Ricordare e... vivere
Gli Ultimi (Prima parte)
Dalla miseria… alla promozione umana
Camminando con fede 3/2019
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I problemi vanno affrontati, secondo il Beato Tommaso Reggio, non si può stare a guardare e basta, ma occorre avere idee chiare per cui è bene: “Stabilire un programma, osservarlo con estrema e caparbia fedeltà, non dimenticando mai che tutte le questioni sono complesse; guardiamoci dal farci servi di una sola idea. Si facciano delle Commissioni. Si porti il risultato degli studi fatti, lo si esponga in poche parole accennando solo per sommi capi a tutti i particolari che hanno condotto alla conclusione e basta. Questo modo di procedere è utile per agire concretamente. Per portare i soccorsi è indispensabile prima studiare i bisogni, quindi darsi da fare per procurare ciò che è necessario; inoltre bisogna consolare di fatto, senza impegnarsi solo a parole o compromettersi in aiuti che poi non si possono offrire. Per fare bene il bene è inevitabile essere saggi e prudenti”. Tommaso Reggio è convinto che: “Non si ama Dio perfettamente se non lo si ama in tutte le sue creature, e in quelle particolarmente che sono più amate da Lui e ne rappresentano l’immagine: i più bisognosi”. “La carità abbraccia tutti perché tutti portano impressa in se stessi l’immagine di Dio e sono nostri fratelli in Gesù Cristo. Se la carità ammette qualche distinzione è quella dettata dal maggior bisogno degli altri, si deve voler bene sempre e a tutti perché tutti hanno diritto ad essere amati”.
Questo criterio del “maggior bisogno”, che Egli propone ai laici, ritorna con maggiore insistenza quando si rivolge alle sue suore: “le suore di Santa Marta avranno sempre presente che lo scopo fondamentale dell’Istituto è quello di dedicarsi interamente al servizio dei poveri”. Esse dovranno avere come modello perfetto la carità insegnata da Cristo: “La carità cristiana abbraccia tutti i tempi, tutti i luoghi e tutte le persone, senza far distinzione di età, di sesso, di condizione sociale; diffonde con uguale bontà i suoi benefici sia nelle mani supplichevoli, che la implorano apertamente, sia nel segreto della povertà vergognosa, che essa sa scoprire attraverso le ombre e il silenzio, in cui si tiene nascosta”.
Non di solo pane… “Di che cosa hanno bisogno tanti infelici che, insieme alla povertà, soffrono per gravi malattie? Di che cosa hanno bisogno tanti orfani, tanti giovani abbandonati, tanti che scontano la loro pena in carcere e i poco previdenti che “bruciano” in un fine settimana il loro guadagno? Di pane? Solo di pane? O anche di una Parola che dà vita? Essi hanno bisogno sicuramente della Parola di Dio che, squarciando il buio del loro cuore, li illumini sul loro vero bene. Volere il bene non basta alla carità, essa, come la fede, senza le opere è morta. Versando l’elemosina nelle mani del povero, visitando il malato, consolando l’afflitto non facciamo che migliorare nel fratello questa