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STATUARIA di proprietà della Confraternita

IMMAGINE SACRA MATERIALE DATA AUTORE

IMMACOLATA legno

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GESU’ ALLA COLONNA cartapesta

GESU’ MORTO cartapesta

Sec. XVII attrib. a Domenico Di Venuta

Sec. XIX attrib. a Eugenio Maccagnani sec. XIX anonima bottega leccese

ADDOLORATA cartapesta Sec. XIX anonima bottega leccese

CROCEFISSO legno 1999 Ferdinando Stuflesser

GESU’ NELL’ORTO cartapesta 2007 Antonio Papa

MADONNA DELLA PACE cartapesta 1940 ca Bottega Guacci - Lecce

GESU’ MORTO DI CALVARIO Cartapesta e gesso 1922 Bott. Carmelo Bruno - Lecce

GESU’ RISORTO Cartapesta Sec. XX anonima bottega leccese

EDICOLE CALVARIO Cartapesta 1918 Raffaele Caretta - Lecce

GESU’ BAMBINO Gesso Sec. XIX anonimo

Impianto Campanario

CAMPANILE A VELA DEL 1833 CON DUE ARCATE

CAMPANA TONO ANNO FONDERIA SISTEMA

CAMPANA MINORE “Crocefissa” RE2 1904 G. OLITA LECCE MARTELLO

CAMPANA MAGGIORE “Immacolata” SI 1989 N. GIUSTOZZI TRANI MARTELLO E OSCILLAZIONE

QUADRO DI COMANDO: TREBINO (TIPO MECCANICO)

STORIA della CONFRATERNITA

Quando, col Concilio Tridentino, in tutta Italia si manifestò un forte culto per Maria, Casarano non si sottrasse al “risveglio devozionale” per la Madre di Gesù e su iniziativa di Giovan Battista Filomarino, cugino della feudataria nobildonna e benefattrice

Lucrezia Filomarino, con l’autorizzazione e la benedizione di Mons. Girolamo De Franchis nel 1619 si costituì una confraternita dedicata all’Immaculata Conceptione”. Il Vescovo di Nardò attestò il riconoscimento canonico della neonata congregazione il 9 aprile di quel

1619, e la confraternita, sin dai primi tempi, si prodigò per aiutare i poveri, combattendo l’usura, assistendo i malati ed i moribondi e soprattutto diffondendo la devozione a Maria con la celebrazione dei riti delle sette festività mariane proclamate dalla Chiesa. In passato, “appartenere all’Immacolata” diventava quasi una garanzia del vivere con “stretto rigore spirituale e morale”, qualità del resto che ad una confraternita considerata molto prestigiosa non potevano fare difetto, tali da far descrivere i suoi associati “ricchi di virtù religiose e civili”. Su tutti meritava ossequio e rispetto il priore. Ed ancora oggi si racconta quel particolare aneddoto secondo il quale, fino a pochi decenni addietro, all’elezione del priore, tutti i confratelli si affrettavano per congratularsi con lui per omaggiarlo con il bacio della mano. Gesto di profondo “rispetto” che di solito si riserva alle figure gerarchiche della Chiesa. Essere priori dell’Immacolata, infatti, significava assumere una carica molto importante nella vita della comunità cittadina. Al punto che spesso quello di priore e quello di sindaco della città erano ruoli alternativi, se non, alle volte, addirittura contemporanei. Il luogo in cui “si celebrò” la fondazione della confraternita e che per anni fu sede stessa della congrega, fu ricavato nella vecchia cappella dell’Annunziata, un tempietto andato poi distrutto intorno alla metà del 1700 per far posto all’attuale chiesa dell’Immacolata.

I Confratelli hanno in dote l’abito formato dal sacco (camice) bianco cintato da un cordone azzurro, mozzetta di raso azzurro con medaglione pettorale realizzata su lamina argentea con la figura della Madonna a sbalzo, applicato sul petto sinistro. Hanno in dotazione, la buffa“ il cappuccio bianco e il fanale processionale; le donne hanno un nastro celeste che partendo dal dorso passa sugli omeri e cade sul petto con una tonda medaglia raffigurante un mezzo busto della Madonna. Il regolamento confraternale impone l’uso dell’abito in ogni processione propria della confraternita (l’8 dicembre, solennità della Titolare, la processione del Patrono della città, San Giovanni Elemosiniere, la processione del Corpus Domini, i vari cammini diocesani, regionali e nazionali delle confraternite, gli accompagnamenti funebri), mentre per la processione del Venerdì Santo, alla quale partecipano solo gli iscritti maschili, i confratelli indossano il sacco, senza mozzetta, nascondendo il volto con la buffa.

DESCRIZIONE della CHIESA

La chiesa si sviluppa in un’unica navata con transetto. La sua costruzione risale al 1751 e sostituisce il precedente edificio sacro del 1500. La facciata, dalle linee semplici, è caratterizzata da due colonne ioniche, poste ai lati, che sostengono la trabeazione e dal portone principale, adorno di cornici e capitelli. Al di sopra di esso, si aprono due piccole edicole, scoperte di recente, che raffigurano ad affresco, la Vergine annunziata e l’Angelo. Al limite della trabeazione, si apre una finestra a vetro incorniciata da fregi e cornice. Il fastigio si compone della statua in pietra della Vergine, posta sul pinnacolo, e da due figure di santi non identificabili, posti ai lati con altre decorazioni in pietra. All’interno, di stile barocco, sono presenti 3 altari, il maggiore in pietra leccese lavorata e i due laterali intitolati alla Natività della Vergine e all’Assunta. I quattro teleri, nella navata, le due tele degli altari minori e i due ovali superstiti nel transetto sono del grande pittore Oronzo Tiso. Le rappresentazioni pittoriche rappresentano gli episodi principali della vita della Vergine, iniziando dall’altare laterale sinistro (Est) con la Natività di Maria; seguono a ruota, la Presentazione al tempio di Maria, l’Annunciazione, la Visita a S. Elisabetta, la Purificazione ed, infine, all’altare laterale destro (Ovest) l’Assunzione. I tre ovali raffigurano San Giovanni Evangelista (il solo salvato dal trafugamento del 1982) san Vito e San Francesco Saverio. Sopra l’altare maggiore, si staglia il matroneo riccamente lavorato, al di sopra del quale si apre la nicchia con l’immagine dell’Immacolata in pietra.