Onda ha dei tesori che gli Ondaioli per primi conoscono appena o addirittura non conoscono. Eppure sono lì, a portata di mano. E di occhio. E poi c’è un esercito di “sapienti”. Specialisti e appassionati in grado di scovare, e spiegare, i tesori, i segreti e curiosità più nascosti. E in modo semplice e divulgativo. Per questo, (qualcuno si meraviglierà) vorrei ringraziare il “Massimo” Priore che, senza incertezza, ci ha dato la libertà di produrre questa newsletter online “di nicchia”, che si occuperà solo (!!?!) del patrimonio culturale e artistico dell’Onda. Perché tutti coloro che lo vorranno possano approfondire facilmente e, speriamo piacevolmente, la conoscenza dei “tesori” della nostra Contrada. Con i tempi che corrono sembra una scommessa persa in partenza. Noi ci crediamo. E siamo disposti a rischiare il nostro tempo e il nostro impegno. Il Tempo ci darà torto o ragione. Ma ce la metteremo tutta, confidando anche nella collaborazione a macchia d’olio degli Ondaioli, tutti, scrigno inesauribile di aneddoti, documenti, curiosità, fotografie, vecchi articoli, ricerche e ogni tipo di documento che possa essere condiviso e messo a disposizione del “godimento” di tutti, invece di dormire nella polvere di un cassetto. Mentre invece è magari un tassello, anche minimo, della Nostra Storia. Allora noi partiamo. Non pretendiamo di strappare gridolini di gioia o dei “like” anonimi e annoiati. Noi abbiamo bisogno di Voi. Fate, al solito, quello che credete meglio. ma non dite che....eh eh
l’Agenzia Multimediale dell’Onda
Dal Parco delle mura al parco del Buongoverno: E’ LA VOLTA DELL’ONDA di Mario ASCHERI
Gli ultimi anni ci hanno abituato a novità non proprio piacevolissime, che hanno inciso anche sulle prospettive e ordinaria gestione delle contrade, patrimonio identitario precipuo della città – la ‘gallina’ dell’uovo Palio… Ma qualche novità positiva ci viene anche incontro, ed è un piacere parlarne per la grande festa di San Giuseppe. L’Onda ha un territorio che sarà investito in modo importante dagli interventi previsti sulle mura antiche della città e sull’area verde che esse racchiudono. Gli studi e i progetti per la valle di Follonica sono più avanti, facilitati come sono stati dalla presenza della grande Fonte bisognosa di restauri urgenti. Ma il nostro territorio non è stato esente da approfondimenti, anche in conseguenza del progetto di camminamento che è stato elaborato una decina d’anni fa dai nostri valorosi architetti. C’è stato ritardo nel passare ad una fase esecutiva, non per colpa dell’Onda. Ma è stato un ritardo forse provvidenziale, perché ora si può guardare a possibilità più ampie ed arricchite dallo studio dl Parco delle Mura e dal vincolo ministeriale sulla ‘Fonte dell’Onda’ (così è stata ufficialmente designata nel decreto di vincolo dello scorso anno), originante per quanto si è potuto finora appurare in profondità poco sopra il ‘chiassino’ noto per spensierati giochi di tanti ondaioli non più giovanissimi. Il fatto interessante è però che ad essa si potrebbe accedere, con appositi lavori di adeguamento, proprio da quel camminamento previsto per congiungere Fontanella e la nostra ‘terra’. Se si pensa che a breve avremo anche accesso all’estensione del museo di Contrada nell’ex-Policarpo Bandini con affaccio diretto sul verde della valle, si capisce che tutta l’area acquista un significato ondaiolo davvero interessante, a partire da San Giuseppe per scendere verso la Terra. Ma lo è ancora di più se si pensa che l’intervento di pulitura e consolidamento sulle mura antiche tra Porta Tufi e la (oggi sepolta e da’resuscitare’) Porta Giustizia dovrà
rendere in qualche modo percorribile il tratto che scende dall’istituto al Caccialupi verso l’orto cosiddetto dei Pecci in modo da valorizzare la bella fonte restaurata di recente e la grande vasca ottogonale già delle monache e, utilizzando uno stradello oggi privato, potrebbe collegare il Caccialupi al nostro percorso delle mura. Si apre una prospettiva di utilizzo dell’ampia area verde (in parte oggi incolta e
trascurata) tra la via di Fontanellla e la strada di Porta Giustizia del tutto impensabile fino a pochissimo tempo fa. Giusto riconoscere l’impegno serio che su questa prospettiva sta mettendo, con l’équipe tecnica delle mura e l’associazione relativa, l’assessore Paolo Mazzini, che dopo Follonica sta portando l’obiettivo sulla nostra valle, essendone già ‘naturalmente’ sensibile come ondaiolo doc.
I motivi dell’interesse ci sono ampiamente, perché la valle anche, oltre all’area più vicina a Fontanella, presenta delle sorprese - che in parte ho anticipato nell’Onda in occasione della Festa titolare del 2012. Bisogna spiegare, per capire le novità, che la ‘valle di Montone’ (come si trova chiamata in molti documenti antichi) ha avuto un passato oggi stratificato, da ricostruire con calma. Nel 1100, quando fu edificato il monastero-ospedale dal quale deriva la chiesa di San Salvatore, oggetto del libro recente curato dalla Contrada, piazza del Mercato non esisteva e c’era l’avvallamento proveniente direttamente dalla attuale piazza del Campo. Palazzo pubblico fu eretto solo intorno al 1300. Nel primo 1200 San Salvatore fu racchiuso entro le mura provenienti da Sant’Agata, ben visibili a sostegno della nostra Terra e collegate a quelle provenienti dal Castel di Montone, da porta Peruzzini (San Gerolamo). Nella parte a fondo valle fu aperta la porta Giustizia (che oggi diciamo interna per distinguerla da quella a mezzo tra porta Tufi e Romana), che conduceva fuori città e adduceva alla futura piazza del Mercato il molto legname necessario per alimentare la zecca, ben attiva intorno al 1200 in un palazzo poi inglobato nel Palazzo pubblico. Il bestiame addetto al trasporto, come quello portato nelle terre per la loro lavorazione si abbeverava alla grande fonte che offriva loro ristoro presso la porta. E’ l’attuale grande vascone che si vede sotto la Terra, nel corso del Duecento dotato di una copertura a volta, probabilmente qualcosa di analogo alla fonte di Ovile. Crollata per incuria e mai più risistemata: perché? Nel momento di massimo popolamento di Siena, tra fine Duecento e primo Trecento, quando raggiunse il suo apice mai più raggiunto entro le mura, di circa 40mila abitanti, si decise il popolamento dell’area tra la porta Giustizia interna antica e quella ‘esterna’ del Trecento, sotto San Gerolamo
e il Montone, grosso modo nell’area del ristorante dell’orto oggi detto dei Pecci. E lì infatti fu edificata un’altra fonte, oggi interrata sotto il pavimento del ristorante, come i resti della chiesa che fu fatta per i servizi nell’area che fu detta di Borgo Santa Maria. Senonché la gravissima peste del 1348 liberò molte abitazioni più centrali e già ben rifinite da tempo per cui il borgo venne progressivamente abbandonato e probabilmente anche parte delle pietre sbozzate e dei mattoni impiegati riusati (ad es. nelle mura di porta Giustizia esterna). La valle venne progressivamente abbandonata, anche se la strada continuò ad essere usata per portare i condannati a morte, attraverso porta Giustizia, dalle carceri al Palazzo pubblico fino alla Coroncina, dove veniva loro inferta la pena. La fine della Repubblica e il decadimento della economia cittadina portarono alla progressivo disuso della Porta e alla sua chiusura. Il dilavamento naturale dalle ripide coste provocato dalle piogge, specie sotto la strada di Fontanella, comportò il progressivo interramento della valle. La strada attuale certamente ha un piano più alto di alcuni metri rispetto alla strada originaria, tutta da riscoprire, come i resti del Borgo di Santa Maria. La valle è un vero e proprio parco naturalistico ed archeologico con le sue
preziose fonti e strade da riscoprire. L’Onda ha un’occasione unica, dopo tanti secoli, di contribuire alla rinascita della valle in chiave turisticoculturale. Spetta solo a noi far diventare il sogno una realtà . Ci proviamo, cari amici? Mario Ascheri
RIONE DELL’ONDA, RIONE DEI LEGNAIOLI Il tempo passa, gli insediamenti si caratterizzano in modo cangiante, ma rimane la memoria dei luoghi, e caratterizza i suoi abitanti. L’Onda aveva una piazzetta dei legnaioli, e ancora fino a pochi decenni fa era ricca di botteghe di falegnami, divenuti nel tempo numerosi vicino alla chiesa della corporazione, quella di San Giuseppe passata a fine Settecento all’Onda. Ma anche le corporazioni hanno avuto una loro evoluzione nel tempo.. La nostra, detta dei ‘legnaioli’, fu per qualche tempo associata a quella della ‘pietra’, che comprendeva anche gli scultori. Il testo antico più interessante relativo a questo importante gruppo professionale fu edito più di un secolo fa dal canonico Vittorio Lusini, benemerito studioso di antichità senesi. Fu in occasione della prima mostra dell’Arte antica senese del 1904, quando si trattò di introdurre ai capolavori grandi e piccoli, tra cui molte sculture in legno e in marmo opera appunto dei nostri ‘maestri’. Ebbene, egli pensò bene di far conoscere lo statuto che resse dai primi decenni del Quattrocento, quando tra i maestri c’era il grande Jacopo della Quercia, la struttura associativa. Qui, per la festa di San Giuseppe 2016, continuiamo ad approfondire dopo il molto già fatto in occasione dei restauri alla Chiesa (Di sacro e di profano a cura di Simonetta LOSI, 2011) - i nostri legnaioli nella storia. Del testo, che ripubblicheremo in un contesto più ampio, offriamo qui l’elenco delle feste celebrate dai nostri lontani animatori del rione. Sono tante, com’era usuale nel passato, ma non hanno impedito di fare cose bellissime. C’era la volontà, l’ambizione di fare cose belle e l’esperienza necessaria a tal fine. Non sarà che ci si debba pensare a recuperare in chiave moderna quelle antiche, esemplari, capacità?
Mario ASCHERI
la Capitana dell’Onda
la riscoperta di un’operetta musicale dimenticata
di Simonetta LOSI
Un anno interamente dedicato alla musica, il 1928, celebrato in grande stile a Siena con l’organizzazione del VI Festival Internazionale della Società Internazionale per la musica contemporanea. Il festival, di respiro internazionale, si svolse dal 10 al 15 settembre e richiamò nella Basilica di San Francesco, luogo di riunione dei congressisti, alcune centinaia di appassionati da tutta Europa e dette modo di conoscere e di risentire molte opere di musica corale, sinfonica e da camera. Per l’Onda fu un anno memorabile, legato indissolubilmente a note e spartiti. Arriva, dopo un digiuno durato 26 anni la vittoria del Palio straordinario del 15 settembre, il “Palio della Musica”, organizzato a conclusione del Festival. Sull’onda – è il caso di dirlo – dell’entusiasmo per quello strepitoso successo nasce l’inno della Contrada, ad opera di Ezio Felici e Giovanni Bonnoli: ancor oggi gli ondaioli cantano “tu in omaggio ad Euterpe vincesti”, con un riferimento preciso a quell’anno in cui la dea della musica e quella della vittoria si erano prese per mano ed erano scese in Malborghetto. A completare il quadro si aggiunge, oggi, la scoperta fatta da Simonetta Losi di una composizione musicale
dimenticata, “La Capitana dell’Onda”, operetta in tre atti e quattro quadri, con musica di Alberto Montanari, pubblicata e rappresentata “profeticamente” proprio agli inizi di quel magico 1928, della quale l’archivio della Contrada conserva una labile traccia. La musica è di Alberto Montanari, musicista e compositore nato a Livorno nel 1878, che avrebbe raggiunto la notorietà soprattutto per le sue operette. Per Montanari la fama arrivò nel 1912, con il successo internazionale dell’operetta “Il Birichino di Parigi”. Questa celebre operetta ebbe repliche in Italia e all’estero e venne messa in scena da oltre quaranta compagnie. Non conosciamo esattamente il motivo che spinse Montanari a comporre “La Capitana dell’Onda”. Sicuramente il maestro aveva contatti con l’ambiente senese, come dimostrano anche i due spartiti donati il 14 luglio 1926 alla Chigiana, con dedica al Conte Chigi Saracini - “Illustre, colto e vero appassionato cultore dell’Arte” - e una lettera indirizzatagli da Silvio Gigli. Il gusto dell’epoca per la rievocazione medievale, il bozzetto, il pittoresco, giocarono sicuramente un ruolo nella composizione musicale. Tuttavia deve essere stata la conoscenza o l’amicizia con un senese e contradaiolo appassionato, insieme al fascino del Palio, il fattore decisivo che gli ispirò la partitura. Fu, infatti, un ondaiolo a scrivere il libretto de “La Capitana dell’Onda”, nel 1928. Dalla passione senese e contradaiola nacque dunque il libretto dell’operetta in 3 atti e 4 quadri “La Capitana dell’Onda”, rappresentata il 17-18 gennaio (e seguenti) del 1928 al Teatro “Chiarella” di Torino e replicata al “Biondo” di Palermo, al “Margherita” di Genova. Il sogno è quello di ristampare libretto e musica, e di riportare in scena l’operetta. La trama della “Capitana dell’Onda” è complessa e densa di colore e colpi di scena: è la storia della Baronessa Delia, fiorentina, che ha ospitato e curato Aldo, un giornalista
ferito in un’aggressione. Il carattere dei personaggi e l’ambientazione ricordano quelle della “Traviata” di Verdi. Tra innamoramenti, menzogne, intrighi amorosi, rifiuti e abbandoni si giunge al secondo atto: Delia e gli amici si spostano a Siena per assistere al Palio dell’Assunta. La storia si sviluppa tra stornelli e vivaci dialoghi tra i vari personaggi. Un artificio narrativo porta, sul finale, alla scena clou dell’incontro a sorpresa dei due personaggi: Aldo si veste da Duce dell’Onda, in un Palio dove, al drappellone, si aggiunge come premio il bacio della donna più bella della Contrada. Gli spettatori ascoltano l’interludio al Palio “La Gloria di Siena”, “un interludio magnifico d’impeto e di passione, che ricanta le glorie di Siena e passa come vento di epopea”, unico stralcio dell’Operetta conservato nel nostro Archivio. Mentre i Popolani gridano che ha vinto l’Onda, inneggiando alla loro appena nominata Capitana per la propria bellezza, Delia canta dolcemente: L’Onda come me si ritira l’Onda dolcemente ti attira; sosta, poi t’investe sdegnosa, sempre spumeggiando così. L’Onda, come me capricciosa, l’Onda non si queta, non posa; giunge… o ti bacia o s’avventa… l’Onda ti torna a baciar. Quindi Delia si avvicina a Aldo che ha la visiera dell’elmo calata. Lui la alza rapidamente, abbraccia Delia e la bacia. Lei è sdegnata per l’inganno d’amore, lui la saluta con la spada tesa. Da quel bacio rubato, attraverso altre vicissitudini e un malizioso terzo atto, denso di allusioni sessuali e doppi sensi, si arriva al finale, dove l’amore trionfa e il coro canta: Capitana tu dell’Onda Sei felice e sei gioconda, è l’azzurro il tuo color… Viva l’Amor! Simonetta LOSI
quell’oscuro oggetto del desiderio ...scagli una pietra chi non si è “ancora” chiesto: ma il nostro Museo al Policarpo, con quanto ci hanno lavorato e lavorano, come sarà? Quello che ormai viene chiamato “Il Museo” per antonomasia e che dovrà contenere tutti i nostri tesori ( un soggetto ghiotto e una miniera inesauribile quindi per il nostro MALBORGHETTO Online ) “sembra” che finalmente sarà tenuto a battesimo per la prossima Festa Titolare. Ma fino a questo momento viene tenuto giustamente, quanto mieteriosamente, nel più profondo segreto. E solo pochi eletti, addetti ai lavori, l’hanno potuto vedere in corso d’opera. Pare che la chiave la tenga addirittura l’Onorando Priore . Gelosamente. La curiosità, che fa la differenza fra l’uomo e gli altri “fratelli” animali, ci ha suggerito uno scoop davvero origionale. Con una piccola fotocamera, nascosta nello zainetto pieno di incartamenti, pensieri e sogni del Priore abbiamo provato a “rubare” alcuni scatti di questo luogo tanto ambito. La qualità non sarà eccezionale, ma l’esclusiva..è garantita. Speriamo che “Lui” non se ne accorga..eh,eh.
belle e brave donne dell’Onda ieri oggi &...domani
pubblicazioni della Contrada Capitana dell’Onda
come eravamo (1976-1986)
MALBORGHETTO online a cura di
Agenzia Multimediale dell’Onda