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LOBBY,LA MARCIA IN PIÙ DEI

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AFFINITÀ ELETTIVE

AFFINITÀ ELETTIVE

Professionisti

Influenzare le decisioni pubbliche non è semplice. È un’attività di lungo periodo che richiede una forte profondità di pensiero sui temi di policy, ma anche skill specifiche per portare avanti le azioni capaci di influenzare

di Paolo Zanetto

Negli ultimi anni le azioni di lobbying delle libere professioni sulle decisioni pubbliche sono aumentate in maniera proporzionale al loro accresciuto peso politico. A differenza di altre organizzazioni sociali, che tendono a ingaggiarsi in attività di lobbying più per spingere a favore di un interesse corporativo che non nella logica del bene del Paese, il mondo dei professionisti in Italia si distingue per essere un grande portatore di competenze e la propria capacità di offrire un sostegno qualificato al legislatore tramite lo studio, l’esperienza concreta e il rapporto con il mondo reale dà alle professioni una marcia in più.

Tuttavia, influenzare le scelte politiche non è semplice. È un’attività di lungo periodo, che richiede una forte profondità di pensiero sui temi di policy, e skill specifiche per portare avanti un’azione di lobbying. Per essere efficaci, quindi, i professionisti devono organizzare la loro azione di influenza a partire dalle caratteristiche del sistema elettivo che, convenzionalmente, è suddiviso in cinque “collegi” del deputato o del senatore: fisico, politico, di categoria, dei mass media e della concorrenza.

Territori e partiti

Lo storico speaker della Camera a Washington, Tip O’Neill, era solito dire: “All politics is local”. Tutta la politica è una questione locale. Il collegio fisico è la realtà più immediata per il politico: si tratta della sua circoscrizione elettorale, il territorio che comprende i cittadini-elettori che lo possono votare e dunque eleggere. E qui entra in gioco una delle prerogative tipiche del professionista: il profondo radicamento territoriale, che rappresenta un asset di grande valore, e che va giocato in chiave locale. Ci sono poi le segreterie dei partiti e dai loro leader, che garantiscono la candidatura e il supporto di risorse o know-how. È un gruppo numericamente molto limitato, una élite (locale o nazionale) con la quale il candidato deve necessariamente coltivare un rapporto quanto più diretto e di fiducia. Anche l’universo composto dai leader di partito - il collegio politico - è un’opportunità per il mondo delle professioni. Il collegamento diretto che si può ottenere a livello di associazione nazionale può essere infatti utilizzato come leva utile per tutti gli esponenti di partito, interessati ad ottenere una buona posizione in lista (o un buon collegio) alle prossime elezioni.

Territori e partiti sono strettamente connessi con il collegio di categoria, che risponde all’esigenza del candidato di contare su una buona dote di voti. La scelta migliore per un politico è far parte di una categoria sociale autorevole, influente o numerosa: una posizione privilegiata che offre al partito di riferimento la possibilità di relazione con questa categoria, e allo stesso politico di beneficiare nella propria circoscrizione del voto dei membri della medesima categoria.

Da un certo punto di vista, il collegio di categoria è l’espressione più cristallina della rilevanza delle professioni sulla classe politica. Non solo perché in Parlamento si eleggono molti avvocati, notai o altri professionisti; ma soprattutto perché la ricerca di un legame con il mondo delle professioni sarà una priorità anche per quegli esponenti politici che non esercitano una professione, ma sono alla ricerca di un consenso organizzato da poter mediare.

È la stampa. bellezza!

Un altro tassello fondamentale è il mondo dell’informazione, dei giornalisti e degli influencer che si occupano di politica.

Sono infatti loro il mezzo tramite il quale l’informazione politica transita dal candidato (o dall’istituzione) all’elettore. In molti casi inoltre i giornalisti possiedono un proprio “bacino elettorale” e sono in grado di influenzare l’opinione e il voto dei loro lettori o dei loro follower. «È la stampa, bellezza!». Una delle citazioni più famose della storia della cinematografia ci riporta infatti al gioco più sofisticato che si possa organizzare nel mondo delle lobby, quello che va spesso sotto il nome di “advocacy”.

Tecnicamente, si tratta di influenzare le decisioni politico-istituzionale tramite la voce dei giornali, mettendo pressione sia diretta (come professionisti) sia indiretta (tramite i media) al decisore politico.

Negli ultimi anni il “collegio dei media” si è intensificato parecchio sulla scia del boom dei social media, che consentono con budget limitati di puntare a nicchie di pubblico molto ben identificate, oltreché dare visibilità e eco alle pubblicazioni o trasmissioni più qualificate di giornali e di tv.

Occhio alla concorrenza

Infine, il collegio della concorrenza è il terreno minato degli avversari. Per il politico è importante tenere costantemente sotto controllo le strategie della concorrenza per meglio indirizzare le sue scelte e le sue azioni. È su questo campo soprattutto che si determinano le chance di vittoria ed è qui che si decide quale sia lo sforzo necessario, in termini di risorse economiche, di tempo e di professionalità, per ottenere un risultato finale positivo.

Non si tratta solo della concorrenza tra partiti diversi, ma anche di quella interna. Un candidato alle elezioni regionali, per esempio, deve raccogliere preferenze anche e soprattutto sottraendole ai compagni di lista. E qui il supporto dei professionisti, radicati nei territori, diventa ancora più cruciale. E va fatto pesare.

Influenza e disciplina

Questo grande potenziale va scaricato a terra con una strategia specifica. Nel caso delle professioni non sarà mai sufficiente un’attività portata avanti da una associazione o da un sindacato.

Si tratta di chiamare all’azione i singoli professionisti che presidiano i territori e godono di credibilità personale. Solo attraverso questa azione sinergica, tra livello nazionale e territori, si potrà costruire un’azione efficace e continuativa. Così da creare un sistema di influenza continuativo nel tempo, utile non solo a spegnere gli incendi quando necessario. Una simile strategia richiede però disciplina. Se un’azione viene articolata attraverso troppe persone è facile perdere di vista l’obiettivo finale, diluire i messaggi, cedere alle emozioni personali - magari attraverso un endorsement verso un determinato partito.

Nell’affrontare il sistema politico, con tutte le sue sfaccettature, è necessario dunque trovare unità di intenti e di messaggi. Applicando le giuste skill specialistiche, queste campagne di influenza possono cambiare il rapporto tra politica e professioni. E dunque cambiare l’Italia.

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